6 set 2014

Politica estera: Sale Putin..frana Obama


Barack Obama, sembra sbagliare ogni politica estera e si prepara a fronteggiare il suo pesante crollo di popolarità.
Gli occidentali europei in favore di Putin capeggiati da Marine Le Pen e tutti gli euro scettici compreso Nigel Farage , gli ungheresi del Jobbik e gli inglesi dell'Ukip, Geert Wilders in Olanda, Lega Nord in Italia, sembrano decisi a non mollare la loro posizione: L'importanza oggi è quella di osteggiare una seria minaccia islamica, più che le problematiche che investono l'Ucraina. “L'effetto di questa politica sbagliata sta portando in cima la popolarità del leader Russo”.

La posizione americana è apparsa da sempre un po' troppo azzardata nella gestione della crisi in oriente: sia quella dell'Ucraina che quella riguardante il nuovo califfato, e stanno portando la politica estera americana di Obama al crollo. Un vero crollo storico intellettuale che è subito apparso privo di ogni strategia soprattutto nei confronti dell'ISIS in Siria. Con la solita spavalda prepotenza si è pensato di poter distruggere la nuova organizzazione del califfato come se il problema fosse tra i più gestibili, tranne successivamente fare qualche significativo passo indietro. E non è la prima volta nella storia politica del presidente americano!... Continui strafalcioni grammaticali che non dovrebbero appartenere a chi comanda la nazione più potente del mondo.

Tutto ciò sta portando la sua figura verso una naturale disapprovazione in seno al suo stesso Paese che pare condannarlo ad un indice di gradimento poco superiore al 35%. Dobbiamo poi aggiungere che il governo degli Stati Uniti, a causa di un suo intervento politico nell'Ucraina, parrebbe dover fare i conti con un'altro problema per l'eccessiva dipendenza di materiale  dai motori russi per i razzi spaziali.

Ma mentre Barak Obama persiste nei suoi errori, gli ammiratori di Putin crescono poiché coscienti che grazie alla sua politica in Ucraina non si rischierà di ritrovarsi come nel passato con i Balcani. Le lotte intestine in seno al territorio che per storia ed etnia sono sempre stati russi, non si possono affrontare con il solito metodo imperialista di una politica statunitense tanto decisionista..quanto ricca di contraddizioni.
vincenzo cacopardo



Il dubbio "immagine" del governo


di vincenzo cacopardo
"Il nuovo governo è mostruoso e le nuove ministre sono donne immagine». La colpa di Maria Elena Boschi, Marianna Madia e compagne? «Sono giovani, come possono avere le competenze necessarie per essere ministri? Si scelgono giovani e inesperte che poi fanno leggi a favore degli imprenditori senza neanche accorgersene. Marianna Madia è un esempio di donna al potere per raccomandazione». Queste le parole schiette di Sabina Guzzanti che azzarda ad una questione femminile divenuta ormai solo “pornografia”.
Un commento a mio parere troppo forte... sostenuto..seppur in tono più soft dalla più anziana Rosi Bindi membro del PD: "Le donne ministro sono state scelte perché erano giovani, non solo perché erano brave ma anche perché erano belle.". La sua critica sulle presenze famminili si conclude auspicando una legge elettorale che preveda il 50% delle donne al governo." asserendo che solo allora si sarà sicuri di aver trovato una svolta.
Una affermazione che lascia parecchi dubbi sul rispetto stesso che si deve alle figure femminili, le quali, in realtà.. non avrebbero alcun bisogno di leggi a loro protezione, ma solo affermarsi attraverso le loro innate capacità.

Al di là di una giustificata critica sulle capacità delle attuali ministre.. sicuramente poste in luce dal sindaco d'Italia per propria comodità di gestione ed anche per la loro bella presenza, il riguardo offerto alla presenza femminile nelle attività sociali e politiche è ormai acclarato e non ha alcun bisogno di essere sottolineato attraverso alcuna forzatura: Non si può certo trascurare la forte presenza femminile oggi rappresentata nella società. L’impegno femminile in politica risulta logico ed essenziale, un ruolo determinante giacché la stessa presenza della donna nella società è enormemente cresciuta.

Negli ultimi anni, la donna ha dato al mondo politico un contributo significativo anche se, nel suo passato, sembra essere stata impedita da pregiudizi sfavorevoli sulla espressione delle idee e delle capacità. Si può ormai intuire come essenziale un ruolo femminile per la costruzione di quell’azione propedeutica di base necessaria per una buona funzionalità della politica. Il suo significativo contributo nel futuro non potrà più essere messo in discussione, nè potrà essere identificato come un semplificativo riscatto nei confronti di una società ormai meno maschilista, ma come il fondamentale impegno per una costruzione di pensieri che un distinto mondo femminile può orgogliosamente apportare

Detto ciò... col governo Berlusconi e quello successivo di Renzi.. si è teso a voler dare preferenza a belle figure di sicuro impatto visivo a discapito di una specifica competenza. L'insistenza sulle quote... fortemente voluta dalle stesse... non può che penalizzarle, poiché contribuisce nel collocare la loro figura su un piano inferiore.. con un bisogno di aiuto del quale non necesstano. Chiunque entri in politica con la passione necessaria, uomini o donne che siano, possono essere in grado di farlo... esprimendo idee e pensieri. Questi sono gli essenziali valori aggiunti per l’affermazione in campo.

Il dubbio della squadra femminile oggi al governo pare proprio essere quella di un vuoto di pensiero...di una mancanza di ispirazione...di un'assenza di note personali che possano imporsi nel dialogo e nelle capacità soggettive per portare avanti il processo di rinnovamento. In realtà un vero pensiero della squadra femminile non si percepisce..ed ogni iniziativa viene ispirata e suggerita dall'unico sindaco d'Italia: Assoluto monarca di una cultura politica moderna che premia solo il cinico determinismo.



4 set 2014

Una nota di supporto alla nuova analisi di Domenico Cacopardo

di domenico cacopardo
Berlusconi aveva ragione a proporre l’allargamento dell’Europa alla Russia. Certo, era la persona meno credibile per sostenere, con qualche probabilità di successo, una simile idea, che, del resto, non aveva preparato con passi diplomatici diversi dalle visite private allo zar di Mosca, Vladimir Putin.

Ma in quella che allora fu liquidata come una «boutade» c’era una reale, giusta intuizione.

Avevamo di fronte una politica americana con due obiettivi: impedire alla Russia di rialzare la testa; creare una cintura di Stati cuscinetto. E, in questi, insediare le basi militari occorrenti per impedire una qualsiasi politica autonoma del gigante dell’Est.

Un’illusione da battere considerando quel Paese un interlocutore ormai acquisito al modello economico-sociale dell’Occidente, da aggregare a esso, sia nell’Unione europea che nell’Alleanza atlantica che nella ipotizzata (da Obama) Unione euro-atlantica di cui si sono perse le tracce.

Che Obama, dopo gli errori che hanno fatto perdere agli Stati Uniti la «leadership», ottenuta dalla caduta del Muro di Berlino, abbia commesso quello di isolare la Russia per ridurla a comprimario della scena mondiale è una constatazione banale.

E la logica ha portato la Russia a un accordo di ferro con la Cina, che porterà a entrambe le nazioni sviluppo e benessere, e al ritorno in carrozza sullo scenario medio-orientale, con il coraggioso appoggio ad Assad e alle forze governative siriane, assediate da una coalizione controllata da gruppi terroristici, sostenuti dall’Occidente.

Oggi, Obama deve chiedere ad Assad il permesso di sorvolo per dare supporto aereo alla lotta degli sciiti contro lo Stato «canaglia» Isis. E deve fare finta di essere cieco di fronte all’aiuto finanziario che il Qatar e l’Arabia Saudita danno al movimento fondamentalista, probabilmente per il ricatto che questo esercita nei loro confronti. Un ricatto che non avrebbe avuto nessuna possibilità di successo se Qatar e Arabia Saudita si fossero sentiti sicuri dell’ombrello americano, già chiuso sull’Iraq e prossimo alla chiusura in Afghanistan.

Il disimpegno militare dal Medio-Oriente e la promozione della democrazia a partire dall’Egitto (ora cruciale per la sospensione delle ostilità tra Israele e Hamas) hanno determinato il crollo della credibilità americana e tanti guai successivi.

La politica internazionale non è partita per dilettanti.

Qui e ora, il problema è l’Ucraina.

Deve essere ricordato, in proposito, che poco tempo fa Helmut Schmidt, l’ex cancelliere socialdemocratico tedesco, ormai novantacinquenne, in un'intervista Bild, metteva in guardia l’Europa dai rischi di guerra derivanti dalla crisi e aggiungeva che era pura megalomania la volontà dell'U.E. di integrare l’Ucraina e, addirittura prima la Georgia, nell'Unione e nella Nato.

Schmidt aveva anche lucidamente sottolineato l’inutilità delle sanzioni alla Russia e il loro effetto controproducente.

C’è da riflettere sulle posizioni di lituani, lettoni, estoni, polacchi, bulgari, romeni e via dicendo, tutte più o meno alimentate dai ricordi delle occupazioni e dei regimi sovietici imposti con la forza. E c’è da ricordare che l’attuale governo ucraino è frutto di un «golpe», suscitato dai servizi americani e di alcuni paesi dell’Unione, con il quale è stato estromesso dal potere un presidente della Repubblica regolarmente (abbastanza per gli standard dell’area) eletto, autore di un tentativo di equidistanza, ed è stato insediato il governo di una coalizione di destra, della quale sono parte essenziale i neonazisti e le milizie nazionaliste.

Il premier polacco Donald Tusk, scelto come presidente stabile del Consiglio europeo e degli Eurosummit dei 18 Paesi della moneta unica, sabato scorso, nel rievocare l’inizio della Seconda guerra mondiale, ha equiparato il Donbass (la regione ucraina a stragrande maggioranza russofona) a Danzica, che della guerra fu la causa occasionale.

È comprensibile che, mentre l’Occidente (e anche la Russia) è impegnata nella ripresa della guerra al terrorismo fondamentalista, lo stesso Occidente coltivi uno scontro con la Russia per una regione dell’Ucraina alla quale, per i propri statuti, dovrebbe essere accordata almeno la condizione di Stato federato?

Chi è lo stolto che non ha pensato alla reazione della Russia di Putin, l’uomo che ha posto il prestigio formale del suo Paese e suo personale al primo posto nelle priorità politiche?

Uno stolto che riprende la stolta politica di Romano Prodi, responsabile dell’allargamento a Est dell’Unione europea e, quindi, degli irreparabili danni che ha arrecato al sistema comunitario e all’Italia.

Il gioco della guerra fredda è terminato il 9 novembre 1989, il giorno della Caduta del Muro di Berlino: giocarlo ai nostri giorni è irresponsabile e suicida. Ricordiamocelo, mentre l’Italia, a sua volta, gioca a mosca cieca sul palcoscenico internazionale.





Si! è proprio vero.. questo allargamento a Est dell’Unione europea ed i conseguenti irreparabili danni che sta arrecando al sistema comunitario e all’Italia...sono sotto gli occhi di tutti!
Non so se Berlusconi avesse o no ragione, ma è indubbio che l'analisi ( ristretta, ma chiara) di Domenico circa il panorama della politica estera, non sarebbe potuta essere stata espressa meglio dal neo ministro Mogherini (fin troppo contestata per una reale mancanza di esperienza nel nuovo ruolo europeo). 

Quello che si percepisce da questa analisi è l'evidente crollo della credibilità americana che.. con i suoi continui atteggiamenti imperialisti e le pretese di dover insegnare la democrazia (una democrazia tra l'altro assai discutibile)... insiste nel prendere parte a guerre etniche che sicuramente non le appartengono. 

Il caso dell'Ucraina ( guidato da una certa stampa non esattamente in una visione obiettiva) è difficile da valutare se non attraverso una approfondita conoscenza storica che richiama con forza l'attaccamento sociale e culturale di quella regione ad un territorio che è sempre stato Russo per etnia.

Il giusto richiamo di Domenico circa l'assurda pretesa dell'annessione all'Europa di alcuni territori che per logica etimologica hanno una storia assai diversa, appare fondata ..mentre appare addirittura ridicola (se non persino tragica) la reazione del nostro Paese in direzione di dure sanzioni nei confronti dell'”impero Russo”...

Siamo un Paese che corre verso il baratro economico anche in forza del fatto che resta privo di risorse energetiche, ma che pretende di dettare sanzioni al Paese il quale, su questo piano, ha un dominio quasi assoluto... 

Sarebbe molto più opportuno e costruttivo da parte di questa Europa..proteggere e far progredire il sud dei Paesi già facenti parte del suo contesto naturale. Un contesto che storicamente le appartiene e che dovrebbe contribuire a far migliorare.

vincenzo cacopardo





3 set 2014

Interessante analisi sulla riforma P.A. del consigliere Cacopardo


"La funzione governativa e le conseguenti manovre necessitano sicuramente di un'alta cognizione del sistema amministrativo e Domenico Cacopardo... che di esperienza ne ha tanta.. avendo avuto ruoli di capo di gabinetto in vari ministeri, ci dà prova di come sia importante conoscere tali meccanismi, invitandoci a leggere le improprie manovre della nuova riforma del governo Renzi sulle Pubbliche Amministrazioni.” Quella di Renzi sembra restare imprigionata ad una visione limitata di un mondo amministrativo comunale... più che di ampio raggio statale."
vincenzo cacopardo

Non stropicciatevi gli occhi, la riforma dell’Amministrazione (art. 17, comma 4) stabilisce proprio così: «A decorrere dal 1 gennaio 2015, il Ministero dell’economia e della finanze acquisisce le informazioni relative alle partecipazioni in società ed enti di diritto pubblico e di diritto privato detenute direttamente o indirettamente dalle amministrazioni pubbliche individuate dall’istituto nazionale di statistica …»

La frase è stata di sicuro scritta da un marziano arrivato da poco sulla Terra, privo delle più elementari nozioni di diritto e di diritto amministrativo in particolare. 

Non è immaginabile che un consesso composto da persone in possesso di tutte le capacità mentali, presieduto (il Senato) da un ex-magistrato, possa approvare una norma simile. 

Per realizzare questo censimento, sarebbe bastata una decisione amministrativa della presidenza del consiglio dei ministri, presso la quale sono incardinati il dipartimento per gli affari regionali (e la Conferenza Stato-regioni) e il dipartimento della funzione pubblica, mentre presso il ministero dell’interno c’è la vigilanza sugli enti locali. Sarebbe bastato coinvolgere i prefetti che ancora presiedono all’Amministrazione statale in tutte le provincie.

Invece no. Una legge. Forse perché si teme che il censimento fallisca per il boicottaggio dei censiti? Se così fosse, ci vorrebbe una speciale sanzione per coloro che non collaborano. Non c’è.

Vuol dire che la ragione di questo testo paradossale è una sola: l’ignoranza totale sulla struttura tecnico-giuridica dello Stato, del governo e delle sue organizzazioni territoriali.

L’art. 17 bis è la ciliegina sotto spirito che ci vuole per digerire la stupidità precedente: «Le amministrazioni … non possono richiedere ai cittadini informazioni e dati già presenti nell’anagrafe nazionale della popolazione residente …»

La questione venne affrontata e risolta (in parte) con la legge 4 gennaio 1968 (proprio il 1968, non è un refuso), n. 15. Nel 1997 è stato ampliato l’ambito della circolazione interna delle informazioni relative ai cittadini. È vero che in alcune zone del Paese (da Napoli in giù con sublimazione siciliana) queste norme hanno avuto difficoltà ad attecchire e per un semplice motivo: l’utilità politica e anche finanziaria (per la mance che provoca) di mantenere il potere di certificazione nei confronti dei cittadini. Ma ripestare l’acqua nel mortaio non aiuta a ottenere la generale applicazione della legge. Se questo fosse il problema, basterebbe introdurre una severa sanzione per tutti i pubblici ufficiali che si rifiutano di riconoscere le autocertificazioni, che rilasciano certificazioni sostituibili e che non permettono la circolazione delle informazioni.

L’art. 18, oltre alla fittizia abolizione del Magistrato alle acque (di cui ci siamo occupati il 30 agosto) dispone l’abolizione delle sedi distaccate dei Tar in tutte le città che non sono sede di Corte d’appello. E ciò in attesa della rideterminazione dell’assetto organizzativo di tutti i Tar: per un governo che fa della velocità la sua principale carta riformista, questo (come gli altri) rinvio è una plateale confessione di incapacità legislativa, sancita per legge. 

Si arriva anche, nel comma 1 bis, a stabilire che entro il 31 dicembre 2014, il governo presenterà al Parlamento un rapporto completo sulla situazione dei Tar. Sarebbe bastato un semplice ordine del giorno, accolto dal governo a definire un impegno di questo genere.

L’art. 19 abolisce, infine, l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, dal bilancio fallimentare, e ne trasferisce i compiti all’Autorità nazionale anticorruzione, il cui futuro andrebbe meglio definito per evitare ch’esso sia risucchiato nella deriva paragiudiziaria di cui si coglie qualche inquietante segnale.

In materia di appalti e forniture pubbliche, l’anticorruzione deve impedire deroghe e interpretazioni truffaldine delle norme europee, e imporre una trasparente libera concorrenza. Non altro, giacché il resto discenderebbe come conseguenza obbligata. 

L’esame puntuale di questa legge che, impropriamente, viene chiamata riforma della pubblica Amministrazione, conferma, purtroppo, tutte le perplessità che le nomine di Marianna Madia alla testa del ministero della funzione pubblica e di Antonella Manzione, excomandante dei vigili urbani di Firenze, alla testa del dipartimento affari legislativi della presidenza del consiglio, avevano suscitato. La produzione normativa ne è prova inequivocabile.
domenico Cacopardo

2 set 2014

Perchè Renzi premia i lavoratori dipendenti...

SISTEMICI ED ANTI SISTEMICI
di vincenzo cacopardo
Qual'è la ragione per la quale Matteo Renzi, sindaco d'Italia..più che Premier, ha dato gli ottanta euro alla fascia di lavoratori dipendenti?..Perchè mai non li ha dati ai poveri pensionati e a coloro(e sono tanti) che lavorano e guadagnano al di sotto della fascia minima?

Per capirne meglio la ragione occorre fare attenzione su una constatazione reale di ciò che è accaduto in questi anni a livello internazionale.: Il mondo si è notevolmente sovrappopolato, le guerre si misurano nei luoghi in cui i focolai sembrano potersi contenere, e ..forse proprio per l'effetto dell'atomica, si arrestano non arrivando mai a procurare effetti mondiali catastrofici come le prime due grandi guerre del passato.
Tutti possiamo prendere atto, se pur in modo amaro, come le crescite economiche del passato siano state determinate anche grazie ad uno sviluppo susseguitosi per via delle distruzioni. Per uno strano destino..le guerre.. generano morte e miseria ..ma successivamente... contribuiscono inevitabilmente alla possibilità di una rinascita e quindi anche alla ricrescita sociale. Il sovraffollamento terrestre rimane comunque una evidenza alla quale rimane difficile provvedere nel contesto di un sistema che pare premiare solo i potenti e le loro ricchezze. Soffermiamoci, quindi, a riflettere su come gli ormai definiti poteri economici che muovono la politica mondiale, vogliano ( anche cinicamente) salvaguardare i propri interessi attraverso una posizione sistemica definita che li favorisce ed alla quale difficilmente potranno rinunciare.

Nel contesto internazionale europeo, ormai formatosi sia per volontà di chi nel passato vi ha veramente creduto, ma anche per la volontà delle forze economiche che contano, la parola d'ordine sembra ormai essere quella del sacrificio e dell'abnegazione...quel percorso spietato di abbattere in modo quasi naturale i più deboli che.. a loro volta... risultano i più anti sistemici.

Fatta questa indispensabile premessa..ritornando adesso al sindaco d'Italia e ad i suoi 80 euro al mese, risulta ben chiaro che per rendersi il favore di chi il potere lo gestisce, Renzi abbia scelto una fascia alquanto inchiodata al sistema... proprio perchè legata ad un posto di lavoro ormai accreditato che difficilmente potranno abbandonare, che li fa sopravvivere e che... tutto sommato, con questa manovra... li favorisce con qualche spicciolo in più. Proviamo al contrario ad immaginare se Renzi avesse voluto offrire tale opportunità a tutta quella fascia di poveri pensionati che.. già di per sé contro un sistema, con la loro minima e l'aggiunta di ottanta euro al mese, non avrebbero potuto cambiare il loro modo di vivere assai precario...continuando a rendersi anti sistemici e quindi meno legati agli stessi interessi di un premier che..in tale sistema politico.. ricerca consensi.

In sostanza Renzi(con la sua solita innata ipocrisia) ha premiato una fascia legata al sistema proprio perchè conserva o si adegua ai suoi interessi ed a quelli dei potentati che lo guidano..Una strada assai più facile e risolutiva...Al contrario condanna e contribuisce all'emarginazione (secondo il principio mondiale di cui sopra)... di chi avrebbe almeno una ragione umana di riuscire a sopravvivere.      

Un commento al nuovo articolo del consigliere Cacopardo


TRA IL DIRE E IL FARE

La delusione che serpeggia nel Paese è sostanzialmente infondata. 

Certo, ci aspettavamo miracoli da Matteo Renzi e questi miracoli non si vedono. Ma occorre riconoscere che i miracoli appartengono al mondo della fede, non della realtà politica, economica e sociale.

Infatti, le varie tornate di consigli dei ministri dedicati alle riforme hanno partorito topolini inidonei a cambiare verso all’Italia, a bloccare la crisi e mettere in moto il rilancio dell’economia e dell’occupazione. Quello che è mutato, è il tono della comunicazione, tutta imperniata sulla persona di Renzi, sulle sue idee, sulle sue indicazioni. Insomma, «one-man job» con tutto quello che di positivo (poco) e di negativo (molto) questo significa.

Ci vorranno studi approfonditi di psicologi di massa per spiegare come il Pci, diventato Pds, Ds e, infine, Pd, si sia consegnato mani e piedi a un giovane democristiano, accompagnato da una squadra di giovani democristiani supinamente applauditi da giovani e vecchi excomunisti. Il metodo è la stupida follia che si chiama «primarie», che, senza alcuna garanzia di democraticità sostanziale determinano le candidature (quasi tutte) e gli incarichi direttivi di quel partito. 

E il giovane democristiano cerca di riprendere l’afflato riformista di Antonio Segni (distribuzione delle terre) e da Amintore Fanfani (piano casa, industria di Stato strategica per lo sviluppo, autostrade etc.): propone e fa approvare dal Parlamento norme che, comunque, innovano qualcosa, non tutto ciò che servirebbe. Insomma, secondo il principio che «poco è meglio di niente», dobbiamo essere «non insoddisfatti» dell’avvio della fine del bicameralismo perfetto, dei piccoli pannicelli caldi della riforma della pubblica Amministrazione, di una spezzettata riforma della giustizia, di uno «sblocca Italia», dai contenuti incerti e dagli effetti vicini allo zero.

Chiariamo: la riforma dell’Amministrazione non ha affrontato nessuno dei nodi che impediscono allo Stato di essere alla pari con i partner europei. Due esempi: non emerge l’organizzazione per progetti che tanto ha dato altrove, e non si interviene sulla questione funzionale e morale rappresentata dall’«inhouse». Si tratta delle migliaia di società strumentali costituite dai municipi italiani: un modo per aggirare le normative europee in materie di appalti e forniture e per alimentare il giro della corruzione amministrativa e politica.

Sulla giustizia, dobbiamo rilevare che il cruciale tema della giustizia civile viene risolto (?) con un arretramento dello Stato a favore dell’avvocatura (che amplia le proprie prospettive soprattutto finanziarie): e ciò in quanto non si ha la forza di incidere sulla produttività dei magistrati mettendoli al lavoro con gli standard comunitari.

Infine, le opere pubbliche: non ce n’è una dalla Napoli-Bari alla Palermo-Messina-Catania che sia assistita da progetti esecutivi. Ciò significa che, tra indagini geologiche, rilievi topografici e scelte tecniche non potremo avere progetti esecutivi prima di due anni, a essere ottimisti. E il resto? Solo la Salerno-Reggio Calabria sembra in dirittura d’arrivo.

Diceva Mao Tse Tung «la lunga marcia cominciò con un passo»: se Renzi qualche passetto l’ha fatto è l’Italia che è ancora ferma.



“Il suo governo ormai ha espresso una lunga serie di scorciatoie che tagliano ogni dibattito..ed ingannano ogni sprovveduto cittadino.”

Mi spiace sottolineare che i passetti di Renzi si dimostrano un continuo percorso ricco di illusioni. Il mago della comunicazione riesce a stregare anche perchè privo di validi avversari politici in grado di contrastare la sua politica spavalda ed accentratrice. 

Quel «poco è meglio di niente» stigmatizzato da Domenico la dice tutta su ogni visione realistica nel futuro. Avremo piccoli risultati che lo potranno salvare nell'immagine (poichè peggio di così), ma per il resto aria fritta....

Viviamo quindi appesi nello scherno di poter crescere restando abbagliati dalle parole dell'abile illusionista che in un primo momento aveva assicurato cambiamenti nell'arco di tre mesi ed adesso (come è tipico di chi si esprime attraverso l'ipocrisia).. sono diventati tre anni...(e perchè non dieci?) Teniamo anche presente che all’inizio del suo mandato aveva detto: «Mai più fiducie sui provvedimenti, specie sulle riforme». Il suo governo ormai ha espresso una lunga serie di scorciatoie che tagliano ogni dibattito. Il suo imperativo è fare presto, un ambizioso rincorrere le promesse fatte, tentando di rispettare qualche impegno già preso. Ma siccome.. tra il dire e il fare c’è di mezzo il rapporto con il dibattito in seno al Parlamento, in 100 giorni su 14 decreti legge sono arrivate 13 fiducie. Non dimenticando che anche sul decreto della Pubblica Amministrazione sarà probabile una richiesta di una doppia fiducia, sia alla Camera...come al Senato. 

Se Enrico Letta in 10 mesi mise a segno 12 fiducie, Renzi, con 13 in quattro mesi... ha superato di molto la media dei record nell’utilizzo di questa strana anomalia di marginalizzazione del Parlamento nel ruolo di controllo.

Strano che il capo dello Stato...tanto efficiente nel passato, il quale ha sempre denunciato il pericolo di tali anomalie, oggi taccia e si renda complice di questo intollerabile modo di procedere. Napolitano sembra costretto da un imput suggerito dalle forze politiche europee che paiono condizionarlo sempre di più. Credo che per lui sia oggi molto più nobile abbandonare il suo più che difficile ruolo.. ove poterne ancora venirne fuori con maggiore dignità.
vincenzo cacopardo




1 set 2014

Zucconi.. e quel paragone con la Concordia


di vincenzo cacopardo
Qualcuno come Vittorio Zucconi, paragonando il nostro Paese al Costa Concordia, sostiene che la politica debba unirsi insieme..senza più litigi in modo da poter trovare utili sistemi in grado di poter rimettere in asse la nave istituzionale e trainarla verso un bacino sicuro... Il rischio, secondo il giornalista, potrebbe essere quello di vederla affondare pian piano nella profondità del mare di un sistema economico e sociale che non potrà che consumarla lentamente.
Se il paragone potrebbe apparire abbastanza appropriato..sebbene un po' funesto, credo che non possa essere del tutto condivisibile quell' ”unirsi insieme nella definizione di una politica”.

L'unirsi insieme nei grandi compromessi di una politica che non potrebbe mai pensarla in modo eguale.. ha sempre generato un processo scadente e non esattamente funzionale alle soluzioni. Fino ad oggi continuiamo ad assistere ad un forzato modo di governare con l'insieme di Partiti che non fanno che compromettere la conduzione della politica.. non determinando né idee valide, nè metodi costruttivi. Inoltre questi grandi inciuci della politica generano sovente l'esaltazione di figure che si insinuano proprio per la mancanza di un programma suggerito dalle idee. Figure spesso furbe e preparata comunicativamente, che sovrastano i Partiti e trovano una strada aperta per imporsi con determinazione nei continui conflitti interni generati dagli stessi compromessi.

In realtà se si volesse leggere in profondità, traendo anche spunto dalla considerazione peculiare di Vittorio Zucconi circa il serio rischio di far soccombere la politica ed evitando di farla sprofondare negli abissi come una nave ormai semi affondata, bisognerebbe studiare una separazione del ruolo per una più utile governabilità. Analizzare una nuova via che possa dare spazio libero alle idee di una politica partitica parlamentare, tenendo in piedi una funzione governativa slegata dai Partiti e promossa in modo separato dai cittadini: un amministrativo distinto nella sua configurazione rappresentativa di alta integrità, che lavori senza alcuna linea di compromesso con i ruoli parlamentari dei partiti, ma che segua il programma voluto e votato dai cittadini.

Evitare ogni conflitto tra i ruoli imponendo una netta separazione, ma facendo crescere e fermentare una politica che si attivi di continuo attraverso i Partiti ridisciplinati e rinnovati opportunamente in favore di progetti condivisi con i cittadini. Se noi compromettiamo i ruoli ed in più uniamo tutte le forze politiche in una ricerca compatta, smorziamo l'effetto competitivo utile alla politica e nel contempo soffochiamo la ricerca delle nuove idee per una utile crescita.        

31 ago 2014

nuovo commento di Domenico Cacopardo sul "MOSE"


E così, a 87 giorni dall’esplosione dello scandalo Mose, nulla è, sostanzialmente, cambiato. Solo piccoli fatti nominali. È stato abolito il Magistrato alle acque (un istituto di derivazione dalla Repubblica Veneta e dall’imperial regia amministrazione austriaca, custode di memorie tecniche di grande importanza scientifica, come il progetto napoleonico di estromissione del Brenta dalla Laguna), eliminando virtualmente lo strumento, non la mano che l’ha usato in modo illecito. Scrivo virtualmente perché la riforma della pubblica Amministrazione, di cui ci stiamo occupando su Italia Oggi, nell’abolire il Magistrato ne ha trasferito i poteri-doveri al provveditore alle opere pubbliche. Una «fictio», giacché il presidente del Magistrato è sempre stato anche provveditore alle opere pubbliche e l’ufficio è il medesimo: il Palazzo dogale dei X Savi, a Rialto. Piano terra e primo piano Magistrato, secondo piano Provveditorato. Comitato tecnico unico.

Lo scandalo maggiore, però, riguarda il merito.

Avevamo chiesto una «due diligence» sulla montagna di spese fatturate dal Consorzio Venezia Nuova allo Stato: era lì la fonte degli illeciti, il deragliamento da ogni dovere morale di imprenditori e pubblici funzionari, compresi gli sciami di consulenti e collaboratori esterni. Infatti, c’è un delta tra i soldi effettivamente spesi nelle progettazioni e nelle opere e le fatture presentate allo Stato. Un delta enorme che ha consentito di dissipare quattrini in finanziamenti «liberali» alle più stragavanti iniziative, bonus immotivati (legalmente) ai dipendenti, regalie a politici, partiti e funzionari. Questo delta va indagato e lo deve fare l’autorità amministrativa competente, cioè il ministro delle infrastrutture Lupi. Tanto è vero che, cogliendo i nostri appelli il viceministro Nencini e il medesimo Lupi (una sola volta) avevano annunciato l’avvio della «due diligence», di cui, però, non si è saputo più nulla.

Non c’è dubbio che Lupi scherzi con il fuoco. Era proprio il momento di mostrare agli italiani che l’Amministrazione sa come mettere in evidenza malversazioni e ruberie e come rimettere procedure e lavori sui giusti binari. 

Una «due diligence» avrebbe consentito di definire le dimensioni del rubato addebitandone le responsabilità alle persone giuridiche e fisiche che hanno inventato e realizzato il malaffare. E avrebbe, soprattutto, permesso di definire in modo attendibile le reali occorrenze finanziarie per completare l’opera e liberare Venezia dalla biblica condanna delle acque alte.

Invece, nulla.

E nulla sull’esigenza di commissariare il Magistrato alle acque, il Consorzio Venezia Nuova e le imprese consorziate, compresa la Technital, monopolista delle progettazioni. 

È vero che, da diversi mesi, da quando cioè a Venezia si cominciò a capire che tutto stava per venire fuori, il presidente e il direttore generale del consorzio sono stati cambiati e che essi non hanno poco a che fare con il passato tranne l’incontestabile fatto che sono stati nominati dalle stesse imprese che hanno messo in piedi il meccanismo illecito. Nulla, comunque, vietava che entrambi o uno di loro diventasse il commissario del Consorzio con i compiti specifici attribuiti in questi casi a coloro che sono incaricati di rimettere le cose a posto.

Certo, anche l’autorità giudiziaria sul tema commissariamento sembra insensibile. Una sua iniziativa in questa direzione, infatti, eliminerebbe ogni indugio e ogni tentativo di coprire con la spessa coltre dell’indifferenza burocratica ciò che è successo e ciò che potrebbe succedere.



Sin qui un’occasione persa per la necessaria pulizia e per mostrare agli italiani e agli osservatori stranieri che, per Venezia, sono tanti e occhiuti, come si può, nella legalità, completare un’opera di ingegneria che rimarrà negli annali della storia idraulica.

29 ago 2014

L'oriente si infiamma:Terza o quarta guerra mondiale?


Papa Francesco parla di Terza Guerra Mondiale, ma qualcuno spiega perché siamo alla Quarta.
di vincenzo cacopardo
Il terrorismo islamista incombe e Bergoglio mette davanti le lacrime, le sofferenze e le grida accorate di disperazione dei cristiani e di altre minoranze religiose della terra dell'Iraq. Parla di una intollerabile sofferenza di quella terra. Si esprime con forza inviando un appello urgente alla comunità internazionale per porre fine ad una infinita tragedia umanitaria. Francesco incoraggia tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite con parole forti durante gli Angelus in piazza San Pietro 
E' ormai noto che in quella terra cristiani e altre minoranze religiose sono costretti a fuggire dalle loro case ed assistere alla distruzione dei loro luoghi di culto. Bergoglio manifesta la sua preoccupazione, e quella della sua Chiesa, per la sofferenza di tutti coloro che desiderano vivere in pace, armonia e libertà.
Nella sua preghiera, il Pontefice, ricorda le tragiche esperienze del ventesimo secolo e la comprensione che si deve verso l'indispensabile dignità umana che obbliga l'intera comunità internazionale a fare tutto ciò che le è possibile per prevenire ulteriori violenze contro le minoranze etniche e religiose.
Chiunque conosce la situazione di quella terra ormai abbandonata e lasciata in mano alla disperazione di un popolo dove la violenza religiosa del culto imperversa nelle tragedie più inverosimili, dovrebbe comprendere l'importanza di poter agire con urgenza intraprendendo concrete misure umanitarie per rispondere alla situazione disperata di bambini, donne ed anziani che sembrano aver perso tutto. La morte incombe costantemente su di loro e la fame e la sete si fanno sentire.

Il messaggio accorato di Papa Francesco viene ripreso in questi giorni dal giovane filosofo Diego Fusaro :”Siamo in una nuova guerra mondiale, ma non è la Terza, come ha detto Papa Francesco, bensì la Quarta, quella per il dominio globale scatenata da Washington”. Questo, il suo pensiero che spiega e racchiude la politica statunitense in Libia, Iraq e Siria: “C’è del metodo in questa follia”Fusaro, concorda con Papa Bergoglio pur sostenendo che di grande guerra si tratta, ma non proprio di una Terza

Secondo il filosofo la terza è stata la Guerra fredda. La Quarta guerra è quella che gli Usa hanno dichiarato al mondo che resiste alla globalizzazione, cioè alle mire imperialistiche statunitensi. Siria, Libia, Iraq: tre stati passati dal nazionalismo laico alla cappa fondamentalista dopo interventi Usa. La domanda che si pone è dunque: Ma gli Usa ci sono o ci fanno? e poi.:"Obama pochi mesi fa sembrava volesse bombardare Assad. Oggi vuole bombardare i nemici di Assad.”

E' una situazione che pare essere sfuggita di mano, vi sono dinamiche di sicuro incomprensibili è su questo non si può non essere d'accordo, ma non v'è dubbio che ci si possa porre la domanda logica sul significato che può avere oggi l'esportazione di una democrazia in un paese dove l'etica religiosa appare fondamentale e spesso costruita attraverso una cultura a noi poco comprensibile. Se si vuole esportare una democrazia bisogna dunque fare i conti prima con l'importanza che possono avere i suoi principi sulla stessa formazione religiosa e sui rispettivi culti.

Un mondo orientale acceso ed infiammato dove una grossa parte del popolo soffre e non potrà mai riuscire a venirne fuori se l'occidente non si approccia con un aiuto attraverso una logica non imperialista, né sottomessa, ma semplicemente utile ed equilibrata che non imponga e che non privilegi interessi economici, ma che valuti gli aspetti etici in profondità.










Il semplificativo metodo Renziano che preme sulla riforma della giustizia



Ecco i 12 punti su cui verte la riforma proposta dal governo Renzi :



  1. Giustizia civile: riduzione dei tempi. Un anno in primo grado
  2. Giustizia civile: dimezzamento dell’arretrato.
  3. Corsia preferenziale per le imprese e le famiglie
  4. Csm: più carriera per merito e non grazie alla ‘appartenenza’
  5. Csm: chi giudica non nomina, chi nomina non giudica;
  6. Responsabilità civile dei magistrati sul modello europeo
  7. Riforma del disciplinare delle magistrature speciali (amministrativa e contabile);
  8. Norme contro la criminalità economica (falso in bilancio, autoriciclaggio);
  9. Accelerazione del processo penale e riforma della prescrizione;
  10. Intercettazioni (diritto all’informazione e tutela della privacy);
  11. Informatizzazione integrale del sistema giudiziario;
  12. Riqualificazione del personale amministrativo.

In sostanza alla giustizia civile sono dedicati i primi tre obiettivi: processo civile in un anno in primo grado, dimezzamento dell'arretrato e corsia preferenziale per le imprese e le famiglie. 
Per la riforma del CSM si parla di carriera legata al merito e di sdoppiamento delle funzioni fra coloro che giudicano l'operato dei magistrati e coloro che ne determinano gli incarichi, nominandoli.
La responsabilità civile dei magistrati viene ridisegnata sulla base di quella già adottata dai principali Paesi europei, rivedendo in particolare i meccanismi di filtro e rivalsa dello Stato.
La riforma del disciplinare delle magistrature amministrative speciali (amministrativa e contabile).
Contro la criminalità economica, si prevede l'introduzione di nuove norme sul falso in bilancio e sull'autoriciclaggio.
Per il processo penale si punta sull'accelerazione dei tempi e sulla riforma della prescrizione.
Per il capitolo intercettazioni, un impianto normativo che tutelando la privacy dei soggetti comunque coinvolti, non pregiudichi il diritto all'informazione.

Gli ultimi due punti riguardano l'informatizzazione integrale del sistema giudiziario e la riqualificazione del personale amministrativo, ai quali il ministro Orlando in conferenza stampa ha dedicato parole importanti, indicando nella prima "la strada maestra per il processo civile" e ritenendo che "la questione del personale amministrativo della giustizia è la questione più importante di tutte quelle di cui abbiamo discusso finora" perché, ha proseguito, "le migliori norme del mondo non camminano se non ci sono gambe forti".


Questo ultimo obiettivo resta valido solo se si potranno definire in modo più realistico le risorse necessarie che possano fornire un organico più funzionale, in caso contrario restano aria fritta. Le gambe forti proposte dal ministro Orlando..quali dovrebbero essere? Quale nuova proposta per far sì che un organico funzioni?

Se pur valide tali riforme... rimangono incerte ed approssimative, riguardo al processo civile e le proposte di un dimezzamento dell'arretrato..Insomma.. come si intende voler procedere nel merito al fine di ottenere un dimezzamento? Si trattasse di dover dare un taglio... attraverso quale metodo... al fine di non danneggiare chi merita giustizia ?
E' da considerarsi sicuramente valida una nuova disciplina riguardo al falso in bilancio ed autoriciclaggio, ma quando si entra nel processo penale si intende voler accellerare i tempi al fine di poter contenere i termini della prescrizione. Si.. ma attraverso quale metodo e quali cautele nei confronti dell'accusato?

Si ha la netta sensazione che si vogliano risolvere i nodi di questa disciplina attraverso il solito metodo Renziano della semplificazione, in modo quasi approssimativo e senza considerare in modo primario un piano di ristrutturazione che parta dalla riorganizzazione di un organico che necessita di risorse per poter rendere più funzionale il lavoro stesso dei magistrati. Ma la disciplina che guida le regole della giustizia merita un'analisi più profonda ed un sistema di funzionamento che parta dalla riorganizzazione di un organico fondata su una seria proposta che faccia un uso efficiente delle risorse necessarie.

L’argomento della giustizia è uno dei più sentiti che dovrebbe poter camminare di pari passo con quello della sicurezza, proprio perché strettamente collegati tra loro in un unico problema che tocca da vicino la libertà del singolo cittadino. Un argomento delicato ed impegnativo in relazione con i poteri dello Stato. I valori dell’equilibrio e della funzionalità risultano perciò certamente essenziali per affrontare questo tema, ma non potranno essere risolutivi se non se ne aggiungono altri come innovazione, coordinamento e metodo.
vincenzo cacopardo

27 ago 2014

Pragmatismo e crescita...



"SENZA IDEE...POCHE  SPERANZE"
di vincenzo cacopardo

Non v'è dubbio che nel momento storico attuale, si sopravvive attraverso l’unica risorsa mentale della tangibilità e della concretezza. Questo arido percorso mentale, sembra purtroppo opporsi con forza alle iniziative ed alle idee. Un percorso che ha reso più forza a principi di furbizia e che premia costantemente una certa ignoranza od interessi personali. Non ci si può dunque meravigliare della mancanza di ogni possibile crescita sociale!

Quando nel passato Platone stesso ci informava sulle “ idee” ponendole come fondamento del suo stesso principio filosofico, contribuiva... forse inconsapevolmente... a porre le basi essenziali della filosofia occidentale, poichè... per lui.. queste erano il presupposto della conoscenza ed avrebbero contribuito alla formazione dell'essere legata al proprio pensiero.

Negli ultimi tempi... il mondo intero sembra aver dimenticato ed aver preso la strada più semplice della ricerca di soluzioni concrete e pragmatiche, rendendo irresponsabilmente più difficile una costruzione dello sviluppo basata sulle idee e così, anche la politica sembra essersi rinchiusa in questa ristretta mentalità, mettendo in primo piano una visione fin troppo realistica che occlude sempre di più ideali ed inventiva.  Attenzione però...ciò non vuol dire che il pragmatismo non debba avere la sua valenza positiva...ma quando si intende porlo come “la teoria di una verità” volendolo identificare come esclusivo principio di utilità pratica.. e senza la base di una ricerca di pensiero che coinvolga le idee, si finisce col non rendere mai alcun positivo funzionamento allo sviluppo.

Oggi...figure come Matteo Renzi, Alfano, Berlusconi e consimili, sono l'espressione assiomatica di come ogni procedura breve per una soluzione si concretizza in modo semplificativo.. condannando ogni possibile ricerca creativa più funzionale. Ma se la visione realistica può accompagnare ogni percorso amministrativo... quella delle idee risulta essenziale per guidare una vera crescita nel suo complesso.

Questi (nella loro visione non propriamente politica) nell'assurdo silenzio dei Partiti che li accompagnano.. ridotti a veri ectoplasmi ed incapaci di opporre alcun pensiero, comunicano ed agiscono col pragmatismo tipico dei tempi odierni: Una interpretazione realistica e semplificata che tanto sembra piacere a quei cittadini che poco tempo hanno per pensare. Ma possiamo davvero sperare che, insistendo su questa strada, la maggioranza dei cittadini riuscirà mai ad interpretare la crescita attraverso le idee.. se non inseguirla stoltamente solo attraverso una figura predominante che finisce per incantarli?

Lo stesso fatto che un Premier resti a capo di un partito è la rappresentazione tipica di come si tenda a dare forza ad un disegno dove l'unione dei due ruoli possa determinare con facilità ogni risultato. Ma l'esito..(qualunque sia).. risulterà sempre meno valido in termini qualitativi! Si perde sempre di più il valore di un pregio caratteristico e si accresce in un 'assolutismo accompagnati da quel pragmatismo tanto cinico.. quanto esageratamente forzato e minimale.

La politica non è solo capacità amministrativa...se così fosse i Partiti non avrebbero alcuna ragione di esistere! La cultura deve sposarsi con la realtà e questa deve potersi plasmare con le idee per un riscontro di vero funzionamento. In questi casi l'unico principio che può risultare utile per un percorso più efficace è proprio quello dell'equilibrio.


Ma come potrà mai convivere un principio di equilibrio.. se viene soffocato in partenza da quella costante procedura pragmatica condotta col l'uso forzato di un personalismo e di un conseguente determinismo?   

post correlati: Studio e analisi: il pragmatismo, le idee e l'equilibrio

Una interessante e condivisibile nota sulla nuova riforma della P.A. di Domenico Cacopardo



Nel clima moralistico (non morale) che s’è impadronito dei legislatori, sia del governo che del Parlamento, c’è una categoria di dipendenti pubblici che riesce a sfuggire a ogni tagliola. Pensiamo agli avvocati dello Stato che, all’art. 9 della riforma della pubblica Amministrazione, si vedono riportati (comma 4) al 50% delle somme recuperate nell’ipotesi di sentenza favorevole. A dire il vero la previsione del decreto-legge 90 era più drastica, il 10%, ma la «lobby» di via dei Portoghesi (sede dell’Avvocatura generale) ha funzionato a meraviglia, ottenendo un riconoscimento francamente scandaloso. Che si aggiunge agli altri compensi che si aggiungono allo stipendio base: arbitrati e collaudi, compreso quello, incredibile, del Mose. 

Non solo, nei confronti dei privilegiati di cui sopra il limite dei 240.000 euro di retribuzione non si applica: infatti (comma 7) i compensi da sentenze favorevoli possono raggiungere una somma non superiore al trattamento tabellare complessivo. In questo modo, quindi, un avvocato dello Stato raggiunge abbastanza facilmente i 480.000 euro di compensi annuali. 

In teoria e nella pratica il limite dei 240.000 euro è una stupidaggine: se lo Stato vuole giovarsi di spiccate professionalità deve poter corrispondere retribuzioni concorrenziali con quelle private, in un quadro normativo che renda l’incarico dirigenziale o professionale precario com’è precario il dirigente delle aziende private. 

Tuttavia, la crisi ha esaltato il donmilanismo serpeggiante negli exdemocristiani pauperisti e negli excomunisti egualitari: come nella scuola ci si deve adeguare alla velocità di apprendimento del più lento degli scolari, così nel pubblico impiego anche per funzioni dirigenziali strategiche (la direzione generale del Tesoro, per esempio) il valore di mercato del titolare non conta, dato che si deve rispettare la «pruderie» in voga.

Rimane incomprensibile il perché personaggi di lungo corso come Luigi Zanda, che tante valide esperienze hanno fatto nella pubblica Amministrazione allargata, si siano lasciati andare a un andazzo in cui viene privilegiato il conformismo renziano, rispetto alla razionalità legislativa. 

La riforma allarga le possibilità che sindaci e presidenti di regioni possano nominare consiglieri di fiducia: rispetto al passato viene eliminata la necessità di un adeguato «curriculum», in coerenza con la tendenza –attuata- alle dequalificazione degli «staff» e del personale di governo.

C’è poi quello che, ai tempi di Cirino Pomicino, si sarebbe chiamato un marchettone. All’art. 12, infatti, viene istituito un Fondo destinato all’Inail per la copertura degli obblighi assicurativi dei soggetti coinvolti in attività di volontariato a fini di pubblica utilità sociale e delle relative organizzazioni. 

Nel calderone immaginato dal governo e accettato dal Parlamento, ricadono le Onlus e gli Ong, un immenso mondo (1.ooo.ooo di sigle registrate, sembra) nel quale prosperano profitti defiscalizzati per soggetti spregiudicati che speculano sullo sforzo generoso di molti giovani e sul loro spirito di avventura. L’estensione delle coperture sarebbe accettabile solo nel caso che fosse accompagnata da una norma di revisione delle situazioni in essere e dal depennamento di chi usa le attività umanitarie per scopi personali. 

Vengono poi aboliti gli incentivi alle progettazioni (in-house) e viene istituito un fondo per la progettazione e l’innovazione pari al 2% degli importi a base di gare di un’opera (qui il legislatore dimostra la totale non-conoscenza della materia aggiungendo «o di un lavoro». Lavoro e opera nel diritto amministrativo sono usati come sinonimi). 

Le due norme sono stupide e contraddittorie, rispetto alla Weltanschauung (la visione del mondo) renziana: l’abolizione degli incentivi alle progettazioni dequalificherà ulteriormente i dipendenti pubblici dotati di professionalità ingegneristiche e architettoniche, spingendoli a non assumersi la responsabilità di nessun elaborato. Il 2% della base d’asta per progettazioni e innovazione è una cifra inferiore alle tabelle in uso e costringerà a giovarsi di professionisti disposti a «giocare al ribasso.»

Insomma, la saga dell’incompetenza continua.