L'inizio
di una riforma
che
riguardi l'annoso conflitto di interessi non può che trovare ogni
incoraggiamento da parte di tutti coloro che osservano e studiano la
politica odierna..tuttavia per limitare meglio i conflitti è importante partire dalla distinzione per un funzionamento alla base dei poteri.
di vincenzo cacopardo
Come
sappiamo..nel 2016 si diede inizio ad un disegno di legge che.. già
da tempo.. sarebbe dovuto essere posto sul tavolo del governo: Era il
ddl sul conflitto d!interessi..
Alla
Camera i voti favorevoli furono 218, i no 94, 8 gli astenuti. Il
testo passò poi all'esame del Senato.
Nei
giorni precedenti il partito di Berlusconi aveva iniziato a fare
ostruzionismo rallentando i lavori. Secondo Forza Italia la
discussione in commissione aveva portato ad una legge fin troppo
restrittiva, mentre
secondo i 5 Stelle troppo permissiva. Qualcuno pensava che se la
legge fosse passata in questo modo ci saremmo ritrovati di fronte al
disconoscimento dei principi fondanti del nostro ordinamento
discriminando la categoria degli imprenditori. Venendo posti ostacoli
all’esercizio della politica e del governo per chi facesse
l’imprenditore, secondo Il movimento 5 Stelle..in condivisione con
una parte del PD, si sarebbe fatta una sorta di pulizia etnica.
La
nuova legge sul conflitto di interessi,
avrebbe voluto introdurre in Italia la formula del blind
trust,
disciplinandone l'applicazione: L'alienazione dei beni, che sarebbe
scattata per partecipazioni di rilevanza nazionale in settori
strategici nell'editoria e nei servizi pubblici in concessione o
autorizzati, poteva essere parziale e imposta dall'antitrust.
Inoltre,
secondo il testo,
per
gli atti adottati dai ministri in conflitto di interesse non sarebbe
scattata più la decadenza automatica, ma sarebbe stato il presidente
del Consiglio a sottoporre al questione al Consiglio dei ministri.
Il
testo stabiliva in particolare che, dopo il termine dell'incarico di
governo, l'incompatibilità sussisteva per ulteriori dodici mesi nei
confronti di cariche in enti di diritto pubblico e in società con
fini di lucro che operavano in settori connessi con la carica
ricoperta.
Tuttavia
il testo non andò avanti e si arenò al Senato !
Sappiamo
che negli anni 90 il centrosinistra aveva le forze per offrire delle
regole e determinare delle formule più adatte. Ma in tutti quegli
anni si è solo perso tempo!.. Non possiamo nemmeno omettere
l'esordio, quasi autolesionista, di Luciano Violante che ammise in
Parlamento, senza mezzi termini, le garanzie offerte al Cavaliere.
Per opportunità lo spinoso argomento venne ancora una volta
accantonato dal giovane rottamatore Renzi, pena la messa in crisi di
un patto detto del “Nazareno” che condizionava in modo poco
logico ed ambiguo tutta la politica del Paese.. e lo stesso Partito
democratico.
Quella
sul conflitto di interessi rimane comunque una riforma di primaria
importanza che
si apre a ventaglio su una moltitudine di principi...che tocca il
cuore di ogni percorso politico che si vorrebbe sano e funzionale.. e
che invade grossi campi del potere economico e politico...un tema che
investe l'attività parlamentare e quella governativa insieme.
Insomma.. una vera madre di tutte le riforme. Il problema del
conflitto d'interessi dovrebbe trovare oggi una soluzione
equilibrata: Una legge che definisca in modo chiaro, semplice ed
efficace un quadro normativo per impedire alle principali cariche
elettive del nostro Paese, di avere interessi che interferiscono
nella loro azione politica.
Oggi
dopo i vari fallimenti del passato i 5 Stelle
vorrebbero dare inizio ad un lavoro in favore di un ddl che lo stesso Di
Maio ritiene prioritario. Da quel che si sa..il provvedimento
dovrebbe prevedere anche un registro dei lobbisti e lo stop a quelle
“porte girevoli” tra ex eletti e portatori d’interessi.
L'inizio
di una riforma
che
riguardi il conflitto di interessi non può che trovare ogni
incoraggiamento da parte di tutti coloro che osservano e studiano la
politica odierna, ma è inutile ribadire ( anche agli stessi
pentastellati che lo propongono) che il vero conflitto (quello più
macroscopico) permane se i ruoli stessi della politica (quello
parlamentare..e quello governativo) non vengono meglio distinti e
separati alla base... e questo potrà avvenire solo attraverso la
scorta di un'altra riforma che regoli e disciplini i Partiti
tagliandoli fuori da ogni operazione riguardante una funzione
amministrativa di competenza: L'azione dei Partiti dovrebbe rimanere
focalizzata e limitata sulla importante ricerca del dialogo con la cittadinanza
ed il riscontro di quelle idee e normative utili a chi
successivamente, in ruolo deduttivo, deve porle in atto con ordine e capacità. In tal modo il più evidente conflitto che genera costanti
compromessi tra i Partiti ed il potere esecutivo verrebbe.. in qualche
modo... limitato senza l'edificazione di interessi e conseguenti
anomalie che contrastano e coinvolgono figure.
In
quest'ottica rimane sempre più sorprendente
pensare che un Premier possa rimanere a capo di un esecutivo e
contemporaneamente segretario indiscusso di un partito.
Altro
che conflitto!!