IL CINICO USO DELLA CRISI
Il cinico uso della crisi, nel quale si sono specializzati Susanna Camusso e Maurizio Landini, con l’aggiunta in extremis di Carmelo Barbagallo dell’Uil, finirà per ritorcersi contro di loro e contro coloro che, illusi, li stanno seguendo.
La guerra al governo, di cui sono i promotori non potrà avere successo, né strappare concessioni secondarie che susciterebbe dure reazioni dell’area marciante degli iscritti (non tutti, visto che la maggioranza sono pensionati). Si concluderà malinconicamente come si sono conclusi gli scontri più duri degli ultimi trent’anni, salvo quelli in cui il governo, calandosi i pantaloni, ha concesso, con la concertazione quello che i sindacati volevano. In questi casi, il prezzo l’hanno pagato il Paese e lo Stato e gli effetti di queste vittorie di Pirro si possono scorgere nell’immenso debito pubblico e nella totale inefficienza delle amministrazioni.
La concertazione, tanto amata oltre che dal sindacato da Ciampi e da Prodi non può più essere messa in campo, vista la necessità di scelte nette e definitive.
Comunque, le lotte attuali susciteranno un spostamento a destra. Ma la maturazione del Paese non offre spiragli a un sindacato d’assalto.
E bene fa il premier Renzi a presidiare con decisione il centro dello schieramento, per impedire i tragici scivolamenti del passato. E fa bene a rifiutare i tentativi di aprire tavoli di negoziato. E bene farebbe, il presidente di Confindustria Squinzi a sostenerlo. Purtroppo, l’elefantiaco apparato di viale dell’Astronomia vive e si alimenta del rapporto (nazionale) con la Cgil e tende a ostacolare il trasferimento delle contrattazioni ai livelli aziendali. Gli stessi Montezemolo e Marcegaglia si adoperarono perché il rapporto Cgil-Confindustria fosse il luogo della gestione del contrasto imprenditori-sindacati.
L’esistenza di un forte sindacato nazionale centralizzato, giustificava la presenza (parassitaria) di qualche migliaio di impiegati confindustriali con relativi, lobbistici consulenti (che tanti danni alla legislazione hanno prodotto) e il ruolo dei presidenti.
Ormai, però, con la perdita di peso e di potere della Cgil, anche Squinzi, senza l’unica azienda privata italiana di livello globale, l’exFiat, si trova ad affrontare un netto calo di influenza personale e della sua organizzazione.
Nella nuova politica, quindi, queste associazioni intermedie, che, in sostanza, speculano sul conflitto e sulla sua soluzione, giustificando così la propria esistenza, non hanno più significato e sono destinate a completare nel giro di pochi anni l’irreversibile declino accelerato dalla recessione.
Bene ha fatto Renzi ad affrontare i nodi della crisi rifiutando qualsiasi discussione sul merito delle leggi che ha proposto e che intende proporre. La riunione di qualche settimana fa, nella quale nessun ministro dette una risposta ai sindacati, è il suggello della nuova situazione e dell’ininfluenza del sindacato sui problemi di interesse nazionale.
L’Uil di Giorgio Benvenuto, sindacato dei cittadini, sarebbe stata, oggi, in prima fila nella gestione concordata del riformismo. L’Uil di Carmelo Barbagallo sarà strumento delle piccole faide interne al Pd, anch’esse in esaurimento e si pentirà dell’abbraccio che uccide scambiato con la Cgil.
E fa tenerezza il presidente della Commissione bilancio della Camera, Francesco Boccia per il velleitario tentativo di costituirsi argine alle iniziative del governo. La macchina in cui si trova deve andare avanti e condurre in porto il lavoro legislativo che, con tante pecche, è stato iniziato.
Giacché se Camusso e compagnia cantante, Boccia e minoranza del Pd avessero un qualche successo, il disastro che occhieggia spesso nei listini dei titoli italiani si manifesterebbe con tutta la sua latente virulenza portandoci in un batter d’occhio alla troika di commissari europei ben più decisi e ben più severi dei nostri attuali ministri.
domenico cacopardo
La sensazione pare essere quella di non poter mettere in dubbio l'operato del Premier.. senza essere considerato un insopportabile volatile...Insomma, al di là del giudizio ( in parte anche condivisibile) sui sindacati..la difesa di Domenico sull'operato del sindaco d'Italia resta difficile da comprendere se messa in relazione alle tante scelte poco democratiche e per niente funzionali da lui operate.
Non è del tutto appropriato guardare solo da un lato senza comprendere a fondo le ciscostanze storiche che hanno generato la natura dei sindacati: Se è vero che certe associazioni, oggi, speculano sulle soluzioni, è anche impossibile pensare di poterle cancellare di colpo. Ma quello che veramente riesce poco comprensibile è il fatto di dover accettare ad ogni costo la politica determinata del giovane Premier per il solo fatto che semplificando la qualunque, si possa uscire da un tunnel...Ma anche qualora si uscisse..con quali risultati? Con il sacrificio di chi? Quando si vuole eliminare il vecchio..bisogna prima avere la chiarezza che il nuovo funzioni.
Invero ciò che conta in un momento come questo, dovrebbe essere la ricerca di idee più appropriate per far funzionare e per non dividere..Si intuisce invece che Matteo Renzi prendendo il volo dal trampolino della sinistra..si batte a favore di ideologie tipiche della destra favorendone un ritorno in tono pacato simile a quello di una vecchia DC. In questo suo cammino ambizioso e parecchio avventato ..lui separa anziché unire ...divide invece di aggragare...Gioca con la democrazia ponendo continue fiducie e sfidando chi non la pensa come lui.
Quando Domenico scrive: “ha fatto bene Renzi ad affrontare i nodi della crisi rifiutando qualsiasi discussione sul merito delle leggi che intende proporre.” non fa altro che affermare che l'unico metodo oggi possibile è quello delle regole forti simili a quelle di un regime..regole da far digerire a tutti i costi... e questo, al di là di ogni sfida da parte dei sindacati, risulta poco convincente per il comune cittadino e per ogni principio democratico.
Renzi oggi trova in tutto ciò terreno facile..perchè... tra i dissesti dell'economia e quelli di un mancato rinnovamento istituzionale, ancor più enfatizzati dalla cattiva gestione politica portata dalle figure del recente passato e dall'ectoplasma in cui è ridotto il PD, il suo percorso risulta assai facilitato, ma nessuno oggi è in grado di poter affermare quale sarà il vero fine che si raggiungerà..nessuno il destino di un Paese che sembra percorrere il cambiamento affidando le sorti nelle parole di un vero monarca. Non credo dunque si tratti di cinismo..quanto di una paura che di sicuro tocca i tanti che vedono in un certo determinismo..il destino poco chiaro per l'intero Paese.
vincenzo cacopard