di vcacopardo
Ascoltando una trasmissione televisiva, un talk in cui si discuteva animatamente sul reddito di cittadinanza e della sua possibile conclusione per volontà del nuovo governo, mi ha fortemente impressionato il tono con cui, in vari momenti, se ne discuteva in modo talmente animato e con una mancanza di responsabilità sull'avvenire di tanta gente.
Seppur io abbia scritto abbondantemente nel mio Blog sull'improvvisazione azzardosa con la quale si è affrontato questo tema da parte di chi, con perseveranza e determinazione lo abbia voluto, nella discussione si aveva l'impressione che si volesse giocare sulla vita delle tante persone che ancora stentano in uno stato di povertà! Si dimenticano spesso tanti di quei particolari che fanno la differenza: Ad esempio: Sono quelli che pongono una particolare attenzione al tema del minimo salariale, quelli dell'età dei quarantenni, cinquantenni o sessantenni non ancora entrati in pensione che non hanno alcuna possibilità di trovare lavoro. Quello delle distanze dalle aree dove si richiede un lavoro che difficilmente, se non a costi elevati, può convincere il lavoratore nello spostamento, quelli di operare una formazione conforme al territorio che necessita di una particolare manovalanza...oltre a tantissime altre questioni che toccano la stessa particolare situazione del lavoratore. Ciò ha sempre imposto una diversa logica della manovra che divida in modo secco e radicale il tema del sussidio da quello del lavoro!
Le premesse storiche sul Reddito di Cittadinanza ci descrivono una riforma che avrebbe dovuto integrare il reddito fino alla soglia di povertà (780 euro per il singolo che cresce per i nuclei più numerosi) - si rivolgeva a quasi 5 milioni di persone, prevedeva un patto di lavoro e di formazione - pronosticava la riforma totale dei centri per l’impiego - ed infine anche forti incentivi per le aziende che avrebbero dovuto assumere. Il Reddito di Inclusione (già precedentemente in atto, pur col sano obiettivo di aiuto alle soglie di povertà, in realtà non prevedeva nulla di tutto questo!)
La differenza era del tutto evidente, ma il risultato non è mai stato scontato ed ha sempre posto naturali incertezze! Nonostante il lungo tempo da parte del governo per rielaborarlo e la buona volontà da parte del Movimento 5stelle sottoposta alle rigide regole imposte dall'Europa sulla manovra con la conseguente riduzione dello sforamento, riusci a partire questo contrastato reddito di cittadinanza e dopo i primi tre mesi, malgrado le enormi perplessità, ce ne siamo fatti una ragione.
Il maggior difetto di questa riforma fu sicuramente quello di avergli attribuito il nome di “reddito”.
Come scrissi nel passato in uno dei miei post, ogni reddito presuppone in sé un preciso servizio: un lavoro! Ciò che, in realtà, non era per nulla scontato al momento in cui la legge fu messa in atto! Di certo un sussidio occorreva per coloro che ne avevano bisogno! Se era giusto e lecito sostenere una parte del popolo in disagio attraverso un sussidio o una pensione decente...poteva apparire non appropriato chiamare reddito un sostegno fino a che non si avesse avuto la certezza che questo provenisse da un lavoro sicuro. Sarebbe stato più sensato e meno discutibile chiamarlo “sussidio di cittadinanza”in attesa di un vero reddito!
Si sarebbe dovuto operare per un serio riassetto dei centri di ricerca lavoro infondendo all'uopo maggiori risorse per investimenti. Insomma:-Inventarsi un reddito ancora prima di capire se vi fossero opportunità certe e sicure per un lavoro, è sembrata esclusivamente una propaganda... costata molto cara al nostro Paese ed a chi avrebbe avuto seriamente voglia di lavorare!
Si era anche specificato che coloro in attesa di un lavoro stabile, sarebbero stati usati dalle Amministrazioni per operare nei servizi, ciononostante nulla si è fatto! Molte città del sud appaiono tutt'ora prive dei fondamentali servizi, eppure non si è mai usato chi percepisce questo reddito nemmeno per poche ore al giorno, sia per una mancata capacità organizzativa delle stesse Amministrazioni, che per una inerzia da parte dello Stato che ha mancato nel predisporre le giuste regole. Tuttavia si era dato ai disagiati un minimo di sostentamento al fine di rendergli la vita più sopportabile, offrendo un mantenimento a qualche giovane che altrimenti sarebbe potuto ricorrere a spacciare o a commettere qualche piccolo furto.
Il reddito di cittadinanza aveva una seconda fase che è sempre stata quella più importante e che tutt'oggi rimane l'anima stessa del progetto: Quella di dover immettere costoro nel mondo del lavoro, altrimenti il disegno stesso della riforma sarebbe rimasto monco, assai dispendioso e non del tutto convincente secondo i fini promessi: Era quello di rimettere in piedi i centri dell'impiego, quello di attivarsi per interconnettere il lavoratore con le aziende, quello di formarli nella tipologia del lavoro, sarebbe dovuto essere il complesso lavoro dei “navigator” impiegati a tempo determinato che avrebbero dovuto espletare bene e con logica questo compito: Una strada che è subito apparsa (e non poteva essere altrimenti) molto più difficile della stessa complicata azione per mettere su la farraginosa manovra iniziale del progetto.
Allo stato dell'arte, qualunque cosa si possa pensare sul reddito di cittadinanza, non sarebbe mai possibile toglierlo!Malgrado la politica di una nuova destra al governo e al di là del suo fine più o meno discutibile, è facile pensare quali reazioni pericolose si riscontrerebbero nelle città con atti di violenza, furti, rapine, una microcriminalità di strada che cambierebbe sicuramente l'ordine già precario della nostra società. Un forte ritorno alla microcriminalità. Quando offri queste misure al popolo non puoi pretendere di toglierle di colpo, se non creando pericolosissime reazioni. Non ci vuole una grande mente per comprenderlo!!
E' più che logico pensare di riprogettare prima, per lasciare tutti i sussidi possibili a chi ne ha veramente bisogno e muoversi in altra strada per quanto riguarda lavoro e formazione. In questo contesto, anche per aiutare in modo definitivo ogni risultato sul tema lavoro, rimane sicuramente fondamentale affrontare e risolvere una volta per tutte il tema del minimo salariale!
Fino a che ogni lavoro avrà l'opportunità di essere retribuito senza regole, anche un “opinabile” reddito di cittadinanza non potrebbe trovare alcun riscontro positivo!