13 mar 2013

Un commento di Domenico Cacopardo



DIFFICILE AVVIO DI LEGISLATURA di Domenico Cacopardo

Mentre impazza il totopresidente, il totogoverno, il tototutto, cerchiamo di mettere in fila gli imminenti appuntamenti istituzionali, in modo da consentire una realistica analisi delle nostre difficoltà.

Nei prossimi giorni si riuniranno per la prima volta la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica con un solo punto all’ordine del giorno: elezione del presidente.

Mentre per la Camera non ci saranno problemi –c’è un’ampia maggioranza del Pd-, al Senato la situazione è critica. Tre le combinazioni possibili: Pd-Pdl; Pd-Movimento 5Stelle; Pdl-Movimento 5Stelle.

Si tratta, al momento, di ipotesi impraticabili, salvo gli sviluppi dei prossimi giorni, per i quali si sta adoperando il presidente della Repubblica. Da tale elezione dipendono i passi successivi: ufficio di presidenza; giunte di garanzia; commissioni parlamentari. Senza il prescritto apparato,  il Senato non sarà nelle condizioni di funzionare. Quindi, non basta l’elezione del presidente, ma occorre completare l’organigramma del Senato, per evitare qualsiasi difficoltà per le consultazioni (designazione del presidente del consiglio).

La logica delle cose imporrebbe che, comunque, sul Senato, un’intesa fosse trovata tra Pd e Movimento 5Stelle. Sarebbe la premessa per convergenze ulteriori.

Quando ci sarà il presidente del Senato e saranno stati eletti i capigruppo, Giorgio Napolitano consulterà le istituzioni e i partiti e affiderà un incarico di natura esplorativa alla personalità politica accreditata del maggior consenso parlamentare. Fuor di metafora, Pierluigi Bersani.

Poiché, correttamente, Napolitano ha già dichiarato che punta a un governo vero, sostenuto da un accordo parlamentare, sarà difficile un successo di Bersani. Anche se l’interessato, come dimostra la direzione del Pd di ieri, non ha capito che il compito che riceverà sarà quello di trovarsi una maggioranza parlamentare di programma, prima di formare il governo.

Usiamo per un attimo il calendario: se tutto procederà in modo spedito saremo già dopo Pasqua, più o meno tra il 5 e il 10 aprile.

È ragionevole ritenere che, comunque, Napolitano conferirà l’incarico per il nuovo governo a una personalità di riconosciuto prestigio internazionale, un non politico o a un expolitico, capace di ottenere la convergenza di Pdl, Scelta civica e Pd.

Proprio a metà di aprile, il presidente della Camera dovrà convocare (art. 85 della Costituzione) l’assemblea per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, visto che l’attuale scadrà il 15 maggio.

E occorre sapere che il nuovo presidente della Repubblica riterrà suo dovere riprendere in mano la questione. Diventa così auspicabile che il presidente in carica rassegni le dimissioni per consentire al successore di svolgere il suo lavoro.

Ragioniamo ora del nuovo presidente. Sarà eletto da un’assemblea composta dai deputati, dai senatori e da tre rappresentanti per ogni regione (due di maggioranza, uno di minoranza), salvo la Val d’Aosta che ha un solo rappresentante.

A una prima valutazione, il Pd sarà molto vicino alla maggioranza assoluta e, comunque, la raggiungerà con l’apporto dei voti di Scelta civica, il partito di Monti. L’elezione, quindi, sarà effettuata avendo di fronte due posizioni ‘disponibili’: presidenza della Repubblica e presidenza del Consiglio. Una sorta di naturale complementarietà, almeno iniziale.

Ci fermiamo qui: le nubi sono scure e spesse, ma soluzioni possono essere trovate. La questione, però non è aritmetica, è squisitamente politica e investe il futuro degli italiani. Un futuro che ci giochiamo sul filo di un errore, di un’intuizione, di qualche decisione coraggiosa.

11 mar 2013

Rinnovo e posizionamento dell'UDC



Come potrebbe oggi rinnovarsi un Partito del Centro…che esce quasi annullato da un deciso consenso elettorale?

A mio modesto parere…il passaggio più importante dovrebbe essere quello di non identificarsi più in alcuna posizione.. immedesimandosi invece…in quella che oggi potrebbe essere considerata una delle più importanti rivoluzioni della politica nel nostro Paese…ossia: una innovativa ricerca sulle contrapposizioni della politica. Contrapposizioni che non possono più individuarsi nel vecchio modello Destra, Sinistra e Centro.

Se non si vuole più condividere un modello bipolare…non ci si dovrebbe nemmeno porsi in una logica delle vecchie posizioni (come fino ad oggi si è fatto), poiché si rischia di non essere più credibili.

Per poter meglio capire l’evoluzione storico politica di questi ultimi anni bisogna comprendere a fondo la ragione per la quale i cittadini si son fatti affascinare da una politica che li ha indotti ad affidarsi..di colpo.. in direzione di un modello bipolare inseguendo i percorsi esterofili dei modelli internazionali più evoluti come quello americano.

Il problema …a parer mio..è stato quello di non aver compreso che la storia…la cultura e persino la nostra particolare Costituzione ..non ci avrebbero mai permesso di poter percorrere in modo proficuo tale modello...(tra l’altro…passandovi così repentinamente) dopo oltre un cinquantennio di politica centrista moderata guidata dalla DC.

Una scelta ovviamente troppo costretta ed alquanto improvvisata che ha portato un netto deterioramento del funzionamento della politica….e adesso, che si è decisamente arrivati ad un punto di rottura e ad un cambiamento del sistema…sembra regnare un’enorme confusione.

Non v’è dubbio che oggi... le posizioni più moderne ed innovative, dovrebbero guardare alla funzionalità di una politica in favore dei cittadini e di un benessere sociale. Ma se si decide di rompere con un passato, si deve poterlo fare senza assumere posizioni conformi al vecchio sistema!

La posizione scelta dal Professor Monti durante l’ultima campagna elettorale, guardava positivamente all’importanza delle riforme primarie….ed è sempre rimasta bloccata da una concezione che metteva il suo neonato Movimento, in relazione con il passato del partito dell’UDC.

Se oggi l’UDC…volesse risorgere, dovrebbe riproporsi con un altro nome oltre che con figure diverse…ma soprattutto spingendo verso l’idea fondamentale di una totale ristrutturazione dell’edificio istituzionale della politica.

Le motivazioni le ha di sicuro!... e potrebbero di certo essere valide! ... Ripartendo dall’iniziato lavoro programmatico sulle contrapposizioni di Monti, ma soprattutto…stravolgendo un’antica cultura politica attraverso la definizione di nuove procedure che non possono più identificarsi nell’anticostruttiva lotta ideologica..ma sul metodo, sulla funzionalità, sull’equilibrio, sui valori essenziali e sulla divisione dei ruoli della politica.

Per far ciò occorrono.. una fase di studio ed una ricerca profonda… costruite attraverso il dialogo con chi ancora crede che vi possa essere spazio ed iniziativa per i significativi Partiti che…avendo fatto la loro storia, devono oggi affrontare la lotta di uno storico ed assai difficile  cambiamento..
vincenzo Cacopardo    

Architettura, geometria... e politica


di vincenzo cacopardo

Quale nesso potrebbe esservi tra la politica e l’architettura…quale legame con la geometria? Quando, ad esempio, si pensava di poter sostenere una volta architettonica…attraverso un attento studio, si è individuata l’importante chiave di volta...ossia…un solo e determinante elemento che in sé sarebbe stato utile a reggere l’ingegnosa struttura!.... E così ... al di là dell’ideazione o di ogni configurazione morfologica…si è sempre proceduto attraverso una ricerca che potesse rendere ad ogni forma visiva.. innovazione e sicurezza all’opera architettonica.




Così come nell’architettura… dove la edificazione di un qualsiasi opera necessita di una fondamentale base di appoggio che possa fornire estrema sicurezza all’edificio attraverso le logiche strutturali di una stabilità, anche in politica, con l'attento uso di una ricerca ed i dovuti supporti di base, si dovrebbe poter sostenere l'utile fine della sua funzione.

Ed ecco.. quindi.. trovato il nesso!...Se la governabilità di uno Stato (metaforicamente individuabile nella compiutezza un’opera architettonica) potesse realizzarsi con le solide e sicure basi di una democrazia popolare corretta, si avrebbero di certo sicure fondamenta ed utili risultati….Se questo può essere vero ..altrettanto vero è che, in questo processo di costruzione...sia essenziale l'uso dell’equilibrio.


Quanto poi.. alla relazione con la geometria…non può nascondersi la testimonianza evidenziata nel film proposto da Scorzese, incentrato sulla storia e la politica di Lincoln: Un'affermazione che mette in luce con suprema intelligenza, l’intuito di un grande uomo politico.. con vedute ampie e lungimiranti, il quale pone in relazione un antico teorema Euclideo con la lotta contro la schiavitù degli uomini di colore negli Stati della confederazione.


Chi disegna per ideare può percepire la essenziale azione che opera la geometria in supporto all’architettura... rendendogli un’importante aiuto nello studio di ogni progetto...un compito sostenuto da un metodo ed un indispensabile equilibrio.


Se si ha l’intuito e la lungimiranza di scorgere i nessi connaturati tra queste materie e la dottrina politica..si può avere anche la consapevolezza di come, tutta la storia dell’uomo...la sua ricerca esistenziale ed il benessere sociale… siano concatenate ad un unico filo conduttore che noi...ancora assai piccini…forse non riusciamo a  comprendere.
Argomento correlato: le nuove geometrie politiche

10 mar 2013

Il giustificato timore di un Paese in attesa…




Come si può non comprendere l'angoscia di un Paese che seppur  con estremo interesse... rimane in attesa di un cambiamento... che nel metodo potrebbe anche non approvare?
Si continua a ripetere che dobbiamo lasciare lavorare gli eletti del nuovo Movimento poichè riusciranno a cambiare positivamente tutto l’assetto politico istituzionale della nostra Nazione per il solo fatto che sono giovani e non mischiati con un certo potere politico….come fosse semplice fidarsi dell’avventura…a volte donchisciottesca…di questi nuovi eletti improvvisati politici! Un prezzo che potrebbe obiettivamente risultare alto…
Questa irrazionale logica che per un cambiamento giusto occorre necessariamente chi di politica non ne capisce alcunché… non finisce di convincermi…se poi aggiungiamo che i mezzi usati sono quelli asettici della tecnologia informatica per paura che gli stessi componenti possano compromettersi verbalmente…si scade nel ridicolo.
Se vi sono cose buone nel programma di Grillo (e ve ne sono di certo)..esse potrebbero essere condizionate nell’attuazione, ma anche nel metodo di chi si improvvisa enfaticamente come il risolutore dei mali della nostra società. Da ciò scaturisce un bisogno predominante di dialogo che egli stesso sembra non incoraggiare.
In questi processi verso il cambiamento di un sistema…dove il gioco è assai grande e gli ostacoli indefinibili… bisogna porsi con estrema cautela ed umiltà..persino Cristo lo fece e malgrado tutto venne maltrattato, ingiuriato e barbaramente ucciso.
Senza alcuna pretesa di paragone con Grillo ed i suoi discepoli..(che ironicamente non potrebbero che essere identificati in tal modo) non si può non lodare e mettere in luce la decisa volontà e la passione di un uomo come Beppe Grillo che spinge verso un deciso cambiamento imposto quasi naturalmente da una totale inefficienza del sistema, ma si può fermamente contestarne il metodo col quale questo si affronta: Un metodo che può trasmettere una certa paura..poichè affrontato con tanta enfasi e fin troppa approssimazione..in termini troppo netti di “ribaltamento” più che di vero “cambiamento”.  
Bisogna che questi “grillini”...almeno comprendano e giustifichino certe fondate paure e si pongano col dovuto rispetto nei confronti dell'evidenziato timore da parte dei cittadini.

vincenzo Cacopardo

8 mar 2013

L' autocrazia di un Movimento virtuale



Sembra che il Movimento di Grillo stia portando ulteriore confusione…caos di cui il Paese non avrebbe bisogno in un momento in cui si affonda in una delle più nere crisi dell’economia.
Di certo… la confusione si è alimentata dal troppo inaspettato consenso che ha messo in evidenza una chiara delega di responsabilità per lo stesso Movimento 5S.
Ma la mia analisi non vorrebbe fermarsi all’esclusiva scommessa delle prossime scelte di Grillo…dalle quali sembra dipendere la formazione di un governo non definitivamente stabile…né realmente in grado di offrire nuove opportunità di sviluppo e crescita.
Se andiamo a ricercare cosa veramente nasconde il Movimento 5Stelle, non possiamo non scorgere la nascita di un’iniziativa che si è sempre posta sotto forma di una organizzazione verticistica dove emergono esclusivamente i pensieri e le idee (spesso demagogiche) di Grillo e Casaleggio. …tutto il resto è semplicemente un'unione di asettiche energie che non determinano alcun pensiero: se avessero potuto scegliere i due padroni assoluti….avrebbero preferito guidare un gruppo di androidi computerizzati…che potevano meglio consentire una guida senza alcuna interferenza. Dato certo questo presupposto…non si può che restare sconcertati ed attoniti nei confronti dei fedeli sostenitori eletti che dovrebbero... in sé, avere un loro pensiero, un’innata autonomia ed un verbo per esprimersi.


Mi domando se coloro che hanno dato il voto a costoro.. si siano mai resi conto che Grillo e Casaleggio, non hanno mai avuto intenzione di rendere autonomia di pensiero ai loro iscritti e quanto mai....a chi di loro siederà in Parlamento…I due esponenti continuano a giocare sull’assordante silenzio in grado di lasciare spazio ad una riflessione più critica di un vecchio sistema malato. Ma se…come abbondantemente confermato da ogni analisi…una rottura col passato era più che necessaria…non riesce strano immaginare…la difficoltà di dettare nuove soluzioni in grado di far rinascere un sistema migliore sulle ceneri di un'altro.


Ma la strada che i due padri padroni del nuovo Movimento stanno percorrendo…rimane assai pericolosa anche per loro stessi, in quanto assumono in modo energico ogni responsabilità sulle proprie spalle facendo apparire questa procedura assai democratica, che invero…di democratico non pare avere nulla: quando si impone un silenzio e non si dialoga criticamente all'interno di un Movimento associativo che si vorrebbe democratico…questi non può più definirsi tale…ma forse...autocratico e dispotico. 
La storia ci ha già abbondantemente insegnato la fine di questa tipologia di sistemi e di come, subito dopo, si rivolta il populismo di coloro che tanto lo hanno declamato….Un rischio enorme ed incontenibile per la stessa incolumità di chi esalta un popolo illudendolo.


In una simile situazione...i componenti di questo Movimento appaiono delle pecore condotte e guidate dal loro pastore…tanto quanto lo appaiono coloro che ancora seguono ed inneggiano l’immagine del Cavaliere. Con una differenza…non di poco conto: che…se Berlusconi rimane legato ad un sistema di una vecchia oligarchia dei Partiti… Grillo..sembra battere la strada di un terrificante assolutismo.


La politica non deve rincorrere un Messia…come la democrazia non dovrebbe subire qualunque idolatria chiusa in  un’asettica virtuale sfera di cristallo.
vincenzo Cacopardo    

Cambiare.. senza stravolgere



Un giusto cambiamento non può significare ribaltamento!

Il nostro Paese ha bisogno di cambiare un sistema politico malato che…per tanti anni, ha vissuto sulla noncuranza di una indispensabile innovazione. Come al solito…però..da noi non si conoscono le mezze misure:  tendendo a distruggere tutto od a tralasciare la qualunque nell’ irrecuperabile attesa di altri tempi.

Al momento i cittadini …guidati dall‘enfasi estremizzata dei movimenti di piazza, forse poco consapevoli dei pesanti possibili risvolti…. ritengono che possa essere semplice portare avanti una vera metamorfosi di cambiamento esacerbando in modo eccessivo il processo di ribaltamento dell’intero sistema.

Se cambiare per migliorare non può che essere opportuno, distruggere per ricostruire…risulta assai pericoloso!

Il cambiamento comporta in sé un’analisi di ciò che potrebbe essere giusto mantenere…ciò che deve essere tolto e ciò che ovviamente deve essere modificato attraverso un attento esame ed uno sguardo verso l’innovazione. Un ribaltamento invece…ossia un netto rovesciamento del nostro sistema, implica in modo automatico l’abbattimento di tutto ciò che è stato fatto senza tenere conto di esperienze, circostanze e condizioni positive espresse in precedenza e rappresenta in sé un’azione assolutistica che non potrà mai guardare obiettivamente verso una logica costruttiva.

L’impulso di ogni forma populista racchiude in sé un’esasperata condotta che non potrà mai interpretare un “cambiamento” in relazione ad una logica di riflessione costruttiva, ma soltanto basandosi su un’irrazionale percezione imposta dall’accaloramento dello stesso impeto di partenza che spinge inesorabilmente verso uno “stravolgimento”.

Se un cambiamento necessita …di certo non abbiamo bisogno di un rovesciamento di ciò che di positivo potrebbe essere stato fatto nel passato e che potrebbe risultare di estremo bisogno per la costruzione del nuovo.

La storia sembra insegnarci....
vincenzo cacopardo

7 mar 2013

La posta di Paolo Speciale



 Leaderismo ammaliatore e sovranità popolare


L'ultimo ennesimo processo storico caratterizzato dalla dipendenza delle coscienze civiche da un individualista leaderismo certifica la ciclicità temporale – di cui purtroppo non si fa virtù - di un fenomeno conseguenza di una sostanziale, prevalente ed immutata immaturità dell'elettore medio che non riesce a salire neanche l'unico gradino – tra l'altro piuttosto basso – che promuove l'attività politico-ideologica ad esercizio della moltitudine. Quest'ultima dovrebbe infatti essere causa generante - e non effetto - di soggetti portavoce e/o rappresentanti, non dotati di particolari carismi che possano determinarne una fuorviante idealizzazione ed una simbolizzazione leaderistica sempre più lontana dall'impegno concreto per l'attuazione del progetto politico pro-societate di base, che invece viene così progressivamente a scadere degenerando in una sorta di esercizio di apostolato non libero.

Tutto ciò è foriero di pericolose involuzioni del sistema la cui vittima ab intestato è la perdita della più elementare accezione del concetto di democrazia. E' il momento del populismo, fenomeno comune alle nuove – ma non solo – formazioni politiche che preferiscono essere definiti movimenti e che si trovano ad amministrare più o meno responsabilmente elevati consensi frutto di una sapiente strumentalizzazione di contingenti ed obiettive falle di un sistema istituzionale che deve rinnovarsi nel rispetto delle procedure che esso stesso contempla, di quelle garanzie e valori che, potenzialmente dissolvibili dall'estasi di una agognata “archè” individuale, possano costituire sempre e comunque il punto di partenza per apportare qualsiasi cambiamento.

L'ostentato ed aprioristico rifiuto della attuale tipologia di esercizio della sovranità popolare unito all'auspicato avvento di una non meglio definita democrazia sempre più diretta, nega di fatto l'esistenza stessa della democrazia, prezioso elemento sociale che ha piena attuazione solo attraverso la necessaria ed imprescindibile funzione di mediazione ad opera di meno numerosi rappresentanti scelti tra soggetti manifestamente consapevoli della responsabilità e della bontà del servizio che dovrebbero – questo si – svolgere con vincolo di mandato.

L'attuale assenza di quest'ultimo infatti, assimilabile per certi versi alla anacronistica immunità parlamentare, non costituisce affatto a nostro avviso alcuna limitazione alla libertà di espressione d'opinione dell'eletto, la cui funzione primaria è quella di rendere pubblico servizio su espresso mandato di tipo popolare.

Paolo Speciale

Un commento di Alberto Cacopardo



La tempesta è in agguato (e chissà se il buon Grillo lo ha notato…)

Per il momento, la tempesta finanziaria sull’Italia non è arrivata. O meglio, sono arrivati i suoi prodromi, sotto forma di un limitato rialzo dello spread e di un attacco al ribasso sulla borsa, particolarmente ai titoli bancari.
I quali, per via della massa di titoli pubblici in carico alle banche, sono quelli più vulnerabili all’eventuale aumento dei tassi e alla conseguente caduta del prezzo di mercato dei titoli di stato. Il crollo delle banche in atto sul mercato azionario indica chiaramente che ci si aspetta il peggio sul fronte dei tassi.
Ma, per il momento, il rialzo dello spread a circa 340 è molto contenuto rispetto ai livelli oltre i 500 punti delle fasi più acute della crisi. Si sente ripetere che questo è dovuto allo “scudo protettivo” innalzato da Draghi l’agosto scorso. Si sente dire che “gli investitori” (leggi speculatori) non ardiscono sfidare la potenza di fuoco della Bce. Che vuol dire? Che se loro vendessero allo scoperto, sperando di ricomprare a basso prezzo, e la Bce comprasse quanto vendono, il prezzo non scenderebbe e ci rimetterebbero un sacco di soldi. Per questo, si dice, lo spread non sale.
Si dimentica che la Bce non sta comprando titoli italiani. Che il programma Omt lanciato da Draghi è rimasto finora del tutto virtuale. Si dimentica soprattutto che quel programma prevede, per accedere al soccorso Bce, l’impegno ad accettare un pacchetto di politiche restrittive di impianto neoliberista, che non sarebbe altro che la prosecuzione rincarata della famosa “agenda Monti”.
Senza quell’impegno, allo stato attuale delle cose, non può scattare nessun intervento Bce. Lo scudo protettivo non c’è. O meglio ci potrà essere soltanto se ci sarà un governo disposto a fare quello che avrebbe fatto Mario Monti, o forse peggio.
Chi dice (anche questo si sente ripetere a tutto spiano) che i mercati sono solo un termometro della febbre delle economie, dice un’enorme fesseria. Il termometro è uno strumento passivo, che misura la febbre senza alcuna capacità d’influenzarla. Il mercati sono un apparato attivo, capacissimo di causare la febbre, soprattutto attraverso la speculazione al ribasso.
E dice una fesseria chi sostiene che i mercati non sono manovrati da nessuno. Tutti sanno che ci sono un ristretto numero di operatori di grandissime dimensioni che hanno tutti i mezzi, finanziari e mediatici, per scatenare le ondate di speculazione, nell’una o nell’altra direzione. Questi potentati non hanno solo obiettivi finanziari, hanno obiettivi politici.
E questi potentati, per il momento, stanno a guardare. Un po’ come la mafia in Sicilia, non stanno votando. E’ evidente che sono in attesa di vedere se si arriva ad una soluzione in linea con le politiche neoliberiste.
Se questo non succedesse, hanno tutti i mezzi per imporre quelle politiche attaccando i nostri titoli di stato, causando un rialzo vertiginoso dello spread e costringendo chiunque sia al governo a richiedere l’accesso all’Omt.
Questa è la tempesta che ancora non è arrivata. Questa è la tempesta in agguato. Chissà se il buon Grillo l’ha capito: chi potrebbe rimetterci le penne è proprio lui.
Alberto Cacopardo

Renzi…. divo o vero politico?

Credere e sperare senza esaltare!

….E adesso sembra inseguirsi un altro “mito”! La stampa rincorre per le strade la figura alquanto compiaciuta del nuovo “divo” che potrebbe rappresentare il futuro della nostra politica Nazionale: Matteo Renzi.
Al di là delle potenziali doti politiche di Renzi…i media hanno continuo bisogno di costruire nuovi immagini e non v’è dubbio che il momento si presta favorevolmente ad una simile ricerca.
Il fallimento forse avvertito, ma non del tutto scontato di Bersani…dirige sempre di più i riflettori sull’immagine del giovane rampante sindaco di Firenze, tributandogli un esagerato riconoscimento.... Un Paese che sembra non smettere mai di correre alla ricerca di un nuovo “messia della politica”.
Ma anche Renzi, ..nella verbale e sintetica presentazione di un suo possibile programma…non sembra esprimere estrema innovazione…perseverando, come gli altri, nella retorica riforma dei costi della politica (dimezzamento dei Parlamentari- abolizione dei finanziamenti ai Partiti). 
Questi temi appaiono ormai triti e ritriti e non rappresentano in sé una vera trasformazione  profonda in direzione di una vera funzionalità della politica…continuando ad indicare scarso intuito verso la vera innovazione. Non tanto per la diminuzione dei parlamentari ma., sicuramente…per l’illogica mentalità di chi, sperando in una abolizione dei finanziamenti ed… in tal modo, cercando di evitare  vergognose appropriazione indebite, non si sofferma a comprendere la ovvia risposta che si originerebbe allorquando… solo chi è provvisto di grosse risorse, sarebbe in grado di poter acquisire consensi: un vero inno alla democrazia popolare
Ma questa è una storia ormai ribattuta e credo che non se ne voglia comprendere appositamente il senso, solo per apparire puri e casti nei confronti dei tanti cittadini che ignorano o ragionano di sensazioni.
Si potrebbe obiettare che il 5S di Grillo è venuto fuori senza finanziamenti, ma…come tutti sappiamo… non è ancora scritta la storia futura di questo Movimento. Un Movimento.. tra l’altro, cresciuto allo stato attuale...solo in opposizione…vedremo quindi come continuerà il suo percorso verso il futuro….

Vorrei dunque sperare che… se Renzi, nel prossimo futuro, sarà messo in grado di poter governare…possa farlo non solo in nome di una innovazione supportata dalla sua più fresca immagine rispetto a quelle dei suoi predecessori, ma esprimendo un programma nettamente più avanzato verso le principali riforme istituzionali: un programma che ci parli di vero funzionamento e di qualità.
Purtroppo credo che qualunque “figura politica” costruita da un sistema come quello in cui viviamo difficilmente potrà non subire il fascino di una “mitizzazione” e non riuscirà mai a costruire un suo percorso con vero senso dell’ equilibrio…
Un vero cambiamento potrà arrivare e consolidarsi solo attraverso una radicale trasformazione culturale che potrà coinvolgere tutti in una grande responsabilità comune, cancellando ogni malata forma di “idealizzazione" e di figura "predominante”    
vincenzo Cacopardo     

6 mar 2013

un commento di Domenico Cacopardo


Le discussioni del dopo elezioni testimoniano la galoppante schizofrenia del mondo politico, compresa la presunta novità Grillo.

Si discetta del nuovo governo e si spiega che il catalizzatore della maggioranza (d’emergenza, provvisoria, istituzionale) sarebbe un programma in pochi punti vitali: nuova legge elettorale, conflitto di interessi, taglio dei costi della politica, compreso il dimezzamento del numero dei parlamentari. Quest’ultima riforma è in palese contraddizione con l’idea di un’operazione governativa di breve respiro, visto che per realizzarla occorre una legge costituzionale con doppia lettura: insomma due anni di tempo.

Quanto al resto, non si può non concordare: la nuova legge elettorale (in quale  direzione, però? Doppio turno alla francese? Maggioritario con voti di preferenza?), il conflitto di interessi, il taglio dei costi della politica, sono in fondo elementi banali di un’antica rimasticatura, la cui via d’uscita appare ancora lunga, visto che, a parte la dichiarazione dei titoli delle riforme, non c’è consenso su nessuno dei passi successivi. Del resto, se tali questioni non comportassero seri problemi giuridici e politici, non avremmo atteso sino a ora per non vederle risolte. Là dove la schizofrenia emerge in tutta la sua virulenza è nella evidente cancellazione dall’agenda politica nazionale del tema Europa-emergenza economico-finanziaria.

Siamo ancora in mezzo a un guado. Non sappiamo se e quando chiedere l’intervento del Fondo salvastati, né se ci sarà una nuova manovra di bilancio. Non sappiamo in che direzione orientare la nuova legge finanziaria, quella del rilancio dell’economia. Non sappiamo se aziende come Ilva, Eni e Finmeccanica (queste ultime accusate di corruzione internazionale) avranno un futuro di mercato e quali conseguenze ci saranno per le loro migliaia di lavoratori.

Conosciamo solo le ricette elettorali: a parte quelle delle liste Monti (le uniche con una seria consapevolezza europea), tutti gli altri si sono esibiti in proposizioni demagogiche senza alcuna possibilità reale di attuazione.

Non parliamo di Berlusconi e della sua restituzione dell’Imu. Parliamo di Bersani e del programma del Pd, fondato su una rinegoziazione europea che, allo stato, non ha alcuna possibilità di farsi strada. Parliamo di Grillo che, a parte le giuste rivendicazioni di pulizia morale, propone autentiche follie, dal disconoscimento del debito pubblico alle controriforme delle pensioni e del mercato del lavoro, entrambe in senso regressivo.

La natura fondamentale del quadro economico-finanziario e della compatibilità europea sfugge alle dichiarazioni del politici e dei commentatori, per non parlare degli showman televisivi, il cui obiettivo è mettere in luce il nostro ombelico piuttosto che i  vincoli internazionali e quelli di mercato.

In fondo, questo disinteresse, in modo inconsapevole, conduce sulla strada che a Berlino, a Francoforte e a Bruxelles è in corso di definizione. E questa non è un’opinione, ma un’informazione. Parliamo dell’Europa a due velocità, quella dei virtuosi paesi del Nord, Francia compresa (alla fine Hollande non solleverà  un dito per Bersani e la sua compagnia di giro) e quella dei viziosi paesi del Sud, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia abbandonati al proprio destino di paesi di serie B, accompagnati nello sprofondare della crisi e del declino irreversibile da acconce parole di circostanza, su un futuro rientro a impossibile risanamento avvenuto.

La conseguenza la percepiremo sulla nostra pelle col peggioramento di tutte le condizioni sociali (il lavoro mancherà sempre di più) attualmente in bilico o disperate.

Forse impareremo a nostre spese che è meglio votare con la testa che con la pancia.
domenico Cacopardo


5 mar 2013

L’equilibrio… unica via per una politica costruttiva



Come si fa a non intuire l’importante costruzione di una vera innovazione del sistema politico senza un preciso uso dell’equilibrio!

Il dialogo della politica di oggi appare ancora basato su un contrasto dialettico che non lascia intravedere alcun senso dell’equilibrio per la definizione delle scelte che appaiono condotte attraverso la cattiva abitudine "del troppo o del nulla”...."dell'assai o del poco".

Sulla definizione di un Governo, sul posizionamento dei Partiti e sulla determinazione dei loro finanziamenti, sul numero dei Parlamentari, sull’eventuale ed utile scelta di una legge elettorale, sull'eliminazione delle Province, su una possibile legge sul conflitto di interessi etc…occorre oggi… un meditato equilibrio che possa spingere la politica verso scelte qualitative adatte al futuro funzionamento.

Aequus-libra (ossia lo strumento che simboleggia il bilanciamento) come principio astratto essenziale….ed una sempre più costretta convivenza, dovrebbero condurci ad una spinta verso la partecipazione alla collaborazione dialettica.

Perseverando sulle attuali contrapposizioni di pensiero.. o peggio….su una palese mancanza di dialogo…senza una vera ricerca in favore di un armonico risultato..si continuano a disperdere energie che ci condanneranno ad una difficile coesistenza ed a rimandare di continuo ogni funzionale soluzione.

Il problema principale sta nel fatto che... quando si vogliono proporre riforme, si deve sempre guardare al fine che queste porteranno... non solo per inibire o sopprimere e quindi, valutare bene, se il mezzo di cui si fa uso, sia in grado di definire una logica deduttiva utile per il futuro.

Il principio dell’equilibrio, sicuramente valido in ogni campo, rimane particolarmente fondamentale per ciò che  riguarda la creazione di quelle riforme che rappresentano la base fondamentale del percorso della politica: Se nella giustizia, rimane una esigenza contraddistinta da una emblematica bilancia in perfetta simmetria ed  un baluardo da proteggere ad ogni costo, in politica dovrebbe rappresentare l’imprescindibile percorso supportato da un dialogo obbligato.
vincenzo Cacopardo