25 mag 2013

De Filippi..una cattiva maestra?



«Bisogna toglierli dalla strada e dalla televisione spazzatura », lo ha detto don Luigi Merola, già parroco del quartiere napoletano di Forcella. Il riferimento va anche  a Maria De Filippi  che per lui rappresenta  una vera cattiva maestra d'Italia per l’educazione dei ragazzi.   Don Luigi Merola  è stato in prima linea nella lotta alla camorra ed il suo messaggio è diretto contro una certa diseducazione proposta e spinta in modo eccessivo da alcune trasmissioni televisive.
Sono ormai in perecchi ad affermare che i programmi della De Filippi, non sono proprio educativi e spingono fortemente verso una disinformazione oltre che verso un cattivo modo di presentarsi in una società ove.. persino i sentimenti.. vengono messi alla ribalta sia che essi siano veri o falsi ……Per alcuni sono trasmissioni al limite di ogni vergogna dove la gente litiga e si insulta in continuazione, dove viene ripresa vestita o in mutande, mangia, dorme e va al cesso…gente che finge di ridere o di piangere.
Il alcuni casi.. strani ed inconsistenti personaggi che arrivano ad un successo guadagnando quattrini con estrema facilità alla faccia dei tanti che guardano passivi ed imbambolati e persino invidiosi.. scene di ogni tipo. Quello che tanto stupisce è l’atteggiamento assente di una conduttrice che non si esprime più di tanto durante i litigi al limite di ogni rispetto ( un rispetto  non portato soprattutto alle figure femminile, le quali sembrano non  desiderarlo nemmeno). La furba presentatrice è abbastanza intelligente per capire che un suo intervento in favore di una quiete nello studio.. porterebbe al disinteresse della trasmissione.
Non v’è dubbio che il messaggio di don Luigi Merola è preciso e diretto in quanto, queste trasmissioni, non potranno mai educare in positivo e continueranno a costruire idoli.. modelli vuoti e senza contenuti profondi poiché ogni educazione verso la mancanza di rispetto è dannosa se persino legata alla costruzione di false divinizzazioni di personaggi. Ma lo sarebbe in assoluto anche nell’esaltazione di chi merita il successo.. in un mondo in cui si dovrebbe frenare quell’esagerato impulso dei ragazzi tendente ad osannare senza alcun controllo..
Trasmissioni come “Uomini e donne”, “il grande fratello”, “l’isola dei famosi” e persino “amici”.. quando si esaltano particolari scene e certi piagnistei nel chiuso di una casa, possono risultare diseducative e non certamente utili per l’educazione dei tanti ragazzi di strada a cui fa riferimento Don Luigi Merola. Una problematica di sicura coerenza con la politica dell’istruzione e della cultura sociale a cui lo stesso governo dovrebbe dedicarsi con maggior impegno. 

La De Filippi...una cativa maestra?..ai lettori ogni giudizio.. 

vincenzo cacopardo        

24 mag 2013

Uno sguardo alla relazione dei saggi (3)



Nel Capitolo V sullo scottante argomento dell’Amministrazione della Giustizia, il gruppo dei saggi premette che:
“I conflitti ricorrenti tra politica e giustizia si affrontano assicurando che ciascun potere – quelli politici, legittimati dal processo democratico, e quello giurisdizionale, legittimato dal dovere di applicare la legge in conformità alla Costituzione - operi nel proprio ambito senza indebite interferenze in un quadro di reciproca indipendenza, di leale collaborazione, di comune responsabilità costituzionale. Una buona e costante “manutenzione dell’ordinamento” e una migliore qualità della legislazione favoriscono la certezza del diritto e prevengono i conflitti.”
Al di là di una certa utile retorica, il riferimento ad operare nel proprio ambito senza eventuali indebite interferenze, vorrebbe porre fine alle tante contestazioni che negli ultimi tempi hanno visto forze politiche, per comprensibili sospetti, muoversi contro l’ordine della magistratura.  

I saggi ci informano puntualmente sul bisogno di riforme e sugli obiettivi da perseguire nel campo della amministrazione della giustizia, indicando i punti essenziali:

a) il rispetto effettivo di tempi ragionevoli di durata dei processi, oggi carente sia sul piano della giustizia penale, amministrativa e contabile, sia sul piano della giustizia civile (dove la lentezza dei procedimenti penalizza lo sviluppo e la competitività del paese);

b) la riduzione della ipertrofia del contenzioso;

c) la maggiore efficacia dell’azione preventiva e repressiva, oltre che dei fenomeni della criminalità organizzata, dei fenomeni di corruzione nella vita politica, amministrativa ed economica;

d) l’esigenza di contenere il fenomeno dei contrasti fra diversi organi giudiziari, nonché, sul piano penale e della giustizia contabile, il fenomeno di iniziative che tendono ad intervenire anche in sostanziale assenza di vere, oggettive e già acquisite notizie di reato o di danno erariale, in funzione di controllo generalizzato su determinati soggetti o procedimenti.

e) il perfezionamento del sistema di tutela dei diritti fondamentali, che si avvale oggi del riconoscimento pieno del diritto al giudice, dell’ampia apertura agli strumenti di tutela internazionali, e di organi giudiziari indipendenti, ma non sempre è effettivo a causa di lacune normative e di carenze organizzative.



Successivamente, Per la giustizia penale essi propongono in sintesi:
“una migliore definizione su come si avviano e concludono le attività di indagine, con particolare attenzione per gli strumenti investigativi più invasivi nei confronti dei diritti fondamentali come, ad esempio, le intercettazioni delle conversazioni . Secondo il gruppo l’intercettazione deve restare un mezzo per la ricerca della prova, e non di strumento di ricerca del reato.-In secondo luogo tale si deve poter porre limiti alla loro divulgazione, come occorre dare un limite di tempo alla fase delle indagini preliminari, così da giungere con sollecitudine al contraddittorio processuale - lntrodurre vincoli temporali all’esercizio dell’azione penale (o alla richiesta di archiviazione) dopo la conclusione delle indagini e la revisione delle norme sulla contumacia -disincentivare l’esperimento di rimedi esclusivamente e palesemente dilatori7- Possibilità di riconoscere l’irrilevanza del fatto ai fini della non configurabilità del reato - Considerare le eventuali condotte riparatorie come cause estintive del reato ma solo nei casi lievi-  Sospensione del processo a carico degli irreperibili, con relativa sospensione dei termini di prescrizione - Inappellabilità delle sentenze di assoluzione per imputazioni molto lievi, tenendo conto dei rilievi formulati dalla Corte costituzionale”

“Nella fattispecie il componente dei saggi, Valerio Onida, esprime l’opinione che tra le misure da adottare nel campo della giustizia penale non debba mancare una generale revisione del regime e dei termini della prescrizione dei reati che, nell’attuale sistema comportano la vanificazione di risorse ed energie processuali e incentivano iniziative dilatorie”.
Non si può che esprimere un consenso su questo lavoro pur rimanendo perplessi circa la fattibilità di alcune proposte che vedono oggi una politica costruita sul compromesso di due gruppi politici in netta antitesi sull’argomento.

Un’ osservazione, comunque, potrebbe porsi sull’argomento allorquando non si mette in evidenza più da vicino il lavoro dei tanti magistrati circondati dagli innumerevoli fascicoli. Inoltre… le ultime riforme in campo di giustizia sono state caratterizzate  dalla generale riduzione dei termini lunghi per impugnazioni, riassunzioni etc. Nelle Corti principali, le cause vengono di continuo rinviate di parecchi anni. E’ anche noto che, per fissare un’udienza in Cassazione, possono passare non meno di cinque anni e tutto ciò per l’immensa mole di lavoro del singolo magistrato, dovuta al moltiplicarsi delle cause e degli affari cui deve occuparsi.

A ciò bisognerebbe porre rimedio, anche a costo di dover rompere vecchi schemi che hanno indubbiamente reso cattivi risultati.

 A paragone di ogni professione, il magistrato lavora in solitario. Riceve un aiuto dal cancelliere limitato a funzioni unicamente materiali come la formazione dei fascicoli, la redazione dei verbali, la pubblicazione delle sentenze etc. Inoltre il sostegno non è più intenso poiché il rapporto, negli anni, si è ormai reso malato tanto da scoraggiare lo stesso cancelliere.Il magistrato non ha nulla che assomigli ad una squadra di aiuti e assistenti che lo possano sostenere.

Ogni proposta di riforma della giustizia si riscontrerà sempre con questa presupposto prioritario che determina una difficoltà sui tempi… ed oggi i tempi, risultano determinanti sia per la ricerca di una vera giustizia che per lo sviluppo economico di ogni comunità.
Arg. post correlato: La giustizia, la magistratura ed i giudici 
vincenzo Cacopardo

23 mag 2013

Il coraggio di un uomo, la nostra cinica mentalità e l'assenza di uno Stato




di vincenzo Cacopardo  
Chiunque ha potuto vedere le tante fiction su Giovanni Falcone…riproposte per ricordare la strage di Capaci…non può che essersi emozionato e commosso nel rammentare l’impegno e la solitudine di quest’uomo e di tutti coloro che...insieme, hanno collaborato contro la potente organizzazione mafiosa.

A quei tempi..è inutile sottacerlo, eravamo tutti un po’ assenti e non si può negare che guardavamo con occhio assai critico il protagonismo di certi magistrati in prima linea: ci dava fastidio il suono delle sirene…le sgommate delle auto blindate…le folte scorte armate fino ai denti….Il nostro atteggiamento era sicuramente distante dall’impegno prestato da questi uomini coraggiosi poichè si reputava superfluo combattere contro un nemico che..in fondo.. finiva col non infastidirci più di tanto.
Molti di noi, benestanti, pensavano che tutto ciò derivasse da certi naturali equilibri con l’attività criminale e che questa.. non avrebbe potuto intaccare il nostro bel mondo: era una mentalità costruita e radicata.. che trovava anche una legittimazione nella nostra vita quotidiana..completamente estranea dal mondo del crimine organizzato. Inoltre questa lotta improvvisa..dopo anni ed anni di convivenza con una certa mentalità del sopruso e dell'indugio…ci sembrava estremamente spropositata ed inutile.

Comunque si voglia rappresentare…questa nostra cultura, era anche frutto della poca conoscenza sulla mentalità mafiosa..poichè tanti della nostra “Palermo bene” affrontavano la vita con la forza dei propri sogni.. contornati da una bellezza naturale che, ai tempi, sembrava davvero incomparabile.

Se oggi possiamo e dobbiamo fare un'autocritica.. volendo essere obiettivi…potremmo guardare al passato identificandoci come spettatori ignoranti e passivi ma..sicuramente giustificati da una mancanza dello Stato che.. allora.. non manifestava il giusto impegno contro l’organizzazione criminale edificatasi nella nostra isola: Un’assenza fisica, ma anche culturale.. che ha finito col coprirci gli occhi ed ingannarci sulla crescente cultura di mafiosità.

Se anche qualcuno di noi, spinto da un nuovo spirito mentale, avesse potuto percepire l’importanza di un impegno per poter mettere fine a questa mentalità delinquenziale, promettendo un piccolo contributo attivo, come avrebbe potuto agire a quel tempo, senza un minimo di collaborazione da parte delle istituzioni e gli organi della sicurezza dello Stato? Questa è stata, in parte, la ragione che ha, di contro, scatenato lo scetticismo ed una sorta di ostilità nei confronti di quello che veniva identificato come un certo inutile  “protagonismo” dei magistrati. 

La lotta di uomini decisi come Falcone è sempre stata una lotta impari: un uomo che sembra aver combattuto disarmato contro un gigante. Un uomo che, come Borsellino, si è.. pian piano..inserito in un gioco sempre più grande dal quale non si è potuto liberare. Eroi.. che hanno cercato invano una risposta da uno Stato che è stato insensibile e costantemente assente in questo triste gioco del massacro... ridestandosi solo dopo il sacrificio di tante e tante vittime. 

Una storia triste ed amara che ha avuto solo in ritardo un vero successo nel risveglio mentale dei tanti che...hanno finalmente percepito l’importanza di questa piaga che affligge il Paese.
   

21 mag 2013

Uno sguardo alla relazione dei Saggi (2)




Nel primo Capitolo della relazione dei saggi concernente i Diritti dei cittadini e  la partecipazione democratica. Il gruppo di lavoro afferma che: “Il potenziamento dei diritti dei cittadini e della partecipazione democratica costituisce un pilastro fondamentale per rinnovare la democrazia e la vita pubblica”.

Un’affermazione necessaria oltre che di primaria importanza per dare più corpo ad una vera democrazia nel Paese.
Il gruppo ha analizzato coerentemente l’importanza di uno Statuto più adatto per i Partiti..affermando: La Costituzione definisce il partito come una associazione di cittadini che si impegnano con metodo democratico a determinare la politica nazionale (art.49). Con il tempo questo carattere di libera e nobile associazione politica si è affievolito tanto nella realtà quanto, e molto di più, nella percezione dell’opinione pubblica. L’insoddisfazione per le prestazioni del sistema politico si è indirizzata, come in tutti i periodi di crisi, principalmente contro i partiti”.

L’ opinione del Gruppo di Lavoro, in proposito.. è stata quella di proporre che ogni statuto preveda di rispondere ai requisiti di democraticità richiesti dalla Costituzione: a) gli organi dirigenti elettivi; b) le procedure deliberative che prevedano adeguata interazione tra iscritti e dirigenti nella formazione degli indirizzi politici; c) gli organi di garanzia e di giustizia interni; d) la istituzione dell’anagrafe degli iscritti e le condizioni per l’accesso, che dovrebbe essere garantito a tutti gli iscritti; e) l’equilibrio di genere negli organi collegiali e nella formazione delle candidature; f) le garanzie per le minoranze; g) le procedure per modificare statuto, nome e simbolo del partito.



Più avanti nel Capitolo Sesto sulle Regole per l’attività politica e per il suo finanziamento, i saggi scrivono:

“Le questioni relative alla nuova domanda di etica pubblica si concentrano in particolare sui vantaggi impropri dei partiti, delle istituzioni politiche e di chi lavora negli uni e nelle altre. Alla base c’è la profonda insoddisfazione per i servizi resi ai cittadini dalla politica. Il problema dei costi delle attività politiche va perciò affrontato guardando alla domanda di forte cambiamento espressa dalla società nei confronti della politica 
Il riferimento va subito alla legge 96/2012 che ha ridotto della metà l’ammontare delle risorse pubbliche destinate annualmente ai partiti, lasciando invariato il meccanismo dei rimborsi per il 70% e ancorando per il restante 30% l’erogazione dei contributi alla misura di 0,50 euro per ogni euro ricevuto dai partiti.


Il Gruppo di Lavoro ha giustamente sottolineato l’importanza di un finanziamento pubblico delle attività politiche...ma, asserendo che questo deve essere reso: in forma adeguata e con verificabilità delle singole spese, poichè costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l’attività politica”

Dopo un’attenta analisi sui rigorosi tetti di spesa e le distinzioni delle spese fisse proporzionate al numero dei voti del singolo partito ed al bisogno di definire un limite al contributo privato, il gruppo dei saggi propone le varie agevolazioni ai Partiti riguardanti gli spazi pubblici…quelli televisivi, gli sgravi fiscali etc…

Importante l’art 16 del documento sulle disposizioni sul controllo dei costi.. attraverso il quale si propone, per evitare disparità di trattamento, di uniformare i soggetti deputati al controllo, che devono essere esterni ed indipendenti.



Non andando oltre e volendo di proposito affrontare in seguito l’argomento sul conflitto di interessi relativo al monopolio dei partiti sulle particolari cariche pubbliche, non posso che essere d’accordo con questa parte della relazione in riferimento al ruolo dei Partiti ed alla loro importante fase di regolamentazione.
Non v’è dubbio che il gruppo ha saputo intuire l’importanza di una indiscutibile riforma…sebbene si possa nutrire qualche piccola perplessità circa un mancato approfondimento sul metodo e sulla funzione che i Partiti dovrebbero operare in fase di comunicazione e di dibattiti. Inoltre ritengo non giustamente appropriato, (né coerente con la precedente loro dichiarazione sulle regole), qualsiasi contributo di provenienza privata che potrebbe vedere nel futuro l’inserimento..se pur ben celato, di società criminali o malavitose: Nel nostro Paese si fa presto ad inserire prestanomi e nascondere interessi privati legati alla politica, facendo ..poi..apparire tutto regolare. Se questo.. in paesi avanzati come gli Stati Uniti...è permesso,non è detto che possa rappresentare un vero esempio di democrazia. 

La partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese non può che essere di primaria responsabilità dello Stato. Risulta quindi necessario dare una precisa regolamentazione agli statuti dei Partiti ma la presenza contributiva del privato potrebbe finire col destabilizzare sempre tali regole.
vincenzo Cacopardo