19 lug 2016

Erdogan a capo di una Turchia fuori controllo


Questa Europa non può accettare l'umiliazione disumana e la pena di morte
di vincenzo cacopardo

Dalla sua nascita come stato indipendente dalle ceneri dell'Impero ottomano all'indomani della conclusione della Prima guerra mondiale, la Turchia ha messo in atto una politica orientata ad un avvicinamento politico e culturale con l'Occidente. Il territorio che attualmente corrisponde allo stato turco è stato tra le culle ed ha contribuito allo sviluppo della civiltà occidentale dal mondo antico fino alXV secolo, quando venne conquistato dall'Impero Ottomano che si estese su gran parte delle coste del Mar Mediterraneo, dal nord Africa fino ai Balcani, passando per il Medio Oriente, giungendo a minacciare direttamente anche Vienna. Da quel momento, con il passare dei secoli, la cultura occidentale e la religione cristiana sono divenute sempre più minoritarie in Turchia, tenute in vita solo da minoranze più o meno maltrattate alle quali erano garantiti limitati diritti civili, che con il collasso dell'Impero Ottomano vennero apertamente perseguitate. Si verificarono infatti numerosi massacri ai danni di armenicristiano assiri egreci. Ad assumere il controllo del paese all'indomani della dissoluzione dell'impero fu Mustafa Kemal Atatürk che avviò tra le altre cose un processo di trasformazione e modernizzazione della società, delle istituzioni e dei costumi di stampo occidentale. Dai primi anni cinquanta si sono susseguiti periodici ampliamenti dell'Unione che hanno fatto passare il numero dei suoi membri dagli iniziali 6 ai 28 del 2013 con la Turchia che ha manifestato il suo desiderio di farne parte fin dagli anni sessanta. Con l'Accordo di Ankara del 1963 ed il suo protocollo addizionale del 1970 si sono fissati gli obiettivi fondamentali dell'associazione tra la comunità e la Turchia, il rinforzo delle relazioni commerciali ed economiche e l'instaurazione dell'Unione Doganale in tre fasi. Uno degli obiettivi principali dell'accordo è stato la liberalizzazione della circolazione dei lavoratori, che non si è potuto ancora realizzare in pieno per ragioni prettamente socio-economiche.”


Dopo i diversi colloqui, il primo ministro turco Taiyyp Erdogan già dal 2003, mise in atto misure riformiste per portare lo stato turco all'interno dei parametri imposti dall' Europa. Ciò al fine di far entrare il Paese Turco nell'Unione. Tra queste riforme si evidenzia l'abolizione della pena di morte ed il riconoscimento dei diritti della minoranza del popolo curdo. Queste importanti riforme hanno spinto la Commissione Europea a suggerire al Consiglio l'avvio di una negoziazione di cui, comunque, non è mai stato possibile prevedere la durata. Vi sono una serie di dubbi che sorgono tra le diverse associazioni umanitarie che, al contrario rilevano come la salvaguardia dei diritti umani e civili in Turchia sia ancora poco chiara ..Inoltre non sembra ancora del tutto risolta la questione del coinvolgimento turco a Cipro (stato membro dell'UE). Nel giugno del 2015 il Parlamento europeo ha ammesso il blocco di buona parte dei negoziati, proponendo un allargamento, ma pur con l'urgenza della ripresa del negoziato, buona parte del Parlamento ha posto dei "veti" in sede di Consiglio UE ed ha vincolato la loro rimozione al rispetto di alcuni parametri ufficiali..soprattutto di tipo economico. La questione, tuttavia, si incrocia anche con il progetto di revisione costituzionale in senso presidenzialista avanzato da Erdogan a fronte della posizione di alcune frange dell'opposizione.

Oggi dopo il tentato colpo di stato (non del tutto chiaro nel suo espletamento organizzativo) Taiyyp Erdogan ripropone la pena di morte e sembra umiliare pesantemente le condizioni umane di coloro che hanno preso parte al tentativo di golpe. Si parla di purghe, epurazione di magistrati ed insegnanti. Punizioni severissime persino mortali che nessuno potrà mai vedere..poichè facilmente nascondibili. In realtà tutte faccende poco chiare che portano alla luce alcuni aspetti disumani che l'Europa di oggi non può assolutamente condividere e sostenere.




18 lug 2016

il referendum della governabilità imposta


Il referendum di Ottobre, spostato ormai a Dicembre, con un Sì o No, stabilirà se siamo a favore o contrari alla riforma costituzionale voluta dal Premier Renzi e dalla sua ministra Boschi .

di vincenzo cacopardo

Detta riforma è anche chiamata “Riforma del Senato” La Riforma ha superato il suo iter previsto..malgrado non si sia voluta comporre una Costituente di fondamentale funzione per la determinazione di un cambiamento di decine di articoli di una Carta che regola il nostro sistema.. Una accortezza che non si sarebbe dovuta sottovalutare poiché non è sicuramente attraverso il metodo inusuale della odierna maggioranza che si possono sovvertire tali fondamentali regole, ma con un proporzionale più aperto alle minoranze. Tuttavia, la riforma entrerà in vigore soltanto se vincerà il Sì al referendum

Sarebbe comunque impensabile con tale voto stabilire la sopravvivenza di un governo poiché non esiste alcun vincolo di legge che impone al Primo Ministro di dimettersi in caso di fallimento del Referendum. Anche se Renzi decidesse di dimettersi in caso di vittoria del No, non saremmo comunque andati a votare contro di lui o contro il suo Governo. Questa confusione deriva dal fatto che si è voluto concentrare questo dibattito sull’esistenza futura del Governo e non sui contenuti della Riforma.

La parte fondamentale di questa Riforma riguarda la eliminazione del Bicameralismo perfetto o paritario (che in realtà, con meno fatica, sarebbe potuto divenire più funzionale, perfetto e persino meno costoso.. di come lo si vuole oggi imporre )

Oggi col sistema attuale le due Camere vengono elette entrambe direttamente dai cittadini. Tra la Camera ed il Senato sono 945 gli onorevoli e senatori della Repubblica e sulla approvazione delle leggi i tempi sembrano allungarsi poiché non vi è alcuna differenza nei poteri delle singole Camere e l’iter di approvazione delle leggi. Le leggi, infatti, passano il vaglio di Camera e Senato, che non differiscono nei poteri e nello svolgimento e quindi “non aggiungono peculiarità nel loro lavoro. Insomma ..un lavoro che pare ripetersi senza una valida ragione, Sono in tanti oggi coloro che pensano che l'idea migliore sia quella di eliminare questo sistema..ma è proprio il merito di come si intende farlo che oggi convince poco!..Inoltre non è detto che le due Camere, frutto di una cultura politica che ci appartiene, possano espletare ruoli diversi e più utili per il nostro ordinamento...attraverso una diversificazione della loro funzione.

Quasi tutti propendono a lasciare inalterata la Camera, e modificare strutturalmente il Senato: chi vuole eliminarlo, chi vuole un Senato debole, chi vuole un modello tedesco, chi un modello inglese, chi un modello americano…Si guarda solo in forza di un esterofilismo esasperato proprio perchè non si hanno idee nuove per ricercare un modello a noi più confacente ed utile...e questo da' il quadro esatto di come la politica odierna difetti di qualità e capacità funzionale.. 
In ogni modo..con questa riforma è stato individuato il cosiddetto “Senato dei 100”. Lasciando inalterato il numero dei deputati alla Camera

Questo Senato dei 100
Sarà il nuovo organo che andrà a sostituire l’attuale Senato della Repubblica. Escluderà quindi 215 senatori e verrà composto da 95 tra consiglieri regionali e sindaci, e 5 nominati dal Presidente della Repubblica. Gli ex-Presidenti della Repubblica saranno in automatico senatori a vita (come già avviene). In teoria dietro la Riforma vi è la volontà di creare un Senato che funzioni principalmente da “raccordo” tra il Territorio e lo Stato centrale. Questo dovrebbe vedersi bene sia nelle persone che lo compongono, sia nelle sue funzioni.

Ma cosa potrà fare questo Senato?:
Avrà piena competenza legislativa (cioè discute, approva e vota insieme alla Camera) su tutte le leggi che riguardano i rapporti tra Stato, Unione Europea e territorio, oltre che su leggi costituzionali, revisioni della Costituzione, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali, leggi sulla Pubblica Amministrazione, leggi su organi di Governo, sulle funzioni specifiche di Comuni e Città Metropolitane. Per il resto, può decidere, entro 30 giorni e su richiesta di 1/3 dei suoi componenti, di chiedere alla Camera di modificare una legge..Una competenza a largo raggio..piena!. La Camera può decidere di ignorare queste modifiche e votare il disegno di legge senza ascoltare il Senato.

Sulle leggi di bilancio o su leggi riguardanti competenze che vengono assegnate esclusivamente alle Regioni, la Camera può bypassare le modifiche del Senato solo con un voto a maggioranza assoluta. Una Camera di pochi che diventerà meno significante e spesso schiacciata dalle decisioni dell'altra, ma, potrà con voto a maggioranza assoluta, proporre alla Camera di discutere e votare delle leggi proposte dai suoi senatori. Questo nuovo senato non potrà più votare la fiducia al Governo. Inoltre, non delibererà più lo stato di guerra e non avrà competenze su leggi riguardanti amnistia e indulti...nè su leggi che ratificano trattati internazionali.


I nuovi senatori verranno scelti tra i consiglieri regionali e i sindaci del territorio.
A differenza del precedente Senato, i senatori non saranno eletti direttamente da noi.. e saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico.. Diversamente degli attuali, non necessitano di un limite minimo di età per essere eletti (prima dovevano avere almeno 40 anni), e tutti i cittadini possono eleggerli (prima bisognava avere minimo 25 anni). Inoltre, essendo scelti tra i consiglieri regionali e tra i sindaci, non riceveranno un’indennità per il loro ruolo da senatori, ma potranno usufruire di una comoda ed ingiustificata l’immunità parlamentare. Non pare vi siano norme che regolano i rimborsi-spese, che dovranno essere decisi singolarmente dai regolamenti delle due Camere. Questo argomento sull’elezione dei senatori è stato uno dei più dibattuti specie all’interno del PD dove una minoranza voleva a tutti i costi l’eleggibilità diretta.


Cambia anche il modo in cui viene eletto il Presidente della Repubblica.
La competenza per l'elezione resterà a Deputati e Senatori ma con modifiche sostanziali: Votano solo Deputati e Senatori. Non ci sono più i 59 delegati regionali, visto che i senatori del Nuovo Senato sono, appunto, scelti dal territorio. Nelle prime tre votazioni, servono i 2/3 degli aventi diritto (circa 500 elettori) per eleggere il Presidente. Dalla quarta votazione in poi, la legge precedente prevedeva che il limite scendesse alla maggioranza assoluta (50% +1); con la Riforma, dal 4° al 6° scrutinio sono necessari i 3/5 degli aventi diritto al voto (circa 440 elettori); dal 7° in poi, la maggioranza dei 3/5 dei votanti (cioè solo i presenti che votano effettivamente e che potrebbero anche contarsi sulle dita di una mano).

Per quanto attiene il modo di legiferare..
Con questa riforma il Governo potrà chiedere alla Camera una “via preferenziale” per l’approvazione di una data legge. La Camera avrà tempo 5 giorni per accogliere questa richiesta e, se lo farà, dovrà discutere e approvare tale legge entro 70 giorni (con massimo 15 giorni di rinvio). Questa possibilità non è prevista per le leggi di competenza del Senato, oltre a una serie di leggi essenziali e non discutibili in tempi brevi (in particolare: le leggi elettorali, la ratifica dei trattati internazionali, le leggi di amnistia e indulto, le leggi di bilancio). Ciò in ragione del fatto che i tempi si possano accorciare per motivi di opportunità o di necessità . Un aspetto interessante riguarda i decreti legge (cioè gli atti proposti dal Governo, di solito urgenti, e che diventano immediatamente legge ed hanno funzione provvisoria, che diventa definitiva se vengono approvati entro 60 giorni dal Parlamento). I decreti legge, come si legge nel testo, devono contenere “misure di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo”.Con ciò si vorrebbe limitare l’abuso dei decreti legge da parte del Governo e impedire la formazione di una serie di argomenti diversi nello stesso decreto. Il contenuto, perciò, dovrebbe essere coerente con ciò che si propone.

Vi è poi la definitiva abolizione delle province
..che, iniziata attraverso la legge Del Rio, dovrà trovare conferma necessaria tramite una modifica costituzionale..poi l'abolizione del CNEL ovvero Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro..un Ente ritenuto ormai poco utile..Ma un argomento di grande importanza per le riforme è quello riguardante le competenze dello Stato e delle Regioni, quello che regola in particolare i rapporti tra le due.


Per quanto concerne le Regioni
Fino ad oggi, le competenze su tutto ciò che è di interesse pubblico erano suddivise in due modi: “esclusive” (cioè riguardanti o solo le Regioni, o solo lo Stato) e “concorrenti” (cioè su cui hanno competenza le Regioni, ma con diversi princìpi fondamentali dettati dallo Stato). Con questa Riforma, la definizione di “competenza concorrente” viene eliminata, mantenendo solo il concetto di competenza esclusiva. Con l’eliminazione della competenza concorrente, buona parte delle competenze va riassegnata o ridistribuita. Viene introdotta la cosiddetta “clausola di supremazia”, in base alla quale la legge dello Stato – su proposta del Governo – può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva di Stato o Regione, se ritiene sia necessaria una “tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale”. Lo Stato può agire sulle competenze non esclusive (quelle che erano regolate dalla “competenza concorrente”), nei casi in cui è necessario un intervento dello Stato di più generico “interesse nazionale”. Inoltre, viene introdotto il cosiddetto “regionalismo differenziato”. Alle Regioni (tranne quelle a Statuto Speciale e alle Province Autonome di Trento e Bolzano) possono essere attribuite particolari forme di autonomia, a condizione che presentino un equilibrio di bilancio tra le entrate e le spese...Il chè rende il concetto poco chiaro o quanto meno da definire meglio nel merito .

I referendum e le leggi popolari
Con questa Riforma, per fare una proposta di legge di iniziativa popolare sono richieste 150.000 firme e non più 50.000, ma con la garanzia (che è una garanzia, essendo prevista dalla Costituzione) che tale legge verrà discussa e votata in Parlamento. Nella Riforma, vengono aggiunte e modificate alcune regole relative ai referendum. Innanzitutto, per i referendum abrogativi rimane il limite minimo al 50%+1 degli aventi diritto per rendere valido il voto. Tuttavia, se sono almeno 800.000 gli elettori a richiedere il referendum abrogativo, il quorum si abbassa al 50%+1 dei votanti alle ultime elezioni per la Camera dei Deputati. Se i richiedenti sono tra i 500.000 e gli 800.000, rimane la regola del 50%+1 degli aventi diritto. A parte ciò, viene introdotto un nuovo tipo di referendum: il referendum “propositivo” (detto anche “di indirizzo”), Con questo referendum, la popolazione può richiedere al Parlamento di emanare una nuova legge su un tema particolare

Parità di genere
Con questa riforma persino la parità di genere nelle Camere e nelle Regioni viene stabilita costituzionalmente: con la Riforma, infatti, viene promosso “l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”. Questo significa che lo Stato e le Regioni devono avere delle norme appropriate per garantire la parità di genere nei consigli regionali, nella Camera e nel Senato. Una regola che..in realta'.. non dovrebbe essere vista in favore da parte delle stesse donne.. poiché tocca la sensibilità di chi verra' valutata per genere e non per capacità e merito. Ciò non dimostrerà mai un equilibrio tra uomini e donne, ma ..in realtà.. tenderà a penalizzare le doti stesse del mondo femminile.

Corte costituzionale
Per chiudere non si può trascurare l'importante riforma sulla Corte Costituzionale..cioè l'ente supremo che vigila proprio sulla Costituzione. Oggi è composta da 15 giudici: 5 eletti dal Presidente della Repubblica, 5 eletti dalla magistratura e 5 eletti dalle Camere in seduta comune. Con la Riforma, cambia solo che i 5 giudici che oggi sono eletti insieme dalle due Camere vengono eletti separatamente: 3 alla Camera, 2 al Senato. Inoltre, la Riforma introduce la possibilità di sottoporre alla Corte Costituzionale le leggi elettorali per accertarne la legittimità. Per farlo bisogna presentare la legge alla Corte, entro 10 giorni dalla sua approvazione, con un ricorso firmato da almeno 1/3 dei componenti del Senato, o 1/4 della Camera. La Corte ha 30 giorni di tempo per pronunciarsi, e la legge non viene promulgata se viene considerata incostituzionale.

Questo.. in breve.. il quadro che racchiuse le riforme volute da chi pensa di poter governare questo Paese senza una più accurata ricerca ed una particolare attenzione per il variegato territorio. Ci potranno essere condivisioni o critiche su un Si o un No al voto della consultazione di Dicembre, ma ciò che resta fortemente discutibile in queste riforme è l'obiettivo che non sembra essersi raggiunto...e cioè quello di rendere funzionale, meno farraginoso e più sicuro.. l'ordinamento istituzionale delle Camere nel rapporto politico col Paese.

Una riforma molto confusa che denota tutta la fretta con la quale si è voluto procedere. L'errore è quello di dare per scontato che il bicameralismo paritario debba e possa superarsi in forza di sistemi maggioritari che hanno per fine un più comodo bipartitismo con un riscontro immediato con una governabilità. Comodo..ma anche insicuro.. poiché senza dinamica parlamentare si spegne in realtà ogni dialogo con la minoranza e la forza di una vera politica democratica. Questo avviene perchè si parte dal preconcetto che la governabilità debba essere assicurata a prescindere e non ricercata con metodo.


Il combinato con la legge elettorale definisce la politica che Renzi e la stessa Europa dei potentati economici vorrebbero per dare forza ad una governabilità arrogante e poco democratica. E' infatti l'insieme di questa con le riforme che mette in evidenza considerevoli anomalie. Premio di maggioranza, soglie, collegi, voto di lista al ballottaggio, che combinati con le riforme, impediscono di rendere equilibrio ai necessari pesi e contrappesi occorrenti. Ma basterebbe fare una valutazione sul metodo grossolano con il quale si è proceduto.. tra fiducie, patti e scambi di voti, per rendersi conto che non ci sarebbe nemmeno bisogno di entrare nel merito della questione per rimarcare la chiara volontà di voler schiacciare ogni giusta procedura . Un procedimento che mette in evidenza atteggiamenti sprezzanti ed insensibilità politica di coloro che credono di poter cambiare le regole di quello che loro stessi ritengono essere un semplice gioco.     

13 lug 2016

Demagogia governativa ed antipolitica



di vincenzo cacopardo

"Si persevera volutamente a scambiare la politica di rottura contro questo sistema per "antipolitica" alterandone il senso"

Prima che un dovere..governare è un fine dal quale non ci si può sottrarre comodamente! Questo fine deve definirsi e riscontrarsi con una solida base popolare al fine di non crollare come per una qualsiasi costruzione senza fondamenta. Appellare il Movimento di Grillo e Casaleggio come un Movimento neofascista è ormai la prassi di chi non riesce a percepire il cambiamento voluto da una società che si va sfaldando tra ipocrisia e iniquità. Da chi non vuol vedere e che incalza contro ogni ricerca di cambiamento per definirla sempre demagogica e populista.




Ma cosa c'è di più demagogico di chi pensa di poter governare senza la forza di una base democratica che definisce i principi stessi della democrazia?


E' retorica citare il fascismo avendo nella mente la definizione di Antonio Gramsci negli anni venti per vestirla comodamente sopra un Movimento odierno che, malgrado i difetti, non lo rappresenta per nulla. Gramsci definiva il fascismo come l'antipartito, che aprendo le porte, dava modo di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose diffuse nelle più selvagge passioni e negli odii, dei desideri ad una moltitudine incomposta di gente. Lo definiva di fatto un costume che si identificava con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano. Oggi Nadia Urbinati (ItalianiEuropei) politologa e giornalista italiana naturalizzata statunitense su questo stesso tono esordisce : «Così è oggi. Non c'è niente di più politico di questa persistente critica della politica sull'onda della quale nascono movimenti e si forgiano linguaggi collettivi. Anche i più astiosi demagoghi dell'antipolitica di oggi – anche l'arrabbiato attore comico Beppe Grillo – si presentano alle elezioni! La demagogia usa il linguaggio dell'antipolitica per esprimere opposizione all'attuale classe politica con il prevedibile obiettivo di scalzarla con una nuova Il Movimento 5 Stelle rientra in questa categorizzazione demagogica».


Come tanti ormai..provvisti di paraocchi.. sembrano quasi obbligati a dover criticare l'opera di una organizzazione politica che pare muoversi in favore di una equità sociale e per tale ragione etichettata persino come “antipolitica”. Se tale deve essere giudicata ogni forma di ribellione di fronte ad un sistema politico talmente malfunzionante..sembrerebbe quasi che non vi possa essere scampo! Se il Movimento 5 stelle non rappresenta la perfezione e l'ineccepibilità, sarà sempre utile per aprire quel varco tanto desiderato da coloro che vogliono veramente cambiare e che oggi vedono nel progetto di Renzi la netta chiusura verso i tanti piccoli movimenti che vorrebbero essere in grado di esprimere il loro pensiero!


Nessuno oggi in politica si sforza di ricercare strade alternative poiché mancano le idee, ma non manca di certo la volontà di emarginare il movimento 5 Stelle nell'inferno dei demagoghi e degli arruffapopoli! Tale volontà è talmente forte per i tanti soloni della politica (politologi compresi)... da non sforzarsi mai di interpretare l'importanza di una rottura verso i principi di un vecchio sistema politico sul quale si continua a perseverare con la prepotenza e con i personali profitti. Quello che a costoro oggi preoccupa è proprio la possibile vittoria di un NO al referendum...che vedrebbe il progetto ambizioso inefficace ed inefficiente di Renzi perdere.. non proclamandolo più come il paladino del cambiamento.. e ponendo coloro che non la pensano come lui come gli acerrimi nemici delle riforme, del Paese e dell'Europa.


Questa in realtà è la vera retorica..questo è il vero populismo..questo è l'eccesso di chi pensa di poter governare imponendo tutto dall'alto: La demagogia di chi pensa di poter cambiare evitando di entrare nel merito delle riforme e servendosi del solito ridondante slogan “ chi vuole cambiare è per le riforme..chi non accetta queste riforme non vuole cambiare”

Se c'è qualcuno che ha creato questo assurdo antagonismo..portandolo (come loro stessi affermano) fino ad un'accesa lotta popolare in seno al nostro Paese.. è proprio il giovane premier fiorentino e non certo coloro che cercano con volontà e sacrifici un sano cambiamento. In realtà persiste una più che evidente forma di demagogia governativa che si impone per sopperire a quella consistente mancanza di idee per una politica democratica di vera innovazione!




Scomparsa una politica per il sud



Cosa aspetta il sud?
di vincenzo cacopardo
Cosa aspetta a reagire attraverso una politica che possa tirarlo fuori da quell'inerzia cui sembra essersi rinchiuso?
Forse attende l'arrivo di una nuova forza politica come Forza Italia che una ventina d'anni fa si propose come alternativa ad una sinistra promettendo di impegnare fondi per il Mezzogiorno e che, al contrario, disseminò risorse in modo poco adeguato dimostrandosi una carente organizzazione politica? ..O forse la garanzia da parte di una sinistra che si ostina ancora a dichiararsi per una nuova politica e che non ha mosso nulla in favore delle regioni del sud, anzi continua a penalizzarle? ..Pensa ancora oggi.. il Sud.. di poter trarre profitto da una politica di vecchio modello (centro destra- centro sinistra) che in realtà non ha mai saputo imporre progetti utili in proposito ad uno sviluppo consono al suo territorio ?..Non è nemmeno facile pensare che un Movimento come quello di Grillo possa essere in grado di risolvere le innumerevoli problematiche lasciate dalla vecchia politica dei grandi Partiti che hanno spesso considerato ed usato il sud come un comodo contenitore di voti.  

La politica vincente del meridione potrà rifiorire nello suo territorio con la forza della propria cultura..nei suoi luoghi e per grazia dei suoi stessi valori! Non può che affermarsi a livello locale attraverso un impegno personale dei propri cittadini!..Se invero volesse imporsi deve saper tenere conto delle proprie risorse e sfruttare al meglio i propri valori! Politicamente deve fare forza sui movimenti locali per ricomporsi in una azione congiunta contro chi in politica vuole solo trarre generici profitti per manovrare a livello nazionale!


Dopo il disastro ferroviario avvenuto in Puglia ci si deve domandare quante responsabilità vi siano in una politica che non ha mai tenuto in considerazione l'importanza di dare impulso a nuove ed efficienti infrastrutture per la sicurezza di un mezzogiorno da tempo dimenticato da una politica nazionale... E' persino nauseante vedere le facce dei politici che gridano al dolore, ma che in realtà non sono mai state impegnate nel tempo e nelle idee per lo sviluppo di un Sud : Un territorio che potrebbe rappresentare una particolare forza per la crescita di tutto il Paese attraverso il suo turismo. 

Viene quindi logico domandarsi per quale ragione tutto il meridione, con belle e storiche città come Napoli e Palermo, debba rimanere ancora legato ad una logica politica del passato sottomettendosi sempre più ai ricatti politici dei predominanti Partiti nazionali...Perchè continua a dormire?..Perchè rimane chiuso nel suo cinismo senza reagire?  La vera domanda da porsi.. qualora esistesse ancora una questione meridionale.. rimane se questa debba restare appesa alle direttive di una politica Nazionale che non pare essere in grado di operare un piano di sviluppo infrastrutturale idoneo per mettere il Sud sullo stesso piano di un Nord.. Un Nord a cui oggi sembra non negarsi nulla!.. Cioè, se ancora oggi si debba ritenere il Mezzogiorno come una faccenda ancora da risolvere... poiché, se così fosse, non si potrebbe azzardare alcun altro progetto di sviluppo e di crescita che possa coinvolgere insieme tutta la nostra Nazione. In poche parole: non sarà facile costruire un sano sistema di crescita e di unione sicura, se non si equilibra quel divario infrastrutturale ancora esistente tra il Nord ed Sud del nostro Paese.

Rimane il fatto che non potranno essere i Partiti nazionali oggi esistenti, né altri Partiti che non nascano al Sud a poter determinare la politica...premiando quella particolare territorialità rappresentata dai valori stessi del meridione.

un articolo di Domenico Cacopardo sulle ferrovie...

"Questo articolo di Domenico Cacopardo su Italia Oggi è stato pubblicato poco prima del disastro  avvenuto in Puglia. L'articolo mette in risalto l'inefficienza del nostro servizio ferroviario soprattutto nel meridione". Una premessa all'imminente disastro

Un tempo c'erano le ferrovie anche in Italia

Adesso, salvo l'Alta Velocità, il trasporto su rotaia è allo sbando



Spinto da un sentimento di fiducia nelle istituzioni e, tra esse, nelle Ferrovie dello Stato (un tempo «azienda» pubblica, dotata di un rispettato «know how» sia nel campo delle costruzioni ferroviarie che del materiale rotabile, comprese le elettromotrici - tra le prime al mondo -) ho deciso di affrontare un viaggio da Chiusi a Parma in Intercity. La stazione di Chiusi (Chiusi-Chianciano Terme) è diventata una specie di campo santo. Chiuso (a Chiusi, naturalmente) il giornalaio, l'unico che nel raggio di una cinquantina di chilometri fosse fornito del «Financial Times» la Bibbia di chi vuol essere informato su ciò che di importante accade al mondo. Se non si arrivava presto per provvedersi del quotidiano londinese, si doveva rinunciare, giacché le poche - non pochissime - copie andavano a ruba tra i residenti delle varie località termali e alla moda, come Montepulciano, Pienza, Sarteano, Città della Pieve, San Casciano Bagni. Chiuso il tabaccaio che vendeva anche articoli di cartoleria e francobolli.
Il mio treno viene annunciato con 20 minuti di ritardo. In realtà (per problemi tecnici non specificati) il ritardo è di 35 minuti. Dopo un breve tratto di percorso, il treno si arresta in mezzo alla campagna. Anche in questo caso, dopo un'attesa interminabile, viene annunciato che ci sono problemi tecnici. L'aria condizionata, nel frattempo, è andata fuori servizio. La temperatura esterna e, ora, interna sfiora i 40°. Messo alle strette, un addetto spiega che il treno viene da Napoli e che è normale che i treni in partenza dal capoluogo campano non ricevano la preparazione (pre)stabilita: né il controllo della motrice né la pulizia accurata delle carrozze e dei gabinetti. Anche anni fa succedevano cose del genere, e allora spiegavano che erano le cooperative incaricate nelle stazioni partenopee, legate alla camorra, a non eseguire i lavori loro affidati.
Finalmente il treno riparte e accumula 75 minuti di ritardo a Firenze Rifredi. Riesco a aprire un discorso un po' approfondito con un ferroviere macchinista in viaggio per raggiungere Verona dove si imbarcherà sulla motrice di un treno cargo, che mi rivela alcune sue scottanti verità (o semplici asserzioni): le linee normali sono abbandonate; il materiale rotabile è vetusto e non riceve manutenzioni; le officine ferroviarie sono state quasi tutte smantellate; l'organizzazione storica non esiste più ed è stata sostituita da tentativi, messi insieme da inesperti, che sistematicamente falliscono dando luogo a nuove costosissime prove al buio. Insomma, tanta gente digiuna di trasporti su rotaia che non sa dove e come mettere le mani.
Un esempio specifico è dato proprio dal trasporto merci. Il programma alta velocità con il raddoppio delle capacità di trasporto avrebbe dovuto incrementare la percentuale di merci trasportate medianti convogli ferroviari. Invece, questa percentuale è diminuita. Gli scali merci sono stati in gran parte dismessi: per esempio a Roma non c'è più una stazione merci e occorre recarsi a Pomezia. I convogli non sono più trainati da motrici italiane, che erano apprezzate nel mondo e che, oggi, per mancanza di sostituzioni e di manutenzioni, non sono più funzionanti. Le Ferrovie prendono in leasing motrici svizzere che, per le esigenze di manutenzione, ritornano nella Repubblica elvetica: secondo il mio macchinista i costi sono elevati in quanto imposti mediante il contratto di leasing.
I macchinisti vengono spediti nelle varie località dalle residenze più disparate (senza una pianificazione degli spostamenti connessa, appunto, alle residenze), talché per un viaggio di sei ore, i due macchinisti di un treno possono girare l'Italia per 24 ore, un giorno intero. I dormitori ferroviari non esistono più. In alcuni casi sono stati sostituiti da Ferrhotel privati piuttosto scadenti, mantenuti in vita da contratti con le Ferrovie dello Stato. Poiché sono entrate compagnie cargo private, esse si sono riservate le tratte più redditizie e gli scali più convenienti. Le Ferrovie dello Stato, quindi, svolgono un servizio costoso e residuale, dagli utili incerti.
E, ciliegina, i nostri treni merci trasportano le immondizie di Napoli in Austria e in Olanda: sostanzialmente gratis. Il comune di Napoli e la regione Campania, infatti, non pagherebbero o pagherebbero con gravi ritardi. Insomma il costo della scelta (discutibile) di de Magistris e della sua maggioranza di non dotare Napoli di termovalizzatore ricade su tutta la comunità nazionale.
Masaniello a spese di Brambilla.
Dallo sfacelo sono escluse - come si sa - le linee dell'Alta velocità.
Un'altra notizia puntuale mi viene trasmesso da un lettore: i treni programmati dal continente alla Sicilia con traghettamento dello Stretto non sono più operativi nel senso che non raggiungono la Sicilia. Nel sito delle Ferrovie il biglietto viene regolarmente emesso. Qualche ora prima di arrivare a Villa San Giovanni viene diramato l'annuncio che i passeggeri, giunti a Villa San Giovanni, debbono raggiungere a piedi il traghetto, per poi riprendere il viaggio da Messina verso le proprie destinazioni. Immaginate il disagio della gente che viaggia con bagagli e che, magari, è piuttosto anziana. La ragione del disguido, resa nota dal personale viaggiante, è che la Guardia Costiera ha negato l'autorizzazione al traghettamento dei convogli ferroviari. La circostanza è confermata: la sua causa è la vetustà delle navi traghetto che non assicurano più, anche per carenti aggiornamenti e manutenzioni, minime condizioni di efficienza e di sicurezza.
Da oltre 35 anni, le Ferrovie non ordinano a uno dei cantieri italiani, ovunque apprezzati, come si sa, una nave moderna. Sempre su Villa San Giovanni, va segnalato che è stato abolito il servizio di assistenza ai diversamente abili che ora sono costretti a salire sulle loro carrozzelle, raccogliere i propri bagagli e raggiungere il ferry-boat a sua volta non attrezzato.
Un'ultima notazione: perché allontanare Moretti dalle Ferrovie, un vero manager del settore per affidare la delicata missione?
Non certo per il rinnovamento, che dovrebbe sempre salvaguardare la competenza. Anche così cade il progetto Renzi, si dissipa la credibilità del premier e si diffonde il senso di sfiducia nelle capacità del Paese di riprendersi dalla crisi.
Poiché le mie informazioni provengono da un addetto ai lavori e da un lettore sarebbe interessante conoscere il pensiero dell'azienda sulla gestione delle linee a lunga percorrenza, dei suoi servizi cargo e delle modalità di attraversamento dello Stretto di Messina.

11 lug 2016

LA TORRE DI BABELE DI RENZI

La Bibbia ci racconta che la torre di Babele sul fiume Eufrate fu costruita con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a quell'entità superiore irraggiungibile. Secondo il racconto biblico gli uomini volevano arrivare al cielo per farsi un gran nome e non essere dispersi su tutta la terra come Dio gli aveva comandato. Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo in modo che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine. Oggi il progetto di riforma di Renzi sembra simile alla costruzione di quella torre con la pretesa arrogante di volersi ergere come l'unica soluzione delle esigenze della gente e la stessa comunicazione del Premier appare fortemente compromessa da un identico scompiglio provocato dalle diverse interpretazioni di pensiero e spinta da una evidente mania di grandezza. 
V.CACOPARDO 

8 lug 2016

Il timore su un possibile NO al referendum

Hanno affrontato il tema della semplificazione dimenticando il primario bisogno di un funzionamento!
di vincenzo cacopardo

Se oggi persino il più autorevole giornale economico europeo Financial Times... esprime un timore sulla possibilità di un risultato negativo del referendum e del rilancio stesso della nostra economia, la colpa non può mai ricadere sull'esito di una consultazione espressa dai cittadini, ma solo su chi ha preteso di voler cambiare il suo Paese senza un briciolo di umiltà e con la determinazione assoluta di chi pensa di poter governare guardando dall'alto della propria superbia.

Non credo affatto che Matteo Renzi possa essere dotato della sensibilità percettiva dei pericoli che lo sovrastano, né delle possibili congiure o di alleanze siglate alle sue spalle. Le critiche verso di lui sono palesi e confermate dai fatti.. non certo subdole o nascoste. Al contrario.. mettono in evidenza tutta l'insensibilità politica di un uomo presuntuoso e megalomane che ha fatto ben poco per l'economia del suo Paese.. soprattuto per il meridione. Se oggi vi sono palesi motivi da parte della BCE per mettere in dubbio la natura del Monte dei Paschi di Siena e dei suoi titoli, crollati in modo rovinoso... non si può nemmeno nascondere una mancata positività nei confronti di tutto il sistema bancario italiano. Ciò..oltre che per le difficoltà insorte per via di un sistema internazionale che ha solo mirato alla finanza speculativa, anche per colpa di un Europa e dello stesso governo Italiano che non vi hanno saputo porre regole più appropriate.

Ma colpisce di più il fatto che sono ancora in tanti a dare la colpa di ciò che sta avvenendo nel nostro Paese (problemi di economia..lavoro e sicurezza) alla nuova politica del cambiamento aperta da un Movimento in crescita che, nel bene e nel male, ha offerto una nuova aria di speranza per la nostra Nazione..calmando anche gli animi di quei facinorosi pronti a seminare terrorismo locale. Un Movimento (5Stelle).. che ha di certo aperto una nuova breccia verso il futuro della politica, ma che.. da una certa classe politica viene ancora definito in modo sprezzante.. “una forza politica neofascista ed antieuropea”

Che non vi possa essere alcuna garanzia che a Ottobre, dopo il referendum, ci sia in Italia un governo capace di continuare la inadeguata politica di riforme proposta dal governo Renzi.. potrà solo essere considerato un motivo in più per spingersi ad affrontare un diverso futuro politico di ricerca più utile e funzionale per lo stesso Paese. Se il sindaco d'Italia con la sua ministra Boschi si sono voluti spingere in favore di tali riforme costituzionali (e legge elettorale abbinata) in complicità con la Commissione Europea..mancando in pieno l'obiettivo..è solo perchè non hanno saputo tener conto del giusto fine funzionale di un ordinamento politico cui il Paese avrebbe avuto bisogno: Hanno affrontato il tema della semplificazione dimenticando il primario bisogno di un utile funzionamento!..Ma Renzi ha fatto di peggio: non ha voluto dar vita ad una Costituente... interpretando a modo suo e con arroganza un riformismo attraverso fiducie, ricatti e opportunismi politici da autentico improvvisato restauratore.




Alfano ed il governo..come finirà?


"Una lunga serie di pasticci poco trasparenti che paiono coinvolgere i tanti personaggi della sua famiglia."
di vincenzo cacopardo


Non è tanto per voler giudicare Alfano e la sua famiglia...ma per mettere in evidenza la storia e la scalata dell'attuale ministro attraverso la propria forza dialettica sulla base di un potere locale ancora oggi legato ad una classe politica della vecchia DC. 
Sappiamo che Alfano ha legato la sua carriera politica grazie ad una oratoria che mette costantemente in evidenza ogni sua provenienza col mondo cattolico..passando da Forza Italia ..PDL e UDC..Passaggi sempre legati ad un mondo centrista che, in forza di principi moderati, ha continuato a dimostrare interesse alle principali poltrone di comando: Se oggi, in totale confusione ideologica, Alfano si trova insieme al governo di sinistra con Renzi è proprio per quel particolare carattere di opportunità politica (identica a quella del premier) fatto di convenienze che, a suo modo di interpretare la politica, non gli è mai mancato.
Oggi il Ministro..al di là delle inchieste di una Procura.. si trova in una evidente difficoltà: dalle intercettazioni telefoniche vengono infatti fuori il nome di Alessandro, fratello minore del ministro dell'Interno e leader Ncd, assunto a Postecom e poi quello del padre Angelo, descritto alle prese con una serie di raccomandazioni sempre alle Poste...ed altri parenti.
Non è abitudine di questo Forum entrare nello specifico in simili questioni per giudicare... seppure pare evidente che, al di fuori di ogni possibile azione giudiziaria, vi si rappresentano concreti conflitti di interesse che mettono in risalto un coinvolgimento politico poco raccomandabile per chi oggi sostiene un ruolo di grande importanza all'interno del governo: Una lunga serie di pasticci poco trasparenti che paiono coinvolgere i tanti personaggi della sua famiglia.
Adesso Lega e Movimento 5 Stelle chiedono le dimissioni del Ministro, ma non è difficile pensare che..nei prossimi giorni.. si metterà in moto una strenua difesa di Alfano da parte di Renzi (anche attraverso un loquace silenzio)..poiché il rischio probabile è quello di far perdere ogni maggioranza al governo. Qualcuno..più malizioso.. pensa che persino la Procura della Repubblica potrebbe trovarsi in difficoltà nell'approfondimento di una inchiesta giudiziaria diretta contro chi oggi siede a capo di un ministero tanto preponderante, ma di certo oggi è soprattutto il comportamento politico e morale della figura di un ministro dell'Interno che si tende a mettere in risalto per lo sconveniente incedere che lo investe..Altri ministri per molto meno hanno dovuto lasciare la propria poltrona!








6 lug 2016

Politica e movimenti nel continuo processo di innovazione....

                    REALTA' MUTEVOLE E POLITICA DEL DIRITTO  

"difficile far comprendere questo concetto a chi non è capace di aprirsi verso l'innovazione, ma..sia pure poco compreso.. questo rimane ormai il difetto di una politica che solo in pochi riescono a percepire"


di vincenzo cacopardo
E' quella vecchia "forma mentis" che ancora penalizza la mentalità di tanti che mettono di fronte agli avvenimenti odierni ogni principio di diritto! 
Eppure è dimostrato che oggi si deve procedere per vie diverse! ..Il chè non significa calpestare le leggi, ma dare precedenza alla ricerca di un principio di equità che deve spingere a dirigere ogni altro diritto in direzione di un equilibrio più consono ai nostri tempi...Insomma..si deve percepire che il cambiamento già in atto nel sistema (anche per merito di chi pone avanti i valori) ..non potrà più seguire il rigido pragmatismo delle regole di un vecchio diritto, ma al contrario ..spingere a riformare dette regole in favore di una società che per sopravvivere deve mantenere un rapporto più equo tra i cittadini..ma anche più adatto ad un processo di modernizzazione della stessa società.

La domanda rimane quindi quella di essere in grado di percepire quanto importante sia il ragionare meno in termini di principi... spesso pragmatici ed uniformi, per ricercare con impegno il rinnovamento delle regole che necessitano. 

Un ragionamento più sentito e legato a chi esercita un ruolo politico parlamentare, ma difficile da far comprendere a chi esercita ruoli legali e giuridici: Vi sono categorie ormai costrette da quella forma mentale che non pare rendere loro altre visioni: (Avvocati,giudici ed una gran parte dei politici)
Un "modus pensandi" che, al contrario, dovrebbe far comprendere a chiunque oggi affronta il tema della politica in direzione di idee di riforme più funzionali in favore della società...  La politica rimane l'unico mezzo capace di smontare i principi di un diritto non conforme, per ricostruirlo più utile, affine.. e legato ai bisogni del Paese!

Ecco la ragione per la quale in politica le idee sono necessarie! Necessarie per rompere quel rigido muro di un realismo imposto: L'immagine della effettiva concretezza odierna è simile a quella di un fiume che si pensa possa farlo apparire immobile ed invariato..quando al contrario esso scorre fluendo incostante e difforme. 
Come il fiume..anche la realtà è mutevole...e cui tanti non si accorgono!

Questo pensiero potrà fare trasecolare ogni figura giuridicamente competente che pensa che una società debba basarsi sui principi del diritto esistenti, ma non potrà non far riflettere una collettività che ritiene quanto questi stessi principi ancora non si siano potuti rielaborare per rendere maggior armonia e giustizia alla stessa società che si pretende di governare...E chi potrebbe farlo..se non quella politica che, aprendosi in uno spazio mentale nuovo.. nella visione di una realtà in continuo mutamento, non ne tragga le indispensabili misure ove ottemperare e risolverli? Si chiama lungimiranza! ...Una politica che, oggi, nei temi sociali di alto contenuto..finisce col determinare iniquità ed insicurezza oltre ogni immaginazione..tralasciando l'importanza di una capace prevenzione 

Sono tanti a pensare che ..dovendo partire da una realtà, bisogna sapersi muovere di conseguenza e quindi procedere attraverso le logiche ad essa legate, ma ciò può anche rappresentare una trappola: Ci si dimentica spesso di come, tali logiche, elaborate negli anni dal nostro pensiero ..secondo un criterio mentale e una cultura irrorata giorno per giorno su un presupposto di convivenza sociale, in realtà debbano adattarsi  col mutare del tempo.. non potendosi mai definire assolute. 

Se la realtà...per tanti.. rimane definita attraverso ciò che esiste effettivamente e risulta concreto, si potrebbero comunque avere dubbi su una effettiva manipolazione di questa.. quando.. per opportunità o convenienza.. l'uomo la distorce per motivi di interesse strumentale. 

In base a ciò e per non restare troppo limitati nei meandri di una complessa filosofia...potremmo definire "la realtà sociale" come qualcosa da scoprire momento per momento..qualcosa da definire nello scorrere del tempo...qualcosa di mutevole e quindi meno concreto e solido di quanto possa pensarsi. Basterebbe questo per aprire il pensiero dei tanti politici che ancora percepiscono la realtà come un obbligato percorso da seguire al quale sottostare senza alternative. Sarebbe, al contrario, sufficiente allargare la mente su queste considerazioni per accorgersi di quanto spazio vi è per mutare in parte ciò che, invero, parrebbe non non volersi mai mutare. 

In politica.. per non restarne sottomessi... si potrebbe persino pensare che gli stessi Partiti.. dopo un periodo di legislatura ...scomparissero e ne nascessero altri sulle ceneri di questi..forti di una esperienza vissuta, ma nel contesto di una visione temporale diversa..Un ricambio continuo poiché le stesse problematiche trasformate dal e nel tempo.. possano essere affrontate in una ricerca continua e differente non affievolita..o inibita da una visione del passato, ma nella continua percezione di una realtà in movimento...Ecco la ragione stessa per la quale sono proprio i nuovi Movimenti..ed il continuo proliferare di essi...che rendono valore..seppur inconsapevolmente.. allo scorrere del tempo!