Il
referendum di Ottobre, spostato ormai a Dicembre, con un Sì o No, stabilirà se siamo a favore
o contrari alla riforma costituzionale voluta dal Premier Renzi e
dalla sua ministra Boschi .
Detta
riforma è anche chiamata “Riforma
del Senato”
La Riforma ha superato il suo iter previsto..malgrado
non si sia voluta comporre una Costituente di fondamentale funzione
per la determinazione di un cambiamento di decine di articoli di una
Carta che regola il nostro sistema..
Una accortezza che non si sarebbe dovuta sottovalutare poiché non è sicuramente attraverso il metodo inusuale della odierna maggioranza che si possono sovvertire tali
fondamentali regole, ma con un proporzionale più aperto alle
minoranze. Tuttavia, la riforma entrerà in vigore soltanto se
vincerà il Sì al referendum
Sarebbe
comunque impensabile con tale voto stabilire la sopravvivenza di un
governo poiché non esiste alcun vincolo di legge che impone al
Primo Ministro di dimettersi in caso di fallimento del Referendum.
Anche
se Renzi decidesse di dimettersi in caso di vittoria del No, non
saremmo comunque andati a votare contro di lui o contro il suo
Governo. Questa
confusione deriva dal fatto che si è voluto concentrare questo
dibattito sull’esistenza
futura del Governo e non sui contenuti della Riforma.
La
parte fondamentale di questa Riforma riguarda la eliminazione del
Bicameralismo perfetto o paritario (che
in realtà, con meno fatica, sarebbe potuto divenire più funzionale, perfetto e persino meno costoso.. di come lo si vuole oggi imporre )
Oggi
col sistema attuale le due Camere vengono elette entrambe
direttamente dai cittadini. Tra la Camera ed il Senato sono 945 gli
onorevoli e senatori della Repubblica e sulla approvazione delle
leggi i tempi sembrano allungarsi poiché non vi è alcuna differenza
nei poteri delle singole Camere e l’iter di approvazione delle
leggi. Le leggi, infatti, passano il vaglio di Camera e Senato, che
non differiscono nei poteri e nello svolgimento e quindi “non aggiungono peculiarità
nel loro lavoro. Insomma ..un lavoro che pare ripetersi senza una
valida ragione, Sono
in tanti oggi coloro che pensano che l'idea migliore sia quella di
eliminare questo sistema..ma è proprio il merito di come si intende
farlo che oggi convince poco!..Inoltre
non è detto che le due Camere, frutto di una cultura politica che ci appartiene, possano espletare ruoli diversi e
più utili per il nostro ordinamento...attraverso una diversificazione della loro funzione.
Quasi
tutti propendono a lasciare inalterata la Camera, e modificare
strutturalmente il Senato:
chi vuole eliminarlo, chi vuole un Senato debole, chi vuole un
modello tedesco, chi un modello inglese, chi un modello americano…Si
guarda solo in forza di un esterofilismo esasperato proprio perchè
non si hanno idee nuove per ricercare un modello a noi più
confacente ed utile...e questo da' il quadro esatto di come la
politica odierna difetti di qualità e capacità funzionale..
In ogni modo..con
questa riforma è stato individuato il cosiddetto “Senato dei 100”.
Lasciando inalterato il numero dei deputati alla Camera
Questo
Senato dei 100
Sarà
il nuovo organo che andrà a sostituire l’attuale Senato della
Repubblica. Escluderà quindi 215 senatori e verrà composto da 95
tra consiglieri regionali e sindaci, e 5 nominati dal Presidente
della Repubblica. Gli ex-Presidenti della Repubblica saranno in
automatico senatori a vita (come già avviene). In teoria dietro la
Riforma vi è la volontà di creare un Senato che funzioni
principalmente da “raccordo” tra il Territorio e lo Stato
centrale. Questo dovrebbe vedersi bene sia nelle persone che lo
compongono, sia nelle sue funzioni.
Ma
cosa potrà fare questo Senato?:
Avrà
piena competenza legislativa (cioè discute, approva e vota insieme
alla Camera) su tutte le leggi che riguardano i rapporti tra Stato,
Unione Europea e territorio, oltre che su leggi costituzionali,
revisioni della Costituzione, leggi sui referendum popolari, leggi
elettorali, leggi sulla Pubblica Amministrazione, leggi su organi di
Governo, sulle funzioni specifiche di Comuni e Città Metropolitane.
Per il resto, può decidere, entro 30 giorni e su richiesta di 1/3
dei suoi componenti, di chiedere alla Camera di modificare una legge..Una competenza a largo raggio..piena!.
La
Camera può decidere di ignorare queste modifiche e votare il disegno
di legge senza ascoltare il Senato.
Sulle
leggi di bilancio o su leggi riguardanti competenze che vengono
assegnate esclusivamente alle Regioni, la Camera può bypassare le
modifiche del Senato solo con un voto a maggioranza assoluta.
Una
Camera di pochi che diventerà meno significante e spesso schiacciata
dalle decisioni dell'altra,
ma,
potrà con voto a maggioranza assoluta, proporre alla Camera di
discutere e votare delle leggi proposte dai suoi senatori. Questo nuovo senato non potrà più votare
la fiducia al Governo.
Inoltre, non delibererà più lo stato di guerra e non avrà
competenze su leggi riguardanti amnistia e indulti...nè su leggi che
ratificano trattati internazionali.
I nuovi
senatori verranno scelti tra i consiglieri regionali e i sindaci del
territorio.
A
differenza del precedente Senato, i senatori non saranno eletti
direttamente da noi.. e saranno ripartiti tra le Regioni in base al
loro peso demografico.. Diversamente
degli attuali, non necessitano di un limite minimo di età per
essere eletti (prima dovevano avere almeno 40 anni), e tutti i
cittadini possono eleggerli (prima bisognava avere minimo 25 anni).
Inoltre, essendo scelti tra i consiglieri regionali e tra i sindaci,
non riceveranno un’indennità per il loro ruolo da senatori,
ma potranno usufruire di una comoda ed ingiustificata l’immunità
parlamentare.
Non pare vi siano norme che regolano i rimborsi-spese, che dovranno
essere decisi singolarmente dai regolamenti delle due Camere. Questo
argomento sull’elezione dei senatori è stato uno dei più
dibattuti specie all’interno del PD dove una minoranza voleva a
tutti i costi l’eleggibilità diretta.
Cambia
anche il modo in cui viene eletto il Presidente della Repubblica.
La
competenza per l'elezione resterà a Deputati e Senatori ma con
modifiche sostanziali: Votano solo Deputati e Senatori. Non ci sono
più i 59 delegati regionali, visto che i senatori del Nuovo Senato
sono, appunto, scelti dal territorio. Nelle
prime tre votazioni, servono i 2/3 degli aventi diritto (circa 500
elettori) per eleggere il Presidente. Dalla quarta votazione in poi,
la legge precedente prevedeva che il limite scendesse alla
maggioranza assoluta (50% +1); con la Riforma, dal 4° al 6°
scrutinio sono necessari i 3/5 degli aventi diritto al voto (circa
440 elettori); dal 7° in poi, la maggioranza dei 3/5 dei votanti
(cioè solo i presenti che votano effettivamente e che potrebbero
anche contarsi sulle dita di una mano).
Per quanto attiene il modo di legiferare..
Con questa riforma
il Governo potrà chiedere alla Camera una “via preferenziale”
per l’approvazione di una data legge.
La Camera avrà tempo 5 giorni per accogliere questa richiesta e, se
lo farà, dovrà discutere e approvare tale legge entro 70 giorni
(con massimo 15 giorni di rinvio). Questa possibilità non è
prevista per le leggi di competenza del Senato, oltre a una serie di
leggi essenziali e non discutibili in tempi brevi (in particolare: le
leggi elettorali, la ratifica dei trattati internazionali, le leggi
di amnistia e indulto, le leggi di bilancio). Ciò in ragione del
fatto che i tempi si possano accorciare per motivi di opportunità o
di necessità . Un
aspetto interessante riguarda i decreti legge (cioè gli atti
proposti dal Governo, di solito urgenti, e che diventano
immediatamente legge ed hanno funzione provvisoria, che diventa
definitiva se vengono approvati entro 60 giorni dal Parlamento).
I decreti legge, come si legge nel testo, devono contenere “misure
di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeneo e
corrispondente al titolo”.Con ciò si vorrebbe limitare l’abuso
dei decreti legge da parte del Governo e impedire la
formazione di una serie di argomenti diversi nello stesso decreto. Il
contenuto, perciò, dovrebbe essere coerente con ciò che si propone.
Vi
è poi la definitiva abolizione delle province
..che, iniziata attraverso la legge Del Rio, dovrà trovare conferma
necessaria tramite una modifica costituzionale..poi l'abolizione del
CNEL
ovvero
Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro..un Ente ritenuto
ormai poco utile..Ma un argomento di grande importanza per le riforme
è quello riguardante le competenze dello Stato e delle Regioni,
quello che regola in particolare i rapporti tra le due.
Per
quanto concerne le Regioni
Fino
ad oggi,
le competenze su tutto ciò che è di interesse pubblico erano
suddivise in due modi: “esclusive” (cioè riguardanti o solo le
Regioni, o solo lo Stato) e “concorrenti” (cioè su cui hanno
competenza le Regioni, ma con diversi princìpi fondamentali dettati
dallo Stato). Con
questa Riforma, la definizione di “competenza concorrente” viene
eliminata, mantenendo solo il
concetto di competenza esclusiva.
Con
l’eliminazione della competenza concorrente, buona parte delle
competenze va riassegnata o ridistribuita. Viene
introdotta la cosiddetta “clausola di supremazia”,
in base alla quale la legge dello Stato – su proposta del Governo –
può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva
di Stato o Regione,
se ritiene sia necessaria una “tutela dell’unità giuridica o
economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse
nazionale”. Lo Stato può agire sulle competenze non esclusive
(quelle che erano regolate dalla “competenza concorrente”), nei
casi in cui è necessario un intervento dello Stato di più generico
“interesse nazionale”. Inoltre, viene introdotto il cosiddetto
“regionalismo differenziato”. Alle
Regioni (tranne quelle a Statuto Speciale e alle Province
Autonome di Trento e Bolzano) possono essere attribuite particolari
forme di autonomia, a condizione che presentino un equilibrio di
bilancio tra le entrate e le spese...Il
chè rende il concetto poco chiaro o quanto meno da definire meglio
nel merito .
I
referendum e le leggi popolari
Con
questa Riforma, per fare una proposta di legge di iniziativa popolare
sono
richieste 150.000 firme e non più 50.000,
ma con la garanzia (che è una garanzia, essendo prevista dalla
Costituzione) che tale legge verrà discussa e votata in Parlamento.
Nella Riforma, vengono aggiunte e modificate alcune regole relative
ai referendum. Innanzitutto, per i referendum abrogativi rimane
il limite minimo al 50%+1 degli aventi diritto per rendere valido il
voto. Tuttavia, se sono almeno 800.000 gli elettori a richiedere
il referendum abrogativo, il quorum si abbassa al 50%+1 dei votanti
alle ultime elezioni per la Camera dei Deputati. Se
i richiedenti sono tra i 500.000 e gli 800.000, rimane la regola del
50%+1 degli aventi diritto.
A parte ciò, viene introdotto un nuovo tipo di referendum: il
referendum “propositivo” (detto anche “di indirizzo”), Con
questo referendum, la popolazione può richiedere al Parlamento di
emanare una nuova legge su un tema particolare
Parità
di genere
Con
questa riforma persino la parità di genere nelle Camere e nelle
Regioni viene stabilita costituzionalmente:
con la Riforma, infatti, viene promosso “l’equilibrio tra
donne e uomini nella rappresentanza”. Questo significa che lo Stato
e le Regioni devono avere delle norme appropriate per garantire la
parità di genere nei consigli regionali, nella Camera e nel Senato.
Una
regola che..in realta'.. non dovrebbe essere vista in favore da parte delle stesse
donne.. poiché tocca la sensibilità di chi verra' valutata per genere e non per
capacità e merito.
Ciò
non dimostrerà mai un equilibrio tra uomini e donne, ma ..in
realtà.. tenderà a penalizzare le doti stesse del mondo femminile.
Corte
costituzionale
Per
chiudere non si può trascurare l'importante riforma sulla Corte
Costituzionale..cioè
l'ente supremo che vigila proprio sulla Costituzione.
Oggi è composta da 15 giudici: 5 eletti dal Presidente della
Repubblica, 5 eletti dalla magistratura e 5 eletti dalle Camere in
seduta comune. Con
la Riforma, cambia solo che i 5 giudici che oggi sono eletti insieme
dalle due Camere vengono eletti separatamente: 3 alla Camera, 2 al
Senato.
Inoltre, la Riforma introduce la possibilità di sottoporre alla
Corte Costituzionale le leggi elettorali per accertarne la
legittimità. Per farlo bisogna presentare la legge alla Corte, entro
10 giorni dalla sua approvazione, con un ricorso firmato da
almeno 1/3 dei componenti del Senato, o 1/4 della Camera. La Corte ha
30 giorni di tempo per pronunciarsi, e la legge non viene promulgata
se viene considerata incostituzionale.
Questo..
in breve.. il quadro che racchiuse le riforme volute da chi pensa di
poter governare questo Paese senza una più accurata ricerca ed una
particolare attenzione per il variegato territorio. Ci potranno
essere condivisioni o critiche su un Si
o un No al
voto della consultazione di Dicembre, ma ciò che resta fortemente
discutibile in queste riforme è
l'obiettivo che non sembra essersi raggiunto...e
cioè quello di rendere funzionale, meno farraginoso e più sicuro..
l'ordinamento istituzionale delle Camere nel rapporto politico col Paese.
Una
riforma molto confusa che denota tutta la fretta con la quale si è
voluto procedere.
L'errore
è quello di dare per scontato che il bicameralismo paritario debba e
possa superarsi in forza di sistemi maggioritari che hanno per fine
un più comodo bipartitismo con un riscontro immediato con una governabilità. Comodo..ma anche insicuro.. poiché
senza dinamica parlamentare si spegne in realtà ogni dialogo con la minoranza e la
forza di una vera politica democratica. Questo avviene perchè si
parte dal preconcetto che la governabilità debba essere assicurata a
prescindere e non ricercata con metodo.
Il
combinato con la legge elettorale
definisce la politica che Renzi e la stessa Europa dei potentati
economici vorrebbero per dare forza ad una governabilità arrogante e
poco democratica.
E' infatti l'insieme di questa con le riforme che mette in evidenza
considerevoli anomalie. Premio di maggioranza, soglie, collegi, voto
di lista al ballottaggio, che combinati con le riforme, impediscono
di rendere equilibrio ai necessari pesi e contrappesi occorrenti.
Ma
basterebbe fare una valutazione sul metodo grossolano con il quale
si è proceduto.. tra fiducie, patti e scambi di voti, per rendersi
conto che non ci sarebbe nemmeno bisogno di entrare nel merito della
questione per rimarcare la chiara volontà di voler schiacciare ogni
giusta procedura .
Un procedimento che mette in evidenza atteggiamenti sprezzanti ed
insensibilità politica di coloro che credono di poter cambiare le
regole di quello che loro stessi ritengono essere un semplice gioco.