20 ott 2014

Non 50..non 100... sembra essere 80 il numero magico...


di vincenzo cacopardo

Non 50..non 100, ma è 80 il numero magico del sindaco d'Italia Matteo Renzi, il quale, dopo la difficile manovra finanziaria sulla stabilità (ancora tutta da vedere), infila un'altra delle sue trovate per scuotere l'attenzione delle mamme d'Italia (verrebbe da chiedersi se il numero 80 non sia la conseguenza di un suo problema introspettivo che non ci è dato capire) : Comunque... con ulteriori ottanta euro al mese per il mantenimento dei piccoli nati fino all'ètà di tre anni, Renzi si assicura un'altra buona fetta di elettorato!.

Una proposta da inserire al più presto nel suo programma... dichiarata con enfasi nel salotto della D'Urso....una promessa per le neomamme, che rimane senza dubbio lo scoop del momento: un bonus che, secondo le fonti governative, sarebbe garantito per i redditi fino a 90mila euro. Partirebbe da gennaio 2015 e il costo della misura sarebbe di circa 500 milioni di euro.
La cifra degli 80 euro che ormai incanta tutti gli italiani.. non sarà solo data a chi prende meno di 1.500 euro al mese, ma anche a tutte le mamme che metteranno al mondo un figlio e che per i primi tre anni, usufruiranno delle risorse di mezzo miliardo destinato alle famiglie.

Durante l'intervista, con la padrona di casa del salotto più chiacchierone ed indiscreto d'Italia, Renzi....ha affrontato la polemica con le Regioni sulla legge di stabilità e.. tagliando corto.. ha affermato che se le Regioni sono arrabbiate...ben presto gli passerà!.. Sottolineandolo con queste parole .«Sono arrabbiati un po' tutti: Regioni, sindacati, magistrati. Io non ho la verità in tasca. O tutti facciamo uno sforzo insieme restituendo i soldi ai cittadini o non c'è futuro». «o si fanno le cose o l'Italia perde l'occasione»...
Verrebbe da chiedersi se.. davvero Renzi... affermando di non avere la verità in tasca... non appaia quantomeno contraddittorio nell'eccessivo determinismo mostrato... Nessuno può dissentire sul fare le cose, ma in tanti potrebbero per niente essere d'accordo sul metodo e sul merito delle scelte operate da un' unica figura che pretende di poterle risolvere con l'assolutismo di una muscolosa fermezza.
Chiaramente Renzi, da furbo ed esperto comunicatore, sceglie spesso questi salotti per attrarre l'attenzione di chi segue il pettegolezzo inutile che incanta e che vede la politica con innato distacco e perseverante ignoranza. La sua presenza in queste trasmissioni gli permette...tra un selfie e l'altro...di conquistare il consenso di quella gran massa di persone che..finiscono con l'entrare in empatia col giovane rampante politico.. solo figurativamente e per la capacità di saper mettere insieme frasi che stregano.. tra un sorriso e l'altro...
Per il resto l'incompetenza sulle scelte e la disconoscenza di costoro... rimane gigantesca!







19 ott 2014

Una lettera dimenticata....

LETTERE E FANGO 
di vincenzo cacopardo

Guardiamo con attenzione al contenuto di una lettera che è stato rivelato dalTg la 7 nell’edizione di sabato sera e successivamente pubblicato sul Fatto Quotidiano.
Dopo i fatti ormai avvenuti questa lettera deve ritenersi di grande importanza soprattutto se indirizzata ad un governo il cui premier ha sempre preteso di essere il “maestro del fare”. Sappiamo anche che difficilmente si sarebbe potuto provvedere per risolvere in toto un problema la cui durata dei lavori necessità di anni, ma fa specie non aver tenuto conto, in considerazione un richiamo, dell'importanza di una prevenzione nel caso specifico.... Un richiamo di tale importanza.. nel silenzio tombale di chi successivamente, con ipocrisia, scrive su Facebook ringraziando i ragazzi che spalano nella città di Genova e prendendosela con la mala burocrazia.

Pare che il 5 agosto di quest'anno una lettera sia stata indirizzata al premier sindaco d'Italia Matteo Renzi. La missiva inviata dai legali delle ditte che dovevano occuparsi della messa in sicurezza del torrente Bisagno, sembra essere rimasta chiusa in un cassetto di Palazza Chigi. Nessuna risposta in proposito..nessun accenno... Un episodio che responsabilizza sicuramente il governo oggi difeso in ogni azione da un PD rimasto ormai inerme e privo di parole di fronte ad ogni incedere del proprio segretario.
I contenuti della lettera inviata dalle aziende esprimono chiaramente angoscia per il rischio di temporeggiare ancora esponendo la collettività al concreto repentaglio di una tragedia peggiore di quella del novembre 2011. I legali delle ditte con la missiva, premevano scrivendo affinchè ci si potesse muovere in fretta per la messa in sicurezza del torrente che attraversava la città di Genova...La lettera proseguiva affermando che tutti i ricorsi erano stati respinti...richiedendo il nulla osta ad un avvio effettivo dell’incarico e sottolineando che gli ultimi eventi alluvionali avevano evidenziato le criticità idrogeologiche del territorio di Genova e di tutta la Regione. Con il prossimo arrivo della stagione autunnale, la situazione sarebbe potuta precipitare.
Meditiamo e giudichiamo con calma e serenità, ma se l'episodio è confermato, come pare esserlo, si dimostra ancora una volta quanto la loquacità del sindaco d'Italia mal si concilia con il dovere delle sue più importanti azioni.



18 ott 2014

Breve appunto sulla analisi di Domenico Cacopardo


BERLUSCONI ASSOLTO di domenico cacopardo
La telefonata aveva messo in moto il funzionario, sino a fargli raggiungere l’obiettivo desiderato dal premier, l’affidamento cioè a Nicole Minetti. 

Per chi conosce i meccanismi dell’Amministrazione nessun dubbio che la telefonata, anche cortese, del primo ministro dovesse avere un’interpretazione ordinatoria. Infatti, il capo di gabinetto della questura è funzionario subordinato al questore che è elemento provinciale di una catena gerarchica che arriva al capo della Polizia, al ministro dell’interno sino al presidente del consiglio, «primus inter pares» sovraordinato comunque al medesimo ministro di settore.

Invece no. La procura di Milano, dedusse soltanto la fragile concussione per induzione, in questi giorni spazzata via dalla Corte di appello. Perché? Perché se si fosse trattato di concussione tout-court o di concussione per costrizione si sarebbe trattato di reato ministeriale di competenza del tribunale dei ministri e non del tribunale di Milano. Il processo sarebbe così sfuggito dalle mani di chi l’aveva in mano.

Ora la sentenza della Corte d’appello, scontata la difficoltà di provare la prostituzione minorile, si presta ad alcune osservazioni.

La prima: se non fosse stata minore, a quale titolo Karima sarebbe stata affidata alla Minetti e sottoposta alla provvisoria giurisdizione del giudice dei minori? Se Berlusconi ​non ​​f​osse stato consapevole della minore età, avrebbe dovuto chiamare uno dei suoi tanti avvocati di fiducia, spedirlo in questura in modo da definire il contenzioso con la presunta vittima di un presunto furto e consentire a Karima di tornare a spasso. Il timore di rivelazione compromettenti, se la ragazza era ritenuta maggiorenne, sarebbe stato scongiurato dagli avvocati immediatamente accorsi. La loro tempestività e gli strumenti di cui disponevano avrebbero determinato il silenzio, che poi, nel processo celebratosi in primo grado è stato, da parte di Karima, totale o comunque tale da impedire il formarsi della prova sulla prostituzione e sulla minore età.

L’altro punto critico della sentenza di appello riguarda proprio la concussione: la separatezza dell’ordine giudiziario dai fatti normali della vita civile e amministrativa ha impedito di comprendere il valore non di mera moral suasion della telefonata di un primo ministro a un funzionario di modesto grado di un ufficio periferico. Lo vediamo già saltare in piedi, il dottor Ostuni, al solo sentire la parola Berlusconi, e provvedere immediatamente, consapevole non solo del valore della richiesta, ma anche degli effetti ​negativi per sé e per la propria carriera di una ​mancata soluzione.

Insomma, se ci sarà Cassazione, ci sarà un’altra puntata di un legal dai contorni sfuggenti che forse non doveva nascere nei modi in cui è nato.




Insomma... potremmo affermare che il reato per costrizione lo si intuisce senza nemmeno dover rifletterci troppo!! 

Per come Domenico, da valente scrittore di gialli, ci ha puntualmente descritto, non si dovrebbero avere dubbi sul reale andamento dei fatti avvenuti ed analizzati. 

La storia con il suo percorso giudiziario credo ormai la si possa intuire perfettamente, ma... al di là di ogni assoluzione o condanna..andrebbe anche considerata con maggior interesse sul piano etico comportamentale: Un presidente del consiglio non dovrebbe mai potersi trovare in una situazione ..in cui...come afferma il consigliere Cacopardo.... rimane costretto a telefonare, .. ad un qualsiasi funzionario di modesto grado di un ufficio periferico...Ogni Capo di governo risulta chiaramente ricattabile!

Se vogliamo metterla solo sul piano giudiziario, omettendo le enormi responsabilità etiche morali di un capo del governo, non credo possano esservi dubbi ed incertezze malgrado le varie interpretazioni. La lettura analitica di Domenico Cacopardo sugli episodi rimane precisa ed impeccabile, ma il problema delle responsabilità politiche istituzionali che toccano la sicurezza del Paese per via di una evidente ricattabilità di un premier, sembrano passare sempre in secondo piano ed interessare assai meno l'opinione pubblica.
vincenzo cacopardo

17 ott 2014

Il libero dibattito di Santoro... e l'irritazione di Travaglio


di vincenzo cacopardo
Con tutto il rispetto per Travaglio...giornalista preparato , arguto ed intelligente, non si può di certo dire che nella serata di ieri di “Servizio Pubblico” abbia fatto una bella figura... Sappiamo bene la conoscenza puntuale degli argomenti che Marco Travaglio affronta, ma sappiamo anche quanto irritante possa essere il suo modo di intervenire a volte con l'aria un po' saputella di chi crede di conoscere tutto ed affrontare ogni discorso dalla parte della ragione.

Ieri non ci è sembrato abbia affrontato il dialogo col giusto peso e l'equilibrio che ogni giornalista deve dimostrare: il suo scagliarsi oltre ogni limite contro le responsabilità di Burlando per i recenti fatti di Genova (sebbene qualcuna possa esservi) è sembrato andare oltre ogni decenza..anche perchè Travaglio, fin troppo accalorato...ponendo alcune domande , non pare aver dato il giusto spazio alle risposte..in seguito fornite dal presidente della regione Liguria, che per certi versi sono sembrate logiche ed accurate.

All'intervento seguito dal ragazzo presente in studio (angelo del fango) che in verità sosteneva una posizione neutra nel pieno rispetto di ambedue gli interlocutori, ma che osava mettersi in disaccordo con il giornalista, Travaglio si è mostrato molto più irritato del dovuto. Con la irritante spocchia e col pregiudizio che il giovane ragazzo gli si volesse mettere contro, ha risposto in modo aggressivo perseguendo in un dialogo litigioso... esploso poi.. in una sorta di rissa...ed offendendo ancora di più Burlando riferendosi alle “ porcate da lui fatte in 30 anni". L'intervento di Santoro, opportuno oltre che imparziale e da esperto conduttore, ha finito col dare torto all'amico giornalista ammonendolo in tono duro e pregandolo di non insultare le persone e di smetterla....Santoro ha ribadito che, fin quando sarà vivo, difenderà sempre il diritto alla risposta ed il libero dibattito. ..Infine Travaglio, offeso, si alza e lascia lo studio.

L'episodio in sé farà tanto pensare e creerà motivo di discussione in seno ai Media, ma per quanto riguarda lo spettatore, si è certi che l'atteggiamento impeccabile di Santoro..stride con quello di un giornalista come Marco Travaglio, il quale, (nonostante.. come già ribadito.. rimanga tra i più preparati), paga la costante condotta spocchiosa ed a volte fin troppo irritante.. di chi crede di essere l'unico competente in materia di legalità e buona condotta... guardando troppo spesso verso un'unica strada e peccando, quindi, del necessario rispetto che si deve nel confronto.... Forse l'esaltazione di se stessi...forse anche la troppa sicurezza di ciò che sembra conoscersi ..finisce col far perdere il necessario equilibrio.





16 ott 2014

Legge di Stabilità: La nuova sfida del sindaco d'Italia

la coperta è sempre corta 

Renzi tuona :Sarà la manovra più importante mai fatta, come del resto ognuna che egli propone..poi qualcuno sottovoce aggiunge "Non so se localmente aumenteranno le tasse, ma non sembra per niente improbabile”". .Il sindaco d'Italia parla di una netta diminuzione delle tasse per diciotto milioni e sottolinea che la sua legge di stabilità è lievitata fino a 36 miliardi. Parla di risparmi di 6,1 mld dello Stato, 4 mld delle Regioni sulle previsioni del 2015, 1,2 mld dai Comuni, 1 mld dalle Province.... Ma è proprio il richiamo al risparmio legato alle regioni ed agli enti locali che non riesce facile da digerire e non convince..I contenuti della manovra proposta da Renzi per reperire le risorse si dovrebbero riassumere soprattutto in due azioni: l'una... attraverso lo sforamento del limite del 3% previsto dalla Ue..l'altra attraverso la spending-review (piano Cottarelli)...Naturalmente tutto da vedere.


In breve per le coperture dei 36 miliardi della manovra, 11 miliardi saranno conteggiati come spesa in deficit e 15 dalla spending review. Un altro miliardo arriverà dall''inasprimento del prelievo sulle slot machine, 3,6 mld dalle rendite finanziarie (comprensivi dei 2,4 miliardi già annunciati dal Governo), 3,8 dalla lotta all'evasione, 0,6 mld dalla banda larga, e 1 mld dalla riprogrammazione di fondi già stanziati.

Il richiamo del ministro Padoan in proposito sembra chiaro ed è legato ad un indispensabile bisogno di voltare pagina «Le coperture sono garantite dalla spending review e dalla lotta all'evasione fiscale, di conseguenza non vedo perché devono esserci preoccupazioni». La manovra serve a «voltare pagina» e «creerà più lavoro, anzi non facendo deficit, finiamo col ridurlo gradualmente pur in un contesto di recessione» Padoan ha proseguito ribadendo che anche l’operazione Tfr in busta paga su base volontaria, scatterà a partire dal primo gennaio 2015.

Le coperture sembrano quindi garantite dalla spending review e da una lotta all'evasione fiscale. Inoltre, per il Governo, la manovra dovrebbe servire a voltare pagina creando più lavoro: non facendo deficit, nonostante la forte recessione, si pensa di ridurre gradualmente il debito.

La teoria del sindaco d'Italia verrà presto messa alla prova dapprima nel passaggio in Parlamento, ma non mancheranno di certo le perplessità sulla possibilità reale delle risorse e di un effettivo consenso da parte di chi in Europa pare definire ogni percorso economico del nostro Paese.
Di sicuro sono in molti a dubitare sulla realizzazione di una simile strada e qualcuno teme ragionevolmente che.. quando si parla di tagli alle Regioni, si indica quasi certamente la sanità, mentre per gli Enti e le amministrazioni locali... il significato è quello di ulteriori e devastanti tagli dei trasferimenti.. Sarà quindi logica l'immediata replica di aumenti delle tasse locali....il chè significa solitamente: Diminuisco tasse governative ed aumento i balzelli locali...Tanto rumore..per non cambiare nulla!...e soprattutto grandi nuove idee per la crescita...
vincenzo cacopardo





Una nota ad una critica del Consigliere Cacopardo


LA CRISI DEL SISTEMA ITALIA



Mentre il governo, tra mille difficoltà, anche di prospettiva, approva la legge di stabilità e la invia a Bruxelles per quelli che si annunciano come esami severi, un evento scuote quel poco che resta del capitalismo italiano, dimostrando che la crisi della Nazione è radicata e ampia. Non solo la politica, la giustizia, l’ordine pubblico, la sanità e le infrastrutture (difesa del suolo) testimoniano la perdita di valore del patto sociale e la crescita della sfiducia.

Anche nel mondo imprenditoriale che manifestano irresponsabilità e avventurismo, alla faccia della Borsa, delle maestranze e, soprattutto, dell’Azienda, soggetti di cui parla il codice civile (art. 2555): «il complesso di beni organizzati da un soggetto l'imprenditore, strutturato funzionalmente per l'esercizio dell'impresa». Spiegano i giuristi che, quindi, l’Azienda è organizzazione economica, le cui componenti sono disciplinate da rapporti gerarchici.

Il riferimento è alla situazione della Luxottica, sin qui vanto dell’imprenditoria nazionale, nella quale un prodotto di scarso «software», viene valorizzato dall’idea italiana di «fashion» e dall’imprevisto aprirsi di nuove inesplorate possibilità tecnologiche. Le questioni private che hanno determinato l’allontanamento dell’a. d. Guerra e, dopo un mese, del suo successore Cavatorta, sono ignote, ma hanno diretti riflessi sull’Azienda, sul suo presente e, soprattutto, sul suo futuro e su quello di migliaia di dipendenti. 

La mancanza di chiarezza manifestatasi in questi mesi è inaccettabile ed è la riprova di quella crisi di cui dicevamo all’inizio. C’è da chiedersi a che cosa serva la Consob, visti le iniziative e i risultati di questi ultimi anni.

Così, «en passant», sarebbe importante comprendere a cosa serva il garante della «privacy», interpretato per primo dall’expresidente del Pds, Rodotà, e ora dall’expresidente dei deputati Pd, Soro, alla faccia dell’indipendenza e della terzietà. 

La sensazione complessiva è che il Paese viaggi a più velocità. C’è quella di Renzi, alla quale non tutti i componenti del suo governo sono capaci di adeguarsi: basti pensare a Delrio che, l’altro ieri, sosteneva che la lotta all’evasione è uno dei fondamenti della nuova finanziaria. Dopo decenni di finanziarie scritte sul presupposto di entrate straordinarie dalla lotta all’evasione (mitica per mistificazione quella di Amato del 2001), ripetere un discorso del genere dimostra scarsa comprensione di ciò che è accaduto e che sta accadendo, anche dentro Palazzo Chigi.

Del resto, a parte l’economia criminale, l’evasione è figlia diretta e inevitabile dell’eccesso di tassazione che rende conveniente evadere per chi può evadere: il tessuto di decine di migliaia di operatori che, nell’artigianato, nelle professioni e nel commercio riescono a sfuggire, parzialmente, al «vessator scortese», uno Stato che infila le mani nelle tasche dei cittadini, ne preleva i soldi e li dissipa (in parte) in spese clientelari.

Alla velocità di Renzi non viaggia un pezzo del suo partito che oggi, 16 ottobre, scende in piazza con la Cgil contro il «iobs act» e lo «sblocca Italia». Non si capisce infatti come un gentiluomo come Gianni Cuperlo vada a manifestare contro il governo espressione del suo partito, per l’adozione di leggi –che lui non condivide- ma che rappresentano quel cambiamento di cui tutti avvertono la necessità, tranne il mondo parassitario della Cigl.

Non si muovono e rimangono lì a ripetere, come un disco rotto, il solito discorso le televisioni, prime fra tutte la Rai e La7. «Mitraglietta», al secolo Enrico Mentana, si spinge a implorare un’intervista a Beppe Grillo senza rendersi conto che il comico è legato a un passato di cui si attende solo la sepoltura.

L’expromessa Giovanni Floris si attarda su antichi personaggi come per tentare di riportare il dibattito indietro di dieci anni. Nasconde così (e con lui tanti altri, vedi Santoro) l’incapacità di interpretare ciò che sta accadendo.

L’avanzare della crisi metterà la parola fine alle illusioni.

Renzi non è la panacea. Ma sta tentando, tra gli errori, il cambiamento e, forse, ha capito che con le riforme verbali non si va da nessuna parte.

Il confronto con l’Europa lo aiuterà, soprattutto, se, «si vera sunt exposita», la legge di stabilità sarà accolta con prescrizioni congenti: contenuti delle riforme e cronogrammi. L’Unione, così, darà al «premier» l’arma finale, quella di cui abbiamo necessità per spezzare le resistenze di tipo ideologico che, come sempre, nascondono interessi pelosi. 



In questo scritto Domenico accenna una tenue critica..sia su Mentana e Floris...(facendoli apparire come supplichevoli e modesti conduttori)... che contro i loro ospiti Cuperlo e Grillo che, in realtà, nella qualità di attivisti politici, si pongono domande puntando contro un certo sistema e le procedure adottate da chi oggi lo guida. 

Domenico afferma alcune cose giuste, ma anche comode per chi, come lui e tanti altri, rimangono adagiati in un sistema che premia ricche pensioni ed emonumenti spropositati persistendo col vivere scevri da preoccupazioni ...Il premier Renzi continua a fornire costante serenità ad una buona parte di dipendenti inserita nel sistema con stipendi che in un modo od in un altro, ne permettono la sopravvivenza. 

La visione del buon cugino Domenico non potrà mai esulare da una propria sicura posizione che (pur riconosciuta nei suoi alti meriti ed i conseguenti prestigiosi trascorsi) difficilmente potrà avere un riscontro con una visione più realistica delle odierne difficoltà di chi è oggi costretto a vedere la vita in termini di continue insicurezze economiche...Quando il consigliere Cacopardo ci spiega che Renzi, pur non essendo una panacea, contrasta le riforme verbali a beneficio del suo fare, dimentica di entrare nel merito specifico delle stesse.. in relazione ad una serie di questioni che toccano da vicino la vita ed il sociale di chi oggi vive con stenti e difficoltà...dei tanti professionisti (laureati e non) privi ormai di lavoro e che combattono ogni giorno per ogni misera commessa o incarico... a costo di finire col perdere ogni propria dignità. 

Le considerazioni di Domenico.. nel merito su premier,  non potranno mai convincere e soddisfare chi un lavoro non lo ha... nè i tanti giovani per lo più sfruttati in lavori sottopagati,... nè i tanti esodati ed i moltissimi pensionati con una minima incapaci di poter immaginare il domani. Quindi l'affermare, seppur in sottovoce e con qualche remora, di dover dare fiducia al sindaco d'Italia, mal si concilia con il merito delle scelte dallo stesso imposte ed ultimamente effettuate... che in maggioranza non aiutano nel merito coloro che ne avrebbero maggior bisogno. Tutto ciò senza alcun preconcetto o posizione politica di parte...

Come si può.. dunque.. pretendere che una gran parte di bisognosi... incapienti e professionisti ormai sul lastrico, possano credere o sperare in chi..malgrado in suo attivismo, si è costantemente mosso in favore di coloro ormai al sicuro (dipendenti pubblici, notai, magistrati, universitari, politici, rappresentanti istituzionali... etc, uniti nel futuro da una pensione d'oro)...tralasciando di dovere la ricerca di nuove iniziative, con regole fiscali più sicure che aiutino le libere professioni e per i tanti giovani oggi alla ricerca di un lavoro?...Come potrebbero costoro continuare ancora a sperare ad un processo di costruzione delle riforme.. quando questo è costantemente rivolto verso un sistematico modo di regolare i rapporti sociali con chi ha già... e non per chi desidera poter crescere attraverso iniziative e nuovo sviluppo..offrendo maggior sicurezza?.
vincenzo cacopardo

15 ott 2014

La strada del Cambiamento: un percorso da affrontare con logica ed equilibrio


La terza repubblica: una strada aperta da Grillo... battuta da Renzi e seguita, con poco impegno, dai Partiti
di vincenzo cacopardo
Qualcuno sostiene che con la terza repubblica.. la politica sia tornata alla sua centralità e che il motore di questa sana innovazione si chiami "Renzi".
Ora..se in parte ciò può essere vero, non si può certamente omettere il fatto che senza Grillo ed il suo movimento, non sarebbe mai potuta venire fuori la figura assai determinata di un Renzi. In tutta obiettività....chi ha dato la svolta decisiva è stato Grillo e non Renzi! Chi ha rotto l'argine tra un vecchio modo di interpretare la politica ed il nuovo, non è stato Renzi ed il suo PD, ma il nuovo movimento del comico di Bogliasco che, con enfasi ed indiscussa teatralità, ha saputo interpretare la sofferenza dei tanti cittadini e la totale indifferenza delle istituzioni.

Con ciò... per il resto... non si possono dare a Grillo altri meriti, anche in considerazione che la sua marcia di costruzione..nella realizzazione nei fatti non è mai avvenuta come in tanti si aspettavano. Al contrario, il sindaco d'Italia ha saputo cavalcare il momento e salendo in cattedra, ha guidato con maggior praticità (più comunicativamente, che nella realtà dei fatti) il momento storico di cambiamento di cui si aveva bisogno... Ma l'inganno esiste?..ancora non è dato saperlo..stiamo lì col naso all'insù nell'attesa dei risultati... senza ricercare alternative...

Diciamo dunque che se una rottura è avvenuta... una figura determinata e decisa, con forte senso di opportunismo, si è subito impadronita del momento per dimostrare al paese che oltre alla chiusura col passato... la necessità un cambiamento era nei fatti. 
Nel frattempo il merito della rottura dovuto al movimento di Grillo si va perdendo e persino l'ultimo raduno ai Fori imperiali.. non pare aver portato il successo desiderato: E' mancato a 5Stelle il saper sfruttare il momento adatto ed in più è anche stato contenuto dall'incalzare violento ed inatteso di una figura come quella dell'ex sindaco di Firenze tanto loquace, quanto determinata ai limiti di ogni responsabilità....(quello che ai nostri cittadini purtroppo è sempre piaciuto).

Oggi Renzi sembra essere alla prova dei fatti e non solo per una riforma, ma per l'insieme delle tante messe da lui nel fuoco.. così diverse ed impegnative, oltre che poco definite e persino soggette a deleghe. Se la rottura operata dal movimento di Grillo ha aperto un percorso al sindaco d'Italia...non è detto che tale percorso impervio e difficile debba potersi affrontare nell'ambiziosa solitudine e con il conforto di figure governative di bella presenza. 
Il silenzio del suo Partito..il servilismo concesso al loro segretario tutto fare (padrone di partito e di governo), da parte di chi vi opera dentro, appare privo di critiche tali da decidere una definitiva rottura al suo interno. Tutti rimangono ( per interessi) accodati ad un Partito dove non è per niente il dialogo a farla da padrone, dove si dimentica quanto sia più importante un libero pensiero e dove un'eventuale frattura potrebbe regalare un miglioramento all'azione politica pur pregiudicando un'azione di governo che appare molto più assoluta e di parte... che ricercata attraverso una logica più congeniale.

Risultato odierno per il cambiamento: “Viva un governo qualunque esso sia!...abbasso il dialogo politico dannoso e perditempo dei partiti!”

Un nuovo appunto di Domenico Cacopardo



di domenico Cacopardo
La ricchezza non conosce patria né confini. Puoi tentare di imprigionarla con leggi severe e pene capitali, ma essa, essendo per natura libera e libertaria, riesce sempre a muoversi e ad andare nel luogo nel quale è meglio trattata, difesa e promossa.

Questo elementare canone della società moderna globalizzata (ma va ricordato che anche le ricchezze dei gerarchi comunisti russi erano libere di muoversi e di posarsi nella deprecata, capitalista Svizzera) non è conosciuto da gran parte della politica italiana, dai media e, soprattutto, dal mondo del lavoro, ancora imbevuto di idee altrove defunte. Per esempio, quella che circola con insistenza che lo Stato doveva intervenire per impedire alla Fiat di lasciare l’Italia, alla Thissen di chiudere Terni, all’Alcoa di continuare a perdere con le produzioni di alluminio in Sardegna. 

Anche la notizia dell’esodo di svariate decine di miliardi di euro dall’Italia nel 2014 viene raccontata come una specie di diserzione di fronte al nemico, quando è la prova che questo Stato, lo Stato di Napolitano, di Monti e di Letta e, in parte, di Renzi, ha sbagliato in modo clamoroso la propria politica economica e sociale non mettendo a frutto nessuna delle lezioni che sono sotto i nostri occhi dalla Cina alla Germania, dall’Irlanda agli Stati Uniti.

Siamo ancora dietro a cariatidi umane e culturali come la Camusso e la Landini. Permettiamo ai neooblomivisti (Oblomov era un esponente del movimento nihilista russo, sotto lo zar) di intossicare i nostri giovani: tornano demenziali manifestazioni di studenti contro la riforma della scuola che intende avvicinare la stessa all’impresa per chiudere quel cerchio che impedisce di studiare ciò che serve nella vita. Per esempio economia turistica in zone agricole e agraria in zone industriali. Qualcuno bravo, non l’incomunicante ministra della pubblica istruzione, più nota per il topless che per il suo contributo alla politica scolastica del governo, deve andare in televisione, sui giornali o, addirittura –come ha fatto il primo ministro- nelle scuole, per spiegare che il tentativo in corso è l’unico che può migliorare le attese di lavoro. E che è concreto, immediato interessi degli studenti sostenerlo, cacciando via cattivi maestri in cattedra e fuori.

E gli editori dei –finalmente declinanti- talk show, tossici per il demone dell’audience, potrebbero tentare formula nuove, cambiando i ripetitivi conduttori per giovani –sì giovani e giovanissimi- capaci di discutere dell’Italia di oggi e del «sentiment» che anima i ventenni e della ragione che alimenta coloro che hanno avuto successo lavorando in Italia e nel mondo.

Giacché, ormai è chiaro, siamo nel pieno della terza Repubblica e abbiamo cominciato a entrarci con l’approvazione della legge elettorale Berlusconi-Calderoli che consegna nelle mani di pochi leader i nomi dei parlamentari. E la prossima legge Renzi-Berlusconi, a quanto pare, confermerà la tendenza, affidando non ai partiti ma ai loro capi la scelta dei deputati. 

Anche se diventerà un luogo di attuazione di decisioni prese altrove, il Parlamento, però, sarà sempre le sede, ormai unica, della democrazia. Una istanza residuale che nel mondo contemporaneo dovrà essere difesa sino in fondo.

E, con la terza Repubblica, è tornata la politica e la sua centralità. Il motore di questa sana innovazione si chiama Matteo Renzi: c’è una lunga strada da fare davanti a lui. E starà proprio a lui percorrerla o meno. La struttura caratteriale c’è. C’è l’inesorabile cinismo che l’ha spinto a giubilare Letta e gran parte del giro della Leopolda. Il caso Reggi, per esempio, è esemplare: indispensabile braccio destro prima, poi scomparso nelle sabbia mobili, ora tornato alla ribalta come direttore generale del demanio (luogo cruciale per le future politiche di stabilizzazione) a dispetto del divieto (per un anno) di passare dal governo all’Amministrazione. Ma nello staff di Renzi non si conoscono le leggi o, come si dice a Roma, «se ne sbattono».

C’è una self-confidence smisurata, pari a un ego ipertrofico e onnivoro. Ma c’è anche un senso politico che lo pone al centro degli schieramenti, dei dibattiti, delle idee. Se guardiamo alla storia d’Italia solo un uomo ha avuto questo complesso di doti, insieme a tragici difetti: Benito Mussolini. I difetti di Renzi li scopriremo nel tempo e, speriamo, non nel modo drammatico che abbiamo conosciuto con l’uomo di Predappio. 

Un’ultima annotazione. Il crepuscolare convegno dei grillini, un monumento all’onanismo, si caratterizza per due affermazioni del ricco comico genovese: «chiuderemo il Parlamento» e, «la sinistra è la peste rossa» (quest’ultima ripresa da Mein Kampf e dai discorsi di Geobbels e di Himmler). E per uno sciacallaggio: quello su Genova (clamorosa la mancata presenza di Grillo) e sulle sue disgrazie.




14 ott 2014

Tre punti fondamentali per le riforme istituzionali... e tre essenziali per la crescita


di vincenzo cacopardo
Da una attenta analisi si può evincere che le prime riforme per poter dar vita ad un utile percorso dell'azione politica restano tre... sicuramente difficili, ma determinanti per dare una opportuna praticità al suo funzionamento ed in linea con un sano concetto di democrazia. La ricerca individua anche tre i punti essenziali riguardanti la crescita economica del Paese.

Riguado alle riforme istituzionali:

Una prima.... riforma sulla disciplina dei partiti e di un loro rinnovamento in favore con un'attività di dialogo con i cittadini: ogni partito dovrebbe proporsi come attività di ricerca- una vera officina di idee dove si si scambia con le esigenze dei cittadini. Ciò porterebbe alla scoperta degli essenziali bisogni e le conseguenti esigenze della popolazione che, attraverso un attivo dialogo, troverà all'interno dei Partiti anche il favore di coloro che potrebbero essere scelti per portare avanti il programma attraverso una nomina parlamentare.

Una seconda.... che lavori al fine di tagliare definitivamente il cordone ombelicale che lega ogni potere legislativo con quello esecutivo di governo e sottogoverno. Per intenderci... l'idea costruttiva per porre fine all'insieme dei conflitti continui. Questo appare essere uno dei più grandi problemi..quasi come una costante anomalia.. la divisione dei ruoli (figure governative- figure parlamentari) non potrebbe che essere studiata con maggiore attenzione ed in profondità..lasciando ampia libertà al dialogo politico, senza ostacolare la natura esecutiva di chi governa...Costruendo un nuovo percorso dove si possa decidere attraverso un programma (definito insieme con i cittadini) portato dalle forze parlamentari più votate ed... aliunde..una amministrazione governativa più sicura sulle questioni ordinarie che deve seguire lo svolgimento organizzativo dello stesso programma...non trascurando mai l'importanza di una continua dinamica di cambiamento..


Una terza..... che possa individuare in una legge elettorale ad hoc per la salvaguardia di ambedue i poteri. Sappiamo bene che in una democrazia come la nostra il voto spettante ai cittadini dovrebbe risultare il primo atto per il raggiungimento della formazione di un'attività parlamentare ed in seguito governativa. Ma quando si guarda al nostro sistema di democrazia, sarebbe opportuno fissare l’attenzione sul momento di passaggio che questo muove in direzione di una governabilità indiretta che, per ovvie ragioni, non potrebbe essere diretta dal popolo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero. Non v'è dubbio che i sistemi elettorali che oggi si prospettano non guardano altro che ad un fine governativo, trascurando l'esigenza di un ruolo parlamentare che dovrebbe essere visto come la radice senza la quale ogni albero governativo non potrà mai crescere.Una legge elettorale dovrebbe quindi definirsi mirando alla possibile divisione dei ruoli

Sintetizzando quindi:
1)disciplina e rinnovamento dei Partiti a favore delle esigenze dei programmi dei cittadini...2)divisione dei ruoli per evitare conflitti tra normative, adempimenti e realizzazione dei programmi....3)legge elettorale che possa definirsi nei ruoli... assicurando sia una governabilità...che una più ampia democratizia di base.


Per quanto riguarda la linea programmatica economica.. i tre punti potrebbero essere sintetizzati così:

Innanzitutto l’intervento spedito del nostro governo per riuscire, in breve tempo, a portare nelle casse delle aziende italiane i crediti restanti(quelle decine di miliardi) per i quali si è tanto parlato ed per cui il premier ha esordito promettendo e scommettendo.Decine di miliardi oggi utili per il sostegno di tante aziende e per possibili presiosi investimenti.

 il passo successivo potrebbe essere quello di studiare un piano di sviluppo che possa renderci diversi dagli altri paesi. Più concorrenziali in termini di prodotto.  Per rompere il pericoloso percorso di un mercato dell’economia senza freni,  bisogna che il nostro Paese combatta con forza e sacrificio: se non possiamo abbassare i costi della produzione..dobbiamo di conseguenza alzare il livello della nostra qualità, per i quali siamo di sicuro potenzialmente capaci. Non ci rimane, dunque, che quest’unico espediente  ..ossia la nostra “qualità”! Un dono che ci è stato tramandato da secoli di cultura e di profonda storia, un dono che non tutti i Paesi, hanno! Lo sforzo che tante nostre aziende stanno oggi vivendo.. altro non è …un processo che io definirei, legato alla smisurata deregolamentazione di un sistema mondiale ormai globalizzato che ha generato una trasformazione inverosimile. Si deve, quindi, poter vedere in prospettiva un profondo cambiamento attraverso una spinta qualitativa del prodotto e di conseguenza.. le aziende devono proporsi in una trasformazione.. apportando le giuste modifiche verso prodotti di qualità. Un cambiamento che non le ponga più in concorrenza , ma le qualifichi come uniche. Bisogna in proposito far crescere in qualità particolati aziende dell’agro alimentare, del vino, del mobile e dell’arredamento, di tutti quei prodotti legati al design ed alla nostra natura, nonché quelli dei servizi legati al turismo, allo spettacolo..etc.
Questa trasformazione necessita sicuramente dell’aiuto di proposte serie da parte della politica. Un aiuto dovuto che può più aspettare e che deve rappresentare l'impulso iniziale essenziale.

Il terzo punto è di sicuro il problema del nostro mezzogiorno “Nessuna crescita potrà mai esservi nel Paese se non si provvede ad un percorso utile per il futuro economico imprenditoriale del sud.”
Dopo l’ingresso del nostro Paese in Europa, il problema del Mezzogiorno non può che essere affrontato nel contesto più ampio di un Parlamento ed di un Governo Internazionale. 
Alcune Regioni del sud del Paese si trovano oggi in netto svantaggio rispetto ad altre e questo divario si sarebbe dovuto ridurre, sicuramente prima dell’ingresso del nostro Paese in Europa, con un’azione politica nazionale logicamente coordinata con le amministrazioni locali. La fase di costruzione per l’unificazione non sta certo dando i risultati sperati. E’ venuta a mancare  quella azione preventiva e di studio che doveva mirare a salvaguardare le culture e le ricchezze naturali delle comunità meno progredite che vedono oggi aumentare il divario con i Paesi più ricchi. In verità, il nostro Mezzogiorno rimane ancora privo di interventi studiati con metodo, utili e tecnicamente elaborati in base alle esigenze primarie delle risorse del territorio e delle poche infrastrutture operanti. Se non cresce il Mezzogiorno l’intero Paese non potrà mai avere sviluppo!



Sintetizzando: 1) le risorse che le aziende ancora avanzano da anni dallo Stato. 2) un piano di sviluppo costruito sulla qualità, che possa renderci più concorrenziali in termini di prodotto. 3) Lo sviluppo del mezzogiorno attraverso adeguati impegni infrastrutturali e fiscalità adeguate.

due parole su conflitto, ruoli e poteri..

ANALISI DEL FUNZIONAMENTO DELL'AZIONE POLITICA
di vincenzo cacopardo

La sensazione che si continua ad avere è quella di pretendere un buon funzionamento della politica senza prestare attenzione all'uso dei metodi con i quali si continua a procedere: Pensare di poter far camminare la politica, attraverso nuove riforme, in modo costruttivo...con il sistema attuale e con l'evidente compromesso tra il potere parlamentare e quello governativo, rimane solo un miraggio...

Avremo sempre di che lamentarci!
L' indiscutibile andamento positivo attraverso una mirata separazione dei ruoli al fine di rendere maggiore qualità..sembra ormai essere l'unica strada sulla quale immedesimarsi per il futuro... Quello che oggi manca è una reale qualità della politica...qualità che può portare di conseguenza una maggiore efficienza dei percorsi oggi ostacolati dai continui compromessi. 

La separazione dei ruoli... potrebbe far funzionare meglio l'andamento politico istituzionale proprio perchè verrebbero a limitarsi i conseguenti compromessi tra le forze politiche che vedono...da un lato.. continue deleterie correità per la costruzione delle normative e...dall'altro.. relativi insistenti ricatti verso l'attività governativa.
D'altronde è anche chiaro che...chi deve amministrare una città metropolitana ha un ruolo preciso che si esplica prevalentemente sulla capacità di far funzionare i servizi per il cittadino e di salvaguardare i confini della propria città. Differentemente da chi si deve proporre per ricercare soluzioni prettamente politiche per difendere valori e funzionamento in ordine istituzionale dell'intero Paese. 

La ristretta visione dettata da un Premier proveniente da un ruolo di sindaco e che ha preteso di riformare la politica di una intera Nazione attraverso una riforma costituzionale come fosse quella di una città, mette in evidenza tutti i limiti ed è la prova provata di questa importante differenza che può attribuirsi ai ruoli! 

-Se, dunque, si desidera più qualità...e meno becero determinismo fomentato da un sistema che oggi vede i due ruoli uniti in un'unico obiettivo diretto esclusivamente dai Partiti e se si vuole rendere più sicuro e costruttivo un principio democratico, sarebbe il caso di valutare attentamente la possibilità di dividere i ruoli attraverso due compiti..e con due conseguenti tipologie di elezioni: l'una diretta solo per la ricerca dei programmi suggeriti dai Partiti (opportunamente ridisciplinati)..e l'altra, separatamente, verso figure atte ad amministrare e valutate per capacità, moralità, esperienza e proprio curriculum. Due tipi di valutazioni per due compiti diversi.. che potrebbero consentire da un lato ciò che per logica dovrebbe costruirsi attraverso l"'induzione" di un programma votato dai cittadini con l'aiuto dei Partiti e...dall'altro il riconoscimento di personalità capaci di saperlo mettere in atto in modo "deduttivo":- l'uno separato nettamente dall'altro, ma in evidente e costante sintonia.

Queste, forse, potrebbero essere le vere positive e moderne antitetiche funzioni per una politica più attiva: Chi amministra non dovrebbe intervenire nella funzione ed il lavoro dei Partiti e nella esecuzione dei programmi...così come chi studia e ricerca il programma con l'aiuto ed i suggerimenti dei cittadini..non dovrebbe inserirsi in alcun modo in un ruolo amministrativo. I risultati delle votazioni offriranno maggioranza ad un consenso su un programma da dover seguire.... mentre i risultati della elezione delle personalità proposte per amministrare.. daranno un esito sulle figure migliori che elette..avranno il compito di metterlo in atto, ma non potranno avere alcun peso sul merito programmatico (onde evitarne i conflitti)..tranne che per motivi esclusivi inerenti il metodo.

La rozza demolizione del bicameralismo paritario che si è pretesa di portare avanti... a prescindere da una analisi più appropriata ed una ricerca più efficace, ha teso ad eliminare tale possibilità di veduta, poiché ha posto un indirizzo diverso (molto discutibile) per le Camere... soprattutto nel metodo oltre che nel merito.:La differenza dei ruoli andava ancor prima valutata con maggiore attenzione, in considerazione che la politica oggi necessita maggiormente di un reale funzionamento, ancor più che di un ridimensionamento delle sue spese. 

La soluzione dettata dal Governo Renzi, attraverso un referendum, sembrava aver preso la più facile direzione di un'unica strada: quella semplificativa di un alquanto limitato risparmio, ma non certamente quella di un funzionamento oggi più che necessario e sicuramente primario rispetto ad ogni possibile economia: Un risparmio, tra l'altro, che si sarebbe potuto ottenere prevedendo di dimezzare indennità e numero dei deputati e senatori, senza dare un generico taglio che esclude definitivamente il ruolo più utile al Senato della Repubblica...Un solco seguito dal M5s con la proposta sul taglio dei parlamentari che non può aiutare il percorso di una politica utile e fattiva.
Si è agito in modo grossolano(oltre che di evidente interesse), quando vi era l'occasione di muoversi in questo delicato terreno con maggiore sensibilità politica al fine di rendere utilità, prestigio e qualità all'azione istituzionale.

Il fatto in sè, per altro grave, avrebbe poi portato conseguenze... ma denota sicuramente quanto un certo determinismo, figlio della storia del nostro Paese, può solo arrecare risultati effimeri e naturali pesanti reazioni... Fors'anche alcuni risultati si sarebbero manifestati nell'immediato, successivamente avrebbero dimostrato poca utilità nel futuro... arrecando conseguenze negative che non avrebbero portato mai la politica in direzione di una vera qualità..massacrando un primario principio di democrazia

In realtà questa unione intrinseca dei due poteri non può che continuare a favorire una certa mentalità... tendendo a sostenere la formazione di un controproducente interesse che tanto comodo sembra fare ai tanti che occupano le poltrone: Chi studia e vota le leggi( schierato in un Partito) esercitando un potere esecutivo, rimane in evidente conflitto..il suo lavoro politico rappresenta una delle più sostanziali e controproducenti anomalie della politica odierna.

Quando si affronta un tema in proposito a possibili ed innovative RIFORME, intendendo rivoluzionare in termini più funzionali l'iter di un sistema ormai vecchio ed obsoleto della politica dei poteri, cercando di suddividerli in modo costruttivo e meno compromettente, ci si batte contro il muro di gomma dei tanti soloni saccenti, furbi legislatori... ben forniti di paraocchi: Per loro non può esistere alcuna alternativa!...dappertutto è così!..impensabile dividere questi due poteri! Nessuno di costoro è in grado di vedere in LUNGIMIRANZA, nessuno riesce a leggere in prospettiva, nessuno guarda al futuro...nessuno si approccia ad una seria RICERCA... in molti guardano solo ad un preciso interesse o seguono pedissequamente come pecore l'unica strada. 

Eppure il futuro della politica deve poter ricercare in questa nuova direzione!


Non suddividendo in modo più corretto il potere legislativo da quello esecutivo e continuando a sostenerli insieme in un'opera di edificazione comune della politica, non si fa altro che continuare a costruire CONFLITTI e COMPROMESSI che non potranno mai favorire ogni altro lavoro positivo di riforme. Ogni nuova riforma rimane legata da questo principio che ne smorza in buona parte l'efficienza..crea continue e ripetute ANOMALIE.. non lasciando mai spazi a visioni più logiche che potrebbero porre fine ad un certo malcostume. Un sistema nuovo di separazione dei ruoli non riuscirebbe forse a frenare, ma sicuramente a limitare, le contestate procedure che legano ogni parlamentare alla costruzione di scambi e favoritismi da restituire a coloro che potrebbero averne agevolato la candidatura.

Con una riforma il tal senso sarebbe impensabile relegare la Camera legislativa ad un ruolo di pura ratificazione ( come è oggi) subordinata al potere dell’esecutivo, ma si potrà  renderla più attiva dinamica e libera in termini di bisogni, idee e indirizzi. Si potrà auspicare una politica di base in Parlamento con un potere più diffuso e meno condizionato ma, sicuramente più sinergico.
Inoltre la possibilità di riuscire ad individuare un nuovo sistema funzionale che possa dividere l’esercizio dei due poteri in modo più equilibrato potrebbe assecondarne il riconoscimento anche da parte dell’ordine giudiziario:- Infatti.. se coloro che  legifereranno  saranno identificati in un ruolo ed una carriera non legata a doppio filo con chi opererà in ruolo esecutivo, sarà molto più difficile determinare compromessi e malcostume e la politica potrà, forse, rendere alla stessa “magistratura” la rinnovata immagine di una classe attenta a lavorare il modo meno pregiudicato.

Chiudere una strada amministrativa al politico parlamentare potrebbe allargare notevolmente le sue qualità rendendo le stesse funzioni legislative più utili.