5 nov 2015

La finanziaria e la ricerca del consenso..



di vincenzo cacopardo
Ormai è fin troppo evidente!... Il governo centrale procede nella sua opera di simulazione dell'abbassamento delle tasse rifacendosi sulle Regioni e sui Comuni. Cercando in tutti i modi di imporsi agli occhi dei cittadini come il primo governo che abbassa le tasse..quando rimane di tutta evidenza il giochino di demandare ad altri tutte le problematiche derivanti da questa insensata manovra.

Con la nuova finanziaria..la strategia di Renzi è quella di voler apparire la sua opera governativa aperta in direzione di un abbassamento delle tasse... di simulare un realtà di defiscalizzazione, quando al contrario si tende a scaricare in periferia il nodo del problema: Si obbligano le regioni e gli enti locali ad attuare ulteriori balzelli senza i quali le stesse amministrazioni non avrebbero alcuna possibilità di sopravvivere.

Tutto troppo facile!..Tanto da non lasciare tranquilli sindaci e governatori che reagiscono con forza a tali provvedimenti. Una manovra in deficit quella di una finanziaria che non lascia scampo alle amministrazioni locali e soprattutto a quelle meno avvantaggiate del Sud.

Con l'attuale legge di stabilità.. il governo mette a disposizione dell’economia 26,5 miliardi di euro, ma 14,6 sono proprio quelli che appartengono al deficit riguardo ai vincoli di bilancio per via di una maggiore flessibilità chiesta all' Europa. La risposta a questa domanda resta nelle parole tanto approssimative..quanto preoccupanti del premier che afferma che al deficit si provvederà nel tempo... Forse Renzi pensa che il tutto possa aggiustarsi con le nuove clausole che Bruxelles potrebbe concedere all’Italia riguardo agli immigrati. Ma anche se si riconoscerà lo sforzo fatto dalla nostra Nazione in tal senso ..la disponibilità a favore non potrà essere oltre i 3 miliardi. Insomma..un'altra serie di pasticci che mettono in sicura confusione i conti da sempre sconclusionati di un Paese come il nostro...Un dato è certo: Questa manovra ..è chiaramente in deficit e va ad ingrossare un debito già pesante!


La strategia di Renzi, appoggiata dal ministro Padoan, resta sopratutto quella di ridurre le tasse sulla casa per rendere felici una gran parte dei cittadini ed accaparrarsi un evidente consenso (come fatto per gli ottanta euro)..Il tal modo però condanna le amministrazioni locali le quali ritorneranno a castigare ancora una volta gli stessi cittadini ..Un giro dell'oca inevitabile quando le coperture sono quelle che conosciamo. In realtà14,6 miliardi su 26,5 totali - serviranno di fatto per annullare le cosidette clausole di salvaguardia, cioè quel dispositivo punitivo che fa scattare di più imposte e accise (Iva e benzina) qualora vengano a vìolarsi precisi impegni di bilancio.

Una nota all'editoriale di Salvatore Tramontano sul Giornale

Il commissariamento voluto da Renzi.. evidenziato in questo editoriale dal giornalista Tramontano.. è una realtà che si aggiunge alle tante critiche già espresse in questo blog: L'operato di un premier che si è sempre mosso con il metodo assoluto di chi, non trovando alternative valide e sicure, ha sempre finito col porre in campo soluzioni analoghe.Il sindaco d'Italia usa burocrati, magistrati, revisori dei conti e tappabuchi, in mancanza di alternative valide all'interno della sua compagine..anche perchè non ha saputo rottamare come si era proposto sin dall'inizio. In realtà il giovane e furbo Premier ha paura di chi si muove accanto e si fida persino poco della politica che lui stesso ha preteso.
Quando la democrazia finisce in soffitta, arrivano i prefetti..scrive giustamente Tramontano..Una realtà alla quale non è difficile dar conto!..Renzi ha rivoluzionato la politica in senso aggressivo e bellicoso.. creandosi amici..ma anche tanti nemici. Una metodologia che la politica non perdona! ...Un premier che ha disgregato e non aggregato, rendendo all'interno delle istituzioni autentiche contrapposizioni violente. 

Quel senso della democrazia a cui il giornalista fa riferimento.. sarebbe stato assai utile per un'opera di aggregazione fondamentale in un dialogo che sembra ormai definitivamente interrotto. La strada dei burocrati non è certo un successo per chi continua ad imporsi in tono tanto determinato ..irrispettoso e cattedratico... non rendendo merito ad una politica che si vorrebbe corretta e popolare e meno omologata in tal senso.
Di sicuro una ulteriore sconfitta della classe dirigente politica.
vincenzo cacopardo


Dall'Italia dei prefetti al Partito della Nazione, la marmellata di Renzi

"Se Renzi sta commissariando l'Italia, con uomini catapultati dall'alto, con questa fissa della task force straordinaria di burocrati, magistrati, revisori dei conti e tappabuchi, significa che la politica è un bluff"

Quando la democrazia finisce in soffitta, arrivano i prefetti. Questi servitori dello Stato saranno anche bravi ed efficienti, come Tronca spedito da Milano a Roma, ma rappresentano un sintomo di un male che non va sottovalutato. Se Renzi sta commissariando l'Italia, con uomini catapultati dall'alto, con questa fissa della task force straordinaria di burocrati, magistrati, revisori dei conti e tappabuchi, significa che la politica è un bluff. È solo parole, battute da sit-com con risata preregistrata, carosello pubblicitario e presa per i fondelli. Significa che la politica non fa il proprio mestiere. È fallita e soprattutto non sceglie e non fa scegliere. I prefetti sono una sospensione della democrazia, sono il segno che la crisi morale, economica e istituzionale è così incancrenita che serve il dictator dell'antica Roma repubblicana. È la più classica sconfitta di una classe dirigente. Non solo, però. È anche un atto di sfiducia verso gli italiani. È come dire: noi abbiamo fallito, ma voi non avete voce in capitolo, perché la retorica del popolo sovrano è una bufala. Niente elezioni, niente voto, nessun controllo.
Il capostipite di questa Siberia, di questo congelamento della democrazia è stato il presidente poco emerito Giorgio Napolitano. È stato lui il maestro della sfiducia al popolo. Renzi segue la sua lezione. La conseguenza di tutto questo, al di là delle buone intenzioni dei prefetti, è l'omologazione. Si fa passare l'idea che l'amministrazione di una città non sia più una questione di scelte e di costi sociali, ma basta applicare il manuale del bravo amministratore statale. Come se su ogni questione, dai tram alla gestione dei campi profughi, non ci sia una scelta politica, una visione del mondo, una destra o una sinistra. L'inganno è questa finta neutralità. Così anche i potenziali candidati sindaci si presentano come «super partes», come personaggi senza partiti. Negli ultimi giorni lo abbiamo sentito dire anche per le candidature nelle grandi città: né destra, né sinistra. Quello che non si dice, però, è che lo Stato in questo gioco è Renzi. È lui che alla fine muove i fili, ma non ci mette la faccia. È comodo, perché in questa marmellata nessuno si assume responsabilità. Non c'è scelta, non c'è voto, non si paga pegno, non rischia nessuno. Chi perde è solo l'Italia. Siamo in pratica tutti prefetti. Tutti neutri, tutti statali, tutti grigi, tutti indeterminati, tutti Ponzio Pilato, tutti cittadini onorari del Partito della nazione. In pratica siamo tutti un po' Renzi.
Salvatore Tramontano


Milano: possibile centro di vecchie strategie centriste..

Vecchie astuzie e continue scaltrezze politiche.
di vincenzo cacopardo 
Con l'ombra del nuovo "partito della Nazione"..Renzi.. in un certo senso.. non fa che formalizzare una rottura con una parte del suo Partito.. rimettendo in gioco tutti coloro che, nell'ambito della poco affidabile politica, si muovono per ricercare nuovi spazi pur di restare
attaccati alla comoda poltrona parlamentare.
Se Denis Verdini, pare aver creato un gruppo autonomo che al Senato continua a dare aiuto alla maggioranza...in NCD si rimane sospesi senza alcuna vera idea in proposito.. tranne quella di dare una mano al nuovo governo Crocetta in Sicilia garantendosi così una certa tenuta. Nel Partitino di Alfano.. che sembra ormai essere ridotto in briciole, pare viversi tanta agitazione: Se da un lato il leader, con l'ingresso nella giunta siciliana.. garantisce a Renzi una tenuta del governo in quel territorio per salvaguardarlo da una sicura vittoria del Movimento 5Stelle..da un altro lato Il ministro degli interni non riesce a digerire facilmente la politica del premier in un persistente rapporto osmotico con il Pd..Un rapporto difficile che non potrebbe continuare e che col nuovo partito della Nazione dissolverebbe del tutto NCD...
Così... mentre si pensa a riunire un po' tutti in un unico calderone per poter far muro contro il Partito di Grillo che alza di continuo l'asticella sui consensi ...sono in tanti ad affrettarsi in manovre strategiche al fine di salvaguardare la propria poltrona per tutto l'arco della legislatura. Con il progetto del Partito della nazione si creano continue manovre e si scatena anche un certo panico, di sicuro aumenta la confusione!..Vi potrebbero essere ricadute a livello nazionale o salti di qualità...dipende da come si affronterà questa nuova iniziativa. C'è chi vede in ciò una rottura netta con il passato e chi vede consolidare lo schema di un Pd a trazione centristra nel cui calderone vi sarebbe di tutto e di più...In realtà nulla di veramente nuovo..anzi..un costante dejavu! In questo quadro sembrerebbe essere ormai Milano il nuovo laboratorio politico del cosiddetto Partito della nazione.
Tutto ciò non può di certo creare tanta fiducia.. poiché nell'idea edificatrice di un simile Partito non vi è proprio nulla di esclusivo.. nè tantomeno frutto di una particolare ricerca per una politica veramente innovativa. Un disegno politico che persiste pericolosamente sul richiamo alle due grandi città messe volutamente a paragone: Adesso che si è buttata giù la politica Romana (demolita dai noti fatti del malaffare locale) si esalta una possibile politica Milanese facendola apparire come il nuovo laboratorio politico del futuro (volendo dimenticare come anch'essa sia stata colpita da altrettanti episodi di malaffare) . Questo Paese non finisce mai di stupire sulle invenzioni strategiche di nuove possibili iniziative in ambito politico che rasentano il ridicolo..
Dopo l'esaltazione delle figure..si prosegue esaltando o dileggiando le città a convenienza...dimenticando costantemente l'essenziale importanza di programmi utili proposti attraverso le valide idee.  

lettera aperta del consigliere Cacopardo al presidente del Consiglio

Tavecchio... e le sue esternazioni razziste e antigender

"Signor presidente del consiglio, Matteo Renzi, è davanti agli occhi di tutti lo spettacolo indecoroso offerto agli italiani dal presidente della Federcalcio Tavecchio che persiste in esternazioni razziste e antigender, a dimostrazione di una scelta infelice della cordata dominante il mondo calcistico che lo designò e lo elesse.
Il presidente del Coni Malagò dichiara che non può farci niente, perché il razzismo e le espressioni antigender non costituiscono presupposti idonei a consentire il commissariamento.
Non gli creda, signor presidente del consiglio.
L’abbiamo dimostrato ieri che le motivazioni connesse al razzismo bastano a sostenere la decisione di commissariare. Non una ma dieci Federcalcio.
Ma tant’è: le relazioni tra Malagò e Tavecchio (e protettori) debbono essere tali da non poter essere scalfite nemmeno dalle indecorose parole di quest’ultimo.
Ora, visto che lei, a detta della stampa, vorrebbe fare qualcosa per mettere fine allo sconcio morale, le suggerisco di adottare «un trattamento» dei suoi per il dossier sport.
Ieri, ho rivelato che nelle norme statutarie non ce n’è una che riguardi l’onorabilità dei dirigenti sportivi. Un settore, lo sport, nel quale il civismo e la trasparenza dovrebbero essere la specchiata regola di tutti. Invece no. Tranquillamente, i pregiudicati possono presiedere società sportive e fare affari, compreso quello lucroso (e ignorato dal fisco) della compravendita di giocatori su mercati esteri, magari con la collaborazione di noti mediatori paraguayani et similia.
Oggi, lei ha fior di consiglieri, capaci di mettere in carta in due minuti la proposta che le formulo: faccia adottare dal consiglio dei ministri un decreto-legge con il quale dà 60 giorni al Coni e alle federazioni sportive per inserire nei loro statuti norme sull’onorabilità, la trasparenza e l’assenza di precedenti penali per tutti i dirigenti sportivi e delle leghe. Qualcosa di simile alla 231. Per chi non lo facesse, nomina di un commissario governativo ad acta.
Incontrerebbe di sicuro l’ostilità di pregiudicati e delinquenti, ma l’appoggio degli sportivi veri che sono tanti. E dissiperebbe ogni scetticismo sulla candidatura olimpica che, per molti, è la triste (e, tentativamente, lucrosa) ripetizione dell’esperienza Italia ’90.
E lei che ha strumenti informativi istituzionali, si faccia fare un «check» approfondito, senza cancellature, dei personaggi che premono intorno a lei per le Olimpiadi. Così, tanto per avere un’idea dei loro trascorsi civili, politici e imprenditoriali. E penali. E allontani chi ha da nascondere molto o qualcosa.
Solo così potrebbe parlarsi serenamente di Olimpiadi, di campionati, di Federcalcio. Giacché, con l’obbligo dell’onorabilità dei dirigenti sportivi, molti ingombranti personaggi dovrebbero sloggiare.
Non faccia la figura del compagno di merende e di viaggi di Giovanni Malagò accettando in silenzio le sue esternazioni.
È il momento che lei costringa tutti ad aprire le finestre e a rinnovare l’aria."

Domenico Cacopardo

4 nov 2015

Una nota di merito al successo del nuovo Movimento regionale "Insieme si può"

Un movimento che marcia spedito nell'isola verso naturali consensi
di vincenzo cacopardo
Nel cammino dei molteplici movimenti alla ricerca di una platea..dei tanti che si muovono in una disperata ricerca di progetti... tra i molti che esaltano la loro politica attraverso l' immagine di predominanti figure. …. “Insieme si può..è di sicuro uno dei più interessanti poiché anche finalizzato e compiuto nella sua nobile opera di costruzione verso il cambiamento della deficitaria politica nella nostra isola.
Interessante il progetto perchè parte da un'idea semplice, ma nello schema assai innovativo. Finalizzato.. perchè il suo messaggio è diretto prevalentemente nell'ambito di una politica connessa al territorio regionale, Compiuto..perchè è colmo di un sentimento autentico verso il rispetto che si deve alla propria terra siciliana.
L'idea interessante è proprio quella incentrata sui valori esistenti nel territorio regionale : Valori che non permangono solo culturali ed artistici, ma anche naturali.. come lo spettacolare ambiente che circonda questa terra ricca di sole ,il suo mare e le sue incantevoli coste, il fantastico variopinto paesaggio..Il tutto non slegato dai gustosi frutti che rende: dal prodotto agricolo locale, quello ittico e quello artigianale..Insomma.. da tutto ciò che caratterizza il territorio.. compresa la letteratura, la poesia, il teatro e la musica . 
Questi valori locali sono quelli attraverso i quali ci si deve muovere per ricercare i giusti principi: Anzichè partire dai principi (com'è d'uso per la vecchia politica dei grandi partiti) per poi cercare di determinare i valori finendo col generare continue anomalie.. “Insieme si può” ..parte proprio dai valori stessi del proprio territorio per definirne i principi essenziali. Il fine è quello di un utile riscontro con un' agenda politica che possa proteggere l'economia locale nel rispetto del proprio territorio...essenziale per l'intero sviluppo.
Una strada più conforme e convincente anche se parecchio impegnativa. La strada maestra per una nuova cultura del rispetto per i valori della nostra terra non potrebbe che scaturire in positivi risultati, poiché solo proteggendo i frutti,l'ambiente, la cultura, l'arte e la natura stessa del nostro territorio, potremo renderci forti, ma anche infondere vera speranza al nostro vivere sociale..dando linfa e motivazione ai tanti giovani.
Insieme si può” intende proteggere ciò che giorno per giorno pare perdersi senza speranza nella profonda nebbia di un endemico cinismo .



3 nov 2015

La paura del terzo incomodo..

La paura spinge ad un ritorno al centro...
di vincenzo cacopardo

C'è chi asserisce che nell’intervista concessa a Repubblica da Giorgio Napolitano il 31 ottobre, l’ex capo dello Stato(da sempre mentore del nuovo premier) abbia affermato cose che aiutano a spiegare la confusione attuale che regna nel campo di una sinistra ormai in mano a leader che di sinistra non hanno più nulla. Destra e sinistra si dovrebbero diversificare ed identificare per riferirsi ad anime sociali o a classi, e tutelarne gli interessi in ogni luogo, a cominciare da quelle istituzionali. Oggi..tutto pare cambiare e persino in seno ai Partiti sembra regnare una gran confusione.

Mentre un tempo.. una certa cultura sociale ci insegnava a dividere gli uomini di sinistra, da quelli di destra..una società dei ricchi divisa da quella poveri, i borghesi, gli operai, i contadini, i proletari ed i capitalisti, restando ognuna legata ad una ideologia politica legata ai rispettivi Partiti... oggi tutto appare diverso!. La società si è trasformata e la divisione si è resa più netta tra chi ha e chi non ha... costruita su bisogni reali e meno fondata su problematiche ideologiche.

La “grande novità” che oggi salta agli occhi sembra essere quella di chi pretende di dare una sistemazione al recente processo che ha visto tanti politici salire sul carro del vincitore confluendo nell'assoluto Renzismo. Qualcuno.. come l'attuale premier.. si appresta a somministrarci una grande ammucchiata sotto il nome di Partito della Nazione..Se poi sia stato lo stesso Napolitano a spingere Renzi all'idea di costruire un tale Partito proprio in difesa delle tante problematiche nascenti con un contesto territoriale in gran confusione ..questo non importa. Quello che conta per chi vuole governare è che si possa rimanere uniti per fini politici speculativi ai quali potremmo anche fornire le dovute esegesi.

Le spiegazioni potrebbero essere solo di interesse : Dopo le riforme costituzionali volute dal giovane sindaco d'Italia..ed il combinato con la nuova legge elettorale..adesso il punto per Renzi è quello di scongiurare una possibile vittoria del mov.5 Stelle. Nella partita che si voleva bipolare (destra-sinistra) adesso entra il terzo incomodo ( inatteso ed imprevisto fino a poco tempo da parte dello stesso premier)..Si tende quindi verso un Centro per arginare il cammino di un nuovo Movimento di rottura col passato di una politica che persevera con l'invenzione del nuovo Partito della Nazione..come dire: la paura fa novanta..e ci si deve inventare qualunque cosa pur di governare!

Se poco tempo prima era essenziale dividere in due posizioni la politica..adesso sembra più importante confluire al centro in difesa dell'incomodo Movimento di Grillo! Quali alti valori da parte di chi dimostra di manovrare unicamente per ostacolare ogni senso democratico per puro opportunismo! 

Cosa sarà mai questa nuova invenzione politica?. Una forma moderna di nazionalismo?...un concetto  di nuova identità nazionale od una tetragona concezione opportunista per richiamere l'attenzione dei cittadini all'ovile?..Un pensiero politico pesino poco conforme ad i fini stessi di una unione Europea...Se poi si voglia dire che a Renzi intenda prendere questa strada poichè ritiene che non importi essere di destra o di sinistra e che tutto deve farsi in ragione del bene del proprio Paese, rimane il fatto che ha usato in modo alquanto ipocrita la palestra di un Partito di sinistra come trampolino di lancio della sua ambiziosa manovra in barba allo stesso Partito ormai in preda alla confusione e quasi nel baratro di una evidente disgregazione. ..Tipico di chi non dimostra alcuna sensibilità per il suo stesso Partito che gli ha reso sicura popolarità!Ma anche colpa di chi lo ha lasciato fare senza limiti..

Dopo aver distrutto in questi venticinque anni il vecchio partito moderato DC... lo si tende a far rinascere in un momento storico che dovrebbe guardare avanti con nuovi progetti politici più innovativi. Come sempre avvenuto in questo Paese..che non ricerca e studia mai nuove forme politiche più costruttive e funzionali e che viaggia in continuo ritardo accodandosi esclusivamente a modelli esterofili..per salvaguardare un unico principio di governabilità..dopo aver fallito l'inutile strada di un decotto bipolarismo, si mira ancora una volta a ricostruire un granitico Centro...

Quanta fantasia!

Non vi è altra ragione di inventarsi un simile espediente, se non quello di dare più forza ad un mero principio di potere. Comprova evidente di una misera politica priva di nuove ed utili idee.



Nuovo articolo di Domenico Cacopardo sul commissario Cantone

Un vecchio adagio, del tutto ignorato ai nostri giorni, diceva più o meno così: «È meglio tacere e lasciare negli ascoltatori il dubbio, piuttosto che parlare e dire sciocchezze.»
Basta aprire un qualsiasi giornale di quelli che si ritengono attenti ad alcuni personaggi o si propongono di promuoverli in vista di chissà quali prospettive future per leggere ogni giorno un florilegio di citazioni, il cui peso e il cui valore non vengono mai valutati prima di andare in pagina.
Beneficiario e vittima di un simile trattamento è Raffaele Cantone, commissario anticorruzione, candidato a sostituire Roberto Saviano nel ruolo di «guru» tuttologo con una speciale tendenza a insegnare la morale e il diritto (che, per Cantone a differenza di Saviano, è roba propria) a tutti. In specie a coloro che rivestono significative responsabilità o che sono chiamati a risolvere problemi particolarmente difficili.
Ci vengono in mente due recenti esternazioni del commissario anticorruzione. La prima riguarda i pubblici funzionari. Secondo il nostro «esperto», tra di essi ci possono essere persone oneste, ma non fanno carriera. Una sciocchezza concettuale che diffama decine di persone dello Stato che hanno svolto e svolgono compiti di vertice in modo inappuntabile, senza cedere di un millimetro alle eventuali sirene del malaffare. Purtroppo, il fatto che si tratti di un magistrato penale (aduso alla autoreferenzialità) fuori ruolo influisce sulla sua capacità di misurare le proprie parole («refrain yourself») e lo spinge a sparare sul mucchio.
Cantone, commissario anticorruzione, faccia i nomi e non si comporti come colui che, guardando dal buco della serratura una camera da letto, ritenga che la vita sia solo fornicazione. Ci sono stati pubblici funzionari che, per la loro dirittura morale e amministrativa, hanno perso la vita per mano di mafiosi e delinquenti vari.
Fra l’altro, una dichiarazione quale quella attribuitagli sui dirigenti pubblici ne stimola l’ostilità in un momento in cui ci dovrebbe essere la massima collaborazione tra di loro e il commissario. Un commissario che, difficilmente, aggiusterà il tiro, viziato com’è dall’essere protetto e coccolato dall’informazione. Un atteggiamento accettabile, quando il giudice parla per propria scienza e coscienza.
La seconda uscita di Cantone riguarda il rapporto tra Milano e Roma. Intendiamoci, personalmente ammiro Milano e i milanesi. Da Roma, me ne sono andato nel 2005 per la crescente invivibilità della città, per l’abbandono del centro-storico e il degrado costante di zone cruciali, frutti avvelenati di un’amministrazione, quella di Veltroni, attenta alle cose che gli facevano immagine, indifferente ai fatti di tutti i giorni, quelli che rendono meno difficile la vita dei cittadini.
Ma formulare un paragone secco tra Milano e Roma, dichiarando che a Roma non ci sono gli anticorpi di rifiuto e ostacolo della criminalità è un’altra sciocchezza a ruota libera, che incide, almeno per me, sull’opinione che m’ero fatta di Raffaele Cantone. Di sicuro si considerava e si considera «troppo demiurgo», «troppo risolutore» della vicenda corruzione nel contesto nazionale, a dispetto della sottovalutazione del diritto amministrativo e del procedimento amministrativo, chiavi queste per una prevenzione veramente risolutiva, e della sopravvalutazione delle proprie funzioni e dell’onniscienza dei propri collaboratori.
Su un punto mi preme richiamarlo.
Una sciocchezza pappagallescamente ripetuta da quel grande pensatore che è il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, endocrinologo.
Si tratta della demonizzazione del «massimo ribasso», il sistema che affida i lavori pubblici al migliore offerente cioè a colui che offre il prezzo minore. Perché questo metodo funzioni occorre che si verifichino una premessa e una condizione. Da quando, con la regionalizzazione, lo Stato ha abolito il Genio civile e distrutto gli uffici tecnici dell’amministrazione dei lavori pubblici, non si elaborano più progetti esecutivi come si deve. Le progettazioni sono approssimative e si ricorre troppo spesso all’appalto concorso o all’offerta prezzi per sopperire alle carenze progettuali. Non è una deficienza casuale né un destino cinico e baro. È una scelta dolosa scientemente operata (dai due principali agenti del procedimento, la politica e l’imprenditoria di rapina) per provocare costosi aggiustamenti in corso d’opera, dai quali trarre extrautili illeciti.
La condizione per rendere il massimo ribasso praticabile e utile, è imporre cauzioni integrali a copertura del valore dell’intera opera da eseguire (così si fa nei «tender» internazionali indetti da Paesi nei quali non si tollera il «bashish» cioè la mazzetta). Cauzioni bancarie a prima chiamata moralizzerebbero gli appalti e anche il sistema imprenditoriale, giacché escluderebbero i soggetti che concorrono (e magari vincono con ribassi demenziali) solo per poter poi «sistemare le cose» con la costosa protezione del politico di turno e l’acquiescenza di qualche corruttibile funzionario.
Concetti questi, di difficile comprensione per un endocrinologo, ma di sicuro alla portata del dottor Raffaele Cantone.
Un vero passo innanzi, quindi, sarebbe rappresentato dalla valutazione della qualità delle progettazioni, non lasciandosi tirare per la giacchetta delle urgenze, ma rispettando i tempi tecnici per la definizione di progetti veramente esecutivi.
Nel clima delle dichiarazioni a ruota libera, sembra trovarsi a proprio agio l’esimio prefetto Francesco Paolo Tronca. Si tratta di un prefetto di carriera prefettizia e quindi attrezzato dal punto di vista amministrativo. Coopererà con un prefetto di provenienza Polizia, come Franco Gabrielli che, sul Giubileo, potrà far valere competenze specifiche.
Tralascio le accuse rivolte a Tronca dall’Unità di Concita de Gregorio, mai contestate da una querela, ma sulle quali sarebbe opportuna una sua parola di chiarimento. Non voglio farmi influenzare da pregiudizi. Mi faccio però influenzare dal pacco di luoghi comuni che Tronca ha riversato su Roma e Milano.
Il modello Milano, a mio modo di vedere e con riferimento all’Expo, si basa su due circostanze precise: la presenza di un galantuomo come Giuliano Pisapia e la collaborazione di una squadra di tecnici che, alla fine, ha compiuto il miracolo. Il resto, da Paolo Glisenti in poi, e con l’esclusione di quel grande manager che è Lucio Stanca, impedito di operare, è meglio dimenticarlo: liti da cortile e ripicche intorno alla guida dell’operazione. Per il resto, la città e i milanesi, che godono di uno specialissimo «drive», hanno subito in misura rilevante i danni prodotti dalla corruzione che ha colpito soprattutto l’istituto Regione, ma non ha tralasciato, in passato e di recente, la sanità. E non sono stati immuni dalle infiltrazioni mafiose, ‘ndranghetiste e camorriste: basta chiedere in procura o in questura.
Roma, da questo punto di vista, presenta una sola diversità importante: è la sede dell’amministrazione statale e, come tale, meta di tutti coloro che intendono ottenere qualcosa dal sistema. Ed è questo l’elemento più inquinante, rispetto al quale non è possibile organizzare alcuna civica risposta.
Ma Roma è anche la sede di decine di istituzioni civiche, laiche e religiose, che danno un esemplare contributo alla convivenza cittadina. Le più recenti vicende hanno messo in rilievo un sistema corruttivo nato e sviluppatosi intorno alla macchina comunale: i romani ne sono stati vittime. Non complici.
A questo punto, non è prevedibile che aria tirerà in Campidoglio dall’insediamento di Tronca. C’è da sperare che, al di là delle dichiarazione roboanti, il commissario si occupi di ripulire la macchina municipale e di amministrare, ben sapendo che non bastano sei mesi e un Giubileo in corso per il risanamento burocratico e lo svolgimento di una normale campagna elettorale.
E, comunque, prima di parlare e togliere ogni dubbio sulla propria saggezza, è meglio per tutti riflettere, tacere e operare con serietà.
Domenico Cacopardo

31 ott 2015

M5Stelle ...un movimento di sfondamento..


...sul quale costruire nuovi percorsi di cambiamento.
di vincenzo cacopardo
In un mio precedente post avevo messo in evidenza l'inopportuno perdurare di una politica costruita sulle vecchie contrapposizioni destra–sinistra, ormai superato dal nuovo incedere delle forme costruite sull'antitesi "antisistemica" avversa a quella "sistemica": Due posizioni identificate da un monolitico Partito di sinistra in opposizione ad un più suggestivo Movimento 5Stelle.

Le nuove stime sul voto....danno un Movimento 5Stelle in considerevole aumento rispetto ad un PD che va perdendosi giorno per giorno in questioni complicate come quella del sindaco di Roma Marino, i continui scandali e le ruberie politiche.. aggravati dai risvolti di una politica governativa risoluta e pragmatica che non sembra più incantare i tanti cittadini condannati a sacrifici ed..infine.. le continue ipocrite comunicazioni del protervo premier .

Sembra chiaro che questo Movimento.. più vicino alle esigenze di una gran parte della società penalizzata da questo incedere, si muove al ritmo di un affascinante politica antisistemica di rottura verso la quale gli stessi cittadini si sentono attirati con la speranza di un rinnovamento sociale più equo. Un movimento che, nel bene e nel male, malgrado sembra non spingere verso proposte e programmi validi o.. comunque.. persuasivi...apre il campo a auspici di cambiamento differenti da quelli proposti da Renzi.

Chi ci dice..ad esempio.. che vincendo a Roma..il Mov 5 Stelle, pur mantenendo una propria maggioranza nell'aula consiliare, non possa offrire ad una grande figura competente il seggio di Sindaco? Una figura professionale che.. non gravitando all'interno del proprio movimento, potrebbe rendere affidamento morale ed una capacità amministrativa più sicura...Una mossa che sarebbe di sicuro vincente verso qualsiasi elettorato.

Sappiamo ormai da tempo che il giovane movimento di Grillo e Casaleggio si propone in modo sconclusionato e confuso condotto con un consenso dei suoi parlamentari costruito in modo fin troppo risibile  attraverso i computers.. senza un vero dialogo che garantisca uno scambio più approfondito, ma quello che sembra spingere verso questo consenso è l'idea di una nuova aspettativa..è la speranza che.. col tempo.. anche le artificiose regole imposte al suo interno possano maturare in meglio e che la loro democrazia partecipata riesca ad imporsi con meno approssimazione e più coerenza verso la strada di una indispensabile democrazia indiretta.

Se un domani riuscissero a riformare questioni delicate come quella sulla regolamentazione dei Partiti e la opportuna differenziazione dei ruoli..si potrebbe anche immaginare di vedere qualche utile risultato. Ma se anche questo non riuscissero a compiere..si sarà comunque rotto questo muro che oggi pone ostacolo ad un cambiamento più consono ed utile per il Paese..lasciando successivamente il passo ad altre nuove forze politiche di innovazione più mature e forse anche più capaci di saper governare in modo più efficiente.

La fase più difficile pare essere proprio quella della caduta di questo muro di cinta che pone argine bloccando l'ingresso di nuovo pensiero e nuove idee proposte oggi da tanti piccoli partiti isolati. Se restiamo altrimenti bloccati sul fatto che l'unico Movimento che attualmente può creare questa rottura col vecchio sistema non sarà mai capace di governare..non facciamo che precludere una strada che nel futuro potrebbe proporsi con maggior innovazione. Insomma..quel maglio di sfondamento verso la spessa porta che tiene chiuse le mura dell’antica fortezza, dovrebbe essere accompagnato e sorretto dai tanti piccoli Partiti e movimenti che altrimenti rischierebbero di restare per sempre tagliati fuori e divisi dalle granitiche mura a difesa delle riforme volute da Renzi e soci. A differenza degli israeliti che cinsero d'assedio le mura della città di Gerico che poi crollarono, i piccoli movimenti ed i più piccoli Partiti dovrebbero guidare ed accompagnare l’ingresso del Movimento 5 stelle attraverso lo sfondamento della principale porta d’ingresso (evitando di distruggere le istituzioni), salvo poi staccarsene per le proposte alternative al cambiamento.


Ogni cambiamento va affrontato col dovuto rispetto! Arriverà comunque quel momento in cui in tanti potranno meglio comprendere l'importanza e la necessità di una politica più utile e funzionale per il futuro sviluppo. Potrà essere un'occasione storica..ed è proprio questa la ragione per la quale sarebbe opportuno condividere l'opera di sfondamento del Movimento 5S solo come un'opportunità di un utile apertura. D'altronde..se risulterà visibile la loro incapacità di amministrare..avranno comunque messo la prima pietra su un reale cambiamento. Il loro pensiero, pur non dando vera garanzia sui meriti e su una vera capacità di sviluppo, guarda alla società in senso più equo. Dopo aver rotto il muro del vecchio sistema non potranno che essere costretti a sedersi e riorganizzarsi, ma lascerebbero forse aperta la porta verso una politica condotta da altre figure politiche con maggior professionalità.. e con una nuova forma mentis innovativa più creativa.





30 ott 2015

Una riflessione su un articolo di Domenico Cacopardo sul Congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati

L'impeccabile analisi di Domenico Cacopardo sul Congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati e sui tempi della giustizia mi spinge in una più approfondita riflessione sul lavoro dei giudici.

Così come si è criticato in un precedente post il ruolo del CSM che spesso deborda dai suoi principali compiti, bisogna tenere in considerazione il lavoro svolto dal singolo magistrato il quale, oggi, è sicuramente sottoposto ad un carico eccessivo per il moltiplicarsi delle cause e per gli affari di cui deve occuparsi. Le ultime riforme in campo di giustizia sono caratterizzate dalla generale riduzione dei termini lunghi per impugnazioni, riassunzioni etc..Il tutto restringendo sempre più le risorse che lo Stato dovrebbe per mantenere meglio le strutture ed un miglior lavoro.

Nelle Corti principali, le cause vengono di continuo rinviate di parecchi anni. E’ anche noto che, per fissare un’udienza in Cassazione, possono passare non meno di cinque anni. Tutto ciò per l’immensa mole di lavoro del singolo magistrato, dovuta al moltiplicarsi delle cause e degli affari cui deve occuparsi. A ciò bisogna porre rimedio, anche a costo di dover rompere vecchi schemi che hanno indubbiamente reso cattivi risultati.

Qualcuno potrebbe prendere ad esempio la carriera di un primario ospedaliero e confrontarla col lavoro di un magistrato per rendersi conto della enorme e diversa difformità organizzativa.

Nella funzione di un primario ospedaliero, consistente nell’esaminare e fornire indicazioni per varie decine di casi al giorno, lo stesso viene coadiuvato da una corte di ausiliari, aiuti, assistenti, persino studenti oltre che infermieri, che operano per lui una serie di indagini necessarie sul malato. Mediante questi dati e la osservazione del malato, tramite la sua indiscussa esperienza, egli può intervenire per una diagnosi e per una terapia. Infine, anche per la scrittura della diagnosi e per la terapia penseranno i suoi assistenti e gli infermieri.

A paragone, il magistrato lavora in solitario. Riceve un aiuto dal cancelliere limitato a funzioni unicamente materiali come la formazione dei fascicoli, la redazione dei verbali, la pubblicazione delle sentenze etc. Inoltre il sostegno non è più intenso poiché il rapporto, negli anni, si è ormai reso malato tanto da scoraggiare lo stesso cancelliere.

Il magistrato non ha nulla che assomigli ad una squadra di aiuti e assistenti che lo possano assistere come nel caso di un primario.
Gli aiuti del primario sono medici con lo stesso titolo di studio che lo assistono con la sola differenza di una minore esperienza e minore capacità professionale rispetto alla sua. Assistenti che nel tempo si vanno formando mediante il lavoro quotidiano.

Il magistrato invece deve fare tutto da solo per il compito assegnatogli: deve assumere le prove, esaminare i documenti, ricercare i precedenti, scrivere le sentenze oltre naturalmente tutti i vari provvedimenti. Costringere un magistrato ormai esperto a scrivere fatti puramente storici o a scrivere una motivazione che qualunque uditore potrebbe benissimo scrivere al suo posto, rappresenta un chiarissimo spreco delle risorse umane di quella che dovrebbe considerarsi “azienda giustizia”.

Lavoro che, come abbiamo già detto, equivale a quello che svolgerebbe un primario ospedaliero se gli si imponesse di far lui le analisi cliniche o le radiografie e persino praticare le iniezioni prescritte. Tutto ciò è un chiaro spreco di intollerabili proporzioni al quale bisognerebbe porre rimedio circondando il magistrato esperto, di un gruppo di ausiliari, magistrati come lui, anche se con minore esperienza, ai quali possa essere affidata la assunzione delle prove,la ricerca dei precedenti, lo studio giuridico pertinente ed in fine, la stesura delle sentenze.

In questo caso, il vantaggio che ne deriverebbe sarebbe principalmente di qualità, ma anche di maggiore velocità per la soluzione dei casi e con un incremento notevole della produzione complessiva. Un ulteriore vantaggio sarebbe quello di fornire una maggiore preparazione alla professione dei giovani magistrati in continuo esercizio sotto la guida professionale del magistrato anziano più ricco di esperienza.

Ci si rende chiaramente conto che proposte simili potrebbero apparire miraggi, sebbene si deve essere consapevoli che la gravità della situazione è tale da indurci a formulare, anche se solo teoricamente, idee simili per spingere gli addetti ai lavori verso la ricerca di una migliore soluzione.

La considerazione sul rispetto avanzata dal consigliere Cacopardo è più che valida, ma la restrizione sulle risorse e una valida riforma per un funzionamento più corretto sopra espresso rimangono..e ciò non può che penalizzare il lavoro e la tranquillità dovuta a chi ha il compito di salvaguardare i diritti ed i doveri di tutti i cittadini che aspettano per anni sentenze, garanzie e sicurezza.
Anche in questo caso non potranno mai essere le solite riforme semplificate a risolvere l'annoso problema.
vincenzo cacopardo





Il documento finale del XXXII è un’utile lettura. È pubblicato integralmente nel sito dell’Associazione. 

Il suo aspetto più significativo è la completa assenza del cittadino, utente unico della giustizia, si tratti dell’investimento di un pedone, del furto in un appartamento, di una truffa, di un omicidio, di mafia o di corruzione, o di una lite tra privati, nella quale la tempestività della decisione è quasi più importante del merito. E nessun accenno a una politica giudiziaria che, per venire incontro alle esigenze della categoria, ha in sostanza depenalizzato decine di reati di grande impatto sociale.

Il gruppo dirigente dell’Anm, si è invece dedicato alla indicazione di esigenze, nell’ottica di migliorarne le performances ma ai fini della semplificazione del lavoro dei magistrati. Ed è tornata la questione rispetto, evocata dal dottor Sabella, infatti: «I magistrati italiani riaffermano il principio di indipendenza ed autonomia quale cardine degli equilibri costituzionali. Tale principio non può alimentarsi di un ossequio formale, ma deve basarsi su di una cultura fondata sul rispetto, su norme che regolano lo stato giuridico della magistratura e ne disciplinano la responsabilità e l’efficiente sistema di governo autonomo, nonché su norme processuali che definiscano ruolo e doveri dei magistrati …»

Ciò che si pretende con questa affermazione è un ossequio sostanziale, fondato su elementi connessi alla persona che esercita la funzione affidatagli, a prescindere dalla sua capacità, solerzia, equilibrio e impegno nel lavoro. Una specie di riconoscimento a scatola chiusa che dovrebbe derivare da una nuova cultura, quella, appunto del rispetto. 

In un Paese nel quale il ricambio generazionale e la modernità globale hanno posto in discussione il mondo in cui viviamo, c’è un soggetto o un’istituzione che possa imporre una cultura fondata sul rispetto di un sistema le cui inefficienze e disfunzioni cogliamo ogni giorno, ogni ora? Una percentuale crescente di italiani ha studiato e si è formata, anche lavorando, all’estero. Può essa accettare i tempi della giustizia nazionale, i suoi privilegi, l’assenza dell’orologio nei palazzi giudiziari, talché il processo italiano è di gran lunga il più lungo del mondo occidentale? 
Domenico Cacopardo

29 ott 2015

La retorica della semplificazione istituzionale...

Quello di oggi non è per nulla un rinascimento!
di vincenzo cacopardo
Dobbiamo ancora ascoltare questa storia dell'importanza di una "semplificazione istituzionale" che azzera il sistema di ricatti incrociati che hanno sempre impedito ai governi di governare, ai parlamenti di legiferare, coi limiti che comportano ad un normale percorso democratico?.. 
Ma mi domando qual'è la ragione per la quale uno deve essere soddisfatto da queste semplificazioni come non vi fosse altro modo di ricercare un sistema più utile per l'ordine istituzionale? ...Se le idee non ci sono..è perchè mancano le indispensabili teorie ..e non è certo l'agire con fretta e faciloneria a dover soccorrere questa intollerabile mancanza da parte dei politici così poco lungimiranti. 

Mentre il tema della governabilità rimane sempre indiscutibile..la democrazia pare volersi e potersi costantemente manipolare..come fosse un palliativo!  

Questo continuare a dileggiare i dissidenti di un Partito che si è sempre posizionato a sinistra e che di sinistra non ha proprio più nulla... Questo osannare il decisionismo di chi, non avendo forze avversarie valide, continua nel suo ipocrita cammino come non vi fossero altre alternative...non fa che lasciare attonito chi in verità ha sempre creduto ad un cambiamento solido e non alla facile semplificazione di un governo che corre in fretta verso gli ostacoli per superarli solo girandovi attorno..o fingendo di non vederli.

Quello di oggi non è per nulla un rinascimento e, neanche a pensarlo, un nuovo umanesimo... come vuol far credere un presuntuoso sindaco divenuto premier, ma è un periodo di decadenza al quale si provvede attraverso una sorta di restaurazione e sul quale si sta tessendo una tela pericolosissima i cui risultati verranno fuori nel prossimo futuro: Matteo Renzi non ha dinanzi a sé una strada irta di insidie solo per capriccio, ma perchè si ostina a procedere col piglio del presuntuoso e l'ambizione di chi non conosce l'umiltà dovuta per i delicatissimi problemi del sociale e della politica odierna.   

Infine per rispondere a coloro che ti indicano come un gufo e che guardano alla democrazia come un comune principio sul quale far prosperare le proprie libertà, si può così rispondere: - La democrazia è democrazia!... Il suo significato di “governo del popolo” non può più essere sovvertito. Pensare, come oggi in tanti fanno, che la democrazia possa essere più o meno liberale o aperta.. significa anche costruirvi attorno assurde ipocrisie e doppiezze. La storia ci ha già insegnato che le vecchie ideologie non possono più adattarsi alla modernità di un mondo che deve muoversi a protezione di una società sempre più vasta e difficile. Ogni principo di democrazia deve essere protetto alla base!