26 mag 2015

Una analisi di Domenico Cacopardo sulla crisi dell'Occidente

La sensazione è che si stiano scrivendo gli ultimi paragrafi del capitolo che tratterà della crisi dell’Occidente e dell’Europa.
Il panorama internazionale, infatti, denuncia il verificarsi degli effetti dell’inesistente «leadership» americana: il deterioramento dei rapporti Usa-Russia, collegato alla folle idea di trasformare l’Ucraina nella punta avanzata di uno schieramento ostile allo zar di Mosca, rimuovendo, con un «putsch» sostenuto dal movimento neonazista di Kiev, il presidente –regolarmente eletto- Yanukovich per sostituirlo col filoamericano Poroshenko; le contraddizioni insanabili della politica mediorientale, dalla Siria all’Iraq, all’Iran agli Emirati e all’Arabia Saudita. Su questo punto basta ricordare che in Siria, gli Stati Uniti (con Francia e Regno Unito) hanno promosso e sostenuto la rivolta anti-Assad, finanziando, con l’Arabia Saudita e gli Emirati, gli insorti, compresi quelli legati ad Al Qaeda, poi confluiti nell’Isis. Alla fine, cioè oggi, s’è creata una situazione per cui l’America, di fatto sostiene Assad contro i rivoluzionari, terroristi e tagliagole, tra i quali militano 20.000 combattenti occidentali. In Iraq, l’America s’è appoggiata agli sciiti, diventando avversaria dei sunniti, amici di Arabia Saudita ed Emirati. L’esercito iraqeno s’è squagliato, come previsto, e sono rimasti a combattere sul terreno i miliziani iraniani con qualche gruppo locale. L’«appeasement» con l’Iran, in dirittura d’arrivo, aliena le simpatie dell’Islam (sunnita) moderato e amico dell’Occidente, capeggiato dall’Egitto ed esteso alla Tunisia che è in gravi difficoltà, vicina com’è alla fornace libica. Sulla Libia, vogliamo dire qualcosa? Che la colpa, cioè la responsabilità totale, è di Sarkozy (in procinto di tornare in sella a Parigi sostituendo l’imbarazzante Hollande) e di Obama, il primo illuso dall’idea di rimuovere l’Italia e i suoi interessi, prendendo in mano l’economia del Paese, il secondo in cerca di un utopico ampliamento del campo democratico?
Quanto all’Europa, dobbiamo registrarne l’inesistenza politica. Sia nella gestione dei rapporti con la Russia, con la Germania autolesionista schierata nel campo «amerikano», stretta tra la necessità di tenere insieme gli stati satelliti, tutti nemici della Russia, dalla Polonia alla Lettonia, alla Finlandia (che sembra voler mobilitare, nell’attesa di un confronto con i russi) e quella di mantenere una salda «leadership» sull’Unione.
Sia per la questione profughi, per la quale non è stata in grado di definire in tempi accettabili una politica comune, senza distinguo e riserve mentali (nessuno può negare che l’opposizione all’ipotesi in circolazione dei paesi legati alla Germania è un’operazione mandataria, nel senso che, non potendo Berlino dire no, per tanti motivi comprensibili, fa dire no ai suoi amici), subordinate e uscite imprevedibile come quella di Hollande.
Il risultato, dicevamo, è l’inesistenza politica europea e americana. Abbiamo infatti visto come la Russia abbia reagito alle sanzioni occidentali: firmando uno storico accordo economico con la Cina (il più grande mai firmato dalle due nazioni), che ha confinato l’Europa nel ruolo di mesto e impotente spettatore. A margine c’è da ricordare che l’Ucraina è sull’orlo del «default» e che la sua unica via d’uscita è un corposo intervento europeo.
Alle questioni internazionali si aggiungono i problemi interni. Va certificata la gravità della malattia europea, indotta dalle politiche sbagliate di Bruxelles, condotte sulla linea imposta da frau Merkel. È lei il più grande fallimento politico dell’Unione, per l’egemonia tedesca e per il modo in cui s’è realizzata, con la colpevole acquiescenza dei governi nazionali, a partire dall’Italia. Una politica interna (comunitaria) che ha portato povertà e malcontento, e che non prevede in tempi ragionevoli un corposo recupero dell’occupazione, a parte, appunto, la Germania e paesi satelliti. Dobbiamo sapere, per esempio, che ogni problema che si presenta nell’armatura industriale italiana è un’opportunità per quella tedesca.
C’è da dire che anche la Bce meriterebbe una discussione approfondita, senza esclusione per l’era Draghi, tacciato, forse a ragione, di esprimere una visione che è utile soltanto per il mondo della finanza. Le prime indiscrezioni dicono che le banche (anche italiane) registreranno nel 2015 profitti mai visti, mentre la situazione sociale delle nazioni degraderà ulteriormente.
In questo contesto c’è la Grecia che non pagherà le rate del debito in scadenza e la Spagna, nella quale si affermano alle elezioni i movimenti antieuropei. Non aggiungo la parola populisti, perché il clima è proprio cambiato. Una politica europea non equilibrata, distruttiva, non solo ha aggravato la crisi, approfondendone i termini, ma ha contribuito a creare la sensazione di un’Europa oppressiva e persecutrice.
L’esempio greco dimostra che il cambiamento di linea di Tsipras non ha funzionato e che, quindi, s’è aperta una voragine, nella quale precipiterà la Grecia e, con essa, la speranza europea. Se in Spagna la marcia di Podemos continuerà, nonostante il miglioramento del Pil, aspettiamoci una rottura insanabile con Bruxelles.
La verità vera è che se l’Unione non è fertilizzata dal consenso popolare, è destinata a dissolversi con un tonfo i cui effetti economici e politici investiranno tutto il secolo.
Sembra un destino atroce: a cento anni dalla Prima guerra mondiale, l’Europa, almeno con le persone che, attualmente, la dirigono, si trova davanti a una crisi irresolubile, occupazionale, economica e di consenso.
Non ci sono le condizioni per uscirne. Purtroppo, vegeteremo nella stagnazione: si aggraveranno i contrasti infraeuropei e nelle nazioni. La tirannia di Bruxelles sta arrivando al capolinea, con l’Italia impotente e succube.
Domenico Cacopardo


22 mag 2015

un appunto sulla analisi di Domenico Cacopardo (sentenza del Corte Costituzionale)

L'analisi di Domenico Cacopardo è corretta.. tuttavia, per dirla in tono pragmatico come il consigliere spesso usa fare...una sentenza è stata emessa e, nel bene o nel male, bisogna prenderne atto.

L'art 81 sembra chiaro, ma tutti sappiamo come assai meno chiaro è apparso il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in legge 22 dicembre 2011, n. 214, con il quale il governo Monti aveva disposto il congelamento del meccanismo di perequazione automatica delle pensioni, in relazione all’andamento dell’inflazione. Perchè mai si è andato a toccare un sacro diritto di una fascia di lavoratori che avevano con fatica lavorato per anni e la cui pensione non poteva certo dirsi d'oro? Perchè mai di fronte a lla spropositata dicotomia di certi vitalizi ancora vigenti? Purtroppo, senza un preciso concetto di equità(tanto propagandisticamente declamato dallo stesso governo Monti) saremo sempre costretti a fare i conti con le evidenti difformità.

Non sarebbe il caso di riaprire una polemica su certi diritti acquisiti, ma risulta anomalo che di fronte a tutto ciò.. venga oggi distribuito un bonus di 80 euro mensili ad una fascia di lavoratori dipendenti ..quando vi sono una serie di pensionati che ne avrebbero più bisogno. Quelle che più impressionano sono la lunga serie di anomalie generate da un sistema politico che pare non trovare mai le strade più eque nella ricerca delle soluzioni.

Se Domenico non può avere torto su certi articoli della Costituzione che offrono maggior chiarezza in proposito, non può di certo non far caso alle sperequazioni continue che tendono costantemente a penalizzare i più deboli. In questo contesto dovrebbe differenziarsi una più logica ed equilibrata funzione della politica...e non attraverso il costante criterio di normative che sembrano quasi studiate per generare assurde disuguaglianze!

La forza di certi valori finisce sempre col prevalere sulla prepotenza di certe anomalie!
vincenzo cacopardo


L’art. 81 della Costituzione italiana, come modificato con legge 20 aprile 2012, n. 1, stabilisce: «Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.»
C’è da chiedersi come si colloca la Corte costituzionale rispetto al principio riportato.
Andiamo con ordine.
La sentenza 10 marzo 2015, n. 70, della Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in legge 22 dicembre 2011, n. 214, con il quale il mai compianto governo Monti aveva disposto il congelamento del meccanismo di perequazione automatica delle pensioni, in relazione all’andamento dell’inflazione.
Vista la natura «finale» del giudizio della Corte costituzionale, è ben legittimo esercitare, nelle forme garbate che si pretendono dalle persone investite di potere giudicante, il diritto di critica.
Prima di entrare nel merito di questa sorprendente sentenza, assunta (secondo attendibili indiscrezioni) con il voto determinante del presidente Alessandro Criscuolo (Napoli 1937), non si può non rilevare lo sciacallismo delle opposizioni esibitesi nella richiesta di un’applicazione integrale della sentenza, con la conseguente uscita aggiuntiva di circa 18 miliardi dalle casse dello Stato. Una richiesta, in questa fase di delicata ricostruzione di credibilità finanziaria, devastante e autodistruttiva.
Un problema dello stesso genere, a dire il vero, se lo sarebbero dovuti porre i giudici della Corte costituzionale prima di adottare una sentenza che, potenzialmente, avrebbe scassato il bilancio del loro Paese, i cui interessi complessivi non possono risiedere in una visione formale e, a parere di chi scrive, discutibile sotto il profilo logico e della ragionevolezza. Non a caso, abbiamo ricordato all’inizio l’art. 81 della Costituzione che impone un vincolo cui tutti debbono uniformarsi, compresa la Corte costituzionale che, in realtà, con la sentenza in questione, non prende in considerazione la rottura del vincolo di bilancio e di quello, preesistente, di copertura finanziaria.
Con le sue decisioni, infatti, la Corte assume il rango di legislatore, invero del tutto immune da un giudizio terzo, dell’elettorato o del Parlamento.
Prendiamo la questione sotto il profilo della logica giuridica, non lontana dal buonsenso e dalla logica comune, in modo che i lettori, nostri giudici iniziali e finali, possano farsi un’opinione non viziata da pregiudizi. Preciso che chi scrive, come molti componenti della Corte costituzionale, era teorico beneficiario della sentenza di cui discutiamo.
Veniamo al dunque. La norma caducata è il comma 25 dell’art. 24 del decreto-legge: «In considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici … è riconosciuta esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a due volte il trattamento minimo Inps …»
La Corte ha così ragionato: «… la perequazione automatica … è uno strumento di natura tecnica, volto a garantire nel tempo il rispetto del criterio di adeguatezza di cui all’art. 38, secondo comma, Cost. … si presta … a innervare il principio di sufficienza della retribuzione di cui all’art. 36 Cost. … la tecnica della perequazione si impone … sulle scelte discrezionali del legislatore … (che) … deve ispirarsi ai principi costituzionali di cui agli artt. 36, primo comma, e 38, secondo comma, Cost. … (e) … consente di predisporre e perseguire un progetto di eguaglianza sostanziale, conforme al dettato dell’art. 3, secondo comma, Cost. così da evitare disparità di trattamento in danno dei destinatari dei trattamenti pensionistici ... la disposizione concernente l’azzeramento del meccanismo perequativo, contenuta nel comma 24 dell’art. 25 del d.l. 201 del 2011, come convertito, si limita a richiamare genericamente la «contingente situazione finanziaria», senza che emerga dal disegno complessivo la necessaria prevalenza delle esigenze finanziarie sui diritti oggetto di bilanciamento … il diritto a una prestazione previdenziale adeguata … risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio. Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36, primo comma, Cost.) e l’adeguatezza (art. 38, secondo comma, Cost.)»
Gli stralci della sentenza ci conducono sul sentiero dell’inaccettabilità dei principi evocati: l’art. 36 (il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa) esplicita un principio che non è assoluto ma che va storicizzato e, quindi, non può conferire ad alcun giudice il diritto di stabilire l’astratta congruità del compenso, slegata dall’equilibrio produttivo, economico e civile. L’art. 38 (i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di … vecchiaia …) ha anch’esso contenuti da contestualizzare, giacché nel sistema ormai adottato (il contributivo) i mezzi sono erogati in ragione di quanto versato durante il periodo lavorativo.
In definitiva, sembra ragionevole ritenere che la lettura della Corte costituzionale difetti, appunto, di logicità e di ragionevolezza proprio in ragione della mancata storicizzazione all’attualità. Anche per l’evidente sottovalutazione della situazione economico-finanziaria e del valore invalicabile (per motivi interni ed internazionali invalicabili) dell’art. 81 della Costituzione.
Ps. La decisione del governo di erogare un acconto (un errore grave chiamarlo «bonus») è venata di buonismo preelettorale, ma, comunque, corretta. Dare di più nuocerebbe proprio a quei pensionati che «vantano» il credito sancito dalla Corte.
Domenico Cacopardo



20 mag 2015

...Perchè ancora gli 80 euro?

Dopo la sentenza della Consulta..il diritto dei pensionati rimane prioritario rispetto al bonus dei dipendenti.
di vincenzo cacopardo
Un quasi disincantato premier pensa che restituire tutto a tutti non sia possibile...

Queste le sue parole «Se accettassimo il principio di chi dice che bisogna restituire tutto, dovremmo dare 18 miliardi a quelli che guadagnano anche 5mila euro di pensione. ... buttandola con astuzia ...e ribadendo, quasi per bocca dei cittadini, che ciò non avrebbe senso.

Parlando dai microfoni di Porta a Porta.. affronta il tema dell'emergenza creata dalla sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni. In sostanza Renzi vorrebbe trovare un modo per restituire i soldi a chi ha le pensioni più basse.. opponendosi alle richieste di chi le l'ha alte.

Con la sua solita perizia comunicativa esordisce ritenedosi opportunamente estraneo a quella riforma Fornero che portò il bloccò delle pensioni sopra tre volte la minima: Il sindaco d'Italia annuncia che il governo vuole rendere più elastiche le norme della riforma previdenziale e parla di una libertà di scelta da parte dell' 'Inps assicurando uno studio per attenuare il blocco dell'innalzamento di età.. rendendo le regole più elastiche.

Come sappiamo Renzi parla di restituire a 4 milioni di pensionati 500 euro nel mese di Agosto con un costo totale di due miliardi a fronte di una restituzione che dovrebbe comprendere una cifra di quasi diciotto. Ma quello che da da pensare è in fatto che ha fronte di una chiara sentenza della Corte costituzionale..si continua a parlare di cifre che mancano e di concessioni per chi di principio avrebbe diritto a ciò che gli spetta.

Un'ulteriore anomalia prende corpo nell'assurdo Paese! 

Non si capisce infatti... in considerazione delle difficili situazioni economiche che investono il Paese, perchè si debba dispensare ancora un bonus di 80 euro ai lavoratori dipendenti dal costo di dieci miliardi l'anno..quando di conseguenza si fa torto a quei cittadini che, col suddetto provvedimento della Consulta, hanno acquisito un diritto superiore a qualsiasi elargizione dovuta per motivi di un evidente vantaggio propagandistico.







una nota sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo sulla migrazione..

Se vogliamo davvero essere pragmatici e realisti, non possiamo nascondere le enormi difficoltà di voler risolvere questo problema di ordine mondiale senza l'impegno comune e senza un preciso intervento nei luoghi in cui vivono tutti coloro che affrontano questa migrazione ..ormai un vero esodo.


Siamo già da tempo sommersi da questa problematica enorme e pericolosa.. in gran parte voluta per responsabilità diretta di Cameron e Sarkozy circa la loro personale guerra per interessi voluta in Libia. Due leader politici europei che oggi tendono a sottovalutare il dramma non muovendosi col dovuto impegno. Ma sembra inutile (se non per puro contenimento) voler cercare soluzioni ottimali per bloccare l'attraversamento in mare dei barconi dove ormai una esperta manovalanza...quasi leggittimata in un paese africano assai poco legalizzato, la fa da padrona: La vera soluzione rimane quella di bloccare questo afflusso rendendo fruttuosi e più umani gli stessi territori dai quali gli indigeni scappano.

L'agenzia europea Frontex (per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea) è un'istituzione che ha lo scopo di coordinare il pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE. Un'agenzia che non può mai operare preventivamente per risolvere il vero problema...quando questo alla radice è proprio quello di bloccare sul nascere queste partenze. In ciò non ci si è voluto impegnare con efficacia sul piano internazionale attraverso un coordinamento strategico che potesse mirare ad un'azione politica in complicità con tutti i paesi limitrofi comprese le super potenze degli Stati uniti e della Russia.

Al di là di ogni critica...solo la nostra Nazione si è mossa, spinta da un particolare senso umano, a protezione delle vite dei tanti emigranti (clandestini o no)...esortata da uno spirito umano innato che da sempre l'accompagna. La politica internazionale, rimane al contrario ancora assente, ricercando l'unica abituale via dell'accompagnamento nei centri d'accoglienza con rischi e pericoli.. oggi.. sempre più evidenti soprattuto per il nostro Paese.
vincenzo cacopardo





Il cielo si è fatto più scuro e minaccia tempesta. Benché Federica Mogherini sprizzi soddisfazione da tutti i pori, la strada nella quale ci stiamo incamminando con il consenso di Unione Europea e delle Nazioni Unite (mezzi consensi, rispetto ai quali le inespresse riserva mentali pesano come macigni) è disseminata di trappole mortali e di rischi per la Nazione e quel poco di prestigio internazionale che le è rimasto. Nonostante le ultime decisioni (?) dei ministri degli esteri.
L’Unione sta definendo una politica fondata su quattro punti: ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare; sicurizzazione delle frontiere esterne; protezione dei richiedenti asilo; nuova politica della migrazione legale.
Già con i quattro punti si aprono questioni delicate per il governo italiano. Il primo affronta la riduzione degli incentivi, affermando in modo indiretto ciò che noi andiamo scrivendo da novembre 2013. «Mare nostrum» (sarebbe meglio dire «monstrum» per l’orrenda mostruosità delle stragi) e, in misura minore, «Triton» sono stati e sono supporto in mare alle bande che gestiscono il traffico umano.
La riduzione degli incentivi alla migrazione irregolare, va letta insieme al chapter 7 della Carta delle Nazioni Unite che consente «ogni azione necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale». In sostanza una missione militare europea volta a prevenire il traffico di migranti a partire dalle acque territoriali e alle coste libiche. Si dice in giro che, la missione si fonderebbe su attività «mirate» di «commandos» nei confronti delle basi dei trafficanti e dei loro natanti, su un certo numero di navi da guerra idoneo a sostenere lo sforzo.
È facile immaginare le situazioni: natanti difesi da miserevoli scudi umani. Ritorsioni nei confronti degli immigranti che non riuscirebbe a partire. Reazioni da parte della popolazione e delle milizie libiche, nei confronti dell’unica merce abbondante, ma deperibile di cui dispongono: le vite dei migranti.
Sarà una sciagura se le operazioni militari saranno sotto comando italiano: assumersi la responsabilità di ogni vittima civile (e saranno tutte vittime civili, perché lo status di trafficante di uomini non è iscritto in nessun registro) porterà il governo italiano confrontarsi con una opinione pubblica incline a sottovalutare il problema immigrazione per elevati sentimenti umanitari, ben promossi da chi ha interessi concreti nel soccorso e nell’assistenza.
Certo, il comando italiano consentirebbe agli alti gradi della Marina –gli unici a possedere doti manageriali- di fregiarsi dei nastrini della campagna con benefici economici e di carriera. Ma su queste esigenze della grande corporazione autoreferenziale che si chiama «Forze armate» non si può piegare (come accaduto molte volte nella Storia dell’Italia unita) una Nazione, mettendo a rischio la sua immagine, il suo ruolo, la sua dignità internazionale.
Il meno peggio sarebbe un comando a rotazione, con uno Stato maggiore internazionale, capace di attutire le pressioni degli ambienti più esagitati.
La protezione dei richiedenti asilo (punto 2 dell’Europa) nasconde spiacevoli verità. La prima riguarda i tempi che si prendono le autorità italiane per definire lo status di un immigrato. Passano mesi prima della decisione: migrante illegale o profugo politico. E poi, altri mesi per decidere sull’immancabile ricorso dell’escluso. La seconda è che consentiamo a questa umanità dolente di andarsene indisturbata in giro per l’Italia e, un po’ meno, per l’Europa. Domani, sotto controllo internazionale (europeo) sarà impossibile alle nostre autorità chiudere gli occhi di fronte alle pressioni del buonismo politico e religioso, entrambi fertilizzati dalle risorse che lo Stato getta in questa fornace senza fondo.
Su questo inimmaginabile inefficienza dell’Amministrazione, si appunta l’attenzione di Francia e Spagna, parimenti esposte nei confronti di flussi, ma ben più seriamente operative, mercé sistematici respingimenti: due nazioni che lunedì, a Bruxelles, si sono rifiutate di partecipare alla spartizione dei migranti cui sarà riconosciuto lo «status» di profugo. Vedremo che l’unico modo per ottenere il loro vitale consenso –senza il quale l’azione italiana e quella, modesta, molto modesta, di Federica Mogherini- sarà rafforzare il ruolo delle commissioni internazionali. Il vero e proprio commissariamento dei burocrati del ministero dell’interno.
Il quarto punto, una nuova politica della migrazione legale, è puro buonsenso da confrontare con le reali possibilità di concretizzarlo sul terreno.
Si dice di un ufficio sperimentale in Guinea (equatoriale) con il compito di effettuare lo «screening» degli aspiranti all’Europa. Ma resta da capire cosa succede dopo. Con quali mezzi e quali tutele si muoveranno le imbarcazioni governative che condurranno i «legali» nel continente?
Insomma, il problema «migrazione» è grave ed è stato aggravato dalla politica di questi ultimi anni, della quale, incredibilmente, si vantano Enrico Letta e Angelino Alfano. Dovrebbero esercitare, invece, il dovere dell’autocritica, soprattutto per le condizioni in cui è stata lasciata degradare (non solo da loro) l’amministrazione dell’interno, un tempo fiore all’occhiello (con la Ragioneria generale e il Corpo diplomatico) dell’organizzazione dello Stato con i prefetti realmente ufficiali di governo, capace di coordinare le attività territoriali d’ogni ministero. Non ancora trasformati in operatori di pubblica sicurezza (dal che deriva l’anomalo travaso di funzionari della carriera di Polizia e ufficiali dei Carabinieri. Un poliziotto, De Gennaro, fu, per non dichiarati meriti, addirittura posto da Giuliano Amato nel posto di capo di gabinetto –mai affidato a un funzionario non proveniente dalla carriera prefettizia- sin lì ricoperto con onore da uno stimato prefetto, il dottor Carlo Mosca) i prefetti sono senza poteri, senza vocazione specifica, senza autonomia rispetto alla catena di comando costituita dalle Procure della Repubblica.
A giugno, quando i capi degli esecutivi europei, sentita la decisione Onu, approveranno un piano, capiremo il definitivo «che fare». Allo stato, i segnali inducono al pessimismo.
Domenico Cacopardo


INVALSI ..UN SISTEMA DI VALUTAZIONE CHE FA PENSARE





Una analisi sull'articolo di Domenico Cacopardo sull'annosa questione della scuola



Ormai il cugino Domenico sembra schierato in tutta evidenza verso la politica di governo.. per me assai poco convincente.

Pare tutto semplice da parte di chi guarda con approssimazione a favore della politica del sindaco d'Italia...sebbene qui (come in altri casi), non si tratta di essere contro le riforme, ma di criticarne il metodo ed il merito stesso. In questa ottica rimane retorica la frase del consigliere Cacopardo relativa alle sfide.. “Non c’è mediazione tra coloro che, con qualche errore, affrontano le sfide del presente e del futuro e coloro che, per ignavia, conservazione e paura, quelle sfide intendono disertarle". Una frase che dà forza al comodo metodo con il quale si tende a tagliare ogni ragionamento ed ogni naturale critica riguardante la politica del nostro Paese.

Fin troppo riduttiva e conveniente anche la frase «I filosofi hanno tentato di interpretare il mondo. Ora si tratta di cambiarlo.» Che vorrebbe genericamente far intendere l'utilità di poter cambiare..subito e con i fatti.. ciò che la filosofia tende a voler limitare con il pensiero. Ma non è proprio questo il senso e l'interpretazione che vi si dovrebbe dare.. poiché i concetti filosofici tendono comunque ad imprimere forza alle analisi che rappresentano di sicuro la base più sicura per ogni percorso di sano cambiamento.... Ma sarebbe inutile perdersi in questi concetti senza tener conto dell'argomento trattato da Domenico in riferimento alla riforma della scuola.

Sappiamo che “Invalsi” è l’Ente di ricerca dotato di personalità giuridica che ha raccolto, in un lungo e costante processo di trasformazione, l’eredità del Centro Europeo dell’Educazione (CEDE)... istituito nei primi anni settanta del secolo scorso. Sulla base delle vigenti leggi, che sono frutto di un’evoluzione normativa sempre più incentrata sugli aspetti valutativi e qualitativi del sistema scolastico, l’Istituto si muove in tal modo: -effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa con l’obiettivo generale di verificare in che misura i quindicenni scolarizzati abbiano acquisito alcune competenze giudicate essenziali per svolgere un ruolo consapevole e attivo nella società e per continuare ad apprendere per il resto della loro vita.

Ma per loro natura i test tendono a sopravvalutare un concetto nozionistico rispetto ad un ragionamento...(ogni dato più di un processo...ogni numero rispetto ad una competenza)... Esistono abilità personali che i test non possono misurare, proprio per la loro natura rigida e standardizzata. I test non misurano la capacità di riflessione critica, la capacità di esporre il pensiero, il livello di partenza e quello di arrivo, la partecipazione. Calcolano solo l’acquisizione di una serie di informazioni circoscritte e limitate, stimolano una frammentazione della didattica che potrebbe risultare ovvia. Insomma..potremmo affermare che mortificano gli sforzi per arrivare alla conoscenza come conquista di un gruppo e non esaltano le attitudini personali.. tendendo solo ad una competizione. Un certo concetto qualitativo e personale si potrebbe perdere poiché non verrebbe più stimolato. ...Se questa per Domenico è solo filosofia spiccia..per qualcun'altro potrebbe rappresentare qualità e prerogativa..

Il vero problema di questo tipo di test è sapere cosa esattamente misurano: Se controllano il grado di apprendimento di quello che è stato insegnato e se ciò è connesso al pensiero di ognuno.. o solo costruito sulla prontezza delle risposte. Se.. cioè.. diventa più importante imporsi attraverso una bella figura con risposte che in se rimangono asettiche e prive di una personale analisi...Come si fa, dunque, a non percepire quanto renzismo esiste in questo metodo?..Come si fa a non comprendere come la sua stessa cultura politica segue un identico percorso tendente a concentrare ed a massimizzare senza una partecipazione di pensiero più distinta?

E'.. quindi.. logico porsi delle domande in proposito?
Nessuno vuole spendersi per partito preso contro Renzi e il suo governo. Non è sempre per ignavia, conservazione e paura, che si intendono disertare le sfide, ma perchè a volte queste potrebbero mortificare la qualità di un certo sviluppo e certe potenzialità nascoste nel Paese.. per dare maggiore spazio ad un insensato appianamento .
Vincenzo cacopardo



Abbiamo assistito, inorriditi, alla politica degli scudi umani utilizzata da rivoluzionari e terroristi in ogni parte del mondo, a partire dalla rivoluzione algerina.
Ma ora, rimaniamo indifferenti rispetto al fenomeno che si sta manifestando in casa nostra. Anzi, giornali, radio e televisioni danno all’evento grande risalto senza esercitarsi minimamente in una valutazione critica, utilizzandolo anche (in prima fila, come sempre La7 di Mentana e compagnia cantante) come strumento di minaccia e di attacco al governo della Repubblica.
Parliamo dell’annuncio, formulato dalle centrali sindacali, di un blocco dei prossimi scrutini scolastici di giugno: un vero e proprio abuso nei confronti dei ragazzi, dei nostri figli e dei nostri nipoti, nelle mani di insegnanti somari e irresponsabili, incapaci di fornire quell’esempio di dirittura morale che ogni società civile pretende dai suoi docenti.
Non contenti di essere partecipi e, in gran parte, responsabili della disoccupazione giovanile per insuperabili carenze formative (una disoccupazione ben più alta di quelle, per esempio, tedesca e polacca, stati che portano all’età lavorativa gente reduce da studi severissimi e con formazione tecnica utile per l’inserimento nel sistema produttivo), gli insegnanti usano la loro posizione di potere nei confronti degli studenti per renderli complici di un disegno concepito contro di loro, contro le loro attese, contro il futuro della Nazione. A favore solo di ignavi e pelandroni, capaci, mercé l’atteggiamento dei loro docenti, di essere per questa via uguali agli studiosi e ai solerti.
Una vera e propria follia, consumata con l’aiuto di un mondo sindacale rimasto all’età della pietra e sostenuta, appunto, dai media, esclusivamente in odio alle iniziative di Renzi e del suo governo.
La cosa più inaccettabile è la posizione di alcune minoranze del Pd, che gongolano delle difficoltà del disegno di legge sulla scuola, dimenticando la lezione di una personalità importante nell’Italia del dopoguerra: Palmiro Togliatti. Nel 1951, in un memorabile articolo di fondo su L’Unità, scrisse che il compito dei giovani era di studiare e di studiare seriamente per prepararsi ad affrontare la vita e, secondo la sua dottrina, le sfide rivoluzionarie che avrebbe comportato.
Insomma, la sinistra pura e dura è per la scuola seria e selettiva, in modo che dia alle nazioni persone mature capaci di dare un contributo allo sviluppo della società e al suo mutamento.
Va poi ricordato che oggi la selezione è effettuata dalle aziende e dallo Stato (concorsi) mediamente a 28 anni invece che, come giusto, molto prima, nei banchi delle scuole medie superiori prima o al momento di ingresso nelle università.
Un’altra pretesa avanzata dagli insegnanti ha natura immorale: quella di non essere giudicati né da un preside, né da una commissione, né da un soggetto terzo, come accade con le prove Invalsi (modulo Ocse).
Rifiutando ogni valutazione, gli asini si affiancano ai purosangue da corsa, in una sorta di generale «simme tutt partualli» (siamo tutti aranci) secondo il detto settecentesco napoletano che indicava come la feccia intendesse farsi uguale ai migliori esponenti della società.
La battaglia mediatica in corso, tuttavia, è condotta con strumenti e armi altamente squilibrate a disfavore del governo, di chi vuole la riforma e delle famiglie consapevoli che dalla riforma i loro figli hanno tutto da guadagnare.
Per un riflesso condizionato, tipico dell’informazione italiana non legata all’etica dell’approfondimento, della terzietà di chi vuole capire, ma succube di un macabro condizionamento ideologico (quel condizionamento che fa celebrare nelle televisioni come un eroe un satrapo sanguinario e violento come Fidel Castro), uno schieramento massiccio, che copre tutto l’arco dei media, compresi quelli che per malinteso «perbenismo» mettono sui due piatti della bilancia le opinioni degli uni e degli altri mistificando i termini del problema, si sta spendendo contro Renzi e il suo governo. Oggi per la scuola. Ieri per l’Italicum o il «job act».
E se una critica c’è da fare al «premier» è quella di avere sopravvalutato le proprie capacità comunicative e sottovalutato l’alleanza dei conservatori che da destra a sinistra, comprendendo gli inconsapevoli seguaci di Grillo&Casaleggio, lo combattono. Anche la sua esibizione davanti alla lavagna è stata un errore: facilmente, è stata trasformata in satira, in stupido dileggio, anche da alcuni studenti malamente influenzati e non edotti dei contenuti della riforma.
Il coro che s’è levato nel Pd per trattare, se accolto, porterà il governo alla sconfitta, la prima di una serie fragorosa.
Non ceda, Renzi, ora che ha ragione. Studi l’irremovibilità di Bettino Craxi di fronte alle pressioni di democristiani e socialisti (da Amato a Gino Giugni) perché rinunciasse al taglio della scala mobile (S. Valentino 1984).
Sia irremovibile: non fermi il processo riformista. E non accetti che rimangano comodamente accucciati nello schieramento di chi vuole le riforme coloro che delle riforme sono nemici. «Per la contraddizione che nol consente».
Non c’è mediazione tra coloro che, con qualche errore, affrontano le sfide del presente e del futuro e coloro che, per ignavia, conservazione e paura, quelle sfide intendono disertarle.
Come scrisse Carlo Marx nel 1845 nell’undicesima tesi su Feuerbach: «I filosofi hanno tentato di interpretare il mondo. Ora si tratta di cambiarlo.»
Domenico Cacopardo

18 mag 2015

Renzi e Salvini....sempre più contrapposti

di vincenzo cacopardo
Oggi una lotta politica pare aperta in un confronto con Matteo Salvini: unico vero oppositore del governo Renzi. Una opposizione che vede il consenso del leghista salire a dismisura...Ma sono in tanti a definirsi in disaccordo alle idee di una Lega che non si arresta contro una certa violenza portata dai suo facinorosi.
Qualcuno tende a precisare che Salvini è un provocatore: un incendiario che cerca volutamente la provocazione. 

Le sue proposte appaiono assurde se messe di fronte ai problemi reali del Paese. Sono in tanti a pensare che il capo della Lega istighi all'odio ed alla violenza e che sarebbe opportuno non farsi trascinare dalle sue continue provocazioni. Insomma... si pensa che Salvini abbia ogni diritto di parlare, ma con senso di responsabilità e senza incitamenti che possano fomentare odio e violenza tali da mettere in crisi ogni dialogo di un sistema che si vuole democratico.

La paura che Salvini possa salire in modo esponenziale nei consensi induce tutte le forze moderate del governo ad indicare l'uso verbale della sua comunicazione come violenta ed istigatrice di odio, non tenendo conto che lo stesso atteggiamento comunicativo del Premier (anche se in altro tono) spinge egualmente a rafforzare profonda avversione ed astio tra i cittadini: E' la logica della teoria delle vecchie contrapposizioni che da ideo- logiche finiscono col divenire quasi ideo-statiche ed assolute... e quindi fondate soltanto su principi di azioni e reazioni. Tutto ciò non potrà mai generare crescita politica in senso positivo, ma solo perenni effetti di replica improduttivi.

Cosa ci si poteva aspettare come reazione da un finto percorso politico innovativo costruito con tanta ipocrisia e poco rispetto da colui che oggi viene identificato come il rinnovatore del momento? Da chi, poco attento alla ricerca di un efficace funzionamento ed assai esperto nella comunicazione, tende sempre a semplificare e persino a dividere?

La reazione naturale non poteva che essere quella di personaggi come Salvini che, sebbene più disadorni nella loro comunicazione, mettono comunque in evidenza storture e deformazioni insite nel sistema. Ma Salvini rappresenta oggi un ausilio..un soccorso..un ripiego per i tanti che non credono più ad una destra in opposizione a Renzi e nemmeno ad un rifugio sotto l'ala dei pentastellati di Grillo, ma solo fiducia e speranza verso l'uomo che promette maggior sicurezza per il territorio.

A Salvini interessa raccattare voti agitando paura ed insicurezza e cercando di trasformarla in fobia...ma, come per Grillo, non si hanno certezze sulle sue vere capacità di governo...Questo è l'effetto di un sistema che oggi.. tende a fondarsi esclusivamente sulle assurde contrapposizioni delle figure e che non mira, come al contrario dovrebbe, ad una ricerca costruita sulle idee e sul rivoluzionamento delle pricipali normative di funzionamento in favore di una più utile politica del Paese.





Diritti e regali....nella scaltra comunicazione del premier

RENZI.. LA CONSULTA ED I PENSIONATI
di vincenzo cacopardo

Altro che aiutino!...Al sindaco d'Italia, premier e capo assoluto del PD è stata concessa ulteriore visibilità in vista delle prossime elezioni regionali. E così nell'Arena di Giletti..Renzi ha potuto dare sfogo alla sua retorica politica sui rimborsi ai pensionati. Quello che dà da pensare è.. comunque.. il fatto che un dialogo con un giornalista (al di là di ogni capacità) è sempre limitativo se non è mantenuto ed alimentato attraverso un vero contraddittorio.

Renzi continua a promettere l'impossibile e lo fa con il solito metodo ipocrita della sua studiata comunicazione. Per quanto riguarda la nuova sentenza della Consulta in riferimento al rimborso ai pensionati, il sindaco d'Italia si prodiga con enfasi nel monotono dialogo tendente a rassicurare, pur sapendo di non poter ottemperare alle richiesta di tutta quella massa inclusa nel rimborso: in sostanza continua a promettere..pur sapendo che una gran parte di loro rimarrà esclusa dal rimborso. D'altronde il Paese è privo di risorse ed un rimborso completo metterebbe ko tutti gli sforzi fin qui fatti da lui..ma soprattutto dagli stessi cittadini!

Sappiamo che la Consulta ha dichiarato illegittimo il blocco dell’adeguamento all’inflazione degli assegni pensionistici oltre 3 volte il minimo dal 2012 a oggi, per cui a ciascun pensionato spetta un rimborso di almeno 3.000 euro, per un totale di 18 miliardi..In sostanza Il premier distribuendo 2 miliardi,(di cui in realtà non se ne conosce ancora bene la provenienza) lascia un debito di sedici miliardi da restituire ai pensionati....E fa questo.. facendo quasi apparire un regalo, ciò che in realtà è di per sè un diritto..



Quello che infastidisce di più è quindi.. l'atteggiamento, un po' altero.. ma di sicuro ipocrita, con il quale Renzi continua a dialogare facendo apparire in positivo una manovra che in realtà rimane un imbroglio per una gran fascia di pensionati che di sicuro non può dichiararsi priviegiata. 

La vita spezzata di Tania..

Una giovane vita spezzata al centro di una città dove in tanti continuano a guidare nell' improntitudine dell'inosservanza delle regole e nella distrazione dei cellulari.


Tania era una giovane donna che sorrideva ed amava la vita a cui un pirata della strada ha tolto ogni speranza di un futuro. Una vita stroncata da chi guidava privo di patente. L'uomo è stato fermato e condotto in Questura, mentre il furgone è stato posto sotto sequestro.Al conducente sembra esser stata ritirata la patente l'anno scorso per eccesso di velocità. La giovane lavoratrice, invece, si sarebbe dovuta sposare a settembre.

I colleghi di Tania hanno assistito alla drammatica scena mentre la donna stava andando a lavorare presso il call center , pur essendo domenica. L'incidente è avvenuto qualche minuto prima delle 10 del mattino sulle stesse strisce pedonali, sbiadite, che qualche giorno prima mi avevano visto quasi vittima di un eguale incidente da parte di una distratta ragazza che guidava pericolosamente con una mano al volante e l'altra a sostegno di un tablet che la distraeva.

Al di là della dinamica dell'incidente e della triste storia della povera Tania, sembrano ormai frequenti questi comportamenti da parte di chi guida e corre senza tenere conto delle strisce pedonali o distratti da un cellulare od un tablet.
Non si può che restare attoniti di fronte all'accaduto e non si può nemmeno non considerare la dicotomia del giorno successivo...dove....nello stesso luogo dell'incidente... per via della folla accentratasi in onore di Tania, vi sia stata una avvertita presenza dei vigili pronti a bloccare il traffico delle auto del viale principale ad ogni passaggio pedonale di un singolo cittadino. Ciò dimostra, come anche da parte della vigilanza... oltre che dei cittadini, sia stato sentito il dramma che ha colpito la famiglia della giovane donna e la forte determinazione nell'accoramento di chiunque non può più sopportare che una vita possa cancellarsi in un istante.. a causa dell'incoscienza.
Se questo cordoglio prendesse la strada in direzione di una più efficiente prevenzione e se vi fosse maggiore presenza di vigilanza nelle strade.. oltre ad una più corretta circolazione..forse qualcosa potrebbe cambiare nell'ottica della sicurezza della nostra città.
vincenzo cacopardo



13 mag 2015

Le consulenze a titolo gratuito del governo...altre anomalie!


Tutto ormai sembra procedere attraverso l'uso costante delle anomalie, ma quello che assai più sorprende.. è in fatto che pare essersi sovvertito ogni principio di valutazione sulle stesse.. rendendo positiva e conveniente ogni immagine distorta dei principi fondamentali più corretti.
In un recente articolo.. il cugino consigliere Domenico Cacopardo, attento osservatore dei temi giuridici istituzionali, spiega l'incomprensibile cammino di una attività amministrativa spesso incoerente e disattenta del governo.
Al di là di ogni riscontro con una efficace spending review, quello che colpisce sono sempre le innumerevoli inspiegabili difformità dei percorsi stabiliti...come quelli degli incarichi a titolo gratuito, ormai nella norma, ma sicuramente contrari ad ogni principio morale e costituzionale sul lavoro..Sono diventate abituali certe irregolarità alle quali sembra nessuno voglia fare più attenzione, poiché.. nella ormai disattenta morale comune.. appare più pulito un contratto conferito a titolo gratuito che quello più limpidamente e giustamente retribuito.
Saranno anche giudicati capricci o manie, ma... come afferma correttamente Domenico, non rendono sicuramente alcuna luce ad un processo di ricerca per qualunque consulenza che si dovrebbe onorare con un giusto e misurato compenso... onde evitare di poter avere sentori per scambi e favoritismi di tipo diverso...Un tema che potrebbe inquadrarsi nel percorso di ricerca del capitolo riaperto di recente sul conflitto di interessi!
vincenzo cacopardo


Domenico Cacopardo scrive in proposito:
Ma non s’era parlato di «spending review»? Non c’era stato un commissario (il cremonese Cottarelli, più longobardo che latino) che aveva scritto un ponderoso libro per indicare i tagli e i risparmi che si sarebbero potuti ottenere? Per esempio, l’unificazione delle forze di polizia che, tante quante sono, prima che uno spreco, sono una ridicolaggine tutta nostrana. Sul punto, rimane incomprensibile –o troppo comprensibile- perché in Italia non sia stato costituito, sull’esempio estero, un forte e ben organizzato «bureau» incaricato di indagare sui reati di magistrati e poliziotti.
Ma così va il bel Paese e non possiamo che auspicare che il solito vento cambi le sue inveterate, borboniche abitudini.
Ora, Cottarelli è stato sostituito da due consulenti di Renzi, i professori Perotti e Gutgeld e il «dossier» sembra sommerso da altre più urgenti carte piombate sulle loro scrivanie. Di questi due baldi giovanotti va detto che come altri consulenti del «premier» lavorano a titolo gratuito: il che rappresenta il massimo dell’opacità. Infatti, si contraddicono: il principio morale e costituzionale che il lavoro deve essere retribuito (e se non c’è una retribuzione stabilita, ufficiale, contrattuale, la retribuzione sarà cercata altrove); il principio logico che il lavoro deve essere riconosciuto (nel senso che deve essere disciplinato all’interno di una convenzione pubblicistica) e il principio funzionale (che il lavoro dev’essere produttivo di effetti, anche consultivi, ma identificabili).
Queste parole saranno giudicate fisime «vintage» di chi ha una formazione giuridica, ma sono elementi sostanziali che, da soli, delegittimano la presenza di 10-consulenti-10 negli uffici di Palazzo Chigi, incaricati di suggerire al «premier» soluzioni sull’intero scibile amministrativo”.




Reddito di cittadinanza o contributo di necessità ?


Ritorna l'idea del reddito di cittadinanza....Più che reddito bisognerebbe chiamarlo in senso più appropriato, una rendita inattiva..un contributo per la sopravvivenza... ma sappiamo, anche, che il fine di tale manovra è indirizzato principalmente a beneficio dei tanti che oggi si trovano improvvisamente senza lavoro e senza un tetto.

Pur nella costante attenzione posta nei riguardi dei cittadini, Grillo non specifica bene il significato della sua proposta.  Vi è infatti una chiara differenza tra un reddito di cittadinanza.. da quello per il sostentamento di chi un reddito non lo ha! E’ chiaro infatti che un reddito di cittadinanza equivarrebbe in sé ad una base reddituale per tutti con un impressionante costo di decine di miliardi per il Paese.

Diverso è invece un contributo per chi un reddito non lo ha...non avendo un lavoro.. che potrebbe essere una operazione sociale equanime, sebbene comprensibilmente difficile da attuare in un Paese come il nostro dove i furbi spadroneggiano e dove, per impostare una ricerca verso coloro a cui spetterebbe, si dovrebbe mettere su una macchina organizzativa costosa ed impegnativa...In più appare poco produttiva una idea come questa in un contesto come il nostro in cui, una simile operazione, potrebbe arrestare il naturale sviluppo del lavoro...offrendo al contrario, occasione per rendere la società passiva verso ogni possibile crescita.

Sarebbe assai più utile, nella fattispecie, eliminata una cassa integrazione, mirare ai bisogni per quei lavoratori costretti ad interrompere la loro attività, offrendogli un apposito reddito di sostentamento.. evitando di incidere sui costi delle aziende.Una operazione che potrebbe anche vedere ulteriori manovre a beneficio di chi ha veramente bisogno di un contributo di sopravvivenza, ma che premierebbe maggiormente i lavoratori e potrebbe aiutare le aziende.
vincenzo cacopardo