SE LA CORDA SI SPEZZA!!…
di vincenzo cacopardo.
La società si è ormai formata!.. il problema fondamentale, oggi, è quello di saperla equilibrare! Se questa corda, ormai troppo tesa, si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme
di vincenzo cacopardo.
La società si è ormai formata!.. il problema fondamentale, oggi, è quello di saperla equilibrare! Se questa corda, ormai troppo tesa, si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme
Ritengo che la peggiore crisi sia
quella della totale perdita dei valori! Quando perdiamo il rispetto per il
prossimo, il senso di uno Stato, il valore del denaro, quello del lavoro..e
persino ogni forma di poesia e la possibilità di sognare…allora perdiamo ogni
speranza! Non volendo pormi col consueto
catastrofismo che oggi pervade la gente, posso comunque affermare che.. se
una speranza c’è… non può essere affidata nelle mani ambiziose di chi cerca di
apparire per assumere ruoli predominanti.
Il mito e l’idolatria… stanno vincendo sull’umiltà ed il rispetto che si deve ad una comunità. La società sembra ormai ingrigita da un modo di pensare che ha sporcato ogni contenuto sui valori.
Il mito e l’idolatria… stanno vincendo sull’umiltà ed il rispetto che si deve ad una comunità. La società sembra ormai ingrigita da un modo di pensare che ha sporcato ogni contenuto sui valori.
Così come sembra che il tempo non tenga più conto delle stagioni… passando dal freddo a caldo torrido dello scirocco nello spazio di qualche ora, la vita di relazione tra le persone sembra mutare dall’oggi al domani…le amicizie….i rapporti di lavoro…quelli sociali.. sembrano sempre inaspriti da cambiamenti improvvisi che non riusciamo a comprendere, anche in politica le metamorfosi paiono avvenire con improvvise trasformazioni che non lasciano spazio ad un adeguato percorso per la ricerca delle soluzioni: Si passa da una scelta ad un’altra.. completamente opposta.
Questi strani fenomeni sembrano
essere il sintomo generale di un mondo che ha perso ogni forma di
equilibrio…sia per l’ambiente che per la collettività.. e persino per ogni
aspetto antropoligico che ci coinvolge. L’essenziale principio dell’equilibrio
sembra essersi perso del tutto ed in questa dispersione l’uomo sembra aver inglobato
ogni visione…non essendosi accorto dell’importanza di tutto ciò che
la natura gli ha donato e che la sua permanenza in terra non ha saputo ben
usare e custodire. Oggi quindi…(la stessa natura c’è lo insegna)…non vi è solo
un principio di equità e di correttezza da sostenere …quanto quello di
ricercare un fondamentale equilibrio come bilanciamento di una
convivenza comune per far sì che non si prendano strade strette o larghe…lunghe o corte..che
non si ricerchi solo il bianco o il nero…che non si vada incontro a verità
assolute…nè ad assurde profezie o profonde incertezze..
Tralasciando una certa retorica
filosofica (che non guasta) ma nella quale a volte mi dilungo.. potremmo comunque affermare che la mancanza di un equilibrio, ha
sicuramente portato la figura umana a non stabilire più gli indispensabili
confini sulle scelte e sulle fondamentali azioni utili per stabilire un sano
controllo sulla crescita. Quali sono dunque quei principi di una politica
economica che non potranno mai fare crescere la società secondo un modello di
equilibrio? Quali le ragioni per le quali si vuole ancora imporre il rigido
processo che porta inevitabilmente alla recessione?
La visione neoKeynesiana
dell’economia moderna richiama alla determinazione di una politica interventista razionale
e quantitativa….Insomma....se per gli economisti classici la disoccupazione
viene considerata volontaria e come normale risultato di un insufficiente
elasticità dei salari, per Keynes essa deriva da una mancanza effettiva della
domanda. Ma poiché la domanda al consumo diminuisce in relazione al
reddito, si potrà determinare un aumento dell’occupazione solo con
l’aumento degli indispensabili investimenti. Sappiamo che Keynes concentrò il suo impegno nello studio dell'economia...dalla produzione di beni.. alla domanda ponendo l’attenzione su talune circostanze in cui la
stessa domanda aggregata è insufficiente a garantire occupazione. Per
Keynes... la necessità è il sostegno pubblico.. senza il quale, vi sarebbe un pesante prezzo da pagare attraverso un aumento
della disoccupazione: Quando la domanda diminuisce, è assai probabile che
cali anche la potenzialità di sfruttamento della stessa capacità
produttiva.
Secondo il pensiero del premio Nobel Paul
Robin Krugman… l’austerità voluta dai grandi imperi economici ha portato ad un
autentico fallimento dei Paesi che l’hanno imposta, ritenendo di
poter piegare l'economia alla propria morale. La sua visione teorica si
esprime in alcuni modelli commerciali che potrebbero rappresentare validi vantaggi
per l’economia dei Paesi, quando non privi di barriere di protezione ben
precise: Egli, in proposito, ha specificato l’importanza delle oscillazioni dei
tassi di cambio con una forte critica verso le politiche di alcuni governi verso le relative speculazioni di alcuni fondi.
La crisi economica che investe
tutto il mondo sembrerebbe generata volutamente da un assurdo sistema che
impone alcune regole a protezione dei grandi potentati. Se la ricchezza è mal
distribuita, e ciò viene tollerato da tempo attraverso le regole di un impianto
edificato attraverso la forza del denaro, questo si deve ad una precisa volontà di
alcune influenti lobbyes che la sostengono costantemente continuando a trarne
beneficio. Un beneficio dei pochi, i quali dovrebbero anche comprendere che
questa corda non potrà esser tirata troppo a lungo.
Il sistema odierno non sembra
volersi basare su una economia di equilibrio collettivo, ma sul peso che il
denaro può esercitare sul singolo individuo. Ciò ha portato a non individuare
il giusto percorso e ad identificare il denaro come un fine e non come il mezzo
necessario per la crescita del Welfare.
In tal senso..è inutile illudersi!...La teoria del libero mercato non potrà più funzionare in rapporto al carico notevole che essa impone ad una società che si vorrebbe più equa! Se un libero mercato sembra indispensabile per un progresso che voglia basarsi sul merito, sulla qualità e su un essenziale principio di competizione, questi deve per forza far uso di una regolamentazione che renda maggior equilibrio e più stabilità alla società…Non è solo un problema di etica ma anche di sostanza!
La società si è ormai formata!.. il problema fondamentale, oggi, è quello di saperla equilibrare! Di renderla bilanciata in favore di un benessere collettivo che possa soddisfare le esigenze di tutti senza incidere negativamente sui valori, sui meriti e le capacità. Se questa corda, ormai troppo tesa, si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme: povertà e ricchezza potrebbero lasciare lo spazio a distruzione, sfiducia e fine di ogni sistema democratico collettivo.
In tal senso..è inutile illudersi!...La teoria del libero mercato non potrà più funzionare in rapporto al carico notevole che essa impone ad una società che si vorrebbe più equa! Se un libero mercato sembra indispensabile per un progresso che voglia basarsi sul merito, sulla qualità e su un essenziale principio di competizione, questi deve per forza far uso di una regolamentazione che renda maggior equilibrio e più stabilità alla società…Non è solo un problema di etica ma anche di sostanza!
La società si è ormai formata!.. il problema fondamentale, oggi, è quello di saperla equilibrare! Di renderla bilanciata in favore di un benessere collettivo che possa soddisfare le esigenze di tutti senza incidere negativamente sui valori, sui meriti e le capacità. Se questa corda, ormai troppo tesa, si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme: povertà e ricchezza potrebbero lasciare lo spazio a distruzione, sfiducia e fine di ogni sistema democratico collettivo.