11 gen 2014

"Velardi e Renzi"..una nota sull'articolo di Domenico Cacopardo

Perché Velardi difende Renzi
di domenico Cacopardo

Quel che resta della sinistra-sinistra di governo si divide su Matteo Renzi. Da un lato Antonio Polito, critico, dall’altro Claudio Velardi favorevole.
Velardi considera premature le critiche di Polito, visto che dal successo del sindaco di Firenze nelle primarie è passato appena un mese. Già, dopo questi pochi giorni, per l’editorialista del Corriere, l’ex concorrente alla Ruota della fortuna è affetto da ‘sindrome di iperattivismo’, da ‘sventatezza’ e dalla capacità di ‘fare … ammuina.’ E, poi, quanto cattivo gusto in quel ‘Renzi’ nella stanza in cui si riunisce, a Firenze, la segreteria del Pd, unitamente all’infelice ‘L’Italia cambia verso’! Quanta protervia in quelle scatole Eataly del fortunato imprenditore Farinetti, un suo amico!
Velardi si chiede perché non aspettare, prima di un giudizio definitivo, visto che abbiamo ‘regalato decenni di attese e di speranze a Prodi e D’Alema, Veltroni e Letta, Rutelli e Amato’. In realtà, i politici che hanno fruito di indulgenti attese, sono due: Prodi e Amato. Il primo beneficato dal compromessino storico tra exPci ed exDc di Base. Il secondo, immeritatamente estratto dall’oblio politico al quale era destinato, in mancanza di un ex comunista col coraggio di assumersi la responsabilità di succedere a D’Alema. Veltroni aveva avviato il rinnovamento reale dello schieramento riformista (la ‘vocazione maggioritaria’) azzoppandolo con l’errata alleanza con Di Pietro. Di D’Alema non parlo per affetto e stima personali.
Velardi va poi al merito: Polito vorrebbe trovare in Renzi le doti dei grandi politici conosciuti quando aveva i pantaloni corti. Quindi, uomini, di cui si potevano prendere le misure con l’armamentario culturale di cui le nostre generazioni disponevano.
L’argomento non è affatto convincente. Renzi non conosce la storia, gli uomini che colloca nel suo personale Pantheon, da La Pira e Prodi, non hanno nulla da dire nella modernità, rappresentando quel solidarismo integralista cattolico che ha prodotto molti più danni di quelli causati dai partiti ideologici (Pci e Psi).  E non conosce le questioni su cui è naufragata la Prima repubblica a cominciare dal mancato, definitivo incontro tra socialisti e comunisti, sino alla questione morale. Rimane ancorato alla superficie delle cose, attribuendo, per esempio, valore assoluto, per la governabilità, alla legge elettorale, quando abbiamo visto miseramente fallire il sistema maggioritario, divorato dall’inestinguibile frazionismo nazionale. E, rivendicando l’abolizione del finanziamento pubblico, apre la strada a un opaco ‘soccorso’ privato.Anche il parlare del superamento del 3% è rischioso: non ha nessuna possibilità di passare in Europa e rischia di mettere in apprensione i detentori di titoli italiani mandando a puttana il sistema bancario.
Secondo Velardi, veniamo da un tempo in cui il contenuto politico era scollegato dalla comunicazione e in cui tattica e strategia erano quelle che si imparavano nel Transatlantico. Roba morta e sepolta. E anche qui c’è da ridire: ciò che non morirà mai è la forza della ragione. Saper comunicare non comporta capacità di governo.
Il secondo appunto velardiano riguarda una specie di rivolta dell’establishment politico-giornalistico-imprenditoriale nei confronti del giovane innovatore fiorentino. Un blocco mentale nato dal timore che il suo esempio si estenda a macchia d’olio rottamando tante lucrose posizioni sociali e professionali.
Ebbene, Matteo Renzi è un giovanotto dalla furbizia eccessiva, che sa evitare i trabocchetti delle domande precise, saltando dal metodo al contenuto. Per ora chiacchiere e poco più.
Perché dunque il sì di Velardi? Perché è portatore sano di un virus: la convinzione che un uomo della sinistra democratica non vincerà mai le elezioni. Perciò, l’affidarsi al simil Berlusconi di mezza-sinistra è l’unica strada per conquistare il potere.
Ps: se Renzi continua a destabilizzare il governo, non avrà lo scalpo di Letta, ma quello di Napolitano.



Rimanere in superficie.. sembra proprio essere il pane di Renzi!.. Ed a proposito di pane…Velardi non può che vedere in Renzi una figura vincente..poichè insegnando lobbying e comunicazione politica presso la Luiss, riuscirà sempre ad entusiasmarsi nella forza comunicativa del giovane politico, non riuscendo a vedere oltre… Il problema è proprio questo!.. ed il punto centrale viene colto perfettamente da Domenico, quando scrive che saper comunicare non comporta capacità di governo!
Al di là dell’usuale illogico modo di informare, ogni forma di comunicazione politica di chi non è ancora posto in un ruolo governativo..dovrebbe trovare il suo segmento nelle fondamentali ragioni.. per andarsi a posizionare nella ricerca delle soluzioni, perché...chi comunica per ricercare e costruire, non dovrebbe mai esprimersi similmente a chi opera per amministrare. Ora..se anche fossero ottime queste capacità comunicative di Renzi ...dovranno ben presto riscontrarsi con chi si aspetta, con un certo ottimismo, una adeguata conseguenza nei fatti.
vincenzo cacopardo

10 gen 2014

Un commento al puntuale appunto di Domenico Cacopardo

L’Italia deve essere desovietizzata
di domenico Cacopardo 

Sembra che in Italia un destino segnato porti al fallimento politici e proposte, leggi e riforme. E questa specie di dannazione torna davanti agli occhi nel momento in cui il Pd cambia passo e affida le proprie sorti a un trentanovenne, senza esperienze diverse da presidente della provincia e da sindaco. Anche se i suoi esordi non sono entusiasmanti, non vogliamo parlare di lui. Vogliamo occuparci delle contraddizioni che la politica nuova e vecchia ignora.
C’è un dato di fatto che dovrebbe fare riflettere: dopo l’ondata di allontanamenti di imprenditori del periodo Brigate rosse/ rapimenti, un’altra ondata s’è verificata negli ultimi quindici anni. Capire il perché sarebbe utile, mentre si discute di riforma del mercato del lavoro e si annuncia un job act dai contenuti ancora generici.  E occorre comprendere perché non si investe più nel nostro Paese. Se un’azienda deve assumere si trova davanti a 11 diverse opzioni di contratto. Ognuna con le sue controindicazioni per costi e conseguenze giudiziarie. Quanto pesano poi gli orientamenti politici di gran parte dei magistrati del lavoro nello spingere gli imprenditori italiani ad andarsene all’estero? È facile dipingerli come ‘nemici della patria’, mentre sarebbe più esatto definirli –come i giovani ricercatori che raggiungono gli Stati Uniti o la Gran Bretagna- cacciatori di opportunità. In Italia prosperano burocrazie e leggi punitive, tassazioni esagerate, servizi insufficienti, inquisizione fiscale e sindacati reazionari. Insomma, è l’ultimo stato sovietico in un mondo desovietizzato. E ci chiediamo perché non si investe più?
C’è una constatazione che, in Italia, viene rifiutata: il capitalismo, nonostante i non lievi difetti, ha vinto. Nel mondo, Cina compresa. L’Europa ha una costituzione economica capitalistica. Il paese capitalista per definizione, gli Stati Uniti, viaggia al ritmo di sviluppo di oltre il 4%. Il numero degli occupati cresce nel mercato del lavoro più libero che ci sia. Il segreto è che è il lavoratore che non accetta i vincoli di una stabilizzazione. Insomma, il precariato è la norma. Una norma non sconvolgente, visto che il legame tra lavoratore e impresa è il frutto della capacità e dell’impegno professionale del prestatore d’opera. In natura, non c’è imprenditore che voglia privarsi dei suoi migliori lavoratori.
Allora, diciamolo senza paura: i contratti a tempo indeterminato spingono verso il mantenimento dell’inefficienza,  della competitività, della disoccupazione.
Vogliamo invertire la rotta? Liberalizziamo i contratti e consentiamo all’impresa e al lavoratore di scegliere la formula più conveniente.
La verità taciuta, però, è che il mancato riconoscimento della vittoria globale del capitalismo genera permanenti sacche di odio sociale, di ribellismo suicida e soprattutto l’immobilismo. In un sistema nel quale prosperano privilegi ingiustificati, poteri non legittimati, cordate improprie, spesso, criminali.
L’inerzia ha impedito che le dure riforme cui si sono sottoposti i tedeschi, governati dalla socialdemocrazia, qui siano state rifiutate. Un segretario della Cgil (Cofferati)nel 1998 impedì al governo di procedere auna incisiva riforma del mercato del lavoro e delle pensioni. Per il mercato del lavoro siamo ancora a quel punto.
C’è, oggi dunque, una ragione per non revocare il credito conquistato a parole da Matteo Renzi e aspettare qualche mese: capiremo allora se, dietro le parole, c’è qualcosa di percorribile e utile o se, ancora una volta, abbiamo a che fare con un personaggio “tutto chiacchiere e distintivo” (Robert de Niro, Gli intoccabili



Al di là della divertente comparazione col personaggio impersonato da Robert de Niro, vorrei porre una piccola nota sui termini usati dal giovane sindaco di Firenze che..ostentando quel tipico esterofilismo di taglio superiore..finisce anche con l’apparire di difficile interpretazione all’occhio del semplice cittadino, rischiando di farsi capire sempre meno.
Il termine Job(s) Act sembrerebbe, infatti.. essere un anglicismo il cui esatto significato non è del tutto chiaro, neppure per chi conosce bene l’inglese, addirittura non si capisce neanche come vada scritto. Vengono usate varie combinazioni di minuscole e maiuscole e job appare sia al singolare che al plurale. Le incongruenze sono palesi, non solo nei media… ma anche nel sito dello stesso Renzi. Vi si trovano solo riferimenti generici come piano, strumentodocumento.
Ma andando oltre, pur condividendo..come sempre …le considerazioni del cugino Domenico, rimango dubbioso sul tema del capitalismo… e non certo in contrapposizione ad un modello sovietico, ma perché anche il capitalismo, se non condotto con l’estremo equilibrio di una democrazia compiuta rischia..di non riscontrarsi con quel principio di equità fondamentale per ogni società civile...Oggi questo sembra essere dimostrato!
Certo …non credo possano esistere modelli migliori e più funzionali per una economia che possa offrire crescita e sviluppo, ma se tale modello non viene oggi supportato da regole e riforme che possano accompagnare un sistema di democrazia efficiente, il risultato sarà sempre quello della vittoria delle lobby e dei gruppi influenti: Il legame con la democrazia rimane un punto fermo!.. ed un capitalismo moderno, attraverso regole più precise, dovrebbe trovare.. un funzionale equilibrio..tra la forza dei capitali  umani..e la potenza delle risorse finanziarie…Un tema comunque complesso ed impegnativo che non si può affrontare in questa ristretta sede con dei semplici post..
vincenzo cacopardo


Un breve commento su"la sostanza e il metodo" di Domenico Cacopardo

La sostanza e il metodo di domenico Cacopardo

C’è del genio nel modo di porgersi e di polemizzare di Matteo Renzi. Quando gli si pongono domande di sostanza, risponde con questioni di metodo e viceversa. Questa tecnica è emersa in modo incontestabile nella sua pessima prestazione di fronte a Lilli Gruber, che non s’è accodata al coro osannante e l’ha incalzato a dovere.
Si chiede a Renzi con chi può definire la legge elettorale, lui risponde che il problema non è ‘con chi’ ma quale legge fare (dimenticando che nemmeno lui sa quale visto che ha proposto tre soluzioni senza, peraltro considerare l’imminenza delle motivazioni della Corte costituzionale).
Il gioco si ripete in ogni occasione. «L’art. 18? Non ci interessa, quello che vogliamo è un Job act che rimetta in moto l’occupazione e rilanci il Made in Italy.» Di una politica (realistica) che favorisca gli investimenti (degli imprenditori privati) non si parla.
Il superamento del 3%? «È necessario, ma dobbiamo concordarlo con l’Europa dopo che avremo una nuova legge elettorale, l’abolizione delle provincie e del Senato, il taglio dei costi della politica per 1 miliardo di euro.»
Il metodo di Renzi è dunque chiaro: non scoprire le carte finché non entrerà –al più presto- dal portone principale di palazzo Chigi, dopo avere giurato come premier. E, in un certo senso, fa bene lui, il nuovo che avanza, l’Italia che “Cambia verso”, a rimanere nel vago, nel tentare di intortare i giornalisti compiacenti cambiando di continuo la prospettiva. È il modo furbesco, insegnato a tutti dal maestro Berlusconi, per minimizzare i dissensi e conquistare la direzione del Paese. Il governare è un’altra cosa.
L’evidenza viene negata. Le mancate riforme sono colpa di chi c’era prima e di chi c’è adesso. Ora, arrivati Renzi e i renziani, la musica cambierà.
Tuttavia, se esaminiamo l’ingovernabilità italiana, dobbiamo riconoscere che dal 1946 al 1992 essa è stata assicurata, nonostante il sistema elettorale proporzionale. Ci sono state fasi convulse e difficili, ma le coalizioni di governo hanno retto nella lotta al terrorismo e alla mafia, nelle politiche di sviluppo, arrestatesi, però, nel periodo del compromesso storico, sull’altare del consenso sociale ottenuto col deficit spending. Nell’1988, le agenzie di rating dettero all’Italia la tripla A. Un miraggio, ai nosti giorni. Da quando, con il Mattarellum, è stato introdotto un sistema prevalentemente maggioritario (di recente dichiarato incostituzionale), accentuato poi con il Porcellum, non c’è stata governabilità e abbiamo visto le coalizioni vincitrici dividersi e combattersi ferocemente. L’unico governo di legislatura è stato il Berlusconi 2 (2001-2006): il suo risultato principale è stato una riforma costituzionale (con contenuti ora tornati in gran parte di moda) bocciata da un referendum popolare promosso dal Pd.
Insomma la governabilità non va cercata nella legge elettorale. Va cercata altrove: nella capacità dei leader di costruire alleanze fondate sulla trasparenza e su programmi chiari. Cambiando, cioè, lo stile del lavoro politico.
E per questo semplice motivo che è meglio aspettare qualche settimana o mese, per vedere se qualcosa di serio accade o se dovremo considerare le parole di Renzi quello che sono: parole.




Possiamo anche domandarci cosa ce ne facciamo di questa furbizia avendola già vista in opera in questi ultimi anni con i pessimi risultati che si possono constatare!..Quanto poi alla genialità...credo si debbano anche avere le doti ed un grande equilibrio per renderla utile!..Renzi dimostra ogni giorno il metodo con cui si deve acquisire un consenso…ma oggi… un consenso..  può essere utile se si hanno anche intuizioni sulle possibilità di ciò che si deve mettere in atto in modo funzionale. 
Conquistare la direzione del Paese non è un gioco a chi è più furbo!.. e dice bene Domenico quando afferma, come io ho sempre asserito nei miei post…che la governabilità va ricercata altrove. Ma io aggiungo che.. oltre ad essere ricercata altrove.. deve essere sostenuta con forza dal basso. Se questa conquista si riduce ad un effimero gioco di potere per assurgere ad una posizione di comando senza poi averne le capacità, vedremo sempre governi brevi e debolissimi…
La politica non è un gioco...e l’ambizione, in questo campo... sembra divorare tutti! 
vincenzo cacopardo

9 gen 2014

La nevrosi del Governo dei dietrofront...

Un’altra marcia indietro del Governo…sintomo evidente di una governabilità nevrotica ed instabile che sembra impantanarsi senza sosta. Il Governo è passato dal decreto salva Roma.. all’Imu..e subito dopo ai problemi della scuola operando retromarce improvvise… non aderenti ad un percorso di operatività che si vorrebbe funzionale, soprattutto.. nella logica di una situazione come quella attuale che desta serie preoccupazioni.
Sembra addirittura che il ministro Carrozza non fosse a conoscenza dei prelievi per fare cassa operati a danno degli insegnanti e che il Premier.. successivamente..ha opportunamente bocciato…sebbene in modo tardivo. Ed è veramente sorprendente più che il fatto in sé, la mancanza di comunicazione e la solerte confusione che sembra evidenziarsi nell’insieme governativo. Si aspettano ancora le decisioni sulle aliquote della Tasi in attesa che il ministro “tecnico” dell’economia Saccomanni…ci fornisca le sue idee in proposito...Tra emendamenti e decreti che escono ed entrano..non si può escludere più nulla!
Al di là delle comiche su un decreto Salva Roma, ritirato nel momento in cui lo si stava votando.. per via dei tanti personali interessi di Partito dei vari onorevoli, quello che non si riesce ancora a comprendere sono le tante virate improvvise che questa barca governativa opera di continuo..ostentando..al contrario e con estrema dicotomia un continuo  elogio per il lavoro svolto dai suoi ministri. Una attività governativa nevrotica e che si propone per un solo fine di stabilità!  Questo Governo continua a fare diversi dietrofront.. e lo ha fatto anche quando ha promesso ed infuso speranze alle forze lavorative ed alle imprese… ad esempio sul  taglio del cuneo e gli acconti sull’Ires ed Irap che sono risultati sempre più irrisori e non utili per una vera crescita.
Palazzo Chigi sembra annunciare e smentire sonoramente con troppa naturalezza e pessima  comunicazione politica! L’azione governativa è logicamente, sebbene non in modo opportuno, condizionata dai cambiamenti avvenuti in questi ultimi tempi in seno ai Partiti della strana coalizione. Le sofferenze in seno al PD si evidenziano da quando Matteo Renzi si è seduto nella poltrona di segretario..come dall’altro lato si determinano dal disordine avvenuto dopo lo spaccamento del Popolo della Libertà. Si profilano adesso ulteriori motivi per litigare!.... sulle unioni civili e tutti quei temi sociali come l’immigrazione..che non potranno prescindere dalle ideologie e dal pensiero (non pensiero) dei singoli Partiti.
Il Governo non potrà che vedere aumentare la sua nevrosi..motivo in più per individuare la ricerca più appropriata per una naturale..  e più che giustificata.. separazione dei ruoli.

vincenzo cacopardo

7 gen 2014

BIAGIO RUSSO COLLABORATORE DI VOCENUOVATV DIALOGA CON VINCENZO CACOPARDO



I temi odierni della politica visti da Vincenzo Cacopardo
intervista del gennaio del 2014

Incontriamo chi ama la politica attraverso la ricerca e la cultura mettendo in dubbio i sistemi rigidi del bipolarismo e l’attuale funzionamento dei Partiti.



“Vincenzo Cacopardo designer, nasce a Palermo nel 1948. Ha vissuto, studiato e lavorato a Milano e Roma. Non ha mai esercitato alcun ruolo attivo in politica. Una breve apparizione negli anni novanta nella qualita' di responsabile della cultura e dell'informazione per l'UDR in Sicilia. Nel 1999 ha pubblicato un libro “La politica ed il cambiamento”nel quale pone l’importanza del bisogno di un vero cambiamento in favore della politica. Attualmente vive in Sicilia e si diletta alla ricerca e lo studio della cultura politica con particolare attenzione a quella della nostra nazione”. Ideatore di un blog dal nome “Libero studio per una nuova cultura della politica”.

Vincenzo possiamo parlare con lei..  di politica odierna..in generale?
Certo!..sono lieto di farlo senza riferimenti ai personaggi oggi presenti alla ribalta della politica..e questo non perché io voglia criticarli, ma per evitare inutili pettegolezzi simili a quelli che girano di continuo nei Social. Gradirei esprimermi più come appassionato ai temi importanti.. che alle figure.. anche perché mi sembrano più interessanti e utili.

Può..allora.. dirci cosa la spinge a questi studi?
Più che studi forse bisognerebbe parlare di ricerca ..io non credo che ci sia tanto da meravigliarsi in quanto la politica, che può trasformarsi anche in qualcosa di veramente ignobile …. in realtà è il contenuto di arte e scienza. L’arte di saper ricercare le idee e regolarle attraverso un dialogo e la scienza nel saperle mettere in atto. Quando oggi si parla di politica si fa sempre riferimento al potere, agli inciuci, alla gestione amministrativa delle istituzioni, ai Partiti corrotti..etc, ma mai a quella fondamentale azione di costruzione che deve essere condotta attraverso la ricerca. Quando, come me, non si pretende di aver trovato una soluzione qualunque e ci si impegna in una ricerca per dare sfogo al pensiero ed alle idee, la politica assume una caratteristica diversa…diventa una  vera forma di passione!

Ci può dire…quali sono i risultati di queste sue ricerche?
Se sapessi di avere risultati assoluti o risolutivi.. non sarei dove sono ..nè quello che sono! La mia caratteristica.. alquanto rispettosa.. nell’affrontare queste impegnative tematiche, condiziona il mio modo di pensare e mi colloca in una posizione di teorico che insegue gli ideali di un sistema che potrebbe non essere più un paradigma certo. Il “cambiamento”, di cui io ho prematuramente  parlato nel mio libro nel 99, assai prima della comparsa di personaggi come Grillo, è per me un risultato da raggiungere con logica idee e metodo… facendo un indispensabile uso dell’equilibrio… Impossibile pensare di raggiungerlo secondo una strada esterna e demagogica, ma agendo solo all’interno dello stesso sistema. Per fare questo..occorrono di certo le teorie e la dovuta ricerca per portarle avanti… Vorrei far comprendere a chi ancora oggi reputa la politica una dottrina alla quale assuefarsi…che nulla potrà essere praticato in direzione di una vera innovazione, senza una necessaria base teorica che predisponga allo studio di nuove idee. L’errore che abitualmente si pratica… da parte di chi si propone in politica..è quello di pretendere di poter affrontare un cambiamento senza uno studio di ricerca propedeutico edificato su base teorica… Procediamo... costantemente.. verso la pratica... senza un adeguato percorso di analisi teorica che, partendo da un'idea, individui una strada più logica e meno rischiosa.

Quale dovrebbe essere.. secondo Vincenzo Cacopardo… il percorso più corretto ?
L'assunto sembra chiaro:..-Non vi potrà mai essere una pratica.. senza un anteposto studio teorico! Questo, per la politica, è uno dei problemi che pone ancora argine alla possibile soluzione di una solida governabilità. Gli attuali contenitori di consensi…ossia i Partiti odierni, non sembrano guardare in direzione di questa ottica, affrontando le relative problematiche con estrema superficialità e con proposte immediate e spesso avventate che…nel tempo..si dimostrano non utili…né tantomeno...efficaci.

Ma secondo lei.. non è più importante e prioritario dare un governo sicuro al paese?
Vede..questo argomento mi stuzzica non poco!...E’ proprio il tema fondamentale della politica di questi ultimi anni!..E’ la dimostrazione di quanto la politica non vuole far uso della necessaria cultura pur di raggiungere un qualsiasi risultato in proiezione di una stabilità…una stabilità che non riuscirà mai a trovare e che si inseguirà all’infinito in quello che, oggi, appare come il pericoloso gioco che finirà col rompere un legame con un vero sistema democratico.

Cosa intende dire?
La governabilità deve essere vista come un fine!..Nessuno potrà mai pretendere di imporla in un sistema di democrazia..poichè se il percorso per raggiungerla deve essere imposto da una procedura sempre più ristretta e non ricavata da una base più forte..il risultato sarà sempre quello dei compromessi e dei ricatti…insomma… in un concetto di vera democrazia, è solo illusorio… pensare che si possa sostenere una governabilità, imponendola attraverso la logica dei modelli costretti e diretti dall’alto!.. Vi è un bisogno di costruirla dal basso per rendergli quell’appoggio essenziale che le dia più forza e sicurezza!  In quest’ottica ho sempre pensato che dovrebbero essere proprio i Partiti a condurre il percorso di costruzione di base di una governabilità attraverso il dialogo con i cittadini e non… portare avanti sistemi elettorali chiusi come il maggioritario e formule come il bipolarismo che tendono ad ingabbiare la politica e le rispettive idee.

Come mai lei non condivide il sistema bipolare ormai consolidato negli altri Paesi?
Nessun politico si esprime in profondità sull’incomprensibile sistema che ha provocato vent’anni di confusione ed inerzia della politica del nostro Paese e che ci ha portato allo stato in cui oggi siamo!  Dopo le cruente contrapposizioni…si costruiscono oggi incoerenti composizioni governative estranee ad ogni logica che si voleva bipolare.  Chi ha dunque sbagliato?....Sbaglio adesso io?…Sbaglia forse oggi.. un Capo dello Stato che si trova..contro ogni sua volontà, in una situazione di dover risolvere le innumerevoli problematiche di inefficienza del quadro politico esistente per dare più sicurezza al paese?...O hanno invece sbagliato, nel passato.. tutti quei Partiti che hanno optato per un rigido sistema costruito sugli illogici compromessi di un pensiero edificato sulle estreme contrapposizioni? Si è parlato di posizioni politiche costruite, in questi lunghi anni, attraverso una ideologia che spingeva… nelle due rigide polarizzazioni... Due poli che hanno generato un’incomprensibile limitazione del pensiero politico e che hanno rafforzato sempre più una radicalizzazione delle figure.

Lei rimprovera una certa classe politica per aver dato corso a questo sistema?
L’avere portato avanti un simile sistema per lungo tempo… senza alcun metodo e per un restrittivo bisogno di operare una qualunque governabilità…la dice lunga sulla incapacità dei tanti che hanno voluto intraprendere questa attività per il piacere di accomodarsi in una poltrona col beneficio di una lauta ricompensa. Da una conciliazione negata, poichè  costretta dai principi del sistema bipolare...siamo arrivati all'odierna ricerca di una illogica, ma necessaria mediazione..per evitare il disastro politico del nostro Paese! Come si spiega tutto questo?.. Vengono spontanee due osservazioni:- o la classe politica ha errato nel passato ..o sta commettendo l'errore adesso con una svolta inconsueta!... Sembra, in ogni caso, assai  grave...tacere l’errore commesso nel passato, nascondendosi dietro un bisogno di aver dovuto seguire un modello assai avanzato dei Paesi democratici a noi vicini e lo è ancora di più insistere come oggi si cerca di fare.
                                                                                           
Mi pare di aver capito che lei non ama questi sistemi perché li vede troppo semplificativi..giusto?
Sistemi maggioritari, bipolarismi affrettati ed addirittura bipartitismi, non possono che accentuare il distacco con i cittadini,  rischiando di costruire un autentico solco che separa sempre più il Paese da una vera politica. Oggi…si tende a partire dalla base assoluta di una nuova legge elettorale che vuole immaginarsi rivolta al miglioramento di un buon iter istituzionale quando, per evitare fini personali o di potere, sarebbe più utile costruire regole a difesa di questo stesso iter. Assistiamo, oggi, a scontri politici riformisti basati su scelte che non promuovono idee veramente innovative e sembra che, per la nuova tendenza alla semplificazione, si voglia metaforicamente tagliare il nodo del problema per non scioglierlo. Per far ciò, si fa riferimento e ci si accosta ai processi politici evoluti delle altre Nazioni prendendo ad esempio i loro sistemi.

Lei parla proprio di un chiaro fallimento, ma tanti paesi.. dove regna la democrazia.. usano questo modello..
Il fatto che lo si usi in altri Paesi che hanno avuto un’altra storia ed una cultura ben diversa dalla nostra… non giustifica la scelta! L’aver diviso in modo secco il pensiero e la stessa cultura politica a metà.. dopo oltre cinquanta anni di politica moderata, ha finito col generare un mucchio di contraddizioni. Un sistema sempre più compromesso da logiche posizioni di convenienza ed illogiche posizioni di convivenza…. ed ecco che, la vera funzione politica parlamentare, assume troppo spesso un ruolo secondario in uno scenario che appare sempre più quello di alcune grandi società per azioni dove le assemblee contano sempre meno e dove il potere della maggioranza viene costruito attraverso logiche di spartizioni…non c’è dunque da meravigliarsi di quello che accade ogni giorno!

Pensa che il bipolarismo..in un certo modo.. possa aver frenato le riforme?
Negli ultimi vent’anni si è dato corso all’inerzia di un sistema bipolare senza alcuna ricerca delle indispensabili  riforme e senza la giusta valutazione di una funzione politica che potesse dare maggiore sfogo ad una governabilità forte costruita dalla base…si è solo costruita e rafforzata una politica delle figure..come si fa a non accorgersene?.. Sono anche propenso a credere che l’ingresso in Europa abbia costretto.. non poco.. l’azione politica delle Nazioni che ne hanno fatto parte…e quindi anche la nostra….obbligandole ad un necessario ordine politico per una più efficace e sicura posizione in seno alla stessa Comunità. 

Lei pensa che ci sia stata una naturale spinta da parte dell’unione Europea verso questi sistemi?
Non proprio una spinta voluta, ma un condizionamento.. che ha finito con l’incidere molto più sulla governabilità…che sulla politica nel suo complesso, una governabilità che si è sempre desiderata stabile come presupposto essenziale per una più ricercata “unione di economie”. Ma il vero disastro nasce dalla mancanza di una nuova disciplina dei Partiti..

Cosa intende dire?
Questi contenitori di consensi dovrebbero oggi trasformarsi in contenitori di idee..La politica che oggi si nasconde dietro il fallimento di questi Partiti.. che in modo alquanto sprovveduto hanno optato simili scelte senza una dovuta ed essenziale ricerca costruita sulle analisi storiche del passato…non potrà non rendersi responsabile…né potrà liberarsi facilmente dei Movimenti come quelli di Grillo, che ne rappresentano un’evidente reazione.

Quindi..lei vede prioritaria una riforma dei Partiti?
Sicuramente!.. poiché sembra essersi ormai rotto quel raccordo che teneva uniti, nei valori, i due poteri…Guardi..noi viviamo in uno Stato parlamentare e questo basterebbe per porre l’importante azione della Camera come centralità dalla quale dovrebbe dipendere ogni regola ed ovviamente l’indirizzo culturale ed economico del nostro Stato democratico. I ruoli legislativi, quindi, non possono che essere primari e propedeutici a quelli amministrativi. Quel raccordo tra il potere esecutivo e quello parlamentare... oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia dello stesso principio di democrazia costituzionale. I due ruoli non riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico che li sottomette al proprio interesse.

Cosa non la convince in tutto questo…non crede che debbano coesistere questi due poteri?
Coesistere si!...ma non possono più operare assieme.. devono lavorare per ruoli indipendenti. Io credo che occorra ricercare un nuovo sistema basandosi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro…Le faccio un esempio che potrebbe farla riflettere:.. Vi sono temi che seguono il percorso di una società che avanza come ad esempio: Unioni civili…omosessuali..liberalizzazione delle droghe…temi sull’immigrazione…etc..che devono essere affrontati preventivamente e sicuramente attraverso una azione politica di base con i cittadini, poiché guardano all’indirizzo di una società che cresce di continuo…Ora.. lei pensa che questi temi possano appartenere solo ad un esecutivo?..Ed..al contrario..si può mai pensare che ogni volta che si pongano tali questioni, debba essere messo in crisi un governo?

Come si dovrebbe procedere..per non mettere in crisi una attività governativa?
So bene che la politica per muoversi deve far uso delle istituzioni e  queste non possono non essere riviste e rinnovate seguendo un cambiamento imposto da una società… come so.. anche.. quanto possa sconvolgere oggi un cambiamento così radicale.. tanto da separare i ruoli ma, credo che questa trasformazione appare oggi suggerita dai tempi e da una esigenza legata al mutamento dei valori che impongono tutto ciò, per una logica  difesa di un efficiente sistema democratico. Il vero problema è nel trovarne il modo,.. in un meccanismo come il nostro che appare tanto bloccato nei cambiamenti, quanto fermo nella ricerca e nel metodo delle nuove idee…. Ma ritengo, soprattutto.. che la responsabilità del programma deve essere prevalentemente dei cittadini.. attraverso il contatto con i propri Partiti …ed ecco la ragione per la quale devono essere debitamente riformati da regole più consone e funzionali al loro scopo.

Quali, secondo lei …le linee di principio da seguire per la politica nel futuro?
Il percorso del futuro dovrebbero essere imperniato su una ricerca in direzione di un funzionamento della politica…  un vero funzionamento che potrà anche assecondare e rafforzare un percorso di integrità morale. Un futuro che deve poter vedere un’attività lavorativa esecutiva nel governo separata da un’altra ben diversa, nella costruzione di quella che.. io definisco.. una fase induttiva di costruzione.. e questo potrà avvenire solo se i Partiti riusciranno ad essere disciplinati in modo funzionale ad una politica di base e non rinchiudendo la voce dei cittadini attraverso i sistemi ristretti del bipolarismo ed ingannandoli..così.. in una falsa democrazia.

Un’ultima domanda: pensa che dovremmo restare nella comunità europea e nell’euro?
Questa sembra la domanda più attuale  in un contesto odierno che vede da un lato una politica assai populista e demagogica volersi staccare dal cordone ombelicale che sta sacrificando la nostra economia e... dall’altro chi crede che senza questa unione il nostro paese potrà solo affondare…. Chi pensa che l’Italia odierna possa venir fuori da un contesto economico e politico Europeo...non fa che illudersi, poiché ormai siamo del tutto integrati col sistema Europa e la Comunità internazionale dovrebbe servirci per sostenere uno sviluppo più equilibrato e sicuro nel nostro stesso territorio…. Anche se non si riesce a comprendere.. perché abbiamo dovuto pagare un conto così salato per sentirci Europei.…e pur dando a questo interrogativo la logica spiegazione di tutti quegli errori commessi in entrata…io credo che il risultato di questa nostra integrazione si vedrà nel lungo tempo e potrà essere di migliore qualità.. solo se la nostra politica verrà riformata e se sarà capace di proteggere la cultura e le principali qualità del nostro Paese…

Lei pensa che il percorso sarà ancora lungo e difficile?
E’ una lotta durissima..è inutile negarlo!... vorrei non crederlo!.. Una lotta la quale lascia quasi intravvedere un disegno voluto dai potentati e da certe lobbyes…che sembrano favorire un percorso di sofferenza e di ristrettezza dell’economia, al fine di una voluta eliminazione dei ceti più deboli!.. Un atroce disegno, quasi esoterico.. forse costruito ad arte per via della sempre più grande sovrappopolazione che invade il mondo..  Se così fosse…sarebbe un disegno spaventoso che potrebbe vedere persino alcuni paesi forti.. in testa.. ad assecondarlo!..




Lasciamo Vincenzo Cacopardo... col quale ci ripromettiamo avere un prossimo incontro sull’ interessante dialogo di una politica vista in termini più funzionali ed  innovativi.

intervista condotta da Biagio Russo collaboratore di vocenuovatv

5 gen 2014

Francesco…un Papa che sorprende ed accende gli animi


Sono in tanti quelli che oggi restano perplessi ed un po’ incerti sulla valutazione da dare al nuovo Pontefice.. In realtà il Papa gesuita sembra molto di più assomigliare ad un semplice Pastore francescano ed io credo che la sua figura odierno sia sicuramente il risultato di un cambiamento voluto dalla stessa Chiesa che pare aver percepito l’importanza di una guida simile a quella umana di Cristo, giusto per il difficile momento storico che attraversa il mondo intero. Il nuovo Papa tocca l’animo umano…è inutile negarlo… e lo fa parlando anche di speranza, esponendosi meno ad una funzione di venerazione nei confronti del Creatore….ed ecco che il mondo, raggiunto da una prevalente sensibilità umana, si risveglia in una speranza…e nel desiderio di costruire un futuro attraverso l’amore verso il prossimo.

Nel primo Angelus del nuovo anno.. ricollegandosi alla piaga della pedofilia ed al lavoro fatto dal suo predecessore Benedetto XVI..Bergoglio afferma:”Tutti siamo peccatori, ma non tutti siamo corrotti”. Con questa frase.. Papa Francesco dà..ancora una volta.. esempio di una forte umiltà..autodefinendosi  in qualche modo.. anche egli.. un peccatore, ponendosi in mezzo al suo popolo di cristiani con l’innata semplicità che lo caratterizza,  mettendo in evidenza la sostanziale differenza con il grave peccato della corruzione.  

Invocando la pace il Pontefice, puntuale nei confronti di una politica quasi irreale, indica un necessario impegno verso l’economia.. che non può solo ridursi a uno scrupoloso  meccanismo privo di aspirazioni. Secondo Bergoglio non si deve dimenticare “la dimensione spirituale dell’uomo" Se manca la visione di Dio…manca ogni realistica visione terrena  ed ogni attività umana diventa più povera…non è dunque strano vedere oggi tanta gente sfruttata a beneficio di altri. Il costante richiamo alla politica è evidenziato nel suggerimento verso uno spirito di fraterna carità che deve mettersi in luce tra gli uomini e senza il quale la stessa politica e l’economia non potranno mai ottenere un risultato di sviluppo integrale e di pace…

A tal proposito approfondisce il tema delle violenze del mondo evidenziando il bisogno di un impegno comune..parla si solidarietà ed accenna ad una “fraternità, come fondamento e via per la pace”, ma anche di rispetto nell’accettare le diversità.

Un Papa che continua a sorprenderci nella sua guida che sembra persino voler aprire la strada ad un nuovo percorso della politica..Un Pontefice che guarda al futuro con fiducia e speranza, ma che si confronta con l’umiltà di chi sa di essere.. anche lui.. uomo tra gli uomini.

vincenzo cacopardo

una chiosa sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo

Scoppiettii d’inizio d’anno di domenico Cacopardo

Matteo Renzi è il nuovo che avanza. Per il Pd, un leader giovanissimo, già celebrato dalla grande stampa internazionale, molto lontano dalla storia e dalla cultura del partito, una specie di capitano di ventura rinascimentale che ha appreso l’uso delle armi da un maestro quasi ineguagliato, Silvio Berlusconi. Quando parla ha il diritto di essere ascoltato. Quindi, occorre ragionare sul suo 2 gennaio, espresso da un vivace scoppiettio di proposte: tutte contenute in un’intervista al Fatto quotidiano e in una lettera ai partiti.
La lettera ai partiti prospetta –per la nuova legge elettorale- tre soluzioni (che i Pd accettano in via preventiva). Ben diverse tra loro, vanno dal modello spagnolo, al Mattarellum e al modello doppio turno di coalizione in uso per i sindaci. L’ultima, buttata là senza enfasi particolare, sembra la preferita. C’è un solo ma: essa postula un cambiamento costituzionale. Il sindaco d’Italia, infatti, cosa sarà: presidente della Repubblica o presidente del consiglio? Viene spontanea una domanda: se n’è reso conto?
Segnala poi la riforma delle regioni con la necessaria attenuazione dei loro poteri e la trasformazione del Senato in camera delle autonomie, precisando che ai futuri senatori, scelti in ragione del ruolo che avranno nelle regioni, non spetterà alcun compenso. Il nuovo Senato, quindi, non avrebbe nemmeno il potere di stabilire un rimborso spese. A questo punto non sarebbe meglio un’abolizione? E, poi, gli attuali senatori sono disposti a votare il proprio suicidio?
A questa lettera, in un’intervista, il sindaco di Firenze aggiunge un trattamento privilegiato per singoli provvedimenti al Movimento Cinque Stelle. Di per sé, un’idea del genere l’aveva avuta Bersani: sappiamo com’è andata a finire. I 5Stelle sono un gruppo antisistema e non collaboreranno mai a progetti di riforma che possano depotenziare le contestazioni che percorrono il Paese. E, in effetti, la reazione di Grillo s’è attenuta al noto copione.
Peraltro, il sindaco di Firenze non si pone il problema di quali forze politiche può coagulare intorno al suo programma. Ed è facile immaginare quanto le parole del segretario Pd siano state sgradite da Alfano, risospinto verso Berlusconi, diventato cointerlocutore privilegiato.
Ci sono poi le unioni civili: esse possono fare saltare il banco, cosa, oggi, irrealistica.
L’ultima idea dell’intervista è rivolta a Enrico Letta e consiste nel suggerimento di ‘scartellare’ il limite del 3% di deficit ammesso dall’Unione europea.
Questa storia del 3% metteil premier(che dissimula il proprio dissenso con una dichiarazione positiva) in gravi difficoltà:egli sa bene che una semplice, flebile decisione di superamento del 3% provocherebbe una tempesta finanziaria nei confronti dei titoli di Stato italiani, allargando lo spread e volatilizzandone i valori. Le banche italiane, che hanno nei caveau montagne di titoli a valori di libro, registrerebbero imponenti minusvalenze, tali da risospingerle in zona default.
Se Renzi è un giovane vivace, di sicuro non si presenta come persona equilibrata e riflessiva. Sembra spesso un provinciale dalla parlantina sciolta, senza visione dell’interesse nazionale e della delicatezza dei rapporti istituzionali.
Anche il lasciare agli altri la scelta del sistema elettorale, appare un escamotage propagandistico. Il Pd, partito di maggioranza molto relativa nel Paese, e di maggioranza assoluta, per effetto del Porcellum, alla Camera,non può comportarsi come il cliente di una mensa che accetta le pietanze che altri gli cucineranno. Deve prendere in mano il menu e assumersi la responsabilità di scegliere e di prospettare soluzioni.
Insomma, tutti gli scoppiettii del 2 gennaio sono bombette. Non appaiono il nuovo che avanza né la messa in moto della politica e dei politici. Le linee sono confuse e difficilmente percorribili.
L’ex concorrente alla Ruota della fortuna deve rendersene conto: è entrato in serie A, dove il gioco è difficile e oggi ha in palio il futuro dell’Italia. Se nessuno dei suoi predecessori è riuscito a realizzare le riforme che servono (osteggiate, peraltro, da un gruppo di vanitosi vegliardi) una qualche ragione ci deve essere. Dall’esame di questa ragione, Renzi dovrebbe cominciare. 



Credo, come ho già avuto modo di postare sul mio blog, che il personaggio sia troppo proiettato in avanti per via di una ambizione che pare condizionarlo un po’ troppo. 
L’analisi di Domenico, come al solito.. sempre puntuale, pone le difficoltà che dovrà affrontare il giovane sindaco di Firenze il cui primo impedimento sta proprio nella sua raffigurazione assai leaderistica in seno al Partito e negli importanti temi che dovrebbero essere da lui gestiti e portati avanti con discrezione ed altrettanta umiltà. 
Se Renzi pensa di poter trovare le soluzioni della nostra politica nella ristretta ottica di una legge elettorale, senza spingersi..nelcontempo...ad una vera riforma di ristrutturazione dei Partiti..compreso il suo, non potrà mai riuscire in un risultato positivo di vero cambiamento. Il suo compito principale dovrebbe essere quello di immedesimarsi in uno studio di ricerca essenziale per trasformare gli attuali contenitori di consensi.. in contenitori di idee: Un disegno difficile e non pertinente alla mire dell’ambizioso rottamatore! 

La battaglia odierna è quella con il popolo di Grillo che, (come ben specifica Domenico in questo suo scritto) non potrà mai rendersi aderente ai suoi progetti, in quanto il M5stelle.. guarda, in modo instabile, ad una rottura col sistema esistente..avendolo ampiamente dimostrato in diverse occasioni. 
Altri problemi per Letta ed il suo governo che avrebbero, forse, desiderato maggior attenzione sul modo di procedere del giovane segretario!
vincenzo cacopardo   

3 gen 2014

Nuova annotazione del Consigliere Domenico Cacopardo

La discontinuità necessaria
 di domenico Cacopardo

Non torneremo sulla legge di stabilità e sull’elenco dei futili, inaccettabili motivi per i quali lo Stato ci metterà le mani in tasca per toglierci una parte crescente del frutto del nostro lavoro. Né torneremo sull’immoralità di colpire in via preferenziale i pensionati: una categoria a impatto zero. Né sull’immoralità di quei giornalisti che, in cerca di facile plauso, scrivono di ‘pensioni d’oro’ senza distinguere tra quelle che sono frutto di anni di attività e quelle che sono frutto di privilegio. Queste ultime sono una ristrettissima platea, nella quale svettano Giuliano Amato, oggi beneficato di un ennesimo stipendio dal presidente della Repubblica, e Carlo Azeglio Ciampi, titolare di una pensione, questa sì d’oro, della Banca d’Italia da sommare al compenso di senatore a vita. O i tanti funzionari di Camera e Senato che, nominati consiglieri di Stato o della Corte dei conti, incassano una sontuosa pensione e lo stipendio non infimo di magistrato (livello Cassazione), non applicandosi a loro il principio di continuità previdenziale tra ‘impieghi’ statali.
Tutti questi soggetti sono protetti dal ‘sistema’ che vede suoi esponenti nei luoghi cruciali del governo.
La discontinuità di cui c’è urgente necessità riguarda l’azione quotidiana di governo. Il presidente del consiglio sa bene quali siano i buchi neri. Li ha toccati con mano in questi mesi con lo spettacolo indecoroso offerto dal ministro dell’economia –ciò che si è visto non s’era mai visto in tutta la seconda repubblica (con Dini, Barucci, Ciampi, Amato, Visco, Tremonti, Siniscalco, Padoa Schioppa, Grilli)-. O con i pasticci della Cancellieri alle prese ora con una discutibile riforma della legge penale, sui cui contenuti ci soffermeremo presto. Anche Zanonato e Giovannini sarebbero in bilico, a detta dei bene informati.
Come sempre, un rimpasto è un percorso che di rado ha una via d’uscita. Letta intende governare ancora e perciò lo teme come anticamera per l’anticipato decesso del governo.
Anche se il boy scout fiorentino –già concorrente alla Ruota della fortuna- preme in questa direzione mosso da evidenti ma intempestivi interessi, il presidente del consiglio, per ora, muoverà i propri pezzi sulla scacchiera per andare avanti con il materiale che ha, realizzando, però, una stretta presa su ogni uomo del governo, e un monitoraggio reale per evitare erronee vie d’uscita alla Cottarelli. I problemi dovrà affrontarli direttamente, in prima persona, evitando deleghe a persone che non potranno onorare la fiducia riposta in loro.
Solo il cambio di passo di Letta potrà avviare il processo di sintonizzazione tra la compagine governativa e il Paese, ben più importante di quello con il neosegretario del Pd.
Il premier, per come lo conosciamo, lo può fare, ma dovrà metterci la faccia sino in fondo. L’unico modo per cercare di vincere la vitale partita. Vitale per lui e, soprattutto, per gli italiani.