di vincenzo cacopardo
Quello
che da più parti viene definito un indicatore esistenziale di grande
importanza non è direttamente correlato con la pratica sportiva e
con l’amore per lo sport, ma piuttosto appare come una complessa
interazione fra la psicologia del singolo ed alcuni aspetti della
società.
Per
tifo
si
indica un comportamento sproporzionato, diverso dal semplice
parteggiare
per
una squadra. La parola deriva dal greco e d etimologicamente sta ad
indicare la “febbre”, un sostegno fervido e gioioso per una
squadra o un personaggio. Tuttavia, nell'odierna visione sociale si
mette in evidenza sempre più prorompente un tifo extrasportivo, una
vera e propria adorazione per una squadra o una figura sportiva, che
eccede oltre i limiti. Insomma..il tifo sportivo è legato
all’agonismo dello sport e perciò soggetto anche ad una
particolare interpretazione dove si possono riscontrare circostanze
negative.. Sono condizioni che purtroppo oggi non si manifestano col
dovuto rispetto e che possono persino procurare dolore e morte.
E'
inadatto chiamarla passione, fede o amore..quando un tifoso, seduto
sugli spalti dello stadio della sua squadra del cuore..può perdere
il lume della ragione..e se anche fossero le emozioni quelle che
contano e che restano...bisogna soprattutto apprezzare la disciplina
sportiva mettendo l'equilibrio e la misura davanti a queste. Ma la
verità è che la disciplina calcistica da quando vi è entrata una
gran mole di denaro e di interessi personali.. spinta da una
mentalità odierna famelica di mitizzazioni, ha assunto connotati
diversi che si sono riflessi su una gran parte della società che
osserva tale sport da una prospettiva diversa: L'osserva in un
contesto reso ormai cieco da ogni vero amore verso la sport e solo piena di odio verso il nemico da abbattere. ..esattamente come
lo fu nelle arene del passato dove i gladiatori combattevano ed una
certa esaltazione pretendeva il sangue. Certo il paragone nei fatti è
lontano dalla violenza che portava morte e dolore, ma nella mentalità
pare restare identica: Una passione che da sana..giorno per giorno
..assume le caratteristiche di cieco fanatismo.
Non
v'è dubbio che anche qui si pongono le basi per ulteriori
considerazioni che assumono una veste sociale e quindi anche
politica..poichè questa tifoseria è molto utile ad una sistema
che vede in ciò, non soltanto un motivo di distrazione sui temi più
importanti della società, ma che ingloba tali motivi di esaltazione
a beneficio di quella identica politica di contrapposizione tanto
apprezzata da personaggi che oggi siedono nelle istituzioni: un
fenomeno ormai talmente diffuso in tutto il mondo..da apparire
persino insussistente, ma che in realtà pone problemi logistici.
Il
tifoso che eccede nel fanatismo, al contrario di chi apprezza lo
sport con equilibrio ed una visione oggettiva, si manifesta quasi
sempre come il dominato da un sistema di potere (l'importanza di
vincere a tutti i costi)..Ma questa esaltazione spinta dal
mito accecante, non potrà mai premiare il percorso di una società
che dovrebbe insegnare e diffondere la misura per ogni disciplina.
Questa analisi critica non può che essere diretta verso coloro che
perdono il lume della ragione e che ritengono che possa essere giusto
farlo... e non certamente coloro che si approcciano con rispetto
alla visione di una sfida sul piano agonistico.
Si sa bene che per questo argomento non si potrà che essere criticati.. poiché si va a toccare quel tasto delicato delle emozioni... dove persino una certa ipocrisia è presente.. aprendo anche contorni teologici: Se pensiamo che tanti di costoro si
professano ferventi cristiani andando in Chiesa con altrettanto
trasporto battendosi il petto, ci possiamo accorgere di quanta
contraddizione vi è quando.. da un lato pongono la
mitizzazione per la loro squadra in modo ostentato e idolatra persino violento.. mentre dall'altro pregano per un Cristo che ha
combattuto contro ogni forma sistemica di mito, di esaltazione e di prepotenza.