di
v cacopardo- tratto dal blog
Sono
stato fortemente interessato all'argomento che Nadia Urbinati
descrive nel suo libro “l'ipocrisia virtuosa” descritta da
lei nel significato etimologico della parola: ovvero simulazione,
sostenere una parte, separare distinguere. La stessa politologa,
giornalista, si pone la domanda se questa ipocrisia possa aiutarci a
vivere una vita migliore trattando gli altri con maggiore rispetto:
Un precetto che, come lei sostiene, appartenendo al saggio, è
risultato causa del precipizio delle vite pubbliche e quelle private
In
sostanza Urbinati sostiene che una certa ipocrisia possa rendersi
utile nella politica e nelle attività sociali in quanto mostra una
faccia che, seppure falsa, riesce in qualche modo a far funzionare
meglio lo scambio nascondendo anche qualche principio personale o,
quanto meno, ammorbidendolo. Ciò che si potrebbe definire come una
ipocrisia di mestiere. “Società, amicizia e lo stesso amore non
sono possibili senza una dose anche minima di ipocrisia. Nel
difficile equilibrismo tra il male fatto a se stessi e quello fatto
agli altri, l'ipocrisia allena il pensiero in maniera complessa a
stare in relazione. Tutto ciò, ci spiega la Urbinati, a patto che
non diventi sistemica e non tracimi in manipolazione.”
Questa
breve e particolare premessa cui forse solo in pochi riescono a
comprenderne il senso e l'importanza, mi serve per intraprendere un
altro tema: quello delle tifoserie ideologiche consolidate che già
da tempo perseverano nella vita pubblica rendendola chiusa in una
dualità competitiva.
Le
analisi storiche bisognerebbe portarle avanti senza pregiudizi, con
conoscenza ed equilibrio evitando di radicalizzare oltre il dovuto.
E' superfluo sottolineare come tutto ciò oggi non si riscontra e
come si preferisce andare avanti con assolutismi e prese di posizione
dettate da ideologie che sfociano in un radicalismo senza limiti. Chi
prende posizioni di Destra oggi, in un mondo che procede nel bisogno
di un essenziale sostentamento sociale, lo fa principalmente perchè
legato ad un conservatorismo. Tuttavia ci si domanda come nel
procedere di un mondo ormai globalizzato, dove si restringono le
distanze, dove internet ha cambiato i rapporti, si possa pensare
ancora di restare immobili in questo radicato conservatorismo che non
può che contrastare con il bisogno di progresso e di idee.
Al
di là di chi conservatore lo è in forma assoluta, e per il rispetto
di chi lo interpreta come una forma di cultura di contenimento
all'eccesso, si può comunque affermare che tanti di costoro non
tendono ad amare il progresso e tanto meno gli essenziali bisogni di
una modernizzazione, non muovendosi a beneficio sociale.
Ritornando
alle analisi storiche... si riscontrano oggi tante difficoltà di
mettere equilibrio alle posizioni (politica interna- geopolitica-
guerre). Si è entrati ormai in una mentalità competitiva che non
porta risultati, ma solo eterne ed ostinate contrapposizioni. Porta
solo un aumento dei contrasti che spingono all'odio...Ancora di più
quando in mezzo ci stanno argomenti legati alla religione (islamismo,
semitismo, antisemitismo, etc). Fatto stà che tutto ciò che si
sente in giro (social e tv) sembra solo far parte di un pessimo
radicalismo di posizioni ricco di tifoseria.
Le
analisi storiche sono un'altra cosa, sono l'attenta ricerca di un
risultato discusso senza partecipazione emotiva. Tendono alla ricerca
di una posizione equa e non di parte per un unico beneficio sociale
dell'intero mondo.