2 apr 2013

Un commento d Domenico Cacopardo



INCERTEZZE di domenico Cacopardo

C’è una domanda inespressa che corre nella mente, mentre le cronache politiche si dipanano secondo un rito incomprensibile. Riguarda il come e il perché in vent’anni siamo precipitati dallo status di paese avanzato e competitivo, in costante crescita, al Paese senza speranze che siamo oggi, enorme disoccupazione, soprattutto giovanile, crollo della competitività, Parlamento paralizzato.
Pronte, ci sono le risposte dell’oggi: un presidente del consiglio pre-incaricato, che vuole fare l’accordo con chi non gli parla, e non vuol parlare con chi dice di volergli parlare, ma al quale, sempre senza parlargli, vorrebbe affidare una fantomatica commissione per le riforme istituzionali dal contenuto indefinito; un ministro degli esteri che va in parlamento a riferire per conto del governo e, lì giunto, si dimette e dimettendosi si ribella alle decisioni del governo di cui faceva parte, scaricandosi di ogni responsabilità; un presidente del Senato che utilizza la carica per regolare i conti con i colleghi magistrati, facendosi per di più trascinare in una rovinosa polemica con uno dei più brillanti polemisti su piazza; un procuratore generale della Cassazione che si scaglia contro i giudici di appello con un linguaggio da feuilleton di quart’ordine per far cancellare la sentenza di assoluzione in appello di Amanda e Raffaele, riaprendo un processo già durato quasi dieci anni e chiarendo a tutti che il diritto resta un’opinione di alti magistrati (con echi internazionali irriferibili); un famoso artista che va a testimoniare davanti al parlamento europeo che il parlamento italiano “è occupato da troie”; un presidente di regione naif, Crocetta, che in barba ai trattati internazionali decide di mettere il veto all’impianto di un sistema radar sulla base di presunte perizie scientifiche di dannosità e del diktat dei suoi sostenitori grillini (il naif è, del suo, rifondarolo comunista); un governo in carica che non replica a Crocetta e subisce passivamente.
Quanto al passato ci sarebbero molte risposte. La prima: né il Pd né il Pdl con questo passato hanno fatto i conti. Non hanno esercitato cioè la funzione autocritica, l’unica che garantirebbe agli italiani che non ripeterebbero i propri errori. Un atto di verità che sarebbe utile a tutti, prima di tutto a loro stessi.
Fra questi errori macroscopici metto la follia di De Mauro e Berlinguer che, invece, di rafforzare l’attività formativa nazionale (scuole e università) l’hanno svilita attenuando la serietà degli studi proprio quando in tutto il mondo essa veniva intensificata. Vige in Italia un limite di pagine da assegnare oltre il quale i professori non possono andare, si tratti della teoria quantistica o dell’anatomia patologica. Non ci sarà una connessione tra la disoccupazione giovanile e l’impreparazione garantita dallo Stato?
E aggiungo la mancata rivoluzione liberale di Berlusconi e la discutibile moralità sua e del suo schieramento (non che gli altri siano molto diversi).
Oggi, dopo un risultato elettorale di evidente ingovernabilità, di irresponsabili chiusure e aperture di Pd e Pdl, non resta su piazza che la logorata presenza di Giorgio Napolitano.
Logorata soprattutto dal suo modo di interpretare il proprio ruolo, dal suo centralismo presidenziale che riprende il centralismo democratico di togliattana memoria.
Invece di rimanere l’arbitro della situazione, è entrato in campo giocando partite che non gli competevano, assumendo impegni internazionali ch’erano propri del governo, imponendo ai partiti scelte che non convidivevano.
Nonostante ciò non abbiamo che lui. Oggi non sa a che santo rivolgersi e inventa due gruppi di speciali consiglieri che gli dovrebbero suggerire come uscire dalla crisi di ingovernabilità.
Iddio acceca chi vuol perdere: speriamo che oggi decida di restituirgli un po’ di luce.

28 mar 2013

Il necessario atto di un solerte innovatore



Nell’attesa di una difficile soluzione per la governabilità del Paese affidata al segretario del PD Bersani..non ci si può esimere da esprimere un pensiero su ciò che oggi sarebbe essenziale per mettere fine ad un pericoloso teatro della politica che pone il nostro Paese in uno stato di allarme non comune.
Se il pallino…sembra ormai tornare in mano al Presidente Napolitano, non possiamo che sperare, vista l’impossibilità da parte di qualunque forza politica….che il Capo dello Stato…prima di abbandonare il suo posto, promuovesse un Governo di scopo o di transizione con figure di alto profilo giuridico amministrativo e costituzionale…per la costruzione delle riforme necessarie che riescano a fornire sicurezza al Paese ed all’Europa. Si potrà successivamente sperare di tornare alle urne non prima di un anno. Conosciamo le difficoltà di alcune di queste che, essendo di carattere costituzionale...potrebbero impiegare tempi lunghi e difficili passaggi.
Non v’è dubbio che il nostro Presidente, in questi ultimi anni, ha dimostrato un intuito politico non comune rispetto ad una vecchia classe politica a cui appartiene e si è sempre spinto a parlare di cambiamento con discorsi che hanno messo in evidenza l’importanza delle riforme…sottolineando, da perfetto Capo di Stato, il bisogno di poterle ricercare tenendo unito il Paese. Questo giustifica e mette in evidenza l’odierna opportunità di un suo deciso intervento in proposito.  
Una preoccupazione…quella di dover riformare…che il Presidente Napolitano ha sempre sollecitato con evidenza proprio perché si sarebbe potuta temere una risposta non appropriata nel percorso di una innovazione..con mutamenti che avrebbero potuto provocare pesanti reazioni sulla cultura politica dell'intero Paese. 

Napolitano… ha sempre desiderato e sperato nelle riforme ed in una collaborazione piena e comune della politica senza le solite accentuazioni litigiose generate dalle vecchie contrapposizioni. Un ovvio richiamo ai Partiti affinché potessero operare per costruire e non per replicare inefficacemente alle notevoli problematiche esistenti nella Nazione da lui rappresentata..
I suoi ripetuti messaggi..diversamente da quello che si poteva credere…mettono oggi in risalto la figura del nostro anziano Presidente, come la figura di un inaspettato ed ispirato innovatore.
La particolare dicotomia che si evince tra la figura del nostro attempato Presidente rispetto al suo giovane modo di pensare, mi porta sicuramente a stimarlo ed a sperare che nel breve futuro vi possa essere un altrettanto rinnovatore al suo posto.
Sappiamo bene che i poteri del nostro Presidente sono limitati..ma possiamo e dobbiamo sempre immaginarlo come una guida che promuove un cambiamento poiché, oggi…legittimamente  infastidito dal degrado della nostra politica...
Un Capo dello Stato che rimane oltre che un attento controllore, anche un inedito stimolatore,  per una Nazione che deve integrarsi con l’Europa .
Vincenzo Cacopardo   

Le bugie e gli alibi del "mito" Silvio



Da un articolo di Giovanni Sartori nel Corriere della Sera nel febbraio di quest’anno:
“è interessante capire come è che il Cavaliere batte qualsiasi rivale nell'arte della «bugia continua», tale perché ogni volta viene creduta. Il suo genio è stato di inventare un alibi perfetto: la favola che il nostro capo del governo è impotente, che la Costituzione non gli consente di fare nulla. Questo alibi è falso; ma come fa il grosso pubblico a saperlo? Eppure nelle cose che interessano lui e i suoi interessi il nostro Cavaliere non si è mai lasciato fermare da nessuno. Ha persino imposto alla sua maggioranza in Parlamento di votare che lui riteneva in buona fede che Rubi «rubacuori» fosse egiziana, e anche nipote di Mubarak! Impotente o strapotente? La verità è che se l'alibi di Berlusconi è fasullo, è anche vero, ad onor del vero, che il grosso dei nostri costituzionalisti propone da tempo piccoli e facili rimedi atti a rafforzare i poteri del capo del governo per quel tanto che sarebbe utile e anche necessario. Ma il Cavaliere non è interessato. Per dare credibilità al suo alibi ci racconta che è tutta la Costituzione che va rifatta. Proprio no. Anche io l'ho scritto e spiegato non so quante volte. Ma il Cavaliere non legge, e il suo pubblico nemmeno. Per di più, il Cavaliere si è anche munito, per il futuro, di un secondo alibi: è l'Europa che gli lega le mani, è la Germania che lo vuole fare fuori. Ma se il suo potere è così impotente, la domanda è: perché ci tiene tanto? Lui lo sa. Credo di saperlo anch'io. Ma è tempo che anche gli elettori lo scoprano. Sennò, peggio anche per loro”.
G.Sartori
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Se è vero ciò che ha scritto Giovanni Sartori poco prima delle elezioni, subito dopo i risultati… la politica del paese ha disegnato un quadro di difficile governabilità destando non poca  impressione la crescita repentina che ha avuto il partito di Berlusconi che si è affermato con un successo inaspettato a danno di una sinistra che non ha saputo impegnarsi per mantenere il precedente distacco. Persino la strana  condotta del movimento di Grillo, ha finito con l’agevolare la politica del cavaliere.

Quello che però, più ha meravigliato è stato tutto quel popolo che ancora si barcamena intorno al leader Berlusconi aderendo con estremo servilismo alla sua comunicazione ricca di sogni e bugie e, quando Sartori afferma che il suo pubblico non legge…vorrebbe in sé spingere la folta massa di adepti del cavaliere a percepire principalmente l’importanza di una conoscenza delle regole, non insistendo in modo ottuso..col sostenere il loro Silvio.. solo ed unicamente per un sentimento ostile verso chi lo giudica in altra maniera.

Quando poi.. si tirano fuori gli alibi, come quelli evidenziati nell’articolo: è l'Europa che gli lega le mani, è la Germania che lo vuole fare fuori, si dimostra pienamente come Berlusconi abbia un’innata capacità di appigliarsi a qualunque pretesto, pur di raggiungere il suo scopo.
I suoi comizi di piazza fanno tanto pensare alla figura mista del Duce e quella di Totò…Sarà forse questo che affascina gran parte dei nostri cittadini? Ma con tutta la simpatia che potrebbero ispirare il suo sorriso e le battute... i suoi continui attacchi suonano ormai monotoni e stancanti ed appaiono davvero strani se sferrati da chi, come lui, ha governato per quattro intensi e duraturi mandati, senza aver creato l’ombra di uno sviluppo.

Il suo gregge non riesce a percepire…poiché vive con occhi chiusi ...abbindolato nell’adorazione celestiale per il divino Silvio. E’ un gregge che ha bisogno di crearsi “il mito”…qualcuno a cui credere.. a prescindere da un proprio pensiero. Bisognerebbe che questo gregge si scuotesse da una visione così monolitica e si accorgesse del bisogno di un vero cambiamento… correndo verso nuovi pascoli.
vincenzo Cacopardo

27 mar 2013

Perchè necessita il cambiamento 5°


(Tratto da “studio e analisi” argomento: le ragioni della crisi economica)
 
L’attuale crisi economica è il risultato di un sistema finanziario e bancario mondiale che non può più funzionare. Molti hanno sempre dato la colpa di tutto ciò al capitalismo e ad un certo liberismo guidato da potenti uomini d'affari, i quali, non si sono mai curati delle possibili ripercussioni sull'economia reale e quindi delle crisi che si sarebbero riversate nei vari settori produttivi, dimostrando solo di voler giungere all'accumulazione di ricchezze personali, mediante operazioni speculative di alta finanza.
Il problema principale sta nel fatto che la politica non si è mai veramente interessata a regolamentare questo sistema finanziario e bancario. In teoria si può  affermare che una delle principali cause della povertà sia dovuta alle banche, ma ciò non sempre rispecchia la realtà, anche perché le motivazioni dei fenomeni come la povertà sono molteplici e molto più legate a cattive scelte politiche.
Per superare questa situazione si dovrebbe rilanciare l’economia reale e di questo è proprio la politica che deve farsene responsabile.
Alla base della crisi c’è quindi un problema del sistema bancario, finanziario e monetario che sta ormai giungendo al collasso. Ma anche aiutare l’economia reale rappresenterebbe un limite se l’azione dei governi non andasse oltre. Per porre fine in maniera definitiva a tutto ciò e necessario partire dalla radice del problema, dalla sua causa primaria e cioè da un sistema bancario malato che deve essere assolutamente riformato.
Una preoccupazione forte in un’Unione dove diversi Paesi hanno deciso di unire le loro sorti all’Euro che rappresenta sicuramente una credibile difesa, ma anche un motivo di ansia, per i Governi e per la Banca Centrale Europea, per gli alti costi dei continui attacchi speculativi che cercano di trarre profitto dalle recenti difficoltà contingenti.
La reputazione dei Governi e la loro politica non potranno che influenzare l’economia: - Un Governo che non è in grado di assumere impegni vincolanti relativi alla propria politica futura non sarà più credibile. In presenza di forti deficit fiscali che potrebbero rendere difficoltoso il rimborso del capitale costringendo a ricorrere a forti aumenti della tassazione, anche la continua emissione di titoli governativi potrebbe essere considerata a maggiore rischio di default.
L’Italia, tra i primi emittenti al mondo di titoli di Stato, ha una pesante posizione debitoria interna rispetto al PIL che la espone in maniera particolare al rischio di credito.
Ma quando ci si appresta a fare una qualsiasi critica al pragmatico procedere di ogni percorso dell’economia, si rischia di essere male interpretati o addirittura essere presi per ignoranti e poco realisti.
L’economia appare come una realtà legata ai numeri, una realtà della quale non si può non tener conto. Non dovremmo comunque mai dimenticare che essa è stata studiata dall’uomo, ma anche per l’uomo, per un benessere, ma soprattutto per il suo benessere.
Vi è quindi il necessario bisogno di una regolamentazione e la necessità di un ridimensionamento come un vuoto da dover colmare da parte di una politica internazionale al fine di poter  guidare un processo di evoluzione dell’economia ma, con un’attenzione diretta ad un controllo generale…per poter proteggere gli interessi del cittadino.”
La politica  del nostro Paese sembra ormai aver preso la strada più breve, comoda e meno impegnativa dell’esterofilia, agganciandosi ai sistemi finanziari Americani e dei paesi più ricchi, dimenticando ogni approfondimento della problematica in relazione al tema sociale e culturale e dimenticando il pericolo imminente di un possibile default. 
L’indirizzo politico degli istituti bancari del nostro Paese sembra non prendere alcuna strada: Mai una economia di sviluppo in linea con la realtà, nessun impegno  adeguato verso un intervento a favore dello sviluppo delle aziende!
Vi sono grandi temi di politica che non possono che essere valutati, controllati e guidati a livello internazionale, se non mondiale, uno di questi è il tema dell’economia. La problematica dell’economia è globale e necessita di un impegno e di una immedesimazione di tutte le nazioni.
Se il compito di tutte le forze politiche mondiali rimane  fondamentale, la nostra politica dovrebbe sicuramente avere l’essenziale compito di guidare con maggior equilibrio un cambiamento del sistema in favore di una crescita del proprio Paese… per una economia forse un pò meno globalizzata... ma proposta attraverso l’uso di una indispensabile regolamentazione.
vincenzo Cacopardo

26 mar 2013

Un nuovo commento di Domenico Cacopardo



 NEBBIA PADANA di Domenico Cacopardo


Le mosse di Bersani delineano un itinerario ripetitivo di vecchi riti. La consultazione delle parti sociali, di recente immolata all’idea vincente di una democrazia competitiva, dimostra come niente di nuovo agiti la mente dello stagionato burocrate emiliano, capace di officiare il rito, non di innovarlo.
Ma non bisogna lasciarsi fuorviare dalle prime impressioni. Dietro lo sciocchezzaio elettorale, le infelici battute, c’è un uomo di ferro, forgiato in anni di governo regionale, conoscitore dei meccanismi istituzionali, fisiologici e non, con una sola idea-guida: il potere chi lo ha, lo esercita. Perciò, la tenacia nel pretendere l’incarico ha la sua ragione: prendere in mano il mazzo di carte. Ora che lo ha, ne farà un uso spietato. Ci saranno varie crisi di coscienza nelle case berlusconiane e in quella grillina.
Aspettare per vedere. Sapendo però che il prezzo della partita sarà pagato dall’Italia: Cipro non è tanto lontana da non farci capire cosa aspettarci.