24 mag 2013

Uno sguardo alla relazione dei saggi (3)



Nel Capitolo V sullo scottante argomento dell’Amministrazione della Giustizia, il gruppo dei saggi premette che:
“I conflitti ricorrenti tra politica e giustizia si affrontano assicurando che ciascun potere – quelli politici, legittimati dal processo democratico, e quello giurisdizionale, legittimato dal dovere di applicare la legge in conformità alla Costituzione - operi nel proprio ambito senza indebite interferenze in un quadro di reciproca indipendenza, di leale collaborazione, di comune responsabilità costituzionale. Una buona e costante “manutenzione dell’ordinamento” e una migliore qualità della legislazione favoriscono la certezza del diritto e prevengono i conflitti.”
Al di là di una certa utile retorica, il riferimento ad operare nel proprio ambito senza eventuali indebite interferenze, vorrebbe porre fine alle tante contestazioni che negli ultimi tempi hanno visto forze politiche, per comprensibili sospetti, muoversi contro l’ordine della magistratura.  

I saggi ci informano puntualmente sul bisogno di riforme e sugli obiettivi da perseguire nel campo della amministrazione della giustizia, indicando i punti essenziali:

a) il rispetto effettivo di tempi ragionevoli di durata dei processi, oggi carente sia sul piano della giustizia penale, amministrativa e contabile, sia sul piano della giustizia civile (dove la lentezza dei procedimenti penalizza lo sviluppo e la competitività del paese);

b) la riduzione della ipertrofia del contenzioso;

c) la maggiore efficacia dell’azione preventiva e repressiva, oltre che dei fenomeni della criminalità organizzata, dei fenomeni di corruzione nella vita politica, amministrativa ed economica;

d) l’esigenza di contenere il fenomeno dei contrasti fra diversi organi giudiziari, nonché, sul piano penale e della giustizia contabile, il fenomeno di iniziative che tendono ad intervenire anche in sostanziale assenza di vere, oggettive e già acquisite notizie di reato o di danno erariale, in funzione di controllo generalizzato su determinati soggetti o procedimenti.

e) il perfezionamento del sistema di tutela dei diritti fondamentali, che si avvale oggi del riconoscimento pieno del diritto al giudice, dell’ampia apertura agli strumenti di tutela internazionali, e di organi giudiziari indipendenti, ma non sempre è effettivo a causa di lacune normative e di carenze organizzative.



Successivamente, Per la giustizia penale essi propongono in sintesi:
“una migliore definizione su come si avviano e concludono le attività di indagine, con particolare attenzione per gli strumenti investigativi più invasivi nei confronti dei diritti fondamentali come, ad esempio, le intercettazioni delle conversazioni . Secondo il gruppo l’intercettazione deve restare un mezzo per la ricerca della prova, e non di strumento di ricerca del reato.-In secondo luogo tale si deve poter porre limiti alla loro divulgazione, come occorre dare un limite di tempo alla fase delle indagini preliminari, così da giungere con sollecitudine al contraddittorio processuale - lntrodurre vincoli temporali all’esercizio dell’azione penale (o alla richiesta di archiviazione) dopo la conclusione delle indagini e la revisione delle norme sulla contumacia -disincentivare l’esperimento di rimedi esclusivamente e palesemente dilatori7- Possibilità di riconoscere l’irrilevanza del fatto ai fini della non configurabilità del reato - Considerare le eventuali condotte riparatorie come cause estintive del reato ma solo nei casi lievi-  Sospensione del processo a carico degli irreperibili, con relativa sospensione dei termini di prescrizione - Inappellabilità delle sentenze di assoluzione per imputazioni molto lievi, tenendo conto dei rilievi formulati dalla Corte costituzionale”

“Nella fattispecie il componente dei saggi, Valerio Onida, esprime l’opinione che tra le misure da adottare nel campo della giustizia penale non debba mancare una generale revisione del regime e dei termini della prescrizione dei reati che, nell’attuale sistema comportano la vanificazione di risorse ed energie processuali e incentivano iniziative dilatorie”.
Non si può che esprimere un consenso su questo lavoro pur rimanendo perplessi circa la fattibilità di alcune proposte che vedono oggi una politica costruita sul compromesso di due gruppi politici in netta antitesi sull’argomento.

Un’ osservazione, comunque, potrebbe porsi sull’argomento allorquando non si mette in evidenza più da vicino il lavoro dei tanti magistrati circondati dagli innumerevoli fascicoli. Inoltre… le ultime riforme in campo di giustizia sono state caratterizzate  dalla generale riduzione dei termini lunghi per impugnazioni, riassunzioni etc. Nelle Corti principali, le cause vengono di continuo rinviate di parecchi anni. E’ anche noto che, per fissare un’udienza in Cassazione, possono passare non meno di cinque anni e tutto ciò per l’immensa mole di lavoro del singolo magistrato, dovuta al moltiplicarsi delle cause e degli affari cui deve occuparsi.

A ciò bisognerebbe porre rimedio, anche a costo di dover rompere vecchi schemi che hanno indubbiamente reso cattivi risultati.

 A paragone di ogni professione, il magistrato lavora in solitario. Riceve un aiuto dal cancelliere limitato a funzioni unicamente materiali come la formazione dei fascicoli, la redazione dei verbali, la pubblicazione delle sentenze etc. Inoltre il sostegno non è più intenso poiché il rapporto, negli anni, si è ormai reso malato tanto da scoraggiare lo stesso cancelliere.Il magistrato non ha nulla che assomigli ad una squadra di aiuti e assistenti che lo possano sostenere.

Ogni proposta di riforma della giustizia si riscontrerà sempre con questa presupposto prioritario che determina una difficoltà sui tempi… ed oggi i tempi, risultano determinanti sia per la ricerca di una vera giustizia che per lo sviluppo economico di ogni comunità.
Arg. post correlato: La giustizia, la magistratura ed i giudici 
vincenzo Cacopardo

1 commento:

  1. Ci piace tutto del Suo blog. Complimenti vivissimi.

    by Politica Italiana.

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