Prendendo spunto da cio che scrive in modo opportuno Domenico Cacopardo su Italia oggi
”Dopo la dissoluzione dell’impero sovietico, nel vuoto politico determinatosi a Est, il mondo occidentale, ma sarebbe meglio dire gli Stati Uniti, ha aggregato intorno a sé con trattati economici e militari quasi tutti gli Stati già al di là della Cortina di ferro. Alcuni paesi cruciali, come la Polonia, l’Estonia, la Lituania, la Lettonia sono entrati nella Nato e hanno fornito basi marittime e terrestri (con aeroporti) all’Alleanza. In una situazione ambigua era rimasta l’Ucraina, storicamente territorio russo, reso indipendente per poter contare su due voti in sede Onu, quando l’Onu fu costituita.
Krusciov accentuò i caratteri autonomi della repubblica di Kiev. Se torniamo, per un attimo, indietro di due secoli, scopriamo che le lande abbandonate che costituiscono l’odierna Ucraina erano in parte dell’Impero ottomano, in parte della Russia che, per volontà di Caterina la grande, colonizzò, sotto la guida del suo amante maresciallo Potemkin, quei territori «importando» contadini tedeschi, artigiani italiani e mercanti ebrei. Odessa su fondata proprio da Potemkin e costruita dai suoi successori russi.
Che ci sia quindi un cordone ombelicale tra la Russia e l’Ucraina è un dato di fatto, fertilizzato dall’arrivo di milioni di persone russofone che durante l’Unione sovietica furono invogliate a stabilirsi in quei territori dell’Unione medesima.
Quale geniale idea viene alla mente degli strateghi di Washington? Quella di «trasferire» la Repubblica di Kiev nella propria sfera di influenza, usando a questo fine l’Unione europea.
Va ricordato che, in sede di definizione degli assetti internazionali, dopo la caduta del Muro di Berlino e l’approvazione dell’unificazione tedesca, Kiev fu esplicitamente assegnata all’influenza russa.
Dalla volontà degli Stati Uniti di chiudere un cerchio politico e militare intorno alla Russia, discende tutto il resto: il «golpe», con determinante partecipazione dei movimenti neonazisti finanziati dalla Cia, che cacciò il presidente eletto Yanukovich e portò a un presidente provvisorio, Poroscenko, poi eletto a sua volta e a una politica di discriminazione interna nei confronti della minoranza russofona.
Va ricordato, per inciso, che la Russia è stata colpita dal terrorismo islamico in Cecenia e nel suo territorio e che non è mai stata indifferente alla situazione del Medio Oriente, avendo tenuto in piedi forti legami con il regime Baathista di Assad in Siria.
Quindi, ci sarebbe un interesse strategico per un «appeasement» che consentisse un’azione comune contro i movimenti fondamentalisti.
Poiché Putin non è un agnellino, né un ubriacone, era evidente che avrebbe reagito. E la sua reazione è stata quella di sostenere i movimenti separatisti in Ucraina e di staccare la Crimea, terra storicamente russa di grande interesse militare (in essa è basata la flotta che vigile sul mar Nero e sul Mediterraneo), dall’Ucraina per annettersela.
Da parte occidentale e del governo di Kiev nulla di concreto è stato fatto per attenuare la tensione. Anzi, le brigate neonaziste sono in prima linea nei combattimenti (senza prigionieri) che si svolgono nei territori russofoni dell’Est.
Purtroppo, non c’è una serena valutazione dei fatti e delle vie d’uscita nel sistema mediatico occidentale e, in quello italiano, in particolare.
Nessuno spiega che le sanzioni imposte alla Russia si sostanziano in sanzioni imposte all’Unione europea (Germania e Italia al primo posto) che paga il conto dell’arrestarsi delle relazioni commerciali. Come si dice apertamente a Bruxelles e a Berlino (a Roma non se ne parla perché, tranne Gentiloni, nessuno a Palazzo Chigi capisce questo genere di problemi) le difficoltà dell’Unione sono oro per gli Usa, fortemente avvantaggiati dalla crisi europea.
Ora, con pragmatismo, frau Merkel e Hollande sono andati a Mosca per cercare un’intesa. E, subito dopo, frau Merkel è volata a Washington per convincere Obama a non rifornire di armi l’Ucraina come dichiarato dall’improbabile segretario di Stato Kerry.
Insomma, è in corso (visto che la Nato dispone di armi atomiche) una Cuba al contrario.
Anche l’Italia dovrebbe far sentire le proprie ragioni, visto sta pagando la sua parte salata.
E ci vorrebbe un governo capace di capire che gli «strickers» (cacciabombardieri) italiani «Eurofighter», orgoglio dell’industria aeronautica nazionale (con Germania e Regno Unito), basati al confine Nord con la Russia, in volo sui confini di quello sterminato territorio, sono una inaccettabile provocazione per zar Putin, una provocazione gratuita dalla quale possiamo solo essere danneggiati. Va precisato che questi «strickers» sono nella filiera di comando Nato e che, come accaduto varie volte, l’ultima il Kosovo, non rispondono alla catena di comando italiana.
Kiev, con buona pace degli ambienti militari, non è Danzica. È la capitale di una nazione che deve imparare a convivere con Russia ed Europa, approfittando della propria posizione geografica per creare la ricchezza industriale e commerciale cui ha diritto di aspirare, invece di coltivare un pessimo revanscismo di stampo neonazista.
«Game out», dovrebbe dire l’Europa, rifiutandosi di proseguire in questo cinico gioco al massacro di cui non è protagonista, ma succube.”
Domenico Cacopardo
IL RISVEGLIO DEL FANTASMA DI UNA GUERRA FREDDA
di vincenzo cacopardo
Da
questa puntuale analisi.. con la quale concordo, sembra ormai del
tutto chiaro che l'atteggiamento imposto dagli Stati Uniti per voce
di Obama appare come una vera provocazione verso la nazione russa ed
il presidente Putin
In
proposito..bisogna anche sottolineare che la Crimea si è voluta
dividere da se dall'Ucraina.. attraverso un referendum che ha visto
una netta prevalenza per il distacco... e che
vi siano stati inni di gioia seppure qualche disapprovazione, ma il
passaggio della Crimea alla Russia rimane comunque un dato di fatto.
Mosca ha sempre dichiarato legittima la dichiarazione di indipendenza
della Repubblica autonoma di Crimea.
Ma..oggi..la
storia degli
avvenimenti che coinvolgono l'Ucraina paiono condotti da un sistema
mediatico occidentale non del tutto obiettivo. Ci
tocca assistere alle conseguenze del vecchio modo di interpretare la
questione basandosi sulla costruzione di un nemico. In questo caso il
nemico rimane Putin che viene continuamente messo in cattiva luce.
Al
contrario... Vladimir Putin pare aver dato prova di
grande apertura, sia riguardo ai diritti umani sia intuendo l’aria
delle nuove prospettive economiche da costruire attraverso le
indispensabili relazioni internazionali. L'Europa non potrebbe mai
sottovalutare il peso di Putin e la sua economia... come giustamente
afferma Domenico: Kiev,
con buona pace degli ambienti militari, deve imparare a convivere con
Russia ed Europa, approfittando della propria posizione geografica.
Se
l'Europa in questo suo processo di politica internazionale si
piegherà come un tappetino allo strapotere degli Stati Uniti, senza
valutare una propria politica estera in base ad un equilibrio e
l'interpretazione di una indispensabile logica etico culturale, al di
là delle tragiche conseguenze che la investiranno sui conflitti e su
azioni terroristiche, finirà col perdere ogni altra occasione di
crescere anche in campo economico.