6 ott 2015

Un'analisi sull'articolo di Domenico Cacopardo "Putin e Obama"

L'articolo di Domenico chiarisce in modo opportuno la posizione di Putin nello scacchiere geopolitico medio- orientale.. mettendo in evidenza l'opera dell’élite burocratica sovranazionale e l'establishment politico ”occidentale” da Washington a Bruxelles... compresa quella macchina da guerra della propaganda che, in modo alquanto sfacciato, continua ad esclamare l'inganno ed il tradimento di una Russia che si è sempre preparata ad attaccare..e per la quale una guerra fredda non è mai terminata.

Infiniti espedienti che definiscono il modo in cui l’élite di governo degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei.. si sono comportati nei confronti della Russia dopo la fine della guerra fredda, promettendo alla Russia che, sciolto il Patto di Varsavia, la NATO non si sarebbe espansa verso Est. Così, mentre il Patto di Varsavia andava sciogliendosi, la NATO, al contrario di quanto promesso, ha continuato ad espandersi verso Est, assorbendo i Paesi che dapprima avevano fatto parte del Patto di Varsavia. Una egemonia evidente da parte degli Stati Uniti che si sono avvicinati verso i confini della Russia.

Dagli anni novanta, i russi si sono energicamente opposti all’espansione della NATO; inoltre, negli ultimi anni, hanno messo in chiaro che non sarebbero rimasti a guardare quello che per loro è un Paese confinante strategicamente importante come l’”Ucraina” divenire un baluardo statunitense contro di loro.

Dopo i fatti dell'Ucraina che hanno messo in chiaro l’illegittimo rovesciamento del Presidente democraticamente eletto, Putin ha risposto accettando la volontà collettiva del popolo di Crimea, che ...con un enorme plebiscito.. ha deciso per il ritorno sotto la Russia. In tal modo..evitando che gli USA organizzassero una base navale NATO sulla penisola. Il presidente Putin ha sempre dimostrato di non cedere alla pressione imperialista degli Stati Uniti suggerita da Obama, solo proteggendo i propri confini, malgrado la politica statunitense abbia continuato a denunciare come illegittime le sue mosse. Una visione particolare e distorta che sembra aver avuto Washington verso la Russia. Una visione errata della politica internazionale.....che Obama e gli stessi alleati europei non hanno saputo mai affrontare col giusto equilibrio.

L’atteggiamento occidentale appare come l’antologia dell’ipocrisia. contrariamente ad una certa stancante retorica ufficiale.Pertanto, sorprende e rimane altamente falso che Washington non riconosca che l’”Ucraina” ha, da tempo, una importanza economica e strategica per Mosca e che nessun governo russo poteva accettare il tentativo di sottrarla per portarla, con determinati espedienti, nell’orbita geopolitica dell’Occidente.
Vincenzo cacopardo


L’assemblea generale dell’Onu ha certificato l’inconsistenza politica di Barak Obama e il ruolo centrale di Vladimir Putin sulla critica scena medio-orientale e, in definitiva, mondiale.
Già, lo zar ha reagito alle sanzioni americane ed europee per la questione ucraina, definendo un trattato di cooperazione politica, economica e militare, il più grande accordo mai stipulato nella storia per dimensioni finanziarie e industriali, con la Repubblica popolare cinese. S’è costituito così un forte asse Mosca-Pechino che rende eccentrica e periferica Washington e, con lei, Berlino.
A dimostrazione della sostanza del patto, a dar man forte ai russi, è giunta nelle acque siriane una forza navale cinese, forte di una portaerei, di una squadra aerea e di 1000 marines.
Se, come sembra in questo momento, il Medio-Oriente è il cuore della crisi, sia per la presenza dell’Isis che per le forze in campo, è chiaro che gli Stati Uniti e l’Europa non sono nel cuore del gioco, ma ai margini.
La medesima spedizione di una squadriglia di Rafal (gli strikers di produzione Dassault), enfatizzata da Hollande (un altro gnomo politico), appare più un mostrare la bandiera (come si usava fare nel Seicento e nel Settecento, inviando navi in prossimità di aree strategiche con l’ordine, appunto, di mostrare la bandiera, nel senso di badate, esistiamo anche noi) che un’operazione significativa.
E il senso vero della presenza russa (e di qualunque altro Paese che vuole essere protagonista nella crisi e per la sua soluzione) sono i suoi boots on the ground (stivali sul terreno), che significano una presenza reale e concreta nell’area dei combattimenti.
Lasciamo perdere che la Duma (il Parlamento di Mosca), mercoledì 30, nell’autorizzare le operazioni aeree in territorio siriano (richiesta dal presidente Assad), non ha autorizzato operazioni terrestri: infatti, la Russia (ora anche con l’aiuto cinese) ha creato almeno tre campi trincerati, forti di migliaia di uomini e mezzi corazzati, un presidio insuperabile per i terroristi dell’Isis e affini, un supporto decisivo per le stanche e demoralizzate forze governative siriane.
Ci sono tre ragioni che presiedono alla politica di Putin. La prima è strettamente domestica: in Russia e nazioni limitrofe, vive una imponente comunità islamica (10/15%), molto sensibile alle sirene terroristiche e capace di mettere a ferro e fuoco vaste aree dell’impero, come s’è visto in Cecenia. Quindi, battersi in Siria (e in Iraq) per distruggere i combattenti dell’Isis, significa battere quei cittadini russi che sono accorsi in quelle aree per infoltire le schiere degli islamisti e contribuire al loro successo, con ferocia e determinazione. Distruggerli ha effetti positivi nella madre patria.
La seconda ragione è diventare protagonisti imprescindibili della crisi e dei futuri assetti, quelli che saranno costruiti a un tavolo di pace, quando ci sarà. In questo momento, con Assad, si battono russi (con i cinesi), iraniani, hezbollah e varie forze sciite e non c’è dubbio che Putin abbia una primazia sul terreno e la consolidi giorno dopo giorno.
La terza ragione è quella di mostrare al mondo l’ininfluenza di Obama e la sua sostanziale inesistenza in questo scacchiere e negli altri più vicini, Iraq, Yemen e Libia. E sulla base di questa constatazione spingere i regimi traballanti della sponda Sud del Mediterraneo ad aprire le porte alla flotta russa e all’influenza di quel Paese.
Barak Obama ha perso la partita. E non solo per un inefficace abbandono dell’Iraq (nel senso che la sistemazione politica è risultata fallimentare), ma anche per tutte le altre mosse compiute durante la sua presidenza che ha tentato di lasciare sul terreno l’Egitto (con il tentativo in insediarvi un regime democratico) ed è riuscita a eleminare la Libia come soggetto statuale, regalandola al regno del terrore e dei piccoli ras tribali.
Per di più, Obama ha concluso un deficitario accordo con l’Iran che lucrerà da subito la cessazione dell’embargo (che pare valga oltre quaranta miliardi di dollari) in cambio della promessa di non attivare l’arma nucleare per dieci anni che, in soldoni, significa la promessa che tra 10 anni l’Iran avrà la sua arma nucleare. Non s’è definita una piattaforma d’intesa proprio per la Siria: e quanto sarebbe stato il momento di inserire il dossier tra i topic del negoziato. E, paradosso inaccettabile, ha scatenato la rivolta antiAssad, puntando su scarsi e concorrenti gruppi di rivoltosi che hanno fatto da buttafuori ai solidi terroristi islamisti, cui hanno passato anche le armi date loro dagli americani.
E la dichiarazione di Obama no boots on the ground ha sortito l’effetto di incentivare l’allargamento e il consolidamento delle forze dell’Isis, mai come in questi anni indisturbate, anche perché c’è stata la certezza di poter operare tranquillamente sul terreno, salvo la resistenza eroica dei curdi, peraltro abbandonati dal medesimo Obama alle vendette di Erdogan e alle sue velleità di primazia.
Oggi, non resta che prendere atto della situazione. Il non farlo significa continuare nell’attuale e pregressa schizofrenia che impedisce di cogliere i dati reali del problema, spinge a immaginare una realtà desiderata ben diversa da quella reale, suggerisce operazioni e atti che o sono insignificanti o sono autolesionistici.

Male ha fatto Renzi a non investire l'Assemblea Onu della questione pena di morte e di quella, sempre più significativa, del diritto alla conoscenza. Bene a dissociarsi dal napoleoncino socialista di Parigi e a rivendicare una leadership nello schieramento che prima o dopo si occuperà di stabilizzare la Libia e di espellerne il terrorismo, a salvaguardia dell’unico baluardo democratico esistente in Nord-Africa, la Tunisia.
Situazione, quindi, fluida con possibili positive evoluzioni, di cui dobbiamo ringraziare la Russia.

L’America ha perso la partita qui e, quindi, in Ucraina. Per rendersene conto dovrà aspettare che le fanfare suonino l’uscita di Obama dalla Casa Bianca.
Domenico Cacopardo



Un commento all'editoriale di Alessandro Sallusti

Sallusti nel suo editoriale sul Giornale si esprime con evidenza sul fattore “C” che continua a favorire il percorso del premier Matteo Renzi in ogni dove. Tuttavia non può proprio nascondersi una più concreta realtà che oggi vede nel Quantitative Easing di Draghi, nel favorevole prezzo del petrolio..oltre che nel cambio col dollaro ..una circostanza determinante per cambiare i parametri di una economia in favore della nostra Nazione, pur lasciando intatta, se non peggiore, una forbice tra ricchezza e povertà ed un distinguo insopportabile tra il nord ed il sud del Paese. Il giornalista si inserisce con sagacia nel caso del sindaco Marino.. non trascurando critiche allo stesso e mettendo in evidenza la “crepa” che lo stesso caso pone in antitesi col fattore “C” del capo del Governo..impedone il suo risoluto andamento e ponendo un problema di difficile soluzione che rasenta persino il ridicolo... Per Sallusti..una prova evidente di come al machiavellico Renzi importi poco la dignità stessa del Paese.
vincenzo cacopardo

Matteo, il fattore C e lo scoglio del sindaco Marino
Non vogliamo passare per degli ossessionati da Matteo Renzi. Anzi, da ieri la sua riforma del Senato, sia pure con imbrogli procedurali, si sta avviando alla seconda approvazione (ne servono quattro). Il fine, secondo lui, giustifica i mezzi, e lui non si fa alcun problema a usare quelli banditeschi. Il governo sta pure incassando alcuni timidi segnali se non di ripresa almeno di arresto della caduta. Piccoli «zero virgola» in più che il premier venditore è abilissimo a spacciare per grandi successi. Poco importa che non siano neppure farina del suo sacco ma conseguenza della congiuntura internazionale favorevole. Ci sono, e questo basta. Il premier è più fortunato che bravo. Sul fronte interno tutto gli gira a favore: i soldi di Draghi, l'interdizione di Berlusconi, la conseguente crisi con sfaldamento del centrodestra, le paure dei suoi di perdere il posto. Si chiama «fattore c.» (lui ne è dotato in abbondanza) ed è lo strumento con cui ha domato Parlamento e partito.
Fuori dai confini, dove non basta la fortuna ma serve ben altro, continua invece il disastro. È talmente un peso piuma che la settimana scorsa non è stato invitato al vertice europeo sulla Libia. Due giorni fa ha parlato sì all'assemblea dell'Onu, ma in una sala deserta: «Renzi chi?» si sono chiesti i delegati prima di darsi alla ricreazione. E ieri la Merkel gli ha scippato pure il regista della crisi libica: il commissario europeo che dovrà sovrintendere a quell'area sarà infatti tedesco e non italiano come chiesto – con molte ragioni – dal nostro premier.
Tornando alle questioni domestiche, c'è però una crepa nel «fattore c.», che sta diventando una voragine. Parliamo del caso Roma. Ieri il sindaco Marino, non contento dei guai già combinati, in poche ore ha detto nell'ordine: il Papa non capisce nulla e dovrebbe prendere lezioni da lui, il prefetto Gabrielli è una sua badante, Alfio Marchini è una specie di fascista di ritorno (si è beccato pure una querela). L'uomo è talmente fuori controllo, e fuori di testa, che ci sta diventando simpatico. Anche perché sta trascinando nel ridicolo il suo partito, il Pd, e il suo segretario, Matteo Renzi, che lo devono lasciare al suo posto pena elezioni anticipate e sicuro disastro elettorale della sinistra. Sul caso Marino, Renzi sta perdendo non solo voti a Roma ma pure la faccia. Lasciare la capitale in mano a questo tontolone è la prova che Renzi non ha a cuore la dignità del Paese e il bene della cosa pubblica. L'unica cosa che gli interessa è il suo «c.», senza fattore.
Alessandro Sallusti


5 ott 2015

Verdini canta..e i dissidenti si lagnano..


di vincenzo cacopardo
C'è da crederci.!..Denis Verdini, sarà determinante per la riforma del Senato..e la minoranza della sinistra di Bersani..sembra non voler digerire la cosa!.. L'avanzamento di Verdini e la sua allegra compagnia..a favore del premier comincia ad infastidire i dissidenti all'interno del PD costringendo Bersani a sottolineare una preoccupazione che è e rimane all'interno del partito di sinistra, svalorizzandone gli ideali fondamentali.

Non si possono nascondere le continue fibrillazioni insite all'interno della minoranza ..che insistono in un gioco di opposizione senza fine che pare concludersi perennemente con la resa incondizionata a favore delle volontà di un premier Un presidente del Consiglio che gioca una partita attraverso sfide, fiducie e.. persino aut aut. Non sembra essere solo una questione riguardante le riforme costituzionali, ma anche sulla legge di stabilità..della quale la minoranza, non pare per nulla convinta. Tuttavia sappiamo che queste “non convinzioni” valgolo poco o nulla..in considerazione del fatto che siamo ormai abituati a vedere questa frangia di dissidenti..privi di un duraturo pensiero.. e debolissimi nell'opporsi.

"Bisogna rendere più chiaro dove si stia andando senza cortine fumogene, giochi di parole e battute.” Queste di Bersani (che ormai lasciano il tempo che trovano) sono parole alle quali siamo ormai abituati, ma che restano fumo.. in considerazione del fatto che nulla sembra affermarsi dei principi tanto cari allo stesso ex segretario. Temi elevati riguardanti una Costituzione ed il suo impetuoso e semplicistico stravolgimento. A parere di tanti.. queste..volute da Renzi.. non possono chiamarsi riforme, ma alterazioni..o meglio ..distorsioni di un logica costituente che vuole sovvertire i valori di base per poter dare sfogo ad un unico principio di governabilità.

Perciò.. appare ancora una volta oltre che sterile, assai più ridicola, la fronda dei dissidenti che non sembrano avere i giusti attributi per reagire... offrendo di continuo la palla ad un furbo Capo del governo che potrebbe incassare ogni consenso ..anche quello proveniente da colui che (secondo le logiche che lo hanno portato al premierato) avrebbe dovuto allontanare per un suo fondamentale principio riguardante la rottamazione.

Mentre Bersani ed i suoi dissidenti riflettono..Verdini in tono ironico canta il suo versetto: “La maggioranza sai è come il vento” come tutto fosse uno scherzo! ..Come non si trattasse di una riforma..e si sottovalutassero valori e principi sacri di un testo costituzionale di grandissima importanza per le logiche ed i percorsi della politica del futuro. 

Ma questo Paese è così!. Rimane fermo e uguale nella interpretazione personale di un modo di far politica che premia sempre i più furbi ed i millantatori ..un Paese che si fa abbindolare dai simulatori della comunicazione..e che va allontanandosi sempre più da una cultura politica ..declamando l'inutilità di questa ..invece di parteciparvi attraverso l'informazione e l'utile conoscenza. Un Paese che non potrà mai sperare in un rinnovamento più utile ed in favore degli stessi cittadini..se questi stessi non ne prendono parte con l'interesse dovuto. Una società che si contraddice quando continua a ricordarci l’importanza dei valori che si vanno perdendo. Sarà mai possibile migliorarsi e coltivare valori se non proteggiamo i principi fondamentali della nostra cultura politica?



2 ott 2015

nuovo articolo di Domenico Cacopardo sull'operato del sindaco Marino

Questo articolo del cugino Domenico mette in evidenza ciò che hi  già messo in evidenza in un post precedente. “Marino ..l'onesto incapace” Il sindaco di Roma Marino è l'esempio tipico che dimostra come in politica l'onestà non è sufficiente: Poco importa avere una persona rettamente integra se poi non risulta capace di sostenere con impegno, con controllo e con prevenzione.. l'iter di una amministrazione! la via.. in politica, come in ogni disciplina, non può essere affidata unicamente alla rettitudine, richiede competenza, non può correre sugli unici binari della strada dell'integrità morale, poiché per logica un'Amministrazione pone problematiche diverse e tra loro differenti: Bisogna saper leggere in lungimiranza, saper approntare idee immediate e, soprattutto.. conoscere la materia amministrativa.. sapendo agire con prevenzione.
Domenico descrive in modo puntuale le inopportune mosse di un sindaco che amministra un città che oggi vive difficili condizioni e che lo vede spesso assente nei momenti più importanti “
vincenzo cacopardo



È assolutamente singolare che il papa assuma su di sé il compito di smentire le voci su un suo invito a Ignazio Marino, sindaco di Roma, di partecipare alle cerimonie religiose in programma a Filadelfia, il 26 e il 27 settembre. L’Osservatore Romano –il giornale che pesa attentamente le parole almeno quanto il Rénmín Rìbào (Il quotidiano del popolo, organo del Partito comunista cinese)- ha scritto: «Il Papa ha smentito “categoricamente” che da parte sua ci sia stato un invito o che sia stato fatto dagli organizzatori».
L’imbarazzata e imbarazzante difesa del sindaco di Roma, attribuendo l’invito al sindaco e al vescovo di Filadelfia (ma non erano loro gli organizzatori?) non spiega nulla. Rimane il fatto che il prof. Ignazio Marino non trova nulla di disdicevole nell’abbandonare Roma, in questo momento cruciale, alla vigilia dell’inizio dell’Anno santo, con la città sconvolta dai lavori preparatori e mille problemi quotidiani, dalla conferma che gli affidamenti illegali di lavori e forniture sono continuati sino alla primavera del 2015 ai frequenti incidenti alla rete metropolitana che paralizzano la città pesando direttamente sui lavoratori.
Nulla di tutto questo è risultato rilevante per Marino e, nella sua mente, è stato più importante fare da par terre al papa e ai suoi accompagnatori, impegnati in una missione in terra americana considerata da osservatori neutrali particolarmente difficile. Particolarmente difficile perché questo pontificato s’è caratterizzato, sin dall’inizio, per il suo spiccato carattere politico, prevalente rispetto ai contenuti religiosi della missione pastorale affidata a Francesco. L’attenzione di sua santità s’è rivolta ai problemi economici e sociali, oggetto d’ogni esternazione estemporanea o ufficiale o, addirittura, ex-cathedra. Il messaggio è stato sempre il medesimo: la condanna dell’individualismo (e, quindi, implicitamente, la promozione dello Stato regolatore comune) e del capitalismo, soprattutto nella versione amerikana, figlia della riforma luterana e calvinista, di quel capitalismo che è stato ed è il motore del mondo, che l’ha condotto sulla via della crescita materiale (sottraendo 1 miliardo e mezzo di uomini dalla tragedia della fame) e spirituale (mai tanti beni immateriali sono stati a disposizione dell’umanità). Ha scritto papa Francesco che questa economia «uccide», un’espressione retorica che non corrisponde al vero, e che, quindi, bisogna uccidere quest’economia (nell’unico modo conosciuto per ucciderla: quel dirigismo di Stato che ha portato l’Argentina dalla condizione di Nazione ricca a quella di Nazione povera, disastrata e in preda alla corruzione). Il tema dell’ambiente è diventato tema elettivo di questo pontificato, ma è stato coniugato con tante discutibili banalità, le medesime per le quali il comico Grillo è stato condannato a risarcire un professore universitario (che sosteneva l’energia nucleare), tra le quali l’aria condizionata, a smentita del saggio principio romano de minimis praetor non curat. Questione, l’aria condizionata, particolarmente urticante per i nordamericani, che hanno voluto rendere la vita indipendente dalle variazioni di temperatura.
Non appena un po’ di polvere si sarà depositata sulle emozioni suscitate dal papa americano, ci si renderà conto, soprattutto negli Stati Uniti (la comunità cattolica che mantiene economicamente in vita tutta la Chiesa cattolica e le sue opere) che il suo richiamo alla necessità di una comunità politica al di sopra degli individui alla quale sia dato il pieno potere di decidere sull’allocazione ottimale delle risorse ripropone un collettivismo sconfitto dalla storia più recente del tutto contrario all’american life’s style, nel quale è la libertà il principale canone della vita democratica. Certo, nella visione di Francesco c’è ancora la teologia del pueblo, nella quale è lo Spirito santo a ispirare il popolo e, quindi, la comunità politica che prevale sugli individui.
Una inaccettabile aberrazione ideologia o, alternativamente, un mero sofisma, un espediente per acquisire populistica popolarità nel momento di maggiore crisi vocazionale e di militanza della Chiesa cattolica dal 31 ottobre 1517, giorno della presentazione delle 95 tesi di Martin Lutero nella cattedrale di Wittenberg e, quindi, della nascita della riforma protestante.
Quindi, Marino doveva essere presente, spettatore, alle esternazioni di Filadelfia, e assente dalla sua città in giornate cruciali come quelle che la capitale sta vivendo.
Segno questo, che questo sindaco non ha ancora compreso (e, a questo punto, non lo comprenderà mai) quale compito delicato gli sia stato affidato dagli elettori, quali siano le attese che ha alimentato, quali delusioni ha suscitato.
Forse hanno ragione coloro che sostengono che Roma va meglio quando Marino è assente. Ma, razionalmente, rimane un errore il non avere commissariato il comune, sulla spinta degli interessi politici (e personali?) di Matteo Orfini, presidente del Pd, commissario del Pd romano, romano egli stesso.
Il pasticciaccio del nuovo inatteso viaggio del sindaco conferma, infine, tutte le perplessità sorte intorno alla sua caratura politica.
Non c’è da sperare più molto. Solo che la prossima scivolata non abbia, come questo viaggetto non ha avuto, conseguenze gravi per i cittadini dell’urbe caput mundi, oramai talmente mitridatizzati da non reagire più alle tossine che quotidianamente vengono loro inoculate.
Domenico Cacopardo


1 ott 2015

Senato.. arrivano i primi canguri..

di vincenzo cacopardo
Assistendo al dibattito al Senato di questi giorni, ci si accorge di come i giochi sembrano siano fatti, di come ormai si andrà avanti sulla nuova riforma senza tener conto di alcun rallentamento (seppur giustificato) forzato dagli emendamenti delle forze di opposizione. La via è ormai segnata! Le strategie decise con forza da un monolitico PD che pone qualsiasi freno a possibili ostacoli..e che vede il presidente Grasso assoggettato ad una maggioranza smontando sul nascere ogni possibilità di ribaltare un programma che va avanti come un treno su ordine del governo.

Un emendamento proposto ad arte dal senatore della maggioranza Cociancich (di fede renziana) è apparso come una sorta di canguro.. Risultato ammissibile per il presidente Pietro Grasso, consente di saltare tutti gli emendamenti all'articolo 1. Il fatto ha generato un'autentica bagarre all'interno dell'emiciclo. Alla fine del lungo dibattito della giornata di ieri..dopo una lunga lotta di nervi..il presidente ha ammesso al voto soltanto gli emendamenti che mirano a modificare o sopprimere il comma 5 dell'articolo 1. Si tratta di diciannove voti segreti .

Paolo Aquilanti, ex alto funzionario del Senato, ora segretario generale a Palazzo Chigi, sembra voler dare una mano al governo fornendo una appropriata regia dall'alto della sua esperienza...insomma.. si va avanti a suon di strategie verso una riforma che deve a tutti i costi esser portata al traguardo nei tempi previsti dal ministro Boschi. Naturalmente vi è stata una gara scatenata contro il senatore Cociancich appena stemperata dalle parole a sua difesa del capogruppo Zanda..parole che hanno generato ulteriore caos ed urla. Qualche senatore della minoranza ha dichiarato con forza che ormai anche per questioni come le riforme costituzionali vengono usati dalla maggioranza espedienti abnormi simili alle “fiducie”

Questa riforma assai pasticciata sta portando ulteriore caos all'interno della politica e la gestione condotta da Grasso appare imbarazzata e persino non del tutto convinta.. Malgrado la sua determinazione si intravedono perplessità nascoste. La sua vicinanza al PD ed a Bersani che lo ha candidato alla presidenza.. non può nascondersi..nè celarsi una certa titubanza. Ma sembra che gli ordini del Partito siano precisi ..”andare avanti a tutti i costi”. Il ruolo di chiunque viene posto alla carica di presidente di un'Assemblea (che in sé deve essere di arbitro e garante), soprattutto in ordine a questioni costituzionali, non dovrebbe mai essere promossa da un Partito. Nella fattispecie abbiamo un presidente del Consiglio che è anche segretario del Partito di maggioranza che propone riforme costituzionali avvalendosi del fatto che il presidente dell'Assemblea di pertinenza è stato promosso e nominato dal suo stesso Partito..Non è difficile poter pensare che possano esservi imbarazzi o pressioni ..seppur non espresse con precisa volontà.. Ancora una volta si mette in evidenza l'esigenza di separare e distinguere i ruoli con maggior determinazione e più coerenza al fine di non generare conflitti e.. persino sospetti.

Si poteva più sapientemente sperare di arrivare ad un obiettivo più adatto attraverso un bicameralismo più funzionale, ma l'accoppiata Renzi-Bersani non sembra aver ricercato qualcosa di più valido ed utile, accontentandosi di rinchiudere la funzione di questo questo Senato in un vero coacervo di incongruenze .Ricordiamoci dei bersaniani.. che fino a poco tempo fa gridavano: "Sui princìpi costituzionali non si tratta” e che oggi appaiono come risucchiati in un vortice renziano non essendo in grado di opporsi ad un domani che vedrà un Senato non eletto dal popolo, né nominato dalle Regioni..una sorta di pasticcio contro il quale non sembrano capaci di intervenire.

Mancano 13 giorni per chiudere una riforma di grande importanza che pare affrontarsi come fosse un giochetto da nulla! Regna un gran disordine e molta confusione, ma ciò che si comprende è il fatto che allo stato delle cose ..nulla potrà fermare la volontà di Renzi verso questa imbarazzante riforma. Il futuro ci dirà chi ha ragione! Di fronte a ciò che sta accadendo in Senato e della manifesta vessazione di una maggioranza che prosegue imperterrita come un treno ..non si capisce quale può essere la ragione di non abbandonare un'Aula..lasciando alla prepotenza della maggioranza la responsabilità di un cambiamento costituzionale di tale portata.









30 set 2015

Il suo principio è la fretta..


...ma rimane assopita su ogni altro eminente valore.
di vincenzo cacopardo
La ministra Boschi esordisce affermando che la sua proposta di riforma non è frutto.. né di un tentativo estemporaneo.. né di approssimazione. 
Riguardo ai milioni di emendamenti proposti da Calderoli “la bella addormetata tra i Boschi” risponde che il sistema è fatto per decidere. "Abbiamo sempre riconosciuto il valore sacro del Parlamento", "noi crediamo nel valore del confronto politico" non nella creazione di un "algoritmo". In questo caso la frecciata è rivolta a Calderoli... senza accorgersi che la mole degli emendamenti proposti non può vedersi in altro modo che come una provocazione ad un sistema che in sé sembra non funzionare affatto e che pare non abbia dato precedentemente ai partiti il tempo di illustrare in commissione gli emendamenti. ..Questione non di poco conto!!

La ministra aggiunge che tale strategia non inciderà sui tempi di approvazione. "Ce la faremo prima della sessione di bilancio”. Ponendo ben manifesto un primario principio dei tempi su ogni altra considerazione di merito di ciò che sta avvenendo. E' evidente che la sua è solo una premura di poter chiudere al più presto per potersi prendere una gloria che in realtà non sussiste. Una fretta che supera ogni altra logica cognizione di ciò che, in realtà, si sta facendo in barba ad una Costituzione e che la dice lunga sull'approssimazione con la quale la ministra affronta tale riforma.

Al di là di ciò che viene per comodo definito ostruzionismo, ma che in realtà rappresenta un diritto (se pur spinto da una manifesta provocazione attraverso ottantacinque miloni di emendamenti) da parte dei partiti di opposizione..che declamano dai propri scranni del Senato l'irresponsabile maneggio di una Costituzione a beneficio di una governabilità spinta all'eccesso, quello che appare chiaro è il voler raggiungere lo scopo di un traguardo temporale per una sorta di principio in barba ad altri più importanti valori. La tendenza per la Boschi è chiudere in fretta!!

La visione d'insieme è dunque quella di sminuire il valore di questa Camera attraverso logiche ancora non del tutto chiare e per lo più contraddittoie rispetto ai principi costituzionali ...Dare forza politica ad una sola Camera attraverso la determinazione di una legge elettorale tendente ad intrappolare e mettere all'angolo ogni possibile opposizione. In tal modo giungendo un domani verso l'ambito bipartitismo che svuoterà ogni possibile sano dibattito relegando il Parlamento in una scatola vuota ed inutile. Ciò avrà riempito di gioia la Boschi e tutta la l'allegra combriccola dei renziani, ma contrasterà con le logiche stesse del nostro ordinamento istituzionale che non ha, ancora oggi, alcun punto di riferimento con qualsiasi forma di presidenzialismo.

E' inutile aspettarsi un intervento a garanzia da parte del presidente della Repubblica che, come altri, in precedenza, sembrano restare sottomessi ai principi governativi non considerando col giusto peso l'importanza dei valori primari e il rispetto che la politica deve ad una repubblica democratica ..Forse è un fatto di visione..di percezione..di interpretazione personale di un percorso che oggi appare oltre che frettoloso, anche spinto da un eccesso di protagonismo e non certo indirizzato verso una più appropriata ricerca a beneficio di una più sicura democrazia, ma rimane il fatto che questo governo sembra volersi imporre con forza su un cambiamento per principio e non per valori e funzionamento. 

Per uno come me, che vede nella Costituzione principi che si fondano soprattutto su un sistema proporzionale nell'ambito dei consensi e nell'espressione politica di base, partecipare ad un simile smantellamento diretto verso maggioranze costruite in modo effimero e simulato.. per un unico principio di governabilità ( che in sé non può che essere un fine) non è solo triste, ma addirittura insensato. La forza eccessiva in direzione di questo cambiamento sembra del tutto decisa anche in ragione del fatto che alcuni senatori(determinanti per la maggioranza) appaiono asserviti al potere di Renzi e all'interesse per la propria poltrona. Ciò che conta verrà fuori nel futuro con la speranza che non vi sia troppo da rimpiangere e pentirsi.



29 set 2015

Un ponte sempre più sospeso..


"Una infrastruttura ferroviaria. Cosa vuol dire ferroviaria? Solo per i treni? Senza passaggio delle auto e degli altri mezzi di trasporto? ...Forse .un ponte dimezzato? Quanta lungimiranza in queste idee!...La cosa appare fin troppo ridicola ed in linea con questa politica.."

Sembrerebbe essere stata approvata alla Camera una mozione di NCD riformulata su suggerimento del sottosegretario ai Trasporti, Del Basso De Caro. Ma il freno posto dal ministro Del Rio con la solita litania sulle valutazioni ed i rapporti costi-benefici" ..non poteva che essere scontato ed il dossier non pare essere ancora sul suo tavolo

Il partito di Alfano ha spinto il governo a valutare per l'ennesima volta l'opportunità di riguardare i costi e benefici di un progetto che aspetta da lunghissimo tempo e che potrebbe cambiare l'economia della Sicilia oltre ad unire in modo più stretto il nostro paese. Ma per l'emiliano Del Rio non sembra esistere un serio impegno per questo ponte essendovi dossier più urgenti".. Il ministro dichiara "Noi non abbiamo il dossier sul tavolo in questo momento - ma se una forza politica o il parlamento ci invita a valutare se un domani potremo riaprirlo, noi non diciamo di no. 

Secondo il sottosegretario alle Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro, c'è un impegno a valutare l'opportunità di una riconsiderazione del progetto del ponte sullo stretto come infrastruttura ferroviaria previa valutazione e analisi rigorosa del rapporto costi-benefici, come possibile elemento di una strategia di riammagliatura del sistema infrastrutturale del Mezzogiorno. Quello che rimane insopportabile quando una infrastruttura deve operarsi al sud è la perenne e lunga valutazione, persino rigorosa, del rapporto costi benefici e dell' impatto ambientale. Valutazioni tenute assai meno in considerazione quando ci si appresta ad operare per le infrastrutture del Nord.

Ma lascia un po' confusi e disorientati il fatto di prevedere questo ponte come una infrastruttura ferroviaria. Cosa vuol dire ferroviaria? Solo per i treni? Senza passaggio delle auto e degli altri mezzi di trasporto? ..Un ponte dimezzato? Quanta lungimiranza in questa politica del fare!...La cosa appare fin troppo ridicola ed in linea con questa politica..

Con ciò..non sfugge il fatto che il governo resti in un'alterata fase di valutazione, potendosi in tal modo tenersi buono il suo alleato NCD che, nel bene o nel male, lo sostiene nella maggioranza. Come del resto.. non potrebbe sottovalutarsi il fatto che lo stesso NCD usi questi mezzi..solo per invogliarsi un certo elettorato al sud.

Di questa storia vedremo ancora tanti film..Una palla che rimbalzerà da una parte all'altra senza trovare mai il suo canestro.Ma non possiamo sottovalutare nè il contesto di una politica subdola che trae vantaggi da simili promesse..nè il fatto che questa infrastruttura rappresenta un passo fondamentale per lo stesso sviluppo del mezzogiorno ed il ravvicinamento di un Paese che oggi appare spaccato in due.
di vincenzo cacopardo


Intanto si governa..poi si vedrà!

La "rivoluzione copernicana" del sindaco d'Italia in tema di tasse

di vincenzo cacopardo

E' di questi giorni la notizia che la Commissione europea propende per mantenere la tassa sulla casa. I cosidetti “euroburocrati” vorrebbero spingere Renzi a mantenerla poiché l'Italia avrebbe bisogno di indicare altre strade..come ad esempio.. aver assoluto bisogno di ridurre un carico fiscale alto sul lavoro, e di aumentare tasse sui consumi e sulle proprietà. In alcuni Paesi...tra cui il nostro.. le tasse sulla casa continuano a favorire una chiara accumulazione del debito.

Renzi respinge ogni dettato in proposito proveniente dall'Europa e conferma l'abolizione della tassa sulla casa con queste parole "Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles. Il compito dell’Ue non è mettere bocca su quali scelte fiscali fa uno stato e non deve decidere al posto dei singoli governi"

Tuttavia i problemi che si pongono sono due : il nostro Paese è in grado di poter togliere un'entrata simile in un momento così delicato? Non è difficile intuire.. che quando la tassa sulla casa sarà abolita si potranno generare vere e proprie difficoltà per i comuni?. Una tassa che di per sé aveva ed ha uno scopo preciso inerente l'amministrazione delle singole città in quanto.. per logica.. l'abitazione permane all'interno del territorio cittadino ed è difficile concepire tale tassa come un'imposta separata da ogni contesto comunale.

Siamo stati abituati alle esternazioni del sindaco d'Italia fatte con promesse dirette verso il futuro, ma questa (riguardante la casa) ..al di là di come verrà stabilita..suona innanzitutto come una propaganda.. e se veramente il Governo la metterà in atto potremmo accorgerci solo col tempo quanto peserà: Ci accorgeremo se dopo meno di un anno vi sarà bisogno di rimetterla o provvedere con altro tipo di balzello.

Quello che non si spiega nella politica di Renzi è sicuramente la mancanza di idee più idonee riguardanti la crescita del Paese tenendo conto di uno sviluppo più congenito ed armonico.. anche se più lento: Potenziare le infrastrutture del Sud, dare forza alle start up, promuovere le idee, favorire il credito. Insomma...tutto ciò che può dare risultati più consistenti solo col tempo. La sua metodologia, al contrario, si impone con la fretta, una certa rigidità..il persistente semplicismo e persino con le continue promesse che incantano.. i cui risvolti potremo vedere solo fra qualche anno.. Intanto si governa..poi si vedrà!


28 set 2015

Bergoglio: rigido verso i peccati del clero

Si conclude il suo viaggio in America.. e si riafferma l'umile opera evangelica
di vincenzo cacopardo
Nel suo viaggio negli Stati Uniti..nella città di Filadelfia..ilPapa incontra alcune vittime di preti pedofili..manifestando una partecipazione alla loro sofferenza per le ferite arrecate da membri del clero o collaboratori ecclesiali.. assicurando..in tal modo una più sicura opera di prevenzione. Le sue parole colpiscono:"Vergogna per i gravi danni causati ..Mi dispiace profondamente”. "tutti i responsabili dovranno renderne conto" Parole che mettono un punto e propongono un cambiamento radicale per chi, operando nello spirito di una religione cristiana in questa parte del pianeta, ha osato usare violenza verso i tanti non in grado di porre proprie difese.

Bergoglio diventa ancora più rigido ed afferma che chi abusa sessualmente di un minore «profana la stessa immagine di Dio» ...”Non può esserci posto nella Chiesa per questi sacerdoti». Il Papa, quindi, assicura l'impegno affinchè la sua Chiesa possa per sempre proteggere i minori...tuttavia questo incontro di Francesco con le vittime di abusi sessuali sembrerebbe essere il primo che si tiene in Vaticano: Bergoglio comprende l'importanza di tale errore e.. come sempre.. si preoccupa di porre fine ad episodi che hanno compromesso l'immagine e lo spirito stesso della Chiesa cattolica.
Sono ancora in tanti a criticare l'operato di questo Pastore della Chiesa..accusandolo di inclusione in un ruoli che non gli appartengono. Ma questo viaggio in America ha marcato ancora di più la volontà del suo operato in favore di una società più giusta ed equilibrata. Il suo discorso davanti al presidente Obama ed a tutto il Paese americano contro la guerra e le armi ..verso la protezione dell'ambiente...ed una economia più equa che guardi al benessere sociale, non potrà mai essere interpretato in modo difforme..Per il Papa l’uomo è cambiato ed anche il suo modo di pensare ed interagire … ma ha sempre bisogno di credere allo scopo della sua vita in terra, ha bisogno di comprendere quale senso darle…desidera conoscere meglio il significato della sua esistenza. ..Tutto ciò fa parte dell'opera evangelica di Papa Francesco poiché inerente ad un contesto ed ai valori sui quali si dovrebbe costruire un benessere sociale.
Bergoglio continua a trasmettere ciò che ha posto in evidenza nella sua enciclica “evangelii gaudium” nella quale comunica la poca importanza che certe gioie terrene possono avere se esse non attingono al sentimento dell’amore promosso da Cristo, un amore verso il prossimo che deve manifestarsi con gioia.. al di là di ogni futile ricerca del benessere. Egli lo  stigmatizza con una frase precisa e coraggiosa «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva»

Ancora una volta il messaggio di Cristo sembra prevalere rispetto al più enigmatico credo assoluto…Francesco intende richiamare l’attenzione verso la Chiesa continuando ad usare la via umile e discreta che fu nel messaggio di una figura tanto saggia ed equilibrata..quanto misericordiosa ed umana.. mettendo meno in evidenza (per le circostanze attuali insite nel mondo)… la figura centrale del creatore e potendosi conquistare.. in tal modo.. persino  una buona parte di ascolto e l’interesse dei non credenti. La religione cristiana oggi, attraverso la figura umana di questo Pontefice, sembra esercitare il suo compito in modo più giusto e corretto, ma anche più semplice ed benevolo.

26 set 2015

Lo spirito costituzionale e le logiche del cambiamento


Senato e titolo V

di vincenzo cacopardo

La storia ci dice che dopo sei anni dall'inizio della seconda guerra mondiale e venti anni dall'inizio della dittatura, il 2 giugno del 1946 si svolsero contemporaneamente il referendum istituzionale e l'elezione di un' Assemblea Costituente, La partecipazione dei cittadini fu alta (l'89% degli aventi diritto). Il 54% dei voti (più di 12 milioni) fu per lo stato repubblicano, superando di 2 milioni i voti a
favore dei monarchici. L'Assemblea fu eletta con un sistema proporzionale e furono assegnati 556 seggi, distribuiti in 31 collegi elettorali. 
Il passato, quindi, ci sottolinea l'importanza che ha avuto il referendum per l'elezione di un'Assemblea che avrebbe dovuto affrontare un tema talmente delicato attraverso il quale si legavano gli importanti principi di una Repubblica. La Costituzione italiana è una Costituzione scritta,rigida, lunga,votata,compromissoria,democratica e programmatica. Come Costituzione vera e propria si intende un corpo di leggi fondamentali prodotte dalla sovranità del popolo di solito per il tramite di una Assemblea costituente.

Detto questo..la nostra Costituzione, che come scopo dovrebbe avere il compito di guidare e fornire una traccia al complesso di norme per meglio definire la struttura dello Stato, non sembra avere oggi un giusto funzionamento che la porti al raggiungimento del suo desiderato fine. In se, essa potrebbe apparire perfetta nella rappresentazione dei valori per la determinazione di una democrazia... ma, in particolari occasioni, può solo idealizzarne il raggiungimento. La passata Assemblea Costituente, che ebbe il compito di porre le norme fondamentali dell’ordinamento dello Stato, determinò le regole per una concezione politica in opposizione ad una visione di assolutismo, riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle norme e sui poteri. Ma qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata e sregolata crescita economica e sociale di questi sessant’anni, non potrebbe che essere rivisitata affinché non possano continuare a riscontrarsi ulteriori anomalie dovute ad un progresso che ha alterato gli stessi valori della società. Anomalie che non potranno mai dare innovazione al percorso di una politica che si vorrebbe efficiente e costruttiva. Una Costituzione che, per una sua utile modernizzazione, non dovrebbe esimersi dall’osservare in lungimiranza un possibile sistema funzionale basato su principi più moderni in proiezione delle normative e della suddivisione dei poteri.

Una carta utile ed indispensabile, ma sicuramente da rinnovare, poiché non potrebbe mai essere richiesto un suo stravolgimento. Ma se risulta necessario operare dei ritocchi e modernizzare alcuni suoi principi in favore di un percorso di crescita del Paese più funzionale, non è di certo pensabile poterlo fare con i metodi e nel merito quasi imposti da un governo condotto da un premier saccente che oggi assume la forza da una doppia anomala veste essendo contemporaneamente a capo del partito di maggioranza. Oggi si intende cambiare una parte della Costituzione senza alcuna Assemblea Costituente ma solo con l'impegno interessato di un governo (tra l'altro nemmeno eletto dal popolo attraverso un consenso espresso dalle elezioni )..in tal modo stravolgendo ancuni principi posti dai padri costituenti che in sé hanno sempre rappresentato delle caratteristiche fondamentali. Ad esempio se si e' inteso separare per comparto i poteri delle regioni attraverso un articolo del titolo V (art.122)..una ragione vi è!..L'art 122 si esprime così: “Il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi. Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo”. Adesso...se si vuole cambiare in senso più funzionale il rapporto tra il governo centrale e gli enti locali regionali, non può essere logico farlo senza un'alternativa valida che tuteli un presupposto di legittimità dell'esercizio..nè senza un consenso da parte dei cittadini nel contesto del singolo territorio e quindi dovendo considerare i possibili compromessi derivanti.

La ragione di inconciliabilità consiste nel fatto che la Costituzione, secondo i principi generali espressi dalla Consulta, accoglie il principio base sul quale il potere dell'amministrazione merita tutela solo sul presupposto della legittimità del suo esercizio. In ordine all'estensione di tale garanzia-posta a salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza costituzionalmente riservata al Consiglio regionale- è indubbio che essa ricomprenda in primo luogo tutte quelle attività che costituiscono esplicazione di una funzione consiliare tipica o di attribuzioni direttamente previste dalla stessa Costituzione. Quando i consiglieri regionali (in base al nuovo disegno di legge voluto da questo governo) verrano posti nella nuova Camera del Senato, verrà a cadere il presupposto di base della legittimità dell' esercizio, poiché si creeranno ulteriori conflitti e compromessi legati ad una politica centralista di governo che potrà costringere una politica locale.. che in sé.. dovrebbe riguardare la particolare politica di territorio in cui ci si esprime e si opera. Diverso sarebbe se costoro(i senatori) eletti a parte, potessero esercitare un ruolo politico per competenza territoriale seppur con regole diverse e ruoli separati.

Ma non è soltanto questo spirito di cambiamento approssimativo quello che oggi colpisce ..quanto il metodo usato dall'attuale governo che, con la pretesa di poter stravolgere una Camera e l'assetto politico territoriale del Paese, pur essendosi rifugiato dietro un articolo 39 (disposizioni transitorie), non si e' accorto che ha reso tutto ciò logicamente emendabile e non sottoponibile ad una norma della doppia conforme...Una doppia conforme che e' sempre apparsa come un pretesto campato in aria..e la cui interpretazione dovrebbe impedire di poter emendare..Quasi un'invenzione da parte di chi oggi è in politica e che rappresenta una sorta di interruzione verso la logica di un percorso normativo che non può stare in piedi e che configge con lo stesso spirito costituzionale.



Lo spirito e la logica vorrebbero che si osservasse e si modificassero alcune parti della Costituzione in un contesto di visione di insieme dei suoi principi che pone la democrazia al suo centro come assoluto valore primario.