27 lug 2015

Nuovo articolo di Domenico Cacopardo

Matteo Renzi e il suo governo, peraltro come i governi che li hanno preceduti, stanno gravemente sottovalutando il fenomeno in corso della trasmigrazione di decine di migliaia di uomini e donne dal Sud del mondo all’Italia. Una trasmigrazione che comprende due categorie di persone, abilmente indicate come «migranti» per confondere le idee della pubblica opinione: coloro che abbandonano situazioni di guerra o regimi dittatoriali e coloro che fuggono dalla fame.
Ora, gli obblighi internazionale liberamente sottoscritti dallo Stato italiano ci impongono di identificare tutti coloro che entrano nel territorio nazionale non avendone diritto. Coloro che si dichiarano rifugiati politici debbono essere sottoposti a uno specifico procedimento per la verifica di tale qualità (rifugiati politici) alla fine del quale coloro che saranno riconosciuti «rifugiati politici» saranno ammessi nel territorio italiano e, quindi, europeo.
Tutti gli altri, cioè migranti non politici, debbono essere «respinti»: anche perché esiste, per loro, un altro specifico procedimento che passa attraverso le sedi consolari italiane, che consente l’emissione di un visto (di lavoro) per coloro che presentano un valido contratto. Non c’è nessun’altra possibilità legale.
Questo è lo stato della legge. Certo, le dimensioni degli arrivi sono tali da rendere difficile la sua applicazione, ma questo non giustifica la scelta compiuta dal governo: chiudere gli occhi, non identificare la maggioranza degli arrivati, ospitarli nei centri di raccolta e, infine, stimolarli disperdersi nel territorio nazionale e, sperabilmente, in quello europeo.
Sostiene l’amministrazione dell’interno, a propria giustificazione, che è difficile l’identificazione di questi poveri esseri umani. L’affermazione è deviante. Infatti, se il migrante rifiuta di dare le proprie generalità o le dà false, occorre renderlo identificabile mediante le impronte digitali, possibilmente il Dna, le foto segnaletiche e da ultimo il conferimento di una sigla alfanumerica.
Quindi, l’identificazione che si deve effettuare è rivolta al presente e al futuro in Italia e in Europa e non riguarda un non accertabile passato.
Perciò l’Unione europea è fortemente restia a darci una mano nella gestione di questa povera gente ed è tutta colpa nostra, dei nostri governanti, dei funzionari del ministero degli interni e delle sedicenti (non tutte, ma molte, sempre troppe) organizzazioni umanitarie che spendono le risorse di cui dispongono soprattutto per se stesse e per i propri operatori.
Questo atteggiamento «mite», in realtà corrivo, irresponsabile e fellone, spinge i nuovi arrivati ad avanzare pretese inaccettabili e a manifestare clamorosamente, come è accaduto a Lampedusa, a bruciare i materassi del centro di accoglienza. Operazioni, queste, attivate e coordinate da connazionali particolarmente noti alle autorità di pubblica sicurezza, impedite a intervenire dal timore di ritorsioni giudiziarie e politiche.
Se ci riflettiamo, chi arriva senza averne diritto compie una illegale e non ammessa invasione del territorio nazionale. Un fenomeno che dovrebbe essere ostacolato a termini di Costituzione.
Ma questa è cronaca di questi anni, insieme alla retorica ammannita dai media in una catena di Sant’Antonio volta a difendere e a promuovere il lucro personale dei soliti disonesti.
Un discorso diverso meritano coloro che operano sulle imbarcazioni, militari italiani e di altri paesi d’Europa, che applicano le norme sul soccorso in mare.
Però, la missione militare annunciata con enfasi ed entusiasmo dalla Mogherini e dalla Pinotti, sembra arenata prima di iniziare.
Il contrappasso di questo modo incosciente di governare l’Italia è la paura.
Non il razzismo, ma la paura.
La paura di tutto ciò che turba il normale tran-tran delle nostre comunità, già sottoposto a inattesi stress dalla massa di immigrati orientali che si sono insediati e vivono in Italia, nella stragrande maggioranza, onesti lavoratori.
Ma la paura di questi nuovi arrivi deriva da un complesso di ragioni e come tutti i sentimenti (irrazionali per definizione) deve essere rispettato dallo Stato, il cui compito costituzionale è quello di difendere i cittadini e di rassicurarli, in modo da allontanare proprio le paure ancestrali e attuali che li aggrediscono.
Invece, la paura viene trasformata in razzismo: ovunque la paura si manifesti là c’è un’accusa di razzismo che colpisce chi dimostra la propria paura e, pacificamente, protesta.
Non è questa la strada. Sul futuro roseo e vincente rappresentato, a parole, da Matteo Renzi pesa come un macigno questo problema.
Sarebbe molto più giusto spiegare le difficoltà e i limiti dell’azione di governo. Sarebbe molto più giusto che i pubblici ministeri, i Ros e le altre forze di Polizia indagassero sugli italiani che speculano sull’accoglienza. Sarebbe molto più giusto che il ministero dell’interno si organizzasse per dare una risposta ai richiedenti l’asilo politico entro due mesi (durante i quali gli aspiranti debbono essere ospitati in apposite strutture. Negli Stati Uniti in luoghi di detenzione amministrativa) invece che dopo due anni.
Insomma, l’unica risposta accettabile è il dialogo con i cittadini e il miglioramento dell’attività amministrativa.
Invece, le solite fonti bene informate rivelano una svolta: i problema dell’accoglienza dei migranti sarà affidato ai sindaci e tolto ai prefetti.
Un avviso di disastro annunciato, la sublimazione di «Nimby» (Not in my back-yard), la fine dell’unitarietà ontologica dello Stato per il ritorno alla penisola dei comuni e delle signorie.
La crescita di Grillo e di Salvini, quindi, è effetto soprattutto dell’incapacità del governo di maneggiare la questione.
Senza dubbi né speranze per l’immediato futuro.
Vincerà la paura e l’irrazionalità con effetti devastanti: abbiamo già ricordato il 1922.

Domenico Cacopardo

24 lug 2015

Crocetta e Marino: figure incompiute di una identica politica

di vincenzo cacopardo
Dopo un cilclone si ritrovano tutti incollati sulle poltrone! 
Una chiara “inversione di rotta”, dopo le minacce da parte delle opposizioni di sfiduciare il presidente Rosario Crocetta. Con il solito pretesto del senso di responsabilità ..simile a quello del premier Renzi, ed il bisogno di procedere verso le essenziali riforme, Crocetta pare aver persuaso i suoi avversari e chiunque fosse distratto dalle recenti accuse diffamatorie ancora da verificare.

Sappiamo ormai che Crocetta per difendersi..usa il classico metodo di alzare il tono della voce.. se pur nella confusione delle parole che riesce a tirar fuori..(a volte incomprensibili ed espresse con la manifesta mancanza della consonante "d"..confusa ripetutamente con la "t") Rosario Crocetta afferma categorico di non dimettersi e pone la fiducia proprio di fronte al Parlamento siciliano che oggi appare quanto mai coinvolto negli interessi delle proprie comode poltrone. Il governatore però non omette di dichiarare che la vera minaccia per lui arriva dalla capitale e proprio dal premier Renzi, il quale intervenendo col suo solito fervido pragmatismo, afferma che il Presidente siciliano deve dimostrare di esser capace di governare. Parole che offendono il governatore che fino a poco tempo prima sembrava aver sposato in parte alcuni programmi con il suo partito.

Si sa bene quanto possono essere dannose queste lotte con il governo centrale... quando ancora vi sono da concludere accordi sulle risorse che lo Stato deve risconoscere alla Sicilia. (Risorse che riguardano soprattutto i temi scottanti dei forestali e della formazione). Se l'intervento del governatore nella sala del Parlamento sembra aver preso l'attenzione delle opposizioni...non è ancora altrettanto chiara una loro futura reazione: Chiusa questa partita delle riforme..si vedrà se si sarà trattato di interessi per il territorio o di partito. Tutto per adesso sembra differito verso la prossima Primavera.

Ma al di là del ciclone scatenatosi sulle intercettazioni telefoniche di Crocetta con il suo medico Tutino (tutte invero ancora da verificare)..per quel che riguarda la sanità..sembrano evidenziarsi grossi problemi di bilancio sui costi e la spesa di questo assessorato. Pare infatti che dal 2008 al 2015 – il costo della sanità sia stato superato di oltre un miliardo ( 9 miliardi di euro all’anno, rispetto ai quaisi 7) 

In 33 mesi di gestione della presidenza Crocetta non sono bastati tre rimpasti, 37 assessori ed una dozzina di vertici di maggioranza per capire come procedere. Ma quello che in realtà bisogna rimproverare a Crocetta e qualche suo predecessore è il fatto che la stessa regione si è fermata.. non è cresciuta di niente...anzi, in verità, è caduta in uno stato di impoverimento senza alcuna speranza. 

Bisognerebbe comprendere che governare una regione non vuol dire solo fare pulizia ( come insiste facendosene una bandiera Crocetta) ma anche saperla fare crescere attraverso misure che guardino all'innovazione soprattutto coincidenti con gli interessi del proprio territorio. Le azioni di uno sviluppo non possono mai arrestarsi sotto la guida di chi ritiene di vigilare come fosse in seno ad una caserma, ma operare a favore di un rinnovamento per una crescita che necessita di idee politiche lungimiranti. Per far ciò occorre circondarsi di personalità particolari e capaci..non solo oneste..che già di per sé rappresenta una precondizione naturale.

Il caso di Marino, per altri versi, viene oggi messo alla ribalta allo stesso modo poichè egli rappresenta la figura che, se pur integralmente onesta, non ha dimostrato di saper condurre..un'amministrazione. Una differenza sostanziale separa Crocetta da Marino: L'uno.. pare aver operato per una pulizia scordandosi di uno sviluppo ..l'altro a cercato uno sviluppo in un ambiente in cui non è stato capace di fare pulizia...In ambedue figure non si scorge comunque un'innovazione sia politica che amministrativa.

Di tutto ciò sembra consapevole proprio il Premier Renzi che..trae opportunità per rimproverare ambedue ..ma non determina alcuna azione in proposito: La paura di nuove elezioni che potrebbero vedere salire il mov 5 Stelle... lo vedono bloccato per motivi di partito( altra anomalia dovuta dal suo doppio ruolo). La sua critica sulle due figure... è giusta, ma rimane racchiusa nella ipocrisia politica di chi ancora una volta resta spettatore consapevole ed opportunista.


22 lug 2015

La spossante staffetta che non lascia intravedere un traguardo sicuro


Da Berlusconi... a Renzi..
di vincenzo cacopardo

Se da un lato "Il 54% degli italiani dichiara di non volerne sapere più di questa politica e di non intendere più andare al voto...da un altro lato una considerevole percentuale manifesta inquietudine su certi piani fiscali esposti del sindaco d'Italia-premier che, con le sue continue promesse, pare voler prendere in giro i cittadini.

Nel frangente ...il Cavaliere si attiva ancora una volta sul piano politico, malgrado i suoi guai giudiziari, sottolineando la rabbia degli elettori che oggi votano solo per protesta: Per Berlusconi il voto non mira più ad una vera astensione, ma viene indirizzato verso i Salvini ed i Grillo di turno. Per l'anziano leader politico, che continua ad incantare un certo elettorato, non si possono chiudere gli occhi e fingere di non vedere che oltre ventimilioni di cittadini non vanno più a votare. A tal proposito parla ormai di un' “Altra Italia” . Per lui è l'idea nuova.. come lo fu allora per Forza Italia. Una forza politica che dovrebbe essere costituita da figure nuove.. non professionisti del settore. Berlusconi accenna a una ipotesi di governo composto da 20 saggi che possa rispettare e dar corso ad un nuovo programma. Per lui questa rappresenta una sorta di crescita dopo che il suo vecchio partito sembra essersi sbriciolato.

Ma quello che per lui appare quasi una rivoluzione... non sembra affatto una idea, poiché rimane legata sempre ad un processo costruttivo di una politica contrapposta e se le idee si limitano ad essere quelle di facciata..come ad esempio cambiare nome o figure..l'innovazione non potrà mai scorgersi. Berlusconi contiua a non accorgersi che il testimone lo ha già passato a Monti e che questi lo ha passato a Letta che infine lo ha ceduto a Renzi.. e che la sua corsa in staffetta è già da tempo terminata..

Sembra strano..ma in questa interminabile corsa... nessun politico accenna mai ad una ricerca o a studi teorici che possano davvero essere la base per una rivoluzione politico istituzionale al fine di rendere più funzionale il percorso....Nessuno si spinge oltre i confini di un sistema che blocca ogni idea, restando imprigionato nella propria presunzione. Così si continua a restare incatenati ad un vecchio modo di leggere la politica attraverso personaggi come Berlusconi che insistono con progetti di cambiamento che riguardano solo una facciata..Sono ormai in molti a pensare che il Cavaliere sia stato cancellato dall'impetuoso Sindaco d'Italia. Un premier che pare marciare spedito verso un traguardo.. portando in mano il testimone.

Ma il traguardo per Renzi è di sicuro a rischio..I suoi elettori non gli credono più come una volta.... e la promessa di tagliare 50 miliardi di tasse in cinque anni sembra essere stata presa in considerazione solo dal 30% degli italiani. Il 70% pare invece non credergli affatto. Queste promesse con fini propagandistici..che potrebbero far salire l'indice di gradimento di tali personaggi, non rendono alcun sostegno ad una vera politica che meriterebbe maggior considerazione in direzione di un utile cambiamento.. sia sul piano organizzativo che sul merito.

Continueremo dunque a avanzare e far procedere tali personaggi prodighi di una falsa comunicazione e privi di iniziative più valide ed utili idee innovative?



21 lug 2015

RICORDATI NELLA MEMORIA...ABBANDONATI NEL CORAGGIO


Coinvolti ed immersi in una città allora incantevole..rimanemmo distratti e disorientati.. seppur ostili ad ogni gesto di mafiosità. 
di vcacopardo

E' inutile negarlo..in tanti fummo estranei agli atti coraggiosi dei due magistrati uccisi dalla mafia! Lo fummo, non per contrastare intenzionalmente la loro opera, ma perchè disattenti e coinvolti in altre faccende...distratti da una città che ci regalava il bel mare di Mondello, bellezze naturali e profumi incomparabili….Cittadini disattenti pensavamo che questi problemi appartenessero solo e soltanto alla politica e che fossero opportunamente gonfiati ed usati per contrastare l'avversario.
In tanti si pensava anche che l'argomento “mafia” fosse qualcosa di quasi congenito, formatosi nella cultura della nostra società, che restava impossibile da contrastare. Questa mentalità faceva si che in tanti ..più o meno benestanti... se ne stessero alla larga..avendo chiaro il concetto che l'argomento non dovesse entrare ad invadere la quiete del proprio spazio sociale. Il coraggio eroico dei due magistrati appariva come inutile...una battaglia contro  un nemico nascosto molto più forte ed indomabile.

Eravamo circondati dal malaffare e da una deleteria mentalità e ne restavamo interiormente estranei!..Fummo egoisti ed egocentrici..ma anche inconsapevoli...e se una colpa abbiamo avuto è stata sicuramente quella di non esserci calati nell'argomento con più impegno...un po' per inquietudine.. ed un po' per la mancanza totale della presenza di quelle istituzioni che ci avrebbero dovuto accompagnare a reagire e che non lo hanno fatto. D'altronde lo stesso Borsellino affermava che aveva vissuto gli anni della sua giovinezza in un contesto in cui si esaltavano quelle figure prepotenti dei quartieri.. sempre pronte a dimostrare i particolari gesti di mafiosità: Apparivano un pò gli eroi arbitri in un contesto in cui lo Stato e le sue istituzioni avevano lasciato campo aperto. 

L'assenza di uno Stato ha fatto la sua.. sia nell'esercizio della prevenzione e nel controllo del territorio..che nella mancanza di un insegnamento da parte delle scuole e dei luoghi predisposti all'informazione.

Insomma..comunque si voglia rappresentare…questa nostra cultura, era frutto della poca consapevolezza... avendo anche qualche piccola attenuante...poichè tanti di noi affrontavano la vita con la forza dei propri sogni.. contornati da una bellezza naturale che, ai tempi, sembrava davvero incomparabile. Se oggi possiamo e dobbiamo fare un'autocritica.. volendo essere obiettivi…potremmo guardare al passato identificandoci come spettatori ignoranti e passivi. Un’assenza fisica, ma anche culturale.. che ha finito col coprirci gli occhi ed ingannarci su quella lotta in contrasto alla crescente cultura mafiosa.

Ci davano fastidio i gesti ..le scorte..le auto che sgommavano..ci dava fastidio il teatro che vi era intorno, ma non guardavamo in profondità nel merito un problema di enorme caratura che andava a sconvolgere l'assetto di un territorio quasi condizionato dalla prepotente organizzazione...Ma chi doveva istruirci? Chi avrebbe dovuto informarci meglio..quando la stessa informazione veniva manipolata persino politicamente a favore o sfavore dai partiti?... Quando si propagandavano e si contrapponevano pensieri ed ideologie politiche che finivano col sottovalutare e distrarre dall'argomento dominante di quella prepotenza espressa contro le istituzioni.


Abbiamo assistito a miriadi di omicidi di alte e meno alte figure istituzionali..abbiamo subito l'arroganza di poteri costruiti sul malaffare...Fummo ignoranti ed inconsapevoli, ma anche abbandonati dalle istituzioni che sottovalutarono il fenomeno impedendoci di osservarlo col giusto spirito critico, non dandogli il corretto peso.

Eravamo in crescita e quindi anche meno attenti..a differenza di oggi.. dove l'austerità e certe problematiche sociali.. ci spingono a valutare ogni fenomeno con molta più attenzione!
Quando si dice che la storia deve potersi leggere ed analizzare col tempo!... Troppo sangue versato prima di intervenire..e ciò ci spinge ancora a riflettere... Oggi dopo oltre vent'anni dalla morte di questi coraggiosi servitori dello Stato..tutto appare diverso e più chiaro..come diversi appaiono gli interessi dei gruppi mafiosi che sembrano operare in modo differente. Ma di sicuro diverso è il nostro modo di pensare e di leggere quel passato...
Quella di Falcone e Borsellino rimane una storia triste ed amara che ha avuto solo in ritardo la giusta attenzione nel risveglio mentale dei tanti che...hanno finalmente percepito l’importanza di questa piaga che ha afflitto il Paese. 

20 lug 2015

i sistemi restrittivi di una fragile politica

di vincenzo cacopardo
Quello che si vorrebbe far comprendere.. a chi ritiene che il“bipartitismo” possa essere un sistema sicuro...e' il fatto che si pensa di poter costruire un percorso di rappresentanza politica stabile..senza poi  riuscire a fornire il giusto sfogo ad un sistema di compiuta democrazia. 

La domanda rimane questa: Come si può pensare di poter spaccare in due un pensiero politico..quando questo è dettato da principi che non potrebbero mai ammettere chiusure e limiti? Insomma...come dire: devi scegliere tra il nero o il bianco!...Trattandosi di principi, di cultura, di sociale e di etica..non si potrà mai evitare di riflettere: Se su alcuni pensieri si può essere d'accordo con una parte..non è detto che non si possano sposarne altri dall'altra.. 

Non esiste una verità assoluta, ma nemmeno può intimarsi una chiusura che impedisca in modo così determinato una posizione: E' proprio la netta separazione che tende ad irrigidire un modo di pensare.. che in realtà.. non dovrebbe mai rendersi inflessibile..poichè contrasta in modo netto con un utile principio di democrazia. Un sistema che.. da una parte...sembra studiato ad hoc per chi pretende di assurgere ad un fine governativo e..dall'altra..  pare adattarsi assai bene per chi vuol restare ancora succube di un tale metodo! 

Per un proporzionalista come me ..risulta improponibile ogni visione politica impostata su un simile sistema che continua a generare solo inutili contrapposizioni senza limiti: Posizioni rigide evidenziate in una serie di azioni e reazioni scatenate proprio dall'assolutismo imposto dallo stesso criterio e modo di pensare. 

Sappiamo bene che in moltissimi Paesi esistono tali sistemi inflessibili in favore di tale metodo per porre stabilità ad una governabilità al fine di farla procedere sicura e senza impedimenti, ma non si sottolineano mai i risvolti negativi che bloccano in modo deciso ogni dinamica e lo sviluppo di una politica di base che dovrebbe restare libera e più aperta: Tali regole mettono forse in luce alcuni lati positivi, ma finiscono col nascondere diverse impurità ed i grossi margini di una democrazia poco corretta.

Quando si guarda al nostro sistema di democrazia, sarebbe opportuno, dapprima, fissare l’attenzione sul momento di passaggio che questo muove in direzione di una governabilità. Un passaggio logico che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero. Se a questo aggiungiamo il metodo duro e limitativo dei sistemi bipolari e bipartitici, possiamo ben comprendere come non potrà mai completarsi in modo utile ogni progetto di democrazia intesa come "governo del popolo". Ma possiamo avere la piena convinzione di come..tali sistemi... esistono solo per la determinazione di una governabilità più comoda e sicura ...e mai edificata dal basso...Un limite sul quale pochi sono oggi disponibile e confrontarsi!

La crisi del sistema nella debole politica delle figure


di vincenzo cacopardo
Quello della Sicilia è l'appendice di un problema che riguarda il fenomeno del mezzogiorno ..Quello del mezzogiorno riguarda l'intero nostro Paese che ha trascurato le valide iniziative per un suo naturale sviluppo...Quello Nazionale rimane un problema ormai legato all'Europa ed alla globalizzazione...Ed infine.. quello internazionale parte da una questione di crisi di tutto il sistema mondiale.

Pensare che in Sicilia..come nella nostra Nazione... possa cambiare il percorso politico attraverso una figura, equivale a non aver ancora intuito il pericolo di quel meccanismo che ci imprigiona e che condiziona un percorso politico più sicuro e funzionale.

Quando alla Sicilia si tolgono le potenziali possibilità di sviluppo costruite sull'agricoltura ed il turismo ed all'indotto che vi gira intorno..non approntando efficienti reti di trasporto ed utili infrastrutture... e quando nell'intero Paese si viene condizionati da sistemi e parametri innaturali che bloccano l'essenziale valore sulla quale si è costruita per anni una qualità, ci si potrà scordare di essere competitivi e quindi di svilupparsi in modo consono ed adatto…La crisi è sicuramente sistemica ed andrebbe combattuta contro un criterio che blocca un naturale procedimento di crescita costruito su valori ed idee personali.. legate ad un contesto territoriale e culturale.

Le speranze di crescita restano solo un mito al di là di ogni tentativo di voler far credere ad uno sviluppo attraverso formule e formulette dettate da ogni premier che avanza le abituali proposte per fronteggiare la ripresa: Questa è in sè la vera ragione per la quale costoro possono essere identificati come i sostenitori di una politica falsa ed ipocrita. 

Se nel Mezzogiorno ..territorio più povero, ma potenzialmente ricco di naturali risorse ...occorrono precise ed adatte infrastrutture, per l'intero Paese sarebbe opportuno lottare a difesa del valore principe che lo ha fatto crescere..ossia quella particolare qualità.. unità alla naturale genialità che nel passato lo ha sempre messo in luce. Ma sia l'uno che l'altra appaiono bloccate da un processo di sviluppo che segue illogiche strade semplificative e appianate da incomprensibili parametri.

I valori..ormai del tutto trascurati.. potrebbero, al contrario, spingere ad una trasformazione dello stesso sistema che non può più identificarsi in quel meccanismo costruito su una competitività finanziaria tendente ad escludere un più naturale processo di economia reale. Il problema principale sta nel fatto che la politica non si è mai veramente interessata a regolamentare il sistema finanziario e bancario. In teoria si può affermare che una delle principali cause della povertà sia dovuta alle banche, ma ciò non sempre rispecchia la realtà, anche perché le motivazioni dei fenomeni come la povertà sono molteplici e molto più legate a cattive scelte politiche.

La politica del nostro Paese ha sempre preso la strada più breve, comoda e meno impegnativa dell’esterofilia, agganciandosi ai sistemi finanziari Americani e dei paesi più ricchi, dimenticando l’approfondimento della problematica anche in relazione al tema sociale e culturale... dimenticando il pericolo imminente di un possibile default. L’indirizzo politico degli istituti bancari del nostro Paese sembra non aver mai preso alcuna strada in proposito: Mai una economia di crescita in linea con la realtà, nessun impegno adeguato verso un intervento a favore dello sviluppo reale delle aziende.

Da qui si evidenzia la responsabilità di un sistema che deve potersi cambiare a favore ed a sostegno di una vera economia e delle esigenze di una società più equa. Ma pensare di poter cambiare ciò solo attraverso la rigenerazione di nuove figure non è sufficiente.

Al di là degli ultimi avvenimenti politici accaduti alla regione Sicilia che vedono coinvolta la figura del presidente Crocetta..i molteplici problemi che interessano la politica di questa isola sono legati al metodo attraverso il quale si procede verso un percorso politico vecchio e stantio che continua e continuerà a premiare la politica degli interessi e dei ricatti ..ma non di certo una funzionalità a beneficio della cittadinanza..Crediamo davvero che una figura diversa potrà risolvere tutto ciò ..se non si cambia il meccanismo con il quale si continua a procedere? Per la nostra Nazione..il problema rimane identico ..ed è davvero inverosimile non accorgersi di come si possa restare bloccati..senza reagire, da una visione poco attenta di un'Europa che costringe il nostro Paese a comprimere le nostre risorse qualitative per un'evidente sistema che premia interessi valutati solo per numeri.
Più che un tentativo di crescita....sembra l'epilogo di una società che pare volersi consumare in modo alquanto masochista.  

19 lug 2015

la disinvolta comunicazione di un premier ipocrita e disgregatore...


Quello che veramente di copernicano esiste nell'opera di Renzi è la presunzione di pensare di poter mettere la sua figura..come il sole.. al centro dell'universo.
di vincenzo cacopardo

Il furbo sindaco d'Italia insiste e... con estremo opportunismo, prendendosi il tempo strategico di cinque lunghi anni, annuncia la sua rivoluzione copernicana.

Come tempo fa parlò dei mille giorni..oggi si ripete..allungando i termini ed aggiungendone cinque... Il suo atteggiamento.. di matrice berlusconiana.. studiato opportunamente per poter incassare preferenze, non contraddice un percorso fatto di continui annunci ed inverosimili promesse. Persevera nell'additare i soliti gufi contrari che non gli hanno ancora permesso di procedere più speditamente nell'opera riformista e pone esempi come quelli degli ottanta euro, dimenticandosi di specificare che tali costi dedicati solo ad una fascia di impiegati...sono ricaduti su altre tasse imposte dagli enti locali.

Il suo nuovo progetto prevede per il 2016. di togliere IMU e Tasi sulla prima casa. Per il 2017 l' Ires. ..e badate bene: solo nel 2018 (lontano a venire) diminuire Irpef e aumentare le pensioni minime: Per un caso non difficile da intuire queste due voci appaiono solo nel 2018..come promesse lontane per attrarre consenso da una fetta consistente dell'elettorato..Ma promesse sempre rimangono.. ed intanto con queste.. potrebbe andare al voto..forte di un impegno che potrebbe non realizzarsi mai.

Un impegno di 50 miliardi di euro di riduzione tasse in cinque anni. Con questo annuncio...Renzi rottama l'idea del Pd come partito delle tasse cercando di restituire fiducia agli italiani e, persino, competitività all'Italia. Ma questo premier, malato di annuncite..per rendere più plausibile la sua promessa è costretto a sottolineare che la riduzione di queste tasse, dovrà essere fatta mantenendo il rispetto dei parametri di Maastricht e del 3%, per una questione di serietà con i mercati e con l'Europa. In chiusura non manca la carezza ipocrita verso il Paese scandita da queste parole "Lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo, lo faremo assieme a chi vuole bene all'Italia, con buona pace dei gufi e dei disfattisti".

 G.B. Shaw affermava che l''ipocrisia e l'omaggio che la verità rende all'errore.... 
Quindi la domanda scontata che potrebbero porsi i cittadini è: Ma se anche noi, in considerazione del mostruoso debito pubblico, dopo le continue raccomandazioni ed i limiti imposti dalla Comunità Europea, siamo costretti da un regime di austerità, come potremmo mai fare fronte a tali promesse di riduzioni fiscali..se non attraverso altri artifici nascosti che ricadranno come macigni su noi stessi?

La continua insistenza contro i gufi ed i disfattisti la dice lunga su come Il sindaco d'Italia si appoggi di continuo a tali congetture per dare maggior forza al suo percorso attraverso una studiata e voluta contrapposizione tra i bravi ( che lo osannano) ed i cattivi ( che non possono nemmeno permettersi di criticarlo).   

interessante articolo di Domenico Cacopardo sulla Sicilia

È inutile illudersi: la Sicilia è irredimibile e il suo destino è legato in modo indissolubile all’ipocrisia, alle mezze verità, alle mezze bugie di un contesto sociale assuefatto e complice della criminalità specifica dell’isola che si chiama mafia.
Lo riscontriamo in ogni viaggio nell’«amata terra» che, ogni volta, diventa odiata, per le palesi falsità di amministratori, politici, professionisti e gente comune, tutti felici nel bozzolo di un’applicazione della legge personale e opzionale.
Ma l’aspetto più inquietante di questa società è che non sai mai con chi hai a che fare: se, veramente, è quello che dice di essere, un cittadino esemplare dedito alla legalità, o un doppio agente del crimine, capace di ascoltarti e di utilizzare un semplice colloquio per le sue personali mene.
Non sostengo che, in Sicilia, sono tutti mafiosi. Sostengo che la società ha metabolizzato il fenomeno, ha imparato a conviverci e a utilizzarlo per i propri interessi utilitaristici, si tratti della fornitura in nero o del piccolo abuso, non rilevato dal comune in quanto con l’atteggiamento indifferente e complice l’interessato s’è conquistato la sua piccola fetta di impunità.
A parte, ci sono coloro che della lotta alla criminalità hanno fatto una missione di vita. Una scelta coraggiosa che, spesso, comporta un eroismo, incompreso: oggetto di critiche e di isolamento.
Sulla piazza, quindi, esistono coloro che non chiudono gli occhi, che sono fedeli al motto (tanto, troppo in disuso) «tra legalità e illegalità non sono possibile compromessi», che testimoniano l’inquinamento degli enti locali, dei partiti, di alcune organizzazioni sociali, che non accettano che anche le piccole comunità ospitino trafficanti e «pusher» di droga, che non subiscono le quotidiane intimidazioni. E ci sono magistrati che, come gli «Arditi» della Prima guerra mondiale, rischiano quotidianamente la vita (o la perdono come Chinnici, Falcone e Borsellino e tanti altri) sapendo di rischiarla per un principio per un dovere per una Nazione che ritengono, giustamente, nonostante tutto, Patria.
In giro, in quegli stessi luoghi nei quali la mafia governa per interposta persona o direttamente, di norma non si commemorano i caduti di mafia. Ma quando gli amministratori sono più raffinati nell’ipocrisia, lo fanno, invitando a partecipare i cittadini di rispetto, quelli con i quali una persona normale non vorrebbe incontrarsi in un qualsiasi bar.
Ecco, in questo ambiente complesso e tragico, viene in luce (l’Espresso) una telefonata tra il dottor Matteo Tutino e il presidente della regione Rosario Crocetta, nel corso della quale il sanitario affermava: (Lucia Borsellino) «va fermata, fatta fuori. Come suo padre.»
Più che uno scandalo, l’affermazione di una complicità, di un’intesa intollerabile, in Sicilia come altrove.
Non abbiamo ragione di ritenere che la rivelazione dell’Espresso non sia fondata, nonostante una smentita che non esaurisce le possibilità che il documento, segretato, sia effettivamente esistente.

Come sempre, molti si stanno spendendo a favore di Crocetta, nell’illusione di una antimafiosità che la telefonata smentirebbe in modo clamoroso.

Ma l’onorevole Giuseppe Lumia, Pd, regista della giunta siciliana, merita una risposta: non ha alcun rilievo stabilire se Crocetta abbia ascoltato o meno Tutino. È grave che Tutino si sia permesso di esprimere l’auspicio stesso: trattandosi di un professionista affermato, risulta evidente che se ha detto (Lucia Borsellino) «va fermata, fatta fuori. Come suo padre.», lo poteva dire per il livello di confidenza e di amicizia con Crocetta.
«Et de hoc satis» (basta): non può esserci dubbio né perdono per un personaggio del genere. Salvo esigenze di cordate e di solidarietà inaccettabili e inquietanti.

Domenico Cacopardo

17 lug 2015

Con Crocetta la Sicilia sembra precipitare sempre più!

La Sicilia..terra nella quale cultura ed intelligenza politica si disperdono
di vincenzo cacopardo


Una terra nella quale.. la stolta politica degli interessi politici e degli inganni continuano a segnare il tempo e nella quale non sembrano venire fuori figure alternative più fattive ed integre a beneficio di un utile sviluppo. 
Il nuovo patto del Presidente siglato col Premier Renzi sembra dissipare enormi risorse per la nostra terra. Dopo la Grecia potrebbe essere la nostra isola a fallire: un default sicuramente spinto dalla carente amministrazione di chi ancora sembra imporsi con presunzione e senza una adeguata visione verso il futuro dell'Isola di nessuno.

E' ormai nota a tutti la legge approvata dal Parlamento siciliano che stabilisce che il decreto legislativo n. 118 del 2011 verrà applicato quest'anno in tutti i Comuni della Sicilia. Non è nemmeno confutabile la possibilità di un fallimento dei tanti comuni, che soccomberanno per una scelta tanto scellerata..quanto illogica. Se a tutto ciò introduciamo la naturale difficoltà che tutto ciò produrrà sulla stessa riforma delle Province che dovrebbe vedere gli stessi consorzi dei Comuni prendere il loro posto ..si completa la visione di un pessimo quadro contro il quale sarà difficile porre rimedi.

Intanto.. tra smentite e conferme...restano pesanti, se accertate, le parole riferite da Matteo Tutino per telefono al governatore della Sicilia, il quale non replicando, potrebbe aver dimostrato persino di condividerle. Secondo l’anticipazione del settimanale L’Espresso, che dovrebbe essere in edicola oggi:- “Lucia Borsellino? “Va fatta fuori come suo padre”, è la frase che Matteo Tutino, ex primario di chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, avrebbe rivolto al governatore.

Naturalmente tutto rimane in mano a chi dovrà far luce su un fatto che ancora adesso si dimostra di particolare interesse per l'opinione pubblica, ma che resta confinato quasi in un giallo. Certo è.. che la Borsellino, figlia del magistrato assassinato in via d'Amelio ha rimesso il suo incarico nelle mani del governatore Crocetta dopo l'arresto di Matteo Tutino, medico personale del presidente accusato di truffa per aver praticato interventi estetici, spacciandoli per operazioni necessarie e rimborsate dal sistema sanitario:  Concomitanze che danno da pensare, ma che sono tutte da verificare .

Al di là di questo sconveniente avvenimento che in realtà potrebbe mettere a fuoco..un certo pressappochismo, l'arroganza ed il dispregio nei confronti di personaggi che hanno dato la vita per grandi principi e valori, quello che sorprende è il debole cammino politico del presidente Crocetta. Un percorso che è proseguito costantemente su un indirizzo politico condotto da anni attraverso giochini di maggioranze che hanno operato politiche di basso interesse per mantenere poltrone e potere.
La Sicilia non merità ciò e sappiamo ormai in tanti.. quanta cultura ed intelligenza politica rimane dispersa... sfortunatamente a favore di una trionfante pseudo politica di mestiere che intrallazza nei soliti interessi di bottega.



16 lug 2015

La gestione dell'Euro e la democrazia ingabbiata

di vincenzo cacopardo
Per una strana coincidenza: la democrazia nata in Grecia... sembra morire proprio in Grecia!
Mentre il pesantissimo piano di austerità fiscale che il parlamento greco sta per approvare con una corsa forsennata.. prosegue, la democrazia nel Paese pare non aver ottenuto alcun riscontro positivo.
Eppure se si vuole vedere la democrazia come ultimo baluardo a protezione della vita politica e sociale di ogni Nazione, al fine di non scadere nel principio assoluto e più comodo, ma sicuramente pericoloso, di una dittatura, bisogna che il valore stesso della democrazia possa essere salvaguardato attraverso principi di metodo corretti e corrispondenti alla stessa concezione etimologica del suo significato. La corruzione, una cultura condizionata, un lento sviluppo e la poca o limitata informazione, hanno fatto sì che la costruzione positiva di tale processo resti sempre condizionata in un’evoluzione poco definita ed, a volte, non corrispondente allo suo valore, ma oggi, con la forza di una globalizzazione poco controllata, la vera complicazione sorge in contrasto con i principi di un processo economico finanziario che pare condizionare pedissequamente ogni percorso di un “governo del popolo”.

Il problema principale sta nel fatto che la politica dei paesi e di tutta la Comunità intera.. non si è mai veramente interessata a regolamentare il sistema finanziario e bancario.Per cui la vera questione odierna sembra essere quella costrittiva imposta da interessi economici finanziari contrapposti a quelli di una democrazia che dovrebbe compiersi a favore del suo intrinseco significato...Quelli di una politica intesa solo come principio di interessi finanziari non utili ad un'attività sociale. ..o meglio... quelli tra gli interessi speculativi dei pochi...contro il diritto alla vita di tutti.

Se tanti economisti ...diversi politici.. e persino il Fondo monetario hanno manifestato parecchi dubbi sul fatto che 80 miliardi di nuovi prestiti non potranno bastare per rimettere la Grecia nella giusta direzione, altrettanti studiosi della politica, non nutrono più dubbi sul fatto che l'ingerenza di una politica economico finanziaria europea ha costretto e forzato su un sovrano diritto di democrazia.

L'impressione è che questo piano rimanga inutile a ribaltare la voluta negativa in cui la Grecia si trova. Vi sono difficoltà sia sui tempi che sulle misure definite. Sappiamo tutti che un paese per crescere ha bisogno di tempo e non sembra nemmeno logico in questo percorso aumentare le tassazioni delle imprese. Il piano di austerità prevede un programma ricco di tassazioni... che quasi certamente... finirà col procurare, come avvenuto nel passato, ulteriori peggioramenti e freni su una reale possibilità di sviluppo del paese ellenico...Naturalmente in questo piano di salvataggio il nostro Paese sarà inserito pagandone un ulteriore prezzo..e questo non sarebbe nemmeno discutibile.. se non fosse che non si riesce ad immaginare un futuro migliore attraverso il falso risanamento edificato attraverso una austerità fuori da ogni comprensibile sano obiettivo.

Sappiamo che già la Grecia, nel 2009 si è rivolta al Fondo Monetario, per chieder soccorso in una situazione di sbilancio economico e finanziario paurosa. Si avviò la strada dei derivati tramite la banca americana Goldman Sachs falsificando i conti per mascherare vistose perdite. Ma sappiamo anche che l'Europa, nel suo primo e nel suo secondo intervento, ha finito con elargire soldi alla Grecia soprattutto per aiutare le banche tedesche e francesi. In quell'occasione l'Europa richiese in cambio identiche politiche di rigore. Se la Grecia dopo alcuni anni è allo stesso stato si comprende bene come tali politiche non siano servite a nulla.

L'euro è entrato ormai da diversi anni nelle banche degli stati aderenti. Il cambio non ha aiutato tutti allo stesso modo..ed i parametri continuano a non tener conto delle diversità territoriali. E' difficile..per chi vi è entrato.. uscire da questa moneta, ma indubbiamente il vero problema è la sua gestione...che non risulta utile ad una vera crescita...e che, col suo peso, tende sempre più ad ingabbiare ogni forma di sana democrazia.










nuovo articolo di Domenico Cacopardo

L’America saluta e se ne va.

È questo il succo di ciò che è accaduto martedì a Vienna, al termine  del negoziato 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Iran) sul nucleare iraniano e sull’embargo stabilito 30 anni fa. I termini noti dell’accordo prevedono la permanenza del divieto di produrre bombe atomiche per 10 anni (cioè il disco verde a costruirle tra dieci anni), la continuazione dell’embargo sulle armi per 5 anni, la rimozione del divieto di costruire missili tra 8 anni (2 anni prima della possibile disponibilità di armi nucleari) e poi alcune misure immediate e transitorie, come la riduzione dell’uranio arricchito dalle 10 tonnellate attuali a tre quintali, la possibilità di ispezionare siti militari oltre agli impianti nucleari, il procedimento da porre in essere in caso di violazioni da parte iraniana.
Insomma, le preoccupazioni che si sono diffuse dopo l’annuncio hanno un serio fondamento, visti i caratteri molto opzionali di molte clausole e, soprattutto, il via libera all’armamento atomico tra 10 anni.
La retorica e la mistificazione si sono scatenate intorno all’accordo. Giornali di grande informazione scrivono di «Iran senza atomica», un rovesciamento completo della realtà.
L’America lascia nei guai il mondo sunnita e precisamente: l’Arabia Saudita, gli Emirati, lo Yemen, l’Egitto, la Libia e la Tunisia, oltre ai paesi dell’Africa subsahariana. Compie una scelta che aggraverà il disimpegno turco nei confronti della Nato e del mondo occidentale, ricacciando il Paese nel Medioevo islamista.
Regala agli ayatollah il consenso generale alla costruzione di bombe nucleari a far data dal 2025, senza ottenere, in cambio, alcun significativo impegno di prospettiva.
Consegna, quindi, la primazia dell’area all’Iran, che ha già le forze armate più numerose, equipaggiate e agguerrite e governa migliaia di miliziani, impegnati in Iraq, in Siria e in Libano.
Se non crolleranno prima, le nazioni sunnite saranno costrette a cercare un accomodamento con il Paese degli ayatollah.
Anche perché, con il pieno ritorno sul mercato del petrolio e del gas iraniani, i prezzi subiranno un ulteriore taglio accentuando le difficoltà dei produttori sunniti.
Con l’accordo sottoscritto a Vienna, infine, Obama completa la propria disastrosa politica estera che ha prodotto danni irreparabili al mondo occidentale, devastando il Medio Oriente amico dell’Occidente, dall’Egitto alla Tunisia.
Se pensiamo, però, all’Iraq, ci rendiamo conto che l’opzione sciita si consolida e consolida altresì lo schieramento filo-Isis, nemico totale dell’Iran.
Sarà compito del successore di Obama ritrovare il ruolo che aveva caratterizzato gli Stati Uniti dal 1945 e che aveva permesso di costruire il più lungo periodo di pace della storia d’Europa. Ma sarà molto più difficile di quanto non fosse nel 2008, anno della sua prima elezione.
Ora, mancando l’America, il livello degli attuali conflitti infraislamici subirà una rapida «escalation», con immediati incontrollabili contraccolpi per l’Unione europea, un colosso economico, un nano politico.
Non c’è una possibilità che è una che l’Unione possa supplire al vuoto di potere creato a Vienna e assumersi la «leadership» cessata.
Intanto, i presidi antiterrorismo, cioè Egitto e Tunisia, saranno assorbiti dai gorghi dello scontro sciiti-sunniti e finiranno per subire l’iniziativa dei movimenti più radicali e terroristici.
La lunga pace europea (a parte il caso Serbia) sarà messa rapidamente in discussione, giacché, se vorrà sopravvivere l’Unione e le nazioni che la compongono saranno costrette ad assumere iniziative di difesa passiva e, molto più difficili, attiva.
Una vera e propria iattura, che, allo stato, non è possibile scongiurare.
La medesima sentinella d’Occidente, Israele, entra in una fitta zona d’ombra. Certo, colpirà di nuovo direttamente o per via informatica il sistema iraniano, ma la partita rapidamente mostrerà lo squilibrio di forze che già oggi è incolmabile.
Gli scenari nuovi che gli strateghi debbono disegnare sono oscuri e pieni di variabili di difficile calcolo.
La Russia, che potrebbe essere l’alleato risolutore dei timori occidentali, è ancora a sua volta in stato di «embargo» e non si vede luce nel tunnel oscuro dello scontro, per ora diplomatico
(intanto, la Germania, che è falco a 359 gradi, lasciando a se stessa lo spiraglio che le serve, chiude il rubinetto Sud del gas russo e spalanca quello Nord -North Stream- a dispetto di ogni sanzione, applicata, a questo punto, solo dai fessi).

C’è un’osservazione che merita attenzione: che, dopo l’accordo, la situazione è migliore di quanto fosse prima. L’ha detto, in sostanza, Emma Bonino, politica di valore, purtroppo allontanata dal governo dall’arrivo naif di Matteo Renzi. Tuttavia, occorre ricordare che l’Occidente, con l’embargo, aveva una forte presa sull’economia iraniana e che, forse, era possibile ottenere di più, cioè la rinuncia, per sempre, all’arma atomica e ai missili che la trasporteranno. È questo il punto critico inaccettabile dell’intesa di Vienna e nessuno ci potrà dimostrare il contrario.
In questa atmosfera, dei rischi che si correranno d’ora in poi, la povera signora Mogherini che non ha capito niente, anche se ha presenziato, e dichiara: «Giornata storica, il mondo è più sicuro». Stupide parole in linea con il personaggio e con la sua assenza di visione politica.

Domenico Cacopardo

13 lug 2015

Estenuanti trattative per il popolo ellenico

"Sono trascorse più di diciassette ore per trovare una soluzione al negoziato. Si è raggiunto un compromesso per gli aiuti al popolo Greco...seppur tutto ancora da definire nella sostanza"..

di vincenzo cacopardo

Un lungo e difficile negoziato con diverse pause. Dal testo sembra sparito il capoverso sull’uscita della Grecia dall’euro e pare anche essersi ridimensionata la richiesta a favore del governo greco, il quale, dal suo canto avrebbe difficoltà da superare tra cui il conferimento a un fondo di garanzia di asset greci per un ammontare di 50 miliardi. Si è lavorato tutta la notte per raggiungere un punto di accordo per salvare la Grecia... ma anche la stessa Europa. Vi sono stati punti controversi per cercare di raggiungere un risultato soddisfacente, ma sicuramente impegnativo per lo stato ellenico e per scongiurare la richiesta di una uscita temporanea della Grecia.

Un punto importante della discussione è stata la creazione di un fondo separato in cui conferire beni pubblici da privatizzare da 50 miliardi di euro, da utilizzare per intervenire sul debito pubblico. Per il governo di Atene però..gli asset da conferire non dovrebbero superare i 17 miliardi. Un altro punto complesso rimane sicuramente quello che riguarda la presenza del Fondo Monetario..Per questa ragione il governo greco su tale punto ha specificato di non volere che tutta l'organizzazione per un piano di risanamento fosse condizionata dalla presenza della direttrice Christine Lagarde e che il soccorso restasse nei confini di una politica europea....C'è da chiedersi: quale politica?

Ma la sostanza è comunque quella che vede la inflessibile Merkel e le richieste della Comunità in un duro scontro..ponendo alla Grecia il compito di risolvere nel ristrettissimo tempo di tre giorni..le difficili e complesse riforme come quella sulle pensioni e sull'IVA.
«Si è perduta la valuta più importante, che è la fiducia»...Queste le parole che non hanno bisogno di una spiegazione pronunciate dalla Merkel..a dimostrazione di un fallimento e dei possibili successivi danni che potrebbero conseguire. 
Non era difficile poter immaginare prima o poi questi risultati.. una moneta che è di certo nata male poiché priva di una guida politica adeguata..Adesso con i fatti riguardanti la Grecia ..la storia dell'Euro assumerà una svolta mettendo in discussione un'idea di una Europa vera e politicamente stabile. Non c'è quindi da meravigliarsi della continua nascita di movimenti e partiti oggi apostrofati come populisti e demagogici...Ma la colpa di chi è?... Di chi reagisce in tal modo (anche spregiudicato e poco realistico)..o di chi ha permesso questo processo di europeizzazione priva di cintenuti politici utili e ricco di incomprensibili disuguaglianze? ...Le parole della Merkel sono quindi una prova provata di ciò che si è stoltamente voluto per risolutezza.. e non per equilibrata lungimiranza!

Oggi la differenza di pensiero è quella che potrebbero porsi tra paesi come la Francia, l'Italia, la Spagna, il Portogallo..in contrasto con i paesi nordici e la Germania in testa.. che sembrano voler fare affondare il governo di Atene..sotto il peso di aver volutamente violato i patti...e che non paiono lasciare più spazio ad alternative. Una differenza che potrebbe compromettere ogni altro percorso di una Europa costruita maldestramente sotto il potere economico di chi ha voluto comprimere pesantemente ogni altro più importante principio di equità e di vera politica democratica. Sarebbe stato più logico e costruttivo tener presente l'aspetto sociologico e culturale di questa unione.

In questo quadro possiamo comprendere le difficoltà del premier Tsipras alle prese con un popolo che si è espresso...da un lato.. in modo democratico..che da un altro lato lo vede alle prese con un difficilissimo e severo programma di riforme ..ed infine.. una parte del suo partito che lo contrasta...Ogni sua decisione lo vede compromesso e questo in realtà sembra essere il vero scopo al quale lo hanno sottoposto i Paesi europei economicamente più forti.