Perchè
meravigliarsi?
Da quanto scriviamo
dello sfacelo del nostro Paese?...e non certo per voler apparire
gufi, ma per l'evidente situazione politica che non muove passi
avanti se non nell'orbita di una abnorme comunicazione di un premier
saccente e presuntuoso che continua ad imporre una visione estranea
ad ogni realtà.
Per quanto concerne
la sicurezza (argomento toccato in modo puntuale da Domenico) la
ragione stà anche nel fatto di considerare la nostra democrazia un
punto sul quale tutto viene affidato alla libera interpretazione dei
cittadini, non tenendo più conto di un indispensabile impegno da
parte dello Stato su un necessario controllo preventivo.
Su tutto ciò si
muove una giustizia assai lenta, a volte troppo indulgente che
finisce col premiare i farabutti. Ma perchè questo nostro Paese
..rimane coperto e seppellito dalla miriade norme fin troppo buoniste
ed inidonee che fomentano in qualche modo il crimine?
Uno
sforzo fondamentale dovrebbe essere fatto dalla politica per guidare
un processo evolutivo moderno più spedito, meno farraginoso... anche
verso un coordinamento più utile tra giustizia e sicurezza per
meglio avvicinare lo Stato ai cittadini. Quando si parla di
sicurezza, in un sistema come il nostro, non si può trascurare
l’impegno degli organi dello Stato che, nell’attuare regole a
protezione del cittadino, sono spesso costretti a barcamenarsi in un
nugolo di cavilli burocratici costruiti proprio in difesa delle
libertà: Magistrati, forze dell’ordine e quanti altri preposti
alla garanzia della nostra sicurezza, sembrano agire con l’uso di
procedure ormai vecchie e con una metodologia poco risolutiva.
La risposta sta nel
fatto che non si è ancora provveduto ad una vera riforma che possa
rendere equilibrio al sistema di sicurezza dell'ordine pubblico..cioè
..nel Paese in cui regna di continuo il “troppo” in contrasto
con il “poco” ... una certa inettitudine delle forze politiche
procede pensando che ogni concetto di prevenzione sia un optional nel
contesto di un sistema di libera democrazia.
Tagli e sacrifici
imposti dall'Europa hanno infine dato il colpo di grazia a questo
indispensabile servizio in favore della collettività.
Per ciò che
riguarda l'occupazione e gli investimenti gettati al vento messi in
evidenza in questo articolo da Domenico, non possiamo che dare la
responsabilità ad una certa politica ed a quel suo “modus
pensandi” insito nella classe odierna. Una politica che persevera
nel ritardo di una essenziale riforma sulla burocrazia che risulta
fatale per ogni possibile crescita del paese.
vincenzo cacopardo
un inarrestabile
sfacelo....
La sensazione è
precisa: quest’Italia è un Paese allo sfacelo.
Tra giugno e luglio
ho percorso per lavoro l’Autostrada del Sole da Parma a Roma almeno
otto volte. Non ho mai incontrato una pattuglia della Polizia
Stradale. Anzi, nel tratto Bologna-Firenze, da qualche anno si poteva
constatare che il divieto di sorpasso di camion e di autotreni era
rispettato. Ora non più: poiché gran parte dei mezzi pesanti non
hanno targa italiana (è noto che diverse migliaia di padroncini
hanno «estero-vestito» i loro mezzi), i conducenti se ne fregano e
occupano tranquillamente per chilometri la corsia di sorpasso. Ma
l'aspetto più inquietante del caso è la totale assenza della
Polizia stradale che, ormai, interviene solo in caso di incidente
grave.
Anche la situazione
dei furti in appartamento e in villa è peggiorata e di molto.
Ora i più specializzati sono i georgiani che, insieme agli zingari,
detengono il record anche in materia di efferatezza e di aggressioni
inutili. La questione è semplice: attiriamo ladri. E non per carenze
delle varie polizie di cui disponiamo: in un numero accettabile di
casi i responsabili di questi reati vengono arrestati.
Ma la
gestione giudiziaria di essi è molle, indulgente. Invece di tenere i
ladri in galera e, possibilmente, buttare la chiave (anche per
disincentivare questo genere di immigrazione specializzata), nel giro
di una decina di giorni i delinquenti tornano in circolazione pronti
a delinquere di nuovo e, avendo minacciato i già rapinati, a dare
sfogo alla loro violenza bestiale.
Certo,
l’autorità giudiziaria è inefficiente per definizione, ma il
complesso delle norme buoniste che governa il crimine è inidoneo a
contrastarlo. Anzi, come abbiamo detto, un’analisi comparata di
pene e condoni, fa ritenere l’Italia il Paese più indulgente
d’Europa.
Di sbieco
ricordiamo che questo andazzo è estremamente frustrante per gli
operatori della Pubblica sicurezza, sempre sull’orlo di durissimi
procedimenti giudiziari, mai sugli scudi di un apprezzamento reale e
verificabile da parte di coloro che giudicano i delinquenti che
popolano la Nazione.
In questo
disastro dei fondamentali dell’ordine pubblico, ci si mette pure il
più elevato giudice d’Italia: la Corte costituzionale.
Come si si
trattasse di un organismo lontano mille chilometri dalla realtà
concreta (che è una realtà di difficile gestione, di risanamento
coordinato con le autorità europee, di tagli e sacrifici distribuiti
tra lavoratori e imprenditori) senza alcuna specifica attenzione alle
conseguenze delle decisioni, la Corte, in questi ultimi mesi, ha
inanellato una serie di sentenze che hanno dato un colpo mortale alle
finanze pubbliche: i vari regimi di blocco delle crescite retributive
sono stati dichiarati in tutto o in parte incostituzionali, senza
apprezzamenti giuridici delle conseguenze su precetti costituzionali,
della mancanza di inflazione (causa tecnica delle progressioni
automatiche), dell’emergenza debito e dell’emergenza di bilancio.
Il medesimo blocco dei contratti degli statali è stato giudicato
incostituzionale, dimenticando che un contratto è il negozio
giuridico che deriva da un libero confronto tra almeno due parti. E,
in questo caso, una delle due, lo Stato è stata costretta a definire
con la legge di bilancio la propria impossibilità ad aderire a una
qualsiasi crescita degli oneri per stipendi della burocrazia.
Senza
volere esprimere alcun giudizio, constatiamo che questa Corte è
presieduta da un magistrato ordinario.
L'autorità
giudiziaria, peraltro, usa, come un solerte impiegato delle poste
addetto alla timbratura dei francobolli finisce, timbrare tutto ciò
che gli capita a tiro, così molte corti si comportano di fronte agli
eventi della vita quotidiana, usando il loro potere come un
«juke-box» nel quale inserire la fattispecie e dal quale
automaticamente fare uscire una sentenza devastante per l’ambiente
lavorativo, sociale ed ecologico di riferimento. Occupazione
a picco, stabilimenti strategici chiusi, investimenti gettati al
vento: nulla importa, solo la cieca applicazione della norma, di
norma generica.
C’è una
responsabilità della politica in questa situazione: senza parlare
della ministra Severino, onusta di glorie professionali e di
discutibili decisioni governative, ricordiamo il continuo inserimento
nel codice penale di nuovi reati, dalle definizioni, in alcuni casi,
così labili da indurre qualche bravo e onesto operatore di giustizia
ad acchiappare chi gli capita a tiro, forte di una discrezionalità
quasi assoluta. Un ampliamento delle fattispecie attuato con
l’inspiegabile consenso di Confindustria, mai scesa sul terreno
della contestazione dell’arbitrio fatto legge che regola molte
attività umane e imprenditoriali.
Lo sfacelo
riguarda, quindi, anche il governo e la politica.
Decine di
gruppetti sono in movimento per contestare qualsiasi cosa accada in
area di governo. Lo scopo non è quello di impedire qualche scempio,
qualche errore, qualche decisione inaccettabile. L’unico scopo che
anima le minoranze del Pd, il Movimento5Stelle e gli altri
contestatori è uno solo: costringere alla resa Matteo Renzi. Anche
se non sanno cosa e come fare dopo, pensano che, come in passato,
l’Italia accetterà supinamente ogni nefandezza, ogni radicalismo,
ogni ritorno a formule deprecabili.
Abbiamo
criticato e critichiamo Renzi: ma consideriamo inaccettabile il
metodo delle congiure e delle pregiudiziali, quando è in gioco uno
stretto passaggio dal disastro alla sopravvivenza.
Certo,
Matteo Renzi non è il politico di cui avevamo bisogno. È, però,
l’unico dirigente di partito che ha saputo riporre in soffitta
argomenti e uomini del passato, avviando, tra mille contraddizioni,
errori e passi indietro, un processo riformista che inciderà su
alcune delle rendite di posizione che paralizzano l’Italia.
Più
rimarremo ancorati a polemiche senza senso (quella sulla scissione di
Forza Italia realizzata da Verdini) meno ci sarà la possibilità di
andare avanti con le difficoltà che sappiamo nella riparazione dei
tanti sfaceli che si vedono in giro.
E lo
scontro politico tra Orfini e Renzi è il caso emblematico della
deriva autolesionista che attraversa il Paese e, in esso, il Pd: il
prezzo è Roma, la preda uno dei due.
Domenico
Cacopardo