L’ultima sciocchezza a uso del pubblico
entusiasta e di tutto il circo mediatico nazionale l’ha ammannita il cantante
Pelù accusando Renzi di essere il figlio politico di Gelli.
Probabilmente, Pelù non sa chi era Gelli,
quale sia stata la sua vicenda giudiziaria, quale il suo potere reale. Che,
insomma, a parte il momento affaristico-golpista della P2 (inizio anni ‘80),
Gelli non ha più esercitato alcuna influenza sull’Italia e sulle istituzioni,
tornando a essere quello ch’era stato, un piccolo imprenditore aretino con
molti problemi di sopravvivenza economica. L’ha evocato per far colpo, per piacere
a coloro ch’erano in attesa di chi le sparava più grosse per spellarsi le mani con
gli applausi.
Sono, però, certo che la maggioranza di
coloro che si assiepavano il 1° maggio a Roma in piazza San Giovanni possiede gli
strumenti critici necessari per sceverare il credibile dalle sciocchezze e
dalla demagogia. Era lì per partecipare a una festa tradizionale, in un periodo
in cui le gite fuori porta sono passate di moda. E per manifestare un’esigenza
condivisa, quella che i problemi dei lavoratori rimangano al primo punto
all’ordine del giorno.
Non è con le frasi alla Pelù che si fanno
passi avanti.
Non siamo pro-Renzi né anti-Renzi:
sappiamo che la rischiosa scommessa –un premier
giovanissimo con grande comunicativa, ma dalla consistenza ancora
sconosciuta-, dà all’Italia un’opportunità di cambiamento come non si era mai
verificata da trent’anni a questa parte, dai tempi del Progetto socialista e
del tentativo di avviare una sostanziosa riforma istituzionale.
Purtroppo, un ventennio di seconda
Repubblica ha diviso l’Italia in due fazioni che continuano a confrontarsi
anche oggi che si sono frantumate e che è entrato in scena il Movimento
5Stelle. E, quindi, qualsiasi discorso riformista viene complicato da problemi
di schieramento e di polemica elettorale.
Anche in questi ultimi tempi, la moneta
cattiva caccia dalla scena la moneta buona. Il mix di bugie demagogiche, di
complottismo, di invenzioni puerili e di constatazioni delle situazioni di
fatto, utilizzato in modo spregiudicato da Grillo e dal suo guru,
ha fatto presa tra tante persone giustamente stufe del crescente degrado senza
prospettive di miglioramento.
Ma prima di prendersela con Renzi o con
il potere bisognerebbe fare i conti
con noi stessi e con le nostre scelte.
Assodato che siamo all’interno di una
crisi globale dei paesi industrializzati, dovremmo affrontare la crisi specifica
italiana che ha condotto migliaia imprese fuori mercato, tanti lavoratori a
casa insieme a tantissimi giovani in attesa di primo impiego. Allora, possiamo
renderci conto, per esempio, che l’energia costa in Italia molto di più che
nelle nazioni concorrenti e che questo è uno dei prezzi che paghiamo al rifiuto
del nucleare, sancito da due referendum, uno dei quali promosso proprio dallo
strepitante Grillo. Che la difesa dei posti di lavoro compiuta dal sindacato ha
anchilosato le aziende conducendole al collasso. Il rifiuto di rendere
flessibile il mercato del lavoro nella lotta al precariato ha bloccato un
fisiologico ingresso di mano d’opera in fabbrica. Le idee su cui s’è trincerato
il mondo del lavoro sono suicide: nel tempo in cui non ci sono opportunità di
occupazione, un lavoro precario è sempre meglio che niente. E i negozi aperti
il 1° maggio danno una retribuzione, anche modesta, a chi vi è stato impegnato.
Un contributo decisivo al disastro
nazionale e alla mistificazione è da attribuire a tanti protagonisti del mondo
televisivo votati a fare ascolti esasperando i toni con i casi marginali, mai a compiere vera, dura, impietosa opera di
informazione.
Ora a palazzo Chigi, c’è Renzi con la sua
improbabile compagnia di personaggi in cerca d’autore (a parte qualcuno).
Nonostante ogni perplessità, va sostenuto, anche con la critica spietata, non
combattuto con sciocche parole d’ordine e bugie.
Benché molti non se ne rendano conto,
siamo nella stessa barca e, per riprendere una decente navigazione dobbiamo tutti
darci da fare in spirito di verità.
Probabilmente ha ragione Domenico, ma vi è un
fatto innegabile che non si può nascondere e che si chiama paura. Paura delle
bugie, paura di ritrovarsi di nuovo nelle identiche condizioni, paura di una
politica che vive ancora attraverso l’immagine di figure che sembrano dover
accampare verità. Non v’è dubbio che Renzi raffigura una di queste figure e
tanto più lui si ostina con la sua decisa politica dei fatti …maggiori sono le
perplessità che si possono nutrire per la faciloneria con la quale le sottopone.
La sua estrema sicurezza da un lato aiuta, ma dall’altro incute timore poiché le
sue sono scelte troppo affrettate ed assolute che in corso d’opera mutano in
continuazione.
Mentre si festeggiava la festa dei
lavoratori(oggi da molti ironicamente chiamata festa dei disoccupati) si stava
consumando un’altra tragedia che coinvolgerà quattromila famiglie di dipendenti
della “Lucchini”.. i quali potrebbero perdere il proprio lavoro.. paventandosi
la chiusura dell’alto forno dell’antica fabbrica di Piombino.
Grillo ha subito espresso, forse in modo
troppo accentuato, il suo sdegno per la politica passata (facendo espressamente
riferimento al PD) che ..con la sua negligenza ha omesso di preventivare il
problema non apportandovi da tempo le giuste soluzioni….Se Grillo può anche avere
esagerato…non v’è dubbio che la politica del nostro Paese.. non si è mai
preoccupata di studiare piani di lavoro innovativi a beneficio del territorio, né
di preordinare analisi in senso di uno sviluppo territoriale più congenito.
Ancora oggi nell’opera di cambiamento proposta dal nuovo Premier questa ricerca
è assente.
Ora..si fa presto a suggerire che siamo
nella stessa barca e dobbiamo tutti insieme riprendere una decente navigazione in spirito di
verità. Pur avendo una figura di Premier
che annuncia in continuazione il cambiamento (come sembrasse essere inviolabile
e solo suo) ogni paura rimane ed è profonda.. poiché tocca il lavoro e cioè
quello che la società oggi considera come l’unico vero valore a protezione
della propria dignità, e tocca anche e soprattutto il denaro.. che persino
quando si è in una barca in mezzo al mare, riesce a condizionare sull’ordine e la sopravvivenza.
Non per difendere l’indifendibile Grillo
parlante, ma la sua.. oggi.. rappresenta l’unica voce in grado di sfondare quelle
spesse mura di Gerico di un sistema ancora in essere e che con Renzi assume le
vesti ostentate di un cambiamento che domani potrebbe presentarsi assai più rischioso.
Ci saranno anche i polveroni..ma restano tante incertezze e paure..
vincenzo cacopardo