28 lug 2014

il "caos agitato" di Domenico Cacopardo


IL "CAOS AGITATO" del consigliere Domenico Cacopardo

La giornata parlamentare del 24 luglio sarà ricordata per la scomposta agitazione delle minoranze nei confronti di Renzi e della sua ampia maggioranza. Anche la manifestazione davanti al Quirinale va iscritta nell’albo del dilettantismo politico, venato dallo squadrismo riportato alla ribalta dai distintissimi esponenti del M5S. Insomma, un caos agitato che ha portato acqua al mulino del premier e al suo riformismo pop. Chiamiamo pop il cosiddetto riformismo di Renzi perché è privo di un disegno coerente e compiuto e consiste in un «happening» continuo, nel quale il mondo si divide in sodali-dipendenti e nemici.

Il pasticcio nasce nelle insufficienze di Pietro Grasso, presidente del Senato e nel suo comportamento ondivago. L’ammissione del voto segreto su alcuni emendamenti in accettazione dei desideri dei grillini, ma contro la maggioranza, ha poi suscitato il severo richiamo del Quirinale e la decisione della conferenza dei capigruppo di porre il limite dell’8 agosto. È evidente che 8000 emendamenti dovevano, nella mente degli strateghi che hanno scelto questa strada, costringere il governo a desistere o a trattare. 

Ma è altrettanto chiaro che la resa di Renzi sarebbe stata totale, in quanto non c’era una seconda linea di riserva. 

Perciò, la maggioranza non aveva altra strada che indicare una data limite per il dibattito. Altrimenti, il Parlamento sarebbe stato inchiodato per mesi sulla riforma del Senato e del titolo V, dimenticando tutta l’imponente, spesso inutile, produzione legislativa.

La parola «elezioni», pronunciata da Giachetti e dal cerchio magico renziano era un’arma spuntata. Napolitano, nonostante l’impegno anomalo nel sostegno del governo (già manifestato per Monti e Letta, con il finale che s’è visto), non può concedere le elezioni durante il semestre italiano di presidenza. E che la resa di fronte al ricatto degli emendatori, avrebbe cuociuto a fuoco lento il ministero per condurlo presto alla fine (successore designato Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia con funzioni commissariali).

Questo non significa che il futuro della riforma è assicurato. Tutt’altro, viste le incertezze del premier, ignaro delle trappole parlamentari e digiuno di troppi capitoli dell’Abc della politica.

Immaginate che la fascinosa Boschi, riprendendo le parole di Renzi, per negare un disegno autoritario, ha annunciato un referendum sulla riforma, dimenticando che il referendum è dovuto (non dal governo, ma dal sistema) se le riforme costituzionali non raggiungono la maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento. 

Troppi fronti aperti tutti insieme, una specie di palingenesi alla tedesca, nemici a Est, nemici a Ovest, a Nord e a Sud: sappiamo come andò a finire e quali ferite una simile guerra inferse ai tedeschi.



Su questa strada il «boy-scout» fiorentino non andrà lontano. Ma i pericoli che corre, purtroppo, coinvolgono Giorgio Napolitano e la medesima Repubblica, dato che si manifestano in una congiuntura economica che sfiora la tragedia: il messaggio di fiducia di Renzi non è passato; la mossa degli 80 euro inutile; l’economia peggiora; il bilancio anche, visto che si sono decise spese dimenticando i vincoli europei.
Troppo per Renzi, troppo per tutti noi.

nuovo articolo di Domenico Cacopardo sulla crisi internazionale



L'ANARCHIA REGOLA IL MONDO di domenico Cacopardo
Già dalla pace di Westfalia del 1648 s’era imposto un ordine internazionale, poi dissolto da Napoleone I, restaurato dal Congresso di Vienna, dissolto da Napoleone III, varie volte scomparso e restaurato, sino al mondo bipolare Usa-Urss che, in qualche modo, aveva stabilito un sistema di diritto internazionale, fondato sull’equilibrio del terrore, che ha retto per quasi cinquant’anni. Poi, è accaduto che l’America monopolizzasse i rapporti tra gli stati, diventando, per mano di Bush padre e di Bush figlio il gendarme del mondo.

Le cose si sono rapidamente complicate: la Cina soprattutto ha assunto il ruolo di seconda (o prima) tigre, mentre il mondo islamico ha percepito come un «liberi tutti» l’uscita degli Stati Uniti dall’Iraq e la personale promozione della democrazia operata da Obama a partire dall’Egitto.

Il mondo occidentale, per l’insipienza del presidente americano, ancora più evidente da quando Hillary Clinton è stata sostituita dall’imbarazzante John Kerry al dipartimento di Stato, e per la stupida «Grandeur» di Sarkozy, cui ha tenuto mano il governo di sua maestà britannica, è tornato all’ininfluenza, registrando una serie di gravi sconfitte, e si trova incastrato in una situazione senza vie d’uscita. L’Egitto, per forza propria (della borghesia laica soprattutto), è uscito dalla spirale dell’integralismo medievale dei Fratelli musulmani, ma la Siria è precipitata in una guerra civile nella quale gli alleati dei «nostri» sono gli stessi terroristi che hanno fondato un califfato islamico, nel quale i cristiani sono perseguitati e, con essi, le donne cui è stata imposta l’infibulazione obbligatoria. La Libia è ai materassi. E la cosa non ci dispiace, visto che gli italiani sono stati di fatto estromessi dai francesi che hanno insuperabili difficoltà a stabilizzare la situazione. Non sembra che facciamo parte della medesima comunità che l’ipocrisia degli attuali statisti chiama Unione. 

Sull’Ucraina, il gioco è oscuro e comunque lontano dagli interessi italiani. Dobbiamo realisticamente, poiché non vogliamo estrarre l’olio e il gas dell’Adriatico, né le centrali a combustibile nucleare, prendere atto che senza il gas russo possiamo chiudere quel poco che rimane aperto.

La guerra Israele-Hamas è un altro frutto avvelenato dell’anarchia mondiale. In assenza di un ordine internazionale con riferimenti certi e politiche chiare, è evidente che per Israele –il popolo ebreo ha crediti irredimibili verso l’umanità- era necessario combattere una battaglia di contenimento nei confronti del movimento terroristico di Hamas. Purtroppo i media italiani si alimentano delle informazioni della propaganda islamica e non riescono ad avere un atteggiamento equilibrato nei confronti di una tragedia che si sta consumando dalla Shoa in poi. 

Chi può offrire garanzie a chi? Solo le armi possono garantire una tregua di un paio di anni e poi si ricomincerà. Ricordo che gli israeliani, circa 8.000.000, in un mare arabo, non hanno speranze di sopravvivere se non in un contesto di forzata pacificazione generale. Quindi, Netanyahu sa benissimo, come lo sapevano i maggiorenti del Ghetto di Varsavia, che il suo Paese ha gli anni contati e, di fronte al silenzio generale (incredibile quelli tedesco, americano, francese, italiano e via di questo passo) non può che combattere.



In questa situazione, opera la missione italiana «Mare nostrum»: un impegno umanitario che, però, incentiva oggettivamente l’afflusso di disperati in Italia. E l’Europa, abbia il coraggio di dirlo Alfano, non condivide la politica italiana della «Porta aperta» che disperde nel continente gente di tutte le specie, compresi terroristi, portatrice di malattie endemiche e incontrollabili. Se l’Unione si occuperà del problema, vorrà porre una barriera, del genere di quella costruita dagli spagnoli. Una barriera nel Mediterraneo, significa blocco e respingimento. Con buona pace delle tante anime belle che aprono le braccia degli altri.

25 lug 2014

prove tattiche di un bipartitismo in arrivo



AVANZA UNA POLITICA GOVERNATIVA DI COMODO A DISCAPITO DI UNA CULTURA POLITICA DEL SOCIALE”
di vincenzo cacopardo

Ormai è chiaro che i Partiti di destra si ricompatteranno per sostenersi con forza e creare quella opposizione alla governabilità del sindaco d'Italia Matteo Renzi. Berlusconi è in grado di ricompattare tutta la destra ed è inutile cercare di capire quale sia la sua vera forza.. poichè non può sottovalutarsi la sua autonoma forza economica che gli permette, anche su un piano psicologico, di sottomettere chiunque all'interno del suo Partito. Nel suo percorso politico il cavaliere, ha di fatto individuato nei suoi adepti un servilismo esasperato utile alle sue esigenze. Imbarazza certamente di più quel suo parterre femminile che appare psicologicamente asservito alla figura del capo supremo e che lo osanna costantemente come un semidio.
Quello che è certo è il fatto che Silvio Berlusconi (ai servizi sociali o no) persevererà nel suo percorso politico in forza delle notevoli risorse economiche e spinto da tutti coloro che pensano ancora che col denaro e una  non producente teoria delle contrapposizioni, si possa sopravvivere ad una società che avanza senza sosta verso una sorta di autodistruzione.. non trovando più forza sulla principale risorsa dei valori.

Si ricomincerà..quindi.. con la solita lotta sulle rigide contrapposizioni destra-sinistra.. che in Italia, più che negli altri Paesi, ha già generato scontri con accentuazioni di anomalie senza sosta. Si escluderanno di fatto le forze dei piccoli Partiti portatori di nuove idee ed iniziative e si lavorerà per una politica tendente a concretizzare con la forza di un pragmatismo smisurato che taglierà un dialogo in favore di una vera cultura politica...(d'atronde che ce ne facciamo della cultura?).. e nei momenti di difficoltà si ricorrerà..come di consuetudine..ai soliti compromessi fra le parti...

Con il percorso voluto dalle nuove riforme... imposte dall'alto dal governo del sindaco d'Italia... si tenderà a restringere la politica in un “bipartitismo”.. ancora più assoluto e rigido di ogni “bipolarismo”.
Il monocameralismo.. ed una nuova legge elettorale ad hoc..chiuderanno il cerchio..

La politica tenderà sempre più ad assomigliare ad un gioco di squadre ..si esprimerà come quelle regole che guidano il calcio spettacolo, senza più una vera cultura del sociale.. mortificando di continuo le stesse istituzioni..Ogni piccolo residuo di cultura democratica dovrà lasciare il passo ad esigenze costruite ad arte per rendere più semplificativo il percorso di comodo di ogni governo edificato dall'alto. Questo appare il fatale cammino di una politica condotta da chi vuole che la società resti sottomessa agli schemi di chi un potere lo detiene e che.. con la forza delle propie risorse... tende ad imporre alla stessa politica un percorso obbligato.



Una nota aggiuntiva all'ultimo articolo di Domenico Cacopardo



L'INCOERENZA DI PIETRO GRASSO
Uscito dal logoro cilindro di Pierluigi Bersani, Pietro Grasso, senatore e poi presidente del Senato, ha dato ulteriore dimostrazione di insensibilità istituzionale e politica compiendo una vera e propria giravolta. 

Qualche mese fa, il 27 novembre 2013, dovendosi decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi, aveva ritenuto giustificate le richieste del Pd –che temeva qualche scherzetto dei 5Stelle-, e disposto che la votazione fosse palese, in violazione dell’art. 113, comma 3 del regolamento del Senato («3. Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede.»). L’«Habeas corpus», un principio generale del diritto delle genti, riconosciuto in tutto il mondo civile, e di cui s’è fatto strame in Italia, veniva quindi pubblicamente stracciato proprio dal presidente del Senato che, in quanto excapo della Procura nazionale antimafia, quindi magistrato apicale, avrebbe dovuto difenderlo con le unghie e con i denti. 

Certo, c’era il pericolo che, nella votazione segreta, alcuni senatori non votassero sulla base delle evidenze documentali, ma si esprimessero, coperti dal segreto, contro la decadenza del cavaliere di Arcore: un’occasione di scandalo nazionale che sarebbe stata utilizzata con la solita cinica spregiudicatezza del comico Grillo e seguaci.

Ma è proprio la libertà di coscienza dei senatori che il regolamento, all’art. 113 intende difendere. Solo rozzi illiberali possono ritenere giusta l’introduzione del vincolo di mandato che impone di votare secondo gli ordini del partito.

Non era la prima volta che i regolamenti parlamentari venivano violati. Ricordo la mozione di sfiducia ad personam ammessa, in spregio al regolamento, nei confronti del ministro della giustizia Filippo Mancuso, magistrato di Cassazione, un uomo scomodo che non si sottomise al vento della maggioranza.

Del resto, non difese le prerogative della Camera dei deputati nemmeno Giorgio Napolitano che, nella difficile stagione di Tangentopoli, consentì alla Guardia di finanza di accedere nell’edificio alla ricerca di documenti, pubblici e pubblicati, sui bilanci dei gruppi parlamentari. Un atto solo dimostrativo, inteso a stabilire il predominio del potere giudiziario su quelli legislativo ed esecutivo.

Chi conosce da tempo Pietro Grasso non si stupì nello scorso novembre e non si è stupito oggi quando il presidente ha accordato (una giravolta di 180°) il voto segreto su alcuni aspetti della riforma costituzionale in discussione in questi giorni. 

È vero che il 4° comma dell’art. 113 prescrive che «A richiesta del prescritto numero di senatori, sono inoltre effettuate a scrutinio segreto le deliberazioni relative alle norme sulle minoranze linguistiche di cui all'articolo 6 della Costituzione; le deliberazioni che attengono ai rapporti civili ed etico-sociali di cui agli articoli 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20,21, 22, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31 e 32, secondo comma, della Costituzione; le deliberazioni che concernono le modificazioni al Regolamento del Senato.» Ma è altrettanto vero che nel caso del 3° comma Grasso si era comportato in modo opposto. 

Il tutto sulla base del comma 5 che affida al presidente -sentita, ove lo creda, la Giunta per il Regolamento- la soluzione di un eventuale controversia sulla votazione per le fattispecie del comma 4.

Al Pd, che oggi vorrebbe il voto palese, si può dire «Chi di coltello ferisce, di coltello perisce.»

Ora, mentre scrivo, è in corso una Giunta del regolamento, che, dopo l’intervento di Napolitano (colloquio di mercoledì con Grasso) potrebbe indurre a una marcia indietro.

Ma rimane la considerazione, amara, generale: se in materie delicate come le votazioni del Senato non ci sono certezze, l’incertezza del diritto è confermata. Un’altra grave anomalia nazionale.



la nota di vincenzo cacopardo

ANOMALIE IN AUMENTO E CRESCITA IN RIBASSO

Le anomalie di questo Paese..soprattutto nel percorso politico istituzionale.. restano enormi ed il caso evidenziato da Domenico Cacopardo che coinvolge la figura dell'attuale presidente del Senato Grasso, non fa eccezione. Tuttavia nella fattispecie riguardo alle riforme costituzionali... il fatto che si possa ricorrere al voto segreto.. potrebbe spingere a ponderare col maggior equilibrio le votazioni riguardanti alcuni emendamenti. 

Rimane il fatto che in questa enorme confusione..i peccati di Grasso, pur non giustificati, rimangono inferiori  rispetto a quelli di un PD che resta contratto di fronte ad un segretario (premier) che non permette più un serio dialogo al suo interno in merito a riforme costituzionali di questa fatta.... Rimane minore anche rispetto a quelli di un governo che pretende di battere i tempi di una data quasi per principio o per farsi bello nei confronti di una comunità europea che lo osserva costantemente ...minore dell'inerzia di un Capo dello Stato ormai attonito e quasi confuso nel quadro politico esistente.

In questa enorme confusione chi riesce a vincerla è sicuramente Renzi..giovandosi dell'ignoranza di una grossa parte del popolo che non riesce a guardare in profondità... attratto solo dalle parole vuote di chi tende ad ingannare con ostinata determinazione....e dei tanti che basano la concezione politica legandola ad un assoluto modello autoritario.

La domanda odierna può essere solo questa: Quale ragione vi è di determinare riforme costituzionali così delicate in tempi strettissimi..quando per il Paese rimane di primaria importanza una crescita economica di cui ancora non si percepisce l'ombra di un solido e costruttivo piano programmatico?




24 lug 2014

La lunga strada delle riforme rallentata dalle logiche del buon senso



LA DEL RIO A CONFRONTO COL DISEGNO DI LEGGE BOSCHI
di vincenzo cacopardo

La nuova legge Delrio definisce le città metropolitane come enti di area vasta che devono curare lo sviluppo strategico del territorio metropolitano, promuovere e gestire in maniera integrata i servizi, le infrastrutture e le reti di comunicazione, curare le relazioni istituzionali afferenti al proprio livello. La legge conferisce il nome di città metropolitana a Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. La Delrio, poi, ricorda che i principi della legge valgono come elementi di riferimento di una grande riforma economica e sociale per la disciplina di città e aree metropolitane da adottare dalla regione Sardegna, dalla Regione siciliana e dalla regione Friuli-Venezia Giulia, in conformità ai rispettivi statuti.

In Sicilia si era già da tempo portato avanti una riforma in proposito.. attraverso una iniziativa dei comuni, ivi compresi quelli capoluogo delle province limitrofe, per modificare le circoscrizioni provinciali confinanti, e aderire alla città metropolitana.

Sia la norma nazionale che quella regionale prevedono il sindaco metropolitano.

Secondo la legge Del rio si definiscono le funzioni del sindaco il quale convoca e presiede il consiglio metropolitano, sovrintende agli uffici ed al funzionamento dei servizi rappresentandoli in pieno. Il consiglio metropolitano delibera su ogni altro atto ad esso sottoposto dal sindaco metropolitano compresi gli schemi di bilancio .

La Delrio prevede inoltre che il sindaco metropolitano sia di diritto quello del comune capoluogo. La proposta del consiglio comunale deve essere sottoposta a referendum tra tutti i cittadini della città metropolitana.In sostanza la legge prevede che il consiglio metropolitano sia composto dal sindaco metropolitano e da:
1) ventiquattro consiglieri nelle città metropolitane con popolazione residente superiore a 3 milioni di abitanti; 2)diciotto consiglieri nelle città metropolitane con popolazione residente superiore a 800.000 e inferiore o pari a 3 milioni di abitanti; 3)quattordici consiglieri nelle altre città metropolitane.

Quello che nel caso risulta davvero inconsueto e pregiudizievole è il fatto che, a fronte di tale normativa ed in conseguenza di una richiesta di immunità che sembra considerarsi col favore positivo di una gran parte delle forze partitiche, avremo un numero di consiglieri e sindaci che (entrando in Senato) godranno del beneficio particolare di una franchigia rispetto ad altri. E sappiamo bene quanto inopportuno possa essere per chi amministra direttamente o meno.. un bene pubblico.. beneficiare di un simile giovamento.

Vi è poi... in questo progetto normativo... un evidente costrutto tendente a favorire la forza delle regioni a sfavore di una politica nazionale non del tutto favorevole ad un percorso che, al contrario, dovrebbe ostacolare la costruzione di un potere territoriale edificato.. nel recente passato.. su una illegalità senza precedenti .

Secondo il testo del disegno di legge Boschi ..Il Senato cambierà radicalmente: meno senatori (100 invece di 315), non più eletti dai cittadini ma dai Consigli regionali, con meno poteri nell'esame delle leggi. Continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sarà composto da 95 eletti dai Consigli Regionali, più cinque nominati dal Capo dello Stato e che resteranno in carica per 7 anni. I senatori saranno dunque così ripartiti: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica. Questi ultimi andranno quindi a sostituire i senatori a vita e saranno scelti con gli stessi criteri.
Il disegno di legge prevede per Palazzo Madama molti meno poteri superando il bicameralismo perfetto: innanzitutto non potrà più votare la fiducia ai governi in carica, mentre la sua funzione principale sarà quella di "raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica", che poi sarebbero regioni e comuni (raccordo si..ma in quale modalità?).

Potere di voto vero e proprio invece il Senato lo conserverà solo per riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi elettorali degli enti locali e ratifiche dei trattati internazionali. Potrà chiedere alla Camera la modifica delle leggi ordinarie, ma Montecitorio potrà non tener conto della richiesta (difficile poter comprendere in perchè). Avrà però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze, ma sarà costretto a farlo in tempi strettissimi: gli emendamenti vanno consegnati entro 30 giorni, la legge tornerà alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per decidere se accogliere o meno i suggerimenti. In questa ottica non è nemmeno chiaro il frutto che se ne ricaverà circa i tempi offeta dall'esperienza di un passato che ha sempre visto nelle stesse istituzioni l'avanzamento di anomalie e pratiche complesse.

Rimane perciò non del tutto definito il ruolo e la sua vera competenza.. premesso che per quanto concerne le leggi che riguardano i poteri delle regioni e degli enti locali, il Senato ne conserverà maggiori, non apparendo espliciti quali e secondo quale prassi...insomma non è ancora definita la vera funzione di un Senato che sembra volersi cambiare per un risparmio che in sé sarà tutto da vedere...Vi è sottolineato (come nelle classiche procedure renziane)  un aspetto amministravo concernente i bilanci, ma manca totalmente quello politico..

Quando si affrontano riforme di simile portata i principi da non sottovalutare sono ..il giusto tempo..le vere funzioni da rendere... e le anomalie che potrebbero derivarne..ma nella fattispecie non ci si può nemmeno esimere dal tener presente il legittimo aspetto di un percorso di corretta efficienza democratica.






Un commento ad una analisi del Consigliere Domenico Cacopardo 24 Luglio 2014



NARRAZIONI E FALSITA' di domenico cacopardo
Con imprudenza, Maria Elena Boschi proclama che la politica non ha bisogno di bugie. Sembra un’affermazione banale, se non smentisse millenni di storia e se non fosse in schiacciante contraddizione con la pratica e la teoria politica del suo leader, Matteo Renzi. 

Sin da quando si è affacciato alla ribalta nazionale, subito dopo avere assunto la segreteria del Pd, Renzi ha pronunciato una clamorosa bugia. S’è rivolto al primo ministro Enrico Letta, dicendogli: «Enrico, stai tranquillo!»

Non passava un mese che il «tranquillizzato», nonostante la caduca protezione di Giorgio Napolitano, veniva rimosso e pensionato. Pensionato tanto che, quando in Europa s’è fatto il suo nome per un incarico (anche qui una bugia: «Nessuno ha pronunciato il nome di Letta.»), il premier ha declinato l’ipotesi.
La sensazione, a 152 giorni dall’insediamento, è che la specialità della casa è proprio la bugia, con riferimento alla narrazione di eventi quotidiani che, spesso, non sono accaduti, di riforme che non sono riforme, di accordi che non ci sono stati.
Con questo metodo, Matteo Renzi continua a crescere nel gradimento popolare, nel suo peso parlamentare e consolida le prospettive di aggregazione intorno al suo carro.
Certo, la stampa s’è appiattita e fa finta di non rilevare tutte le allegre sciocchezze che il primo ministro e i suoi sodali ci ammanniscono, ma questo non basta per giustificare il consenso.
C’è dell’altro: in particolare il valore aggiunto della giovane età di Renzi e di gran parte della sua squadra e un linguaggio che mette in soffitta ogni cautela e, pur non essendo rassicurante, dà la sensazione di novità. È la palingenesi che gli italiani si aspettavano dopo il biscichio di Romano Prodi, il consunto parlare di Silvio Berlusconi, le banalità di Veltroni, le stupidaggini di Bersani.
Che a esso non corrisponda un reale cambiamento, anzi celi il reiterarsi del peggiore stile democristiano, lo si capirà all’improvviso, quando un evento, anche banale, denuderà il reuccio mettendolo alla berlina del Paese e dell’Europa.
Ecco, l’Europa è il vero problema. 
Nello sfolgorante luccichio di un linguaggio mistificatore («Chi si oppone a me è un nemico del rinnovamento e dell’Italia»), nella confusione dei tanti disegni di legge che si incrociano tra Camera e Senato, nella maratona parlamentare per la riforma costituzionale, nell’attesa della nuova legge elettorale, il problema dei problemi viene dimenticato, anzi nascosto sotto un letto di parole. 
Sorprende e dispiace che il presidente della Repubblica tanto si sia esposto in aiuto del ragazzo fiorentino: legare la propria figura a quella del premier è un grave rischio per l’istituzione. 
È facile immaginare che il sostegno sia stato espresso per smentire l’ipotesi che circola: un ricorso, come extrema ratio, a Ignazio Visco per un governo tecnico che affronti l’emergenza autunnale e porti il Paese alle elezioni di primavera.

Tutto, però, è nelle mani dei conti: questi non tornano e peggioreranno nelle prossime settimane.

È sbagliato e controproducente porre il focus sul lavoro e non sugli investimenti. Sono questi che debbono vedersi, pubblici (ma non ci sono risorse) e privati, ma non ci sono privati italiani e non disposti a investire in Italia, alle condizioni attuali di giustizia, mercato del lavoro, fisco, impedimenti vari.
E pensare che, per esempio, l’Eni ha rilevato ingenti giacimenti di olio e gas nell’Adriatico e che queste risorse rimarranno là, sepolte in mare, in attesa che compagnie non italiane, fuori dalle nostre acque territoriali le estraggano e le utilizzino. 
Accanto alle bugie c’è il nondetto: l’impossibilità di realizzare i rigassificatori (e la regione Puglia di Vendola ne ha impedito uno vitale), i termovalorizzatori, la guerra alla Tav, tutto concorre a renderci immobili.
Se la voglia di novità di Renzi fosse reale, se a essa corrispondesse un briciolo di pensiero politico, questi nodi dovrebbero essere stati denunciati sin dall’inizio. 
Non l’ha fatto. 
Pensate che questo Bruto («nel senso del figlio adottivo di Cesare», precisazione necessaria visto il livello culturale del premier e dei suoi, nonostante la citazione di Telemaco come antitesi di Edipo. Chissà chi gliel’ha suggerita) sia un uomo d’onore?



Analisi che non posso che condividere questa di Domenico...sia per quanto riguarda l'effetto di quella palingesi..ossia di quel rinnovamento... a cui molti cittadini sono rimasti legati individuandolo nell'unica figura del giovane sindaco d'Italia..sia per ciò che riguarda il linguaggio mistificatore dello stesso che oserei definire più ipocrita e saccente... in favore di una ambizione che non gli permette di guardare al futuro con la dovuta umiltà.

Ma Renzi continua a far finta di nulla asserendo (nel dialogo avuto per la riforma del Senato) : nessuno potrà fermarci..e poi.. la solita irritante retorica :chi vuole fermarci è contro il cambiamento

Sulle “bugie” proclamate dalla Boschi a proposito delle riforme...Domenico Cacopardo ha saputo dare una secca risposta..sottolineando le immense contraddizioni con quella pratica non esistente nell'attuale governo, ma ciò che non può sfuggire di certo è il dover constatare l'atteggiamento quasi disarmato del nostro Capo dello Stato.. il quale, espostosi sicuramente troppo in difesa della figura del giovane Premier, sembra oggi non del tutto persuaso...poichè la convinzione che quello di Renzi possa essere un bluff costruito attraverso una manipolata comunicazione..si fa sempre più visibile...D'altronde anche l'Europa preme e si affida già da tempo all'equilibrio politico di Napolitano....ed il tempo pare non permettere scelte alternative.

Alla prova dei fatti ..al di là delle strampalate proposte di riforme costituzionali messe in mano a debuttanti dell'ultima ora..quello che conterà nel breve futuro sarà sempre la crescita economica del nostro Paese e questa non potrà mai venir fuori senza precise idee...idee che ancora non si scorgono, forse perchè seppellite dalle continue comunicazioni di un Premier che pensa di poter dirigere un governo come fosse un'ammininistrazione comunale. 
vincenzo cacopardo

23 lug 2014

Alcune domande al nostro Presidente



UNA DERIVA NON AUTORITARIA, MA COSTRINGENTE
di vincenzo cacopardo
Il sindaco Italia con la sua bella ministra Boschi continuano a menarla sulla loro assurda logica che chi non è per le loro riforme... è contro ogni riforma ed ogni cambiamento. Molti cittadini sembrano cascare in quest'inganno intontiti dalla comunicazione ipocrita e menzognera di chi pensa alle riforme come fossero oggetto di trattativa al fine di ottenere una governabilità di comodo.
In questo quadro non si spiega bene l'atteggiamento del Capo dello Stato, da me sempre sostenuto nella sua figura di grande equilibrista di una politica che sembra oggi dover affrontare un cambiamento epocale.
Ho sempre dato atto al nostro Presidente di essersi quasi immolato in un impegno per il bene del Paese malgrado l'età... ed ho sempre ammirato la forza che ha avuto nell'affrontare il disagio della lunga crisi istituzionale degli ultimi anni... ma oggi, in verità, non posso esprimermi alla stessa maniera e pur rispettando la sua dedizione e l'impegno per venirne fuori, non sono convinto del percorso riformista al quale il Presidente lascia una mano così libera. ..Il Presidente è garante della Costituzione e dei principi democratici a cui essa si appella...

E' vero... vi fu da parte sua un sacrificio nel voler restare nella carica di Capo dello Stato a condizione che i Partiti iniziassero un'opera di riforme tra cui quelle istituzionali e costituzionali (legge elettorale-titolo quinto-Senato) che avrebbero dovuto mettere a posto l'assetto politico dell'intera Nazione, ma oggi questo cambiamento, pur non avendo una precisa deriva autoritaria spinta con forza dalle regole definite del Premier, appare fin troppo rigido e spedito..quasi condizionante per la stessa democrazia del Paese....una democrazia che è in sé il vero valore che lo stesso Capo dello Stato non può che proteggere.

Le domande lecite che qualunque cittadino come me può porsi.. non avendo mai criticato l'opera di mediazione politica espressa dal Presidente Napolitano.. e quindi non esprimendo alcun pregiudizio in proposito... sono queste: Possiamo davvero porre nelle mani di pochi ( tra cui un pregiudicato in attesa di altri giudizi) la difficile impresa di rinnovamento istituzionale del Paese? ..Un' opera che appare oggi come una vera rivoluzione e che determinerà il delicato percorso della politica nel futuro? E' giusto usare una strada che sembra premiare prettamente indirizzi e proposte governative per un simile cambiamento?..Non sarebbe stato più logico l'uso di un'Assemblea Costituente con figure di costituzionalisti capaci di osservare i principi di una vera democrazia..salvaguardando, nel contempo, la giusta strada di un fine governativo?

L'autorità della figura ed il senso dello Stato espresse comunemente  dal nostro Presidente.. si sarebbe potuta esprimere anche in tal senso..

E' fin troppo facile intuire come in questi giorni si stia mettendo a rischio il vero principio di una democrazia e non vorremmo mai pensare che il nostro buon Presidente..al solo fine di far contenta una Comunità Europea..possa sostenere un simile percorso tendente a discreditare il funzionamento delle stesse istituzioni a vantaggio di una qualsiasi governabilità .

Se la deriva non è autoritaria è certamente costrittiva e costringente!

22 lug 2014

In Sicilia..la politica rimane al passato


UNA REGIONE PRIVA DI UNA  IDENTITA' POLITICA NUOVA
Sappiamo ormai bene come nel nostro Paese tutto sia possibile. Quando si intende portare avanti una linea di programma politico, sono sempre i poteri forti a guidarla. D'altronde la mancanza di un vero sistema democratico fa si che non possa mai affermarsi un alternativa seria in favore di un preciso processo di crescita sociale in equità... proprio per la mancanza di una politica forte e seria costruita su principi e valori fondamentali di una democrazia.. Ma quando si critica in tal modo il percorso disagiato di una inutile politica....si viene sempre presi per stupidi idioti... incapaci di rapportarsi con la realtà di un mondo che cammina spedito verso una logica di convenienze alla quale....si asserisce... nessuno può sottrarsi.
Quella politica inetta sempre alla ricerca delle strade più facili e mai sicure.. dettata dai tanti che la esercitano..sempre più spesso improvvisati o edificatori di un dialogo inconcludente ed incomprensivo alla ricerca di posizioni che non hanno mai una linea di chiarezza... più comode proprio perchè più indefinite, questa è la politica dei nostri giorni! Incapace perchè espressa con incompetenza..o voluta solo per convenienza..ma mai valutata in profondità con logiche solidali ...improvvisata per esigenze personali che nulla hanno a che fare con i bisogni di una comunità.

In Sicilia si rimane ancora aggrappati a vecchi schemi che richiamano partiti ormai alla deriva. Politici di un tempo continuano a padroneggiare e dettare linee e schemi antiquati su destra-sinistra e centro, nel vuoto assoluto di una Regione che pare abbandonata da ogni innovativa cultura politica. Tutto sembra rimasto fermo nel tempo e non si scorgono personaggi che possano infondere la voglia di poter far crescere la politica in un'ottica diversa..di vera innovazione.
Abbiamo ancora in campo ex ministri che operano quasi nell'ombra, con la vecchia mentalità sistemica centrista e che ritengono di poter continuare a creare movimenti alternativi ad una destra ed una sinistra, ed in qualche modo raccogliere dissidenti renziani e di Forza Italia per potersi costruire un proprio spazio politico...dettando una linea che loro stessi definiscono in modo alquanto sommario ed anacrinistico..nuova, ma che..in realtà è sempre vecchia nello spirito e nella concretezza.

Siamo rimasti indietro e pretendiamo di crescere soltanto attraverso una mentalità politica del passato che sembra legata a piccoli interessi personali che nulla hanno a che fare con un mondo politico che chiede innovazione e rispetto verso una democrazia...L'importante..per qualcuno di costoro.. è restare alla ribalta!
vincenzo cacopardo

21 lug 2014

Due parole su Berlusconi..e la Costituzione



La costituzione sulla figura del Premier:
Prima di assumere le funzioni, il Presidente del Consiglio e i Ministri devono prestare giuramento secondo la formula rituale indicata dall'art. 1, comma 3, della legge n. 400/88. Il giuramento rappresenta l'espressione del dovere di fedeltà che incombe su tutti i cittadini ed, in modo particolare, su coloro che svolgono funzioni pubbliche fondamentali in base all'art. 54 della Costituzione che così si esprime: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge. 

Al di là di ogni valutazione sulle sentenze dei Tribunali...al di là del comportamento di chi come uomo possa sentire il bisogno di invitare e corteggiare in modo più o meno ortodosso una serie di belle donne, al di là delle festicciole sfacciate..delle amicizie equivoche di chi gli portava ragazze eccitanti... al di là persino delle telefonate alla questura.. che in se potrebbero anche essere state eseguite con onestà ed una certa preoccupazione... se proprio dobbiamo valutare il Cavaliere su un piano..è proprio quello politico, poichè... quando si assume un ruolo di Presidente del Consiglio non ci si può prestare a possibili ricatti attraverso strane amicizie e frequentazioni equivoche... 

Un Premier non deve poter essere ricattabile! Questo è l'argomento a cui i suoi fedeli adepti non danno peso, ma è l'unico e più importante che ha veramente deciso le sorti della vita politica di Berlusconi..la sua credibilità..la sua attendibilità..il suo senso morale che, in qualità dell'alta carica, non poteva dispensarlo da una reale sicurezza nei confronti dell'intero Paese.

Se Renzi e tutto il PD ritiene ciò un problema da sottovalutare e pensa di poter dare forza alle sue riforme in complicità con chi ha messo in seria precarietà la sicurezza di una Nazione... vuol dire che sminuisce un principio politico deontologico fondamentale che rappresenta una garanzia per l'intero Paese.
vincenzo cacopardo 

Il tavolino delle tre carte... per le riforme



di vincenzo cacopardo
Per la nuova riforma sul Senato..la bella ministra Boschi continua a vivere dell'unica speranza di chiudere entro il 10 Agosto...per il resto il vuoto assoluto..meglio non approfondire!
Stiamo quindi entrando nella settimana decisiva che porterà l'aula ad un bel po' di interventi e repliche dei relatori e del governo, infine si andrà al voto. Nessuno in seno al governo (Premier in testa) intende disinteressarsi alla priorità di tale riforma e Matteo Renzi procede come un treno affermando che il suo governo non vuole arretrare ... costi quel che costi!

Per Renzi questa riforma sul Senato rappresenta l'inizio di un “profondo cambiamento” ( cambiamento forse...ma profondo sembra azzardato... in considerazione del fatto che proprio nell'impostazione che prospetta il giovane sindaco d'Italia non vi è l'ombra di alcuna profondità..ma un chiaro percorso ristretto alle esclusive esigenze dei costi... e di una governabilità.. assai poco legato ad una logica di vera funzionalità politica).
Il fatto che fino ad ora.. per una simile riforma... si contratti e non si discuta attraverso una analisi profonda dei contenuti di efficienza, non promette risultati positivi. Possiamo solo sperare che a Palazzo Madama vi possano essere le condizioni per un dibattito serio e non si corra pragmaticamente verso tagliole o pretesti vari per chiudere in fretta un dialogo..che vi siano, quindi, i margini per un confronto serio.

Tra immunità parlamentare e sistema di elezione..sembrano comunque esservi pochi margini di confronto, sono in dubbio anche le ultime trattative con il Movimento di Grillo: difficile per i Grillini poter immaginare un voto a favore dell'immunità del PD insieme col centrodestra....ma comunque tutto in questi giorni potrebbe risultare possibile nel gioco delle riforme che sembra ormai diventato per Renzi un gioco simile a quello delle tre carte: Quella del proprio partito...quella del partito di Berlusconi..e quella del Movimento5S.(dove in ognuno vi si annidano dissidenti)
In questo percorso delle riforme riguardanti il Senato e la legge elettorale..nessuno in seno al governo (che sembra guidarne la strada) si pone il dubbio dei risultati che può produrre un qualsiasi accordo di comodo..nessuno si pone il vero problema dell'utilità di questa futura Camera...nessuno, ancora, ha veramente spiegato il vero funzionamento della sua nuova attività.

L'unica cosa che risulta evidente.. è un qualsiasi accordo che possa trasformare il Senato in una Camera ridotta nei numeri e nelle spese..per il resto si vedrà...






17 lug 2014

Povero Paese...espressione di una così infelice politica!

di vincenzo cacopardo

Un incontro in streaming che è sembrato quasi un mercimonio della politica!

Ciò ci cui si dovrebbe discutere con grande responsabilità e scrupolo in una Assemblea Costituente è apparso in TV come una delle peggiori rappresentazioni... dove lo stesso Premier, esternando in modo assai equivoco e sciatto...pancia e fondo schiena pronunciati, è rimasto coinvolto in una discussione sulle riforme...un dibattito ridotto quasi in una ridicola trattativa con chi è sembrato voler scambiare una governabilità con le preferenze.
I “nobili” rappresentanti del PD..insieme a chi da sempre..li ha contrastati su ogni principio sistemico.. hanno finito con l'esprimere una dialettica da negoziato priva di dei principi in favore del fondamentale aspetto dei valori di una democrazia.
Per la delegazione del Premier..la discussione è parsa incentrata sul principio di una governabilità sicura che... anche fosse il 52% metterebbe lo stesso in crisi una stabilità..mentre per la delegazione 5S il problema della governabilità non potrebbe prescindere dalle preferenze e dalla possibilità di poter essere definita con un ballottaggio su uniche liste.. evitando quello meno sensato tra le coalizioni.

Comunque voglia leggersi questo incontro.. dovrebbe far pensare l'intera Corte Costituzionale.... in primis.. perchè il principio della governabilità, oggi tanto consumato come strumento e mezzo essenziale per condurre la guida organizzativa di uno Stato, è in sé un fine...un fine che deve essere conquistato con la trasparenza attraverso una solida ed aperta base di consensi...in seconda battuta perchè appare davvero anomalo questo metodo per la costruzione delicata delle riforme che dovranno guidarci verso il futuro... senza prima slegarsi dalla enorme serie di conflitti esistenti tra i poteri..(poteri che in sé, come tanti sanno fingendo di non sapere... costringono persino lo stesso iter riformista)...ed infine perchè ogni trattativa di questa portata non potrà mai rendere alcuna giustizia al percorso funzionale di una politica senza prima fornire le nuove regole alla disciplina dei Partiti. Tutti temi profondi che non potranno mai trattarsi nel chiuso di una camera ..prima con una rappresentanza di un Partito e poi con un'altra...ma che necessitano di una vasto contributo persino da parte delle minoranze.

Per quanto riguarda il Premier.. tutto resta costruito ed indirizzato a precisi interessi sulla definizione di una soglia di maggioranza decisa preventivamente a tavolino... senza alcuna analisi precisa sul merito ed il valore che essa deve esprimere, ma in forza di una semplificazione di un rigido determinismo..... roba da far rivoltare nella tomba i padri costituenti e tutti coloro che hanno creduto ai veri principi di una democrazia che oggi sembrano passare in secondo piano..

Quello che interessa a Renzi è una maggioranza solida e sicura a prescindere da come possa essere definita....quello che invece è parso di interesse per il M5stelle è il poter dare forza ad una preferenza....omettendo di riflettere sul grande peso che oggi hanno alcune figure e gli stessi Partiti in ogni contesto territoriale.


Povero Paese...espressione di una così infelice politica..!      

Le aporie delle riforme che generano discordanze


IL SINDACO DEI SINDACI E LA SUA LIMITATA VISIONE AMMINISTRATIVA
di vincenzo cacopardo
E' veramente strano che in tanti e soprattutto in seno al suo stesso partito non si siano accorti chi cè veramente Renzi...qualcuno continua ancora a sottovalutarlo , ma Matteo, gran conoscitore di un certo tipo di comunicazione e delle sue tecniche, continua ad asfaltare (come si usa dire oggi) chiunque osi mettersi contro. Lo fa oggi non solo perchè si trova più porte aperte, ma anche grazie al suo stesso Partito che non trova chi è capace, attraverso seri argomenti, di porre alternative valide al suo progetto. A differenza di Carlo Freccero che definisce Renzi “cattivo o persino cattivissimo”..(nel senso che ama il potere per il potere)...io ritengo il sindaco d'Italia troppo ambizioso, ma anche fortunato..poichè favorito dall'assenza di validi antagonisti. La sua fortuna però potrebbe cambiare di colpo, vista la mancanza totale di quella essenziale umiltà che.. in certi casi.. non deve mai mancare.
Bisogna comunque..dare atto a Matteo Renzi della sua capacità strategica, se pur favorita da una fortunata coincidenza con un periodo di decadenza della politica, che lo predispone in una sorta di facile escalation. Il suo mostrarsi determinato ancora più di come lo fu Berlusconi ..Il suo imporsi nel suo Partito ed in favore di una governabilità con i metodi di un asfaltatore...piace agli italiani...In questo suo procedere ...quello che in realtà gli manca..è proprio il senso della democrazia.... d'altronde...se lo avesse..non potrebbe seguire questo percorso con tale sicurezza..e determinazione.
Adesso che il ddl Boschi sull'abolizione del Senato è arrivato in aula, Renzi continua ad insistere col non accettare defezioni. Le sue parole «Chi vota contro si mette contro l'Italia, le impedisce di uscire dalla crisi, tradisce l'impegno che io ho assunto in Europa. Ne dovrà trarre le conseguenze anche nel partito».... suonano come un ultimatum. Ma intanto le aporie sul decreto per il nuovo Senato crescono e gli emendamenti in aula si contano a migliaia ed anche in Forza Italia c'è chi non digerisce una riforma del Senato non eletto direttamente dal popolo.
Una delle singolari caratteristiche che si evidenzia nella originale opera politica di Renzi è proprio il fatto che il suo non è esattamente un percorso diretto attraverso una vera logica politica..ma un esplicarsi prevalentemente verso un unica ottica di criterio amministrativo: come se pretendesse di poter esercitare una rivoluzione attraverso riforme che mirino ad un unico scopo gestionale..quando si sa bene che la politica non è semplice gestione governativa. Se la si volesse in tal modo, non vi sarebbe alcuna ragione di sostenere un parlamento ed i relativi partiti. La sua visione politica rimane quindi monca e ristretta ad un unico obiettivo che non potrà mai conciliarsi con un vero principio democratico.
In questa battaglia delle riforme, le antinomie risaltano sempre di più perchè si tendono ad escludere i valori fondamentali di una democrazia ponendo dinanzi a tutto un problema di costi e di vantaggi verso una governabilità..e proprio ciò che ha sempre messo in evidenza Renzi, il quale potrebbe essere definito “il sindaco dei sindaci” ma mai un vero statista! Una figura amministrativa forse capace... ma con un deficit evidente del senso della democrazia …...
Il rischio che non si raggiungano i due terzi di voti per scongiurare la verifica del referendum esiste ed il “sindaco d'Italia” lo ha messo nel conto, considerandolo un danno minore. Renzi sa di poter muoversi su più fronti...ed in questo momento quello che più gli preme sembra essere il suo rapporto personale con l'Europa e qualche nomina che potrebbe permettergli un rimpasto in seno al suo governo.

nuovo articolo di Domenico Cacopardo



L’azzardo e la furbizia 
di domenico Cacopardo


Sembra il risultato di una malevola regia il coincidere di appuntamenti parlamentari, presidenziali ed europei: tutti in questi giorni, tutti vitali per la sopravvivenza del nuovo leader che ha monopolizzato i media e messi d’accordo i partiti, compreso, in qualche misura, il medesimo Movimento grillesco, mai come ora in fibrillazione e imbarazzo.

Dall’esito degli appuntamenti dipende il futuro di Renzi: questo specialista della ginnastica orale, degli annunci cui non corrispondono effettivi provvedimenti, delle furbizie di chi è avvezzo alla politica, imparata alla scuola degli scout, del cinismo più radicale (vedi caso Enrico Letta e caso D’Alema) deve superare una serie di prove cui, lui stesso, ha dato un’importanza decisiva. 

Renzi è un capo con una certa autorità, ma senza autorevolezza e, visto che quest’ultima non si compra alla Coop di Pontassieve, deve conquistarsela. Anche i cerchi magici che si sono costituiti intorno a lui lo osservano con curiosità e diffidenza: vogliono capire se si tratta di un cavallo di razza o, invece, di un ronzino che le circostanze hanno posto al centro della scena con responsabilità insostenibili. Per non dire ciò che si mormora e si prepara nel suo partito, dove sotto le acque leggermente mosse di una resistenza vintage anche i più prudenti manifestano perplessità o, talora, sono costretti a precisazioni a denti stretti, come Luigi Zanda, per le sciocchezze pronunciate dal premier su alcuni aspetti della riforma del Senato.

E per non immaginare quello che passa nella mente di Silvio Berlusconi, il timore cioè di avere puntato tutto (o quasi) su una pedina smorta senza presente né futuro.

Queste sono soltanto mere constatazioni.

Torniamo al caso della Mogherini candidata all’incarico di Pesc (ministro degli esteri dell’Unione). Siamo rimasti sorpresi dalla scelta di Renzi: una signora nessuno, senza curriculum, relazioni internazionali e peso. La risposta ricorrente era che, rendendosi conto delle deficienze della sua squadra governativa e avendo voglia di procedere a un rimpasto, il premier intendesse liberare il ministero degli esteri per giocare una nuova partita dei Quattro cantoni.

Aveva in Italia due candidature di prestigio da proporre e vi aveva rinunciato: quella di Massimo D’Alema, che, al di là delle personali simpatie, ha un importante curriculum interno e internazionale (vedi la presidenza della fondazione europee di tutte le fondazioni socialiste nazionali), ed Emma Bonino, anch’essa onusta di un eccellente passato, a parte la deludentissima prova fornita con Enrico Letta, proprio agli esteri.

La sciocca furbizia del primo ministro si è manifestata nel porre D’Alema come riserva della Mogherini, per il caso in cui il suo nome non riuscisse a passare.

Quando scriviamo non conosciamo l’esito del vertice dedicato alla nomina. Per quello che abbiamo appreso, dopo qualche telefonata in giro, anche il Partito socialista europeo ha il mal di pancia: legare il ruolo di capo delegazione (del Pse) nella Commissione (il governo comunitario) a un peso piuma come la Mogherini ha creato perplessità, non consensi.

Se la spinta non avrà successo e saremo costretti a sopportare che la ragazza continui a occupare la casella della Farnesina, e sarà nominato D’Alema, Renzi avrà da pagare due sgradevoli conti: quella della candidata, che non potrà non portargli rancore per l’uso improprio del suo nome, e, per l’affronto subito, quello di D’Alema che ben saprebbe che l’eventuale nomina sarà dovuta al Pse e non al Pd.

Insomma, una roulette russa continuata, nella quale ogni volta questo fiorentino dalla lingua sciolta si gioca la sopravvivenza politica.