Queste
le sintetiche parole della ministra Boschi. Una ministra che pare non
voler affrontare alcun altro discorso in proposito, dimostrando tutta l'insensibilità e il disinteresse politico di colei alla quale
sono state affidate le delicate riforme costituzionali. Al di là di
ogni sua precisa responsabilità in proposito.. Il suo atteggiamento
appare poco coerente ed irrispettoso da parte di chi dovrebbe almeno esprimere rammarico per
coloro che sono incappati in una autentico raggiro.
Non
possiamo trarre conclusioni affrettate sulle delicate questioni
odierne riguardanti il compito di una ministra che asserisce di non essere
stata presente a quel Consiglio che ha decretato in
proposito..Ma sappiamo anche che poco o niente può importare la sua
presenza in una seduta del Consiglio dei ministri quando in realtà ne è di
diritto componente.
Riportiamo
questo articolo puntuale ed assai descrittivo del Giornale che potrebbe offrire
spunti di riflessione su tutta la vicenda al quale possiamo dare
conto pur non traendone conclusioni affrettate..se non politiche.
vincenzo cacopardo
Articolo del Giornale del 15/12/2015 di Paolo Bracalini
Non
solo la famiglia Boschi (padre, figlio, cognata) impiegata nella
banca in ruoli di primo piano, ma anche altri petali del giglio
magico molto interessati al destino dell'istituto.
A partire da
Davide Serra, il finanziere italo-londinese grande sponsor delle
campagne elettorali di Renzi, cui ha portato in dote un bel giro di
banchieri e uomini di affari.Serra, che nel 2014 si è iscritto al Pd
di Londra e che Napolitano, tra gli ultimi suoi atti al Quirinale, ha
nominato commendatore della Repubblica, non è solo un habitué della
Leopolda, ma anche un generoso finanziatore (225mila euro) della
Fondazione Open, la cassaforte delle fondazioni renziane, di cui
segretario generale è proprio Maria Elena Boschi insieme al
sottosegretario Luca lotti e al fidato Marco Carrai.
Ma le relazioni
tra il finanziere capo del fondo Algebris e il cerchio magico
renziano si intrecciano anche su Banca Etruria, quella del
vicepresidente Pierluigi Boschi, padre della ministra. Nel febbraio
scorso, infatti, quando la banca è già al collasso affondata dalla
pessima gestione dei crediti (da lì a qualche giorno verrà infatti
commissariata da Bankitalia) da Londra si fa vivo un investitore dal
fiuto raffinato: è il renziano Serra. Che formula in due tempi
diversi, prima e subito dopo il commissariamento - come ha rivelato
il Messaggero - una «proposta di cooperazione, risanamento e
rilancio di Banca Etruria». Nella prima missiva Serra manifesta
interesse per l'acquisto dei «non performing loans», i crediti in
sofferenza della Banca Etruria, fino a 750 milioni di euro.
Solo
qualche giorno più tardi, e precisamente otto giorni dopo il
commissariamento, il finanziere amico del premier torna alla carica e
scrive una seconda lettera, indirizzata ai commissari della banca
aretina. Serra rinnova l'offerta per il portafoglio dei crediti
incagliati, ma amplia la sua proposta a una più vasta cooperazione
per rimettere in salute la Etruria e addirittura partecipare alla
ricapitalizzazione, anche facendosi carico di 20 dipendenti della
banca e 40 di Etruria Informatica, una controllata presieduta da
Lorenzo Rosi, ex numero uno dell'Etruria (che, si è scoperto da
poco, sarebbe socio in tutt'altre faccende con Tiziano Renzi, il
padre del premier).Non sappiamo se l'offerta di Serra - che abbiamo
provato a contattare, senza risposta - sia stata presa in
considerazione da Banca Etruria o sia finita nel nulla. Anche perché,
nel frattempo, il finanziere era finito sotto i riflettori per essere
stato convocato dalla Consob proprio in relazione a Banca Etruria e
alle sospette speculazioni avvenute sul titolo schizzato in Borsa del
66% a ridosso della trasformazione - per decreto del governo - delle
popolari in Spa («Mai nella storia di Algebris - spiegherà la
società di Serra - è stato fatto alcun investimento nel capitale
della Banca Popolare dell'Etruria»).
Sospetti infondati e malevoli.
Come quelli che lo avevano investito nel 2012, quando si era scoperto
che l'Ente cassa di risparmio di Firenze, la principale fondazione
bancaria della città - sindaco Renzi - aveva appena acquistato 10
milioni di bond proprio da Algebris Investments, il fondo di Davide
Serra. Un paio di settimane dopo lo stesso Serra organizzerà la
famosa cena di finanziamento per Renzi a Milano, ospite anche Jacopo
Mazzei, presidente della cassa di risparmio di Firenze.
Coincidenze.Certo è che alla Leopolda dell'anno scorso il
finanziere, animatore di un tavolo economico nella kermesse renziana,
ha proposto una «norma a costo zero» che consenta alle banche di
recuperare più rapidamente i crediti. Proprio quello che puntava a
fare con gli «incagli» di Banca Etruria.Una vicenda che ha travolto
il ministro Boschi, che però, di fronte alle mozioni di sfiducia in
Parlamento, ostenta serenità: «Discuteremo in Aula, voteremo, e poi
vedremo chi ha la maggioranza».