14 gen 2013

Paradosso delle sentenze e responsabilità politica





La Suprema Corte ha confermato l'affidamento esclusivo di un bimbo alla madre che convive con un'altra donna. In questo modo la Cassazione sembra aprire ai figli delle coppie gay, ritenendo che è un pregiudizio sostenere dannoso..per l'equilibrato sviluppo del bambino.. il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale".

Questa sentenza è sicuramente sorprendente per quanto attiene la cultura e la vita della nostra società che si basa essenzialmente sui diritti della famiglia fondata sul matrimonio uomo donna..come ben specificato dall’art.29 della Costituzione.

L’articolo stabilisce che Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, inoltre specifica che..la famiglia si configura come nucleo primario della società civile, fondata su principi naturali e quindi non convenzionali: i vincoli familiari di affetto, solidarietà fra i coniugi, cura e protezione dei figli, sono diritti naturali.. prima che giuridici.

La politica del nostro Paese si è spesso battuta su problemi inerenti la omosessualità e sulle conseguenti problematiche che ne scaturiscono circa l’affidamento dei figli. E’ uno dei tanti problemi mai risolti poiché relativo ad un aspetto culturale-religioso di fondamentale importanza: sappiamo come una certa morale cattolica sia insofferente nel tollerare l’omosessualità…figurarsi l’adozione dei piccoli da parte di costoro.

Non v’è comunque dubbio che simili quesiti debbano essere risolti nell’ambito di una politica sociale assai aperta al dibattito ..senza coinvolgimenti religiosi diretti, ma tenendo in considerazione la morale sulla quale si è edificata la nostra società, escludendo la quale,.. si riscontrerebbero ulteriori problematiche. Una migliore indicazione di simili aspetti, che hanno profonde caratteristiche naturali, può trovare un riscontro positivo solo attraverso l’uso di un equilibrato percorso della politica la quale, non può, in questi particolari temi, continuare ad assumere posizioni estreme (bianco-nero) equivalenti a rigidi assolutismi. Mai.. come su questi argomenti, una politica più riflessiva ed allargata ai temi esistenziali più profondi, può riuscire a determinare percorsi più corretti ed equilibrati.

Questa è una ragione in più per la quale...la politica dovrebbe muoversi ed attivarsi in modo funzionale  per non rischiare di ritrovarsi costantemente di fronte alle inconciliabili sentenze della Cassazione che portano avanti il loro lavoro col presupposto di “disporre” ciò che alla politica sarebbe dovuto “ricercare”.

Vincenzo Cacopardo

13 gen 2013

Monti.. e la speranza di una nuova rivoluzione politica



 

Alcuni anni addietro, un Movimento denominato UDR, sponsorizzato da Cossiga, si posizionò al centro della politica del Paese, sostenendo essere di rottura al percorso di costruzione di un sistema politico bipolare che non avrebbe mai potuto condividere. Il Movimento si riproponeva l'innovazione di un percorso dissimile all’incedere di una politica che intendeva sbarazzarsi di ogni ideologia per proiettarsi, attraverso un sintetico sistema, verso la nuova globalizzazione.

Il rivoluzionario Movimento era riuscito a richiamare l’attenzione di oltre il 6% dei consensi del Paese, ma..poco dopo, abbandonando la sua vera ideologia, per prevalenti motivi di interesse e di poltrone, si schierò con una delle due coalizioni….  Due mesi dopo.. il consenso si era ristretto al 2%. ..Il costo della governabilità fu pagato  con la perdita dei consensi!

Sarà lo stesso per il movimento di Monti? Il dubbio che ciò potrebbe ripetersi è verosimile!..Ma se veramente dovesse succedere,..sarebbe una nuova sconfitta del possibile riformismo e l’ennesima vittoria di una politica antifunzionale..  Inutile poi, lamentarsene!

L’odierno Movimento di Monti dovrebbe perciò muoversi con posizioni precise:

-L’una …quella di non configurarsi come un Movimento di centro, in quanto.. questa stessa collocazione, di per sé, lo identificherebbe nella identica posizione di un sistema che intende combattere per cambiare.

-L’altra …quella di non mettere mai più in relazione l’immagine politica del suo ideatore, con la figura del Premier sceso a capo di un Governo tecnico per risolvere con freddezza le problematiche prevalentemente economiche del nostro Paese. Quando i rappresentanti di questo Movimento.. che dovrebbero sponsorizzare l’innovazione portata dallo stesso,.. cascano banalmente nel dialogo televisivo che li induce a difendere l’operato del governo Monti, non fanno altro che confondere la figura tecnica governativa con quella, diversa, di chi sale per un progetto politico innovativo in favore del Paese. Un grave errore che continua ad offrire il fianco a chi, strategicamente e per opportunità, tiene a questa mescolanza.

Se vogliamo un’immediata governabilità assai poco funzionale, dobbiamo essere responsabili nell’ abbandonare ogni vera rivoluzione..ma se, invece, vogliamo costruire con più sicurezza una governabilità solida e funzionale, dobbiamo avere la forza ed il tempo di costruirla attraverso la rottura del vecchio sistema e col giusto metodo.      

Mi auguro.. per il bene del nostro paese..che il professor Monti non offra alcuna stampella ad altri Partiti poiché sarebbe l’inesorabile ritorno ad una vecchia politica che gli farebbe perdere in seguito un gran consenso. Un rivoluzionario cambiamento dovrebbe avere anche la costanza di saper attendere per poter meglio costruire.

Vincenzo Cacopardo

Credere nelle riforme per credere nell’Europa




UN PENSIERO SULL'EUROPA

L’Europa è ormai una realtà con la quale dobbiamo fare i conti!...E’ inutile poter pensare che la nostra Nazione possa sganciarsene e rendersi indipendente… 
Sembra ormai chiaro che il nostro Paese avrebbe dovuto entrarvi con una diversa valutazione dell'euro in rapporto alla lira o con l’uso di una doppia moneta che avrebbe consentito un  percorso di inserimento  meno difficile …ma sicuramente con un impegno verso la nostra economia definito da accordi più studiati e precisi.. al fine di non sottoporci ad una concorrenza che ancora ci penalizza in modo illogico....Chi pensa che l’Italia possa venir fuori da un contesto economico e politico Europeo...non fa che illudersi, poiché ormai siamo del tutto integrati col sistema Europa. 
Nel bene e nel male, l’integrazione ha preso il via e le problematiche del nostro Paese restano legate a quelle della Comunità.

In base a questa premessa, il nostro Paese, se pur partendo da una posizione di svantaggio, non può che guardare ad una crescita sostenuta da una politica di riforme che deve mirare al contesto Europeo. 
Una Comunità internazionale che deve servirci per sostenere uno sviluppo più equilibrato e sicuro nel nostro stesso territorio. L’importanza che l’Europa possa riuscire a sviluppare, insieme alla nostra Nazione, un piano per le regioni svantaggiate del Sud, …ad esempio..non può che vedersi come primaria...e questo… non tanto per le risorse economiche che da tempo si pongono a disposizione, ma per la ricerca di un percorso progettuale più efficace per il quale resta imprescindibile una presenza di alto profilo internazionale.  
Anche i problemi della sicurezza e della criminalità organizzata devono potersi osservare in un'ottica più integrata di una internazionalizzazione europea, come del resto..  quelli ambientali.

La domanda odierna… assai usata da chi sostiene un certo populismo.. è quella di non riuscire a comprendere.. perché mai abbiamo dovuto pagare un conto così salato per sentirci Europei.. non ricevendone in cambio una vera utilità…E’ un interrogativo logico che si può spiegare principalmente per via di quegli errori commessi in entrata…ma che potrà trovare quanto prima una risposta se anche la politica del nostro Paese riuscirà a cambiare. 
Il risultato di questa nostra integrazione si vedrà nel lungo tempo e potrà essere un risultato di migliore qualità se la politica verrà riformata e se sarà capace di proteggere la cultura e le variopinte bellezze del nostro Paese.

Vincenzo Cacopardo
     

11 gen 2013

La cultura di Stato, la modernizzazione e… la nostra sicurezza.




Con la teoria dell'azione sociale e della relazione, Max Weber, con Simmel nell’800, introdussero uno spostamento della sociologia: Il soggetto diventava fondamentale in relazione agli altri uomini e la società non era più un blocco in cui ogni singolo aveva scarsa importanza ma, esisteva essenzialmente nei rapporti tra gli altri singoli.

In questo spirito, si dovrebbe inquadrare oggi, la particolare attività politica verso il funzionamento di ogni società civile e su questo argomento si innesta un importante dialogo sulla cultura dello Stato, sul potere e sulla logica distribuzione dei valori.

Non v’è dubbio che, oggi, consideriamo politiche tutte quelle azioni di influenza delle grandi industrie, delle banche, dei sindacati e di ogni gruppo di pressione.. che incidono sull’andamento e sulla guida del governo. Oggi sembra si voglia negare una visione tradizionale secondo cui la scienza politica, fondandosi sul concetto di Stato, si occupava solo dei rapporti tra governo e società e si sostiene, invece, una deprecabile scienza politica con un preciso concetto di potere.

Si può sostenere che la distribuzione dei valori nella società sia rappresentabile con modelli a forma di piramide, per cui pochi dispongono di grandi quantità di risorse e di conoscenze e i molti, (la massa) che non ne dispongono  continuano a rivendicare la cosiddetta emancipazione degli oppressi o il riscatto del lavoro, ma divengono spesso ostaggio dei tanti che dichiarano di voler combattere. Oggi, lo spazio di manovra per chi critica la modernità e lo sviluppo delle odierne democrazie, è comunque molto diffuso.

Lo sviluppo e l’accrescimento nella complessità sociale degradano irreversibilmente la qualità della vita,.. le contraddizioni create dalle stesse regole imposte..  finisce col sublimarsi,…. la sfiducia dell’uomo aumenta,…. un uomo che diviene preda della propria arroganza e del potere. La politica deve quindi muoversi quanto prima dando un segno indispensabile a difesa dei principi fondamentali del vivere sociale.

In questo pessimistico quadro che avanza, ogni problematica del sociale deve essere combattuta e vinta attraverso la cultura dell’equilibrio e del metodo di reciprocità.

Il metodo della reciprocità implica in sé l'equità, così nella sfera economica come in quella dei costumi, così nel campo intellettuale e persino in quella del sentimento verso il prossimo. La cultura dei rapporti sociali deve essere tenuta in alta considerazione da chi opera in politica, poiché sia le azioni che i comportamenti nei rapporti restano i valori fondamentali su cui poggia il sostegno della collettività e la sua crescita.

Politica e sociale, in tal senso, non possono che vedersi unite nel rapporto per un sano sviluppo del Paese.
 

Il processo di unificazione dell’Europa, ha finito col fare uso solo di principi regolati da una economia globale. Questi principi, basati su valori imposti da un mercato sempre più competitivo, sembrano gli unici a guidare una unificazione che si evidenzia abbastanza precaria per le logiche differenze etnico culturali delle diverse comunità. Un processo di unificazione forse non prematuro rispetto ai tempi, ma sicuramente anticipato nelle procedure che ha sottovalutato la sicurezza di alcune popolazioni.

Questa difficile realtà dovrebbe oggi spingere la nostra politica internazionale a modellare con più equilibrio un processo in tema di sicurezza. Una giusta politica europea avrebbe dovuto tener conto dell’aspetto etnico culturale e delle diversità dei Paesi entrati in Comunità. Sembra scontato che solo in questi termini una vera Europa avrebbe potuto avere migliori opportunità ed una crescita più armonica.

Gli argomenti politici internazionali di grande attualità nel prossimo futuro saranno quelli legati all’ambiente ed al sovrabbondante numero di immigrati extracomunitari che tenderanno ad invadere con maggior forza i territori dei Paesi economicamente avanzati. Ovviamente i due problemi sono fortemente collegati tra di loro ed al tema di una sicurezza. Tutti sappiamo ormai che il nostro pianeta, oltre a subire un mutamento atmosferico condizionato dal progresso delle civiltà più evolute, deve affrontare questo forzato processo di coabitazione. Sono problemi ormai conosciuti dei quali si discute abbondantemente e che coinvolgono da vicino il nostro Paese, ma anche in questo caso, ogni soluzione rimarrà ancorata a scelte di natura politica. Non valutati con attenzione nel passato ed adesso moltiplicati e sempre più difficili da risolvere, questi problemi, oggi quasi insormontabili, vedranno un mondo politico doversi esprimere in termini sempre più severi.

Chiari esempi di come sia venuta a mancare un’azione preventiva di studio e di come si sono voluti chiudere gli occhi di fronte ai difficili problemi della sicurezza che ne sarebbero scaturiti. Queste enormi problematiche che investiranno il futuro dei nostri ragazzi sono il sicuro esempio di quanto determinante sia il ruolo preventivo di una politica per la collettività e quanto indispensabile sia la tutela di un interesse pubblico che solo le istituzioni possono salvaguardare attraverso giuste azioni preordinate.

vincenzo Cacopardo

Le nuove geometrie politiche

di vincenzo cacopardo
Quello che oggi non si riesce a scorgere nel nostro Paese, è una vera e profonda ricerca di cambiamento verso un modo di far politica che non può più funzionare. Dalle attuali forze oggi impegnate, si coglie l’assoluta mancanza di proposte innovative sulle riforme istituzionali, suggerite attraverso una nuova forma mentis, che dovrebbero poter sostituire il percorso di una mentalità ancora incollata a vecchie procedure anticostruttive.
                                                                          

Credo che ciò dipenda prevalentemente da una incapacità di immedesimarsi in una vera costruzione del nuovo in termini di idee, ma anche nel non comprendere che il vecchio modo di ragionare e di muoversi, non potrà più farci crescere. Anche le idee dovono potersi rinnovare di continuo spinte dalla logica di una continua innovazione sociale. 
Chi è in grado di poter vedere in un’ottica innovativa la funzione di una politica più attiva per la nostra società, potrebbe meglio accorgersi di quanto importante sia ragionare con un’apertura mentale disposta in favore di un sistema alternativo che possa condurci avanti. Non si deve mai dimenticare un passato storico che ha segnato un percorso, ma farne esperienza.. per mettere in atto una vera trasformazione in termini di efficienza ed utilità e ciò può avvenire solo con la forza di una ricerca su basi teoriche attraverso uno studio di ricostruzione funzionale di quella che potrebbe definirsi come una "NUOVA GEOMETRIA DELLA POLITICA" 


“posizionamento dei poteri”

Nel 700 un brillante magistrato di nome Charles de Montescquieu con “lo spirito delle leggi”, attribuì alla separazione dei poteri il concetto di libertà, precisando l’importanza del loro reciproco equilibrio. Questo importante personaggio scrisse che il potere legislativo e quello esecutivo non potranno mai essere accomunati sotto un’unica persona o corpo di magistratura,  e  neanche quello giudiziario potrà essere unito agli altri due poteri: i magistrati non possono essere contemporaneamente legislatori e coloro che applicano le leggi. Così, ovviamente i legislatori non possono essere contemporaneamente giudici. 
Per Monteacquieu l'arte di creare una società e di organizzarla compiutamente, era l’arte più alta e difficile, in quanto da essa dipendeva il benessere necessario allo sviluppo di tutte le altre arti. Indubbiamente egli pose le fondamenta per le regole di una politica che ebbe grande influenza sulla costituzione francese e americana e sulla quale si sono via via costruite le basi delle democrazie moderne, tra cui la nostra. Ciò che manca in questi suoi studi è il rapporto tra il parlamentare ed il legislativo (oggi fusi insieme in modo alquanto conflittuale) relativo alle moderne democrazie.

La logica di Montescquieu è ancora valida rispetto alle democrazie moderne che operano attraverso “i poteri” dello Stato, ma oggi, nel disperato bisogno di un percorso di revisione della democrazia moderna, non ci si può basare su questo modello in modo circoscritto e pragmatico senza apportarvi innovazione: se si vuole costruire qualcosa di più funzionale, la prima forma che deve sparire è proprio l’idea di “potere” che..forse, potrebbe legarsi soltanto a quella che ogni cittadino esprime attraverso un proprio voto di rappresentanza  in Parlamento.

Il “potere” esecutivo, che oggi rappresenta il complesso delle attività volte a dare attuazione alle leggi dello Stato e che ha anche funzioni distinte in attività politiche e in quelle amministrative, non dovrebbe rappresentare una forma di “POTERE”, ma essere classificato come un “ordine” o un “organo”. Così come il potere giudiziario, che di per sé è già un “ORDINE”, secondo la dicitura espressa dai padri costituenti nella Carta costituzionale..ma che, per una serie di circostanze, ha finito con lo sfociare in un potere.  

Credo che molti cittadini si domandino oggi, se possano ancora esistere concetti fondati su una divisione Destra-Sinistra, e se la vita politica, malgrado sia sempre stata segnata da un percorso ideologico costruito attraverso questa dialettica, possa continuare a contribuire positivamente in favore di un funzionamento sociale. Politici e politologi di tutto il pianeta fanno ancora credere che possano esistere questi percorsi anche perchè, questa suddivisione, continua a dar loro la possibilità di esprimersi in una vecchia logica al fine di poter restare incollati agli interessi che un sistema può offrire. 

Di certo oggi, non si dovrebbe più discutere in termini di destra e sinistra ma, solo di bisogni per la società e questo conduce automaticamente alla ricerca di un nuovo sistema: Che possano esistere ideologie diverse nel nostro pensiero, è più che legittimo sebbene, in un contesto di moderna politica, si dovrebbe lavorare per un processo di crescita e di benessere in favore di una società con maggiore sinergia, seppure nel contesto di idee diverse.


Una nuova politica dovrebbe spingersi a vedere la sua capacità funzionale non più nella classica visione di una linea di divisione che contrapponga una Destra e una Sinistra, ma in quella più moderna di una linea che divida, in modo equilibrato ed efficace, la funzione Governativa da quella Parlamentare.
                                                                                  

La visione futura di una politica moderna potrebbe vedere la determinazione di un unico vero "POTERE" al centro con ai lati un ordine giudiziario ed un organo governativo operanti in parallelo per competenza. 

      ORGANO GOVERNATIVO---POTERE PARLAMENTARE—ORDINE GIUDIZIARIO

Naturalmente il vero ed unico potere rimane quello parlamentare che dovrebbe dirigere e guidare l’indirizzo politico: Costruito con la forza del pensiero dei cittadini e con l’apporto di chi deve operare da tramite per costruire in modo fattivo questo legame attraverso un programma: cioè i Partiti (solo se opportunamente revisionati e regolamentati da chiare normative)

Il posizionamento del potere Parlamentare include di per sè anche il bisogno di un’aula sulla quale dibattere in termini di normative, formando maggioranze e minoranze solo in relazione a scelte di metodo: Bisognerebbe lavorare perchè il programma discusso e voluto dai cittadini..riesca ad essere anteposto a qualunque scelta e rappresentare il presupposto ideativo essenziale del percorso politico del Paese. Tutto ciò anche in considerazione delle regole economiche imposte dall'Europa, dove può ricercarsi e trovare spazio un percorso di metodo più adatto.   

Oggi occorre essere funzionali per far sì che un sistema trovi una corrispondenza verso l’utilità di un servizio che si deve alla società che si amministra. La parola “funzionalità”, è sinonimo di efficienza ed innovazione e la ricerca di un giusto posizionamento dei compiti dovrebbe essere affrontato in una ottica più moderna e costruttiva poiché, la funzione dei singoli elementi, ha un’importanza predominante sulla evoluzione stessa della società.


Bisognerebbe guardare oltre e lavorare… in direzione di uno studio organizzativo che possa basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro e dei relativi ruoli.