20 ott 2015

Napolitano.. orditore di un infelice cambiamento?


di vincenzo cacopardo
Se abbia tramato con imprenditori e banchieri, se abbia ha preso accordi con Stati esteri o attirato a sé con la lusinga leader politici del centrodestra per provocare scissioni, questo non sembra possibile poterlo provare , ma per alcuni come Sallusti, invece, sono fatti accertati e documentati da più fonti.

Secondo il giornalista il tutto può essere dimostrabile.. e ciò che sta accadendo oggi è frutto di una serie di reati gravi sui quali dovrebbero indagare il Parlamento e la magistratura se non fosse debole e sotto ricatto il primo e complice la seconda. ...Insomma per Sallusti..Napolitano, da presidente della Repubblica, ha sovvertito la volontà popolare, alterato gli equilibri parlamentari ed impedito il libero esercizio del voto.

Sallusti.. individua in Napolitano il “comunista” per eccellenza..l'ex presidente, operando in malafede, dopo aver fatto passare per banditi e matti i cittadini ungheresi che nel 1956 si volevano liberare del giogo del comunismo sovietico, ci ha provato con quelli Italiani che si sono riconosciuti e si riconoscono in una stagione politica di libertà.

Certo è che Napolitano ha voluto questa riforma e l'ha promossa con alacrità e tutta la passione che gli è rimasta...Non so se possa parlarsi di complotto ordito in sfavore dell'allora premier Berlusconi, ma sta di fatto che nell'odierno panorama va costruendosi un quadro forzato di una nuova politica che non garantisce una vera democrazia parlamentare.. scombussolando l'ordito istituzionale e creando una serie di impreviste anomalie moltiplicatesi nell'incedere del percorso riformista.

Sembra che si sia voluto procedere attraverso un metodo presidenziale malgrado non vi sia nel nostro ordinamento alcun principo in proposito..sovvertendo.. in un certo senso.. una volontà popolare, alterando gli equilibri parlamentari ed infine ... impedendo ad ogni costo il libero esercizio del voto.

Ai cittadini ogni giudizio nel merito...

Renzi si burla dei pavidi dissidenti

di vincenzo cacopardo
Per l'ennesima volta la ridicola cordata della minoranza dem è sulle barricate. Pare infatti che sussistano vari punti, all'interno della legge di Stabilità, che rischiano di bloccare la marcia del Pd. Siamo pur tuttavia convinti che l'ennesima scenata all'interno del Partito di maggioranza si presenterà come la solita risibile commedia per attrarre un po' di consenso con la scusa di un dialogo interno... fingendo di tirare fuori una futile fermezza.
Dall'altra parte Renzi non perde occasione per ridicolizzare i dissidenti :"Una parte della minoranza del Pd è come Totò, si oppone a prescindere. Il sindaco d'Italia si prende gioco canzonando la combriccola incoerente di una opposizione interna legata alle poltrone che non ha mai avuto il coraggio di fare forza comune in direzione di una nuova forza politica.

Mi aspetto una dura opposizione anche sul colore delle cravatte". Con questa frase, Renzi deride ogni critica ricevuta da una parte del suo partito alla legge di stabilità.
Il Premier si esalta da solo asserendo che la sua legge di stabilità compie battaglie storiche.. benché vi sia qualcuno del Pd che se ne lamenti. Astutamente approfitta per mettere in evidenza le sue battaglie vinte come l'Expo ed il prossimo Giubileo. Malgrado i problemi ed i gufi in agguato...secondo Renzi si continuerànno a portare avanti buoni risultati.

Secondo il Premier l'Italia è più solida e sta meglio. Ciò che mancava era una riduzione delle tasse: pagarle meno, ma pagarle tutti. Questa frase in sé non corrisponde affatto alla verità! Renzi cammina spedito su questo argomento dimenticando che vi è una enorme quota di cittadini che non è in grado di poter affrontare il peso di queste. Quando si butta giù una tassa sull'immobile e in modo così lineare non si è fatto alcun favore ad una buona parte del Paese, se poi..si impone una indegna tassa sulla Rai all'identico modo, incastrandola in una bolletta elettrica, si opera una furbizia che non scalfisce per nulla il benestante, ma colpisce in modo fin troppo accentuato tanti pensionati e tutta quella categoria di disagiati oggi esistente nel Paese: La politica economica di questo governo..tutta immedesimata su parametri e PIL, continua a dimenticare la perseverante sperequazione tra ricchezza e povertà esistente tradendo ancora una volta i principi insiti all'interno della Costituzione che all’articolo 53 parla chiaramente di una progressività

Il premier aggiunge con particolare enfasi“Questa legge di stabilità prevede misure che il Pd ha chiesto per anni: una misura contro la povertà
Ma questa legge di stabilità, malgrado l'indifferenza delle forze politiche più critiche, non è per niente una misura contro la povertà . E' ormai chiaro che questo Premier si muove con pochissima considerazione nei confronti dei meno agiati. Non lo ha dimostrato con gli 80 euro..offrendoli solo e per primi a quella fascia sistemica di lavoratori con reddito sufficiente. Non lo ha mai mostrato nei confronti di un Sud sempre dimenticato..Non lo manifesta oggi con la soppressione di tasse in modo lineare e l'immissione di altre nel modo identico attraverso furbizie.

In questo quadro appaiono solo teatrali le manifestazioni della sgangherata cordata dei dissidenti che.. dalla loro sembrano  volutamente arricchire un falso scambio all'interno, pur di restare sempre incollati alle comode e remunerative poltrone del Parlamento e che meritano di certo di essere burlati dal loro stesso premier segretario di Partito

19 ott 2015

Sistemica ed antisistemica: la nuova contrapposizione politica


L'attuale contrapposizione potrebbe generare la nascita di una politica più favorevole
di vincenzo cacopardo
Sembra ormai evidente che la lotta politica odierna non appare più costruita su una vecchia ideologia antitetica destra–sinistra, ma su una contrapposizione "antisistemica" avversa a quella "sistemica": Due posizioni identificate da un monolitico Partito di sinistra in opposizione ad un più suggestivo Movimento 5Stelle.

L'ormai debole Partito di Berlusconi appare disperso nelle nebbie di un passato.. e le altre forze politiche restanti difficilmente potranno ottenere un miglioramento nei consensi, poiché fin troppo spinte verso l'assolutismo delle loro demagogiche posizioni che non lasciano spazio alla mentalità di un Paese alla ricerca della stabilità e della moderazione.
Se da un lato il tetragono Partito del giovane sindaco d'Italia Matteo Renzi procede con ostinata determinazione verso riforme che in qualche modo sostengono un vecchio sistema ricco di anomalie che pare far acqua da tutte le parti, da un altro lato, un Movimento più vicino alle esigenze di una gran parte dei cittadini penalizzati da questo incedere, si muove al ritmo di un affascinante politica antisistemica di rottura.

Il difetto.. da parte del PD.. resta quello di cercare di definire il suo riformismo attraverso le regole di un gioco che trae continuamente spunto dal vecchio sistema, mentre.. per quanto riguarda il Movimento di Grillo e Casaleggio, non paiono scorgersi tutt'oggi proposte e programmi validi o.. comunque.. persuasivi. Il Movimento è purtroppo condotto con un consenso costruito in modo fin troppo donchisciottesco..  in modo virtuale attraverso i computers senza un vero dialogo che garantisca uno scambio più approfondito ….Le capacità potranno venir fuori solo ed esclusivamente nella competenza della loro conduzione governativa..e questo rischio.. in un certo senso.. pone freni al consenso di una gran parte della cittadinanza.

Questa è la ragione per la quale sembra più che opportuna e logica la ricerca di altre strade più creative e.. nel contempo.. meglio edificate su un percorso programmatico più funzionale: E' l'occasione storica per la nascita di nuovi Movimenti che.. accrescendo la politica attraverso idee nuove, offrino un pensiero innovativo a garanzia dei veri valori di una vita in comune..Un pensiero che guardi alla società in senso più equo pur garantendo meriti, sviluppo ed innovazione.



Non v'è dubbio che tutt'ora non si intravedono strade certe e sicure nella trappola riformista in cui sembra volerci rinchiudere l'attuale governo che ha sbarrato il passo al valore supremo di una società più democraticamente corretta. Ma arriverà comunque quel momento in cui in tanti potranno meglio comprendere l'importanza e la necessità di una politica più utile e funzionale per il futuro sviluppo.     Ci vorrà ancora qualche anno per poter vedere la nascita di un solido Movimento più convincente e maturo che riesca ad individuare una guida più consona per il nostro Paese... Non tarderà a venir fuori...la spinta generata dalle odierne contrapposizioni è forte e sembra portare in quella direzione!

17 ott 2015

Un commento sull'articolo di Domenico Cacopardo: Ripensateci!

Da quello che si è visto al Senato sulla riforma costituzionale..(con un unico scopo di fretta semplificativa) mi sembra davvero impossibile pensare che l'ambizioso giovane premier possa avere la volontà di rilettere e meditare..

Capisco perfettamente le perplessita di Domenico Cacopardo espresse in modo limpido in questa analisi politica... tuttavia nutro anch'io altrettante incertezze su questa assurda legge elettorale ( ancora non definita in tutto).
Le preoccupazioni di Domenico circa la vittoria del Movimento 5Stelle suonano come una mancanza di alternativa per la politica Nazionale del Paese. Bisogna, tuttavia, rendersi conto che, nel bene o nel male, questo Movimento richiama l'attenzione di tanta gente ormai oppressa e vessata da una politica governativa che da un altro lato non pone il più importante principio sociale al primo posto: l'equità.

Comprendo fin troppo bene la diffidenza da parte di chi è inserito in un sistema e che vive nel benessere: Se il Movimento 5Stelle arriverà alla vittoria ..il merito probabilmente non sarà solo della propria forza, ma di una politica governativa che non pare assolutamente tener conto dei bisogni dei più deboli. Sarà proprio per il fatto che l'ago della bilancia peserà a sfavore dei meno abbienti spingendoli per necessità (seppur a malincuore) in favore di un giovane Movimento che..anche nel suo poco accorto modo di procedere.. ne cura meglio gli interessi guardando alla società con meno ragioni personali e più considerazione verso il sociale.

Sappiamo in tanti come i nuovi arrivati della politica (estremamente prodighi..persino cavillosi.. nel conteggio delle spese), proprio per il loro confuso e limitato modo di eleggere i propri esponenti, offrono grandi incertezze e creano esitazione, ma cosa offre dall'altro lato la politica di un governo che persevera nelle continue anomalie di una politica con una spocchiosa arroganza..non curante delle essenziali disposizioni più utili in direzione di un equilibrio sociale? Cosa regala ai suoi cittadini ..se fin troppo preso e condizionato da una politica europea che lo sottomette ai soliti parametri economici.. sottovalutando una più importante azione per arrestare quella inesorabile forbice tra ricchezza e povertà in aumento?.. Se procede attraverso la politica di un premier arrogante e spocchioso che assai meno si propone in favore di un risolutivo ed equilibrato welfare?

Un premier che dimentica totalmente la fondamentale crescita del mezzogiorno...Fecondo in una comunicazione ipocrita e capziosa ..Perennemente lieto e quasi soddisfatto di avere certi gufi tra i piedi che lo perseguitano....ma fin troppo disinvolto verso i bisogni dei più deboli...
vincenzo cacopardo


Ripensateci.
Ora che la riforma del Senato ha superato la terza e più difficile boa, ripensateci e aprite al cambiamento l’Italicum.
Si dice che l’Italia attuale è l’unica tirannia al mondo nella quale vadano in video soltanto gli acerrimi, i più faziosi, nemici del tiranno.
Da questa battuta, parte un ragionamento analitico e complessivo.
La legge 6 maggio 2015, n. 52 disciplina l’elezione dei componenti della Camera dei deputati. Essa prevede che la lista che raggiungerà il 40% dei voti, otterrà un premio di maggioranza e 340 seggi su 630 (maggioranza 316). Un premio molto contenuto che, ai nostri tempi non garantisce la governabilità, visto che per comporre una lista vincente i responsabili dei partiti dovranno imbarcare amici e nemici interni, consegnando loro ancora una volta un potere di veto o di ricatto (il che è lo stesso) comparabile con quello esercitato in passato.
Ma l’aspetto più preoccupante del sistema è che con le elezioni non sarà in palio la maggioranza della Camera, ma l’Italia. Una riffa da giocare sul filo del rasoio, nella quale chi vince potrà, effettivamente, instaurare un’autocrazia e prendere in mano l’Italia.
Certo, se la lista del 40% fosse quella del Pd o di Forza Italia è facile ritenere che il regime democratico non correrà rischi, a meno che il leader del partito non subisse il fascino di derive autoritarie, non contrastate a sufficienza dagli anticorpi insiti nel sistema come le maggioranze qualificate per la riforma elettorale, per l’elezione del presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali.
Ma immaginiamo lo scenario peggiore. Che quel 40% sia conquistato dal Movimento 5 Stelle che pone come suo obiettivo l’uscita dall’euro, il che vuol dire, di fatto, l’uscita dall’Europa, oltre a una serie di amenità autolesionistiche (per l’Italia) di natura paraecologista o paraeconomica, come la follia della crescita zero e dell’opposizione alle infrastrutture di sopravvivenza civile ed economica, come le ferrovie veloci, le autostrade (aggiornamenti di tracciati e di rete), i termovalorizzatori e simili.
Il governo sarebbe in mano a una compagnia di scombiccherati votati a portare il Paese nel medio evo di un oscurantismo fondamentalista dal quale sarebbe difficile uscire in breve tempo.
Probabilmente, un successo del Movimento 5 Stelle innesterebbe reazioni all’interno del sistema statuale e non è peregrino immaginare che potrebbero essere molto decise.
Ma tant’è: Deus amentat quos perdere vult (Dio acceca coloro che vuol perdere). E se gli italiani decidessero di non far raggiungere il 40% a nessuno dei contendenti in campo e si andasse al ballottaggio tra il Pd e i 5Stelle, potrebbe verificarsi il demenziale effetto Parma, per il quale per non votare un vecchio e bolso quadro di partito (del Pd), gli elettori di destra e di centro sono confluiti sul candidato grillino, tale Pizzarotti Federico, una nullità culturale e politica i cui effetti negativi (e distruttivi, come il rifiuto del collegamento tra l’Autobrennero e l’Autocisa) hanno già gravemente colpito quella che è stata la capitale emiliana, e continueranno a colpirla almeno sino alle prossime elezioni amministrative.
Un effetto Parma che potrebbe indurre gli elettori orfani del fuleader del centro-destra, Silvio Berlusconi, e dei tradizionali riferimenti moderati, convinti tuttora della necessità di opporsi alla sinistra, anche a quella annacquata e democristiana dei nostri giorni, a votare per il male maggiore, Grillo&suoi in una sorta di purificante karakiri, di cui subito dopo (come a Parma) si pentirebbero, visto che il prezzo maggiore lo pagherebbe il ceto medio e moderato nazionale.
Se l’onestà è la bandiera dei 5Stelle (un’onestà da porre alla prova dell’esercizio del potere) essa non può essere il criterio discriminante per esprimere il proprio voto. Il criterio dovrebbe essere quello di scegliere chi prospetta un programma realistico e convincente e può mostrare di avere le carte in regola per realizzarlo. Così come non affrontereste un’operazione scegliendo il chirurgo col criterio dell’onestà, ma con quello delle notoria capacità professionale, così non dovreste affrontare le elezioni con un principio deviante e, nel caso della troupe grillina, con l’acritica accettazione di idee rovinose e/o inattuabili.
Certo, l’ipotesi di cui abbiamo scritto è marginale, al limite di un corpo elettorale preso da un’incontenibile pazzia, come il corpo elettorale che 6 aprile 1924 dette il 60% al partito nazionale fascista avviando l’instaurazione della dittatura. Ma, proprio per la valutazione delle conseguenze estreme, abbiamo detto all’inizio Ripensateci e lo ripetiamo ora: Ripensateci!
Ci sono due vie per mettere l’Italia al riparo dalle avventure: la prima è consentire la formazione di coalizioni di partiti, legittimandole all’ottenimento del premio di maggioranza. La seconda è un aumento del limite dal 40 al 42%. In questo modo, si renderebbe veramente remota l’ipotesi dei 5Stelle, e si darebbe al governo espresso dalla coalizione vincente un margine più consistente di seggi per realizzare il proprio programma.
Se qualcuno si scandalizzerà dall’esplicita menzione del Movimento 5 Stelle come soggetto politico cui contrapporre una legge elettorale che ne renderebbe ancora più difficile la vittoria, lo rassicuro: di norma le leggi elettorali vengono scritte ritagliandole sugli interessi specifici e concreti della maggioranza del tempo. In questo caso, occorre mettere al centro dell’attenzione l’Italia, il suo faticosissimo uscire dalla crisi, la necessaria coerenza con decenni di politica europeista, nella quale oggi abbiamo più cittadinanza e peso di qualche anno fa.
Pensare all’Italia per sbarrare il passo alla compagnia di giro dei grillini (i geometri contro gli ingegneri).
È l’Europa il nostro contesto, il nostro futuro, il nostro orizzonte.
Rinunciarci sarebbe un grave e costoso sacrificio e che condurrebbe sulla via dell’avventura.
E l’Italia non può essere la posta di uno spaventoso gioco alla roulette.
Ripensateci!
Domenico Cacopardo



16 ott 2015

Tassa Rai ad incastro: il paese è servito!


La tassa ad incastro che premia i professionisti penalizzando chi vive in soglia di povertà
di vincenzo cacopardo
"La legge di Stabilità contiene molte cose buone", Persistono i tweet del sindaco d'Italia.. per richiamare l'attenzione di quei cittadini sempre attaccati agli strumenti on line... In meno di due ore il Consiglio dei ministri porta avanti la sua legge di Stabilità. Continuano anche gli slogan sulle principali notizie in proposito: l'abolizione delle tasse sulla casa e l'aumento del tetto per l’utilizzo del contante da mille a tremila euro. Inoltre il premier, dimenticando le difficoltà di tanti pensionati e delle famiglie che vivono ai limiti della soglia di sopravvivenza, appioppa ad incastro un canone Rai nella bolletta elettrica.

E qui urge una analisi per mettere un punto chiaro su una questione che in un certo senso colpisce sempre i più deboli . Questioni che il giovane e determinato Premier non guarda mai col dovuto equilibrio e rispetto verso una gran fascia di cittadini che oggi soffre. Una analisi che contraddice in modo evidente gli slogan sull'andamento in diminuzione delle tasse.. portata avanti con la solita ipocrita comunicazione.

Sulla proposta di inserire il Canone Rai in bolletta elettrica (al di là del metodo ancora da chiarire) non si fa che penalizzare tanti poveri pensionati e tutti coloro che vivono ai limiti delle loro possibilità economiche: Se è pur vero che tanti cittadini non pagano un canone Rai (tassa tra l'altro sempre apparsa poco chiara) bisogna considerare che.. sempre più spesso.. non riescono a farlo in considerazione delle loro capacità economiche ormai ridotte al lumicino e non sempre per capriccio. Sono in tantissimi a non poterlo fare.. e non a non volerlo fare! ..Se poi consideriamo che alcune di queste risorse ( che si uniscono alle già proficue risorse provenienti dalla pubblicità) vanno ad arricchire in modo poco equilibrato, a volte persino smodato, i vari Fazio, Vespa ... presentatori di turno, manager e dirigenti, in un contesto televisivo che non pare per nulla accrescere una vera cultura, ma a descrivere.. con la consueta ipocrisia.. un sistema tra rose e fiori, il tutto non può che offrire maggiore rabbia ad una buona fascia di cittadini ormai impediti nel difendere i limiti della propria dignità.
Si arricchiscono sempre di più i vari professionisti televisivi con le lacrime ed il sangue dei tanti cittadini ai limiti di ogni possibilità di sopravvivenza!

Dove sta dunque quell'equità da parte di un governo che si professa di sinistra? Non è difficile comprendere che se da un lato si toglie in modo poco opportuno ed incoerente una tassa sulla prima casa per tutti..dall'altro..si compensa con una tassa (seppur già presente) inserendola volutamente ad incastro in una bolletta elettrica in modo altrettanto lineare.. senza considerare che 100 euro per tanti cittadini che vivono sulla soglia della povertà.. possono considerarsi una immensità . Se poi si pensa a quanto può essere di compagnia una televisione nella casa di un pensionato anziano e che tale imposta può rappresentare una possibilità di arricchimento per pochi attraverso esosi compensi, si comprende quanta poca considerazione vi è nei riguardi di una società civile che mira esclusivamente ai soliti parametri ed alla crescita di un PIL... dimenticando in modo radicale la scompensazione crescente tra ricchezza e povertà. Ma quello che è sempre contato per un governo talmente determinato è un fine che compensi in modo semplicistico e lineare i conti in una realtà economica che non guarda in faccia nessuno.




15 ott 2015

un commento ad una nuova analisi di Domenico Cacopardo sulla nuova riforma Costituzionale

Questa breve analisi di Domenico appare sin troppo riduttiva...
Affermare che la ragione della lotta in favore della riforma sia quella di far cessare un sistema che prevedeva tanti soggetti in campo con cui trattare e negoziare ogni legge, ogni articolo, ogni comma, ogni parola..è il solito espediente sul quale si rifuggiano tutti coloro che osannano una governabilità dall'alto..non procurandosi di trovare altre idee diverse per poterla ottenere e farla funzionare con una logica che parta dal basso. Senza affrontare una diversa ricerca in proposito, ma seguendo l'inesorabile sistema obsoleto che sta mettendo in crisi i principi di una vera democrazia in tutto l'occidente.

I veri ricatti nascono dal compromesso dei due ruoli che danno vita ai soliti conflitti (legislativo-amministrativo) e dalle continue anomalie che si generano di conseguenza. Se il ruolo legislativo seguisse una sua strada separata da ogni condizionamento amministrativo forzato verso i Partiti....la questione sarebbe diversa.

Non è forse un conflitto grande come un casa in un sistema come il nostro.. avere un premier che è contemporaneamante capo supremo di un partito di maggioranza(ottenuta con un ricco premio) in grado di dettare ogni cosa? Ed è proprio da questo tipo di anomalie che tutto nasce..

In realtà lo stesso consigliere Cacopardo risolve il problema nella comune sintesi pragmatica.. premiando un condizionamento posto da un'attività governativa che, per il rispetto che si dovrebbe ad un popolo, non potrebbe nemmeno permettersi di cambiare una parte della Costituzione senza la partecipazione di una “Costituente” più consona e adatta.

Restando nel metodo (poiché nel merito ogni questione sarebbe troppo lunga da osservare con giusta critica) non si può di certo restare contenti di come un governo abbia potuto procedere nel percorso delle riforme costituzionali..con la scusa di un unico motivo di stabilità. Una stabilità fin troppo forzata che non perderà tempo a tornare indietro come un boomerang..attraverso risvolti per adesso poco immaginabili ….Anche Domenico Cacopardo..se pur maestro nella sua scrittura.. affrontando temi che riguardano un cultura politica..sembra non far caso a quei principi seri che accompagnano l' ordinamento..Un ordinamento che.. nella ricerca di ogni governabilità.. non può esimersi dal seguire un processo lineare più democratico.. e non certamente una tetragona prevaricazione dall'alto.

E' del tutto evidente..malgrado l'astuzia di un premier svelto e determinato, che gli scopi siano stati altri! Sono quelli di incantare il Paese su un certo efficentismo governativo in barba ad ogni argomento sul merito sul quale si è teso meno ad intervenire..in forza del fatto che il cittadino ne rimane meno interessato. Aggiungiamo anche la chiara strategia per non lasciare più spazio a possibili elezioni. Per non parlare poi del combinato disposto che vede un accentramento oltre ogni limite a beneficio dei futuri governi.

In tutta l'attività di riforme di questo governo si ha un'identica impressione..ossia la sensazione che sia stata cambiata in fretta la cornice ad un quadro di valore per cercare di valorizzarlo di più commettendo l'atroce errore che compiono tutti coloro che in modo sbrigativo e spicciolo, presumono di renderlo più bello e guardabile..non comprendendo che è proprio il quadro stesso a dover esser restaurato.

Sul metodo.. è quindi impensabile.. pensare che si possa cambiare in tal modo una parte dell'ordinamento politico. Chi ha avuto la presunzione di poterlo fare..troverà nella sua strada risvolti quasi inaspettati.
vincenzo cacopardo




La riforma del Senato e del titolo V della Costituzione è stata ieri stampata e ha lasciato Palazzo Madama per la Camera dei deputati, dove presto avrà luogo la quarta (e forse ultima) lettura.
La chiusura del dibattito e la votazione finale di martedì 13 sono avvenute in assenza dei senatori di Forza Italia, del Movimento 5 Stelle, della Lega Nord e di altri piccoli gruppi: una sorta di Aventino senza i presupposti drammatici (assassinio di Giacomo Matteotti) dell’Aventino del 1924. In democrazia vige una regola, troppo spesso dimenticata in Italia: chi ha la maggioranza non solo vince, ma ha il dovere di governare.
Ma, all’appuntamento della riforma costituzionale, alcune forze politiche non hanno accettato la regola, tanto da lasciare l’aula dopo la guerriglia che ha caratterizzato tutto il dibattito.
Non entreremo nel merito dei dettagli tecnici della legge, giacché questa è roba da specialisti che non interessa al grande pubblico. Ciò che ci interessa è chiarire qual è il punto nodale e perché esso ha dato origine alla contestazione.
Il sistema uscito dalla Costituente (1946-1947) era parlamentare e bicamerale. Ciò significa che ogni legge, ogni decisione cruciale per il Paese doveva passare al vaglio di entrambi e, se uno modificava qualcosa, si doveva tornare nell’altro ramo del Parlamento finché il testo non avesse conseguito 2 approvazioni identiche.
La prassi che si è andata sviluppando ha consentito alla Democrazia Cristiana di governare con gli alleati (maggioranza parlamentare) con l’intesa non scritta ma osservata di concordare le decisioni più rilevanti con il Partito Comunista e il sindacato.
Il primo vulnus venne tentato con la legge elettorale del 1953 (la cosiddetta legge truffa) che prevedeva un premio di maggioranza per chi avesse ottenuto il 50,01%. Non passò, a conferma che la nostra democrazia aveva natura consociativa.
La questione che i tempi e la governabilità della Repubblica non fossero consoni alle esigenze del mondo contemporaneo, venne posta all’attenzione degli italiani nel 1983, con la presentazione, a Rimini, del cosiddetto Progetto socialista che suggeriva una serie di interventi sul tessuto costituzionale.
La diffidenza della Dc e l’ostilità del Pci impedirono a quelle idee di andare avanti.
Sono trascorsi 32 anni invano, sino a quando, qualche mese fa, il problema è tornato alla ribalta e il governo ha presentato la riforma di cui stiamo ragionando.
Il crisma di essa è la cessazione del bicameralismo perfetto, talché, ad approvazione definitiva (con referendum) il fulcro del sistema legislativo sarà solo la Camera dei deputati con evidenti vantaggi per le decisioni dello Stato.
Ed è proprio qui la ragione della lotta alla riforma: cessa un sistema che prevedeva tanti soggetti in campo con cui trattare e negoziare ogni legge, ogni articolo, ogni comma, ogni parola. Un condizionamento, spesso condito dal ricatto, che non solo rallentava il processo legislativo ma, alla fine, rendeva il prodotto (le leggi) inidoneo a incidere su qualsiasi questione.
Il consociativismo, che subì il primo colpo nel 1994, viene in questo modo definitivamente seppellito dal monocameralismo sostanziale.
Si vedrà, nei prossimi anni, che uso ne farà la politica.
Domenico Cacopardo



14 ott 2015

La vittoria delle anomalie.. limita le riforme

di vincenzo cacopardo
Palazzo Madama da il consenso alla riforma di Matteo Renzi con 179 voti favorevoli, sedici voti contrari, sette astenuti e circa 120 senatori rimasti fuori dall'Aula. Non si può dire che questa sia una grande vittoria anche in considerazione che si votava uno stravolgimento della Carta Costituzionale..comunque, come si era abbondantemente previsto... la sinistra, nonostante i ridicoli capricci dei dissidenti, ha votato compatta anche con l'aiuto dei verdiniani.

La Lega Nord e i Cinque Stelle hanno optato per l’Aventino. Sel ha, invece, deciso di non partecipare al voto restando nell’emiciclo. Forza Italia ha lasciato i banchi dedicati al gruppo e si è riversata nell’emiciclo senza partecipare al voto. Gli unici a restare in Aula e votare contro sono stati gli uomini di Raffaele Fitto.Con un'Aula semivuota si è forzato un processo di vera restaurazione relativa alla seconda parte della Costituzione...Il tutto condito attraverso un dibattito contrapposto e quasi ostile che ha visto sia nella maggioranza..che nella minoranza, lo spostamento dei senatori poco convinti, ma sicuramente attaccati ad una poltrona che finisce col garantir loro almeno altri due anni di ingenti emolumenti.

L'astuto premier ha condizionato la sua battaglia basandosi proprio su questo : era immaginabile per lui pensare che tanti senatori non avrebbero mai lasciato il loro scranno ed avrebbero optato per una loro permanenza al Senato. La minaccia latente era quella di un Renzi pronto ad abbandonare il governo e far cadere la legislatura. Sotto la interpretazione di una fumosa riforma che non pone una vera innovazione al sistema, il sindaco d'Italia, ha giocato la sua partita, ma ha soprattutto messo un punto fermo su ogni possibilità di elezioni per un lungo lasso di tempo. Quello che interessava a Renzi era il fatto di poter procedere nel suo percorso di semplificazione continuando a menarla sull'importanza del cambiamento attraverso le riforme ed evitando il più possibilie un dialogo sul merito di queste. Tutto ciò anche in considerazione degli ultimi sondaggi, che non lo vedono più forte come una volta.. e che potrebbero impedire una sua riaffermazione.

Il testo adesso passerà alla Camera per la quarta lettura...e si ritornerà col solito ritornello dei dissidenti interni al PD che continueranno ad alzare muri.. per poi adeguarsi in tutto e per tutto al capo supremo del Partito.

Una modifica della seconda parte della Costituzione messa su e guidata da un governo (e non da una costituente voluta dal popolo). Un governo retto da un premier eletto da un Parlamento che la Corte Costituzionale (proprio per restare in tema) ha dichiarato non eleggibile...e che (restando ancora in tema) ha persino eletto alcuni membri di questa.. Non può mancare nell'insieme il fatto non trascurabile di un presidente della Repubblica eletto (sempre da un Parlamento non eleggibile) per volere di un segretario di Partito e nel contempo Premier. Un guazzabuglio di irregolarità non di poco conto che si cerca di nascondere per un unico bisogno di stabilità governativa tenuta insieme da interessi del tutto diversi. Al di là di ogni considerazione nel merito che ho già ampiamente esposto nei miei post precedenti.. non può sfuggire l'evidente alterazione compiuta in un contesto tenuto insieme da una serie di anomalie che pervadono le nostre istituzioni. 

Il potere costituente è un potere che non può appartenere al governo..e più che mai ad un governo che ottiene una maggioranza attraverso un ricco premio!

Non credo possa quindi parlarsi di vittoria..poichè vedremo solo in seguito i risultati di una politica riformista così poco attenta al rispetto delle regole democratiche che mira esclusivamente al pragmatico incedere di una governabilità dall'alto..ed è davvero stupefacente sentir parlare nell'Aula di “una riforma.. anche se non buona..purchè si riformi”. Ciò denota in modo inequivocabile la semplicità e la disinvoltura con la quale sia stata affrontata. Quello che non può digerirsi è l'ipocrisia che regna in tutto un mondo della politica ormai sopraffatto da interessi personali o stupide contrapposizioni che non possono mai recare ad essa alcuna vera funzionalità.











12 ott 2015

Marino... e la nuova contrapposizione che tanto piace al Paese dei pettegolezzi


Chi è con Marino è onesto......

di vincenzo cacopardo
Premetto che non ho alcun atteggiamento politico particolare nei confronti del sindaco dimissionario, ma credo che la cosa più idiota che oggi si possa fare sia quella di paragonare il sindaco Marino al precedente sindaco Alemanno. Se questo raffronto.. da un lato può essere di utilità a tutti i fans scatenati del neo sindaco dimissionario, non rende sicuramente i giusti meriti a chi, come lui, non ha saputo per nulla imporre una vera politica amministrativa in favore della capitale..Atteggiamento goffo ed impacciato di un primo cittadino che ha preteso di ostentare biciclette e contemporaneamente lasciare una città in balia di se stessa.

Ogni affermazione in proposito... in questo strano Paese... tende a catalogare senza scampo...in un quadro antitetico assai tipico. Questo tipo di contrapposizioni sembrano non lasciare al miserevole immaginario collettivo della Nazione alcun altro tipo di idea in proposito: Oggi tutti coloro che manifestano pro sindaco si sentono schierati dal lato dell'onestà.. in opposizione a chi, al contrario, non potrà mai esserlo...Tutto il resto pare avere meno importanza!

Questa storia di metterla sempre sull'onestà.. dimenticando continuamente il bisogno di persone capaci di amministrare..ha veramente stufato! L'onestà non è un merito particolare, ma una logica e pleonastica condizione per chi deve governare! Anche se il chiacchiarato Marino, dopo gli interventi della procura, dovesse risultare moralmente integro, avrà sempre dimostrato di non sapere.. o poter amministrare. Per non parlare delle sue infantili figure sui voltafaccia, sui presunti regali ai cittadini, sulla totale mancanza di sensibilità politica che lo ha portato in giro per il mondo mentre nella sua città incalzava la corruzione ed i continui malfunzionamenti dei servizi.

Tuttavia bisognerebbe smetterla di schierarsi in situazioni simili lasciando che le ragioni della giustizia prevalgano e che tutto possa chiarirsi nel breve tempo, ma quello che non si può sopportare è il fatto di non percepire la mancanza delle competenze su difficilissime amministrazioni affidata a chi ne avrebbe diritto solo perchè si ritiene onesto!

Nessuno sa ancora realmente fino a che punto sia onesto il sindaco chirurgo e.. malgrado le ridicole e cangianti dichiarazioni offerte ai propri cittadini ed altro, quello che oggi conta e si evidenzia è sicuramente il fatto che la città soffre e si appresta ad un Giubileo di grande importanza per il quale non pare per nulla preparata.

Quella amministrativa è una politica che potremmo definire slegata da ogni congettura teorica, ideologica o di interesse di consenso, deve quindi essere valutata per merito e capacità. Il sindaco di Roma Marino (anche qualora risultasse integro e pulito) è l'esempio tipico che dimostra come in politica l'onestà non è sufficiente: Poco importa avere una persona rettamente integra se poi non risulta capace di sostenere con impegno, con controllo e con prevenzione.. l'iter di una amministrazione!

DDL Boschi: quali le conseguenze nei territori regionali?

di vincenzo cacopardo
Il nuovo Senato rappresenterà le istituzioni territoriali, sarà composto da 100 membri e avrà compiti diversi dalla Camera dei deputati. 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori di nomina presidenziale e che saranno scelti “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”, secondo le modalità che verranno stabilite con una legge che verrà varata entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma costituzionale. Per l'occasione sono stati cambiati 36 articoli della Costituzione. Le regioni avranno comunque altri 90 giorni di tempo per adeguarsi alla normativa nazionale.

Quando si dice che si mette fine al bicameralismo perfetto e cioè che la Camera dei Deputati e Senato della Repubblica avranno composizione e funzioni differenti..si pensa che in tal modo si voglia spingere la politica verso una forma di innovazione più corretta, ma il problema rimane ben diverso quando si pretende di impostare le loro funzioni come una formula pasticciata (invero non del tutto ancora chiara) nell' insieme tra la rappresentanza delle istituzioni nazionali e quelle territoriali.

Inoltre..che vi sia una sola Camera , composta da 630 deputati (numero che poteva anche essere diminuito, vista la inspiegabile notevole differenza tra le due Camere), a cui spetta la titolarità del rapporto di fiducia e la funzione di indirizzo politico, nonché il controllo dell’operato del Governo..potrebbe in sé rappresentare un buon risultato se vi fosse contemporaneamente una legge elettorale che mettesse in chiaro la creazione di questa attraverso un sistema proporzionale. Un sistema che non spingesse verso una determinazione monolitica di un unico Partito privando le stesse istituzioni dei giusti pesi e contrappesi.. Principi..tra l'altro.. essenziali nell'identificazione di un sistema democratico. ….. A sua volta... il nuovo Senato espressione delle istituzioni territoriali...non potrebbe mai esercitare bene il suo ruolo in considerazione del merito espresso dal nuovo disegno di legge: Diciamo.. un ddl ancora da definire nei dettagli, ma che creerà di sicuro conflitti con una politica territoriale già di per sé vincolata a precisi, logistici e persino temporali.. condizionamenti locali.

Si aspettano ancora dei passaggi cruciali in ambedue le Camere per l'approvazione definitiva per poi passare al referendum popolare: Il ddl tocca in breve questi essenziali punti: La durata del mandato, immunità e indennità, l'iter delle leggi, lo stato di guerra, le leggi di iniziativa popolare, i referendum popolari propositivi, il quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica, lo statuto delle opposizioni, l'elezione dei giudici Costituzionali, il Titolo V, l' abolizione del Cnel e delle province, il giudizio preventivo sulle leggi elettorali. Questi argomenti dovranno ancora essere meglio definiti e filtrati, ma il gioco sembra ormai essere fatto data la dimostrazione più che chiara che ciò è quello che una mediocre politica, nel bene o nel male, ha dimostrato di volere.

Sarebbe stato più utile partire da un principio di suddivisione dei ruoli..ossia..da una logica che potesse vedere organi parlamentari separati da quelli amministrativi.. per giungere ad una differente funzionalità delle due Camere al fine di dividere i lavori nel merito e nel metodo. La Camera del Senato sarebbe risultata più utile se avesse avuto il fine di portare avanti un ruolo di chiara politica amministrativa seguendo nel metodo anche l'attività delle amministrazioni comunali. Mentre l'attività politica di base, attraverso il ruolo dei Partiti (adeguatamente ridisciplinati) avrebbe potuto seguire la strada di una vera politica Nazionale anche in relazione alla politica regionale territoriale. Il tutto non privo da una valutazione basata su un consenso separato. Una espressione di consenso espressa per merito e per metodo in direzione delle composizioni delle due Assemblee.

Il principio fondamentale dettato dall’esigenza di dividere meglio il ruolo amministrativo da quello della politica di ricerca e parlamentare, ha molta importanza per la nostra particolare Nazione nel suo insieme. Il Paese necessita di un indirizzo chiaro richiesto dai cittadini che vi vivono e vi lavorano e dove gli stessi esprimono una volontà attraverso un voto favorevole in direzione di un programma politico nazionale comune.. pur vivendo in un contesto locale ben diverso. Ma se la visione futura vorrebbe essere quella di una politica nazionale intesa come servizio che impegni il Paese in un unico Stato.. anteposta ad ogni altro principio che regola le leggi ed i rapporti con i territori, si deve pur tener conto delle necessità di un percorso che segua i principi di una cultura locale a protezione dei valori territoriali delle singole Regioni.

In riferimento alle elezioni amministrative, si dovrebbe tenere in considerazione il momento storico in cui si guarda con sempre maggior interesse ad un federalismo diretto verso le Regioni, ma con un occhio particolare ad una indipendenza amministrativa più logistico strutturale che di politica in se. Secondo questa valutazione, le Regioni, hanno ancora necessità di una politica di base locale, poiché si impone per un bisogno legato alla loro storia ed una più diretta protezione delle attività culturali allacciate alla tradizione, quindi anche a protezione di una qualità. A differenza che in campo Nazionale, per le elezioni regionali, si impone un modello diverso..Così come sarebbe più utile favorire maggiore forza alle amministrazioni comunali.

La strada di questo DDL Boschi non sembra guardare al momento storico contraddicendo l'interesse di un federalismo diretto verso le Regioni... e penalizzando di sicuro la forza stessa delle amministrazioni comunali..Quale potrà dunque essere l'effetto di questa riforma su tutto il territorio?





10 ott 2015

Nuovo articolo del consigliere Cacopardo sul caso Marino

Il caso Marino non è chiuso: ne sentiremo ancora parlare per qualche tempo, soprattutto in termini di caso umano. Poi, il professore dovrebbe rinfoderare le velleità politiche e tornare alla scienza, dalla quale proviene e dalla quale si è inopinatamente allontanato.
Le questioni che ha sollevato, nel dimettersi, il sindaco di Roma sono quattro.
La prima consiste nel tentativo di esercitare il vecchio e abusato ricatto morale: «Io sono contro la mafia. Chi mi è nemico è amico della mafia.» Ovviamente, si tratta di un cinico stilema che dovrebbe spingere i critici e gli oppositori nella melma della mafiosità. Dovranno stare attenti i responsabili politici della capitale (compresi i vergini a 5 Stelle) a entrare nella strada scivolosa del distinguere sempre e comunque tra mafiosi e antimafiosi. Roma non è una città mafiosa, anche se il crimine vi si è ampiamente insediato a opera di bande locali e non. È una città con mille problemi derivanti dal passato e dal presente e da una serie di ipocrisie che hanno consentito a gruppi affaristici con connotazioni criminali di prosperare. Una delle prime operazioni da compiere, è quella di scavare nel complesso e articolato mondo della cooperazione che, come abbiamo visto, si è lasciato facilmente infiltrare. E, per la macchina comunale, insistere sino all’esasperazione nell’operazione trasparenza, nella quale va introdotto il confronto patrimoniale dei dirigenti (gli ingiustificati arricchimenti personali e familiari).
La seconda questione sollevata riguarda il rapporto con la maggioranza Pd-Sel, messa sotto accusa, in quanto spettatrice poco attenta e poco impegnata nel sostegno (per la lotta alla mafia) al sindaco e alla sua giunta. Le condizioni politiche per continuare il percorso di cambiamento (antimafioso) sono quindi venute meno.
Anche qui, siamo alle prese con un artificio retorico per scaricare su altri responsabilità e colpe che sono proprie del sindaco. Fra parentesi, ma non tanto, Marino, interrompendo, se l’ha interrotto, l’andazzo paramafioso, ha compiuto solo una parte del proprio dovere, visto che, per la rimozione dei responsabili dei dipartimenti coinvolti nel malaffare, si è dovuto aspettare una fin troppo benevola relazione del prefetto di Roma Franco Gabrielli.
La terza asserzione, connessa alle precedenti, ribadisce il tema del cambiamento. Dice il primo cittadino (ancora in carica): «… ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali …» Quindi, coloro che gli hanno voluto imporre le dimissioni sono espressione di quelle lobbies e di quei poteri criminali. Una primitiva concezione duale della società e del mondo: buoni-cattivi, bianco-nero. Un pensare manicheo, utile a un’autoassoluzione più che a un’analisi critica dell’accaduto e dei due anni e mezzo di governo cittadino.
Quarta, ma non ultima, la minaccia di revocare le dimissioni entro 20 giorni.
Anche se tutta la rancorosa (era difficile che non lo fosse) dichiarazione di Ignazio Marino è impostata sul già segnalato contrasto buono (lui medesimo) cattivi (mafiosi e alleati), quest’ultima affermazione ha il senso di una minaccia proprio in stile mafioso. Lo capisce anche un bambino che i 20 giorni, legati alla presenza di numerose agende contenenti la lista dei favori richiestigli e dei nomi dei richiedenti, rappresentano, nelle intenzioni del sindaco, una pistola puntata verso il Pd, in vista di un nebuloso futuro politico.
Proprio per ciò che abbiamo analiticamente esposto, il caso Marino sarà presto chiuso. Con altre ferite. Con altre minacce. Con altre accuse. Ma senza alcuna possibilità di un ritorno all’onore delle cronache politiche.
Restano sul terreno varie vittime, oltre i cittadini romani alle prese con gli aggravati problemi quotidiani, dalla pulizia delle strade, alla viabilità, ai servizi cittadini. La vittima principale si chiama Matteo Orfini. Per ragioni che non sono ancora chiare, scoppiato lo scandalo di Mafia capitale, il giovane poulet di quella che fu la nobile scuola di D’Alema, s’è infilato nella mischia, accettando (o forse rivendicando) la nomina a commissario del suo partito romano, quello in cui era nato e cresciuto politicamente. Sia lui che Matteo Renzi hanno ignorato l’aurea regola di indicare sempre come risanatore di una situazione compromessa un soggetto estraneo al contesto. Cosa che, fisiologicamente, Orfini non era. E Matteo Renzi ha anche ignorato un altro antico, ma sempre attuale adagio: è meglio l’originale che l’imitazione. Ovviamente, non nel senso che D’Alema sarebbe stato un commissario ben più autorevole ed efficace (e lo sarebbe stato) di Orfini, ma nel senso che nella vita vanno preferiti figure e protagonisti, rispetto a copie e figuranti di ben diverso spessore. 
Comunque, la difesa di Marino (brutalmente ingrato) messa in campo da Orfini è ingiustificabile: anche se ragioni politico-elettorali militavano per il sostegno al sindaco, la realtà era sotto gli occhi di tutti e non doveva essere ignorata. Se la chiusura della sua esperienza fosse avvenuta prima, il logoramento sarebbe stato minore e le possibilità di riproporsi più consistenti.
L’altra vittima è il Pd romano. Sarà capace Renzi di rigenerarlo per offrire ai cittadini della capitale una credibile opzione diversa dal Movimento a 5 Stelle?
Il compito è impossibile per le brevità dei tempi. Realisticamente, potrebbe affidarsi all’usato sicuro, cioè a Francesco Rutelli (le ragioni della sua sconfitta nel 2008 andrebbero approfondite), la cui esperienza in Campidoglio è stata esemplare sia per il Giubileo 2000 che per il complesso di opere avviate e realizzate, senza che il vento degli scandali sfiorasse lui e la sua giunta. Sia per l’inaspettata efficienza (relativa) della macchina municipale, mai come allora utilizzabile e presente. Oppure, con un atto di grande coraggio, convergere su un uomo nuovo come Marchini, la cui storia familiare può attirare il voto del Pd oltre che quello delle forze di centro-destra prive di un candidato con possibilità di vittoria. Se Marchini sfondasse con l’appoggio del Pd, si tratterebbe di una mezza vittoria, sempre meglio di una totale sconfitta. Tutto questo, per evitare alla capitale un’esperienza grillina che aggiungerebbe sciagura a sciagure.
Un’ultima considerazione sul sindaco uscente: il complesso di notizie riguardo ai suoi comportamenti e alle sue parole (dagli inviti per il viaggio a Filadelfia, ai munifici mecenati, ai pranzi con esponenti vari, che hanno tutti smentiti), se confermato anche dai riscontri giudiziari sulle spese di rappresentanze, potrebbe delineare il quadro di una mitomania. Sarebbe una patologia, i cui sintomi dovevano essere colti da tempo.

Domenico Cacopardo