Il potere delle parole di domenico Cacopardo
Oggi, il presidente della Repubblica inizia le
consultazioni per il nuovo governo. Finalmente, in tempi biblici, la
legislatura si è avviata e ci ha dato le prime indicazioni: cerchiamo di
sintetizzarle.
Come abbiamo già sostenuto, le elezioni hanno
certificato l’irrilevanza politica di Silvio Berlusconi. In attesa che, presto,
il Senato lo dichiari ineleggibile, il leader del Pdl, che da diciannove anni
imperversa in Parlamento e nei media, non riesce a vedere palla. L’unico gioco
ancora da giocare, la partite di Piemonte, Lombardia e Veneto, vede
protagonista la Lega, a dispetto del suo pessimo trend elettorale.
Esce con le ossa rotte dalle prime mosse come leader
politico, Mario Monti: benché fosse evidente che dovesse rimanere in carica per
i gravi affari correnti, il premier uscente ha immaginato di potersi candidare
alla presidenza del Senato, in attesa di candidarsi a quella della Repubblica.
La conseguenza è stato un crollo verticale di prestigio.
Anche Grillo esce male dall’appuntamento con le
presidenze della Camera e del Senato: s’è subito dimostrato che i soldatini
grillini sono meno soldatini e meno grillini di quanto fosse preannunciato. E
questo è interessane viatico per le prossime scadenze: governo e presidenza
della Repubblica.
Bersani cede alla tentazione di cantare vittoria,
quando ciò che ha ottenuto era facilmente ottenibile. Ha scelto un buon
candidato per il Senato, Grasso, il cui futuro politico è tutto da scrivere. La
presidente della Camera è un’altra incognita da rivelare.
Il governo, però, è un’altra cosa.
Nei giorni scorsi, la prova del voto parlamentare ha
dimostrato che il Pd e la Sel non hanno una maggioranza idonea a ottenere un
voto di fiducia. A meno che la disciplina grillina frani a tal punto da
rovesciare la situazione. Il che non è nell’ordine delle cose.
Se Napolitano, come tutto lascia credere, non recederà
dalla sua tenace difesa della Repubblica, non ci sarà incarico a Bersani,
nonostante le sue più recenti esibizioni. La priorità a conflitto di interessi,
al finanziamento pubblico e alla legge elettorale, i nomi di ministri graditi
al Movimento 5S, non tengono conto del calendario parlamentare e dei gravi
problemi che l’Italia, non il Pd, ha di fronte: Cipro, la manovra di primavera,
l’aumento di Iva e Tares, i pagamenti dello Stato alle imprese creditrici, il
Fiscal compact, le infrastrutture in alto mare, il rilancio dell’economia sono
macigni per i quali il piccolo statista di Bettola non ha risposte.
Prima, durante e dopo le elezioni è tornato a dominare
il potere delle parole. Quel potere che Simone Weil, nel suo “La persona e il
sacro”, di recente ripubblicato (Adelphi editore), definisce illusorio ed
erroneo. Solo qualche giorno fa, l’Economist, commentando il risultato
elettorale, scriveva: “Di fronte alla peggiore recessione dal 1930 e alla
possibile implosione dell’euro, gli italiani ha deciso di evitare la realtà”.
Le due cose si legano e sono foriere di sviluppi drammatici.
Le due cose si legano e sono foriere di sviluppi drammatici.
Arruolati nell’esercito dell’illusione, diretti di un
uomo, Grillo, capace di mettere in scena avvincenti spettacoli ma non di
rispondere alle domande di un giornalista, e dall’ombra inquietante di
Casaleggio, migliaia di persone si sono mobilitate sulla via dell’irrazionale,
dell’infondato, delle sciocche dietrologie (gli americani monitorati attraverso
chip installati nei loro corpi; la negazione dell’allunaggio), dimenticando
tutti i dubbi razionali che il comico genovese suscita nelle persone normali, a
cominciare dalla mistificazione della democrazia di rete. Una democrazia a
senso unico che si irradia dalla villa di Bogliasco e che gli adepti debbono
abbracciare in toto.
A queste migliaia di persone e ai milioni di elettori
occorre rivolgersi oggi chiedendo loro di non accettare l’illusione.
In questa ottica di responsabilità, Napolitano
restituirà alla politica il peso che pretende. Per questa ragione, riteniamo
improbabile che Bersani riceva l’incarico di formare un governo. Il presidente
della Repubblica si rivolgerà a una personalità capace di non deflettere dalla
linea europeista e di difendere l’Italia per i pochi mesi necessari per
eleggere il nuovo capo dello Stato, approvare una accettabile legge elettorale
(che abolirà il privilegio grillino) e per indire nuove elezioni.
In poche ore avremo le conferme che aspettiamo.