7 mar 2013

Un commento di Alberto Cacopardo



La tempesta è in agguato (e chissà se il buon Grillo lo ha notato…)

Per il momento, la tempesta finanziaria sull’Italia non è arrivata. O meglio, sono arrivati i suoi prodromi, sotto forma di un limitato rialzo dello spread e di un attacco al ribasso sulla borsa, particolarmente ai titoli bancari.
I quali, per via della massa di titoli pubblici in carico alle banche, sono quelli più vulnerabili all’eventuale aumento dei tassi e alla conseguente caduta del prezzo di mercato dei titoli di stato. Il crollo delle banche in atto sul mercato azionario indica chiaramente che ci si aspetta il peggio sul fronte dei tassi.
Ma, per il momento, il rialzo dello spread a circa 340 è molto contenuto rispetto ai livelli oltre i 500 punti delle fasi più acute della crisi. Si sente ripetere che questo è dovuto allo “scudo protettivo” innalzato da Draghi l’agosto scorso. Si sente dire che “gli investitori” (leggi speculatori) non ardiscono sfidare la potenza di fuoco della Bce. Che vuol dire? Che se loro vendessero allo scoperto, sperando di ricomprare a basso prezzo, e la Bce comprasse quanto vendono, il prezzo non scenderebbe e ci rimetterebbero un sacco di soldi. Per questo, si dice, lo spread non sale.
Si dimentica che la Bce non sta comprando titoli italiani. Che il programma Omt lanciato da Draghi è rimasto finora del tutto virtuale. Si dimentica soprattutto che quel programma prevede, per accedere al soccorso Bce, l’impegno ad accettare un pacchetto di politiche restrittive di impianto neoliberista, che non sarebbe altro che la prosecuzione rincarata della famosa “agenda Monti”.
Senza quell’impegno, allo stato attuale delle cose, non può scattare nessun intervento Bce. Lo scudo protettivo non c’è. O meglio ci potrà essere soltanto se ci sarà un governo disposto a fare quello che avrebbe fatto Mario Monti, o forse peggio.
Chi dice (anche questo si sente ripetere a tutto spiano) che i mercati sono solo un termometro della febbre delle economie, dice un’enorme fesseria. Il termometro è uno strumento passivo, che misura la febbre senza alcuna capacità d’influenzarla. Il mercati sono un apparato attivo, capacissimo di causare la febbre, soprattutto attraverso la speculazione al ribasso.
E dice una fesseria chi sostiene che i mercati non sono manovrati da nessuno. Tutti sanno che ci sono un ristretto numero di operatori di grandissime dimensioni che hanno tutti i mezzi, finanziari e mediatici, per scatenare le ondate di speculazione, nell’una o nell’altra direzione. Questi potentati non hanno solo obiettivi finanziari, hanno obiettivi politici.
E questi potentati, per il momento, stanno a guardare. Un po’ come la mafia in Sicilia, non stanno votando. E’ evidente che sono in attesa di vedere se si arriva ad una soluzione in linea con le politiche neoliberiste.
Se questo non succedesse, hanno tutti i mezzi per imporre quelle politiche attaccando i nostri titoli di stato, causando un rialzo vertiginoso dello spread e costringendo chiunque sia al governo a richiedere l’accesso all’Omt.
Questa è la tempesta che ancora non è arrivata. Questa è la tempesta in agguato. Chissà se il buon Grillo l’ha capito: chi potrebbe rimetterci le penne è proprio lui.
Alberto Cacopardo

Renzi…. divo o vero politico?

Credere e sperare senza esaltare!

….E adesso sembra inseguirsi un altro “mito”! La stampa rincorre per le strade la figura alquanto compiaciuta del nuovo “divo” che potrebbe rappresentare il futuro della nostra politica Nazionale: Matteo Renzi.
Al di là delle potenziali doti politiche di Renzi…i media hanno continuo bisogno di costruire nuovi immagini e non v’è dubbio che il momento si presta favorevolmente ad una simile ricerca.
Il fallimento forse avvertito, ma non del tutto scontato di Bersani…dirige sempre di più i riflettori sull’immagine del giovane rampante sindaco di Firenze, tributandogli un esagerato riconoscimento.... Un Paese che sembra non smettere mai di correre alla ricerca di un nuovo “messia della politica”.
Ma anche Renzi, ..nella verbale e sintetica presentazione di un suo possibile programma…non sembra esprimere estrema innovazione…perseverando, come gli altri, nella retorica riforma dei costi della politica (dimezzamento dei Parlamentari- abolizione dei finanziamenti ai Partiti). 
Questi temi appaiono ormai triti e ritriti e non rappresentano in sé una vera trasformazione  profonda in direzione di una vera funzionalità della politica…continuando ad indicare scarso intuito verso la vera innovazione. Non tanto per la diminuzione dei parlamentari ma., sicuramente…per l’illogica mentalità di chi, sperando in una abolizione dei finanziamenti ed… in tal modo, cercando di evitare  vergognose appropriazione indebite, non si sofferma a comprendere la ovvia risposta che si originerebbe allorquando… solo chi è provvisto di grosse risorse, sarebbe in grado di poter acquisire consensi: un vero inno alla democrazia popolare
Ma questa è una storia ormai ribattuta e credo che non se ne voglia comprendere appositamente il senso, solo per apparire puri e casti nei confronti dei tanti cittadini che ignorano o ragionano di sensazioni.
Si potrebbe obiettare che il 5S di Grillo è venuto fuori senza finanziamenti, ma…come tutti sappiamo… non è ancora scritta la storia futura di questo Movimento. Un Movimento.. tra l’altro, cresciuto allo stato attuale...solo in opposizione…vedremo quindi come continuerà il suo percorso verso il futuro….

Vorrei dunque sperare che… se Renzi, nel prossimo futuro, sarà messo in grado di poter governare…possa farlo non solo in nome di una innovazione supportata dalla sua più fresca immagine rispetto a quelle dei suoi predecessori, ma esprimendo un programma nettamente più avanzato verso le principali riforme istituzionali: un programma che ci parli di vero funzionamento e di qualità.
Purtroppo credo che qualunque “figura politica” costruita da un sistema come quello in cui viviamo difficilmente potrà non subire il fascino di una “mitizzazione” e non riuscirà mai a costruire un suo percorso con vero senso dell’ equilibrio…
Un vero cambiamento potrà arrivare e consolidarsi solo attraverso una radicale trasformazione culturale che potrà coinvolgere tutti in una grande responsabilità comune, cancellando ogni malata forma di “idealizzazione" e di figura "predominante”    
vincenzo Cacopardo     

6 mar 2013

un commento di Domenico Cacopardo


Le discussioni del dopo elezioni testimoniano la galoppante schizofrenia del mondo politico, compresa la presunta novità Grillo.

Si discetta del nuovo governo e si spiega che il catalizzatore della maggioranza (d’emergenza, provvisoria, istituzionale) sarebbe un programma in pochi punti vitali: nuova legge elettorale, conflitto di interessi, taglio dei costi della politica, compreso il dimezzamento del numero dei parlamentari. Quest’ultima riforma è in palese contraddizione con l’idea di un’operazione governativa di breve respiro, visto che per realizzarla occorre una legge costituzionale con doppia lettura: insomma due anni di tempo.

Quanto al resto, non si può non concordare: la nuova legge elettorale (in quale  direzione, però? Doppio turno alla francese? Maggioritario con voti di preferenza?), il conflitto di interessi, il taglio dei costi della politica, sono in fondo elementi banali di un’antica rimasticatura, la cui via d’uscita appare ancora lunga, visto che, a parte la dichiarazione dei titoli delle riforme, non c’è consenso su nessuno dei passi successivi. Del resto, se tali questioni non comportassero seri problemi giuridici e politici, non avremmo atteso sino a ora per non vederle risolte. Là dove la schizofrenia emerge in tutta la sua virulenza è nella evidente cancellazione dall’agenda politica nazionale del tema Europa-emergenza economico-finanziaria.

Siamo ancora in mezzo a un guado. Non sappiamo se e quando chiedere l’intervento del Fondo salvastati, né se ci sarà una nuova manovra di bilancio. Non sappiamo in che direzione orientare la nuova legge finanziaria, quella del rilancio dell’economia. Non sappiamo se aziende come Ilva, Eni e Finmeccanica (queste ultime accusate di corruzione internazionale) avranno un futuro di mercato e quali conseguenze ci saranno per le loro migliaia di lavoratori.

Conosciamo solo le ricette elettorali: a parte quelle delle liste Monti (le uniche con una seria consapevolezza europea), tutti gli altri si sono esibiti in proposizioni demagogiche senza alcuna possibilità reale di attuazione.

Non parliamo di Berlusconi e della sua restituzione dell’Imu. Parliamo di Bersani e del programma del Pd, fondato su una rinegoziazione europea che, allo stato, non ha alcuna possibilità di farsi strada. Parliamo di Grillo che, a parte le giuste rivendicazioni di pulizia morale, propone autentiche follie, dal disconoscimento del debito pubblico alle controriforme delle pensioni e del mercato del lavoro, entrambe in senso regressivo.

La natura fondamentale del quadro economico-finanziario e della compatibilità europea sfugge alle dichiarazioni del politici e dei commentatori, per non parlare degli showman televisivi, il cui obiettivo è mettere in luce il nostro ombelico piuttosto che i  vincoli internazionali e quelli di mercato.

In fondo, questo disinteresse, in modo inconsapevole, conduce sulla strada che a Berlino, a Francoforte e a Bruxelles è in corso di definizione. E questa non è un’opinione, ma un’informazione. Parliamo dell’Europa a due velocità, quella dei virtuosi paesi del Nord, Francia compresa (alla fine Hollande non solleverà  un dito per Bersani e la sua compagnia di giro) e quella dei viziosi paesi del Sud, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia abbandonati al proprio destino di paesi di serie B, accompagnati nello sprofondare della crisi e del declino irreversibile da acconce parole di circostanza, su un futuro rientro a impossibile risanamento avvenuto.

La conseguenza la percepiremo sulla nostra pelle col peggioramento di tutte le condizioni sociali (il lavoro mancherà sempre di più) attualmente in bilico o disperate.

Forse impareremo a nostre spese che è meglio votare con la testa che con la pancia.
domenico Cacopardo


5 mar 2013

L’equilibrio… unica via per una politica costruttiva



Come si fa a non intuire l’importante costruzione di una vera innovazione del sistema politico senza un preciso uso dell’equilibrio!

Il dialogo della politica di oggi appare ancora basato su un contrasto dialettico che non lascia intravedere alcun senso dell’equilibrio per la definizione delle scelte che appaiono condotte attraverso la cattiva abitudine "del troppo o del nulla”...."dell'assai o del poco".

Sulla definizione di un Governo, sul posizionamento dei Partiti e sulla determinazione dei loro finanziamenti, sul numero dei Parlamentari, sull’eventuale ed utile scelta di una legge elettorale, sull'eliminazione delle Province, su una possibile legge sul conflitto di interessi etc…occorre oggi… un meditato equilibrio che possa spingere la politica verso scelte qualitative adatte al futuro funzionamento.

Aequus-libra (ossia lo strumento che simboleggia il bilanciamento) come principio astratto essenziale….ed una sempre più costretta convivenza, dovrebbero condurci ad una spinta verso la partecipazione alla collaborazione dialettica.

Perseverando sulle attuali contrapposizioni di pensiero.. o peggio….su una palese mancanza di dialogo…senza una vera ricerca in favore di un armonico risultato..si continuano a disperdere energie che ci condanneranno ad una difficile coesistenza ed a rimandare di continuo ogni funzionale soluzione.

Il problema principale sta nel fatto che... quando si vogliono proporre riforme, si deve sempre guardare al fine che queste porteranno... non solo per inibire o sopprimere e quindi, valutare bene, se il mezzo di cui si fa uso, sia in grado di definire una logica deduttiva utile per il futuro.

Il principio dell’equilibrio, sicuramente valido in ogni campo, rimane particolarmente fondamentale per ciò che  riguarda la creazione di quelle riforme che rappresentano la base fondamentale del percorso della politica: Se nella giustizia, rimane una esigenza contraddistinta da una emblematica bilancia in perfetta simmetria ed  un baluardo da proteggere ad ogni costo, in politica dovrebbe rappresentare l’imprescindibile percorso supportato da un dialogo obbligato.
vincenzo Cacopardo  




4 mar 2013

Grillo....e la scomoda posizione



Ubi commoda..ibi incommoda...
Secondo un vecchio detto latino....ad indicare che.. una più facile e comoda rottura di ciò che non funzionava..mette oggi di fronte ad una responsabilità verso un impegno assai più scomodo.
Il complicato posizionamento di chi ha voluto rompere col passato..si sarebbe dovuto intuire già prima..inducendo a prepararsi preventivamente per la logica risposta della ricostruzione. Su questo punto ..qualunque politica non può lasciare spazio, nè tempo... ad alcuna fantasia!
Come tutti sappiamo…ad ogni azione corrisponde una azione contraria ed anche in questo caso, si è evidenziata una chiara risposta da parte dei cittadini…Ma adesso il punto è un altro…come si ricostruisce?
Non vi è dubbio che rompere sia, oltre che più comodo, assai più facile…soprattutto quando il terreno e l’humus sono fertili…ma l’opera più scomoda della ricostruzione del nuovo, appare veramente difficile in un contesto che vede una classe politica da un lato.. povera di idee e dall’altro... ricca di una esagerata demagogia populista.
Ancora una volta si mette in evidenza l’impossibilità di poter dialogare e costruire positivamente senza l’essenziale uso dell’equilibrio. 
Mai come oggi il principio dell’equilibrio dovrebbe essere alla base di qualunque trasformazione ideologica e di pensiero e… mai come in questo momento, si avverte una tale confusione che non lascia intravedere alcun uso equilibrato della ragione. 
Potrà mai esistere un futuro per la politica senza l’uso della ragione? Potrà mai supportarsi alcun paradigma con le procedure dell’istinto o della rabbia verso chi... la sana riflessione ed un certo equilibrio.. lo esige?
vincenzo Cacopardo    

Un commento di Domenico Cacopardo



APOCALISSE PROSSIMA VENTURA


di Domenico Cacopardo. consigliere di Stato

 
Le elezioni italiane erano un referendum indiretto sull’Europa e l’hanno vinto gli antieuropeisti: Berlusconi e Grillo, entrambi nel medesimo modo scomposto, hanno attaccato l’Unione europea, rinnegando il progetto sul quale l’Italia, tutta l’Italia, s’è impegnata dagli inizi degli anni ’50.
Le difficoltà in cui versiamo da vent’anni non sono attribuibili all’Europa, ma a noi stessi, incapaci d’essere al passo con la crescita di competitività mondiale e con la scommessa di risanamento, vinta da molti paesi, ultimo il Belgio gravato da un debito pubblico procapite superiore all’italiano.
Dobbiamo ringraziare i partiti della seconda Repubblica per questo fallimento e il sindacato della Cgil che impedì, persino a D’Alema presidente del consiglio, di porre mano a una riforma delle pensioni e del mercato del lavoro.
Le formule pubblicizzate da Grillo e Berlusconi, molto simili tra loro hanno il comune denominatore dell’irresponsabilità politica e morale.
Il comico genovese annuncia, fra l’altro, l’ipotesi di non onorare il debito pubblico, un referendum sull’Europa e, davanti alla sua villa genovese, l’uscita dell’Italia dal petrolio per entrare nell’era delle energie rinnovabili. Stupidaggini più che follie.
Berlusconi propone di scassare il bilancio dello Stato a mala pena rappezzato da Monti con la promessa di abolire l’Imu (anche lo statista di Genova propone questa abolizione), di restituire i quattrini già pagati dagli italiani e simili tragiche amenità.
Non ci sfugge che gli italiani tutti sottoscrivono idealmente l’appello al Vaffa nei confronti dei politici che hanno animato (si fa per dire) la scena negli ultimi vent’anni. E sottoscrivono il rifiuto della commedia dell’arte messa settimanalmente in scena dai vari Santoro, Floris, Formigli e così via: una commedia tutta giocata all’interno del palazzo per segnali trasversali.
Ma l’abbraccio di otto milioni di italiani alle liste grilline, messe insieme con la caricatura democratica delle parlamentarie, ha altre spiegazioni. Prima fra tutte coltivare un’illusione: quella che per governare la complessità attuale, per uscire dalla spirale nella quale una scuola sempre più dequalificata, un’università sempre più diplomificio, un sistema educativo collocato in serie C da tutti gli indici internazionali, per rimettere in piedi un circuito virtuoso nel mercato del lavoro, bastino le ricette semplicistiche di Grillo, l’unico grillo parlante del suo schieramento, almeno sino a ieri.
La realtà si rivelerà ben più difficile e le prime conseguenze dell’attuazione di qualcuna delle ricette del Movimento 5Stelle saranno disastri proprio nei confronti di coloro che le hanno propugnate.
Il popolo non sempre ha ragione e ce ne accorgeremo.
Al di là dello sciocchezzaio di Bersani, resta in tutta la sua dimensione di gravità il successo dell’ennesimo movimento leaderistico, privo di democrazia, forte della furbizia tattica del suo capo: il giorno dopo le elezioni si mostra ragionevole, pronto a cooperare nell’interesse dell’Italia. Bersani, cervello nient’affatto fino, abbocca e apre al Movimento.
Ventiquattrore e la doccia gelata: Grillo e i suoi parlamentari non voteranno la fiducia a nessun governo Pd.
Il gioco dell’oca fa punto e a capo, nella speranza che Bersani faccia un governo appoggiato da Berlusconi, premessa perché, a settembre per le nuove elezioni, Grillo porti a casa la maggioranza nella Camera e nel Senato.
L’unico elemento positivo è l’ingresso nelle aule parlamentari di centocinquanta giovani entusiasti: sino a quando si lasceranno dirigere dal comico genovese, senza rendersi conto dei problemi del Paese? In essi dobbiamo riporre la speranza di uno scrollone, d’una ripresa democratica.
In essi e in Matteo Renzi, l’unico che può rinnovare la sinistra e aprire l’Italia al mondo contemporaneo.
Quanto a Grillo, non lasciamoci ingannare, né consentiamo che siano ingannati i tanti che, disgustati dall’attuale politica, l’hanno votato.
La democrazia è un valore irrinunciabile anche nei partiti: dov’essa manca ci sono i germi più virulenti e infettivi dell’autoritarismo, che in Italia abbiamo già conosciuto. Drammaticamente.

Un comprensibile timore



UNA GOVERNABILITA’ COSTRETTA DALLA INCOMPIUTA DEMOCRAZIA

Il tempo ed una scarsa dedizione….non sembrano lasciare spazio ad un logico percorso di studio per la ricerca di un più conforme ed utile paradigma. 
Il timore futuro…un timore che sento di condividere pienamente, è quello della definizione di una governabilità che verrà giocoforza, costruita dalla politica per puro bisogno, e che sarà edificata attraverso una legge elettorale che precluderà la strada ad una vera democrazia popolare. 
Una governabilità non ricercata attraverso una vera azione proveniente dal basso…ma che, per effetto di motivazioni logistiche dovute alla sicurezza del Paese…verrà stabilita attraverso una legge elettorale poco chiara che guarderà al riscontro di una qualsiasi maggioranza…purchè la si determini. 
Sarà l’ennesima sconfitta della buona politica e la messa da parte di una democrazia che non riesce ancora a compiersi lasciando così…sempre più spazio al potere oligarchico dei Partiti.
vincenzo Cacopardo

2 mar 2013

La penalizzante comunicazione di Scelta Civica



Bisogna capire le ragioni per le quali il Professor Monti non è riuscito a far comprendere il messaggio della sua politica. Un messaggio di per sé difficile per chi oggi deve confrontarsi con i problemi logistici di una società nella crisi più nera.
Il progetto di Scelta Civica è stato.. in primis.. poco accettato… per via della figura stessa di un leader che, se pur preparato, non ha potuto nascondere l’evidenza di un governo rigorista sul fronte delle entrate ed alquanto fallimentare nel mettere riparo alle uscite. In pratica la gestione del governo tecnico ha penalizzato notevolmente la figura del Professore della Bocconi sullo svolgimento comunicativo della stessa campagna elettorale.
Un altro aspetto che ha messo in evidenza certe difficoltà, è stato, a mio parere, l’avere scelto…. al di là di poche figure meglio inserite in problematiche sociali.. candidati per lo più legati a Confindustria.. sotto la guida di chi, come Montezemolo… ha preteso di mettere in luce una classe imprenditoriale che oggi rappresenta in sé un’elitè e quindi non avrebbe potuto mai sperare in un facile consenso popolare. Se..Montezemolo credeva di poter toccare il consenso di una certa fascia della borghesia media o medio alta, non ha saputo percepire che tali classi, hanno ormai raggiunto profondi limiti di ristrettezza ed hanno una forte riluttanza anche verso una certa "casta" imprenditoriale.
Se a questo aggiungiamo una non facile comunicazione esposta nella breve campagna elettorale..  si fa presto a comprendere la difficoltà di questo Movimento.
Ma il messaggio di Monti che più ha toccato gli animi di chi guarda alla politica come ricerca e studio…è sicuramente quello delle contrapposizioni ideologiche che inserisce un dialogo critico verso il sistema dell'attuale bipolarismo.
Da questa base, Monti dovrebbe oggi ripartire!... Proponendo una politica di riforme più adatte allo scopo, le importanti  e preventive riforme istituzionali, senza le quali, non si potrà mai dare corpo ad una politica funzionale.
Per far ciò, questo Movimento dovrebbe muoversi con forze interne innovative …più che forze imprenditoriali.. figure che possano affrontare la ricerca di una politica con la passione e l’impegno verso le soluzioni ed uno scambio dialettico costruttivo.
Affidarsi all’imprenditoria..non potrà offrire lo stesso successo di chi non guarda ad un preciso interesse, ma ad un impegno di metodo attraverso un’attenta indispensabile ricerca.  
vincenzo Cacopardo 

1 mar 2013

Nuovi percorsi qualitativi per le riforme


Come al solito in questo Paese ..o non si fa niente …o si pretende di fare troppo senza alcun criterio!

Si parla continuamente di diminuzione dei Parlamentari e non si affronta il tema nell’ottica delle riforme istituzionali che dovrebbero meglio garantire, in senso qualitativo, un principio democratico di governo del popolo: Si vuole togliere la pulce di mezzo e non ci si accorge che esiste un elefante che ne ostacola il percorso!

Gli stessi grillini inseguono il sogno di dimezzare le figure parlamentari ed i loro compensi…e se questo può essere giusto sul piano di un certa etica …non risolve i veri problemi dell’efficienza democratica che dovrebbe infondere maggior sviluppo persino all’economia del Paese. Quando poi... si continua col voler togliere i finanziamenti ai Partiti …si capisce bene quanto pericolo si corre se si ignorano certi principi che dovrebbero garantire le regole imparziali di una fondamentale politica per tutti: Diminuire i finanziamenti garantirà sempre un pò di democrazia…toglierli premierà il potentato di chi le risorse le detiene!

Si casca ancora su questa sterile retorica senza percepire l’importanza di una equa sicurezza per tutti nella diffusione del messaggio politico. Se questa retorica parte poi da chi ..come i grillini…vorrebbero sperare in un vero cambiamento della politica a garanzia del cittadino..non si può che restare allibiti. Se ..al contrario, il messaggio è suggerito da una volpe come il Cavaliere ..si riesce benissimo ad intuirne lo scopo.

Quindi…se i grillini volessero non finanziare i Partiti…dovrebbero forse toglierli di mezzo…e qualora.. si proponessero di farlo...come penserebbero di costruire un contatto tra i cittadini e le istituzioni politiche: tramite il Web?

Attraverso il Web…Grillo è riuscito a creare un facile consenso per entrare nel Parlamento…consenso supportato da una chiara decadenza della politica…ma mi riesce davvero difficile immaginare che questa schiera di parlamentari (tra l’altro mai rapportatisi tra loro) possano operare costruttivamente attraverso il solo uso di internet. 
Si pensa davvero che si possa operare senza un concreto organo logistico che possa garantire dialogo e partecipazione?  La loro demagogica democrazia diretta non potrà mai portare alcuno scambio e nessuna reale costruzione positiva in termini politici. Se altrimenti…i Partiti…riuscissero a riformarsi e fornirsi di regole precise, si potrebbe individuare un innovativo percorso in direzione di azioni positive per gli scopi fondamentali di una migliore politica territoriale non compromessa.

Bisogna capire che la metamorfosi desiderata dal popolo dei grillini, non potrà mai realizzarsi senza un primario cambiamento delle regole istituzionali. Solo dopo potremo vedere sviluppo del lavoro, equità, crescità, giustizia e sicurezza. Ma se lo stesso processo delle riforme non guarderà alla qualità ed al metodo…ci ritroveremo al medesimo punto o.. in un regime simulato che potrà solo apparire una reale democrazia. 
A poco vale oggi l’esigenza di una legge elettorale se il suo scopo…attraverso l’uso di un premio di maggioranza, sarà quello di soffocare una democrazia popolare….ed è veramente strano che il Movimento 5stelle non consideri ciò e si imbarchi in una semplice lotta per la diminuzione dei parlamentari…Pensiamo davvero che qualche seggio in meno ed un migliaio di voti in più possano determinare una maggioranza in un Paese che conta quasi sessantamilioni di cittadini?

Se la nostra governabilità dovrà ancora essere vista sotto forma di una principio bipolare…con l’uso di queste regole…avremo di sicuro una maggioranza ed una sicurezza quantitativa, ma ci mancherà sempre quell’essenziale qualità che è il vero valore da custodire a difesa di una più logica democrazia popolare.  

Bisognerebbe guardare oltre…

1) fornire regole precise ai nuovi Partiti ( officine delle idee)

2)Assicurare, con essi, un consenso attraverso un programma politico diretto insieme al cittadino.

3) Dividere in modo netto i ruoli della politica (parlamentare - amministrativa)

4) Dirigere il consenso attraverso due votazioni distinte (ideativa di programma-tecnica di merito)

Un percorso… sicuramente impegnativo, ma di migliore qualità per un Paese come il nostro che non può guardare solo in senso esterofilo...ma fornirsi di forze creative che guardino alla politica in termini di innovazione ed idee.
vincenzo Cacopardo

Come è iniziata l’opera di Grillo?..I meetup




I meetup e l’illusione della web-democracy

Tratto dall’articolo di Francesco Lanza 
 7 settembre 2012


Come ogni “tecnico” della mia generazione e della mia estrazione professionale (quella della sicurezza informatica e dell’amministrazione di sistemi), prima di iscrivermi a qualsiasi piattaforma, cerco di capire come funzioni e chi l’abbia sviluppata.
La curiosità è una deformazione professionale.

Innanzitutto capiamo cosa è Meetup: è uno strumento social commerciale (quindi proprietario e a pagamento, con dei precisi termini di utilizzo) creato da una società nordamericana, Meetup Inc., con sede a New York che ha tra i suoi investitori eBay, Omidyar Network, Draper Fisher Jurvetson, Esther Dyson, Union Square Ventures e altri venture capitalist che a loro volta si incrociano con tutti i più grandi fondi di investimento esistenti al mondo.

Facciamo una piccola analisi del sito contenitore di tutti i meetup: meetup.com, al di sotto del quale è stato creato il “supercontenitore” beppegrillo.meetup.com.
Permette di cercare i gruppi di discussione entro un certo raggio dalla città che viene indicata o di crearne di nuovi. Così come di creare un “supercontenitore” come quello creato appunto per il M5S.

Meetup per molti è sinonimo di Movimento 5 Stelle, ma in realtà quest’ultimo è solo tra i “clienti” di meetup.com.

Possiamo entrare in uno dei Meetup esistenti (gli argomenti sono i più svariati, in tutte le lingue immaginabili, su base mondiale) oppure crearne uno, essere cioè un Organizer. Esattamente come fatto da chi ha creato beppegrillo.meetup.com. La registrazione è molto semplice e per passi. Il penultimo di questi passi, è il pagamento, perché come detto la piattaforma non è opensource e gratuita, ma proprietaria e commerciale.

Un Movimento che esalta l’uso dell’opensource nelle strutture pubbliche, che si fregia della presenza di “esperti di informatica”, dovrebbe – come minimo – darsi una regola e creare innanzitutto una community opensource, che, oltre a sfruttare l’opensource, lo sostenga (magari con donazioni volontarie, perché la filosofia opensource implica che la si usi e si contribuisca, se non altro tecnologicamente con migliorie ridistribuite pubblicamente.

Opensource non vuol dire “gratis”, ma “partecipativo”. Non è impossibile né difficoltoso e sicuramente meno dispendioso, a conti fatti, della cifra che chiede meetup.com.
Oltretutto come “social”, Meetup è decisamente chiuso e poco integrato con la restante parte del web. Parte decisamente corposa che comprende tutti i social di maggiore successo e diffusione (attualmente quasi tutti gratuiti). Già avevo avuto modo di scrivere, su un mio blog, che il Movimento è molto verticale e poco orizzontale, su Internet. Per dirla in parole semplici: i meetup sono forti nei propri spazi privati, ma sono deboli in quelli pubblici, esattamente come tutti gli altri partiti.



L’occhio tecnico-analitico, quindi, non vede una sostanziale differenza dagli altri, sulla “strategia di rete” del Movimento, se non quella, appunto, di usare il blog di Beppe Grillo come amplificazione. Ma è l’amplificazione di linee guida che è difficile ripercorrere all’indietro per andare a vedere dove siano nate.

Se è vero che Casaleggio promulga una visione di “web democracy”, dove la partecipazione online crea politica online che crea proposte concrete, la frammentarietà dei Meetup e la poca amalgama del sistema della Meetup Inc. rende difficile capire e ricercare quella che è la dialettica interna al M5S.
Quindi il dubbio ci sarà sempre, tra gli osservatori: la direzione delle idee è “Meetup locali –> Beppe Grillo/Casaleggio –> Mondo” o “Beppe Grillo/Casaleggio –> Mondo –> Meetup locali”?

Perché, per “dialettica”, si dovrebbe intendere un insieme di voci che giungono a un risultato medio che rappresenti il miglior compromesso tra le preposizioni iniziali e il risultato finale: il programma. Questo aspetto, più che la proprietà del simbolo, il marchio registrato e quant’altro, mi preoccupa.

La poca consapevolezza periferica di quale sia la “stretegia di rete”, l’accettazione passiva di un sistema che non è stato progettato per organizzare un movimento politico nazionale.