26 ott 2014

Nota recensiva sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo



di domenico Cacopardo
Fa ridere l’indignazione Barroso, non di Katainen, il commissario competente per gli affari economici e monetari, per la pubblicazione, da parte del governo italiano, della lettera ricevuta giovedì con la richiesta di chiarimenti sulla legge di stabilità 2015.

Appartiene alla barocca e opaca liturgia inventata dai burocrati dell’Unione, questa specie di balletto di osservazioni e controsservazioni, da tenere riservato per non esporre i burocrati stessi al rischio di venire smentiti dai fatti e dalle decisioni della Commissione. Come del resto nelle previsioni, tutte sballate, relative alle loro controproducenti iniziative.

E ha fatto benissimo Matteo Renzi a pubblicare, dopo avere ottenuto il consenso di Katainen, la missiva. E farà ancora meglio a illustrare tutti gli sprechi di cui sono specialisti «lor signori» di Bruxelles.

La risposta del governo, anch’essa pubblica, sarà difficilmente contestabile, giacché sarà fondata sulla realtà dei fatti, che sono coerentemente volti a prendere atto della profonda recessione in corso, causata sì dalle leggerezze passate, ma più di recente da una politica europea disinteressata al benessere dei cittadini e alla salvaguardia dell’occupazione.

Una strada, quella imboccata dalla finalmente scaduta Commissione Barroso (che ha gettato la maschera dimostrandosi, per calcoli opportunistici, nemico dell’Italia), del tutto distruttiva del modello economico-sociale affermatosi nel secondo dopoguerra nel continente. Un collasso che ormai mette in discussione l’esistenza stessa di questa Unione europea, che guarda alle astratte «tavole» di una legge improvvida e sbagliata come il «Fiscal compact».

Ricordiamo tutti il presidente «ridens», Mario Monti, annunciare agli italiani la firma del relativo protocollo e i vincoli che avrebbe comportato.

Ma l’economia, come la vita e la società non rispondono agli astratti comandi degli economisti, dei sociologi, dei dittatori. Rispondono agli esseri viventi che sono capaci, anche senza rivoluzioni violente, di rovesciare gli astratti comandamenti per operare con più intelligenza e buon senso dei loro medesimi governanti.

«Dall’analisi preliminare … l’Italia programma una significativa deviazione dagli aggiustamenti richiesti per centrare l’obiettivi di medio termine nel 2015 … La Commissione intende continuare il dialogo costruttivo con l’Italia per arrivare alla valutazione finale … e gradirebbe il … (nostro, n.d.r) punto di vista non appena possibile e preferibilmente entro il 24 ottobre», questo il succo della nota dell’Unione, cui si vuol dare il significato (erroneo) di una reprimenda.

I punti più sensibili sono il mancato rispetto del patto di stabilità nel 2015, con uno scostamento del deficit consentito dal 2,3% al 2,9% e il rinvio del pareggio strutturale di bilancio.

Come se qualcuno rimproverasse un naufrago perché è tutto bagnato e non riesce ad asciugarsi nei tempi voluti.

È di tutta evidenza che si tratta di una posizione negoziale, espressa nell’ottuso linguaggio che domina i corridoi di Bruxelles, percorsi da centinaia di impiegati, lautamente retribuiti, che hanno costituito una casta autoreferenziale, indifferente rispetto alla vita pratica degli amministrati.

Spesso, grattando dietro le paludate posizioni, si scoprono interessi concreti, concretissimi, legati a realtà concorrenti dell’Italia, più capaci di «lobbying» di quanto siamo noi e le nostre aziende. 

In un tempo lontano, negoziando il piano siderurgico con Bruxelles, ci accorgemmo all’improvviso che le prescrizioni che uscivano dagli uffici erano tutte «favori» nei confronti della siderurgia belga, cui il visconte Etienne Davignon (nella Commissione Thorn, 1981-1985, vicepresidente e commissario per l'energia e gli affari industriali) era molto legato. Anche questo succede a Bruxelles e da sempre. 

Su quello che accade in queste ore, è lecito ogni sospetto, anticamera della verità (Ennio Pintacuda, gesuita).

A questo punto, occorre dire che, in sostanza, nulla che non fosse esplicito, alla luce del sole, c’era nelle intenzioni e nelle dichiarazioni pubbliche del governo italiano. E la risposta a Bruxelles si discosta dal passato perché non ha nulla del tremolante, tremebondo atteggiamento cui Monti e Letta avevano abituato gli eurocrati. La prospettiva di un accordo su un aggiustamento ragionevole indica la via di un’approvazione, magari condizionata al mantenimento delle promesse di riforma, ma pur sempre un approvazione, con buona pace del neorigorista Barroso (permissivista a suo tempo a casa sua, il Portogallo).

Ce la giochiamo serenamente a tutto campo la partita della legge di stabilità 2014. In attesa dell’insediamento della nuova Commissione, presieduta da Junker, con il suo programma di lotta alla recessione, rilancio economico e di finanziamento di 300 miliardi di infrastrutture, terreno duro. Alla fine anche se Barroso e la sua scaduta compagnia dovessero assumere l’atteggiamento inaccettabile che possiamo immaginare, è nella disponibilità del governo italiano fare l’uso migliore delle indicazioni comunitarie, accelerando il processo riformista, laddove è possibile farlo e continuando a perseguire una politica accettabile.

Un'altra «hora de la verdad» (il momento in cui il torero deve affondare la sua spada nell’attaccatura del collo dell’animale) per Renzi e il suo governo. 

Al di là dello stupido disfattismo di tanti osservatori invidiosi, siamo convinti che funzionerà.



di vincenzo cacopardo
Puntuale questa nota di Domenico Cacopardo che ci illustra gli ultimi avvenimenti di Bruxelles. La « barocca e opaca liturgia » inventata dai burocrati dell’Unione, si mette in evidenza in questi giorni in modo quasi ridicolo e non si può dire che Domenico non abbia reso con perfezione tutto ciò. Non v'è dubbio, tuttavia, che la prospettiva di un accordo su un aggiustamento ragionevole indica la via di un’approvazione, seppur...condizionata al mantenimento delle promesse di riforma.

Nulla da eccepire su questo, curioso..se non alquanto bizzarro, atteggiamento della Commissione definita tra le righe da Domenico come una «scaduta compagnia». Quello che è accaduto potrebbe ascriversi ad un' opera teatrale tragicomica...ma il problema nel merito delle riforme nel nostro Paese resta e permane immenso. 

Non volendo per nulla apparire come uno di quegli osservatori invidiosi che fomentano disfattismo ed allarmismo, da cittadino di questo Paese..posso permettermi di riflettere nel merito delle riforme, in quanto risulta essere il principale problema che mi stuzzica da attento speculatore del funzionamento della politica.. quale io sono. 

I principi di alcuni osservatori come me.. si basano, non tanto sull' atteggiamento poco chiaro di una Commissione Europea..nè sul metodo già di per sé poco ortodosso ed indisponente con il quale il Premier si muove e di cui tanto ho scritto, ma sul merito di ciò che propone e cioè: Riforme costituzionali che non predispongono ad un'apertura verso una democrazia moderna e che, al contrario chiudono con forza ogni partecipazione ad ogni dialogo.... Una riforma sul lavoro che restringe e non aiuta a crescere poiché limitata alle regole e non arricchita di nuove iniziative.... Una riforma sulla giustizia che prevede il percorso breve di una estrema semplificazione e che non porta in sé alcuna idea per un vero meccanismo della sua funzionalità. 

Non si capisce quindi perchè..quando si parla di riforme, si rimanga fermi sul fatto che si stiano facendo, sottovalutando..anzi quasi omettendo.. la logica di una loro peculiare qualità e prerogativa.

Se.. a questo.. aggiungiamo il metodo delle continue fiducie espresse su ogni proposta di legge e le inopportune, se non del tutto irregolari deleghe al governo, governo definito dallo stesso Domenico, come un esecutivo composto da una stra-maggioranza di incompetenti.. .mi permetto di sottolineare che, il ridicolo o curioso atteggiamento della Commissione, può solo rappresentare il male minore delle problematiche odierne della politica del nostro Paese.

23 ott 2014

Nuovi dipartimenti in mancanza di valide idee

di vincenzo cacopardo
Nulla di nuovo nella rituale strategia comunicativa del Cavaliere
Non sapendo più cosa inventarsi e per poter apparire ancora come un rinato nuovo centrodestra, Berlusconi istituisce un nuovo dipartimento «Libertà civili e diritti umani» Lo fa per la lotta contro ogni discriminazione....qualcosa che nel passato non avrebbe mai pensato di fare! Ma sappiamo che le contraddizioni oggi non si contano...quanto, al contrario, conta l'aumento delle ipocrisie di una politica di comunicazione e d'interessi.

Berlusconi nella conferenza di presentazione appare brillante e talmente curato come fosse risuscitato, Mara Carfagna..accanto, con la nomina a dirigere il dipartimento sembra gioire, pur rappresentando in un certo senso,  sorpresa per un’investitura inaspettata: Ricordiamo tutti come la compagna del Cavaliere in questi ultimi tempi abbia portato avanti questa lotta con un certo attivismo nell'area riguardante gay e transessuali.

L'operazione sembra studiata e compare a pochi giorni dall'evento sprovveduto del sindaco di Roma Marino sulle unioni civili. Con queste parole «Oggi ci sono i tempi e le condizioni affinché la politica si dia da fare, lontana da pregiudizi e ideologie di parte, per trovare soluzioni in grado di riconoscere tutele, diritti e doveri a persone dello stesso sesso che abbiano deciso di condividere un percorso di vita», Forza Italia, non avendo più a cosa attaccarsi e volendo apparire innovatrice e paladina di innovazione sociale, si prodiga in favore della “libertà dei diritti civili”..Tanto inverosimile..quanto grottesco!

La trovata di inventarsi un dipartimento di questo genere per Forza Italia, la dice lunga sulla mancanza totale di idee in altre materie.. sulle quali.. questo partito.. non pare aver altro da aggiungere....Ormai tutto il resto, si dirige attraverso lo scellerato patto del Nazareno. Il cavaliere dovendo ormai lasciare lo spazio a chi oggi guida il nuovo ed autoritario percorso.. simile a quello che fu nel suo passato, si affida, contraddittoriamente, a principi e valori che nel passato, non avrebbe mai sognato doversi assegnare.
Lo fa attraverso un dipartimento, ossia con una apposita sezione che dovrà analizzare l'aspetto di tali circostanze in un contesto sociale ormai globalizzato che ha già iniziato questo percorso, già da tempo ed assai prima.



Un appunto sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo



Non è il caso di accodarsi ai commentatori in marsina e parrucca che menano scandalo dai disguidi emersi tra Quirinale e presidenza del consiglio, sulla legge di stabilità. E sulla sua mancata bollinatura da parte della ragioneria generale dello Stato ad attestazione delle veridicità delle partite di bilancio e delle coperture.

Il tutto si iscrive nel capitolo insufficienze delle strutture di Palazzo Chigi, affidate a un endocrinologo (Delrio, segretario del consiglio dei ministri), a un dirigente del comune di Reggio Emilia (Bonaretti, segretario generale) e all’excomandante dei vigili urbani di Firenze (Manzione, capo del dipartimento affari legislativi e giuridici). Queste scelte del presidente del consiglio sono manifestazione di grave insicurezza nel padroneggiare collaboratori di serie A, come sarebbero quelli, anche giovani e giovanissimi, che potrebbero essere tratti dal Consiglio di Stato o dall’Avvocatura dello Stato, di sicuro capaci di realizzare le intenzioni di Renzi senza «arrière-pensée» o lentezze. Del resto, tanti suoi predecessori (tutt’altro che incapaci) affidarono con successo Palazzo Chigi a esponenti delle magistrature amministrative. Prima o dopo, ci arriverà, non c’è dubbio, vista la capacità di muovere uomini e strutture con cinica e implacabile decisione.

A questo punto, con le sfide che ha ingaggiato su tutti i fronti, infatti, c’è bisogno, intorno al «premier» del meglio della cultura economica, amministrativa e scientifica.

L’incidente dell’altro ieri dimostra che la sagacia politica e la sagacia di governo sono due cose diverse. Alla prima non necessariamente corrisponde la seconda e viceversa: l’ideale è che entrambe convivano nella medesima persona. In passato, il felice connubio s’è visto di De Gasperi, in Moro, in Andreotti (con il grave difetto dell’assenza di sensibilità strategica), in Craxi e in D’Alema. Quanto a Renzi, mentre è indiscutibile una eccellente capacità politica, c’è da aspettare la maturazione di quella di governo, in netto continuo miglioramento.

Ieri, abbiamo ascoltato il suo discorso al Senato in preparazione del vertice dei capi di governo dei 27 paesi, che presiederà, per la ragione del semestre italiano, da oggi, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra il beato Giovanni Paolo II, il papa guerriero.

E abbiamo apprezzato la capacità di collocare in un unico contesto i problemi della politica nazionale, europea ed extraeuropea. Un approccio razionale e sereno, da grande leader, che può aspirare a rafforzare il proprio ruolo nell’Unione, in un momento in cui, a parte la grigia Merkel, interlocutori di spicco non ce ne sono.

Le questioni nazionali, delle quali, vanamente, la Cgil tenta la drammatizzazione, vengono ridimensionate a ipofenomeni di una situazione complessivamente difficile e unitariamente governabile. Nel senso che siamo all’interno di una congiuntura continentale sulla quale non possiamo incidere positivamente. Solo aggravarla se l’avvitamento italiano dovesse continuare.

Quindi, le misure della legge di stabilità, contenute in limiti compatibili con lo sciagurato «Fiscal compact», troppo facilmente sottoscritto da Mario Monti, più commissario europeo che rappresentante italiano, debbono essere sostenute dall’Unione e dalla Bce, per combattere la recessione in corso. Ecco, dunque, le questioni comunitarie, che Renzi ormai maneggia con consapevole abilità, dal mancato collegamento Spagna-Francia con un gasdotto che allevierebbe la dipendenza dalla Russia, all’avanzamento politico-istituzionale, ai rapporti, appunto, con la Russia che deve essere recuperata al concerto internazionale, si tratti di G8 o di G20, per corresponzabilizzarla nella partita che stiamo giocando, dal Medio Oriente (Siria-Iraq), all’Ucraina. I medesimi rapporti tra Poroshenko e Putin vengono chiariti definendo il terreno della possibile soluzione del contenzioso (una Ukraina che rispetti le autonomie e l’identità del gruppo russofono). Salvo il fatto dell’annessione della Crimea che potrebbe essere il prezzo della pace.

È andato, col discorso, anche in Africa, il nostro «premier», segnalando la vastità dei rapporti che l’Italia coltiva nell’Africa nera, e le difficoltà della situazione libica.

Un bel discorso, di quelli che da tempo non si ascoltavano in Parlamento. Se dobbiamo ripetere un confronto, solo Craxi e D’Alema, negli ultimi trentacinque anni, hanno mostrato di saper interpretare e padroneggiare la politica internazionale al medesimo livello del nostro giovane Renzi.




Ha certamente ragione Domenico Cacopardo nella sua rappresentazione del giovane sindaco d'Italia, ma..se si vuole anche noi essere realisti..tutto sembra fermarsi ad un capace modo di esprimersi, dato il fatto che alla messa in prova.. Renzi ha dimostrato solo Di saper parlare per entusiasmare gli animi. 

Si ha la netta sensazione che sia messo lì proprio perchè capace di esprimersi col tono di chi entusiasma e infonde speranze. Basterebbe questo per qualificare una politica scadente ed irresponsabile. In realtà anche lui.... da furbo ed intelligente qual'è, sa bene che le reali difficoltà non potranno mai risolversi nel modo con il quale si esprime e che.. anche questa Europa..gli impone. Da qui l'identificazione di una figura che risulta di per sè assai ipocrita e che, per rendersi credibile usa la democrazia come fosse un gioco nel quale.. la prepotenza del suo determinismo.. finisce sempre col prevaricare. 

Sicuramente la somiglianza a Craxi è appropriata, ma Craxi era una figura più di statista (malgrado le personali pecche)...Le difficoltà del momento sono ben superiori e tanti economisti sanno bene che senza un sistema che allarga le maglie dei finanziamenti verso le aziende (anzicchè opprimerle) ed uno Stato che apre la strada ad una più libera economia.. attraverso un sistema più keynesiano che imposto dagli schemi di questa Comunità europea, nulla potrà mai risolversi. 

I discorsi sono belli ed anche più facili del contesto di una realtà che affligge giorno per giorno la società....occorre ben altro! Occorre lavoro..cantieri aperti..occorre dar fiducia alle iniziative..occorre aprire ad una economia reale più efficiente..occorre un fisco meno opprimente ..etc.. Sono cose che conosciamo bene e conosce anche il giovane premier, il quale gioca separatemente la sua ambiziosa carta di un personale successo..coperto da una politica che sta commettendo un crudele gioco delle parti per mantenere un personale potere sulle poltrone (vedasi la inverosimile staticità di un partito come il PD).

Quindi giusto lodare Renzi per la sua parlantina a 360 gradi..giusto lodarne un certo instancabile lavoro nel correre da una parte all'altra..ma facile anche comprenderne la sua evidente malafede nei confronti di un sistema di democrazia. Difficile apprezzare la sua limitata concezione sul tema del lavoro.. proposta solo in termini di regole, impossibile poter apprezzare riforme a danno dei pensionati, ed infine..non difficile riuscire a decifrarne quella caratteristica ipocrita insita nel suo Dna. 
Il paese vuole i fatti, l'economia non può attendere e la democrazia non può più essere mortificata..

22 ott 2014

Posizioni, analisi e critiche sul lavoro del "sindaco d'Italia"


Scrive il cugino domenico Cacopardo sulla gazzetta di Parma 
"Il partito della Nazione è forse la scelta migliore"


Le ultime settimane hanno rappresentato una svolta nel percorso del governo: il «jobs act» con la sua tumultuosa approvazione e la legge di stabilità segnano un discrimine e danno un senso preciso al cambiamento più volte annunciato.

Insomma, è tornata la politica e a nessuno è riconosciuto un diritto di veto: si tratti della Cgil, della minoranza Pd, della magistratura, la difesa delle posizioni di privilegio non morde di fronte al rinnovamento.

È successo varie volte nella storia recente, che l’onda delle novità condivise travolgesse ogni resistenza: basta pensare alla fine della Cortina di ferro, al crollo del Muro di Berlino, alla fine della prima Repubblica italiana e della Jugoslavia per capire come Renzi non sia la causa delle novità, ma l’effetto di esse. È l’unico politico che ha saputo coglierle e interpretarle.

Certo, sino a qualche settimana fa, la sensazione è stata soltanto di un mutamento dei toni, utile per l’archiviazione di parole d’ordine e concetti non più attuali. 

Ora, Matteo Renzi e il suo governo hanno compiuto il decollo che aspettavamo. Anche la direzione del Pd di lunedì ha mostrato il gap tra coloro che tornano sempre sul passato e il «leader» che dell’attualità è l’espressione.

La decisione di fare dell’erede di Pci e Dc, nel compromessino storico voluto da Prodi, il partito della Nazione introduce un altro risolutivo cambiamento di prospettiva. È la fine di collateralismi e bizantinismi e l’inizio di una strada che lo porterà a essere interprete delle diversità che animano il Paese e l’autore della necessaria sintesi politica. Un interprete interclassista, ovviamente.

Conseguente a questa scelta, è la decisione di modificare la legge elettorale «in itinere», passando dal premio di coalizione a quello di lista. Questo significa che i sondaggi danno a Renzi la (quasi) certezza di poter raggiungere la soglia da solo. Berlusconi dovrebbe accodarsi: è l’occasione che gli serve per riconquistare l’indiscussa leadership del centro-destra e partecipare alla riforma istituzionale.

La strada, quindi, è tracciata. 

Il successo di Renzi è evidente: così giovane, ma così istintivamente capace di scegliere la posizione centrale dello schieramento, di esprimere gli umori degli italiani, le istanze del mondo del lavoro, degli imprenditori, dei giovani. Se dobbiamo ricercare un altro politico puro che s’è assunto l’onere del governo in giovane età, dobbiamo citare Benito Mussolini, presidente del consiglio il 31 ottobre 1922, all’età di 39 anni (Renzi all’età di 39 anni, un mese e 11 giorni). E non c’è alcun intento diffamatorio nel richiamo. 

Oggi, comunque, la questione è la legge di stabilità, all’esame di Bruxelles insieme a quelle degli altri «partner». Paradossalmente, le difficoltà comunitarie possono aiutarci: se, alla fine, prevarrà l’orientamento di un’approvazione parziale, accompagnato da un elenco di riforme, con contenuti minimi e cronogramma, Renzi spazzerà via le resistenze, le «ultime raffiche del passato», e condurrà il Paese sulla via del risanamento e del rilancio.

Per quanto ci riguarda, non ci siamo iscritti al partito renziano. Continueremo, quindi, a osservare e a denunciare ciò che riterremo sbagliato.
domenico cacopardo


Il risanamento è assai lontano ..ed il cugino Cacopardo lo sa molto bene!
Ma quale risolutivo cambiamento? Quale decollo.. se non quello spinto da una determinazione che si manifesta quasi come un regime? Un andamento di chi, avendo lo scettro del comando (in mancanza di altre figure valide) assume una configurazione autoritaria...ipocritamente nascosta dietro una veste di democrazia. ..Il vuoto si scorgerà presto e le reazioni non mancheranno!

Non è una questione di collateralismi e bizantinismi, ma di vedere andare avanti in modo spudorato una figura ipocrita..in direzione di un sistema di democrazia...dimenticandosi volutamente delle sue principali regole! Di procedere per strade semplificative facili, di apparenza e non funzionali come si dovrebbe... Troppo facile se poi si ha solo una capacità comunicativa e l'appoggio di un sistema economico finanziario che finisce col deprimere ogni equilibrio fra le parti in favore di precisi interessi... Troppo semplice facendosi forte del retorico cinico pragmatismo che supera di gran lunga ogni equo valore di democrazia...elementare se persino si è premiati dal pensiero oltranzista dei tanti politici assoluti.. determinati.. e vuoti di idee. 

Quello che più colpisce è la frase usata dal cugino Domenico, frase che in sè rappresenta il naturale concetto dei tanti soddisfatti e succubi di un sistema nel quale vivono assenti o a spese di altri: 
"Insomma, è tornata la politica e a nessuno è riconosciuto un diritto di veto: si tratti della Cgil, della minoranza Pd, della magistratura, la difesa delle posizioni di privilegio non morde di fronte al rinnovamento. È successo varie volte nella storia recente, che l’onda delle novità condivise travolgesse ogni resistenza: basta pensare alla fine della Cortina di ferro, al crollo del Muro di Berlino, alla fine della prima Repubblica italiana e della Jugoslavia per capire come Renzi non sia la causa delle novità, ma l’effetto di esse. È l’unico politico che ha saputo coglierle e interpretarle"...

A prescindere dai paragoni un po' troppo azzardati con avvenimenti storici di portata diversa..dobbiamo credere che il sindaco d'Italia possa davvero essere l'effetto di questo momento storico, senza poterne restare preoccupati?..Senza poter reagire per l'ennesima volta all'autoritarismo di chi oggi ritiene di essere in grado di decidere le riforme condotte attraverso una lunga serie di fiducie e con una serie di ricatti che condizionano l'iter democratico del Paese?..

Al contrario di chi vive nell'ignoranza e sopravvive nel più nero cinismo..bisogna sapere che tutte le riforme di Renzi sono state imposte..ogni sua decisione condizionata..ogni suo convincimento condiviso con forza…Solo le idee innovative sono risultare mancanti..Quelle che oggi non sembrano esserci e che, al contrario, dovrebbero contare...Più Renzi avanza.. più la vera politica buona fa passi indietro o rimane assente!...

Se questo significa rinnovamento..viva il vecchio Cavaliere...viva il Duce..viva la forza determinata dei capi assoluti..viva chiunque in modo furbo ed ambizioso ci trascina verso la strada di un regime che per quanto appaia soft..sempre regime rimane ..e abbasso ogni buona forma di democrazia!
Viva questa Italia...cugino Domenico..
vincenzo cacopardo

21 ott 2014

Dubbi ed inquietudine sulla figura antitetica di un Premier

di vincenzo cacopardo
Una direzione del PD con un Renzi a tutto spiano.. che sciorina la sua personale visione rilanciando il Partito a vocazione maggioritaria, un "partito della Nazione" che riesca a parlare con tutti e fra tutti. Bisogna dare atto alle capacità di questo astuto maestro del verbo nel saper toccare i tanti temi della politica.. non ultimo.. quello riguardante il programma e la funzione del suo Partito. L'astuzia di invitare tutti al personale regno della “Leopolda” ( definita da Cuperlo come un partito parallelo). Una affettata carezza in direzione delle manifestazioni di piazza di iniziativa sindacale. Insomma... un segretario sicuramente dal dialogo sobrio che ha saputo cucire.. con opportunità .. tutti i punti più importanti che hanno sempre interessato la minoranza, la quale, malgrado tutto, ha manifestato ancora forti perplessità.

La sua proposta di un PD a vocazione maggioritaria suona più come una provocazione voluta proprio per alimentare una discussione in seno al partito ed al fine di anticipare ogni pretesto ed ogni critica con la minoranza . La sua idea è quella di formare il Partito predisponendolo ad una funzione maggioritaria (intenzione sempre voluta ed amata dal sindaco d'Italia) che possa raccogliere diverse realtà come Sel ed il partito, ormai semidefunto, di Scelta Civica..Renzi affronta questa proposta dichiarando che un partito che si estende allargandosi... non potrà che risultare più forte e robusto e quindi potrà guidare meglio le riforme volute. In questo modo e con diverse sfumature.....tra le quali alcune gratificazioni nei confronti di qualche presenza in direzione non del tutto convinta, Renzi si è avviato verso la proposta di legge elettorale che, sposandosi quasi naturalmente col concetto maggioritario bipolare, mette in evidenza tutta l'intenzione di chiudere le vecchie logiche politiche che non hanno mai portato serenità e stabilità ad ogni governo.

Renzi invoca l'Italicum, come strumento elettorale indispensabile che piace anche ad altre forze oggi governative come NCD, un meccanismo che consentirà al suo Partito ogni maggioranza tale da poter dettare legge, ma lo fa con scaltrezza...lo fa accennando proprio a quell'allargamento che consentirà ai piccoli partiti restanti di inserirsi in seno al proprio...(successivamente divorandoli) ..lo fa affermando che il PD è il partito maggioritario della Nazione e deve poter usufruire degli strumenti elettorali che gli consentano un'affermazione. La sua asserzione successiva è chiara ed assoluta "Il Pd è un partito che vince per fare una legge elettorale in cui sia chiaro chi vince. ..Un'altro di quei suoi slogan.. di cui si è perso il conto...

Il suo monologo continua, secondo una logica chiara del tutto personale e non priva di quel deleterio pragmatismo che spesso non aiuta ogni dialogo politico: Grillo è una coalizione a sè, il centrosinistra è di fatto il Pd, il centrodestra è frammentato e non ricomponibile, allora è più rappresentativo del Paese un premio al primo partito". Non esita successivamente ad esternare quella che per lui rappresenta una chiara realtà alla quale tutti bisogna rassegnarsi : O il PD si allarga rappresentando l'unico vero partito maggioritario in alternativa con una possibile futura destra o potrà uscire vittoriosa quella matrice populista e demagogica delle piazze e di chi non sta col sistema...

Tra gli interventi della minoranza il più sentito è stato quello di Cuperlo che in tono schietto, ma anche esplicativo, ha chiesto a Renzi di spiegare cosa in realtà fosse davvero la Leopolda. Cuperlo conosce bene il Partito e sa che le correnti hanno sempre dominato al suo interno e per questo chiede più chiarezza..asserendo che se davvero si deve essere uniti... non bisogna farlo solo in modo figurativo, lasciando poi, dopo ogni dibattito interno, la gestione del partito in mano a quote di un partito parallelo. Cuperlo, malgrado l'ambizione del segretario, insiste sulla coerenza e sul rispetto che si deve all'interno del partito e non dando l'illusione di fare apparire all'esterno di esso, ciò che in realtà non esiste.

Sembra chiaro.. dopo questo dibattito interno..perfettamente indirizzato dal sindaco d'Italia, che Renzi apra una certa campagna acquisti dei tanti transfughi dei partiti più piccoli. E' difficile potervi vedere alleanze o patti, se non una mira ambiziosa a vocazione maggioritaria di stampo veltroniano. Una mira che per Renzi rappresenta la chiusura di un cerchio che possa consentirgli una governabilità futura lunga e serena, anche per via del fatto che dall'altra parte non esiste più chi... come Berlusconi... possa insidiarne il potere.

Ma cerchiamo adesso bene di capire quali possono essere le ragioni per le quali le mire di una figura ambiziosa se pur capace con le parole... come Renzi, possa destare inquietudine in un contesto politico in cui si vuole tendere a chiudere ogni voce dei piccoli a beneficio di una governabilità stabile ma insensata poiché priva di quei caratteri essenziali di una democrazia che si vorrebbe a favore del popolo.

Abbiamo più volte sottolineato l'importanza che ha in un'azione politica qualla fase di passaggio che il nostro sistema muove in direzione di una governabilità indiretta che, per ovvie ragioni, non potrebbe essere diretta dal popolo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero. Il suffragio universale, il primato della costituzione e la separazione dei poteri dovrebbero essere ancora le basi della democrazia rappresentativa moderna.

Fatta questa opportuna premessa..oggi Renzi vorrebbe dimostrare di avanzare in direzione di una politica nuova che non percepisce più una differenza tra le vecchie ideologie destra-sinistra (e questo potrebbe anche essere positivo), ma in realtà il suo modo di procedere, malgrado la forte arte comunicativa, rimane vecchio e legato ad una tangibilità istituzionale contro la quale difficilmente lui vorrebbe opporsi. Il suo non è un vero cambiamento sistemico, ma al contrario, legato ai vecchi modi di far politica. Persino la sua permanenza in seno ad un partito.. ormai inesistente in termini di programmi di sinistra... è stata poco convincente. Avrebbe già da tempo.. dovuto costruire un nuovo movimento (facendosi forte della sua Leopolda) con il quale avrebbe potuto affrontare con maggior innovazione il cambiamento, realizzando.. con minore ipocrisia... un futuro politico più nuovo.

Renzi rimane una figura legata al potere ormai costituito e quindi poco asistemica in termini di innovazione, infatti difetta di idee nuove, propone iniziative su regolamenti e non rivoluzionarie per una vera crescita. Una figura fortemente legata ai temi amministrativi e meno alla ricerca di una politica di innovazione.
Quando per il suo modo di procedere manifesta che non esiste più destra e sinistra... la sua permanenza nel vecchio Partito non avrebbe ragione di esistere... se non per poter trovare quella forza capace di rendergli un interesse... Se queste vecchie ideologie sono per lui desuete ed inutili, per quale ragione ricerca modelli bipolari basati sulle stesse? Quali sono le vere novità del suo ipocrita cambiamento se poi, in realtà si vuole tendere a chiudere la voce dei tanti piccoli partiti che rappresentano sempre la voce del popolo? Una vera rivoluzione andrebbe in realtà fatta al contrario!..Quale è il suo vero stravolgimento di un sistema di far politica... quando le sue proposte non dimostrano in realtà alcun significativo cambiamento in ambito istituzionale.. se non quello di semplificare mortificando la funzionalità di cui oggi si necessita?

Una certa inquietudine può essere quindi giustificata se in più..la sua crescita viene esaltata principalmente figurativamente.... non lasciando presagire all'orizzonte nessuna reazione positiva in termini di idee da parte di un'altra politica. 

20 ott 2014

ATTI INVEROSIMILI DI UN PRIMO CITTADINO

di vincenzo cacopardo
non si può apparire omofobi quando si vuole contestare in modo risoluto una procedura fuorilegge così provocatoria”

Inverosimile la Cerimonia in Comune del primo cittadino di Roma che ha arbitrariamente inserito nel registro capitolino le 16 coppie che si sono sposate all'estero.
Al di là di ogni posizione ideologica rispettabile, appare davvero avventurosa l'azione del sindaco Marino. Malgrado i diritti di costoro possano essere classificati al primo posto, risulta inaccettabile oltre che provocatorio l'atto in sé stesso promosso da chi non potrebbe, nella qualità di primo cittadino sottoposto alle normative istituzioni, esporsi in una simile farsa “coram populo” contro la legge.
Naturalmente il caso ha sollevato una lunga serie di polemiche e tra una “standing ovation” e fragorosi applausi ci si è completamente dimenticati della legislazione inerente. Applausi ed euforia messi subito a tacere dalla voce dura del ministro Alfano, il quale grazie alle imprudenze di un sindaco maldestro, riesce persino a salire in cattedra.. a suon di ragione.

Ma in tutta questa storia ciò che colpisce di più, oltre alla disinvolta azione di un sindaco irresponsabile che tradisce sfacciatamente le leggi di un Paese, è la posizione assunta da chi dovrebbe rappresentare una chiara imparzialità nella fattispecie...  di chi, da ogni rapporto di tipo giuridico, dovrebbe rimanere distante... e cioè la presidente dell'assemblea Boldrini, la quale.. senza esitazioni ed accecata da una particolare ideologia, non scorge l'attrito e le reazioni causate dal suo intervento in difformità.

Per il resto è chiaro che nel merito la società è cresciuta e tali problematiche di carattere etico sociale andrebbero affrontate con molta attenzione in vista delle novità evidenti che oggi vedono le unioni omosessuali come una realtà da comprendere e con la quale dover interagire. Non si può apparire omofobi quando si vuole contestare in modo risoluto una procedura fuorilegge, tanto provocatoria..quanto inopportuna.. come quella operata dal sindaco Marino.





Non 50..non 100... sembra essere 80 il numero magico...


di vincenzo cacopardo

Non 50..non 100, ma è 80 il numero magico del sindaco d'Italia Matteo Renzi, il quale, dopo la difficile manovra finanziaria sulla stabilità (ancora tutta da vedere), infila un'altra delle sue trovate per scuotere l'attenzione delle mamme d'Italia (verrebbe da chiedersi se il numero 80 non sia la conseguenza di un suo problema introspettivo che non ci è dato capire) : Comunque... con ulteriori ottanta euro al mese per il mantenimento dei piccoli nati fino all'ètà di tre anni, Renzi si assicura un'altra buona fetta di elettorato!.

Una proposta da inserire al più presto nel suo programma... dichiarata con enfasi nel salotto della D'Urso....una promessa per le neomamme, che rimane senza dubbio lo scoop del momento: un bonus che, secondo le fonti governative, sarebbe garantito per i redditi fino a 90mila euro. Partirebbe da gennaio 2015 e il costo della misura sarebbe di circa 500 milioni di euro.
La cifra degli 80 euro che ormai incanta tutti gli italiani.. non sarà solo data a chi prende meno di 1.500 euro al mese, ma anche a tutte le mamme che metteranno al mondo un figlio e che per i primi tre anni, usufruiranno delle risorse di mezzo miliardo destinato alle famiglie.

Durante l'intervista, con la padrona di casa del salotto più chiacchierone ed indiscreto d'Italia, Renzi....ha affrontato la polemica con le Regioni sulla legge di stabilità e.. tagliando corto.. ha affermato che se le Regioni sono arrabbiate...ben presto gli passerà!.. Sottolineandolo con queste parole .«Sono arrabbiati un po' tutti: Regioni, sindacati, magistrati. Io non ho la verità in tasca. O tutti facciamo uno sforzo insieme restituendo i soldi ai cittadini o non c'è futuro». «o si fanno le cose o l'Italia perde l'occasione»...
Verrebbe da chiedersi se.. davvero Renzi... affermando di non avere la verità in tasca... non appaia quantomeno contraddittorio nell'eccessivo determinismo mostrato... Nessuno può dissentire sul fare le cose, ma in tanti potrebbero per niente essere d'accordo sul metodo e sul merito delle scelte operate da un' unica figura che pretende di poterle risolvere con l'assolutismo di una muscolosa fermezza.
Chiaramente Renzi, da furbo ed esperto comunicatore, sceglie spesso questi salotti per attrarre l'attenzione di chi segue il pettegolezzo inutile che incanta e che vede la politica con innato distacco e perseverante ignoranza. La sua presenza in queste trasmissioni gli permette...tra un selfie e l'altro...di conquistare il consenso di quella gran massa di persone che..finiscono con l'entrare in empatia col giovane rampante politico.. solo figurativamente e per la capacità di saper mettere insieme frasi che stregano.. tra un sorriso e l'altro...
Per il resto l'incompetenza sulle scelte e la disconoscenza di costoro... rimane gigantesca!







19 ott 2014

Una lettera dimenticata....

LETTERE E FANGO 
di vincenzo cacopardo

Guardiamo con attenzione al contenuto di una lettera che è stato rivelato dalTg la 7 nell’edizione di sabato sera e successivamente pubblicato sul Fatto Quotidiano.
Dopo i fatti ormai avvenuti questa lettera deve ritenersi di grande importanza soprattutto se indirizzata ad un governo il cui premier ha sempre preteso di essere il “maestro del fare”. Sappiamo anche che difficilmente si sarebbe potuto provvedere per risolvere in toto un problema la cui durata dei lavori necessità di anni, ma fa specie non aver tenuto conto, in considerazione un richiamo, dell'importanza di una prevenzione nel caso specifico.... Un richiamo di tale importanza.. nel silenzio tombale di chi successivamente, con ipocrisia, scrive su Facebook ringraziando i ragazzi che spalano nella città di Genova e prendendosela con la mala burocrazia.

Pare che il 5 agosto di quest'anno una lettera sia stata indirizzata al premier sindaco d'Italia Matteo Renzi. La missiva inviata dai legali delle ditte che dovevano occuparsi della messa in sicurezza del torrente Bisagno, sembra essere rimasta chiusa in un cassetto di Palazza Chigi. Nessuna risposta in proposito..nessun accenno... Un episodio che responsabilizza sicuramente il governo oggi difeso in ogni azione da un PD rimasto ormai inerme e privo di parole di fronte ad ogni incedere del proprio segretario.
I contenuti della lettera inviata dalle aziende esprimono chiaramente angoscia per il rischio di temporeggiare ancora esponendo la collettività al concreto repentaglio di una tragedia peggiore di quella del novembre 2011. I legali delle ditte con la missiva, premevano scrivendo affinchè ci si potesse muovere in fretta per la messa in sicurezza del torrente che attraversava la città di Genova...La lettera proseguiva affermando che tutti i ricorsi erano stati respinti...richiedendo il nulla osta ad un avvio effettivo dell’incarico e sottolineando che gli ultimi eventi alluvionali avevano evidenziato le criticità idrogeologiche del territorio di Genova e di tutta la Regione. Con il prossimo arrivo della stagione autunnale, la situazione sarebbe potuta precipitare.
Meditiamo e giudichiamo con calma e serenità, ma se l'episodio è confermato, come pare esserlo, si dimostra ancora una volta quanto la loquacità del sindaco d'Italia mal si concilia con il dovere delle sue più importanti azioni.



18 ott 2014

Breve appunto sulla analisi di Domenico Cacopardo


BERLUSCONI ASSOLTO di domenico cacopardo
La telefonata aveva messo in moto il funzionario, sino a fargli raggiungere l’obiettivo desiderato dal premier, l’affidamento cioè a Nicole Minetti. 

Per chi conosce i meccanismi dell’Amministrazione nessun dubbio che la telefonata, anche cortese, del primo ministro dovesse avere un’interpretazione ordinatoria. Infatti, il capo di gabinetto della questura è funzionario subordinato al questore che è elemento provinciale di una catena gerarchica che arriva al capo della Polizia, al ministro dell’interno sino al presidente del consiglio, «primus inter pares» sovraordinato comunque al medesimo ministro di settore.

Invece no. La procura di Milano, dedusse soltanto la fragile concussione per induzione, in questi giorni spazzata via dalla Corte di appello. Perché? Perché se si fosse trattato di concussione tout-court o di concussione per costrizione si sarebbe trattato di reato ministeriale di competenza del tribunale dei ministri e non del tribunale di Milano. Il processo sarebbe così sfuggito dalle mani di chi l’aveva in mano.

Ora la sentenza della Corte d’appello, scontata la difficoltà di provare la prostituzione minorile, si presta ad alcune osservazioni.

La prima: se non fosse stata minore, a quale titolo Karima sarebbe stata affidata alla Minetti e sottoposta alla provvisoria giurisdizione del giudice dei minori? Se Berlusconi ​non ​​f​osse stato consapevole della minore età, avrebbe dovuto chiamare uno dei suoi tanti avvocati di fiducia, spedirlo in questura in modo da definire il contenzioso con la presunta vittima di un presunto furto e consentire a Karima di tornare a spasso. Il timore di rivelazione compromettenti, se la ragazza era ritenuta maggiorenne, sarebbe stato scongiurato dagli avvocati immediatamente accorsi. La loro tempestività e gli strumenti di cui disponevano avrebbero determinato il silenzio, che poi, nel processo celebratosi in primo grado è stato, da parte di Karima, totale o comunque tale da impedire il formarsi della prova sulla prostituzione e sulla minore età.

L’altro punto critico della sentenza di appello riguarda proprio la concussione: la separatezza dell’ordine giudiziario dai fatti normali della vita civile e amministrativa ha impedito di comprendere il valore non di mera moral suasion della telefonata di un primo ministro a un funzionario di modesto grado di un ufficio periferico. Lo vediamo già saltare in piedi, il dottor Ostuni, al solo sentire la parola Berlusconi, e provvedere immediatamente, consapevole non solo del valore della richiesta, ma anche degli effetti ​negativi per sé e per la propria carriera di una ​mancata soluzione.

Insomma, se ci sarà Cassazione, ci sarà un’altra puntata di un legal dai contorni sfuggenti che forse non doveva nascere nei modi in cui è nato.




Insomma... potremmo affermare che il reato per costrizione lo si intuisce senza nemmeno dover rifletterci troppo!! 

Per come Domenico, da valente scrittore di gialli, ci ha puntualmente descritto, non si dovrebbero avere dubbi sul reale andamento dei fatti avvenuti ed analizzati. 

La storia con il suo percorso giudiziario credo ormai la si possa intuire perfettamente, ma... al di là di ogni assoluzione o condanna..andrebbe anche considerata con maggior interesse sul piano etico comportamentale: Un presidente del consiglio non dovrebbe mai potersi trovare in una situazione ..in cui...come afferma il consigliere Cacopardo.... rimane costretto a telefonare, .. ad un qualsiasi funzionario di modesto grado di un ufficio periferico...Ogni Capo di governo risulta chiaramente ricattabile!

Se vogliamo metterla solo sul piano giudiziario, omettendo le enormi responsabilità etiche morali di un capo del governo, non credo possano esservi dubbi ed incertezze malgrado le varie interpretazioni. La lettura analitica di Domenico Cacopardo sugli episodi rimane precisa ed impeccabile, ma il problema delle responsabilità politiche istituzionali che toccano la sicurezza del Paese per via di una evidente ricattabilità di un premier, sembrano passare sempre in secondo piano ed interessare assai meno l'opinione pubblica.
vincenzo cacopardo

17 ott 2014

Il libero dibattito di Santoro... e l'irritazione di Travaglio


di vincenzo cacopardo
Con tutto il rispetto per Travaglio...giornalista preparato , arguto ed intelligente, non si può di certo dire che nella serata di ieri di “Servizio Pubblico” abbia fatto una bella figura... Sappiamo bene la conoscenza puntuale degli argomenti che Marco Travaglio affronta, ma sappiamo anche quanto irritante possa essere il suo modo di intervenire a volte con l'aria un po' saputella di chi crede di conoscere tutto ed affrontare ogni discorso dalla parte della ragione.

Ieri non ci è sembrato abbia affrontato il dialogo col giusto peso e l'equilibrio che ogni giornalista deve dimostrare: il suo scagliarsi oltre ogni limite contro le responsabilità di Burlando per i recenti fatti di Genova (sebbene qualcuna possa esservi) è sembrato andare oltre ogni decenza..anche perchè Travaglio, fin troppo accalorato...ponendo alcune domande , non pare aver dato il giusto spazio alle risposte..in seguito fornite dal presidente della regione Liguria, che per certi versi sono sembrate logiche ed accurate.

All'intervento seguito dal ragazzo presente in studio (angelo del fango) che in verità sosteneva una posizione neutra nel pieno rispetto di ambedue gli interlocutori, ma che osava mettersi in disaccordo con il giornalista, Travaglio si è mostrato molto più irritato del dovuto. Con la irritante spocchia e col pregiudizio che il giovane ragazzo gli si volesse mettere contro, ha risposto in modo aggressivo perseguendo in un dialogo litigioso... esploso poi.. in una sorta di rissa...ed offendendo ancora di più Burlando riferendosi alle “ porcate da lui fatte in 30 anni". L'intervento di Santoro, opportuno oltre che imparziale e da esperto conduttore, ha finito col dare torto all'amico giornalista ammonendolo in tono duro e pregandolo di non insultare le persone e di smetterla....Santoro ha ribadito che, fin quando sarà vivo, difenderà sempre il diritto alla risposta ed il libero dibattito. ..Infine Travaglio, offeso, si alza e lascia lo studio.

L'episodio in sé farà tanto pensare e creerà motivo di discussione in seno ai Media, ma per quanto riguarda lo spettatore, si è certi che l'atteggiamento impeccabile di Santoro..stride con quello di un giornalista come Marco Travaglio, il quale, (nonostante.. come già ribadito.. rimanga tra i più preparati), paga la costante condotta spocchiosa ed a volte fin troppo irritante.. di chi crede di essere l'unico competente in materia di legalità e buona condotta... guardando troppo spesso verso un'unica strada e peccando, quindi, del necessario rispetto che si deve nel confronto.... Forse l'esaltazione di se stessi...forse anche la troppa sicurezza di ciò che sembra conoscersi ..finisce col far perdere il necessario equilibrio.





16 ott 2014

Legge di Stabilità: La nuova sfida del sindaco d'Italia

la coperta è sempre corta 

Renzi tuona :Sarà la manovra più importante mai fatta, come del resto ognuna che egli propone..poi qualcuno sottovoce aggiunge "Non so se localmente aumenteranno le tasse, ma non sembra per niente improbabile”". .Il sindaco d'Italia parla di una netta diminuzione delle tasse per diciotto milioni e sottolinea che la sua legge di stabilità è lievitata fino a 36 miliardi. Parla di risparmi di 6,1 mld dello Stato, 4 mld delle Regioni sulle previsioni del 2015, 1,2 mld dai Comuni, 1 mld dalle Province.... Ma è proprio il richiamo al risparmio legato alle regioni ed agli enti locali che non riesce facile da digerire e non convince..I contenuti della manovra proposta da Renzi per reperire le risorse si dovrebbero riassumere soprattutto in due azioni: l'una... attraverso lo sforamento del limite del 3% previsto dalla Ue..l'altra attraverso la spending-review (piano Cottarelli)...Naturalmente tutto da vedere.


In breve per le coperture dei 36 miliardi della manovra, 11 miliardi saranno conteggiati come spesa in deficit e 15 dalla spending review. Un altro miliardo arriverà dall''inasprimento del prelievo sulle slot machine, 3,6 mld dalle rendite finanziarie (comprensivi dei 2,4 miliardi già annunciati dal Governo), 3,8 dalla lotta all'evasione, 0,6 mld dalla banda larga, e 1 mld dalla riprogrammazione di fondi già stanziati.

Il richiamo del ministro Padoan in proposito sembra chiaro ed è legato ad un indispensabile bisogno di voltare pagina «Le coperture sono garantite dalla spending review e dalla lotta all'evasione fiscale, di conseguenza non vedo perché devono esserci preoccupazioni». La manovra serve a «voltare pagina» e «creerà più lavoro, anzi non facendo deficit, finiamo col ridurlo gradualmente pur in un contesto di recessione» Padoan ha proseguito ribadendo che anche l’operazione Tfr in busta paga su base volontaria, scatterà a partire dal primo gennaio 2015.

Le coperture sembrano quindi garantite dalla spending review e da una lotta all'evasione fiscale. Inoltre, per il Governo, la manovra dovrebbe servire a voltare pagina creando più lavoro: non facendo deficit, nonostante la forte recessione, si pensa di ridurre gradualmente il debito.

La teoria del sindaco d'Italia verrà presto messa alla prova dapprima nel passaggio in Parlamento, ma non mancheranno di certo le perplessità sulla possibilità reale delle risorse e di un effettivo consenso da parte di chi in Europa pare definire ogni percorso economico del nostro Paese.
Di sicuro sono in molti a dubitare sulla realizzazione di una simile strada e qualcuno teme ragionevolmente che.. quando si parla di tagli alle Regioni, si indica quasi certamente la sanità, mentre per gli Enti e le amministrazioni locali... il significato è quello di ulteriori e devastanti tagli dei trasferimenti.. Sarà quindi logica l'immediata replica di aumenti delle tasse locali....il chè significa solitamente: Diminuisco tasse governative ed aumento i balzelli locali...Tanto rumore..per non cambiare nulla!...e soprattutto grandi nuove idee per la crescita...
vincenzo cacopardo