10 dic 2013

Un commento su una nota di Domenico Cacopardo

                                              Aria nuova

Nel tramonto della prima Repubblica, i maggiori partiti non vollero aprirsi alle novità che crescevano nel Paese. La Democrazia cristiana si rifugiò nel passato popolare, quasi un regresso a un’infanzia infelice, visto che fu archiviata dal Fascismo. Il Psi si arroccò nella difesa dell’esistente, rifiutando la discontinuità rappresentata da una segreteria Martelli. Il Pci, che aveva già cambiato nome, rimase ancorato alle proprie idee guida, galleggiando sino ai nostri giorni, tra una sostanziale subordinazione alla Cgil e il frontismo antiberlusconiano, vero collante di categorie sociali eterogenee, senza visione comune dell’interesse nazionale.
Domenica, con la plebiscitaria elezione di Matteo Renzi alla segreteria, si è verificato un cambiamento sostanziale in casa Pd. I gruppi dirigenti, autoperpetuatisi dal 1994 a oggi, sono stati, senza ombra di dubbio, spazzati via. Il discorso della vittoria del neosegretario ha presentato al Paese un giovane leader dagli accenti inconsueti per gli italiani (fortemente mutuati dalla campagna comunicazionale di Tony Blair), capace di indicare una via di rinnovamento, i cui contenuti, tuttavia, sono ancora abbastanza generici.
Non c’è da stupirsene, visto che per vincere occorre aggregare e, quindi, evitare argomenti e scelte divisive.
D’improvviso, da domenica, tanti protagonisti della sciagurata seconda Repubblica sono invecchiati di altri vent’anni: Casini, Monti, Bersani, Berlusconi e Grillo insieme a decine di uomini d’apparato che hanno dato lavoro ai conduttori di talk-show alla Santoro sembrano appartenere a un passato remoto.
Una sensazione naturalmente, visto che Berlusconi e Grillo presidiano ancora con forza le rispettive aree in  attesa di riscuotere il proprio spicchio di consenso.  Ma, per Grillo, ridotto a rimasticare formule disfattiste di fronte all’aprirsi di una significativa speranza, sembra avvicinarsi un atteso declino.
Il caso Berlusconi è un po’ diverso, ma c’è da credere che l’uomo di Arcore si renderà conto che la distanza da Renzi è siderale e che, quindi, sono necessari un cambio di passo e un volto giovane.
Rimangono sul ring, molto ammaccati, Napolitano, Letta e Alfano. Il presidente della Repubblica potrà vedere ridimensionato il suo potere assoluto, esercitato senza timidezze e, tuttavia, costellato di errori contingenti e strategici. Letta e Alfano sono alle corde: o cambiano passo –e subito- facendo quello che si deve per rilanciare l’economia o saranno costretti, a dispetto della protezione presidenziale, a passare la mano. Probabilmente, si imporrà un rimpasto che rispedisca a casa Saccomanni, la Cancellieri e qualche altro peso morto.
Queste prospettive vanno coltivate senza illusioni.
Il consenso di Renzi, ampio e convincente, ma minore di quelli di Prodi e di Veltroni, non gli dà in mano il Pd e i suoi gruppi parlamentari. Gli dà la possibilità di prenderli in mano a condizione che mostri statura e capacità politiche che, per ora, non conosciamo.
Una svolta c’è stata. Aspettiamo il resto.

Domenico Cacopardo


Questa nota di grande interesse del cugino Cacopardo comprova l’intuizione politica di Domenico.. forte delle sue passate esperienze nella qualità di Consigliere di Stato. 
Il suo scritto, tuttavia, mi da l’occasione di porre in evidenza alcuni punti:
Mi riesce veramente difficile pensare come, Matteo Renzi possa cercare di aggregare quando, sul piano politico, pone delle inequivocabili inclinazioni su un sistema elettorale che,  di per sé, indica una sostanziale differenza sulle scelte. Malgrado la sentenza della Consulta che sembra voler favorire un sistema di tipo proporzionale, il sindaco di Firenze opta in direzione di scelte maggioritarie che possano ovviamente avvantaggiarlo.
Al di là delle possibili capacità politico amministrative, il nocciolo del problema di Renzi, consiste principalmente in questa fondamentale scelta politica che, la presenza del terzo polo di Grillo, pone come una forte resistenza al cammino verso il bipolarismo.
Il succeso di Renzi era scontato ed in molti lo avevamo intuito ed era sicuramente convincente poiché il “rottamatore” possiede una buona capacità dialettica e comunicativa che, legata alla sua giovanile figura e soprattutto confrontata a quella dei veterani uomini del suo partito, non poteva che portargli vantaggi. Non dimentichiamo anche il momento storico in cui viviamo che spinge la società, con una certa mistificazione, verso il desiderio di nuovi  profeti.
Oggi..una certa comunicazione.. la fa da padrona.. e credo che di esempi ne abbiamo avuti!
Renzi, per il suo entusiasmo, merita comunque tutta la considerazione almeno per il fatto di aver rotto col passato ed avere infuso una speranza per il futuro. Ma io credo che “il resto” a cui fa riferimento il cugino Cacopardo, troverà difficoltà nelle risposte, poiché la sua comunicazione si è spinta con eccessivo entusiasmo verso facili aspettative, non facendo trasparire la necessaria umiltà di cui oggi vi è bisogno.  
vincenzo cacopardo
  


9 dic 2013

Un commento all'editoriale di Antonio Polito sul Corriere della sera

Editoriale del 9.12.2013
IL PESO DEL SUCCESSO
La vittoria a valanga di Matteo Renzi è una benedizione per il Pd. Appena otto mesi fa quel partito si era liquefatto nel voto sul capo dello Stato, dopo aver perso un’elezione che poteva solo vincere. Era insomma allo sbando. Il governo Letta l’ha tenuto in vita con l’ossigeno; un nuovo leader, scelto da una base elettorale ancora una volta molto ampia e con un grande distacco, può ora rimetterlo in piedi. Renzi ha cominciato a vincere quando ha perso le primarie di un anno fa, perché il disastro politico che ne è seguito ha persuaso anche i più scettici elettori del Pd che rischiare con lui è sempre meglio che perdere di sicuro con gli altri. 
Il voto di ieri ha così dimostrato che il Pd è scalabile, anche da un uomo nuovo che viene dalla periferia, anche senza accordi preventivi, anche senza peli sulla lingua. Si tratta di una qualità democratica di cui oggi nessun altro partito dispone, e che speriamo contagi presto il futuro centrodestra (sul Movimento di Grillo, almeno da questo punto di vista, c’è poco da sperare). 
Ma il successo di Renzi apre una pagina nuova anche nella storia della sinistra italiana. Se è vero infatti che il Pd aveva già avuto un segretario non ex comunista (Franceschini) e perfino un segretario ex socialista (Epifani), quello che è stato eletto ieri è il primo segretario che non è post di niente, nemmeno della Dc. È dunque l’incarnazione di una generazione X, giunta alla politica quando il Muro era già caduto e la Prima Repubblica già finita. La Bad Godesberg, che al riformismo italiano è sempre mancata sul piano dei programmi e delle idee, si è forse realizzata con un salto antropologico e una rottura genealogica. 

Renzi ha insomma già cambiato il Pd. Cambierà anche l’Italia, come ripetutamente promette? Qui l’esperienza impone cautela, perché l’ultimo ventennio della sinistra italiana è lastricato di grandi speranze presto fallite. Contro Renzi lavorano tre fattori. Il primo è il suo partito, nel quale operano ancora troppi nemici palesi e troppi finti amici, saltati sul carro del cambiamento all’ultimo istante solo per fare in modo che nulla cambi. Il secondo è Renzi stesso: finora ha dimostrato di avere molto scatto televisivo ma poca profondità di analisi, una notevole capacità immaginifica ma scarsa attenzione ai dettagli. Soprattutto è ancora troppo solo, perché intorno a lui non si è finora visto crescere l’abbozzo di una classe dirigente in grado di governare il Paese. 
Ma il vero formidabile ostacolo che dovrà affrontare è la complessità quasi disperata del rebus italiano. Per risolverlo, a partire dal tassello centrale della legge elettorale, servirà una grande capacità di alleanze e di persuasione: la chiarezza della direzione di marcia non dovrà mai trasformarsi in arroganza. E bisognerà resistere alle sirene dell’opposizione, che lo spingono ad affrettare bottini elettorali destinati a risultare poi inutili per governare. Questa, soprattutto, è la svolta cui Renzi è chiamato. Fino a ieri la sua forza è consistita nell’essere all’opposizione di tutto: del passato, della nomenklatura, dell’establishment . Da stamattina è invece il capo del maggior partito di governo, chiamato a realizzare, e presto, le cose tanto predicate. Sarà capace il sindaco di Firenze, nei due giorni alla settimana che intende passare a Roma, di trasformarsi in un uomo di governo? Per come è messo il nostro Paese, bisogna augurarselo
antonio Polito


Puntualmente..ogni analisi di Polito soddisfa in pieno l’assiduo lettore dedito alle odierne questioni politiche. 
Sulla qualità della politica della sinistra, dove il giornalista pone la differenza con una destra, non si può che essere d’accordo: la scalata di Renzi comprova più di ogni altra cosa..tali differenze! Inoltre si riscontreranno ben presto le estreme difficoltà del sindaco, nella differente posizione in cui dovrà essere in grado di dimostrare di saper costruire.

Io credo, però, che in questo articolo di fondo.. Polito sottovaluti un aspetto di grande importanza e cioè.. quello della netta chiusura di Renzi ad ogni sistema proporzionale che arresti il suo declamato bipolarismo. E..non è certo una questione di poco conto.. dopo tutto ciò che si è generato in questi ultimi anni!. Non lo è di certo dopo l’entrata in politica di un Movimento 5stelle che ha rotto il monopolio del duopolismo.

Forse mi sbaglierò,.. ma temo che la sua spinta verso un acceso leaderismo, con l’uso di sistemi più netti come il maggioritario, possano essergli stati utili solo in questa prima fase di opposizione…ma diventeranno meno utili e persino un ostacolo.. nel momento di una operosa costruzione che dovrà, ovviamente, lasciare più spazio alle libere idee ed una certa moderazione.

vincenzo Cacopardo

Renzi esalta..ma non incanta


IL SINDACO DI FIRENZE SOSTIENE LE SUE LOGICHE DI CONVENIENZA E SPINGE IL POPOLO VERSO IL BIPOLARISMO.




“In un momento politico di grandissima confusione vincono la facile dialettica e la comunicazione.. ma si perde il senso di una vera cultura politica!”

Come era facile immaginarsi, Renzi ha vinto in modo significativo la sua corsa alla segreteria del Pd. Nel suo discorso di insediamento è apparso  come una figura di Premier, pronto più a guidare il nostro Paese che il suo stesso Partito.

Queste primarie devono però tenere conto del fatto che non sono state limitate all’interno del solo PD, ma hanno goduto dei voti portati dall’esterno. Un dato di fatto estremamente importante poiché contribuisce a pensare che il voto sia stato dato alla figura nella qualità di prossimo premier, più che di segretario del Partito.

Non lasciano dubbi le sue parole dirette contro quelli che marcatamente ed in senso dispregiativo definisce i “i teorici dell’inciucio” che ostacolano il bipolarismo, un sistema che Il sindaco di Firenze vuole decisamente portare avanti con la forza di un maggioritario, (senza se e senza ma) poiché è l’unico che gli potrebbe garantire una futura governabilità sicura. Renzi definisce con orgoglio la sua ambizione come una spinta propulsiva voluta da coloro che l’hanno votato, affinchè si possa generare con forza quel desiderato cambiamento.

Bisogna riconoscere a Renzi un’ottima capacità di comunicazione a largo raggio, ricca di opportune battute ironiche che condiscono la sua dialettica in modo completo, attirando l’attenzione dei più giovani.
Matteo Renzi potrebbe essere la figura politica del futuro ma, a prescindere dal suo evidente obiettivo, non è facile condividerne il percorso in direzione di una concezione fin troppo chiusa di una politica tendente al riscontro di una essenziale governabilità sicura, ma priva di un naturale appoggio. Una governabilità dettata dal solo bisogno di doverla mettere in atto e non da una ricerca per renderla più forte alla base. Ed è proprio per questo che.. con grande spirito di opportunità.. tira fuori il discorso dei “ teorici dell’inciucio” facendo però, di tutta l’erba un fascio e ponendo le teorie come disastrose dottrine solo utili a speculare, prive di ogni sostanziale positività.

Qui.. il rottamatore non sembra individuare una differenza tra chi intende speculare sulle teorie e chi, invece, intende costruire.. attraverso queste, la base sulla quale individuare una pratica più solida e robusta.

Tagliando fuori le teorie si rischia di operare in modo grossolano senza un minimo di ricerca sul passato e sui contenuti culturali oggi utili per non ritrovarci al punto in cui siamo: L’errore che abitualmente si fa… da parte di chi si propone in politica in tale modo..è quello di pretendere di poter affrontare un cambiamento..senza uno studio di ricerca propedeutico edificato su base teorica: Si procede..così.. costantemente... senza l’adeguato ed utile percorso di analisi teorica che, partendo dalle idee, possa individuare una strada più logica e meno rischiosa.

Non credo vi possa mai essere una pratica.. senza un anteposto studio teorico e questo, per la politica, è uno dei problemi che pone ancora argine alla possibile ricerca di una solida governabilità.

Malgrado la sua capacità dialettica e le sue possibili buone intenzioni, quella di Renzi rischia di essere la visione fin troppo pragmatica di chi pretende di risolvere le immense problematiche di una democrazia di un paese sofferente ed ancora vittima di una globalizzazione, attraverso un non consolidato, ma forzato, sistema di governabilità.

Dovrebbe, quindi, immedesimarsi con più attenzione sulle problematiche interne al suo Partito e guardare con maggiore obiettività gli interessi dei cittadini da una prospettiva diversa senza ingabbiare la voce del popolo in una dialettica bipolare troppo chiusa.

La sua fresca forza fisica e le sue capacità comunicative, gli consentono di fare buon gioco e presa su chi l’ascolta, ma vorremmo sperare in un suo impegno più diretto verso riforme più appropriate e meno condizionanti in termini di vera democrazia a beneficio della ricerca di una politica di base più solida..
Ove un bel canto… non diventi solo un incanto. 
vincenzo cacopardo 









nuovo appunto di Domenico Cacopardo

Le due corti di domenico Cacopardo
 Nel medesimo giorno, il 4 dicembre, il Tar del Lazio e la Corte costituzionale hanno preso due decisioni in qualche modo sconvolgenti. Il primo ha dichiarato illegittima la bocciatura del ministero della salute della cura Stamina, benché richiesta da un’autorevole commissione di scienziati. Com’è spesso accaduto in passato (vedi L’Aquila, con il processo ai sismologi per non aver previsto il terremoto), il potere giudiziario –peritus peritorum- decide guardando le carte non le conseguenze.

Così, la Corte costituzionale,  nel dichiarare l’illegittimità del premio di maggioranza –per la Camera dei Deputati che per il Senato– e dell’abolizione della preferenza, non si è posto il problema degli effetti della pronuncia. Effetti che sono tanti e immediati, a prescindere da ciò che emergerà una volta depositate le motivazioni. Prima di tutto, è inutile negarlo, una specie di delegittimazione dell’attuale Parlamento, nel suo complesso e in parte,visto che per circa 200 deputati non c’è concluso il procedimento di convalida dell’elezione. Va ricordato che il presidente della Giunta per le elezioni della Camera è un esponente del Movimento 5Stelle che farà di tutto per impedire la conclusione in tempo utile dell’iter di convalida.

Ci sono poi le conseguenze possibili: le motivazioni potrebbero sbarrare il passo a qualsiasi meccanismo maggioritario costringendo il rampante Renzi a rinfoderare il doppio turno alla francese. Una lettura rigorosa dell’art 48 della Costituzione («Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.Il voto è personale ed eguale, libero e segreto.») e dell’art. 56, comma 4 («La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni … si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall'ultimo censimento generale della popolazione, per seicentodiciotto e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione …») potrebbe avere condotto la Corte a negare la possibilità di un qualsiasi maggioritario.


Del resto la governabilità di un paese non dipende dal maggioritario o dal proporzionale ma da altri fattori, l’antropologia culturale dei popoli e l’aggregazione di sistema. Conta, anche e di certo, come nella Spagna e nella Germania proporzionaliste, l’esistenza di una seria soglia di sbarramento che spinge verso i partiti maggiori. Partiti stabili, passati attraverso varie delicate fasi, compreso in Germania, il processo a Helmut Kohl, mai dissoltisi sotto i colpi delle inchieste giudiziarie.

7 dic 2013

Cambiare in meglio si può..



GUARDARE AVANTI VERSO NUOVI PERCORSI Istituzionali
di vincenzo cacopardo

Essere contro il sistema non vuol dire essere estremisti ed eversivi!
Ogni ideologica cognizione, riguardo al percorso della Politica, si e ormai formata in ognuno di noi, ma quello che conta oggi sono soprattutto le idee ed il metodo con cui si mettono in atto.

Nel mio percorso di vita, per rendere valido ogni progetto, ho colto l'Importanza che può assumere la separazione delle problematiche, accorgendomi di quanto necessario può essere il metodo. Un costante lavoro di ricerca di divisione che mi ha indotto a scorporare le varie esigenze ed i differenti compiti, per poter meglio raggiungere un risultato costruttivo. Un criterio di ricerca per rendere maggior funzionamento ed innovazione ad ogni progetto, ma anche un metodo..alla base del quale, la separazione dei singoli elementi del problema, portano ad un riscontro positivo del risultato finale.

In base a ciò .. credo che uno schema Istituzionale per  funzionare in modo corretto in politica.. potrebbe esistere .. se lo si volesse ricercare senza restare chiusi nel ristretto campo o nel solco già scavato dal vecchio sistema: Nuove concezioni che potrebbero ottenere l'attenzione ed il consenso di tanti .. ed in cui pochi avrebbero da ridire se nella ricerca di una soluzione si potessero riscontrare meno compromessi ed inciuci tra il ruolo dei Partiti con il ruolo governativo.

Per quanto riguarda la politica ed i suoi sistemi elettorali, sono sempre stato propenso in direzione dei sistemi proporzionali e cioè quelli che riescono ad offrire una maggiore partecipazione e più voce ai cittadini e non può che meravigliarmi la grande percentuale di forze politiche portata verso sistemi maggioritari e collegi chiusi che, di norma, tendono a restringere i contorni ed arginare ogni consenso.. costringendolo di forza.

Se il desiderio di costoro è quello di voler ingabbiare una libera democrazia in un sistema ristretto, la reazione sarà, sempre la crescita di Movimenti come il 5stelle. Movimenti supportati da un popolo che ha già dato una secca risposta a questi improvvisati sistemi bipolari costruiti senza una base: Le limitate contrapposizioni (destra-Sinistra), non hanno mai tenuto in considerazione alcune logiche culturali ormai da tempo innovate.

Al di là di queste vecchie e stantie ideologie che ci condizionano e ci penalizzano enormemente, esistono delle esigenze precise che non si possono sottacere in riferimento ai metodi con i quali si continua a procedere. Per un vero politico la voce dei cittadini dovrebbe rendersi libera potendo sostenere le posizioni più varie e disparate, ma questo, oggettivamente, pone la conseguenza di una difficoltà nella costruzione di ogni governabilità.

Siamo, quindi, Tutti convinti che la governabilità sià utile al fine di rendere sicurezza e stabilità al Paese, ma non possiamo non esserlo anche nella visione di una interpretazione della politica che si vorrebbe più libera e dinamica.

"Qualunque sistema odierno Che pretendesse di assumere in sé il pluralismo di una politica di base e di dialogo ed una governabilità stabile, non potrà che trovare enormi difficoltà per il contrastante aspetto derivante dalla diversa funzione di queste due azioni che, al contrario, possono favorire i soliti penalizzanti compromessi ".

Ed ecco la ragione più che evidente delle dovute esigenze che necessitano per poter lavorare in modo costruttivo senza porre ostacoli ... I Due poteri (che, in realtà, rappresentano due esigenze) non riescono più a lavorare in sinergia. La Logica dovrebbe, quindi , richiamarci ad un equilibrio e ad una attenta riflessione. Un'ottica diversa...più consona ad un percorso innovativo di maggior funzionamento.

Questa Importante premessa...dovrebbe oggi portarci alla ricerca di uno studio organizzativo che potrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione dei ruoli e delle competenze.

Oggi il Sistema parte dal basso verso l'alto, ritorna in basso filtrando tra le Camere per pura ratificazione e senza un vero funzionamento democratico escludendo ogni diritto di vera partecipazione del cittadino. Un domani potrebbe partire dal basso ed arrivare in alto in due diverse fasi elettorali (Legislativa di Ricerca ed Amministrativa di Governo). Un Esecutivo, potrà amministrare in modo pratico, fattivo e funzionale, offrendo più stabilità al governo, mentre un'altra Azione costruttiva potrà salire verso l'alto in modo dinamico con un Indirizzo politico di merito spinto dalle continue proposte dei legislatori in contatto con le " officine di Ricerca dei Partiti "e con i cittadini. Potra essere la vera politica a Guidare il governo attraverso una decisa spinta costruttiva.

Secondo questa logica, infatti, il voto politico dovrebbe essere il più ​​possibile libero, il che significa che i Partiti  potrebbero essere tanti e liberamente fondati nel territorio con un loro preciso statuto ed una loro differente politica. E, proprio per questo, sarà sempre indispensabile rinnovare e fornire regole più decise ai Partiti, senza le quali, sarà inutile procedere verso una vera linea di cambiamento.

Nella fattispecie Il Nostro "bicameralismo" potrebbe favorirci, poiche Le due Camere potrebbe agevolmente ed in modo sinergico, assumere i dovuti compiti con relativi ruoli separati.

Una Camera politica che dovrebbe guardare all' obiettivo   di un programma voluto dai Cittadini e guidato aai Partiti.
-Una Camera amministrativa dovrebbe occuparsi della natura Amministrativa degli atti senza l'ausilio dei Partiti


vincenzo Cacopardo

Le disperate opportunità del furbo Cavaliere


Nell’attesa delle motivazioni della Consulta circa la nuova sentenza relativa al sistema elettorale, (per la quale non si capisce a fondo l' intervento avvenuto dopo diversi anni) Berlusconi sembra imboccare la strada di un surreale populismo, come fosse l’ultima spiaggia di un cavaliere, offeso dalla mancanza di una grazia non richiesta, da parte del Capo dello Stato.

L’intervento della Corte Costituzionale.. evidenziato sulle liste bloccate ed il premio di maggioranza, suona non del tutto corretto per i molti addetti ai lavori e qualcuno sostiene che la stessa Corte, invadendo un campo prettamente politico (un campo che invero sembra non esistere), voglia indirizzare le istituzioni in un percorso diverso da quello voluto in questi ultimi anni, poiché non prevalgono più i presupposti di un duopolio.

In questi ultimi anni il movimento di Grillo ha scompigliato i programmi di chi avrebbe voluto ingessare la politica nel ristretto campo del bipolarismo ed in più, con una prossima ulteriore scissione del PD, portata dalla probabile vittoria di Renzi nella segreteria, i giochi potrebbero diventare assai più difficili, andandosi a formare una ulteriore forza nello scacchiere di una politica più libera, ma difficilmente sicura nel compito di una governabilità.

Questa motivazione, quindi, da più forza alle voci che gridano ad un intervento ostentatamente politico della Consulta ed in questo frangente, Berlusconi, da furbo e pragmatico negoziatore, pur di restare nei giochi, corre in direzione delle truppe grilline, cavalcando la nuova onda del populismo.

Si dice d’accordo a ragionare con Renzi persino sul nuovo modello elettorale da studiare per il futuro, trovandosi naturalmente in linea con un sistema tipo quello spagnolo, bipolare col maggioritario che tanto comodo fa a Matteo Renzi. Nel contempo, in sintonia con il movimento pentastellato su una assurda richiesta di “impeachment” in direzione del Colle, I’intancabile vecchio leader del nuovo partito forzista, si mette in contatto diretto con "l'ideologo" grillino Paolo Becchi, riconoscendosi anche pronto ad impostare un discorso su una legge elettorale di impianto proporzionale. Nel ripristino del Mattarellum, Berlusconi sembra intravede dei vantaggi: non prevedendo coalizioni, potrebbe esprimere un sentimento contro l’euro da, sfruttare per il nuovo partito.

Insomma… il cavaliere pur di non restare disarcionato, si muove in direzioni di diverse opportunità. Avevo già scritto nei miei precedenti post la somiglianza di queste due forze politiche unite dalla voce disperata delle piazze che urlano troppo e con estrema euforia in direzione di idoli e non valutando le conseguenze estreme, a volte disperate, di un'antipolitica non costruttiva.
vincenzo cacopardo  









Un nuovo appunto di Domenico Cacopardo

L’ultimo giro di domenico Cacopardo


Domenica 8 si corre l’ultima batteria per l’elezione del segretario del Pd. L’esito è scontato: il vincitore si chiama Matteo Renzi. È assistito dal tifo di tanti giovani, di molti vedovi della Democrazia cristiana e di quelli che ritengono che, con lui, la sinistra italiana abbia realipossibilità di conquistare la maggioranza elettorale e di governare il Paese senza i problemi, le debolezze e le contraddizioni del passato. Le questioni che Renzi affronterà sono tante e difficili. Le prime saranno l’affluenza alle urne, che si annuncia modesta, e il mantenimento della maggioranza accreditatagli dai sondaggi(oltre il 60%). Un margine sufficiente da non gettare ombre sulla sua leadership.

Già il 9 dicembre cominceranno lesemifinali: il nuovo segretario trasformerà il Pd in un’organizzazione liquida priva delle brigate di addetti che ora la manda avanti.L’idea è interessante e intende spazzare via l’apparato exdemocristiano ed excomunista che è il padrone del partito e, soprattutto, del suo posizionamento nel Paese, a partire dai rapporti economici, facilmente immaginabile dopo la vicenda Monte dei Paschi di Siena. Ma il partito liquido, in fondo, è un nonpartito nel quale il disciolto apparato potrebbero trovare mille possibilità di manovra e occasioni per rendere virtuale la leadership del novello segretario.
Ciò non accadrà a una sola condizione: che il peso, il prestigio, la capacità di iniziativa di Renzi siano in grado di realizzare in lui la sintesi necessaria per governare le complesse realtà regionali e comunali e per vincere le elezioni. Insomma, una specie di Berlusconi di centro e un po’ –solo un po’- di sinistra. L’ossessione del cavaliere sarà sostituita dalla gioia di avere in casa propria l’uomo della rivincita (un simil Berlusconi senza peccato) attesa 20 anni.
Peraltro, se Renzi prenderà sul serio in mano il partito ci saranno molti mal di pancia: il Pd è un compromessino(storico) tra un pezzo di Democrazia cristiana e di Pci. Il collante è la difesa dei due apparati e dei concretissimi interessi di cui sono portatori.
La democrazia competitiva di Renzi passerà sopra le loro teste senza provocare reazioni? 
È difficile da credere: potrebbe accadere ciò che spesso accade in questi tornanti della storia. Una scissione, con i tutori dell’ortodossia (gli stessi Cuperlo e Civati, in qualche modo, lo sono) da una parte e l’armata, largamente maggioritaria, dei renziani dall’altra.
Si aprirebbe, però, lo spazio per un partito socialdemocratico che ci renderebbe simili agli altri paesi dell’Unione europea.
C’è poi il nuovo ostacolo rappresentato dalla sentenza di incostituzionalità del porcellumcon riferimento all’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera che per il Senato– alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e alla presentazione liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza. La decisione della Corte costituzionale obbligherà Renzi a fermarsi e ad aspettarne le motivazioni: non è chiaro, infatti, se sia stato dichiarato incostituzionale tout court il principio maggioritario o se questo sia, a particolari condizioni, agibile.
Le elezioni, tanto sperate da Renzi, Grillo e Berlusconi sfumano: la politica si impantanerà nella ricerca di una soluzione al problema della legge elettorale. Nei prossimi mesi, assisteremo, quindi, a continue fibrillazioni: c’è da sperare che il nuovo segretario del Pd, investito da una rilevante responsabilità, passi dai toni tambureggianti al raziocinio occorrente nei momenti difficili, nei quali più che le sciabolate, servono le attente tessiture di rapporti e di soluzioni.
Ovviamente, il disprezzato Alfano diventerà (lo è già) insostituibile. Sul tavolo, dunque,avremo il budino Renzi: e il budino si giudica dopo averlo assaggiato. Ogni giudizio è rimandato.

6 dic 2013

OMAGGIO A NELSON



Omaggio ad un uomo leader del movimento anti-apartheid che ebbe un ruolo determinante nella caduta di tale regime. Morto a 95 anni è stato un simbolo per tutto il paese africano. Un paese che non può che esprimergli gratitudine ed un profondo rispetto. Per la sua grande umanità riconosciuta, il suo popolo, con affetto gli ha sempre dedicato il soprannome di Madiba, (popolare nomignolo all'interno della propria etnia di appartenenza).

Sappiamo che Mandela, per le sue lotte per la libertà, ha passato in carcere gran parte degli anni dell’attivismo antisegregazionista e, dopo lunghe e durature battaglie, fu eletto Presidente nelle prime elezioni multirazziali del Sudafrica nel 94, mantenendo la suddetta carica fino al 99. Ma già dal 41 si era incamminato nel lungo percorso di lotte verso la libertà.

Un uomo che ha creduto fino in fondo ai suoi principi prendendo a cuore il destino del suo Paese, contro le profonde ingiustizie di una politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnìa bianca nel dopoguerra e che ha infuso, con grande saggezza, uno spirito di ribellione profondo in tutta il continente africano.

Una figura che dovrebbe essere da esempio per tutte le Nazioni del mondo, sopratutto per i giovani che guardano al futuro, poiché ha anteposto i nobili principi di libertà ed il rispetto per gli uomini, ad ogni altro interesse.

vincenzo cacopardo

5 dic 2013

LA CONSULTA PONE UN FRENO ALLA POLITICA


MGO chiede a Vincenzo Cacopardo cosa pensa della sentenza della Corte Costituzionale

La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge del 2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza, sia per la Camera dei deputati che per il Senato della repubblica, alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla camera, 340 seggi e, al Senato, il 55 per cento dei seggi assegnati a ciascuna regione. La corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali ‘bloccate’, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”.

-Per fare chiarezza, occorre riepilogare brevemente come funzionano i due sistemi :
-Il porcellum è un sistema proporzionale con liste bloccate. L'elettore non può esprimere preferenze e i candidati vengono eletti secondo l'ordine di presentazione in base ai seggi ottenuti dalla singola lista. Vi sono poi le soglie di sbarramento che sono previste per la Camera sono su base nazionale: il 10% del totale dei voti validi per le coalizioni e il 2% per le liste che ne fanno parte; il 4% per le liste che si presentano al di fuori di una coalizione.  Al Senato queste soglie di sbarramento operano su base regionale: 20 per cento per la coalizione che abbia al suo interno almeno una lista che abbia raggiunto il 3%; 8% per le singole liste; 8% per le liste che fanno parte di coalizioni che non hanno raggiunto il 20%
Sono anche previsti premi di maggioranza così ripartiti alla coalizione di liste (o alla lista non coalizzata) più votata, qualora non abbia già conseguito almeno 340 seggi, è attribuito un premio di maggioranza tale da farle raggiungere il numero di seggi in questione, mentre  per il Senato è previsto un premio di maggioranza volto ad assicurare almeno il 55 per cento dei seggi regionali alla coalizione . Questo meccanismo frena l’ opera di stabilità di una maggioranza con la conseguenza che può determinarsi una maggioranza diversa da quella formatasi alla Camera. 

-Il Mattarellum è un sistema misto, che prevede l'elezione del 75% dei parlamentari con collegi uninominale e il 25% con sistema proporzionale. Mentre alla Camera, per la parte maggioritaria viene eletto il candidato che ottiene più voti. Nel proporzionale, dove non si esprime la preferenza, accedono alla suddivisione dei seggi le liste che hanno raggiunto la soglia di sbarramento del 4%. 
Al Senato i tre quarti dei seggi vengono assegnati col sistema maggioritario, in collegi uninominali, a maggioranza semplice e a turno unico, esattamente come alla Camera. Per il restante quarto dei seggi, si applica il metodo proporzionale ai gruppi di candidati collegati, all'interno dei quali vengono eletti i candidati sconfitti nell'uninominale meglio piazzati. Queste le essenziali differenze che distinguono i due metodi per le elezioni di cui tanto si parla.

-Nell’attesa che la Corte Costituzionale esprima le sue motivazioni sui due punti essenziali messi in evidenza ( liste bloccate e premio di maggioranza) su di una sentenza che, di colpo, pone il dubbio di una incostituzionalità dell’attuale Parlamento e sulle leggi varate dal 2005 fino ad adesso, possiamo esprimere alcune valutazioni. Se dobbiamo esprimerci in senso più oggettivo sulle regole di questi sistemi elettorali, non possiamo, però, estraniarci dallo scopo che essi devono avere per rendere forza ad una politica governativa più sicura.

-Ma la sicurezza non si potrà mai determinare attraverso la chiusura di un sistema che deve.. di logica.. offrire più libertà all’espressione di un libero consenso per i cittadini. Voglio dire… che il vero problema non sta tanto nelle liste bloccate, che potrebbero anche essere inserite in una percentuale da stabilire, ma deve essere colto alla fonte.. e cioè da una primaria riforma dei Partiti che dovrebbe con maggior attenzione immedesimarsi sul vero scopo dell’art. 49 della Costituzione, mettendo mano ad una legge che ridefinisca il ruolo ed i caratteri sostanziali d’uno statuto democratico dei partiti nell’ottica di un futuro e cioè.. nella visione di un riavvicinamento con i cittadini al fine di sostenere anche una possibilità delle tanto famigerate liste bloccate.

-Si deve comprendere che una libera preferenza, potrebbe anche condizionare un’attività di Partito togliendogli l’essenziale valore e lo scopo della sua funzione, soprattutto se tale preferenza è rappresentata da una figura in un territorio in cui la fa da padrone in forza delle proprie risorse o di ingiuste, se pur non evidenti, prevaricazioni… Meglio quindi impegnarsi in un’opera di rinnovamento dei partiti attraverso regole più chiare e definite che possano controllare le figure e l’operato da loro svolto.

-Veniamo..dunque..a ciò che potrebbe significare per il futuro l’inserimento di una nuova legge elettorale. 

-Si parla di un ritorno al Mattarellum, e questo, in via teorica, potrebbe lasciare ancora spazio al sistema proporzionale, se non fosse che figure politiche come Renzi ed Alfano..come lo stesso Berlusconi, aspirando a rinforzare la logica-illogica di un bipolarismo, potrebbero, prendere la palla al balzo, spingendo per l’eliminazione di quel restante 25%.. in favore dei collegi uninominali. Ciò anche per tentare di frenare l’ascesa di un  Movimento come il 5stelle che oggi rappresenta proprio un ostacolo al tentativo di riaprire definitivamente la strada ad un sistema duopolico.

-Ma ormai.. il Movimento di Grillo è consolidato sul territorio, godendo di un consenso pieno che qualsiasi sistema elettorale non può arrestare.. e questo, forse, anche grazie ad un Porcellum che gli ha consentito di formare liste bloccate potendo così manovrare con maggior comodo i suoi  affiliati.

-Un serio dubbio rimane, però, fondato..quando si pensa all’importanza di una politica di base attiva e di contatto con i cittadini sostenuta dai tanti Movimenti oggi esistenti nel territorio. Essi rappresentano una linfa importante per la politica….e se la politica monolitica bipolare di chi intende rafforzarla, spinta dal desiderio di dare una governabilità stabile e sicura (sebbene priva di vero fondamento) insisterà su tale percorso con la forza di un maggioritario duro, molti di questi movimenti potrebbero scomparire.

-Temo, quindi, anche una scomparsa di Movimenti attivi come MGO, che seguo con interesse e passione nel percorso di una cultura in direzione dei giovani e di tutti coloro che amano una politica pulita e funzionale…..

-Il vero problema, per dirla come Berlusconi…(che come tutti sanno non posso stimare politicamente, ma che in questo mi trova d’accordo), ..è quello che i cittadini non sanno votare bene!...Questo non per le assurde ragioni che definisce lo stesso Berlusconi, ma perché non si immedesimano esattamente sull’essenza dei problemi…non distinguendo e finendo col fare di tutta l’erba un fascio..non soffermandosi sull’importanza della voce dei piccoli Movimenti che, nella loro maggiore libertà di pensiero, portano avanti i messaggi più utili di una popolazione con la quale si scambiano e si integrano quotidianamente.

-Questa è anche la ragione per la quale, un mio studio teorico, (irrompendo un po’ alla Grillo contro i vecchi obsoleti schemi),  pone altre alternative come quella di una divisione più netta dei ruoli della politica (Parlamentare di base ed amministrativa di governo).. perfino in termini di differenti elezioni, per dare un taglio alla spaventosa anomalia, madre di tutte le altre anomalie, che genera gli ovvi conseguenti compromessi. Ma noi.. pedissequamente e con ostentata esterofilia, sembriamo impegnati a seguire solo i vecchi modelli. 


-Occorre comunque favorire e non imporre nuovi modelli al sistema! Questa è la ragione per la quale la politica dovrebbe, di dovere, ricercare con più attenzione le soluzioni e non predisporsi solo verso effimeri vantaggi in favore di una (a volte infondata) governabilità!           

Liste bloccate e Partiti da rinnovare

QUELLA STRANA INERZIA DEI PARTITI....

Bisogna intendersi una volta per tutte!
Il voto di preferenza non risolve alcunché…anzì potrebbe peggiorare le cose se non si provvede a regolare il sistema dei Partiti!

Chi oggi intende esporsi in una campagna elettorale, (sistema maggioritario o proporzionale che si voglia) aspirando ad una propria preferenza, non dovrebbe mai convincere il consenso in termini di immagine e di chiacchiere, ma in base ad un preciso ed utile programma di ciò che intende proporre.

La preferenza su una figura è, quindi relativa e persino non del tutto attendibile, se non sotto il controllo di una organizzazione partitica, poiché si potrebbe facilmente prestare al gioco della simulazione: Una forte capacità di risorse o una dialettica comunicativa allettante, potrebbero con facilità condurre fuori strada una buona parte di cittadini che, poco consapevoli, cascherebbero nell'usuale tranello dell'inganno. 

Ma è pur vero che ciò potrebbe accadere anche in seno ad i Partiti, qualora venissero manipolati da chi detiene esose risorse e potere, se si esitasse ancora nel processo di una seria riforma dei loro statuti.  

Il compito della ricerca del programma deve per logica appartenere ai Partiti! Se guardassimo con una visione più aperta e libera verso la logica delle soluzioni, ci potremmo accorgere di quanto i Partiti debbano potersi rinnovare ed essere regolati per la ricerca dei programmi attraverso un contatto più diretto con i cittadini, al fine di fungere da filtro per la determinazione di figure più valide da sottoporre all’esame di una campagna elettorale.

In tal modo.. pur restando un voto di preferenza, anche basato su liste bloccate, vi sarebbe sicuramente una cernita ed un controllo più appropriato fondato su un livello di merito, di integrità e di capacità della personalità politica da eleggere.

Questo è quello che oggi non sembra volersi fare, spingendo, invece, in direzione di una più comoda legge elettorale, proprio perché non si vogliono andare a toccare le regole e le più comode posizioni dei Partiti…veri padroni assoluti di una politica che sembra non voler cambiare! 
vincenzo cacopardo        

interessante nota di Domenico Cacopardo

La nuova ossessione 
di domenico Cacopardo

I brividi d’una nuova ossessione percorrono la schiena dei militanti puri e duri del Pd: si chiama Matteo Renzi e porta con sé, molti degli incubi che ogni notte Silvio Berlusconi scatenava nei loro sonni.
Non c’è discussione: Renzi piace agli italiani. Parla bene e non dice nulla di divisivo. Formula affermazioni ovvie e buoniste (“Più lavoro”) che tutti sono pronti a sottoscrivere. Liquida l’Europa con molte battute che suscitano applausi. E, messo (raramente) alle strette da qualche giornalista impertinente, se ne esce con risposte d’ordine generale. È di sicuro il giovane più attraente che ci sia nel mercato politico e ha eccellenti possibilità di vincere le elezioni.
Domenica sarà eletto segretario del partito: da quel momento iniziano dure tappe di montagna. Nella prima affronterà la questione del controllo del partito. Un cimento difficile, visto che il Pd è un compromessino storico tra exDc ed exPci tenuti insieme dalla necessità di difendere il potere (tanto) rimasto dopo lo scaravoltone del ’92.
Renzi vuole smantellare l’attuale organizzazione a favore del cosiddetto partito liquido. Cosa abbia in mente è chiaro: azzerare il corpo dei gerarchetti e rimanere sul terreno solo lui, con i suoi fiduciari.
Gli apparatikni resisteranno sino a quando non risulterà, per loro, più utile abbandonare la presa e trincerarsi nella ridotta preparata da Ugo Sposetti, l’ultimo amministratore dei Ds. E da qui si divideranno ulteriormente: alcuni con Vendola; altri tenteranno di rifare in Italia un partito socialdemocratico come c’è negli altri paesi europei.
Superate, se le supererà, le difficoltà domestiche, Renzi dovrà affrontare quelle esterne: Letta e Napolitano. Infatti, essenziale per la riuscita del suo piano è che si arrivi al più presto alle elezioni, in modo che Letta non si consolidi tanto da diventare così forte da tagliargli tra un anno e mezzo la via del governo. L’attesa, le beghe e le risse, infatti, logorerebbero il giovane leader e complicherebbero il suo percorso. Le più recenti notizie su un’intesa Renzi-Letta sembrano più legate alle imminenti primarie che sostanziali. Anche se le aperture sulla legge elettorale potrebbero essere la svolta tanto attesa.
Il vero ostacolo, però, è il presidente della Repubblica.
Dal 1946 a oggi, nessun presidente ha mai esercitato tanto potere –incontrollato- come Giorgio Napolitano. Neanche Gronchi che, nell’impossibilità di formare una maggioranza, nominò Fernando Tambroni primo ministro, affrontando, per il voto favorevole dei fascisti, la piazza.
Il potere assoluto è un onere che porta a commettere errori rilevanti, come, è accaduto a Napolitano.
Esposto patologicamente con il governo attuale (e col precedente) non può cedere agli ultimatum di Renzi e dargli le elezioni (che vogliono anche Berlusconi e Grillo).
Indicare il vincitore nella possibile contesa tra presidente e leader del Pd, è, oggi, impossibile. Certo, se Renzi ce la facesse, saremmo alla tappa conclusiva (poi inizierebbe un’altra ‘corsa’). Per sdrammatizzare, ma non tanto, una leggenda siciliana: quando morì Gelone, sanguinario tiranno di Siracusa, la gente, festante, si riversò nelle vie. In un angolo, però, una vecchina piangeva in modo irrefrenabile. Le domandarono: «Non sei felice della morte di Gelone?»
«Sì. Lo sono, ma penso a chi verrà dopo di lui.»