James
K. Galbraith,
famoso economista americano.. radical, pacifista, grande studioso
delle diseguaglianze, ci induce a dimenticare la normalità di un
benessere passato ..affermando che esso non potrà più tornare in un
contesto evidente dell'economia mondiale. Da oggi in avanti..secondo
l'economista vivremo di continua instabilità ed è quindi
preferibile adattarsi ad un ritmo di vita diverso.
James
K.. Galbraith,
sostiene che le scelte economiche dell'Europa suggerite dalla Merkel
non potranno mai portare benefici economici alla società . Nel suo
ultimo libro la “fine
della normalità”
spiega come e perchè, nonostante questi tetri aspetti, ce la
possiamo ancora fare.
Secondo
il parere dell'economista, il sentimento nutrito da molti è quello
dell'attesa di una crescita: -in tanti pensano che quanto prima si
ritorni a quel benessere economico che abbiamo conosciuto nel secolo
scorso e che... passata la crisi, si torni a quella normalità.
Nel
suo nuovo saggio.. Galbraith ci espone i motivi secondo i quali non
sarà possibile ritornare agli splendori degli anni dorati della
crescita: 1)-i
costi crescenti e volatili dell’energia- 2)il caos geopolitico con
le crisi della governabilità- 3)una prepotente innovazione
tecnologica che ruba lavoro -4)una finanza più che amorale.
Quattro
motivi per i quali ogni sforzo potrebbe essere inefficace.
Nel
contempo l'economista si pone l'altra domanda ..una domanda diretta
verso la realtà di dover vivere con poca crescita...si chiede perchè
e come attaccarsi alla poca crescita. La risposta gli viene suggerita
dal fatto che una crescita resta impossibile da ricreare attraverso
il gravoso impegno in direzione delle molte cose da dover sviluppare
insieme: Non è più possibile forzare una crescita, ma adeguarsi con
intuito ad uno sviluppo differente..più mite.. che deve prevedere il
rafforzamento di tutte le istituzioni...Insomma ..con una crescita
inferiore..le stesse istituzioni e le politiche sociali diventeranno
più solide..al contrario più si cresce ..più vi è bisogno di
affrontare spese sociali maggiori per proteggere la popolazione....ed
alzandosi i bisogni sociali...chi li pagherà?.. Il pensiero
dell'economista sembra dividersi
anche
nella visione keynesiana, per la quale la politica sociale e
l’intervento pubblico, servono per ottenere più benessere e anche
più occupazione
Galbraith
ritiene che “fino
a pochi anni orsono una certa scuola di pensiero
dell'austerity sosteneva
che tagliando la spesa sociale si sarebbe creata più crescita...
Ormai sembra scontato asserire che se tagli la spesa sociale avrai
più povertà, disagio, disoccupazione, senza alcuna rilevanza sul
debito pubblico; questa scuola non ha più credibilità. Un’altra
scuola(giusto quella di matrice Kejnesiana) asserisce che bisogna
invertire l’austerità, spendendo più soldi e così avremo la
crescita”.
“Ma
oggi..come
sostiene
l'economista,
“sono cambiate molte cose rispetto alla impennata della crescita
avvenuta nel dopoguerra...e
nei suoi quattro punti sopra esposti quello che più la impedisce è
“una certa speculazione che ha rubato il posto dei finanziamenti
alle imprese”. “In
questo quadro,
sottolinea,
“la reazione migliore è proteggere la gente. ed in più, mettere
fine alla particolare situazione che si è creata in Europa, con i
paesi del Sud sotto enorme pressione per i programmi di austerity"
Per
Galbraith..la
situazione in Europa pare essere quella di una stagnazione più che
di una crescita ed è molto più pericolosa che nel resto del mondo.
Una crisi che minaccia l'esistenza stessa delle sue istituzioni e che
porterà al fallimento dell'Europa prima ancora che di quella
dell'euro..Saranno proprio gli effetti divergenti dell'austerity a
provocarne la fine.
La
visione di Galbraith.. che, riguardo al nostro paese, Renzi
valuterebbe da gufo, altro non è che lderivata da una analisi
approfondita di chi studia da tempo tali fenomeni dell'economia. La
vera problematica esistente sulla quale sicuramente si sovrappongono
i quattro punti che l'economista americano pone come freno alla
crescita, rimane, però, lo stato evidente dell'eccessiva sovrappopolazione.
Un punto sul quale è difficile poter trovare soluzioni facili e
comode.
L'eterogenesi dei fini di conseguenze non intenzionali provocata dalle azioni di una prepotente speculazione finanziaria, hanno ridotto il mondo al servizio di una economia malsana, assai corrotta e per niente funzionale all'essere umano. La politica ne è la maggiore responsabile.
Tutto
nasce dopo una morte e tutto muore dopo una nascita. Lo splendore
della rinascita che abbiamo toccato con mano nel dopoguerra sembra
già da tempo essere arrivato al culmine ed un mondo sempre più
sovrappopolato..pare combattere la sua lotta verso la crescita
attraverso il cinico pragmatismo di una finanza a dispetto delle
fondamentali risorse delle idee e dell'equilibrio...
Saranno
proprio queste a salvarci?
vincenzo cacopardo