19 ott 2022

QUANDO LA DESTRA E' ANCHE MANCINA

 


post di Paolo Speciale


Individuare le cause della crisi di una sinistra italiana – ed in generale delle cosiddette forze progressiste in buona parte europeiste – sempre più incartata in posizioni spesso contraddittorie oggi è ancora più facile.

E ciò perché all’odierna opposizione caro fu  l’unico argomento  irrinunciabile onnipresente nelle interviste rilasciate dai suoi più autorevoli esponenti nelle ultime settimane: il timore del ritorno delle limitazioni ad alcune  libertà fondamentali non tanto attraverso i consueti strumenti legislativi, quanto incidendo anche emotivamente e sensibilmente sulle coscienze dei cittadini in nome di un ritrovato patriottismo che tutto include. Solo questo. Che povertà.

Eppure basterebbe ricordare a tutto l’arco costituzionale, ma proprio a tutto, che il patriottismo, il nazionalismo furono storici comuni ideali di tutti, dei fascisti quanto dei comunisti ed oggi nessuno dovrebbe esibirne un vessillo personale, trattandosi di ideali che non hanno alcun carattere esclusivo.

Altrettanto strumentale è stato legare dialetticamente la cultura di una Europa unita alla volontà più o meno consapevole di cancellare o rilegare in secondo piano l’identità storica dello stivale.

Concezione e timore, questi, solo italiani e per certi versi risibili, indegni di essere parte costituente di una opposizione vera, costruttiva, basata sui programmi e non sull’utilizzo improprio di valori idealmente di tutti.

Più volte abbiamo manifestato la indiscussa  assenza di qualsiasi timore per la tenuta del sistema democratico; ciò perché  il vaccino italiano contro l’autoritarismo in senso lato è ancora attivo ed efficacissimo, soprattutto in un Paese come il nostro, dove il cittadino comune si commuove ancora ascoltando la semplice citazione o, meglio, l’inno “Fratelli d’Italia”.

Si tratta di  quell’inaffondabile  quanto efficace richiamo “sociale” che ha portato fortuna a Giorgia Meloni, che è stata brava quasi quanto il Cavaliere nel secolo scorso nel farne uso.

Passerà anche la cittadina romana della Garbatella, senza infamia e senza lode, come tutti i cosiddetti leader che si sono succeduti almeno negli ultimi quattro decenni, così come rimarranno le migliori, anche se pubblicamente e moralmente messe all’indice, tradizioni procedurali ispirate al mitico ed intramontabile “Manuale Cencelli”, tutt’altro che desueto.

Il Cavaliere, l’innovatore di trenta anni fa oggi al tramonto anche per i limiti di età raggiunti, in fondo non ha fatto altro che usarlo, quel manuale; il problema sta nella sua interpretazione, in genere di parte; e, del resto, assegnare le cariche pubbliche più rilevanti ai soggetti della formazione politica più votata non è eminentemente democratico e quindi comune a tutti gli schieramenti , soprattutto se si esce fuori dalla logica non sempre attuabile del “tecnicismo esecutivo emergenziale”, a scapito del legittimo “esecutivo politico”?

Se decide il popolo (sui modi con cui lo fa, cioè sulla legge elettorale, poi si potrà ancora discutere) potremmo parlare forse di una Destra  mancina, ma anche di un Centro  e di una Sinistra ambidestri.

Ancora, si potrà dire che gli ideali comuni potrebbero annientare l’identità particolare di una singola formazione partitica.

Ma è proprio questo il punto di partenza per la preminente individuazione ed il perseguimento di nuovi indirizzi politici, che stimolino i dibattiti e l’attività di legiferazione, senza preoccuparsi  di stare troppo a destra o troppo a sinistra e soprattutto lasciando in pace – con rispetto – i patrimoni ideologici che non hanno un colore solo, ma tre e sono fuori gioco, anche se essenziali.

1 ott 2022

IL FREDDO INCEDERE DI UNA INTEGRAZIONE ECONOMICA ..

 




Leggo nei social questa frase che mi colpisce:
“Quando ci toglieranno l'ultima bottega, l'ultimo negozio...quando gli acquisti avverranno solo nei grandi centri commerciali ed ancora di più on-line, capiremo forse che ci avranno tolto l'amore, la passione, la creatività, persino la gentilezza di coloro che hanno reso l'Italia il “bel Paese”che era.”
Questa frase potrebbe essere compresa nell'ambito delle tante prerogative che il nostro stesso paese possiede ..Sembra retorica, ma in realtà non lo è affatto!
La modernità, la globalizzazione dura e selvaggia spinta solo da un desiderio di monetizzare ed arricchire, un sistema che si adatta con estrema facilità, non fanno che toglierci ciò per cui l'uomo vive. Ci toglie la passione..come ci toglie l'importanza di una emozione che ci arricchisce di altro. Nell'ambito del commercio ci toglierà la possibilità di entrare in una discreta bottega o di un elegante negozio sostenendo quella sensazione dell'acquisto più accurata. In altri ambiti potrebbe persino toglierci definitivamente quella poesia importante per l'umanità che aiuta nella crescita culturale e sociale.
L'Italia, paese che tende ad esprimere qualità, non avrà che perderci..Perderà la crescita di quelle botteghe preziose e quei negozi costretti a chiudere che tenderanno a rendere le stesse città ed i paesi più freddi ed asettici.
vcacopardo

11 set 2022

ASTENSIONE COME DIRITTO AL CAMBIAMENTO

                                             

vcacopardo

A proposito dell'astensionismo....

Cosa pensano questi signori tanto amanti del sistema che si spingono in una paternale asserendo che votare è obbligo sociale? Cosa capiscono di un sistema dove la democrazia vive un perenne ricatto condotto dai soliti Partiti che osannano i loro leader e dove tante figure inutili imperversano? Come si può imporre un voto quando ciò che si propone da decenni rimane privo di ogni rinnovamento in favore di un popolo che deve scegliere liberamente? Pensano costoro di essere nella ragione? Conoscono l'importanza di una Costituzione dove l'art 49 si esprime in termini talmente sintetici e senza una disciplina che aiuti il percorso funzionale di un suffragio popolare? Hanno una conoscenza piena di queste regole?
Sanno costoro che sono passati settant'anni da quando la stessa Costituzione avanzava le sue regole e che tutto nella società è cambiato tranne le regole fondamentali per il rinnovamento della politica? Quelle regole istituzionali di cui tanti si sono riempiti la bocca senza mai procedere verso le dovute riforme!
Viviamo in uno Stato parlamentare e questo basterebbe per porre l’importante azione delle Camere come centralità dalla quale dovrebbe dipendere ogni regola ed ovviamente l’indirizzo culturale ed economico del nostro Stato democratico. I ruoli legislativi, quindi, non possono che essere primari e propedeutici a quelli amministrativi.
Recita il Diritto costituzionale “ la mancata attribuzione dei poteri di indirizzo politico al Presidente della Repubblica, fa sì che tali poteri vengano accentrati nel raccordo Parlamento – Governo”.
Un raccordo che oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia dello stesso principio di democrazia costituzionale: i due ruoli non riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico che li sottomette al proprio interesse. La tendenza equilibratrice che si voleva tramite il raccordo ed affinché a nessuno dei due poteri potesse essere assegnata una condizionante prevalenza non sembra oggi possibile. La centralità del Parlamento non determina più la sua vera fondamentale funzione ed ogni azione governativa finisce sempre col prevalere e condizionare pragmaticamente ogni indispensabile percorso politico parlamentare.
La Costituzione, sulla parte riferentesi ai diritti ed i doveri dei cittadini, ci dice ”Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”. Ciò risulta fondamentale e dimostra l’importanza di quel verbo che spinge a “regolare” i rapporti tra lo Stato ed i cittadini attribuendo a questi un diritto soggettivo ad un libero pensiero...quindi anche a non votare per contrastare la mancanza di una utile e funzionale regolarità nei rapporti.
Recita ancora la stessa Costituzione sui principi fondamentali “E‘ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione alla organizzazione politica economica e sociale del Paese”.
Cosa può voler dire questo? Se non il chiaro messaggio di poter dare a tutti i cittadini le giuste opportunità di una propria partecipazione alle scelte?
Quest’altro rilevante principio, se collegato al precedente, vincola inequivocabilmente le istituzioni a favorire con piena attuazione la strada per la determinazione di una vera funzionalità della politica. -Funzionalità e partecipazione di pensiero e di idee che sembra oggi non si vogliano per nulla ricercare!
Nel concetto Aristotelico, la nostra forma odierna di governo, più che ad una compiuta democrazia sembra accostarsi a quella di una strana oligarchia (governo di un'elitè) sebbene essa resti mascherata da false sembianze democratiche che, seppur ingegnose, non rendono di certo utilità al funzionamento del sistema. La vera difficoltà odierna sembra essere la giusta metodologia per far sì che tale processo possa essere costruito col presupposto di sortire un utile e preciso compito: Se si vuole vedere la democrazia come ultimo baluardo a protezione della vita politica e sociale di una Nazione, al fine di non scadere nel principio assoluto e più comodo, ma sicuramente pericoloso di una dittatura, bisogna che il valore stesso della democrazia possa essere salvaguardato attraverso principi di metodo corretti e corrispondenti alla stessa concezione etimologica del suo significato: Allora si... che si spinge il popolo al voto!
Quando si guarda al nostro sistema di democrazia sarebbe opportuno fissare l’attenzione sul momento di passaggio che questo sistema muove in direzione di una governabilità indiretta ossia rappresentativa che, per ovvie ragioni, non potrebbe essere diretta dal popolo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero.
Sappiamo che il sistema vince su tutto, ma non potrà mai opporsi ad un pensiero che esprime resistenza sul perverso meccanismo che non favorisce una votazione veramente libera. Non si tratta di stare con l'uno o con l'altro (come tanti idioti amano pensare), ma di percepire quanto il non voto potrebbe essere decisivo per spronare la politica ad un sano cambiamento.
Da questo punto di vista, ed in piena libertà, non si prendono lezioni da nessuno!

9 set 2022

SISTEMA IMMUTATO: EMBLEMA DI UNA POLITICA DECADENTE

Quel che resterà di questa assurda elezione, persino immotivatamente anticipata nei tempi, sarà l'emblema di una politica decadente che tanti Italiani avrebbero voluto cancellare già da tempo!




di vcacopardo

Manca poco alle nuove elezioni nazionali e tutto sembra rimanere al punto in cui era, nessun cambiamento è avvenuto malgrado l'irruenza di una forza predisposta per il cambiamento che ha illuso gran parte del Paese!
Ci ritroviamo al punto in cui eravamo e chiunque vinca ( come più probabile una destra) poco importa! Con l'attuale legge elettorale Rosatellum a sistema misto il 37% dei collegi uninominali daranno alla destra unita quasi il 90 % dei seggi. Per i restanti collegi plurinominali è inutile illudersi...si sa' che la destra unita ha già una maggioranza
Al di là di ciò, rimane illogico come non si sia mai proceduto per cambiare questa legge ambigua mentre i parlamentari tenuti in piedi dai propri Partiti ...tra un'ipocrisia e un' altra...hanno solo lavorato ad interesse personale. Un sistema politico che ha dimenticato ogni logica democratica e che rischia di non trovare mai spiragli. Una ragione in più che spinge di non andare al voto. Quando si dice: è importante dare il voto!...bisognerebbe prima comprendere l' incoerenza e la disfunzione di questo meccanismo sistemico che vedrà sempre i partiti padroni assoluti di una falsa democrazia.
Le riforme che occorrevano non sono mai state portate avanti lasciando esclusivamente spazio ad interessi dei Partiti. Nessuna riforma è stata fatta non rendendo alcun vantaggio ai cittadini, ma solo maggiore sfrontatezza ai Partiti: Unici padroni di una politica ormai allo sbando: Non poter scegliere i propri rappresentanti rimane fondamentale punto di partenza per una legge elettorale che dovrebbe proteggere e dare garanzie al popolo.
Sono decine di anni ormai che non si lavora in termini di ricerca per il riscontro con una legge elettorale che non garantisca subdolamente il dictat dei partiti, ma che dia spazio ai rappresentanti scelti da chi ha il diritto ad esprimere una propria preferenza.
Non si è mai dato il via alla ricerca di uno studio di riforma dell'art49 della costituzione per il disciplinamento dei Partiti. Chi oggi otterrà una maggioranza, non è detto che riuscirà a terminare il suo mandato governativo e finire la legislatura perseverando ancora in ulteriori accordi subdoli o continue improbabili intese.Insomma tutto continua a restare incerto non rendendo alcuna sicurezza alle istituzioni e quindi al Paese.
Abbiamo assistito in questi giorni a tutto e di più: intese e separazioni, maggioranze scomposte, movimenti contraddittori dei Partiti pur di mantenere forza. Per l'ennesima volta abbiamo visto partiti coalizzarsi in tanti per assicurarsi una posizione di centro moderato. Tra questi Calenda e Renzi hanno dato corpo ad una unione come il gatto e la volpe nella storia di Pinocchio ( avendo ambedue navigato da un lato e dall'altro con estrema incoerenza e furbizia).
Quel che resterà di questa assurda elezione, persino immotivatamente anticipata nei tempi, sarà l'emblema di una politica decadente che tanti Italiani avrebbero voluto cancellare già da tempo!

17 lug 2022

GRILLO: DA ARTEFICE A CARNEFICE DELLA SUA CREATURA

 


(post del gennaio 2020)

Tutto prevedibile!
Le elezioni regionali svuotano i consensi del Movimento e manifestano la volontà di un ritorno al bipolarismo
Cosa pensava di fare Grillo che ha spinto il suo Movimento verso una governabilità che avrebbe tolto ogni possibile identità alla sua creatura? Delle due una: O Grillo è un ingenuo...o non ci ha mai creduto. Il chè non favorisce alcuna identità ad un Movimento nato per un cambiamento ad una politica delle vecchie contrapposizioni!
Come era prevedibile il disfacimento del Movimento, da tempo nell'aria, si è mostrato palese in queste elezioni regionali che hanno soprattutto messo in evidenza il ritorno ad un bipolarismo da tempo ostacolato proprio dagli stessi pentastellati.
Quelli come me che hanno sempre sperato in un cambiamento nel gioco di comodo delle vecchie contrapposizioni, ed hanno sempre meno creduto a questa organizzazione improvvisata ponendovi giornalmente chiari dubbi, avevano previsto il defluire dei voti del Movimento: Si era pensato che si fosse aperta un'altra strada e da quella sarebbero potute entrare altre forze politiche nuove...Una sorta di sradicamento dal vecchio modo di interpretare la politica...ed invece tutto il contrario...
Per quanto attiene il precario percorso dei 5stelle: Dopo appena una straripante vittoria in campo nazionale.... il Movimento.. invece di attendere ed occuparsi di costruire la loro organizzazione in modo più logico e democratico ..edificando con metodo una struttura più consistente nel territorio, ha creduto di poter governare senza quella maggioranza che gli avrebbe permesso di non dipendere da alcun legame con altri partiti. Il giochino fallimentare che li ha visti legati da una parte prima.. e da un'altra dopo.. nella ricerca di una impossibile sintesi era prevedibile, come prevedibile era il fatto che tutto ciò avrebbe portato ad un rafforzamento del gioco bipolare da loro stessi sempre avversato: Se si nasce per contrastare un bipolarismo è più che chiaro che non ci si può legare a nessuno dei poli..tranne che non rendersi credibili!
Come ripetuto più volte in questo Blog..avrebbero dovuto attendere e nel frattempo meditare attraverso un dialogo approfondito sulla loro identità e sulla struttura valida per una forte presenza nel territorio nazionale. Nel loro modo di governare, ricco di un forte iper moralismo, irriducibili nel non comprendere la questione di un Sud che li ha sostenuti con una enorme quantità di consensi, riforme come quella reddito di cittadinanza che difficilmente troverà sbocchi sulla più importante fase, il voler procedere senza una organizzazione consiliare aperta, continuando a ricercare figure parlamentari attraverso l'uso di un computer e delegando ad una sola figura tutto il peso del'organizzazione...hanno messo in evidenza una direzione verticistica che non ha mai reso credibile il Movimento e l'intenzione di un vero cambiamento.
Qualcuno crede ancora che l'arrivo di un Di Battista possa cambiare qualcosa al loro interno...in realtà non potrà mai risolversi alcunchè ..sia per il fatto che l'organizzazione ad oggi è rimasta quella che è, sia perchè ormai risulta tardi qualunque trasformazione interna la si voglia ..Non è più credibile avendo basato il suo andamento contro ogni compromesso! L'elettorato odierno è ormai fluido: Il loro posto oggi sembra essere nelle mani delle sardine e molti consensi si sono evaporati andando sia a destra che a sinistra. Al Movimento di Grillo non rimane che mettersi da parte, riflettendo sui loro molteplici errori.. comprendere che la politica non si fa senza una organizzazione di base forte e compatta negli ideali, né con figure inventate o ricercando soluzioni azzardate.
Come scritto diverse volte... il Movimento 5stelle che era stato premiato abbondantemente al sud ricevendo una infinità di consensi, non ha percepito l'importanza di quei voti ...non impegnandosi verso uno sviluppo sul lavoro e sulle infrastrutture.. dedicandosi quasi esclusivamente ad una azione di sostentamento attraverso un reddito senza alcun riscontro sul lavoro e dove tanti cittadini hanno cercato di lucrare illegalmente...Il reddito non ha funzionato per nulla!
Il riscontro di tutto ciò viene messo in evidenza nelle elezioni regionali della Calabria che torna in mano ad una destra. Una destra salviniana o della Meloni che nulla di buono potrà mai portare in quel territorio.
Al sud si ritorna ai soliti schemi destra- sinistra.. ed il popolo sembra adattarsi alle vecchie contrapposizioni politiche di comodo poiché manca una politica nuova che possa rendere forza ai valori stessi del territorio e dove chi fa politica sembra farla solo per un proprio interesse...Dopo il fallimento di questo Movimento che avrebbe potuto aprire nuove strade si ritornerà alla vecchia politica..mentre il divario continua ad aumentare!
Adesso abbiamo un'altra delle tante dicotomie politiche: Un Paese diviso in posizione bipolare ed una possibile legge elettorale nazionale propendente verso il proporzionale.
v.cacopardo

Il garante, l’empirista ed il dilettante fortunato

 


post di Paolo Speciale


Come non sempre accade in una crisi di governo, oggi  i protagonisti della politica nazionale sono i tre Presidenti, e ciò con buona pace dell’ex Giuseppe Conte. Ex da tutto, sia da Palazzo Chigi, sia sostanzialmente da quel  Movimento di cui, Rousseau o non Rousseau, rimane  un estraneo  oggi anche scomodo.
Durante il suo premierato, Conte non è mai stato considerato un esponente Cinque Stelle, ma solo il premier dell’emergenza Covid. Poi ha impersonato, senza volerlo, il bersaglio della colpevole ingratitudine della nazione e di chi la rappresenta, che gli ha preferito tout court  un uomo di caratura internazionale. La storia lo consacrerà come un dilettante  – solo della politica a cui siamo abituati e senza intenzione offensiva – con la fortuna di essersi trovato – lì ed ora - a gestire un evento straordinario che gli ha conferito una popolarità inaspettata. Spazzato via dal ciclone Draghi non appena apparve più che manifesto il disagio economico emerso con la pandemia, oggi il Professore Avvocato Conte consuma la sua vendetta, apprestandosi a ritirare i suoi ministri dopo il rovinoso strappo già subito dal Ministro degli Affari Esteri.
Mai come adesso una “questione personale” forse ha influito sui destini di più soggetti, ciascuno dei quali a pieno titolo coinvolti, nel bene e nel male, in un duello che resta comunque impari e certo dai più non voluto. 
Vittima primaria lo stesso Movimento Cinque Stelle, che andrà avanti nel suo processo di decomposizione; vittima anche un PD debole, demotivato, in attesa di una adrenalina che ormai tarda troppo e che finirà per trasferire altri consensi – inutili ed insufficienti sul piano pratico - ad un Renzi  che si illuderà di poter tornare sulla scena da protagonista.
Dall’altra parte, un centro destra fiducioso in elezioni immediate, che si riscopre unito e che certo non lamenta l’assenza dal Governo del Paese, come del resto nessun’altra forza politica di rilievo, tranne Fratelli D’Italia, che brama in tal senso.
Ora, andare  al voto anticipato segnerà il ritorno di quel particolare bipolarismo italiano che dovrebbe far tornare la politica nuovamente ripartita in maggioranza ed opposizione? E come si concilierebbe tutto ciò con una ancora da più parti invocata unità nazionale che faccia fronte alle montanti emergenze nazionali ed internazionali di carattere sociale ed economico?
Il  Presidente Mattarella, conscio della ricaduta improvvisa nel tunnel  della mancanza di una vera leadership a livello esecutivo, prova a trattenere, anche esercitando il suo ruolo di garante, un Draghi empirista  tutt’altro che teoretico, che grazie all’esperienza ha capito che il “tirare innanzi” non funziona ma soprattutto non gli aggrada; meno che meno un ritorno rigenerato che presto andrebbe verso una analoga dissoluzione.
La parola torni al popolo? Certo, ci mancherebbe altro.  Purché siamo tutti consapevoli e pronti a considerare che dalle urne potrebbe uscire l’ennesimo quadro di difficile interpretazione; perché forse il bipolarismo è un male necessario, così come lo sarebbe anche un sistema proporzional – capillare, dove TUTTI – o quasi – siano rappresentati.
Ma  il Governo di unità nazionale potrebbe non più costituire per forza una necessità-emergenza e divenire ordinario, in quanto legittimato da una diffusa tolleranza?  Se così fosse, la democrazia  - nella sua più comune accezione di lotta politica in sede parlamentare in cui siano presenti i ruoli di maggioranza-governo ed opposizione-controllo sull’operato dell’Esecutivo – sarebbe garantita e quindi presente ed operativa?
Infine, cosa si intende da più parti quando si dice “si torni alla politica, quella vera”, e quale sistema elettorale nella più comune accezione consente il totale ed ampio dispiegamento di quella democrazia che finalmente si realizza concretizzando il suo fine storico? Le riforme? A quelle non ci fa più caso nessuno; eppure sarebbero la vera adrenalina per la rinascita di una politica che sia praticata e trattata nuovamente con il rango di “scienza”, che molto le si addice.

6 mag 2022

PAPA FRANCESCO E LA GUERRA..

Adesso prendere Papa Francesco ed usarlo in modo strumentale per il dibattito sulla guerra..pro o contro Putin ..mi sembra un atto quantomeno inopportuno!

Francesco è un Papa e fa il Papa! In quanto pastore della chiesa cattolica si procura di infondere pace e serenità...tuttavia il suo meraviglioso modo di dedicarsi nell'infondere una pace in senso assoluto è spirituale è ben diverso da quello di ricercarla tra il contendersi dei popoli dove c' è chi attacca e chi subisce. Il suo compito è quello di parlare di pace tra gli uomini secondo quei principi dettati dal vangelo... ben diverso da quello che vede un mondo tanto dissimile e dove altre religioni permangono.
La guerra è una dura realtà!...Tuttavia una realtà che potrebbe vedere una pace solo se tutti i popoli... nessuno escluso...stabilissero di non usare le armi. Poichè basterebbe solo che uno le usasse a compromettere qualunque esito di non belligeranza.
In questo contesto sembra inutile anche imbattersi in una retorica diatriba "armi si ...armi no"...L' unica risposta è: "armi purtroppo"
vcacopardo

19 apr 2022

IL PENSIERO DI PUTIN SULLA DEMOCRAZIA ILLIBERALE


di vcacopardo
Per conoscere bene il pensiero di Putin occorrerebbe prima analizzarlo cercando di interpretare i suoi principi... ancora prima che il suo modo di agire. A tal proposito è fondamentale il riferimento del summit del G-20 ad Osaka 28-29 giugno del 2019)
In quella occasione Vladimir Putin rilasciò una lunga intervista al Financial Times dalla quale si può certamente avanzare una attenta ed accurata analisi che potrebbe spiegarci la lunga permanenza al potere nel suo Paese.
Per il presidente russo in carica da circa vent'anni la democrazia liberale prevalente nell'occidente si era ormai esaurita nel suo scopo, non garantendo più una libertà sociale ed anteponendone un'altra che lui definiva “illiberale” …
Per lui si era ormai esaurito il compito, quello di garantire a tutti le libertà personali e sociali ed il mondo richiedeva regole più rigide a garanzia delle esigenze primarie dei popoli. A tal scopo si soffermò proprio sulla formula che avrebbe carpito l'attenzione dei tanti nazionalisti: quella strana democrazia illiberale.
E' fondamentale analizzare questo suo intervento al G20 per dare un senso più preciso al suo pensiero quando egli stesso riporta accennando a quella “guerra fredda” che, pur definendo cattiva, aveva contenuti di regole che in termini internazionali riuscivano a rispettarsi. In questo suo intervento Putin insisteva sottolineando come e quanto il mondo fosse cambiato e con esso anche le regole, un mondo rimasto frammentato e quindi imprevedibile. Pur dichiarandosi scettico, si era spinto nel desiderio di trovare un patto in seno al G20 per dare corpo ad un accordo su regole comuni.
Insomma per Putin “l’idea liberale era diventata obsoleta poichè in contrasto con gli interessi della grande maggioranza della popolazione” e perciò sarebbe stata la forza di un nuovo nazional-populismo ad esprimere meglio i desideri dei popoli chiudendo le porte ad un certo multiculturalismo oltre che al complicato evento della immigrazione.Tutto ciò avrebbe di sicuro ridimensionato l'orgoglio occidentale ponendo la domanda della ricerca di un confine tra deterrenza ed impotenza. Con questo intervento i problemi del liberismo sarebbero stati sempre più messi in discussione dai populisti occidentali e da alcuni paesi che resteranno sempre nascosti come la Cina.
Potremmo affermare che l'orso russo era riuscito a porre in discussione il sistema liberale giocando le sue carte diplomatiche cercando di carpire l'attenzione di personaggi politici tendenti a chiudersi in un nazionalismo e condannando l'economia occidentale che definiva instabile e con fortissime disuguaglianze...persino priva di una reale libertà. In questo suo dialogo il presidente russo riuscì a convincere qualche partito sovranista e persino il presidente degli USA Trump, oltre che qualche altro paese asiatico illiberale.
Ora:- per quanto potesse apparire un vero ossimoro la parola democrazia unita termine di illiberale, il presidente russo sembrava alquanto convinto che questo suo intervento avrebbe comunque conquistato gran parte del mondo occidentale anche in ragione che l'Europa stessa non aveva fino allora dimostrato una unione capace di integrare i paesi della comunità e la politica di questi mandava avanti personaggi capaci di mettere in crisi il proprio sistema parlando di populismo.
La conseguenza si è oggi esplicata in un attacco al paese limitrofo che non potrà mai essere disgiunto da una considerazione di merito relativa a quel preciso intervento: Constatando il non compattamento di una Europa in crisi, priva persino di un esercito, Putin aveva deciso di operare questa mossa. Tuttavia dal suo intervento al G20 molte cose sono cambiate in Europa e l'avvento di una pandemia ha contribuito ad unire l'Europa ed a far perdere consensi ai nazionalisti più esaltati.
Ma si potrebbe persino esser certi che ancora di più la unirà questa assurda aggressione ad un paese sovrano da parte dell'orso russo: conseguenza ineludibile del pensiero sulla sua ipotetica e contrastante “democrazia illiberale”.

16 apr 2022

UCRAINA: TERRA DI CONQUISTA?

 


di vcacopardo
Abbiamo scritto parecchio su questa guerra iniziata con una aggressione da parte del dittatore russo nei confronti di un territorio sovrano, abbiamo fatto riferimento alla Nato, al possibile intervento degli americani, all'invio delle armi, alla democrazia illiberale proposta da Putin, alla possibilità di una resa incondizionata... etc..Tutte motivazioni che si inseriscono nel contesto di una aggressione talmente violenta da non riuscire a determinarne una più precisa!
Potremmo provare adesso ad addentrarci in una analisi diversa che possa vedere nell'azione di questo autarca un preciso attacco per una più semplice conquista del territorio.
E' infatti anche possibile che, al di là di tutte le precedenti considerazioni di cui tanto si è discusso nei social e nelle TV, lo scopo del dittatore possa essere soprattutto quello di appropriarsi di una terra decisamente più florida. Un capo supremo di un impero che in questi ultimi anni sembra anche aver lavorato per dividere l' Europa: Lo ha fatto incidendo sugli Stati meno forti e spostati ad est, ma anche su alcuni partiti come quello italiano della Lega che col suo nazionalismo ha compromesso la logica di una Unione che si sarebbe resa più forte. Malgrado gli errori commessi tra euro, rapporti finanziari non del tutto equilibrati ed il non aver considerato l'importanza di una ricerca energetica autonoma, abbiamo comunque potuto constatare come con la pandemia si è assistito ad un cambiamento radicale che ha spinto ad unire di più i paesi dell'Unione. Ciò ha dato fastidio alle altre potenze..ma soprattutto alla limitrofa Russia di Putin.
Proviamo quindi a cercare di comprendere se vi possano essere diverse motivazioni, forse anche più naturali e di altro interesse, che hanno indotto a questo feroce attacco all'Ucraina! Un attacco che potrebbe esser stato programmato per un naturale, seppur esecrabile, desiderio di conquista del paese che sembrava volersi rendere libero e democratico creando fastidio, ma soprattutto facendo gola all'impero russo prospiciente per le sue prerogative: L'Ucraina è un paese che ha una propria ricchezza: grano, mais, ammoniaca, fertilizzanti, uranio e tanti altri minerali come ferro ed argilla..a tutto ciò aggiungiamo le centrali nucleari esistenti. Insomma ricchezze che forse l'intera Russia che si preoccupa soprattutto di estrarre gas, si sogna di avere. Inoltre un'apertura verso il mare che insieme rende questo territorio assai più appetibile! Ed ecco che la spinta verso il lato sud-est promosso dalle milizie di Putin potrebbe avere più senso in questa ottica...e cioè quella di conquistare lo sbocco a mare chiudendo ogni accesso al paese aggredito.
Quindi con la scusa della Nato, con il rigetto di ogni democrazia, il vero problema per Putin potrebbe essere proprio l'Europa e gli interessi economici che nel futuro prossimo...con la chiusura della fornitura del gas... non gli renderebbe più entrate economiche soddisfacenti.
Se così fosse, maggiore sarebbe da parte dell'Europa salvaguardare le ricchezze di questo paese reso libero da un referendum democratico. Necessario, oltre che giusto sarebbe aiutarla a resistere! Purtroppo nel nostro Paese sono in tanti che cascano nel ritornello della Nato, ma anche quelli che guardano al separatismo ed al nazionalismo eccessivo che non aiuta l'unione..ed ancora di più verso un anti americanismo eccessivo..
Tuttavia... al di là dell' America... quello che oggi conta di più è la costruzione della nostra Europa... ed è sicuro che non si non potrà mai costruire il vero progresso di una Europa unita e forte capace di poter competere con le altre potenze se non si crede e si lavora per un'unione compatta ed armonica...Tutto ciò fa comodo ad un autocrate che sopravvive soprattutto fornendogli energia. Queste motivazioni potrebbero essere quelle che spingono il nuovo zar alla paura che questo territorio di conquista...alquanto ricco e prosperoso... possa un domani far parte dell'Europa...assai meno che la paura di restare protetto dall'ombrello della Nato.

15 apr 2022

GUERRA INGIUSTA E GUERRA GIUSTIFICATA

 

 di vcacopardo
C' è ancora gente che non riesce ad interpretare l' articolo 11 della Costituzione che rifiuta la guerra come atto offensivo, ma lo ammette implicitamente come difensivo..basta leggere attentamente e soprattutto leggerlo integralmente oltre la prima parte: Per assicurare una pace a volte occorre anche difendersi!
L'articolo 11 andrebbe saputo interpretare anche in considerazione degli oltre settant'anni passati da quando fu scritto ed inserito nella nostra Carta. Ognuno potrebbe interpretarlo come vuole soffermandosi sulla prima frase: “L'Italia ripudia la guerra” ...quindi senza proseguire e non dandovi un senso più completo.
Comunque sia.. da quando questo articolo fu scritto non si può negare che siano cambiate parecchie cose anche in ambito internazionale come la nascita di una Europa e la costituzione di un trattato Nato.
Rapportandoci alla cruenta aggressione avvenuta in Ucraina dobbiamo premettere che, nella fattispecie, il nostro Paese non è entrato materialmente in guerra... e poi che la guerra di cui si parla nella Costituzione è riferita ad una guerra di conquista, cioè di quella guerra che offende le libertà degli altri popoli..non credo proprio sia questo il caso del nostro paese! E nemmeno per risolvere le controversie internazionali, come si evince dall'articolo in costituzione, ma facente riferimento ad una categoria più ampia ed eterogenea...In questo caso come qualcuno afferma: “non esistono sempre guerre giuste, ma sicuramente giustificate”.
Evitando di accontentarsi delle semplificazioni che tanti tendono ad esporre nei social, l'argomento potrebbe finire col non trovare un riscontro comune se non fosse il dover focalizzarsi sul punto in cui ci troviamo...e cioè spostando l'attenzione non solo sul fatto che l'uso delle armi come difesa possa essere legittimo, ma sull'ammettere che in realtà non esiste una guerra giusta. Insomma...nel caso dell'Ucraina sembra inutile alimentare uno scontro dialettico sulla prima parte dell'articolo 11, quanto su quello riguardante la normativa a tutela dell'ordinamento internazionale. Quindi sul fatto... di grande rilevanza... di valutare con maggiore importanza una civiltà conquistata con pace e sacrifici nei decenni dopo l'ultima guerra.

11 apr 2022

PUTIN -UCRAINA : prepotenza e difesa...


Il voler far vincere in tutti i modi la prepotenza su una possibilità di difendersi. dimostra l' esecrabile ed ostinato rifugio dei deboli ..che oggi sembrano esser tanti!!!..

Sono tanti che non mettono in primo piano le sofferenze altrui e che dietro disperate e disparate disquisizioni sui social perseverano nel ricercare ogni e qualunque soluzione purché non venga mai intaccata la loro quiete.
Ora..vorrei dire:-.come si può pensare il fatto che pur sostenendo la resistenza del paese aggredito..non si possa aver paura di un pericoloso allargamento del conflitto che possa coinvolgere l'intera Europa ed anzi... peggio... persino lo scoppio di una possibile guerra nucleare. Siamo tutti in grado di comprenderlo e non solo chi si atteggia a difensore di una pace per paura di far scatenare le ire dell'aggressore.!!!Tuttavia si può anche esser certi che ricorrere a questi mezzi non può convenire a nessuno nel mondo e non è detto che, al di là del conflitto esistente, non possa avvenire in qualsiasi altro momento quando il potere di farlo lo potrebbe avere un malato o un pazzo... sarebbe la fine per tutti!
Se un rischio c'è di un allargamento bisognerebbe essere consapevoli dei limiti esistenti e del fatto che se la si dà vinta ad un aggressore non potrà mai esserci pace nemmeno nel futuro dei nostri figli!
vcacopardo

7 apr 2022

UCRAINA: tra interessi ed accordi- divcacopardo

 


La storia dell'Ucraina e dei territori limitrofi andrebbe rivisitata con attenzione in considerazione dei complessi avvenimenti trascorsi. Tra questi abbiamo la necessità di definirne alcuni:

di vcacopardo

Potremmo azzardare che ancora oggi la faccenda ucraina rimane poco chiara per via di una serie di eventi che hanno indotto a pensare, forse anche motivatamente, interessi da parte dell'America in contrasto con quelli della Russia per un territorio ai confini con l'Europa più ricco di risorse rispetto ad altri limitrofi. Tuttavia, è inutile negarlo, gli episodi di aggressione violenta di questa guerra voluta da Putin hanno messo in risalto soprattutto la parte negativa e la prepotenza della nazione russa rispetto ai precedenti accordi, ribaltando il peso delle responsabilità.

Responsabilità che senza questa violenta e sanguinosa invasione si sarebbero potuti analizzare in modo diverso.


Ma occorre innanzitutto analizzare i dettagli sulle svolte avvenute in successione partendo da quando si operò un referendum per concedere l'autonomia alla regione infuocata del Donbass, dove si concordò come prerequisito un accordo (accordo di Minsk del 5 Settembre 2014) che prevedeva di porre fine alla guerra che infuocava nella parte orientale dell'Ucraina. Il testo, firmato sotto l'egida della Organizzazione per la sicurezza OCSE, era composto da dodici punti e garantiva monitoraggi, garanzie per il cessate il fuoco, decentralizzazione dei poteri, rilascio degli ostaggi, garanzie per lo svolgimento di elezioni locali ed il ritiro da parte della Russia delle proprie truppe dal suolo facente parte dell'Ucraina.

Per quanto concerne la Crimea, non sembra essere stato il popolo a decidere, ma gli stessi russi poco prima della loro invasione attraverso un referendum indubbio che potrebbe ritenersi persino poco affidabile e che la stessa ONU non riconobbe.

Infine bisogna sottolineare che anche il popolo Ucraino aveva operato la sua scelta ancor prima dichiarando la propria indipendenza attraverso un referendum svoltosi nel 1991 e questo non può di certo considerarsi meno importante di quello avvenuto in Crimea.

Ora..se mettiamo in fila questi elementi avvenuti negli ultimi trent'anni ci accorgiamo di quanto ogni paese abbia sempre desiderato di rimanere libero nella propria indipendenza al di là di referendum più o meno manipolati ed anche nella ipotesi di ammettere che in Crimea si possa essere svolto un referendum non manovrato, sicuramente rimane il fatto che un concordato come quello di Minsk insieme al referendum del 1991 per l'indipendenza dell'Ucraina... messi in rapporto con l'aggressione russa di questi giorni, pongono un motivato dubbio di quanto questa manovra voluta da Putin risulti solo spinta da una voglia di potere. Un potere su un territorio che egli pensava di conquistare con estrema facilità e nel quale invece ha trovato una resistenza tanto eroica quanto supportata da motivazioni legate da precedenti accordi.

31 mar 2022

LA CRITICA ANTI SISTEMICA CHE NUOCE AL PAESE ED AL PROGRESSO EUROPEO

 

..la visione demagogica dei più ostinati populisti ….

di vcacopardo


Sappiamo bene che la nostra società vive su posizioni contrapposte ed incoerenti con variabili dovute ad un mondo che avanza velocemente: In queste si riscontrano anche quelle...quantomai demagogiche...di chi pensa che si possa vivere in una società dove la pace debba prevalere in senso assoluto al di là di ogni altra prepotenza.

Credo che la maggioranza assoluta del nostro paese sia sempre stata favorevole alla pace e contro ogni conflitto, e quindi vorremmo non far mai uso delle armi, così come non vorremmo il malaffare, la criminalità, i femminicidi e la violenza sui bambini. Tuttavia non viviamo nel paese delle meraviglie e se per quanto riguarda la criminalità e la violenza in genere dobbiamo lottare attraverso operazioni di prevenzione, lo stesso dobbiamo fare per la difesa del nostro Stato. Preventivare significa purtroppo il dover affrontare una MODERNIZZAZIONE degli armamenti ormai obsoleti ed a tal scopo si era predisposto un piano già nel 2014 attraverso una intesa comune con gli altri Paesi della Nato. Lo si è fatto solo e soltanto in nome di una DIFESA che potesse preservarci da pericolose eventualità. Bisogna anche comprendere che in questa spesa ci sono studi di tecnologia avanzata su droni, radar e strumenti utili alla difesa oltre che spese per il personale abilitato che si va rinnovando: La faccenda che riguarda l'impegno economico verso le armi è sempre stata difficile da digerire, ma è assodato che diventa purtroppo indispensabile per la difesa.

Al di là di ciò... quello che si evidenzia con insistenza in alcuni personaggi inseriti nel contesto politico è il continuo strenuo..e persino comodo attacco al sistema, un sistema che, come tutti sappiamo, non è di certo una panacea sul piano sociale e che andrebbe sicuramente rivisitato attraverso una modernizzazione seria che lo renda più innovativo e funzionale alle esigenze dei cittadini attraverso opportune riforme...donandogli maggiore equità oltre che maggiore sicurezza. Ma questo sul tema sociale è un lavoro oggi di certo spettante alla politica nazionale ed europea che, malgrado i ritardi, sembra già stata smossa da una sopravvenuta pandemia e da pericoli imminenti di guerre.

La perenne critica anti sistemica, che oggi sembra condannare tutto, guidata da personaggi come Di Battista, non aiuta in tal senso. Una critica vuota che finisce con l'aggredire tutti e tutto in nome di un facile populismo e che al contrario non rende utilità al cambiamento in termini di funzionamento. DiBa si è ormai costruito come un personaggio che attacca tutto e tutti avanzando proposte quasi irrealizzabili..attacca il nostro presidente del consiglio Draghi come fosse agli ordini di un sistema finanziario occulto senza rendergli mai alcun altro merito, ed attaccherebbe altresì chiunque altro che dovesse salire alla presidenza del consiglio trovando qualunque appiglio per scontrarsi. Il tutto con la facile retorica di un sistema corrotto e con l'enfasi di un dialogo costruito a volte senza una vera conoscenza dei fatti che non porta mai a conclusioni valide se non a quello di mettersi sempre in contrapposizione. Per quanto si possa dare ragione a questo personaggio su alcuni punti e temi sociali in cui la politica ha perso notevole tempo, quello che riesce difficile da difendere è il suo procedere in modo strenuo contro un sistema senza mai impegnarsi seriamente di costruire una base per risolvere tali temi.  

La critica anti sistemica di questi personaggi può essere valida solo se si ricerca un equilibrio nel dialogo e se si riscontrano proposte inerenti valide e non solo critiche ad oltranza e dispersive, poiché le soluzioni per una società odierna, dove persino il tema della democrazia rimane in crisi e dove multiculturalismo e globalizzazione avanzano senza regole, la ricerca deve essere affrontata senza facili demagogie e populismi che potrebbero forse ammaliare l'ascoltatore, ma portare solo confusione...provocando continuo disorientamento.