"C'è sicuramente una linea che unisce il design e l'architettura alla politica. Quella linea si identifica nella ricerca dell'idea e nel metodo con il quale si porta avanti ogni progetto"
v.cacopardo
Quando diedi inizio alla mia professione di design a Milano…la prima cosa che imparai fu “il metodo”. Erano gli anni 70 e da giovane diplomato del liceo artistico… dopo un paio d’anni di iscrizione alla facoltà di architettura ed all’Accademia delle Belle Arti a Palermo..decisi di seguire la strada dell'industrial design.
L’impatto.. negli anni 70.. con la Milano..capitale del design europeo, fu davvero traumatico per chi, come me, amava il mondo dell’arte pura. Il passaggio all'applicazione aziendale è stato difficile, ma anche travolgente e sembra avermi arricchito di particolare esperienza.
Se quando si deve progettare
un mobile od un accessorio per un’azienda che ne deve trarre un prodotto di
serie…non ci si può estraniare dalle primarie esigenze al fine di non intralciare la linea produttiva obbligata dalle stesse macchine che lo elaborano…. ugualmente, non ci si può rendere estraneo ad uno studio di
marketing imposto dalla fabbrica.. nè si può non prestare fede ad
un indispensabile e costringente target…
Con ciò si dimostra quale importante studio deve affrontare un designer in quel percorso progettuale che segue una primaria idea suggerita da un istintivo impulso creativo.
Questa è la ragione che fa la differenza tra chi esercita la professione di designer e chi quella del politico. Ma persino il designer vede il suo risultato in un prodotto la cui realizzazione viene lasciata alle macchine: Un prodotto industriale che diventa parte di una realtà sociale.. ma che nasce come il frutto di una propria idea.
Il designer crea attraverso il metodo e l’azienda realizza il suo prodotto. Allo stesso modo sembra quasi naturale che vi possa essere una politica che crei attraverso il pensiero e le idee e chi… in differente ruolo esecutivo e la forza della propria capacità e coscienza, possa metterli in atto, con più concretezza…
vincenzo cacopardo
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v.cacopardo
Quando diedi inizio alla mia professione di design a Milano…la prima cosa che imparai fu “il metodo”. Erano gli anni 70 e da giovane diplomato del liceo artistico… dopo un paio d’anni di iscrizione alla facoltà di architettura ed all’Accademia delle Belle Arti a Palermo..decisi di seguire la strada dell'industrial design.
L’impatto.. negli anni 70.. con la Milano..capitale del design europeo, fu davvero traumatico per chi, come me, amava il mondo dell’arte pura. Il passaggio all'applicazione aziendale è stato difficile, ma anche travolgente e sembra avermi arricchito di particolare esperienza.
Ma quale può essere la
correlazione tra le esperienze passate col design e quelle del mio odierno interesse
nel campo della cultura politica? Se mi appresto ad una analisi delle cognizioni…mi accorgo che in ambedue le discipline vi sono
inserite “idee e metodo” suggerite dal “pensiero” e dalla “conoscenza”. La
ricerca e lo studio di ambedue portano ad un unico punto d’arrivo che si
concretizza nell’equilibrio delle soluzioni.
Con ciò si dimostra quale importante studio deve affrontare un designer in quel percorso progettuale che segue una primaria idea suggerita da un istintivo impulso creativo.
Arte ed applicazione scientifica
riescono quindi a coniugarsi in un particolare equilibrio che non potrà mai
vedere disgiunte le idee e la conoscenza: Come nel piccolo, ma
impegnativo progetto di design,.. anche nell'attività del politico ci si accorge che non si potrà mai trovare un’equilibrio che porti all’utile ricerca delle funzionali
soluzioni..senza l’esistenza di un’idea supportata da uno studio di metodo
adatto.
Quando si disegna e si tira fuori un’idea
dal pensiero..il compito più arduo è proprio quello di saperla mettere sulla
carta e successivamente.. realizzarla con metodo. Quando si opera per una
politica…si deve capire..anche per quanto riguarda la sua comunicazione... qual è lo scopo, la
mission …a chi è diretta..quale il suo target..quale è il budget disponibile per l'idea e lo scopo della comunità…Questa
rappresenta una fase di metodo preventiva indispensabile affinchè vi possa essere un chiaro riscontro
funzionale.
Una differenza importante
sta nel fatto che un designer.. nella sua fase di progettazione resta in posizione più assoluta.. rispetto a quella del singolo politico: Trattandosi di politica e quindi di problematiche pubbliche in stretta relazione con il percorso culturale di una
società, non si può trascurare la enorme complessità dei compiti... Compiti che
finiscono col trovare maggiori ostacoli nella ricerca di soluzioni in un sistema democratico che non dovrebbe permettere condizionamenti.. ma solo condivisioni.
Questa è la ragione che fa la differenza tra chi esercita la professione di designer e chi quella del politico. Ma persino il designer vede il suo risultato in un prodotto la cui realizzazione viene lasciata alle macchine: Un prodotto industriale che diventa parte di una realtà sociale.. ma che nasce come il frutto di una propria idea.
Il designer crea attraverso il metodo e l’azienda realizza il suo prodotto. Allo stesso modo sembra quasi naturale che vi possa essere una politica che crei attraverso il pensiero e le idee e chi… in differente ruolo esecutivo e la forza della propria capacità e coscienza, possa metterli in atto, con più concretezza…
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