Potrei
rispondere a Domenico che la natura del premier si è sempre fondata
sul gioco..se poi è anche d'azzardo peggio ancora!
La lettura di
questo articolo esposta dal Consigliere Cacopardo centra sicuramente
il problema: Credo comunque che il ballottaggio col Movimento 5
stelle consacrerebbe di sicuro la vittoria di Renzi...e questo, in un
certo senzo, toglie di torno un altro pericolo..ma il problema rimane
alla base.. e cioè sull'impostazione stessa di questa legge elettorale
che si presenta come un pasticcio per risolvere “alla buona” il delicato
problema di una governabilità sicura..bypassando ogni altro principio di
rappresentanza democratica.
Ormai, per chi
percepisce l'importanza di una gestione della politica corretta, non
vi possono essere dubbi sul fatto che il sindaco d'Italia Premier e
segretario di Partito di maggioranza, (praticamente un monarca
assoluto in un territorio che ancora ha il coraggio di dichiararsi
democratico) vuole mettere fine ad ogni incognita che ostacola il suo
percorso semplificativo e pragmatico.
Come già detto
..la sua è una visione limitativa che.. aprioristicamente.. non
intende percepire l'importanza di risolvere un problema inerente la
governabilità attraverso un più logico percorso di base...secondo
un metodo più appropriato legato ai fondamentali principi della
nostra cultura: Non vi sono state elezioni..nè sono stati
presentati programmi per il voto dei cittadini...i conflitti
d'interesse politico sono rimasti..i Partiti restano ancora fondati su una vecchia e deleteria disciplina..un'Aula è in piedi
malgrado l'incoerenza di una legge elettorale criticata fortemente
dalla Corte...Cosa c'è di nuovo di questa miserevole politica?
Ma la fretta
prevale su tutto e nel merito non c'è nemmeno da discutere!
Il sindaco
d'Italia deve sicuramente ringraziare l'incoerenza e la mancanza di
carattere di tanti esponenti in dissenso con il suo disegno politico
che non dimostrano alcuna propria forza se non quella di cedere di
fronte alla paura che un governo possa cadere perdendo di conseguenza
una comodissima poltrona.
In un sistema
presidenziale la governabilità viene definita aliunde...separata da
quella parlamentare. Chiaramente noi non siamo in un sistema simile
..ma quello che stupisce è proprio il non sforzarsi apportando
idee in direzione di un sistema innovativo che possa meglio
appartenerci....Idee tratte da un'esigenza legata alla nostra personale culturale..che possano differenziarci e che imprimino una maggiore funzionalità a tutto il sistema istituzionale.
Mai come in un
Parlamento “uno dovrebbe valere uno” (per dirla alla Grillo)...
Mai.. in un'Aula dove si discute e ci si scambia attraverso un libero pensiero.. si
dovrebbe cedere al compromesso in nome di una governabilità imposta
attraverso un'azione ricattatoria di tale evidenza. ..Quello che fa
la differenza..dovrebbe essere solo il rispetto per il programma che
si deve ai cittadini...Ma nel caso di Renzi, che nemmeno è passato
da una elezione politica nazionale..quale sarebbe il programma per il
Paese valutato dai cittadini? ..Ma non importa.. poiché Renzi si
impone addirittura con una legge elettorale che rappresenta la madre
di tutte le regole (condita con un ulteriore stravolgimento della Carta
costituzionale) che taglia ogni argomento in discussione..
Si percepiscono
pesanti anomalie..o no?
vincenzo cacopardo
Oggi, con il voto sulla costituzionalità,
inizia il «rush» finale della nuova legge elettorale, detta
«Italicum»: probabilmente dopo alcuni voti di fiducia (del tutto
legittimi), la Camera l’approverà in via definitiva. Si concluderà
così la madre di tutte le battaglie di Renzi, conferendo a lui,
primo nella storia dell’Italia unita, a parte Benito Mussolini, il
controllo del Parlamento e, quindi, la possibilità di trasformare
rapidamente in legge le decisioni del governo.
Dopo non ci saranno
più alibi o giustificazioni per gli errori né per i ritardi delle
riforme, sin qui assai tormentate.Non
ci vorrà molto tempo per capire se il nuovo sistema funzionerà, se
Renzi continuerà a godere del favore popolare, se l’Italia
accetterà un riformismo accelerato che colpirà i gangli di un
sistema arretrato e consociativo.
L’«Italicum»
prevede un premio di maggioranza alla lista «vincente». Se questa
raggiungerà il 40% dei voti espressi, otterrà 340 seggi, cioè la
maggioranza della Camera dei deputati. Ipotizzando un astensionismo
del 30%, significa che i 340 seggi rappresenteranno il 28% degli
elettori.
Nel
caso in cui nessuno raggiunga il 40%, si procederà al ballottaggio
tra le due liste più votate.
Si
è detto che il meccanismo è ripreso dalla legge 18
novembre 1923, n. 2444, detta «legge Acerbo», con la quale il
fascismo ottenne la maggioranza necessaria per instaurare la
dittatura.
Essa
stabiliva un sistema maggioritario per il quale la lista (nazionale)
che avesse ottenuto il 25% dei voti espressi, avrebbe ottenuto i 2/3
dei seggi. Il restante terzo sarebbe stato suddiviso in modo
proporzionale. Se nessuno avesse raggiunto il 25% il Parlamento
sarebbe stato composto con il medesimo criterio.
La
legge Acerbo fu approvata con la proposizione della mozione di
fiducia con una maggioranza risicata: 178
a favore 157 contro. 54 gli assenti.
Le
somiglianze (tuttavia inquietanti) si fermano qui, anche perché
l’introduzione del ballottaggio restituisce al sistema un certo
tasso di democraticità rappresentativa.
Critica
è la scelta dei capi lista bloccati che sottrae agli elettori il
diritto di votare il nome dei propri rappresentanti: una scelta
questa da non condannare del tutto visti le deviazioni e gli eccessi
del voto di scambio.
Non
ci sono certe (ancora) tentazioni autoritarie del «premier» Renzi,
anche se la vocazione a «comandare da solo» e a contornarsi di
personale inadeguato alle necessità di governo, salvo qualche
eccezione, non è rassicurante.
Poiché
si legifera non per sé, ma per il Paese, occorre chiedersi cosa
accadrebbe se, non raggiungendo nessuna lista il 40%, si andasse al
ballottaggio, per esempio, tra il Pd renziano e il Movimento 5
Stelle?
Francamente,
pensiamo che l’Italia correrebbe un pericolo mortale, vista la
natura del Movimento, privo di garanzie reali di partecipazione e di
libertà di dissenso interno, con un «leader» padrone anche dello
strumento web e un programma di dissoluzione europea.
Oggi,
non sembra uno scenario possibile. Non possiamo sapere, però, in
quale temperie si svolgerà il voto, magari sulla spinta di eventi
che non immaginiamo, né possiamo contare sulla saggezza degli
elettori che, la Storia ci insegna, è tutt’altro che assicurata.
La
Patria non è un numero da giocare alla «roulette».
Anche
se, sin qui, s’è dimostrato buon giocatore d’azzardo, Matteo
Renzi lo ricordi bene.
Domenico
Cacopardo