E'
sempre strano percepire da parte del cugino Domenico Cacopardo,
(indiscussa figura di prestigio e cultura) il non aver ancora
compreso il carattere opportunistico del sindaco d'Italia- premier
-segretario del partito di maggioranza- e padrone assoluto di una
politica a trazione autoritaria...che nutre un'amicizia col
presidente del Coni e che pare così poco attento a questi pericolosi temi discriminatori nel mondo dello sport.
Vorrei
essere smentito, ma credo che una risposta positiva alla lettera di
Domenico, non arriverà mai, poiché Renzi si muove solo in modo
interessato, non rischiando alcunchè.. avendo già sicuramente
pesato l'impegno di una simile iniziativa in attinenza con un ritorno
della sua immagine. Un mondo del calcio che spesso si è mosso e si muove in modo sotterraneo con interessi che lambiscono in modo deciso il terreno della politica.
Del
resto..Renzi ha già risposto come risponde un primo ministro in
politichese.. (poiché ormai esperto nelle regole del gioco)... che
il potere politico non può intervenire nei confronti del mondo
sportivo perché le federazioni internazionali sembrano avere delle
regole precise. In proposito ha dichiarato quello che pensa:
“Rispetto
il mondo dello sport che deve fare le sue valutazioni, ma queste
parole non le posso accettare..nè condividerle".
Ciò
può bastare?
Non
v'è alcun dubbio sulle discriminazioni in riferimento all'articolo 1
dello statuto sulla reiterazione di fatti messo in evidenza da
Domenico Cacopardo, ma nutro molti dubbi che il presidente del
Consiglio possa decidere di intervenire imponendo per decreto-legge
l'inserimento di una norma a salvaguardia negli statuti sportivi per
interesse pubblico al fine di rimuovere dalla responsabilità di
presidente della Figc.
Nemmeno il presidente del CONI Malagò..(amico dichiarato del
Premier), pare poter intervenire in questa
dinamica elettiva particolare. Un tema, che a detta dello stesso
Malagò..non dipende da lui, ma da chi vota un soggetto
nell'assemblea.
Se
vi è un modo di intervenire..in considerazione delle continue
esitazioni di Renzi su un decreto del suo governo, è proprio quello
dell'ambito politico parlamentare... con una normativa adatta allo
scopo, spinta da qualche leader di Partito che ne senta la necessità
e che percepisca meglio e più del premier l'entità ed il pericolo di tali
continue esternazioni discriminatorie.
vincenzo cacopardo
Perché
Renzi resta in silenzio sul caso Tavecchio?
(Dai commenti
originali e le analisi in tempo reale a cura delle firme
dell'HuffPost )
Dunque,
Renzi se l'è incartate e non ha più parlato. S'è incartato le
discutibili parole di Carlo Tavecchio su ebrei e gay, e
l'inaccettabile e infondata dichiarazione di impotenza di Giovanni
Malagò, contestabile e contestata alla luce degli statuti di Coni e
Federcalcio.
L'art. 1
del vigente statuto dispone: "Il Coni inoltre assume e promuove
le opportune iniziative contro ogni forma di discriminazione e di
violenza nello sport". E l'art. 5, comma 2, lettera e-ter (il
consiglio) "... delibera, su proposta della giunta nazionale, il
commissariamento delle Federazioni sportive nazionali o delle
Discipline sportive associate, in caso di ... gravi violazioni
dell'ordinamento sportivo da parte degli organi direttivi ..." e
non c'è dubbio che il presidente della Figc con proprie
dichiarazioni razziste abbia messo in atto un comportamento
discriminatorio in violazione dell'art. 1.
Non un
unico fatto, ma una reiterazione di fatti tale da qualificare un
comportamento razzista.Certo, il diritto non è scienza matematica e
si possono trovare tecnici della materia capaci di sostenere le tesi
più paradossali. Ma il fatto concreto è che lo statuto del Coni
prevede la possibilità di commissariare e che l'unico vero problema
tecnico è quello di adottare un provvedimento ben motivato,
soprattutto sul fronte dell'interesse pubblico sportivo a rimuovere
dalla responsabilità di presidente della Figc un personaggio che
ripropone ogni piè sospinto dichiarazioni razziste e antigender ("Le
calciatrici tutte lesbiche"). Ma gli statuti di Coni e
Federcalcio riservano un'altra inaccettabile sorpresa: manca una
norma sulla necessità che i dirigenti sportivi rispondano pienamente
ai requisiti di onorabilità (e mancanza di precedenti penali) in uso
ormai in tutte le organizzazioni di interesse nazionale.
Ci sarebbe
quindi molto da fare e da fare bene, se il presidente del Consiglio
decidesse di intervenire magari imponendo per decreto-legge
l'inserimento di una norma del genere negli statuti sportivi.
Il
silenzio di Renzi, dopo l'iniziale indignazione, non è un buon
segno, ma non vogliamo mettere il carro davanti ai buoi: aspetteremo
ancora un po' per vedere se e come reagirà.