20 mar 2013

Riformare con logica e prospettiva




C’è un argomento sui costi della politica che non è mai stato chiarito in profondità ai cittadini meno compenetrati in simili problematiche. 
Continuo a pensare che i finanziamenti ai Partiti non possono non essere assegnati…se pur in modo equo e con opportuno e chiaro rendiconto. 

In tanti oggi affermano che nell’immediato bisognerebbe abbattere ogni forma di finanziamento..per poi mettersi d’accordo su un futuro finanziamento da studiare. Un modo per voler apparire  nuovi paladini della correttezza...ma col rischio di bloccare una certa logica funzione che dovrebbero rendere i Partiti. 


Mi sembra assai azzardato bloccare i necessari finanziamenti da parte della mano pubblica…per motivi già espressi e che riguardano una possibile prevalenza privata che determinerebbe il predominio della politica in mano ai potentati economici e le lobby. 

Il fatto di poter compiere un tale gesto per offrire un esempio di pulizia e rispetto alla pubblica società…finirebbe col pesare in modo evidente sul futuro di una politica che dovrebbe basarsi sul pensiero e l’utile scambio dialettico con lo stesso cittadino: Ogni operazione di comunicazione ha un costo…ogni organizzazione per un dibattito..ogni programma stampato e diffuso...né ha altri…ogni spostamento ha un costo e così via....Sembra invece utile e doveroso rendere più capillare ed uniforme nel territorio la costante opera di comunicazione di ogni Partito attraverso l’organizzazione di dibattiti con la collettività.


Se la politica deve abbattere i costi…potrebbe farlo diminuendo in modo evidente lo spropositato compenso reso a chi se ne occupa. Un compenso che oggi gli dona l’inopportuno appellativo di “casta”. La spropositata impulsività sostenuta negli ultimi tempi dal Movimento di Grillo non mette in luce tali problematiche in senso oggettivo…finendo col fare…come si suol dire… “di tutta l’erba un fascio”. 

Le conseguenze del categorico metodo del “tutto o niente” persevera nel nostro Paese..senza mai un impegno in un percorso di metodo più appropriato al singolo problema che deve affrontarsi.


Le domande le quali dovremmo porci in proposito dovrebbero invece essere:


1)    Sarebbe saggio, in via prioritaria, studiare una vera regolamentazione dei Partiti?

2)    Sarebbe giusto definire i loro costi attraverso una ricerca più appropriata?

3)    Sarebbe meglio definire un obbligatorio tetto a questi costi?

4)    Sarebbe fondamentale evidenziare i costi e fornirne gli essenziali resoconti?

5)    Sarebbe più giusta una retribuzione equa dei finanziamenti al di là dei voti ottenuti?


Sono le logiche proposte per far sì che si possa procedere verso un doveroso rinnovamento dei Partiti, i quali…dovrebbero occuparsi di studiare idee e soluzioni attraverso una indispensabile ricerca e scambi dialettici continui con la cittadinanza.
vincenzo Cacopardo



19 mar 2013

Quell' autoritarismo nocivo al Paese




Adesso il tono dell’autoritario Grillo sembra più conciliante!...Dopo la riunione alla Camera del gruppo grillino In diretta streaming si e deciso di rinviare il complesso dibattito (delle votazioni al Senato) alla settimana prossima.

Si deciderà forse…su  eventuali espulsioni o no. Ma il caos regna sovrano quando ci si approccia alla politica in una simile confusione che vede da un lato il generale Grillo dare ordini e dall’altro...giovani deputate del suo Movimento, come la Rostellato, mettere on line il suo rifiuto di stringere la mano ad una Rosy Bindi.

I risultati vengono messi in evidenza con accuse e scuse continue…generando scene persino patetiche...in un momento storico in cui nel Paese si avrebbe bisogno di estrema chiarezza. Adesso si concentrerà l’attenzione sul problema dei questori della Camera e resteremo in attesa di sapere se ci saranno altri colpi di scena di quella che oggi appare simile ad un’opera teatrale di natura alquanto pirandelliana.

Da un altro lato c’è chi ancora non vuole rendersi conto dell’opportuno bisogno di una sua scomparsa dalla politica del Paese e che ancora si accalora con inutili minacce "Se la sinistra occupera' anche il Quirinale sara' battaglia".

Silvio Berlusconi persevera indicando Renato Brunetta e Renato Schifani alla guida dei gruppi di Camera e Senato e minaccia di scendere nelle  piazze se il prossimo Capo dello Stato sara' un esponente indicato dalla sinistra. Un uomo che sembra aver del tutto dimenticato ogni desiderio di cambiamento voluto dai cittadini ed ogni indispensabile forma di umiltà....Valori da poco riscontrati negli ultimi avvenimenti che hanno visto l’elezione di un Pontefice che ne ha messo in evidenza esigenza e necessità.

Due personaggi, Grillo e Berlusconi… che sembrano potersi accostare in certe caratteristiche autocratiche e sebbene il primo abbia sicuramente il merito di aver offerto lo spunto per un cambiamento, non dimostra né nel metodo… né nella costanza, una linea comprensibile che possa offrire sicurezza....Per quanto poi...riguarda Berlusconi…sembra più inquietante l’atteggiamento dei suoi accoliti che ancora lo sostengono senza alcuna considerazione per se stessi …che il legittimo, se pur incomprensibile… perseverare in una resistenza senza limiti…nell’autoesaltazione.

Se Berlusconi continua provocando col solito metodo aderente al passato sistema, di sicuro Grillo…con maggiore opportunità, ha avuto il merito di rompere il muro dell’  inconcludente bipolarismo.

Di di certo...ambedue le figure...nel loro profondo autoritarismo…sembrano non dimostrare l’essenziale bisogno di costruire un necessario dialogo equilibrato.
vincenzo Cacopardo


18 mar 2013

La Boldrini...un primo risveglio della nuova politica?



Più di cento applausi per la neoeletta alla presidenza della Camera, alla lettura del suo documento di ringraziamento….applausi sicuramente meritati!
Un documento…il suo, che si esprime ad ampio raggio…ricco di volontà e di promesse verso una migliore efficienza della Camera. La neo presidentessa sembra non aver trascurato l’importanza delle responsabilità che le toccano: Ha parlato di ruolo delle donne e del problema del lavoro.. passando da quello degli esodati…del primario bisogno di una battaglia vera contro la povertà per "dare piena dignità a ogni diritto”. Riferendosi direttamente all'Aula ha messo in evidenza i principi fondamentali della nostra Costituzione affermando che si dovrà ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, spesso costretta a portare i propri talenti lontani dall'Italia".

Non v’è dubbio che il suo è stato un discorso tendente a ridare “certezze e speranza” a chi nella politica non crede più…un discorso a parer mio.. decisamente migliore…più sentito e appassionante di quello del neo eletto alla Presidenza del Senato.
La Boldrini.. potrebbe oggi rappresentare la prima fase di un risveglio della politica incalzata da Grillo? In lei si scorge comunque una forte spinta progressista fattiva ed utile al momento.
Bisogna di sicuro dare atto al nuovo impulso offerto da chi era stufo di una politica inconcludente del passato..malgrado adesso.. il nodo davvero difficile, sarà quello di una solida governabilità senza una vera maggioranza al Senato.

Dopo un tramonto…sembra comunque scorgersi un’alba... ed il legame con la nomina del nuovo Pontefice non può non essere posto in luce…anzi appare confermato dalle parole della Boldrini che, con la medesima umiltà…si accostano in modo chiaro al recente discorso del Papa di fronte ai Media il quale…ci ha parlato similmente…di povertà e di dignità dell’uomo.
Ma la nuova eletta è andata oltre le attese quando ha sottolineato l’esigenza di guardare alla politica del futuro.. come una vera passione. Non si può quindi che stringersi attorno a questa giovane ed intelligente donna che ha dimostrato… con estrema sensibilità, di aver compreso il difficile momento e le grandi responsabilità che le toccano.
Vincenzo Cacopardo

Un commento di Alberto Cacopardo

IL MOUS, LA CADUTA DI PRODI E UN SIGNORE DI NOME ROBERT GORELIK

Estate 2007. In una saletta riservata dell’Hotel Ambasciatori a Roma si incontrano a pranzo quattro persone. Uno è Sergio De Gregorio, il senatore Idv da poco passato a Berlusconi dietro lauto compenso. Un altro è Enzo De Chiara, consulente dell’ambasciata Usa a Roma. Il terzo è Clemente Mastella, guardasigilli del governo in carica. E il quarto è Robert Gorelick, da quattro anni capocentro della Cia nella capitale.
Stando alle dichiarazioni rese da De Gregorio ai pm di Napoli, lo scopo di quel pranzo è preciso: Gorelick vuol fare sapere a Mastella, appositamente convocato da De Gregorio, che il governo americano gli “avrebbe mostrato riconoscenza” se avesse fatto cadere il governo Prodi.
Interpellato, Mastella ha confermato l’incontro, ma ha smentito quella promessa di riconoscenza.
Naturalmente, la smentita di Mastella è irrilevante: se la cosa fosse vera, certamente la negherebbe, se fosse falsa pure.
Ma se esaminiamo da vicino le modalità di questa smentita, constatiamo che si tratta pressoché di una conferma.
Mastella dichiara al Messaggero di non aver capito “che l’americano presente fosse il capocentro Cia”, ma al tempo stesso dice a Repubblica di avere sempre avuto “rapporti intensi con gli americani”. Dunque è un po’ strano che non conoscesse Gorelick, il quale, stando a chi lo ha conosciuto, era un personaggio “ben noto”, dopo quattro anni di soggiorno a Roma.
Gorelick non era un agente qualsiasi. Secondo il suo profilo sul sito di Deloitte, l’agenzia di business consulting per la quale ha successivamente lavorato, era stato a capo per tre anni, dal 2000 al 2003, della Counterproliferation Division della Cia. Dove “aveva stretto forti legami con policy makers e lavorato regolarmente col Presidente, il Vice Presidente ed altri membri chiave del governo, perseguendo vitali priorità nazionali”. Nei suoi decenni di carriera nella intelligence community, aveva acquisito una “eccezionale esperienza ad alto livello nella formulazione ed attuazione delle politiche nazionali, oltre a fornire informazioni su questioni di intelligence e di sicurezza nazionale a politici a livello di governo negli Stati Uniti e all’estero”. Insomma uno dei cervelli dell’amministrazione americana, in diretto contatto con George Bush.


                                                                      Robert Gorelick

C’è da chiedersi con quali americani Mastella intrattenesse i suoi rapporti intensi, per non avere idea di chi fosse un personaggio del genere. Ma passi, la Cia è pur sempre un servizio segreto.
Il ministro, tuttavia, evidentemente capì benissimo di avere a che fare con un emissario diretto di Washington, poiché racconta al Fatto Quotidiano: “Sorrisi, ascoltai e me ne andai dopo pochi minuti perché mi pareva un'americanata. Sapevo già che l'amministrazione Bush non era favorevole a Prodi.” E dal Messaggero apprendiamo che disse a Gorelick “di essere soddisfatto del [suo] incarico di governo”. Mastella dovrebbe spiegarci che cosa esattamente ascoltò che meritasse quella risposta.
Perché quello che ci sta dicendo è che un emissario diretto del governo americano convocò il ministro più infido del governo Prodi per spiegargli che l’amministrazione Bush non era favorevole a quel governo. Più chiaro di così…
Mastella argomenta che se gli americani “avessero dovuto parlarmi di argomenti delicati, non lo avrebbero fatto certo in quella sede” e, per risultare più convincente, sbotta: “E poi cosa mi potevano promettere gli americani? Facevo il ministro della Giustizia, mica l'usciere, ero all'apice della carriera politica”.
In effetti, nessuno ha mai capito che cosa ci abbia guadagnato Mastella a far cadere Prodi. Ma fatto sta che di lì a pochi mesi, dopo averlo tenuto in bilico tutto l’autunno, si dimise e lo fece cadere.
La conclusione che appare più ovvia è che Gorelick abbia avanzato, in termini più o meno velati, la sua offerta, e che Mastella, per ovvie ragioni, si sia ben guardato dall’aprire una trattativa in presenza di De Gregorio.
E naturalmente non si può certo escludere che la trattativa sia proseguita con successo in altra sede, dato che questo potrebbe forse spiegare un atto altrimenti pressoché incomprensibile come quelle sue dimissioni. Non si può escludere, ma nemmeno concludere per certo, beninteso.
Ma questo, in fin dei conti, è secondario. Più che stabilire se Mastella sia stato corrotto, o convinto, o accompagnato, quel che ci dovrebbe interessare è constatare che il governo di Bush ci provò: mise in moto i suoi servizi segreti per far cadere il governo Prodi.
E ancor più ci dovrebbe interessare capire perché. Anche su questo De Gregorio ha qualcosa da dire: “Vi erano preoccupazioni forti da parte degli americani sulle questioni di sicurezza e difesa, in ordine alle opposizioni che venivano dall'ala più radicale del governo Prodi", ha spiegato a Repubblica. "In particolare c'era preoccupazione sul rafforzamento della base Nato di Vicenza e sulla installazione radar di Niscemi, che provocavano forti resistenze della componente estremista”.
L’installazione radar di Niscemi non è altro che la base a terra del Mobile User Objective System, il famoso Muos contro il quale si è mosso di recente il presidente siciliano Crocetta in accordo col locale Movimento Cinque Stelle. Forse ha qualche ragione Crocetta a sentirsi piuttosto preoccupato davanti a questa storia...
Ma quel che è forse più preoccupante è il fatto che un episodio di questa portata sia passato pressoché inosservato. Si è fatto un gran rumore sulla trattativa fra De Gregorio e Berlusconi, ma ben pochi si sono curati di soffermarsi su questo episodio. I nostri media nazionali non lo hanno ritenuto rilevante. Sarà che non credono a De Gregorio? Sarà che temono la Cia? O saranno talmente abituati all’idea che non siamo indipendenti, da non dare alcun peso ad un’inezia come questa?
Alberto Cacopardo

Un commento di Domenico Cacopardo

PRIME PULIZIE di Domenico Cacopardo


Con l’arrivo del nuovo Parlamento sono iniziate le pulizie di Pasqua della Repubblica.
Il primo a finire sotto la ramazza della nuova Italia è Mario Monti, crollato come una pera secca su una folle autocandidatura al Quirinale.
Il secondo è Beppe Grillo: si comincia a vedere come la compattezza dei suoi grillini sia tutt’altro che inossidabile.
E lo sarà sempre di meno nelle prossime settimane.
Ora, l’esame ramazza tocca a Pierluigi Bersani, sin qui gratificato dal caso, piuttosto che da una rilevante visione politica. Si lancerà nell’avventura senza una maggioranza predefinita rischiando d’essere uccellato? È  vero, c’è un bel pezzo di M5S pronto a sostenere un governo impegnato in alcune cose di rilievo. Ma basterà? Non diventerà ostaggio di questi neofiti della democrazia, figli della rete, condizionati dal piccolo Goebbels che sostiene il clown di Bogliasco?
Nei prossimi giorni si capirà di più. Per ora godiamoci le prime ramazzate.


15 mar 2013

L’essenziale priorità di riformare i Partiti



Le proposte che oggi vengono messe in evidenza sono quelle che riguardano il dimezzamento dei parlamentari e l’abolizione dei finanziamenti ai Partiti.
Proposte che…se possono rendere alla politica l’immagine di una condotta più etica…trovano lo spazio in un'ipocrita propaganda populista, non risolvendo…di certo, la primaria esigenza delle essenziali riforme prodromiche ad un vero cambiamento.
Se un vero funzionamento si volesse dare ad una politica più moderna che necessita di idee…bisognerebbe partire da un innovativo percorso di regolamentazione degli stessi Partiti: renderli cioè delle vere e proprie “officine di idee” in contatto stretto con i cittadini..offrendo uno scambio più utile e diretto. Si può così intuire l’importanza di dover loro offrire un finanziamento consono e non certamente spropositato come quello odierno…per l’organizzazione seria di informazioni, scambi e dibattiti utili per la cittadinanza.
Si continua in tutti i modi a voler procedere in direzione di provvedimenti che tocchino la pancia dei cittadini…in tal modo cercando di confortarli e consolarli perseverando in una strada che in sé…non riuscirà a risolvere alcunché….ma sicuramente a far mettere le mani dei potentati o di chi possiede grosse risorse…sulla politica. 
Come dire:- Si chiude la porta per evitare la corrente al malato grave...e nel coltempo  si spalanca una finestra per ucciderlo definitivamente! 
Un chiaro modo di ingannare astutamente il cittadino ignorante (nel senso che ignora) facendo forza sull' attuale contesto emotivo….evitando di stigmatizzarne le conseguenze. Si persevera, così, a mettere in mostra la cattiva abitudine di una politica poco chiara nella sua comunicazione.
Se poi.. tale proposta viene confortata e spinta da un esponente del valore come Matteo Renzi…si potrebbe restare perplessi e intuire come anche lui… ponga maggiori attenzioni in simili progetti dal profilo limitatamente funzionale ed iniquo…rispetto a ciò di cui la politica avrebbe oggi bisogno.
Sarebbe, invece…di prima necessita un vero rinnovamento delle funzioni dei Partiti che dovrebbero occuparsi seriamente  di ricercare, più che di ostentare verità, che dovrebbero assumere posizioni di rispetto ed umiltà nei confronti dei cittadini ai quali si deve prestare un utile servizio. Contestualmente individuare sistemi più consoni alla nostra realtà evitando di prendere solo esempio da modelli esterofili…spesso non utili alla  politica del nostro Paese. 
Infine…i Partiti dovrebbero essere messi in grado di svolgere una fondamentale azione induttiva per la determinazione di ogni programma: Identificarsi come un utile motore di ricerca in contatto diretto con i cittadini.
Vincenzo Cacopardo

Un commento di Domenico Cacopardo



LA VITTORIA DI PIRRO di Domenico Cacopardo

Un buon giocatore di scacchi valuta almeno tre mosse, sue e degli avversari. Berlusconi non l’ha fatto e si è lanciato nella campagna elettorale con l’entusiasmo di un neofita e con la sapienza mediatica di un esperto di comunicazioni di massa. Ne pagherà le conseguenze.
Purtroppo per lui, aveva davanti a sé una sola opzione: quella di conquistare al Senato (e per questo non s’è candidato alla Camera, dov’era prevedibile, in base al Porcellum, una maggioranza bulgara del Pd) un numero di seggi sufficiente a impedire a tutti gli altri di dichiarare la sua ineleggibilità e di dare l’autorizzazione all’arresto nel caso che qualche ufficio giudiziario l’avesse chiesta.
La missione, nonostante l’inattesa rimonta, è fallita.
Nelle prossime settimane, Silvio Berlusconi sarà dichiarato ineleggibile da una maggioranza composta da senatori del Pd e del Movimento 5Stelle, sulla base di un antico impedimento legale alla sua elezione, sempre evocato e mai portato a conclusione. Si tratta dell’art. 10 della legge 30 marzo 1957, n. 361 che dispone, fra l’altro, l’ineleggibilità dei concessionari dello Stato. E le trasmissioni televisive sono concessioni pubbliche.
In passato, la Camera dei deputati non ha mai proceduto nella direzione dell’ineleggibilità per la maggioranza ostativa del centro-destra o per considerazioni di opportunità politica, legate alle dimensioni del consenso popolare ottenuto dal cavaliere.
Oggi, non è più così: il Pd e il Movimento 5Stelle voteranno l’ineleggibilità e Berlusconi sarà dichiarato ineleggibile e, quindi, estromesso dal Senato. E non importa se formalmente il cavaliere ha dismesso tutte le cariche societarie, importa solo la proprietà di Fininvest e della controllata Mediaset.
E non potrà ricorrere ad alcuna istanza superiore, visto che il giudizio sull’eleggibilità è manifestazione di una potestà esclusiva del Senato, non censurabile in nessuna sede ulteriore.
Ad aggravare la posizione di Berlusconi, c’è la dichiarazione del capo gruppo di M5S, Crimi secondo cui i grillini sono pronti a votare l’ineleggibilità e anche l’arresto di Berlusconi qualora i giudici lo chiedessero.
L’aggravante non è la dichiarazione, ma il fatto che essa apre uno spiraglio nei rapporti Grillo-Bersani: se Bersani non riuscisse a formare un governo per l’ostilità dei grillini, sarebbe facile sostenere nella prossima e imminente campagna elettorale che, in questo modo, Grillo ha salvato il nemico pubblico n. 1, Berlusconi.
Paradossalmente, l’ineleggibilità sarà per il cavaliere una via d’uscita meno traumatica dell’altra, l’arresto.
Poiché è evidente che un minuto dopo sarebbe in balia delle procure, ma è altrettanto chiaro che, se non vuole conoscere dall’interno il sistema carcerario italiano, Berlusconi ha la possibilità di eclissarsi legalmente un minuto prima di essere dichiarato decaduto dal suo seggio senatoriale.
Certo, si può eclissare anche se, dopo l’insediamento del Senato e la costituzione delle giunte e delle commissioni, prima che inizi la discussione sull’eleggibilità, arrivasse una richiesta di arresto e quest’ultima fosse discussa subito.
Quest’ultima possibilità è molto concreta e potrebbe concretizzarsi a Napoli. Qui la Procura marcia spedita e ha chiesto il processo immediato per la corruzione del senatore Di Gregorio. Poiché l’arresto preventivo può essere disposto in tre casi (pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato), chi potrebbe contestare ai pubblici ministeri partenopei la possibilità che Berlusconi tenti di comprare qualche neoeletto in via di sbandamento?
Per questo, la presunta vittoria di Berlusconi è una vittoria di Pirro e gli sforzi di Alfano e sodali sono solo commoventi tentativi di evitare la dissoluzione della sua creatura politica e il “rompete le righe” che affollerebbe gli uffici del partito di Monti e donerebbe a Bersani l’alibi di un accordo senza la destra becera, ma con il centro ragionevole.
Ecco, l’errore della mossa: Silvio Berlusconi ha calcolato la discesa in campo e la rimonta. Non ha calcolato cosa sarebbe potuto succedere se la rimonta si fosse rivelata insufficiente.
P.s.: non c’è nessun golpe nello scenario che abbiamo illustrato. Tutto avviene nella piena legittimità democratica, per la quale la legge è uguale per tutti. Anche per LUI.

14 mar 2013

La posta di Paolo Speciale




                                             LO SCONTRO INFINITO


Le plurime “sedi vacanti”, sia presenti che di imminente costituzione, conseguenza pressochè senza precedenti di una serie di concomitanti scadenze, evocano inevitabilmente lo spettro e la diffusa spiacevole sensazione di una sorta di dispersione incontrollata del potere, come se esso si trovasse preda ed in balia di indegni profittatori.
In realtà la storia ci insegna che, specie in un Paese come il nostro, il tempismo in senso inopportuno e minato da uno spirito irresponsabile costituisce una irrinunciabile tentazione per molti.
E chi avverte per primo la necessità di reggere le fila portanti di un sistema istituzionale già duramente provato da una consultazione elettorale sui generis, dalla crisi economica e dagli scontri tra i principali poteri sovrani è lui, Giorgio Napolitano, in una situazione “de facto” ben diversa da quella che prevede il semestre bianco.
Il suo deciso e tempestivo intervento indica al di là di ogni ragionevole dubbio la sopraggiunta insostenibilità – e diremmo anche la inopportunità – di uno scontro reciprocamente strumentale viziato da contingenti e divenuti quasi ineludibili dissapori di matrice personalistica.
Pur non volendo invadere alcuna altrui competenza infatti, è impossibile non rilevare la comune ed ormai consolidata accezione, insinuatasi presso la pubblica opinione, della “commedia giudiziaria” che ha visto sino ad ieri unici protagonisti Berlusconi e la Boccassini.
Ci si guardi bene dal chiedere a qualcuno di rinunciare al proprio ruolo – quello della difesa e quello dell'accusa -, ma un richiamo al senso di responsabilità nello svolgimento di funzioni opposte, previste e tutelate dal vigente Ordinamento era dovuto, che sottende l'appendice/ammonimento a non inseguire sovvertenti consensi popolari al di fuori della riconosciuta e sacrosanta corretta propaganda politica.
Paolo Speciale

13 mar 2013

Lettera ai fiancheggiatori "grillini"



“Attuale” non può solo essere l’uso di un computer o dei servizi messi a disposizione dalla moderna rete internet, ma un’innovazione di tipo culturale profonda che solo i pensieri e le idee possono dettare. 

Questa è una delle ragioni per le quali…pur credendo ad un cambiamento…trovo illogico e non edificante oltre che poco istruttivo, costruire  una reale metamorfosi politica attraverso l’uso di tali mezzi. 

Dai commenti ricevuti sul blog e sulla mia personale mail.. mi viene, con frequenza, contestata una presa di posizione contraria al nuovo Movimento5S. Mi riesce perciò difficile non rispondere mettendo in evidenza in modo chiaro il mio pensiero in proposito.

Non potrà mai essere messo in dubbio il mio spirito ed il desiderio di cambiamento evidenziato in modo netto ed inequivocabile nel mio libro pubblicato nel lontano 1999 (la politica ed il cambiamento), nel quale venivano messe in luce le esigenze di un Paese che non avrebbe più potuto attendere il vero rinnovamento politico e dove venivano persino poste idee innovative in proposito.

Solo per questo…potrei già essere riconosciuto come un vero precursore…assai prima di quanto non lo sia stato Grillo. Ma…oltre a ciò..nel mio blog..ho elaborato diversi post che parlano in modo esteso di "cambiamento" e di un bisogno di rottura col passato. Non mi si può quindi tacciare aprioristicamente di essere un qualunque critico di parte!

Ma se le mie valutazioni sono assai positive in direzione di un mutamento del sistema…non è detto che possano sempre esserle in termini di metodo e di idee.

Con queste premesse vorrei far comprendere a chi ..a volte in tono assai critico..si irrita per ciò che sottolineo avverso il Movimento 5S…che il mio pensiero non potrà mai sposare in toto un’azione di rottura senza una base costruttiva di innovazione dettata da progetti sani ed equilibrati in favore del desiderato rinnovamento…né.. si può restare inermi quando, in modo troppo generico, si sostiene che…per il futuro ci si penserà!

Se si vuole rompere…si deve, con gran senso di responsabilità, poter chiarire prima ciò che si vuole determinare senza eccessi o assolutismi non del tutto corrispondenti ad un modello di vera democrazia.

Cambiare è giusto... ma altrettanto difficile! Non mi sentirò quindi…mai trasportato favorevolmente nei confronti di chi ostenta una spropositata opera di rottura contrapposta alla minuscola risorsa di equilibrio e di idee per la ricerca di un’ indispensabile innovazione.

vincenzo Cacopardo