28 nov 2015

Amministrative..un "ostacolo" per il neo partito della nazione?

La prossima settimana, potremmo avere un quadro più chiaro delle candidature del centrosinistra per le primarie delle amministrative del 2016.
di vincenzo cacopardo

Matteo Renzi dopo un incontro con il commissario di Expo Giuseppe Sala e quello col sindaco Giuliano Pisapia al termine del mandato, affronterà il dialogo con il vice sindaco Francesca Balzani. Non tutto al momento sembra chiaro, anche perchè legato nel contempo al problema della candidatura di Roma..altra città in discussione sulla scelta del nuovo amministratore. Per quanto riguarda Milano pare ormai chiaro che dovrà scegliersi nell'immediato l'alternativa tra Sala e la stessa Balzani.

In questi giorni Pisapia sembra seguire una strada diversa da quella di Sala ( cosa che mette un punto preciso su ogni possibile intesa). Al momento il sindaco pare accusare Sala di eccessive esitazione in proposito ad un suo preciso impegno ufficiale..mentre di riflesso il commissario Sala è rimasto colpito dalle parole del sindaco uscente, che già da giorni ha fatto intendere un chiaro orientamento per la sua vice Balzani che in più avrebbe il sicuro consenso da parte di Sel ed altri movimenti cittadini locali.

Non v'è dubbio che a Milano..città che oggi sembra voler rappresentare il centro di un nuovo interesse di una nuova politica di sinistra... Pisapia rimane un nome in testa nei sondaggi. Ma se il commissario Sala decidesse di candidarsi davvero, non è pensabile che lo stesso Pisapia possa sostenerlo senza perdere una forza politica già acquisita e di supremazia.. restandone anche futuro oscurato nell'immagine. Ragione per la quale al sindaco conviene giocare la carta di chi in questi anni gli è stata accanto nel governo della città. Tra l'altro, in forza di ciò, pare che la vicesindaco ed assessore al Bilancio sia stata apprezzata notevolmente per il lavoro fin qui svolto.

Nel frangente i Partiti di destra..per l'amministrazione milanese.. restano in attesa delle scelte del PD..nella speranza che possa rompersi quell'armonia di una sinistra alla guida di Palazzo Marino. Tuttavia i nomi che avanzano sono quelli del direttore del Giornale Alessandro Sallusti e dell’avvocato Annamaria Bernardini de Pace..nomi che saranno ponderati anche in base alle prossime scelte del Partito avversario. Ma... come sopra scritto.. vi è anche la scelta dei nomi su Roma: Se il candidato del PD dovesse essere Stefano Fassina (candidatura che potrebbe mettere pace all'annoso conflitto con l'area interna da sempre poco favorevole alle scelte operate nel partito) non è escluso che si potrà aprire un nuovo dialogo con l’ex sindaco Ignazio Marino per contrastare in tutti i modi l'avverso e pericoloso candidato dei 5 Stelle.

Con l'idea di un nuovo "partito della Nazione"... non si fa che formalizzare una rottura con una parte del PD.. ma si rimettono in gioco tutte le forze che, nell'ambito della poco affidabile politica, si muovono per ricercare nuovi spazi pur di restare alla ribalta.Tutto ciò non può di certo creare tanta fiducia.. poiché nell'idea edificatrice di un simile Partito.. non pare esservi proprio nulla di esclusivo e di nuovo.. nè tantomeno frutto di una particolare ricerca per una politica veramente innovativa. Un disegno politico che oggi gioca il tutto per tutto sulle scelte da affidare alle figure da proporre per le amministrazioni delle due grandi città


L'idea di riproporre l'identità nazionale attraverso un singolare "Partito della Nazione" si presenta solo come una concezione opportunista per richiamare l'attenzione dei cittadini ad una politica di convenienza..e per cercare di rimanere incollati ad una politica vecchia e stantia.. Una strategia politica per richiamere all'ovile le tante pecore di un Paese che ancora non percepisce l'innovazione.Ma anche per bloccare l'avanzata di movimenti nuovi e di rottura ad un sistema che in realtà non funziona.. come il Mov 5Stelle.

Roma.. ed acora di più Milano... rappresentano oggi un'incognita. Una difficile operazione all'interno di un Partito per arginare ogni possibile spaccatura che insiste e che Renzi riesce a stento a contenere ostinandosi ad esercitare il ruolo di segretario malgrado le continue problematiche alle quali far fronte come Premier su una realtà politica estera assai complessa ….Un'altra possibile spaccatura in seno ad un PD tendente a rappezzare ogni giorno di più un andazzo che potrebbe compromettere ogni strategia anche sulle prossime candidature delle primarie delle due grandi città.

Valori musicali di un artista che ha creduto alle proprie naturali capacità

C'è chi in Sicilia si impone con i valori di una particolare arte musicale

Ad osservare il ricco curriculum di Giuseppe Milici, palermitano doc, ci si rende conto di quanta passione ed impegno questo artista ha messo per diffondere a livello internazionale la sua naturale capacità musicale.

Proponendoci sempre di mettere in luce i valori, non possiamo esimerci dall'evidenziare le doti di tutti coloro che in questa difficile terra hanno lavorato con successo a disprezzo dei tanti impedimenti..esprimendo ed esportando con passione la loro arte..attraverso ogni forma ed ogni mezzo. Ciò proprio per lo scopo di far emergere l'importanza dei valori che devono ad ogni costo porsi con preminenza su ogni altro principio di socilizzazione e cultura.

Bisogna essere grati a chi come Giuseppe, malgrado le complessità di una terra spesso trascurata e politicamente poco propensa all'attenzione dei propri valori umani, si è saputo muovere con la forza di una passione e delle proprie doti naturali.. per proporsi in una società mondiale che spesso ci vede costantemente sottomessi ad una mentalità succube, complessa e piegata all'imposizione. Una arretratezza la nostra.. che, invero, nasconde alte capacità e grandi valori. Il valore artistico e le capacità musicali di Giuseppe..diffuse nel mondo.. possono sicuramente servire ad aiutare il percorso politico culturale di cui oggi la Sicilia ha tanto bisogno.
vincenzo cacopardo


Nato a Palermo il 22.11.1964, Giuseppe Milici ha studiato l'armonica cromatica con il M° Willi Burger, armonia e tecnica dell'improvvisazione con il M° Larry Nash e pianoforte con il M° Salvatore Bonafede.
Il suo talento emerge dalle sue prime collaborazioni con 
Enzo Randisi e proprio accanto al popolare vibrafonista, oltre che a musicisti del calibro di Romano Mussolini e Lino Patruno, Milici intraprende le prime esperienze professionali.
Dal 1983 svolge l’attività di armonicista e compositore, lavorando per trasmissioni televisive nazionali quali: “Serata d’onore”, “Fantastico”, “Uno su cento”, “Il numero uno”, tre edizioni del “Festival di Sanremo”, “Un Natale Italiano, "Novecento", "I Fatti Vostri” e “Taratatta”.
Nel 1990 invitato da Adriano Mazzoletti alla trasmissione radiofonica "Radiouno sera jazz", incontra Martial Solal che dice di lui :"Milici ha il giusto feeling e dimostra di aver capito tutto in fatto di jazz".
Sempre nel 1990 entra a far parte
dell'Orchestra Europea, diretta dal M° James Newton, con la quale si esibisce in un concerto trasmesso in diretta europea. 
Ha un rapporto privilegiato con il cinema, esegue le musiche del film “Il mago” con Anthony Quinn e successivamente quelle per le fiction  “Avvocato Porta” con Gigi Proietti e “Tutti i sogni del mondo” con Serena Autieri, più recentemente esegue le musiche del M° Abeni per il film "Vaniglia e cioccolato" con Mariagrazia Cucinotta. E’ il compositore della colonna sonora del film “La Terramadre” di Nello La Marca presentato alFestival del Cinema di Berlino del 2008. 
Nella sua lunga carriera, iniziata nel 1983, si esibisce svariate volte negli USA (Blue Note di New York), Olanda (Theater Carrè) , Svizzera, Marocco, Australia, Inghilterra, Francia, Sud Africa (Witz University Great Hall), Mozambico, Swaziland, Germania, Polonia ed Argentina 
Suona in mondovisione con i 
"Dirotta su Cuba".  E si esibisce al fianco di artisti di fama internazionale quali Laura FygiPhilip Catherine e Toots Thielemansricevendo il plauso dei media.
Dal 1998 Milici inizia a lavorare anche nell’ambito della musica classica suonando al fianco del 
M° Zoltan Pesco con il quale esegue musiche di Gyorgy Kurtag ed in seguito, con l’ensemble ottava nota, esegue musiche di Gordon Jacob, Bach, M. Betta e G. Sollima.
Nel 2001 lavora con Riccardo Pazzaglia ed incide per Gigi D'Alessio, Gino Paoli, Dirotta su Cuba, Ivan Segreto. Compone “Novembre 64” che ben presto diviene sigla della rubrica culturale di  RAI 3.
Nel 2002 viene invitato a suonare con il suo quartettoa 
Castel Sant'Angelo a Roma.
Nel 2003 è in tour in Italia, oltre che con proprie formazioni, con la scrittrice Evelina Santangelo che presenta il suo libro "La lucertola color smeraldo" con la quale sarà ospite anche della trasmissioneRAI "Fahrenheit". Lo stesso anno viene intervistato da Alex Pierotti per RAI Internationaled è ospite di Stefano Spadoni per l'emittente radiofonica Big Apple Radio di New York. A Dicembre realizza il cd"November 64" definito da Toots Thielemans "ben suonato e ben prodotto".
Nel 2005 registra il cd "Beatles Jazz Tribute" che viene presentato a Parigi per la "settimana della moda" ed è ospite di diverse trasmissioni RAI quali : "Fahrenheit", "Notturno Italiano", "Taccuino Italiano" e suona  al Blue Note di New York e di Milano.

Nel 2007, con Eliot Zigmund, Bill Moring e Mauro Schiavone registra il cd tributo a Burt Bacharach, mentre in veste di compositore realizza la colonna sonora del film “La Terramare”. A Giugno suona alla Fenice di Venezia, accompagnato dalla Sinfonica di Sofia diretta dal M° Maurizio Abeni. Ad Ottobre si esibisce a Parigi durante la settimana della moda e conl’Innovative String Quintet suona in alcuni locali storici di Buenos Aires.
Il 2008 ed il 2009 sono per Milici gli anni delle
 tournèe internazionali che lo vedono impegnato sui palcoscenici di alcuni tra i più prestigiosi locali e teatri del mondo, tra questi: New York, Parigi, Buenos Aires, Maputo, Stoccarda, Dresda, Salonicco e Johannesburg. A fianco del popolare trombettistaFabrizio Bosso si esibisce alla Casa del Jazz di Roma dal quale concerto viene registrato un cd live uscito nel 2009 per L’Espresso.
Nel 2010 collabora con la cantante 
Antonella Ruggiero e con l’attore David Riondino, realizza le musiche per i film: “Ninnarò” e “Miricanu”, partecipa, in qualità di solista, alle 7 puntate di “Novecento” condotte da Pippo Baudo,dove si esibisce tra gli altri anche con la cantante Amii Stewart. Lo stesso annorealizza il cd “Michael Jackson Jazz Tribute”.

27 nov 2015

Crocetta..ancora una mozione di sfiducia

di vincenzo cacopardo
Ancora una volta si insiste con la mozione di sfiducia al governo Crocetta! Questa volta a proporla è Forza Italia per voce di Miccichè. L'ex viceministro afferma che una maggioranza sconclusionata ed avida di potere persevera ancora nel governare malgrado i disastrosi risultati.

Per Gianfranco Miccichè, oggi commissario in Sicilia del partito di Berlusconi, bisogna chiudere definitivamente la porta ad una pessima gestione politica di un governo tenuto in piedi grazie ad un Pd e l'Udc, partiti che si divorano la Sicilia. Miccichè ed il suo partito parlano di una condivisione sulla proposta di sfiducia definita in alcuni punti: Una incapacità di Palazzo d'Orleans di spendere i fondi comunitari, il conto consuntivo che vede diminuire la ricchezza della Regione e le più che evidenti inadempienze amministrative che causano una reale paralisi dei pubblici appalti.Una mozione di sfiducia di un Partito rivolta a chi, oggi, rappresenta il passato e la peggiore espressione di una politica ciarlatana e boriosa.

Se tutto ciò è vero ed in Sicilia si rimane ancora aggrappati a vecchi schemi che richiamano  quei partiti ormai alla deriva e politici di un tempo che continuano a padroneggiare e dettare schemi antiquati su destra-sinistra e centro, è anche vero che nulla si è fatto di buono nemmeno quando Forza italia padroneggiava nella nostra Regione.

Vi è sempre stato un vuoto assoluto di una Regione che pare abbandonata da ogni innovativa cultura politica. Tutto sembra rimasto fermo nel tempo e non si scorgono personaggi che possano infondere la voglia di poter far crescere la politica regionale in un'ottica diversa e di vera innovazione. Abbiamo ancora in campo ex ministri che operano quasi nell'ombra, con la vecchia mentalità sistemica centrista e che ritengono di poter continuare a creare movimenti alternativi ad una destra ed una sinistra, ed in qualche modo raccogliere dissidenti renziani e di Forza Italia per potersi costruire un proprio spazio politico...Continuano a dettare una linea che loro stessi definiscono.. in modo alquanto sommario ed anacronistico..nuova, ma che..in realtà rimane sempre vecchia nello spirito e nella concretezza.

E' però.. quantomeno eccentrico vedere portare avanti una mozione di sfiducia, (per quanto da tempo desiderata), suggerita da chi nel passato ha perso vere occasioni per dare un serio impulso di crescita alla Sicilia...Per di più ritenendo tale mozione obbligata in forza di un Partito che in Sicilia ha perso inesorabilmente consenso e non sembra mai specificare un vero programma alternativo di innovazione .


26 nov 2015

Alfano, l'enfasi dei finanziamenti.. e la propaganda governativa


di vincenzo cacopardo
E' stupefacente osservare con quale enfasi il ministro Alfano annuncia il finanziamento per duemiliardi di euro diretto alla sicurezza. Strabiliante far apparire come la grande idea dell'anno operata da un governo in favore del Paese, quando tutti sappiamo come negli anni precedenti nulla si è fatto in proposito..e se non fosse per gli attentati terroristici avvenuti a Parigi ..il governo Renzi non avrebbe fatto nulla in proposito. Forze dell'ordine e della sicurezza alle quali la guida politica del ministro dell'interno, sembra non avessero portato la giusta attenzione in proposito, ma adesso Alfano esalta in tono esagerato un finanziamento già dovuto da tempo ( di cui ancora non abbiamo precisi piani e riscontri) come fosse un'operazione unica..e che.. al contrario risulta assai tardiva.

Ma dove stà la brillante operazione di questo finanziamento in favore della sicurezza che già da tempo si doveva?..Dove sta l'abilità e la genialità?..Quando sappiamo perfettamente come non si è mai fatta opera di prevenzione in proposito ad ogni tema sulla sicurezza!... Come per l'ambiente ..dove.. se non succede il disastro e le decine di morti.. non si provvede a finanziare opere per la bonifica idrogeologica preservando strade ed autostrade, anche per preservare la sicurezza da atti criminali e terroristici, se non accade la carneficina..la politica non si muove!

Ma se un politico non opera in lungimiranza..quale può mai essere la sua capacità operativa? Quale la sua percezione operativa ambientale e sociale in favore del Paese? Troppo facile far apparire in tono di magniloquenza una delibera di finanziamento che ha tardato notevolmente nei tempi rendendo svantaggi ai lavoratori per la sicurezza costretti ad operare con auto sgangherate e limitate nel carburante, giubetti antiproiettile scaduti ed armi poco adatte ed insicure etc.. Non ci vuole proprio l'ingegno di Alfano! Qualunque cittadino sarebbe stato capace di pensarvi prima. Sorpende quindi l'enfasi nelle dichiarazioni del Ministro che di fronte ai giornalisti che lo intervistano esprime, autogloriandosi, una particolare esultanza rispetto ad una decisione così scontata e pleonastica...carica unicamente di una retorica propaganda.

Nel frattempo.. a proposito di propaganda..Renzi persevera con le regalie..Questa volta nei riguardi degli studenti con il bonus dei 500 euro. Chiaro esempio di come il Premier insiste con i benevoli premi che, nelle more delle prossime amministrative, potrebbero portargli agognati consensi. Elezioni che, come per gli ottanta euro, verranno nuovamente viziate da queste mance che nulla avrebbero a che spartire con un libero consenso.
Renzi sembra perdere il pelo, ma non il vizio!  

25 nov 2015

Esportare una democrazia..



.non tenendo conto di un processo culturale, sociale e religioso...
di vincenzo cacopardo

Esportare la democrazia ad uso del metodo americano.. pensando di poter redimere popolazioni le quali per cultura e storia hanno già percorso centinaia d'anni in una loro cultura ed una religione che ne ha determinato il processo sociale ..è un'impresa avventata e spesso controproducente. Una democrazia non può inventarsi e sostenersi di colpo su un Paese che ha vissuto una civiltà talmente diversa da comprendere e da accettare. Ancor di più se ciò si intende farlo attraverso l'uso delle armi.

La politica internazionale degli Stati Uniti degli anni passati sembra aver sbagliato tutto! Ma cosa è poi questa loro fede democratica? In realtà la fede democratica ha avuto origine dalla tradizione religiosa dei tanti coloni americani. Alexis de Tocqueville nell'800, col suo importante testo sulla “democrazia in America” ci informava di come quel giovane sistema, costruito e fondato sulla libertà, è sempre stato caratterizzato da un’uguaglianza: Un risultato di eventi e lotte che in quel Paese hanno contribuito ad una evoluzione precisa non priva di culture in cui la religione ha portato il suo contributo .

La forza di una propria religione condiziona la politica di ogni Paese malgrado una Costituzione possa tendere a separare i principi religiosi da quelli laici della politica e del vivere sociale..Ma sappiamo anche che in certi Paesi, nel corso della storia, la politica non si è mai davvero separata dalla religione: Persino nella stessa America l' intreccio politico-religioso si salda nei luoghi di culto laici per lo più adornati dalla bandiera a stelle e strisce. L’America è sicuramente una Nazione con l’anima fondata su un credo, esposta con religiosa limpidezza nella sua Dichiarazione d’Indipendenza. Ma questo pretendere di infondere il proprio sistema di democrazia occidentale, rappresenta davvero l'efficace criterio di cui necessitano i paesi mediorientali?La pretesa e di poter esportare con un atteggiamento relativamente supponente i propri principi di democrazia... (che già di per se difettano alla base per l'incidenza determinante della forza del denaro) non possono che lasciare seri dubbi su una possibile redenzione di quei paesi del Medioriente... Motivo che.. per principio stesso.. dovrebbe far riflettere soprattutto noi stessi.

Breve nota sul commento di Domenico Cacopardo sull'incidente dell'aereo russo

"Una vera presa di responsabilità è sicuramente quella che in questo momento non si scorge. Al di là del fatto che un incidente militare prima o dopo sarebbe accaduto..in un'area di per sé rischiosa..e nella totale confusione che in questi giorni ivi regna, quello che non convince è il fatto che possa trattarsi di un incidente. Se era chiaro che aerei militari russi avrebbero dovuto bombardare in territorio Siriano passando inevitabilmente in quello spazio aereo ..quale ragione vi era di colpirli con tale convinzione? La Turchia sembra aver mostrato a viso aperto la sua posizione antirussa e comunque poco utile e di imbarazzo per la sicurezza di un patto atlantico ..Azione pericolosa per un conflitto già di per sé confuso e che potrebbe aggravare lo stato delle cose. Domenico chiarisce a fondo le vere responsabilità di Obama che persevera in un territorio lontano dai suoi confini verso una lotta che non lascia vedere risultati più utili per accordi di pace.
vincenzo Cacopardo


Era fatale che l'incidente dovesse accadere: un caccia Sukhoi24 dell'aviazione russa è stato abbattuto perché avrebbe violato lo spazio aereo di quel Paese. Sostengono i russi che il Sukhoi, che volava con un aereo gemello, era all'interno dello spazio siriano, tanto che il recupero di uno dei piloti si sta svolgendo all'interno dei confini siriani. Il governo turco, presieduto da Ahmet Davutoglu, stretto uomo di Erdogan, ha informato la Nato chiedendo una consultazione d'urgenza con gli alleati.
C'è una constatazione elementare da effettuare: in una zona piuttosto delimitata, in questo momento, volano e bombardano aerei di Russia, Stati Uniti, Francia, Giordania, Siria di Assad e, marginalmente (visto che si dirigono verso le zone curde), turchi. Quindi, prima o dopo doveva scapparci l'incidente. In realtà, un coordinamento operativo tra "alleati" sembra esserci solo tra russi e francesi, anche se si tratta di un'alleanza sui generis proclamata da Putin che, con una diretta spettacolare, ha dato ordine al comandante della flotta in Mediterraneo di comportarsi da alleato nei confronti dei francesi. Se la guerra all'Isis e il sostegno russo-iraniano ad Assad continueranno sulla strada attuale, gli incidenti potranno ripetersi con conseguenze imprevedibili.
La responsabilità primaria di quanto sta accadendo ricade sugli Stati Uniti e sul presidente Obama: al di là della difesa della propria strategia che Obama continua a formulare, la realtà è ben diversa. Gli atti e i comportamenti americani testimoniano di incertezze e contraddizioni sin qui non sanate, talché l'America è alleata, per esempio dei curdi e della Turchia che s'è inserita nel conflitto proprio per combattere i curdi. E, proprio a causa delle proprie indecisioni, è stata costretta ad accettare il fatto compiuto della presenza delle forze armate di Putin nella zona e dovrà accettare che truppe di terra e corazzate realizzino ciò che Obama aveva escluso con specifica enfasi: “Boots on the ground”.
L'altra questione è la Francia, vittima e detonatore di un conflitto nel conflitto, rispetto al quale gli stessi Stati Uniti, ma anche Germania e Italia rimangono freddi, anzi gelidi. Il rischio che il mondo corre è quello di una già troppo annunziata, anche da papa Francesco, Terza guerra mondiale che, oggettivamente, per ora non c'è.
Non si possono aspettare le elezioni americane: la messa in sicurezza dei rapporti tra le potenze che si confrontano sul medesimo terreno e con obbiettivi non contrastanti è la prima priorità. Dalla coalizione dei volenterosi occorre passare alla coalizione dei responsabili.
domenico Cacopardo


24 nov 2015

Una nota..sull'arte profetica di Sgarbi..

L'arte è espressione di una storia nella quale le immagini sono dei correlativi oggettivi della realtà vivente degli uomini: ed essi possono, per altro, non percepire l'avanzamento di conoscenza che l'arte indica.Quindi la situazione creativa, artistica e letteraria di un'epoca può essere molto più avanzata rispetto a quanto i cittadini percepiscono.”

Mi colpisce questa frase di Sgarbi che indica in pieno tutta la percezione avanzata del critico... Un maestro delle analisi critiche che.. nel dialogo con chi intende conciliarsi con l'arte.. appare davvero unico. Il suo intuito percepisce al di là di ogni comune osservatore e la sua dielettica brillante riesce a farsi intendere anche da chi.. ..potrebbe anche non essere vero amante dell'arte. Naturalmente per chi.. come il sottoscritto.. si è già da tempo impegnato nello studio dell'arte ed ha una buona conoscenza del ricco patrimonio artistico del nostro Paese, le parole di Sgarbi sulla correlazione esistente con la nostra realtà e la mancata percezione rispetto ai tempi.. è chiarissima.

L' evoluzione espressa in tutti i tempi sia nell'arte che nella letteratura.. a dispetto di chi non riesce a percepirla.. rimane un fatto inequivocabile: Assai più evidente è la percezione creativa sull'arte moderna a partire da quella impressionista..futurista e cubista dei primi del novecento o anche, come afferma il critico, la letteratura di Italo Svevo..ed il particolare cinema espresso dalle pellicole di Spielberg .

Indubbiamente ogni forza creativa costituisce una potentissima anticipazione sui tempi e quindi una mancata percezione rispetto ad una collettività. Un argomento non del tutto alieno da un comparabile rapporto con la cultura politica che oggi non vede alcuna spinta creativa. Spinta compressa ed ostacolata da un prevalente cinico pragmatismo che si inserisce nel costante dialogo di una dialettica sterile privata costantemente da un' essenziale forza delle idee.
Una politica che guarda in assoluto solo ad una realtà esistente o copia pedissequamente gli esempi degli altri Paesi.. privandosi conseguentemente nella ricerca delle idee creative, Ciò finisce col restare paragonabile a quella pseudo arte manierista a cui manca ogni carattere creativo e lungimirante a cui lo stesso Sgarbi fa riferimento... Una politica di sicuro non profetica!

Vittorio Sgarbi, quasi incosapevolmente, attraverso una profonda dialettica che riguarda l'arte.. sfiora un argomento che tocca in pieno il tema della politica e del sociale.. in un momento storico che non sembra appartenere ad un Rinascimento..ma che appare identico, per scopo e pensiero, ad un infelice manierismo.

vincenzo cacopardo




Io ho avuto un certo imbarazzo questa mattina, questa notte anzi, nell'immaginare quale potesse essere il percorso di un discorso su arte e profezia, perché possiamo contemporaneamente dire che tutta l'arte nella sua espressione più alta è profezia, e contemporaneamente che l'arte è espressione di una storia nella quale le immagini sono dei correlativi oggettivi della realtà vivente degli uomini: ed essi possono, per altro, non percepire l'avanzamento di conoscenza che l'arte indica.Quindi la situazione creativa, artistica e letteraria di un'epoca può essere molto più avanzata rispetto a quanto i cittadini percepiscono.
Quando Joyce scriveva l'Ulisse a Trieste, probabilmente il pensiero dei triestini era molto lontano dalla formidabile visione espressa in quel capolavoro complesso della letteratura del Novecento. Probabilmente i triestini erano anche più arretrati sul piano della loro visione e conoscenza della realtà di quanto non lo fosse, negli stessi anni, Italo Svevo, che era loro più vicino per cultura, consonanza, esistenza. E quindi, due presidi della letteratura italiana e inglese del Novecento sono presidi legati ad una dimensione visionaria non percepita, pure in tempi in cui la scolarizzazione era molto più avanzata, non quanto nel nostro tempo, visto che oggi dovremmo essere nel tempo reale, cioè, in un tempo in cui qualunque cittadino può essere sintonizzato con quello che l'arte indica o la letteratura propone. È forse la prima volta che la sensibilità comune può funzionare in parallelo con le forze creative.In tutta la storia le forze creative costituiscono una potentissima anticipazione e spesso una separazione sostanziale dalla sensibilità collettiva.
Possiamo quindi dire che non so da dove sia uscito il genio di Cosmè Tura, ma per intuizioni come queste, così come per quelle di Ludovico Ariosto, la possibilità di comprensione o di immedesimazione doveva essere di una porzione inferiore all'uno per cento della popolazione, cioè del mondo contadino di Ferrara, il mondo dei sudditi degli Estensi, ossia il mondo delle persone che potevano essere state ai primi del Trecento ad ammirare la Cappella degli Scrovegni, che era privata, un numero di persone assolutamente ridicolo e tale da indicare la separazione sostanziale tra il concetto di universale e il concetto di popolare o di pop che riguarda il nostro tempo.
Partiamo in questa carrellata da un'opera universalmente nota che è, anzi, popolarmente nota: la Cappella degli Scrovegni di Giotto (1267 ca. -1337). Quando essa fu concepita per Enrico Scrovegni, figlio di un usuraio, che attraverso quella Cappella cercava in qualche modo di lavare le nequizie del padre, l'accesso alla cappella a Palazzo degli Scrovegni non poteva che essere limitato a una porzione molto ristretta di persone. Certo, la leggenda di quel capolavoro, come un film di Spielberg, doveva essere arrivata molto più in là della fascia colta della società, ed è anche vero che probabilmente molti pittori arrivando da Firenze o scendendo dal Nord potevano entrare a Padova, non so da quale accesso, certo non pagando un biglietto o con questa specie di camera iperbarica che c'è ora.
Vittorio Sgarbi


Errori continui.. ed infedele propaganda

Sappiamo come la nostra società rimane piegata su informazioni che i media propagandano e che il nostro Paese resta schierato a prescindere con la Nato. E' naturale (seppur non ugualmente 


giustificabile) pensare che proprio i mezzi di comunicazione siano impediti a fornire una più chiara informazione sull'andamento dei fatti.

Dopo l'11 settembre 2001, L'America ha iniziato una guerra contro un terrorismo creando guerriglie in Afghanistan, Iraq, Libia e ora Siria e non ottenendo alcunchè sulla risoluzione di una politica estera più efficace. Il dolore ed il sangue versato dalle vittime americane alle torri ha emozionato tutto il mondo..ma la reazione voluta dagli Stati Uniti ha finito col non risovere il nodo del problema ed oggi in Afganistan non si scorge alcun cambiamento reale, il territorio appare terra desolata ed il terrorismo è aumentato.

Le primavere arabe hanno generato una spinta in più sulla nascita di altri guerriglieri e sappiamo anche che gli Stati Uniti hanno commesso molti errori su questi delicati argomenti di carattere bellico..come il fatto che abbiano armato i ribelli al “regime” di Assad. Sembrerebbe che lo stesso “califfato”, ossia lo “Stato Islamico” – continui a combattere con armi e mezzi forniti dalla stessa America. Come siano arrivate queste armi in mano ai terroristi sembrerebbe restare ancora poco chiaro.

La questione Siria, (con Assad che pare reprimere con forza e col sangue ogni ribellione al suo regime)... pare sia sempre stata proposta come motivazione da parte di Washington per poter agire anche in forza dei finanziamenti forniti dai regni sauditi. Ma l'idea di rovesciare in tal modo regimi.. (per nulla limitrofi e di pertinenza americana).. ha generato solo un odio perpetuo ormai quasi difficile da coprire. In più sia l'Europa che l'America non hanno mai dato conto al richiamo della Russia contro la condanna del regime siriano.

Solo oggi dopo le stragi di Parigi sembra essersi risvegliata l'accortezza di tener conto dell'importanza di una strategia comune condivisa con Putin anche attraverso iservizi segreti di tutte le forze in campo. Una strategia che permetterebbe all'intelligence di operare con più efficacia e consapevolezza contro gli efferati terroristi dell'ISIS.

Tutto restava prevedibile e scontato ed è talmente impensabile rendersi conto di come la politica estera europea e americana abbiano potuto commettere simili errori fatali non avendo saputo leggere in lungimiranza ciò che qualunque singolo cittadino avrebbe potuto intuire ed il cui conto salato essi stessi pagano.

La lunga serie di attacchi aerei susseguitesi nelle aree conquistate dai guerriglieri dell'Isis sembrano..poi.. aver generato tanta morte di innocenti..poichè le forze francesi.. con l'intervento anche della Russia.. si sono viste condizionate da un risvolto quasi inaspettato.In questo quadro la posizione del governo Italiano rimane la migliore. 

Oggi si continua a bombardare..quasi condizionati.. senza risolvere il nodo del problema e coinvolgendo tanti innocenti che hanno la sventura di vivere in quei Paesi martoriati. Ma se un vero condizionamento vi è... questo si ravvisa tristemente sull'imposizione di una forza distruttiva che sembra aver lasciato campo libero alla prova di nuovi armamenti sofisticati da dover collaudare per un futuro nuovo mercato.

23 nov 2015

L'Autonomia buona a difesa del territorio


L'autonomismo siciliano come rivendicazione della propria autonomia politica e amministrativa fondata sui valori

di vincenzo cacopardo

Non dovrebbe esistere alcuna incertezza sulla forza e l'utilità di uno Statuto Autonomo se questo viene usato in forza di azioni politiche e vantaggi economici positivi!..
E' certo che l'autonomia può essere un valore in più..un vantaggio se usato con fini di funzionalità ed intelligenza politica, ma anche con rispetto verso una Nazione il cui confronto oltre che necessario deve rimanere integrante e di buona collaborazione.

Quello che al contrario è avvenuto in questi ultimi anni è stato il cammino grossolano di una politica che ha preteso di usare lo strumento dell'autonomia per usi immotivati e distinti dalla logica di una naturale crescita..Attraverso susseguenti proposte poco lungimiranti per nulla utili ad uno sviluppo dell'intera isola e per accrescere uno sconsiderato consenso personale.

Quando un Movimento politico oggi volesse farsene una forza propria per aumentare un proprio valore...usando tale strumento per precisi vantaggi in favore di uno sviluppo, questo potrebbe anche risultare una appropriata e decisiva forza in più. L'importante è saper guidare con l'equilibrio (soprattutto nel difficile ambito mentale) tale necessario strumento in positivo.... come efficace valore per sostenere la politica sociale di un territorio come il nostro, distinto per qualità ambientali e per i diffusi prodotti naturali di non trascurabile attenzione.

Crescere meglio con un proprio Statuto in forza dei valori naturali non deve significare abbandonare il rispetto politico che si deve alla Nazione ed ai principi di una Repubblica, ma servirsi delle proprie regole per migliorarsi ed ottimizzare una economia locale in senso positivo e per un maggior benessere.

Per migliorare una qualità più che un meno necessario desiderio di quantità!



una nota sull'analisi di Enzo Coniglio sul cristianesimo e l’Occidente

Quello che Enzo Coniglio esprime come un desiderio di riflessione e che mi sento di condividere..dovrebbe spingere a meditare profondamente sulle cause e le ragioni che oggi hanno portato alle odierne cruenti reazioni.
In realtà Weber non ha inteso sostenere che un fenomeno economico possa essere causato direttamente da un fenomeno religioso. Nel passato l'intervento della religione luterana aveva messo in evidenza l'inefficacia delle buone opere per ottenere la salvezza. Era la dottrina che giustificava un'espressione della onnipotenza divina. La Chiesa ha sempre operato una mediazione tra chi era fedele e quel Dio presente nel cattolicesimo...Ciò che, al contrario, nel luteranesimo, era stato cancellato. Con Calvino..poi.. sembra essersi riscontrata una soluzione. Il segno della grazia divina diventa visibile e sicuro ed è la ricchezza, anzi..meglio... quel benessere generato dal lavoro. Il lavoro in sé acquistava il valore di vocazione religiosa. La concezione calvinista del valore del lavoro per il lavoro stesso.. trova proprio riscontro per Max Weber in alcune caratteristiche che differenziano le due religioni: mentre il cattolico celebra la sua messa o prega per ottenere qualcosa, il protestante ringrazia Dio per quello che ha già ottenuto.
L a mentalità religiosa calvinista era per Weber una mentalità di tipo capitalista:  Lì dove la prima fu una pre-condizione culturale insita nella popolazione europea assai utile al formarsi della seconda. Ma l'uso del termine "capitalismo" associato a un fenomeno religioso del cinquecento non sarebbe appropriato, in considerazione del fatto che il sistema capitalistico è da riferirsi più giustamente nell'ambito della prima rivoluzione industriale della metà del settecento. Essa è comunque riferita allo spirito, ad un ordinamento socio-culturale che, correggendo la spontanea sete di guadagno, induce il calvinista a reinvestire i frutti della propria attività per generare nuove iniziative economiche.

Max Weber aveva notato come i paesi che osservavano una religione di tipo calvinista, erano arrivati primi al capitalismo rispetto a quelli Cattolici come persino l'Italia: Ma se il capitalismo genuino è caratterizzato essenzialmente da un profitto e dalla volontà di reinvestire incessantemente quanto guadagnato, l' atteggiamento non potrebbe avere alcuna relazione con una mentalità calvinista. Questo potrebbe spiegare il ritardato arrivo del capitalismo in quei paesi rimasti cattolici.

Nondimeno tra il cristianesimo dei popoli dell'Europa centro settentrionale e di quelli della fascia Mediterranea, sin dall'inizio esisteva una differenza: Si rappresentavano due culture profondamente diverse. Sin dall'inizio sembra esservi stato un doppio cristianesimo. Nel Medioevo la cristianità era stata improntata dal feudalesimo venuto dal Nord Europa, ma poi..nel tempo..fu la cultura cristiana dei mercanti e banchieri italiani a diffondersi in Europa.

Una vera aggregazione tra i due cristianesimi non pare mai essersi concretizzata.

Certo..nella storia.. il messaggio cristiano a contribuito in gran parte alla costruzione di una comunità occidentale attraverso l'opera evangelica di una Chiesa che storicamente ha influito di continuo nel pensiero, ma la società è rimasta per lo più laica nelle scelte di una politica e si avvia ad esserlo sempre di più. Tuttavia nel messaggio cristiano rimangono espressi concetti che continuano a contribuire alla formazione della nostra società..Il concetto di famiglia, ad esempio, potrebbe definirsi determinante per la stessa crescita sociale dei Paesi occidentali. Una crescita che disegna la cultura di una società che crede nella vita, nell'unione..sui figli.. ed in una speranza fondata nell'uomo e nel suo lavoro .. Questo principio che in sé rappresenta un vero valore..non potrà mai essere abbattuto e rappresenta un cardine, oltre che il punto forte, su cui vive e si nutre l'Occidente
Se Papa Francesco, sempre attento e rispettoso dell’Islam e del suo profeta.. opera attraverso l'umiltà ed in rispetto all'opera di Cristo, un certo Occidente ha continuato ad imporsi con forza in senso sociale ed economico, ma..forse.. senza quell'essenziale equilibrio ed a volte privo di ogni rispetto per una cultura orientale di difficile tendenza che ha visto e vede oggi nell'Isis un fondamento nelle loro azioni. Una realtà terroristica sicuramente condannabile e da contrastare, ma determinata da un effetto politico sociale in cui anche l'Occidente sembra aver fallito.
vincenzo cacopardo


Benedetto Croce, Max Weber e L’ISIS: una percezione sul cristianesimo e l’Occidente che ci costa cara

di Enzo Coniglio


Analizzando le dichiarazioni dell’ISIS, appare evidente che a fondamento delle loro azione contro Roma vi è la identificazione dell’Occidente con il Cristianesimo: uno dei maggiori nemici da abbattere. Non ce l’hanno con Papa Francesco, sempre attento  e rispettoso dell’Islam e del suo profeta. Né tantomeno con le Istituzioni ecclesiastiche gerarchiche vaticane che sono solite seguire il Pontefice in tema di dialogo interreligioso. 
La diatriba quindi, il conflitto con annessi possibili risvolti cruenti, non è religioso e va ricercato altrove. Ma dove? Sono molti i documenti scritti e i comportamenti da cui prendere lo spunto per una riflessione e non certo per una analisi approfondita in questa sede. Ripeto: per uno stimolo alla riflessione.
Iniziamo da un apprezzato uomo di cultura: Benedetto Croce,  filosofo, storico, politico e critico, tra i più influenti intellettuali italiani ed europei del secolo scorso.Nel 1942, scrisse un breve saggio, lui liberale e in conflitto con le autorità cattoliche, dal titolo significativo: “perchè non possiamo non dirci cristiani” Afferma: ” Sono profondamente convinto e persuaso che il pensiero e la civiltà moderna sono cristiani, prosecuzione dell’impulso dato da Gesù e da Paolo. ”  Come dire che il fondamento storico della civiltà occidentale sia il cristianesimo. 
Ma anche recentemente e con altre motivazioni, Giovanni Paolo II, chiedeva che la Costituzione europea fosse fondata sul cristianesimo. Fuori di casa nostra, ma negli stessi anni, in Germania per l’appunto,  un altrettanto illustre storico, filosofo, sociologo ed economista, Max Weber, scriveva una opera magistrale: “L’Etica protestante e lo spirito del capitalismo.” E così, sia in ambito cattolico che in quello riformato della “protesta” si sottolinea la centralità fondante del pensiero e dell’etica cristiani con tutte le conseguenze a livello locale ed internazionale trattandosi appunto di una religione e di un “sistema egemone” non solo in quello religioso, ma anche in quello etico, sociale ed economico.
Il mondo arabo e islamico ne restano fuori, soggiogati e in parte vittime. E soprattutto dei due maggiori Paesi cristiani protestanti: Stati Uniti e Gran Bretagna e che quindi devono essere puniti e comunque colpiti anche e soprattutto in quei principi che sarebbero il fondamento dell’Occidente: i principi cristiani e con loro, Roma e il papato, centrali e non solo simboli del Cristianesimo!
E dire che la realtà fattuale, vista dal Vaticano e dal Papa, è esattamente opposta: questo Occidente non si comporta da Occidente cristiano e lo stesso Papa chiede un rivoluzione a 360 gradi.
Ma è evidente che la diatriba non è religiosa e neppure si tratta di uno “scontro di civiltà”, perchè ambedue le aree accusano una falsa interpretazione dell’Islam da parte dell’ISIS, e della Bibbia da parte dei governanti e dei  fedeli. E così la religione non sembra più essere l’oppio dei popoli ma  un poderoso instrumentum Regni. 
E così sia.


22 nov 2015

Un conflitto di religione o una ribellione politica sociale?

Per smantellare il conflitto all'interno del mondo islamico occorrerebbe innanzitutto  abbandonare l'identificazione tra la sfera sociale e quella religiosa.Oggi i Sunniti costituiscono rispettivamente l’85% e gli Sciiti il 15% del mondo islamico. Ma qual è la differenza di fondo che separa questi due ambiti religiosi?

di vincenzo cacopardo


Per intendersi..sarebbe più corretto premettere che tutti sono musulmani e credono nel Corano come definitiva rivelazione di Dio all’umanità e in Muhammad (Maometto) come ultimo Profeta. Ambedue usano pregare cinque volte al giorno, digiunano nel mese di Ramadan, fanno l’elemosina e vanno in pellegrinaggio alla Mecca. La diversa concezione religiosa degli sciiti resta quella trasmissione autoritaria al cugino e genero di Alì e di lì alla sua famiglia. Per i sunniti invece l’autorità è rimasta nel Corano e nell’esempio del Profeta, interpretata dalla comunità e dai suoi esperti religiosi. Se sul piano teologico gli sciiti sostengono una rivelazione coranica composta da un senso esteriore, letterale, e di un nucleo interiore, spirituale, per i sunniti invece “la mano di Dio è con la comunità”: Muhammad resta il testimone originario della rivelazione. Per gli sciiti Muhammad avrebbe designato ‘Alî come suo successore (califfo) alla guida della comunità islamica, mentre per i sunniti Muhammad non avrebbe dato nessuna disposizione specifica in proposito.

Detto questo rimane un forte dubbio che tali differenze possano creare tanto astio e la composizione di cellule terroristiche spinte oltre l'inverosimile. Per noi Occidentali...se dobbiamo dare un senso alla parola religione, resta difficile poter comprendere ciò e scorgere come nella comunità islamica possano confondersi autorità religiosa e politica.

Non sono in pochi, come tral'altro il sottoscritto, a pensare che tali divergenze rimangono questioni prevalentemente politiche ..più che religiose..Una questione per certi versi anche sociale che investe i paesi dell'Oriente che si sentono vessati da un Occidente che per cultura e modernità e temi sociali avanzano verso il futuro in barba a principi che loro difficilmente possono comprendere e condividere.

La divisione sunniti-sciiti non può spiegare in toto la tremenda realtà di tutto quello che sta avvenendo in questo periodo in Medio Oriente. Appare assai semplificativo ridurre il tutto in questa ottica riduttiva. Nel passato le comunità orientali hanno alternato momenti di convivenza più o meno stabile a periodi di forte contrapposizione e questo è avvenuto persino in funzione del mutare delle differenti condizioni politiche. La domanda che nascerebbe spontanea sarebbe: Per disarmare il conflitto religioso tra sunniti e sciiti è necessario privarlo della sua componente politica? Rinunciando in tal modo a quell’identificazione tra la sfera secolare religiosa e quella dell’Islam politico?

Comunque la si voglia pensare l'argomento è assai delicato, ma pone grandi dubbi su come si potrebbero muoversi in quest'ambito le forze terroristiche del'ISIS: E cioè..se, nascondendosi più agevolmente dietro una religione, in realtà manovrano per un'azione di tipo sociale che muove in modo alquanto feroce nei confronti di una società Occidentale per un preciso fondamento di stampo politico: Questa particolare strategia li coprirebbe dall'opinione di un Islam più radicale e, nel contempo, li agevolirebbe sul pensiero di una gran parte della popolazione Orientale che soffre per le condizioni difficili di un territorio continuamente dilaniato da ripetute guerre.
Sembrerebbe essere un conflitto colorato strategicamente da culto, ma voluto a scopo politico.. e forse per questo anche finanziato da forze politiche legate all'Occidente. Ciò potrebbe spiegare perchè anche una parte debole dei cittadini dello stesso Occidente..che soffre per iniquità ed ingiustizia.. si senta persino trascinata in questa lotta tutt'altro che ideologica.   

Interessante nota di Enzo Coniglio sui recenti episodi a Mali

Mali, il perchè di un attentato 
di Enzo Coniglio
Il resoconto di un avvenimento da chi guarda con profondità e conoscenza la storia dei paesi nei quali si vive una perenne istabilità
Il recente attentato all’hotel Radisson Blu di Bamako, capitale del Mali che ha fatto oltre 27 vittime, ha lasciato esterefatte molte persone che a stento conoscevano l’esistenza di questo Paese africano a Sud dell’Algeria, con un territorio quattro volte l’Italia e una popolazione di 1/4 quella italiana. Ex colonia francese, indipendente dal 1960. 
Paese povero e senza sbocchi sul mare, si sono alternati nel Mali colpi   Stato e brevi periodi di democrazia. Ma nel 2012 abbiamo assistito ad una svolta importante: ha ripreso la guerra civile con l’etnia Tuareg che ha formato il Movimento Nazionale di Liberazione della regione dell’Azawad, alleata al gruppo fondamentalista Ansar Dine, aderente al gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento, denominato Al-Qua’ida nel Maghreb islamico. 
Questa guerra civile ha un effetto insperato e preoccupante: la distruzione dei reperti religiosi della tradizione “Sufi”, delle tombe denominate Marabutti di alcuni santi musulmani essendo il Wahhabbismo ostile ad ogni forma di culto che non fosse rivolta esclusivamente ad Allah. Non solo sono stati distrutti questi simboli della antica cultura del Mali ma sono state introdotte rigide leggi islamiche non presenti in quel Paese.

Il Wahhabbismo rappresenta l’ala più rigida della corrente sunnita dominante nella penisola arabica e in Arabia Saudita e abbracciata da Osama Bin Laden e dai Talebani. Chi non la pensa come loro, è considerato nemico dell’Islam.
Nell’aprile del 2012, il Movimento tuareg laico e separatista denominato: Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (MNLA), ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza della vasta regione dell’Azawad dalla durata di due mesi essendo stato subito dopo, sconfitto da tre gruppi islamisti: Ansar Dine, MUJAO (Movimento per l’Unicità e la Jihad nell’Africa Occidentale), e al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM).
E qui comincia il disastro: i tre gruppi hanno fatto di tutto per imporre la SHARIA più rigorosa, compreso il taglio delle mani ai ladri, l’imposizione in pubblico alle donne dell’abito Hijab e la separazione dei ragazzi dalle ragazze a scuola. Oltre 100 mila maliani sono stati costretti a emigrare all’interno del Paese e nei Paesi vicini.

Il 9 gennaio 2013 il Presidente del Mali, ha chiesto l’intervento francese a François Hollande che accettò, dopo aver ottenuto il parere favorevole delle Nazioni Unite e dell’ECOWAS. L’operazione francese, denominata Sérval, si concluse con successo nel luglio del 2014, dopo essersi associati i Francesi alla Danimarca, al Belgio, alla Gran Bretagna, alla Germania, alla Spagna, all’Italia e agli Stati Uniti. Dalla reazione occidentale, si sono salvati i capi rivoluzionari Mokhtar Belmokhtar, nato a Ghardaia in Algeria e Iyad ag Ghali che si è rifugiato in Algeria e che ritroviamo nel recente attentato al Radisson Blu.
Chi ha vissuto come me in Algeria, sa benissimo che il Sud di questo Stato è abitato dalla Comunità dei Monzabiti, uno dei tanti gruppi autonomi islamici che occupa l’Oasi di Ghardaia e dalla Comunità dei Tuareg, denominati gli “uomini blu”, alti e imponenti, nomadi, che si spostano lungo le rotte carovaniere del Marocco, Algeria, Tunisia e Libia, assolutamente pacifici. Questi gruppi, insieme ai Maliani, non hanno nulla a che vedere con i Wahahabbiti e con i movimenti estremisti arabo-islamici: sono anch’essi delle vittime. 

Bisogna anche tener conto che questa zona del sud Sahara non ha nulla in comune con l’Occidente cristiano e, pertanto, andava rispettata e protetta nelle sue peculiarità e non snaturata e combattuta da un colonialismo che in extremis si è convertito nel “Salvatore” da un nemico islamico che appare addirittura peggiore. Questa è la dinamica storica che non dobbiamo dimenticare e che ci chiede di avviare al più presto un processo di decolonizzazione e di rispetto delle identità locali compatibili con i diritti elementari delle persone umane. Questa è in fondo la grande sfida che siamo chiamati a gestire se vogliamo vivere in pace.L’ISIS e il terrorismo sono soltanto una sfaccettatura anche se importante e tragica.