15 dic 2015

.Boschi: Discuteremo in aula!

«Discuteremo in Aula, voteremo, e poi vedremo chi ha la maggioranza».

Queste le sintetiche parole della ministra Boschi. Una ministra che pare non voler affrontare alcun altro discorso in proposito, dimostrando tutta l'insensibilità e il disinteresse politico di colei alla quale sono state affidate le delicate riforme costituzionali. Al di là di ogni sua precisa responsabilità in proposito.. Il suo atteggiamento appare poco coerente ed irrispettoso da parte di chi dovrebbe almeno esprimere rammarico per coloro che sono incappati in una autentico raggiro.
Non possiamo trarre conclusioni affrettate sulle delicate questioni odierne riguardanti il compito di una ministra che asserisce di non essere stata presente a quel Consiglio che ha decretato in proposito..Ma sappiamo anche che poco o niente può importare la sua presenza in una seduta del Consiglio dei ministri quando in realtà ne è di diritto componente.
Riportiamo questo articolo puntuale ed assai descrittivo del Giornale che potrebbe offrire spunti di riflessione su tutta la vicenda al quale possiamo dare conto pur non traendone conclusioni affrettate..se non politiche.
vincenzo cacopardo


Articolo del Giornale del 15/12/2015 di Paolo Bracalini

Non solo la famiglia Boschi (padre, figlio, cognata) impiegata nella banca in ruoli di primo piano, ma anche altri petali del giglio magico molto interessati al destino dell'istituto. 
A partire da Davide Serra, il finanziere italo-londinese grande sponsor delle campagne elettorali di Renzi, cui ha portato in dote un bel giro di banchieri e uomini di affari.Serra, che nel 2014 si è iscritto al Pd di Londra e che Napolitano, tra gli ultimi suoi atti al Quirinale, ha nominato commendatore della Repubblica, non è solo un habitué della Leopolda, ma anche un generoso finanziatore (225mila euro) della Fondazione Open, la cassaforte delle fondazioni renziane, di cui segretario generale è proprio Maria Elena Boschi insieme al sottosegretario Luca lotti e al fidato Marco Carrai.

Ma le relazioni tra il finanziere capo del fondo Algebris e il cerchio magico renziano si intrecciano anche su Banca Etruria, quella del vicepresidente Pierluigi Boschi, padre della ministra. Nel febbraio scorso, infatti, quando la banca è già al collasso affondata dalla pessima gestione dei crediti (da lì a qualche giorno verrà infatti commissariata da Bankitalia) da Londra si fa vivo un investitore dal fiuto raffinato: è il renziano Serra. Che formula in due tempi diversi, prima e subito dopo il commissariamento - come ha rivelato il Messaggero - una «proposta di cooperazione, risanamento e rilancio di Banca Etruria». Nella prima missiva Serra manifesta interesse per l'acquisto dei «non performing loans», i crediti in sofferenza della Banca Etruria, fino a 750 milioni di euro.

Solo qualche giorno più tardi, e precisamente otto giorni dopo il commissariamento, il finanziere amico del premier torna alla carica e scrive una seconda lettera, indirizzata ai commissari della banca aretina. Serra rinnova l'offerta per il portafoglio dei crediti incagliati, ma amplia la sua proposta a una più vasta cooperazione per rimettere in salute la Etruria e addirittura partecipare alla ricapitalizzazione, anche facendosi carico di 20 dipendenti della banca e 40 di Etruria Informatica, una controllata presieduta da Lorenzo Rosi, ex numero uno dell'Etruria (che, si è scoperto da poco, sarebbe socio in tutt'altre faccende con Tiziano Renzi, il padre del premier).Non sappiamo se l'offerta di Serra - che abbiamo provato a contattare, senza risposta - sia stata presa in considerazione da Banca Etruria o sia finita nel nulla. Anche perché, nel frattempo, il finanziere era finito sotto i riflettori per essere stato convocato dalla Consob proprio in relazione a Banca Etruria e alle sospette speculazioni avvenute sul titolo schizzato in Borsa del 66% a ridosso della trasformazione - per decreto del governo - delle popolari in Spa («Mai nella storia di Algebris - spiegherà la società di Serra - è stato fatto alcun investimento nel capitale della Banca Popolare dell'Etruria»).

Sospetti infondati e malevoli. Come quelli che lo avevano investito nel 2012, quando si era scoperto che l'Ente cassa di risparmio di Firenze, la principale fondazione bancaria della città - sindaco Renzi - aveva appena acquistato 10 milioni di bond proprio da Algebris Investments, il fondo di Davide Serra. Un paio di settimane dopo lo stesso Serra organizzerà la famosa cena di finanziamento per Renzi a Milano, ospite anche Jacopo Mazzei, presidente della cassa di risparmio di Firenze. Coincidenze.Certo è che alla Leopolda dell'anno scorso il finanziere, animatore di un tavolo economico nella kermesse renziana, ha proposto una «norma a costo zero» che consenta alle banche di recuperare più rapidamente i crediti. Proprio quello che puntava a fare con gli «incagli» di Banca Etruria.Una vicenda che ha travolto il ministro Boschi, che però, di fronte alle mozioni di sfiducia in Parlamento, ostenta serenità: «Discuteremo in Aula, voteremo, e poi vedremo chi ha la maggioranza».



Una nota all'articolo di Francesco Del Vigo sulla Leopolda

Questo articolo di Del Vigo mette in evidenza un certo regime che si respira nella convention renziana che oggi appare una sorta di festa quanto mai passata.
La Leopolda è lo specchio accondiscendente al quale Renzi chiede se è il più bello del reame.” Così esprime e condensa il suo pensiero Del Vigo rispetto ad un evento nato nel passato quando il Premier era sindaco di Firenze. L'articolo chiarisce perfettamente le limitiazioni di una “Kermesse” costruita ormai su immagini retoriche di un giovanilismo forzato.

In realtà l'operazione che il sindaco d'Italia, Matteo Renzi, conduce ormai da qualche anno... altro non è che un intervento voluto da un processo di globalizzazione che si muove per accompagnare la politica ed il mondo imprenditoriale al fine di semplificare le strade che ogni processo più democratico.. invero.. tende a rallentare. E' la strada Machiavellica di chi si impone giustificando i mezzi per un fine!... Il fine è di certo quello di dare più forza al comando... ossia ad una governabilità in un processo istituzionale che vede nel Parlamento rallentamenti poco graditi.. in un mondo dove la parola d'ordine è la dura lotta alla concorrenza e quello che conta, oltre al risultato, è il tempo in cui lo raggiungi.

In questi processi, l'unico principio è quello di correre verso le soluzioni, al di là di quello che esse possono portare come reazione, sono processi che non possono guardare ad una prerogativa..sia che si tratti di operare al fine di un bene sociale ..che economico o culturale. La conseguenza è quella di perdere ogni contatto con la qualità ed ogni visione più corretta e ponderata.. poiché la fretta non mette in condizione di farlo. Quello che oggi si avverte è soprattutto la perdita di una percezione che non aiuta a guardare in prospettiva ..ma solo al momento. Per questa ragione gli serve una vetrina come la Leopolda che possa incantare il suo pubblico che percepisce l'istante e mai in lungimiranza.
vincenzo cacopardo





Articolo di Francesco Maria Del Vigo
(Dal 2011 al 2014 responsabile del Giornale.it e adesso all'Ufficio di direzione del Giornale.) 

La Leopolda di regime e il Minculpop che mette all’indice i giornali


Peggio di Renzi ci sono solo i renziani. Specialmente quelli più realisti del re. Venerdì sera è iniziata l’ennesima Leopolda. Per chi non lo sapesse la Leopolda è l’antica stazione – ora spazio adibito agli eventi – nella quale, da cinque anni a questa parte, Renzi raduna le sue truppe. L’adunata di renziani è nata quando il premier non era ancora premier e neppure leader del Pd, ma solo sindaco di Firenze. E, allora, rispetto alla sovietica ortodossia del partito, sembrava quasi un cenacolo di carbonari, di giovani dalle belle speranze che volevano rottamare i papaveri mummificati della sinistra.
La storia, ad oggi, gli ha dato ragione. Perché nel frattempo è cambiato tutto. Ma alla Leopolda fanno finta di non essersene accorti. Così l’evento, da conciliabolo di contestatori si è trasformato in meeting istituzionali di adoratori di Renzi.
La Leopolda è lo specchio accondiscendente al quale Renzi chiede se è il più bello del reame. E la risposta – va da se – è sempre affermativa. La Leopolda è il Natale e il Capodanno del renzismo, l’esaltazione della sua vacuità e la falloforia della sua arroganza. Un lavacro benedetto per chi vi entra, un sonaglio da paria per chi non viene invitato. Ma in questa edizione c’è stato un salto di qualità.
Di solito la kermesse si limitava all’esibizione dell’armamentario renziani, un misto di immagini retoriche pop e jovanottiane, sgabelli da bar, lambrette, microfoni anni cinquanta, jeans, camicie bianche scravattate e hit radiofoniche. Insomma tutto quello che può sembrare giovanile (come se la gioventù fosse un merito) e di moda a un ex boy-scout. Invece stavolta è comparsa – serpeggiante – un’altra faccia del renzismo: l’allergia a ogni critica, l’insofferenza alla stampa e alle voci che non siano perfettamente allineate al pensiero (!) del premier. A un certo punto è stata proiettata la classifica delle dieci peggiori prime pagine dell’anno, votate dai presenti. Nel mirino degli ascari renziani sono finiti prima di tutto il Fatto quotidiano, poi Libero e Il Giornale. La stampa nemica. I mascalzoni che osano sfidare le veline del premier e i messaggini del suo efficientissimo capo ufficio stampa e spin doctor. Per carità, ci sarebbe da ridere, se fosse la Leopolda di cinque anni fa. Ma in questa veste istituzionale tutto assume le rigidità del Minculpop, dell’insofferenza nei confronti delle critiche e delle contestazioni. Ma soprattutto del giornalismo e della libera informazione. Di qualunque colore e idea siano.
È evidente che tra il Giornale e il Fatto non ci siano tanti punti di contatto, semplicemente capita che su questi quotidiani vengano svelate le balle con le quali Renzi cerca di incantare sessanta milioni di italiani. Guardate il casino del salva banche. È il lavoro dei giornalisti, non è accanimento. Ma al premier non va giù e ai suoi zelanti camerieri neppure. Così la festa del renzismo si è trasformata in un triste Sanremo di regime.
La Leopolda è invecchiata. Ed è invecchiata male.






14 dic 2015

..Renzi..monotono menestrello... strilla nella sua Leopolda



"Come un abile cantastorie..Renzi persevera..alzando il tono della sua forviante comunicazione"

di vincenzo cacopardo

Dice tutto antemponendo “con molta semplicità” o “lasciatemelo dire”...come è d'uso nella sua monotona comunicazione da vero cantastorie. Alla Leopolda..il sindaco d'Italia Renzi..manifesta ancora di più il suo carattere determinato.. oggi del tutto fuori luogo.. Strilla.... come usa fare qualunque comunicatore quando.. nel reagire ai difficili momenti.. trascina il suo popolo di seguaci...alzando il tono della voce. Ciò che avviene in modo fisiologico quando chi governa con supponenza incappa in una problematica rovente come quella delle banche che hanno messo a terra i tanti cittadini....Noi diremo...noi faremo.. noi.. e sempre noi...Poichè nella sua furbizia conosce l'importanza di usare il noi ...a differenza dell'io usato nei momenti di gloria positivi.

Ma in realtà ciò che si sarebbe dovuto fare ieri è sempre assai tardivo oggi!

Le misure del governo per salvare i tanti cittadini colpiti dal fallimento delle banche..parlano di 100 milioni di euro a fronte di un buco di quasi un miliardo. Al di là dell'immenso lavoro per la ricerca di chi dovrà essere risarcito.. non è per nulla certo che tutti i cittadini potranno restare soddisfatti e vi saranno ulteriri costi che graveranno, come al solito, sulle casse dello Stato.. La domanda del giorno non può che essere la solita: Per quale strana ragione non si è mai provveduto in modo preventivo ad un controllo serio? E per quale ragione il governo dovrebbe essere esente da un tale controllo..che, anche se indirettamente, gli spetterebbe? 

Intanto, in un quadro di assoluta insensibilità politica, avanza la convention fiorentina: La Leopolda.. una creatura renziana, edificata proprio per la sua furba, ma anche ipocrita, comunicazione. Sappiamo che nel 2010 si ebbe la prima edizione della Leopolda che titolava “Prossima fermata Italia”. Nello spazio della ex stazione ferroviaria omonima Civati e Renzi organizzarono questo happening che voleva in quale modo essere una sorta di manifesto per che voleva presentarsi come una nuova politica ( ma che in realtà, agli occhi di oggi, non dimostra nulla di nuovo) invitando diversi amministratori, politici e professionisti. Conosciamo poi la piega che hanno preso i sogni gloria dei due ambiziosi trentenni: Renzi è diventato Premier e dei vecchi palazzi è diventato il più potente e illustre inquilino mentre Civati, polverizzato dal suo partner di rottamazione, ha abbandonato il Partito a favore di una linea politica più coerente con le proprie idee. Tra le frasi più usate usate nella prima convention conosciamo :”Diamo un nome al futuro” ed II futuro è solo l’inizio. ..Frasi che tutt'oggi riempiono il silenzio di un vuoto politico, ma che in realtà non si sono dimostrate altro che comune retorica.

Abbiamo la bandiera del PD tatuata nel cuore!” Echeggiando questa frase.. il comunicatore avrà pensato di conquistare la platea in una congrega di presenze ormai addomesticata dai suoi toccanti ed ipocriti comunicati. In realtà queste frasi struggenti poco si adattano a chi, nel merito, non ha saputo portare avanti una politica in favore dei cittadini più bisognosi ed a sostegno di una più eqilibrata democrazia.. non provvedendo ad una vera politica del sociale e continuando a distribuire solo mance continue.
Per buona pace di tutti coloro che seguono l'ipocrisia di un lineaa politica di una ormai vecchia Leopolda!




nessuna regione al Front National.

Dopo i ballottaggi in Francia..nessuna regione per il Front National.

Non sappiamo se tra i voti ottenuti dal Partito di Nicolas Sarkozy vi siano consensi che appartengono al Front National, ma una cosa è certa: La paura verso il diverso ha reso il popolo francese nel panico e la forza di una destra ed una sinistra hanno determinato una sempre più strana maggioranza in un percorso di incoerenza che ormai pervade in tutte quelle democrazie europee.

I voti della sinistra sono convogliati sulla destra in barba ad un primo turno che vedeva in testa il Front National..I francesi non hanno fatto mancare la corsa al voto per panico! Quello che risulta di sicuro comprensibile è il fatto che un Partito come quello della Le Pen..(che per costituzione è un Partito accettato qualunque sia la sua propaganda antisistema e non del tutto fuori dalla logica di una politica appartenente alla democrazia popolare francese), continua a mettere terrore per le sue dichiarazioni estreme e decise.

Ma se in Francia il Front National..per essere bloccato a tutti i costi.. vede un patto che lega la destra di Nicolas Sarkozy ad una sinistra socialista..ciò può solo significare che la politica resta ancora imprigionata da un paradigma incompresibile che costruirà ancora continue incoerenze.

Marine Le Pen esprime con queste dure parole lo smacco della votazione al secondo turno: "Voglio esprimere la mia gratitudine ai più di 6 milioni di francesi che hanno votato Fn e hanno saputo rifiutare le intimidazioni e le manipolazioni", "Il Front National rimane la prima forza di opposizione nei municipi francesi", "Questo è il prezzo da pagare per l'emancipazione di un popolo. Grazie a tutti militanti che con il loro impegno, la loro energia hanno permesso il risultato del primo turno, sradicando il partito socialista a livello locale". 

Al di là di ogni valutazione sul partito del Front National.. il tutto sembra esser stato deciso da una vera ammucchiata di centrodestra e di sinistra voluta per arginare l'avanzamento di un Partito che si è caratterizzato come un terzo incomodo..difficile da digerire per le sue estremizzazioni.. ma stranamente suggerite da una buona parte dello stesso popolo francese. Un Partito forte  che non finirà di portare avanti nel futuro la sua battaglia. 
vincenzo cacopardo

13 dic 2015

Un commento sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo sulle notizie che segnano il giorno

Se a preventivare non si occupa un governo ..a chi spetta..a  Babbo Natale?
Più che opportune queste segnalazioni messe in evidenza da Domenico Cacopardo.

Mi permetto di ricordare i grandi ritardi su questioni che la politica avrebbe dovuto affrontare anticipatamente. Sentire parlare oggi di manovre di aggiustamento.. dopo lo scandalo degli istituti di credito che hanno massacrato tanti cittadini ignari, non può che definire pessimo il compito di una politica di governo che avrebbe dovuto operare un controllo al fine di vigilare su manovre di questo tipo. Si sa da lungo tempo cosa può fare una Banca d'Italia su un'operazione di controllo se ..pur avendo funzioni pubbliche resta in mano ad Istituti privati che non possono che difendere i propri interessi. Chi si sarebbe dovuto muovere per porre le dovute regole a difesa?.

In questo assurdo Paese non sembrano mai esistere responsabilità precise!

Oggi, come al solito, il governo propone soluzioni, quando appena ieri non ha fatto nulla per la salvaguardia degli interessi dei tanti cittadini onesti. Non basta operare in ritardo quando la politica avrebbe dovuto attuare in tempo normative di vigilanza più adeguate. E' strano che un ministro dell'economia così preparato non vi abbia messo l'impegno necessario..Al posto suo sarebbero in tanti ad essersi dimessi! Per non parlare della superficialità di come questo governo affronta ogni tema che riguarda la sicurezza dei cittadini in ogni dove!

Dove stà l'accortezza..l'avvedutezza che come principio base avrebbe avuto, secondo Costituzione, il dovere di difendere i risparmi dei tanti cittadini di un Paese che appare sempre più incomprensibilmente in mano ad una classe politica dirigente persino irresponsabile? Prima di mettere mano a riforme assurde che per la loro estrema semplificazione non renderanno risultati efficaci, si dovrebbe operare per sradicare in via preventiva ogni illogico meccanismo che possa dannegiare il percorso di una società più sicura.

Oggi si affrontano le problematiche di una guerra in Medioriente e si accusa una politica che nel recente passato.. con metodo semplicisitico.. ha voluto sradicare un potere dittatoriale in alcune regioni africane e mediorientali. (Sistemi dittatoriali che ponevano argine ad un possibile esodo). Si dà la colpa ad un assurdo criterio che ha visto solo distruzione e mai operazioni preventivate dettate da una logica politica per il futuro. Di ciò ormai.. i Paesi occidentali che ne hanno preso parte..se ne fanno una colpa...affermando che il metodo semplificatico ha solo peggiorato la già difficile situazione.

Bisognerebbe fare più attenzione su questa riflessione.. poichè riflette lo stesso metodo frettoloso e spicciolo con il quale Renzi affronta il cambiamento all'interno del Paese attraverso l'uso di riforme che stanno soltanto mortificando l'ordinamento istituzionale e politico e per il quale nel futuro prossimo avremo a lamentarci. Se la posizione del Premier resta valida per quanto attiene la politica estera nei confronti dei bombardamenti infruttuosi..rimane tutt'ora approssimativa e per nulla adatta e funzionale sulle riforme proposte per la crescita all'interno del nostro Paese. Il suo metodo poco avveduto ed assai superficiale.. registra oggi tragici risultati che ricadono sulle tasche dei cittadini.
vincenzo cacopardo



Tre notizie segnano i giornali di ieri: due di esse sono pessime. Si tratta della mancata approvazione della manovra sulla banche in default e dell’apertura di un procedimento d’infrazione per la mancata identificazione di tutti coloro che approdano sulle nostre coste o vengono imbarcati dalle nostre navi.
Quanto alla prima questione ce ne occuperemo presto. Segnalo soltanto questo: il sepolcro imbiancato della Banca d’Italia s’è sporcato ed è necessario un deciso ricambio ai vertici. Fanno bene il governi e i gruppi parlamentari a volere una commissione di inchiesta: forse riusciremo a capire perché alla Vigilanza siano sfuggiti gli scandali bancari dal Monte dei Paschi di Siena agli ultimi casi.
Quanto alla identificazione degli immigranti sono due anni che solleviamo il problema. Le norme europee prescrivono che nel momento in cui le autorità di pubblica sicurezza o confinarie di una Nazione dell’UE s’imbattono in un immigrato, debbono rilevarne le generalità e, in mancanza, prima ancora della rilevazione delle impronte digitali e dello screening sanitario, debbo conferirgli un’identità convenzionale che lo seguirà in tutto il periodo di sua permanenza nel territorio della Comunità. Ciò allo scopo di consentire il tracciamento della sua presenza in relazione ai possibili reati che può compiere e allo scopo, nel caso si tratti di persona che non ha titolo a rimanere nell’UE, di respingerlo nel Paese che gli ha dato la prima accoglienza.
La norma ha una finalità evidente: corresponsabilizzare i paesi esposti in modo da impedire la facile ammissione di tutti coloro che intendono arrivare e arrivano sui loro territori.
La furbissima Italia e il suo furbissimo ministro dell’interno, accompagnato dal furbissimo capo della Polizia, hanno barato al gioco: gran parte dei nuovi arrivati, illegali e profughi non sono stati identificati e sono stati lasciati liberi di andarsene dove volevano. I furbissimi, infatti, sapevano che gran parte dell’immigrazione 2013-14 e 15 era diretta verso la Germania e i  paesi nordici, tutti ambiti –a ragione-.
Con due anni di ritardo, l’Unione si è accorta del pasticcio e ha aperto la procedura di infrazione.
Il signor Alfano si è giustificato sostenendo che solo (sì, solo!) 60000 persone non erano state identificate.
Nello sfondo, si stagliano le difficoltà di realizzare la demenziale e truffaldina idea di ripartire i profughi, riconosciuti tali, tra le nazioni dell’Unione. Truffaldina, questa idea, perché tutti sanno che i profughi hanno le loro mete preferenziali e che, se saranno, per dire, assegnati alla Slovenia o all’Estonia, l’indomani si trasferiranno in Germania, in Olanda, in Belgio o dove vorranno.
E tutti sanno che, alla fine di questo gioco, il cerino rimarrà nelle mani di italiani e greci, costretti a subire la presenza di alcune centinaia di migliaia di profughi e di illegali che non hanno né avranno nessuna possibilità di occupazione, salvo quelle che offrirà loro la criminalità organizzata.
La terza notizia, sulla quale l’occhio dei cronisti è passato veloce, riguarda il veto posto dall’Italia al rinnovo automatico delle sanzioni alla Russia.
Già: giovedì il rinnovo stava scattando, anche con il complice e stolido consenso di Francoise Hollande e di Angela Merkel, incapaci entrambi di usare il timone per correggere la rotta dell’Europa nel momento in cui è diventata l’alleata di fatto e preferenziale della Russia nella lotta allo Stato terrorista dell’Isis.
Ebbene, per la seconda volta (la prima è stato il rifiuto a partecipare ai bombardamenti di Hollande con conseguente rifiuto di inviare truppe in Ciad e in Mali), Matteo Renzi mostra di avere compreso i termini nei quali si deve svolgere la politica estera italiana e ha, perciò, acquistato lo standing di uomo di Stato. Da ieri, altre riunioni vengono dedicate alle sanzioni.
La posizione italiana deve essere irremovibile, a costo di essere l’unica nazione dell’Europa comunitaria a riaprire i rapporti commerciali con la Russia. Se sarà così, vedremo quasi subito partire la corsa per imitarci, poiché basterà il nostro rifiuto a fare crollare il non granitico schieramento dei sanzionatori.
A fronte di un presidente americano incerto e rinunciatario, capace di pronunciare bei discorsi cui non seguono azioni coerenti, la Russia ha affrontato la situazione con coraggio, correndo un rischio calcolato.
Ricordiamoci che Putin, nel dire che la guerra all’Isis non dovrebbe trasformarsi in guerra atomica, l’ha di fatto evocata, minacciando i terroristi e saggiando le reazioni francesi. Infatti, è la Francia la nazione più allettata dall’idea di risparmiare migliaia di boots on the ground, mediante il lancio di qualche bomba atomica tattica.
Lo spettro comparso a Hiroshima e Nagasaki può tornare a farsi vedere nei cieli di Siria e Iraq.
Il vero modo per evitare che compaia e faccia decine di migliaia di morti, soprattutto civili innocenti e perseguitati dai terroristi, è quello di un’azione concertata tra Europa e Russia, cui non potrà non allinearsi l’America della primazia perduta, per impedire che gli sporchi traffici sauditi, turchi e degli emirati continuino e per ottenere sul campo, anche con boots on the ground, la sconfitta tombale di Al Bagdhadi e dei suoi uomini.
Probabilmente è questa la reazione che si aspetta Putin dopo il richiamo all’atomica.
La coalizione dovrà occuparsi, naturalmente, anche della Libia.
Matteo Renzi dovrà tenere duro.
Altrimenti perderà la faccia in Italia e in Europa.
Domenico Cacopardo


11 dic 2015

La democrazia anomala nell'incoerenza del sistema politico odierno



Un pensiero di vincenzo cacopardo

Se in Francia il Front National è stato bloccato a tutti i costi.. con un patto che ha legato la destra di Nicolas Sarkozy ad una sinistra socialista..ciò può solo significare che la politica resta ancora imprigionata da un paradigma incompresibile che costruisce solo continue incoerenze. Dopo la prima vittoria del partito antisistemico della Le Pen..pare che adesso, nel ballottaggio, l'unico principio che unisce il resto di questa ridicola politica.. è fare fronte comune alla faccia di ogni ideologia. Una contraddizione non di poco conto..che contrasta con le vecchie posizioni concettuali.... Ma dico.. che senso può più avere questo modo di far politica se poi si riflette negativamente in quella che dovrebbe essere una governabilità guidata da un consenso popolare?. Che senso può avere nella conduzione di istituzioni che nel loro iter avranno continui impedimenti in sede di discussioni parlamentari?

Ma se in Francia si vive in un sistema semipresidenziale, nel nostro Paese..con ancora in piedi un bicameralismo che dovrebbe premiare la forza parlamentare.. un presidente della Repubblica che esercita un potere assai limitato ed un premier che resta capo assoluto di un Partito, si prosegue egualmente (pur di non trovare soluzioni diverse) col vecchio criterio costruito su ideologie contrapposte che deprime una crescita politica essenziale per lo stesso sviluppo economico del Paese.

Si insiste con la costante pretesa di voler seguire il paradigma di un percorso politico istituzionale secondo la forma mentis del passato.. un passato che non aiuta a crescere e frena ogni possibile innovazione su un sistema che ormai appare logoro. Un sistema che frena l'innovazione e la qualità. Nessuna politica fino ad oggi si è mai protesa verso un progetto di ricerca diverso..più innovativo.. che partendo dal basso.. difenda le regole di una democrazia e nel contempo imprima forza e sostegno ad ogni più logica governabilità. Basterebbe studiare e sforzarsi nella ricerca attraverso un nuovo modo di pensare: Uno studio sulla separazione dei ruoli .. riformando l'azione dei Partiti (rendendola separata da ogni azione amministrativa e di governo).. al fine di non perseverare in perenni conflitti e distorte anomalie che nel nostro Paese crescono di giorno in giorno. “E' il popolo che, secondo le regole più semplici di una democrazia, deve guidare un programma in partecipazione con i Partiti..Programma del quale non potrà poi mai lamentarsi”.

Il suffragio universale, il primato della costituzione e la separazione dei poteri dovrebbero essere ancora le basi della democrazia rappresentativa moderna. Ma, quando si guarda ad ogni sistema di democrazia, sarebbe opportuno fissare l’attenzione sul momento di passaggio che questo principio muove in direzione di una governabilità indiretta che, per ovvie ragioni, non potrebbe essere diretta dal popolo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero.

Bisogna forse percepire che, in un percorso puro di vera democrazia, non si possono ammettere precise personalità che dettano un programma e che, nel contempo, assumano un particolare potere. Questo pensiero vorrebbe specificare l’importanza che, in una vera concezione di democrazia, dovrebbe esservi nella costruzione positiva di quel “governo del popolo” che non potrà mai sposare un contrastante sistema formato da particolari “elites” che dettano le regole del gioco e nel contempo operino in favore di esse.

Una vera democrazia non dovrebbe mai ammettere esaltazioni e mitizzazioni che vedono queste corrispondenze solo negli assolutismi di precisi processi autoritari. La politica non può ammetterlo, poichè deve essere considerata una vera missione da parte di chi la esercita. Un risultato di vera democrazia necessita di una condotta estrema, ma soprattutto di un estremo equilibrio.
post correlato: L'importanza della ricerca nella politica

Nessuna politica preventiva nel cammino di un governo poco avveduto

Quei cittadini raggirati che perdono risparmi e vita.

di vincenzo cacopardo
Ci voleva il suicidio del pensionato di Civitavecchia di 68 anni per porre maggiore attenzione ad un fatto che già da anni persevera in tanti istituti di credito. E' inutile metterla sul piano che molte colpe possano appartenere agli stessi risparmiatori..quando è di tutta evidenza il fatto che siano state proprio le banche a spingere all'acquisto di titoli ed obbligazioni.. senza il quale il rapporto della clientela non avrebbe potuto seguire una strada più comoda. Si parla adesso di "suicidio di Stato" ed il governo viene persino accusato di aver istigato l'anziano a togliersi la vita.

Il fallimento delle quattro banche ormai riportato ad alta voce nella cronaca odierna (Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti) mette in luce una mancanza di deontologia da parte di coloro che le amministravano.. aggravata da una chiara volontà di voler quasi imporre un investimento senza fornire le necessarie spiegazioni su quanto stava avvenendo ai possessori delle cosiddette obbligazioni subordinate. Si contava in modo subdolo e.. forse fraudolento.. sulla scarsa conoscenza degli stessi possessori dei titoli in materia finanziaria.

Mentre da Bruxelles arrivano parole dure dal commissario ai mercati finanziari: «Nel caso delle quattro banche italiane.. ci sono chiare conseguenze per i cittadini che si sono trovati in una situazione in cui gli istituti stavano vendendo prodotti non idonei». ..in tanti si domandano dove stavano Banca d'Italia e Consob..E' mancata una vera vigilanza e molte responsabilità andrebbero ricercate a monte più che a valle. Sono mancate le indispensabili ispezioni che avrebbero fatto emergere casi di mala gestione nelle quattro banche malate, oggi tutte commissariate da Bankitalia. Nel paese dei suggestivi incidenti e delle anomalie come il nostro... tutto sembra possibile! Persino la Banca d'Italia rappresenta oggi un'anomalia: apparentemente a garanzia pubblica.. quando in realtà è composta da una serie di istituti privati che nel passato ne hanno persino ricavato personali interessi .

Oggi il Premier Renzi afferma di lavorare in proposito per risolvere il problema facendo fronte alla indignazione di tutto il Paese. Ma come ormai già comprovato.. in questo Paese si arriva costantemente in ritardo e pare che ogni volta ci voglia il morto per poter procedere. Matteo Renzi insiste a difendere a oltranza il decreto salva banche:"È impossibile per le regole dell'Unione salvare in modo definitivo gli azionisti e obbligazionisti subordinati ma stiamo cercando con grande impegno e tenacia di individuare una soluzione, nei limiti delle regole europee, di avere una forma di ristoro".

Per evitare nuovi problemi in futuro il governo sembra essersi messo al lavoro per aggregare le banche più piccole. Rendiamoci ancora una volta conto di come.. in questo Paese.. non esista una politica preventiva e... se una politica non sa guardare in lungimiranza e prevenire.. non potrà mai essere utile ..Altro che ottimismo dettato costantemente da un premier saccente e poco avveduto! Dove sta l'esperienza di un preparato ministro dell'economia?Dove la logica con la quale il premier sottovaluta il problema.. mettendo in primo piano il prossimo incontro alla Leopolda per continuare con la sua ipocrita comunicazione? 


Non sarebbe strano pensare che l'unico timore adesso.. possa essere quello che, in questa situazione, si avanzino provvedimenti a difesa di una operazione di salvataggio di queste banche..che in qualche modo possa intaccare il già sacrificato  comparto dei pensionati.   

10 dic 2015

L'equilibrio..preziosa strada per una società civile globalizzata

di vincenzo cacopardo
Nel vuoto dei valori quello che si ricerca è l'assoluta concretezza dei principi..Nell'assenza di un credo ciò che primeggia è l'illusione e la presunzione! In ciò pare esservi raccolto il pensiero di una società che procede in un cammino verso un freddo.. impersonale e pericoloso destino: i valori vanno perdendosi laddove le figure assolute si impongono ed incalzano privi di ogni senso morale ed umiltà. Si diventa estremi quando non si percorre la strada della ricerca e dell'equilibrio..esaltando solo principi forti in mancanza di idee.

La via dell'equilibrio sembra essere stata abbandonata da tempo in ogni campo ... persino in quelle logiche economiche che avrebbero dovuto guardare alla salvaguardia di una collettività nel suo insieme senza estremismi di ogni sorta: L'uomo ha creato un'economia il cui prodotto risulta vieppiù superiore alla domanda.. una iperproduzione che ha generato un aumento dei beni senza un riscontro sul reale bisogno ed inoltre.. tenendo sotto freno una più utile crescita reale il cui valore oggi avrebbe assunto un'effettiva spinta per la crescita.

Un dato di fatto è comunque certo: Il nuovo capitalismo globale riesce ormai ad estremizzare i profitti occupando meno capitale umano. Si perde.. quindi.. il peso di una contrattazione sul lavoro e cresce l'emarginazione di massa. Alcuni sociologi teorizzano persino l’avvicinarsi di quell' “era globale” con la fine di ogni Stato nazione e quindi di ogni forma di democrazia.

La politica sterile dei paesi occidentali.. costruita ancora sulle vecchie ideologie di un tempo... la politica internazionale che non ha saputo gestire le differenze tra i diversi paesi... né ha saputo prevedere l'esodo di portata mondiale...un'iperproduzione che ha riempito un mercato occidentale ormai saturo... principi di corruzione ormai degenerati..Tutto ciò fa sì che nel mondo la stessa democrazia perisca sotto una naturale reazione determinata da un assolutismo e da un individualismo.. destinati a vincere su tutto.

Nella vita politica la parola “democrazia” non può che essere in stretta relazione con la parola “equilibrio” per la determinazione delle scelte armoniche di una società civile. Sono in molti a pensare che lo stesso principio di democrazia ha senso solo se rimane inserito in un contesto globale.. e proprio il modo di governare presuppone l’esistenza di una società civile globale e dei rispettivi rapporti giuridici che devono rimanere validi universalmente...Non si può che essere d'accordo, ma 
solo l'equilibrio potrà salvare i valori di una democrazia globale! 


L’equilibrio è certamente una guida importante per il nostro futuro, un futuro che guardando al progresso, possa riuscire a trovare una via di mediazione tra mercato, produzione, etica, vivere sociale e persino arte e poesia, poiché tutte queste sono esigenze di vita necessarie per qualunque comunità a cui l’essere umano appartiene.



9 dic 2015

C'è chi si dedica seriamente all'integrazione


Il 12 Dicembre, alle ore 16,00, ai Cantieri culturali della Zisa la giornata dell'accoglienza

Dall' Ufficio Speciale Immigrazione della Regione Siciliana, una giornata di apertura verso il difficile percorso dell'integrazione..una giornata dell'accoglienza che viene proposta in due fasi, e che vede nella prima una presenza delle massime autorità regionali ed esperti del settore, ma anche rappresentanti delle varie culture per discutere i temi scottanti dell' immigrazione, al fine di integrare in modo più utile e propositivo nuovi modelli di accoglienza, oltre che la disponibilità ai finanziamenti. Una seconda parte dell'evento prevederà una festa con musiche, danze e degustazione di cibi etnici.


Grazie all'Ufficio Speciale, da poco istituito e diretto da Daniela Segreto, che.. con impegno.. sembra guidare l'organizzazione di un evento più che mai opportuno per l'amministrazione regionale, ci si muove con passo deciso per esaminare in profondità il preoccupante tema dell'immigrazione in un confronto più esteso. Una manifestazione alla quale prenderanno parte altre istituzioni tra cui il Ministero dell'Interno, la Procura Generale della repubblica, lo stesso Assessorato alla Famiglia, l'Amministrazione comunale e quella aeroportuale di Palermo..oltre ad altre personalità esperte del settore.

I temi sociali sono da sempre stati affrontati in modo alquanto trascurabile dalle amministrazioni ..non tanto per l'impegno finanziario sul quale si è persino speculato, quanto per il metodo ed una garanzia organizzativa spesso sottovalutata. Con l'enorme aumento dell'immigrazione si sono subito poste questioni organizzative gigantesche che nel passato non sono state valutate in lungimiranza dal governo nazionale. Ne ha fatto le spese la nostra Regione che di colpo ha dovuto affrontare questo esodo cercando di contenerlo a fatica ed accogliendo, come ha potuto, l'enorme massa di immigrati.


Oggi si pone un indiscutibile problema di integrazione che la dirigenza dell'Ufficio Immigrazione ha sentito di prendere in mano con opportuno senso di responsabilità e immedesimazione.. proponendo la giornata dell'accoglienza. Con ciò l'Ufficio intende far comprendere come il problema dell'accoglienza non può soffermarsi solo a quello fisico ..ma proseguire in quello ancor più difficile di una integrazione che merita un diverso impegno ed un'organizzazione più logica ed intelligente...catturando l'attenzione di quella classe politica che non può più restarne assente.

Queste le parole in proposito pronunciate dall'organizzatrice dell'evento.. dottoressa Segreto -- "La società civile della regione si è sempre distinta per la capacità di accoglienza della moltitudine di immigrati, che di recente è approdata sull'isola. Le continue notizie diffuse dai Tg e dai social media, relative all'attraversamento dei migranti lungo i Balcani, ha fatto sì che si credesse risolta l'emergenza degli sbarchi in sicilia e nessuno ha parlato dei mille approdi di questi ultimissimi giorni a Lampedusa. Ma non solo, la Sicilia è terra di integrazione e multi--cultura da secoli e occorre operare una vera e propria trasformazione delle politiche, che non possono non tener conto delle norme stati in tema di accoglienza e immigrazione, stabilite nel Testo Unico - la legge Bossi-Fini - che è, a mio avviso, da rivedere, anche con l'aiuto delle regioni, come la Sicilia, che sono particolarmente investite dal fenomeno. Ricordiamo che attualmente, su diecimila minori stranieri non accompagnati presenti sull'intero territorio nazionale, 4.700 risiedono in Sicilia.
La qualità della nostra stessa vita, impatta con le contraddizioni create dalle regole imposte da ogni forma di individualismo...La nostra società non è un blocco in cui il singolo ha scarsa importanza, ma esiste essenzialmente nei rapporti tra i singoli ed in ciò deve inquadrarsi il particolare spirito di questo nostro evento. In questo pessimistico quadro che avanza, ogni problematica dell'accoglienza e dell'integrazione deve essere affrontata e vinta attraverso un impegno verso la cultura dell’equilibrio e del metodo di reciprocità.”

vincenzo cacopardo