25 mar 2016

Integralismo islamico :Quando tra il vivere ed il morire non esiste differenza


di vincenzo cacopardo

Berlusconi ritiene che siamo in guerra, e non è il solo ad affermarlo. Secondo il Cavaliere l'Italia e l'Europa devono fare la propria parte intervenendo militarmente. Il leader di Forza Italia scorge nell'atteggiamento del premier Renzi ingiustificati motivi, affermando che quello di non prendere iniziative in proposito è sbagliato..ma giustificato solo dal fatto che Renzi non sembra avere influenza alcuna sulle decisioni in seno all'Europa. Berlusconi teme che lo Stato islamico possa arrivare a colpirci in ogni luogo e la necessità di difendersi con decisione resta, oltre che doverosa, sicuramente legittima.

Se da tempo non si è riusciti a costituire una organizzazione sotto la guida dell'Onu su ciò che riguarda l'esodo verso i nostri Paesi(istituzione che da tempo avrebbe dovuto sostenere direttamente tali problematiche) appare più difficoltosa la possibilità di costituire insieme agli altri Paesi dell'unione, con l'impegno degli Stati Uniti, la Russia e l'Arabia Saudita", una coalizione capace di organizzare un intervento militare serio, risolutivo e senza conseguenze. Tuttavia se con un'azione militare deve essere necessario estirpare l'azione dell'isis alla sua base, può anche essere vero il contrario. Se l'Italia oggi ha rischiato poco è proprio perchè si è mossa meno degli altri su azioni di bombardamento verso i paesi dell'oriente più caldi. Un'azione militare contro l'Isis, non pare per nulla possibile con la sola forza delle armi. Occorreva già da tempo una particolare diplomazia coordinata con i Paesi e le massime istituzioni mondiali. Oggi questo è il messaggio e la strada che indica lo stesso Putin rivolto alle Nazioni Unite che definisce miopi le scelte dell'Occidente.

Non so se si ha la percezione esatta di ciò che oggi sta accadendo e non so nemmeno se in tanti si rendano conto di come questi ultimi avvenimenti in Medio oriente stiano di conseguenza cambiando il ritmo e la cadenza della stessa società occidentale. Sta di fatto che siamo tutti a rischio e dentro ad un pericolosissimo momento storico dove ogni integrazione sociale sembra rimanere assai lontana o quasi inverosimile.

Le azioni dei terroristi invitano ad una riflessione scorgendo la totale differenza che costoro hanno della vita e della morte rispetto a noi: Per gran parte degli integralisti islamici che propugnano la jihâd, non esiste un confine tra morte e vita. Un principio insito in loro e che li rende, oltre che più forti e meno interessati alla vita terrena, del tutto insensibili al dolore altrui. Quello che scaturisce è quindi una sorta di lotta impari contro la quale ogni guerra rimane inutile! Se a questo aggiungiamo che in tanti terroristi ormai sembrano nascosti ed inseriti nei paesi europei, le parole di Berlusconi verso la guerra risultano futili..poichè ogni azione di forza non farebbe che ingigantire reazioni terroristiche a catena.

Quale potrà quindi essere la strada più costruttiva, malgrado ogni difficoltà nel percorrerla? Difficile operarla.. ma meno ardua ricercarla attraverso l'immedesimazione più profonda di un impegno verso la diplomazia che guardi al riassetto di tutta l'area infuocata del medio oriente con la collaborazione di ognuno.. anche per l'aspetto riguardante il fenomeno dell'immigrazione. Nel passato le comunità orientali hanno alternato momenti di convivenza più o meno stabili a periodi di forte contrapposizione e questo è avvenuto persino in funzione del mutare delle differenti condizioni politiche.

Mi domando quindi se per disarmare il conflitto religioso tra sunniti e sciiti sia necessario privarlo della sua componente politica..e quanto in realtà possa influire questa componente politica! Se.. in tal modo..si possa rinunciare a quell’identificazione tra la sfera secolare religiosa e quella dell’Islam politico. Bisogna forse partire da qui per comprendere più a fondo al di là di ogni operazione a difesa di uno stato islamico efferato e sanguinario che interpreta il Corano nel modo peggiore ..come per noi alcuni riferimenti della Bibbia poco edificanti e non rispettosi della vita umana differenti da quelli dell'evangelizzazione promossa da Cristo.






23 mar 2016

Dolore per tutti!..


...nell'icapacità di interpretare una costruttiva politica estera

di vincenzo cacopardo

Non si può e non si deve in questo momento poter giustificare qualsiasi atto terroristico, tuttavia resta evidente l'ansia che pervade il mondo intero per l' illogica incapacità di saper interpretare una politica estera che possa offrire maggiore sicurezza alla convivenza tra i popoli. Gli atti terroristici all'aeroporto e in metro nella città di Bruxelles, con urla in arabo raffiche di mitra ed esplosioni.. era nell'aria dopo la cattura di Salah Abdeslam,( il terrorista belga di origini marocchine che aveva condotto gli attacchi terroristici del 13 novembre a Parigi ) non è difficile poter pensare che, per paura che Salah potesse rilevare le mosse eversive, i terroristi si siano mossi prima del tempo.

Ma al di là delle strategie,cui noi non possiamo fornire alcun pensiero, un dato di fatto rimane evidente: Questi terroristi sembrano potersi muovere con assoluta libertà! Se oltre a colpire la stazione metropolitana di Maelbeek hanno.. allo stesso modo.. preso di mira quella che porta il nome di Schuman...il messaggio appare chiaro: Sappiamo che Schuman fu un padre fondatore e parte attiva di quella prima Europa dei 5 dell'acciaio e del carbone..Un messaggio che sembrerebbe rivolto verso quell'Europa che negli ultimi anni non si è mossa in modo appropriato verso un oriente disagiato affrontando le questioni col solo uso delle bombe.Ma dopo quest'ultimo infido attentato che ha coinvolto cittadini innocenti viene da domandarsi se vi siano colpe e responsabilità da imputare all'uno o all'altro.. tali da escludere a priori il bisogno di mettere un punto fermo su ciò che sta investendo l'intero mondo.
C'è chi pensa che l'attacco dello stato islamico non può avere alcun motivo di essere giustificato, ma c'è anche chi afferma che una certa Europa se la sia cercata. Un pensiero che spacca in due l'opinione internazionale. Ma sarebbe oltremodo inutile porsi nell'una o nell'altra posizione ...poichè in tutto ciò non potrà mai esservi una certezza assoluta, ma sempre tanti errori. Le scene a cui si è assistito in questo gravissimo atto di terrore non paiono tanto dissimili da quelle che di continuo ci arrivano dalla Siria o dall'Iraq o dalla Libia: L'Isis intende combattere in Europa con la stessa crudeltà con cui combatte in Medioriente ...e questa Europa assai fragile ed insicura non sembra averlo capito. Sono..infatti.. in tanti che oggi si chiedono come sia possibile che in un momento in cui l'attenzione avrebbe dovuto essere alta... possa essere stato colpito uno scalo internazionale e la metropolitana di una città.. patria della politica Europea. 
Tutto l'Oriente appare infiammato e persino il continente asiatico. Alle problematiche della Libia e l'Iraq..si aggiungono i possibili conflitti fra le due Coree..quella del Pakistan..quella della Siria..quella perenne di Israele contro i palestinesi.. etc. Resta di sicuro un quadro inquietante che pare aspettare solo la scintilla per esplodere in una serie di conflitti che insieme potrebbero divenire apocalittici. Possiamo di sicuro affermare che la politica europea assieme a quella americana non hanno saputo per niente affrontare preventivamente questa lunga serie di problematiche, mostrandosi solo capaci di fomentarle.
Le primavere arabe hanno generato una spinta in più sulla nascita di altri guerriglieri e sappiamo anche che gli Stati Uniti hanno commesso molti errori su questi delicati argomenti di carattere bellico..come il fatto che abbiano armato i ribelli al “regime” di Assad. Sembrerebbe che lo stesso “califfato”, ossia lo “Stato Islamico” – continui a combattere con armi e mezzi forniti dagli stessi Stati Uniti. Come siano arrivate queste armi in mano ai terroristi sembrerebbe restare ancora poco chiaro!
La questione Siria, (con Assad che sembrerebbe reprimere con forza e col sangue ogni ribellione al suo regime)... pare sia sempre stata proposta come motivazione da parte di Washington per poter agire anche in forza dei finanziamenti forniti dai regni sauditi. Ma l'idea di rovesciare in tal modo regimi.. (per nulla limitrofi e di pertinenza americana).. ha generato solo un odio perpetuo ormai quasi difficile da coprire. In più sia l'Europa che l'America non hanno mai dato conto al richiamo della Russia contro la condanna del regime siriano...ed oggi anche la Turchia provoca i suoi problemi al confine.

Dopo le stragi di Parigi sembrava essersi risvegliata l'accortezza di tener conto dell'importanza di una strategia comune condivisa con Putin anche attraverso i servizi segreti di tutte le forze in campo. Una strategia che avrebbe permesso all'intelligence di operare con più efficacia e consapevolezza contro gli efferati terroristi dell'ISIS. Tutto rimaneva prevedibile e scontato ed è talmente impensabile rendersi conto di come la politica estera europea.. unita a quella americana.. abbiano potuto commettere simili errori non avendo saputo leggere in lungimiranza ciò che qualunque singolo cittadino avrebbe potuto intuire ed il cui conto salato tutti stiamo pagando...Solo oggi dopo tanto sangue versato ..si parla di una intelligence europea!

La lunga serie di attacchi aerei susseguitesi nelle aree conquistate dai guerriglieri dell'Isis sembrano..poi.. continuare a generare tanta morte di innocenti..poichè le forze francesi.. con l'intervento anche della Russia.. si sono viste condizionate con reazioni ed attacchi poco produttivi. In questo quadro la posizione del governo Italiano rimane ancora la migliore. Oggi si continua a bombardare..quasi condizionati.. senza risolvere il nodo del problema e coinvolgendo tanti innocenti che hanno la sventura di vivere in quei Paesi martoriati. Ma se un vero condizionamento vi è... questo si ravvisa tristemente sull'imposizione di una forza distruttiva che sembra quasi aver lasciato campo libero alla prova di nuovi armamenti sofisticati da dover collaudare per un futuro nuovo mercato.

Tutto ciò non potrà mai vedersi separato da un coinvolgimento che vede guerre e bombardamenti continui in gran parte del medio oriente e sembianze di serenità in buona parte dell'occidente.. tali da far apparire ciò in una particolare dicotomia con il risultato di non percepire a fondo che nel mondo intero (come anche in una più piccola realtà di una nazionale), non sia mai possibile poter star bene quando l'altra metà vive nella povertà e sotto il fuoco ed il terrore dei bombardamenti.  

21 mar 2016

PD..un Partito divorato al suo interno

di vincenzo cacopardo
Già da tempo vi è una forte polemica all'interno della maggioranza e minoranza del Pd, qualcuno pensa al periodo d’oro dell'Ulivo..qualche altro dimentica di pensare..ma sembra chiaro che una sinistra italiana non esiste più..E' stata divorata dalla corrente della ex Margherita che l'ha ingoiata quasi del tutto..producendosi in un centrismo oltre misura che lo vede ormai sulle linee di una vecchia corrente DC. 

Domenico Cacopardo in un recente articolo ci spiega che nella realtà i governi dell'Ulivo sono stati due: il Prodi 1 (1996-1998) e il Prodi 2 (2006-2008). “Ma cos’era l’Ulivo? Era la coalizione di excomunisti (DS) ed exdemocristiani (Margherita) cui si associavano tutte le altre sigle che popolavano la galassia della sinistra nazionale. La cifra più significativa di questa formula era la rissosità, visto che ogni questione interna e internazionale provocava una serie interminabile di distinguo e di dissociazioni, sino a quella di Bertinotti, nel 1998, che determinò la caduta del governo, e a quella di Mastella che, colpito per via giudiziaria dall’iniziativa del sostituto procuratore Luigi De Magistris e non sostenuto dal primo ministro, si dimise provocando la dissoluzione della formula politica e nuove elezioni che dettero la vittoria a Berlusconi.”

Dopo la stentata vittoria di Bersani (politico onesto, ma senza un forte carattere) che ha visto poi cedere il premierato a Letta per poi passarlo a Renzi, la politica all'interno del Partito ha visto un andamento in direzione della vecchia Margherita (dove risiedevano figure e progetti di matrice democrisitana).. inchinando il Partito in favore di un renzismo sempre più esasperato.

Riguardo a Bersani quindi... credo che il suo vero problema sia l'incoerenza con le proprie idee: Bisogna saper essere coerenti con se stessi prima che col prossimo o con un partito... soprattutto quando si è un esponente politico.. Quello che più conta è la fedeltà col proprio pensiero! A che vale esprimere il proprio modo di pensare per poi seguire gli ordini di una maggioranza di un partito che impone di pensarla in tutt'altro modo? Quindi ci si dovrebbe allontanare definitivamente da quei principi che non si condividono combattendo per contrastarli. Questa regole è fondamentale e resta legata ad un altro principio che regola i rapporti col proprio elettorato: E' sbagliato dire che non vi è un vincolo di mandato per poi restare soggiogati al volere di un Partito, ma è ancora più sbagliato non pensare che...quel che maggiormente conta... è mantenere fede ai proprio modo di pensare. Questo rimane il vero vincolo per un politico che ama le proprie idee ed i propri principi per i quali è stato promosso da un elettorato. 

Per quanto riguarda il PD ..infine..con l'odierna politica di marcata ed assoluta determinazione accompagnata dalla sovrabbondante comunicazione messa su da Renzi..sarà difficile non possa frantumarsi nel tempo breve. L'attuale crisi politica tocca da vicino questo grande contenitore di consensi che appare ormai come la rifondazione di una logora DC che tanto piaceva nel dopoguerra e negli anni del boom, ma che oggi pare interpretarsi come un blocco verso l'idea di innovazione per un vero cambiamento funzionale.














Raggi.. potenziale vincitrice..nel difficile compito


vincenzo cacopardo

Secondo Berlusconi.. che ancora pensa di poter dire la sua in politica.. il movimento 5 Stelle è un partito "pauperista e giustizialista" e per quanto riguarda le amministrative di Roma un ballottaggio a livello nazionale tra Pd e M5S vedrebbe vincente i secondi e sarebbe quindi una catastrofe"

Questa storia di dover guardare alla vittoria del Movimento 5 Stelle come una catastrofe ha un po' annoiato.. non soltanto per il fatto che è di tutta evidenza la difficoltà che avrebbe un qualsiasi possibile amministratore sindaco nella città capitolina, ma perchè il continuo denigrare la gestione da parte dei candidati del nuovo Movimento pentastellato, non può perdurare nel focus di una discussione politica di chi ritiene di essere l'unica forza in grado di saper far bene. L'auto esaltazione è sempre rimasta accesa nel percorso politico condotto dal Cavaliere..

Virginia Raggi..al di là della sua matrice politica nel Movimento di Grillo, appare come una donna determinata e sensibile ai temi della città romana. Il suo percorso professionale nel passato l'ha vista lavorare in campo legale. E' un avvocato 37enne, già consigliera capitolina con l'amministrazione Marino. La Raggi afferma di essere una candidata pronta al confronto con la città..queste le sue parole: "Da quando sono entrata in politica ho avuto modo di confrontarmi con la città e di vedere anche attraverso piccole cose come si possa riuscire a far stare bene i cittadini, cosa per noi fondamentale". "La sconfitta è un'ipotesi remota, i cittadini sanno quanto è importante ripulire questa città".

Dichiara anche che la questione della legalità sarà il suo cavallo di battaglia e che il suo proposito è quello di partire da questo: "Dobbiamo ricominciare a fare le gare pubbliche e portare trasparenza nella gestione dei soldi pubblici. Sia mafia capitale che l'illegalità sugli appalti hanno prosperato nelle amministrazioni percedenti e il M5S non c'è mai stato, c'erano il Pd e il centrodestra. Che vengano a fare la morale sulla corruzione quando l'hanno fatta loro, fa sorridere se non inorridire".

Certo non possiamo che augurare alla graziosa signora Raggi ogni auspicio per la sua determinazione e per la volontà ed il rispetto verso i temi della legalità, ma vorremmo anche non rivedere figure come tanti ( onesti e predisposti verso la legalità) non riuscire a porre alcun limite a tali questioni ..limitando persino il funzionamento dei servizi principali della città. Questo Paese ha visto già parecchi sindaci che in nome della legalità hanno conquistato la poltrona.. trascurando ogni impegno verso un funzionamento più utile dei servizi a beneficio dei cittadini.

A dispetto di una politica vecchia ed incancrenita persino sulla ricerca di personaggi che hanno già dimostrato i loro limiti..vogliamo..anzi dobbiamo credere che questa non sia la sola strada che vorrà intraprendere la Raggi, (qualora venisse investita della pesante carica)...  e che il suo impegno possa svilupparsi verso una immagine della città di Roma più ordinata e meglio servita nel difficile complesso del suo funzionamento ..tuttavia rimane il nodo delle vere capacità amministrative che lei stessa potrebbe risolvere attraverso la definizione di una squadra più utile e competente. Resta comunque sempre difficile per ogni sindaco di questo nostro Paese.. poter operare senza quelle necessarie risorse che i tempi non concedono più.




18 mar 2016

Renzi- Berlusconi..nell'ombra di un nuovo Nazareno?:..

di vincenzo cacopardo

Anche in politica si vive di congetture: Molti avvenimenti potrebbero non essere causali nascondendo indubbie strategie. Si può provare a ricavare una lettura anche se non del tutto certa e sicura negli atteggiamenti poco chiari dei Partiti che oggi si sforzano di restare in vetrina al fine di affrontare campagne politiche per le amministrative di grande effetto ed importanza. Tuttavia sembra del tutto evidente (al di fuori di improvvisi opportuni ripensamenti)la voluta dispersione dei candidati per Roma ricercata dalla destra di Berlusconi in favore di Renzi...che insieme si propongono l'edificazione di un fantomatico partito della Nazione infinocchiando il popolo che in parte ignora ed in parte finge di non comprendere...La paura del terzo incomodo pentastellato induce ad una ricerca di un inconcepibile ridicolo Partito definito “della Nazione” per attrarre l'attenzione dei cittadini. Un'altra invenzione di una politica vecchia che ancora richiama le tante pecore di questo assurdo paese all'ovile..

Il nuovo piano succeduto al primo Nazareno.. non può cogliere impreparati i più avveduti esperti nella politica dei giochi e delle subdole alleanze della politica nazionale: Un Berlusconi ormai anziano deve proteggersi dalla politica di falsa rottamazione ed ipocrita innovazione guidata da Renzi che potrebbe colpire anche le sue aziende. Per tenersi ancora a galla politicamente si aggrega, ben simulato, con le poche forze rimastagli a quelle del partito dello spavaldo fiorentino: La sua percentuale di voti non può ostacolare quella del PD nelle amministrative di Roma..Milano e Napoli, ma potrebbe permettere (soprattutto nella capitale) di ostacolare una vittoria al ballottaggio della candidata a sindaco del Movimento 5Stelle Raggi....In definitiva la dispersione dei voti sulle diverse candidature non potrà mai permettere una ben che minima vittoria di qualunque forza politica di destra..lasciando in corsa il candidato del PD favorito dal Premier . Con tale promessa di un.. ipotetico quanto immaginario.. partito della Nazione, il cavaliere potrebbe sempre rimanere agganciato alla vetrina politica di questa vecchia politica incomprensibilmente riesumata..

In questo incomprensibile quadro che avanza.. i dati odierni dei consensi ai Partiti sulla politica nazionale mettono in luce, ancora una volta, la defezione di una consistente parte della popolazione: Tiene ancora il partito di del sindaco d'Italia Renzi con circa il 34%, si ferma il Movimento 5 Stelle al 24,5%. Il Carroccio resta comunque inchiodato sul 14% circa e Forza Italia al10,5%. Ma quella che resta intatta è il dato sull'affluenza ferma ancora ad oltre il 58%...e l'evidente blocco che non lascia sperare ribaltamenti o altri significativi segni positivi per nessun Partito.


Pagare per inquinare!!


A Palermo nasce la nuova invenzione dell'inquinamento a pagamento. La geniale manovra di una giunta incapace di mettere in atto azioni più avvedute ed efficaci.
di vincenzo cacopardo

Questo rimane in sintesi il contenuto di un provvedimento talmente illogico quanto di specifico interesse per le casse di una giunta impedita e sprovveduta che non riesce a far forza su idee più valide nella ricerca di soluzioni per un piano traffico ed una viabilità più sensata.
Il tutto si riduce quindi ad una semplice manovra che ha per scopo imporre una nuova gabella ai cittadini già stremati e non un vero piano anti inquinamento..in parole povere: Se vuoi inquinare devi pagare..e basta!!

Oltre alla indecente imposizione, sembra nascere il caos più totale di fronte ad una assenza di comunicazione di come..quando.. e dove.. si deve pagare tale balzello e tanti cittadini si sentono scoraggiati oltre che abbandonati in un 'assoluto silenzioso disservizio. 

Nello stesso tempo la città di Palermo offre una immagine disagevole con servizi pessimi, sporcizia dappertutto, buchi e fossi a quantità ..allagamenti ed un traffico indecente! Ma l'importante adesso.. per la inabile giunta al comando.. sembra essere la premura di incassare al più presto!

Questa storia dell'inquinamento a pagamento offre uno spunto per sottolineare quanto nelle città più povere di un Sud ormai abbandonato... sottomesso a qualsiasi potere amministrativo locale.. si possano più facilmente attuare provvedimenti più iniqui oltre che inefficaci...stremando un cittadino ormai da tempo indifeso e frustrato. 

Si rimane schiavi di disposizioni che sembrano espedienti posti in atto per rimettere in sesto i bilanci malandati della pessima giunta di turno facendo ipocritamente apparire ciò come fosse per l'interesse della salute stessa degli abitanti: Una propaganda ingannevole sulla quale si gioca spesso con estrema determinazione non avendo alcuna capacità di saper ricercare le soluzioni più giuste e funzionali. 

17 mar 2016

UNA NOTA PERSONALE AL NUOVO ARTICOLO DI DOMENICO CACOPARDO



La chiamano narrazione, ma il suo vero nome è mistificazione. Eccone un esempio. L’ultimo.Nella polemica tra maggioranza e minoranza Pd, torna di continuo il richiamo all’Ulivo, come un periodo politico d’oro per la sinistra italiana. A dire il vero, il primo a evocarlo è stato evocarlo è stato Bersani seguito a ruota dallo stesso Renzi.

Nella realtà i governi dell’Ulivo, in senso proprio sono stati due: il Prodi 1 (1996-1998) e il Prodi 2 (2006-2008). Cos’era l’Ulivo? Era la coalizione di excomunisti (DS) ed exdemocristiani (Margherita) cui si associavano tutte le altre sigle che popolavano la galassia della sinistra nazionale. La cifra più significativa di questa formula era la rissosità, visto che ogni questione interna e internazionale provocava una serie interminabile di distinguo e di dissociazioni, sino a quella di Bertinotti, nel 1998, che determinò la caduta del governo, e a quella di Mastella che, colpito per via giudiziaria dall’iniziativa del sostituto procuratore Luigi De Magistris e non sostenuto dal primo ministro, si dimise provocando la dissoluzione della formula politica e nuove elezioni che dettero la vittoria a Berlusconi.

Il 1998, dopo il voto di sfiducia (e dimissioni) di Prodi, vide mettere in scena l’unico governo della seconda Repubblica parente dell’attuale gabinetto Renzi. Anzi l’unico reale precedente alla formula attuale.Infatti, con la regia di Francesco Cossiga, nel 1998, prima ancora della crisi, andò formandosi un nuovo partito, l’Udr (Unione democratica per la repubblica), segretario Clemente Mastella, che fu il raccoglitore di spezzoni vari di Forza Italia e di exdemocristiani col progetto sostanziale di permettere che un consistente numero di parlamentari di destra cambiasse schieramento dislocandosi nel centro-sinistra. L’operazione, non apprezzata da Prodi, ebbe la sua sublimazione con la caduta del politico reggiano.

La nuova coalizione, diretta da D’Alema (che con sforzi sovrumani era riuscito a mettere insieme quella vincitrice nel 1996), aveva una solidità parlamentare ben maggiore dell’Ulivo prodiano, visto che la fiducia al governo non dipendeva dagli umori delle piccole frazioni di sinistra, ma dall’apporto massiccio dell’Udr che presto diventerà Udeur. Con questa maggioranza e con questo governo l’Italia combatterà la sua prima guerra del dopoguerra, attaccando, con la copertura Nato, la Serbia.

Insomma Mastella nel 1998, come Verdini nel 2015 con Renzi, permise a D’Alema una specie di politica dei due forni, in modo da consentire con l’apporto dei transfughi del centro-destra quelle decisione che il centro-sinistra puro e duro non avrebbe mai assunto. Certo, la lotta sorda e sotterranea dei prodiani e della Cgil di Cofferati logorò quel gabinetto, tanto che dopo l’esito negativo delle elezioni regionali, cui era stato conferito il significato politico di conferma del consenso o di affermazione di dissenso per l’azione politica del governo, D’Alema fu costretto a dimettersi. Un confronto, quelle elezioni, la cui necessità derivava dal fatto che la coalizione di governo era nata a legislatura iniziata e non aveva avuto alcuna investitura popolare.

Una conferma elettorale –più presunta che reale- il governo Renzi –accusato (a ragione) d’essere nato a tavolino, senza un confronto elettorale- l’ebbe con le elezioni europee del 2014 e l’aspetta ora dal combinato appuntamento delle elezioni comunali di giugno e del referendum di ottobre.

Il paradosso, comunque, è il comune richiamo all’Ulivo, come un periodo d’oro per l’Italia, quando, invece, si è trattato –nei due casi che abbiamo citato- di una formula fondata sulla permanente rissosità dei partner. Non che i governi di centro-destra siano stati esempio di coesione e di unità d’intenti. Ma mitizzare l’Ulivo raccontandolo come l’età politica dell’oro è una vera e propria falsità: tanto è vero che il processo riformista, al di là delle parole, non è stato mai seriamente avviato sino al marzo del 2014, dopo l’insediamento di Matteo Renzi che, con tutte le difficoltà e le deficienze di un ministero nel quale i dilettanti allo sbaraglio erano in maggioranza, ha per la prima volta messo con i piedi per terra una serie di riforme di cui il Paese aveva una urgente necessità.

Certo, come sempre, in politica vige il detto fratelli-coltelli. Tuttavia, gran parte delle ragioni delle dure polemiche di questi giorni non sono ideali ma molto concrete: la fine del potere, nelle sue varie declinazioni degli eredi del mondo excomunista, che ha perso tutte le condizioni di favore di cui ha goduto sino a qualche anno fa. 

Impossibile che il tempo torni indietro. 

Ps: la posizione di Massimo D’Alema ha ragioni diverse. La contestazione, cioè, con argomenti nient’affatto futili, le epurazioni di Renzi, fondate sull’esigenza di occupare spazi e poteri più che di rinnovare, e l’arroganza con la quale sono state effettuate.

Domenico Cacopardo


Eccellente analisi proposta dal cugino Domenico che mi ispira ad un dialogo poiché, nonostante la possibile comparazione da lui espressa, vi rilevo piccole ma sostanziali differenze da dover sottolineare! 

Avrei qualche dubbio sul fatto che quello del passato a cui fa riferimento Domenico sia un precedente da paragonare alla formula attuale. In realtà vi trovo differenza nella sostanza oltre che nei tempi: Se in una visione apparente potrebbe dirsi identica, la fase storico politica dei venti anni ormai trascorsi.. ci vede in posizioni assai diverse.

l’Udr (Unione democratica per la repubblica), con il segretario Clemente Mastella, che, come afferma Domenico, raccolse spezzoni vari di Forza Italia e di exdemocristiani col progetto sostanziale di permettere che un consistente numero di parlamentari di destra cambiasse schieramento dislocandosi nel centro-sinistra, esprimeva dei valori ben diversi da quelli degli attuali verdiniani usati da Renzi solo per interessi specifici di opportunità politica.

Non bisogna dimenticare che il movimento virtuale UDR, sponsorizzato da Cossiga, era venuto fuori da esigenze diverse ed aveva assunto una posizione di decisa rottura andandosi ad incuneare fra i due poli in un contesto politico che appariva ormai bloccato. In realtà quei mutamenti e quelle trasformazioni si resero quasi naturalmente necessarie per l’effetto di un’azione assai costretta che un bipolarismo troppo anticipato e non attentamente studiato, aveva determinato. 

Quel movimento si era posto come centro moderato alternativo alla maggioranza e questa posizione aveva creato non poche polemiche fra gli addetti ai lavori che vi avevano identificato la inquietante riedizione di un vecchio partito. Ma la sua azione aveva comunque destato l’interesse di tanti cittadini proprio perché vista nell’ottica di una posizione di rottura nei confronti del sistema bipolare e sembrava dovesse costruire un maggior consenso in quanto…non si proponeva.. nell’immediato..ruoli governativi: Sembrava proprio il successo di una politica innovativa che mirava ad assicurare un’azione dinamica di primaria utilità rispetto ad un’ostinata e costretta governabilità.(Al di là di chi ne ha giovato in modo interessato..potremmo quindi non identificarla come vera azione di puro trasformismo...ma forse.. costretta a trasformarsi per dare più vita ad una indispensabile politica di base!)

Molti avevano intuito nel neonato movimento di Cossiga, una posizione politica lungimirante, fluida e più costruttiva, forte del richiamo culturale del momento:una corsa in coerenza col tempo...successivamente dimostratasi..non altrettanto coerente nel tempo. Infatti..non appena entrata a far parte del nuovo governo D’Alema, il grande entusiasmo cessò si esistere: l’ingresso nell’esecutivo e la pretesa di una politica diretta prevalentemente verso l’Europa, non potevano reggere la prova di un Movimento ritenuto ancora virtuale nel Paese.

Ciò che in modo diverso sta avvenendo oggi ..(oltre ad essere la prova provata di un insuccesso di un bipolarismo ormai contrastato da decenni)..pare spinto da futili motivi di interesse..non per contrastare la formula bipolare (come lo fu in passato con l'UDR) attraverso azioni dinamiche proposte con contenuti di una politica di riflessione in favore di una migliore democrazia, ma per puro opportunismo non essendo supportata da alcun progetto...tranne che in favore di una governabilità che pretende persino di cambiare i valori di una Costituzione. Se in quella del passato poteva intravvedersi una azione di trasformismo motivato...in quella di oggi si percepisce di sicuro un'azione opportunista..più che di giustificata trasformazione!

vincenzo cacopardo


16 mar 2016

Palermo: città vessata da assurdi provvedimenti

I cittadini di Palermo sempre più oppressi dai continui balzelli..
di vincenzo cacopardo

Mai come in questi giorni il nome della piazza di fronte al Municipio di Palermo (piazza della vergogna) sembra così particolarmente legato all'opera della giunta di questa città.

La stangata in arrivo per i cittadini palermitani sembra voluta dal Comune di Palermo per dare una sistemata alle casse vuote. Seppellita ogni possibile discussione sul provvedimento Ztl imposto con forza e persino arrogante prevaricazione.. una nuova ordinanza colpisce chi usa le strisce blu gestite dall’Amat (circa 15mila) . Tutte le soste ora dovunque costeranno 1 euro.


Si può comprendere la difficoltà di una giunta allo stremo di risorse che opera scelte difficoltose..ma non si può certo digerire il fatto che tutto ciò è in contrasto con le promesse fatte dal sindaco durante la campagna elettorale: Orlando, infatti, aveva promesso di sopprimere questo tributo ed invece la città si ritrova oggi con l'ennesima odiosa imposta da pagare in aumento. Ricordiamo che le zone blu nascono illegittime.. e tradire tale promessa vuol dire noncuranza di ciò che si è impegnati a fare su un provvedimento per di più già ingiusto. Se a ciò uniamo lo stato di degrado dell'intera città...riesce davvero difficile poter digerire i nuovi espedienti promossi dalla sua giunta.

L'attuale giunta appare infatti poco competente e meno disponibile alle esigenze dei cittadini: Una delle peggiori giunte che si sono viste negli ultimi decenni.. non potendo altresì asserire che le altre siano state buone. Ma quello che colpisce è il continuo fregarsene delle esigente di coloro che vivono in una città ormai priva del funzionamento dei principali servizi...opprimendo, al contrario, i loro cittadini vessati insistentemente nel pagare balzelli come quello delle Ztl (provvedimento che non nasconde un interesse che pare andare oltre ogni beneficio in favore dell'inquinamento).




 


15 mar 2016

I social ed i Movimenti in crescita..

L'inverosimile silenzio da parte della stampa e dei media
di vincenzo cacopardo

28 milioni di persone..quasi una persona su due guarda e si confronta nei social..a dispetto di quanto sosteneva il professore Eco che tendeva a mettere in risalto solo le storture ed a volte.. il cattivo gusto di questi. I social sono ormai in assoluto una invenzione straordinaria che, se contenuta in parametri di equilibrio, mira a scoprire il pensiero dei tanti e mettere in evidenza storture e deformazioni di una società che fino a prima tendeva a nascondere certe verità: Quanta conoscenza viene fuori dallo scambio del pensiero e dalle informazioni che tali mezzi ti consentono? In certi casi vengono fuori anche commenti migliori di quelli offerti da alcuni giornalisti sempre più compromessi!

Sono in molti i Movimenti politici oggi presenti nel territorio nazionale attenti al sociale.. che si propongono nei social non avendo altro modo di comunicare con la stampa...Alcuni si immedesimano con cura in una politica territoriale in modo serio e determinato. Ma la stampa li snobba e pare seguire pedissequamente solo i principi e le regole imposte da chi la finanzia. La domanda da porsi in proposito è quella di non comprendere come una infinità di giornalisti non si approccia in un dialogo con alcune di queste organizzazioni politiche che in realtà acquisiscono una lunga serie di visualizzazioni nei motori di ricerca: prova di un grande interesse da parte dei cittadini!



Le stesse televisioni.. anche quelle locali private.. faticano ad aiutare la crescita di quei validi Movimenti che si propongono lungo tutto il nostro territorio. I media sembrano snobbarli..le tv di Stato restano distanti o fanno orecchie da mercante...continuando a ricercare il contatto con una politica di sistema molto compromessa e poco affidabile.. se non in termini di interessato riscontro. Ma in realtà quando si è sui social, al di là di ogni forma di cattivo gusto da condannare, è come stare in una piazza...fra la gente..osservare meglio i loro bisogni...e porsi le relative e giuste riflessioni.    

Un commento sul nuovo articolo di Pippo Russo su Livesicilia

L'articolo di Russo induce ad una profonda riflessione poiché l'argomento in questione è stato più volte trattato dal sottoscritto nel blog. Naturalmente.. come è noto ..fa molto più notizia e viene più letto quando questo viene proposto da un politico conosciuto nell'ambito regionale e non da chi esprime queste disamine in termini di libero pensiero e senza pretese di elevarsi a giornalista o professore.

L'analisi è corretta, perchè tocca l'indiscutibile quesito su un cambiamento che difficilmente potrà avvenire per via delle evidenti difficoltà da parte delle tante associazioni, dei movimenti, i soggetti istituzionali, le liste civiche ed altri.. che facendo fatica ad unirsi in modo compatto, tendono a lasciare intatta la forza ai vecchi contenitori di consensi già formati e più robusti che da anni hanno dimostrato incapacità ed inerzia nei confronti della crescita economica e sociale dell'isola. Partiti, come scrive Russo, sempre dediti alle solite manovre scambiste "di Palazzo", ed alle torbide soluzioni d'apparato.

Ma ciò che riesce difficile digerire in questo articolo, sicuramente corretto nella riflessione, è il tono di trasporto nei confronti dell'operato del sindaco di Palermo Orlando che pare superare ogni dimensione. Non è certo una questione posta come un pregiudizio quella dell'età del sindaco, ma come più volte percepito.. è proprio la sua figura che ormai appartiene ad un passato che lo ha visto da decenni in un percorso politico logoro che ha stancato gran parte dei cittadini che guardano all'innovazione. Quello che è ampiamente dimostrato..e che manca come accentuazione nell'articolo di Russo.. è l'incapacità della gestione di questa giunta che vede oggi una Palermo abbandonata nell'immondizia, nel caos di un traffico indecente, nelle strade da terzo mondo con buche e pozzanghere, marciapiedi divelti ..confusione e caos continuo, in mancanza di idee.. studi e logiche capaci di risolvere anche le più piccole questioni riguardanti insensati semafori. Una giunta che come scopo primario si preoccupa di raccattare risorse attraverso subdole manovre antismog.

Se per il dottor Russo che si approccia ad una analisi simile..fare il sindaco significa solo impedire atti di illegalità o combattere la malavita, credo che una città non avrà mai possibilità di crescere nei servizi necessari. Poco può importare il confronto con chi ha saputo o no far crescere la città con una classe dirigente nuova..se i risultati non si vedono per nulla!

Al di là di questa critica sulla giunta di Palermo l'articolo di Russo va interpretato sicuramente in pieno per quella parte riguardante le difficoltà oggettive di poter uscire da un vecchio sistema politico regionale che vede i soliti Partiti dettare regole e manovre di Palazzo. Ma la responsabilità è anche da imputare ai tanti cittadini ormai sottomessi ad un cinismo che non lascia intravvedere speranze. Una evidente frustrazione dalla quale fanno fatica a venir fuori.. che li trascina verso il non voto od i soliti voti di convenienza: Se i cittadini non si svegliano da questo torpore nulla potrà mai cambiare!   
vincenzo cacopardo



Il cambiamento in Sicilia? al di fuori dei partiti

Se coloro che potrebbero dare molto insieme si limiteranno a compiere una seppur brillante battaglia personale non approderemo ad alcun porto. E a vincere saranno i soliti noti.

Risulta oltremodo lacrimevole, lo confesso, continuare a denunciare la penosa condizione in cui agonizza la Sicilia per le chiare responsabilità di una classe politica complessivamente mediocre, con le dovute eccezioni, e di un governo regionale che possiamo certamente definire, nelle sue quattro declinazioni, tra i peggiori mai avuti. Proviamo, piuttosto, ad affrontare il tema del futuro. Con un recente articolo su Livesicilia, "La nostra sfida contro la cattiva politica" - probabilmente non a caso finora letto da 27.000 lettori - tratteggiavo un possibile scenario alternativo a quello prevedibile e logoro offerto dai partiti siciliani.

Uno scenario per le prossime elezioni amministrative a Palermo - ma vale ovunque - e per le regionali immediatamente successive (entrambe nel 2017). Il mio voleva essere, ed è, un appello ad una alleanza in Sicilia tra cittadini, associazioni, movimenti, soggetti istituzionali (i sindaci), liste civiche già esistenti o in via di formazione, per costruire un percorso della buona politica e del buon governo che, alla fine, giunga a delle liste civiche unitarie composte da donne e uomini di comprovata competenza e moralità. Un modo concreto per dire basta alla degenerazione in fondo alla quale è precipitata la politica siciliana, al sottosviluppo conclamato, a certa antimafia fasulla, alla corruzione diffusa.

Un'alternativa  all'astensionismo, a suggestioni di sicilianismo estremo, di leghismo in salsa sicula e, soprattutto, ai partiti, questi partiti, dimostratisi degli involucri vuoti e dannosi. Il PD siciliano, da me lasciato perché in balia di logiche correntizie e dei padroni delle tessere, affaccendato per sete di poltrone in un colpevole sostegno ai disastrosi governi Crocetta e, in ultimo, in operazioni di riciclaggio di vecchio personale politico, ad oggi non è  in grado di offrire proposte e candidature credibili agli elettori, né a Palermo né alla Regione. Anzi, assisteremo alle solite manovre scambiste "di Palazzo", alle torbide soluzioni d'apparato, per assicurare a Palermo un sindaco frutto dell'accordo romano con i centristi e l'Ncd di Alfano e, a Palazzo d'Orleans, un esponente renziano.

Un piatto altamente indigesto per chi vorrebbe finalmente voltare pagina, ovviamente condito, accetto scommesse, con scontri alla baionetta fratricidi. Ce la fate, per esempio, a immaginare i salti di gioia dell'area di Raciti e Cracolici dinanzi a un'eventuale candidatura di Davide Faraone alla presidenza della Regione? In realtà, qualunque candidatura targata PD, allo stato degli atti, sarebbe divisiva. Poi ci sono i grillini, una forza ormai considerevole che spariglierà le carte ma che non potrà mai garantire in beata solitudine, per le spaventose condizioni finanziarie ed economiche della Sicilia e per la complessità di governo dei Comuni, una rivoluzione che non sia soltanto delle buone intenzioni.

Forse anche loro, spogliandosi della veste di detentori in esclusiva dei valori della moralità pubblica, dovrebbero considerare l'ipotesi di accordi ampi con le migliori espressioni dei vari mondi vitali e della stessa politica presenti in Sicilia. In tale quadro troviamo perfettamente armonica la ricandidatura, già annunciata, a sindaco di Palermo di Leoluca Orlando, figura abbastanza compatibile con iniziative di rottura di un inaccettabile sistema di potere, radicatissimo a livello regionale, gestito da partiti senza anima e da inquietanti cerchi magici.

Orlando, al netto di numerosi problemi ancora da risolvere, ha stabilizzato i conti, martoriati da imponenti tagli lineari dei trasferimenti agli enti locali; ha impedito a speculatori, mafiosi e faccendieri, a Palermo sempre in agguato, di mettere le mani sulla città; ha avviato, con la scelta di presidenti di specchiata rettitudine e adeguata competenza, il risanamento delle partecipate (alcune delle quali trovate saccheggiate, fallite o nel mirino della magistratura). C'è chi tira fuori la questione dell'età, argomento fragile se pensiamo che i due pretendenti al più potente trono della terra - la Casa Bianca - Hillary Clinton e Donald Trump, sono coetanei o addirittura più anziani del Professore.

A chi, invece, lo accusa di non aver saputo fare crescere attorno a lui una nuova classe dirigente vorrei chiedere quale classe dirigente, nuova per davvero, hanno saputo produrre in Sicilia i partiti, in definitiva i soggetti astrattamente titolati e attrezzati a farlo. In effetti, è vero, di giovani speranze, che vadano oltre il freddo dato anagrafico non di rado fuorviante, all'orizzonte non se ne vedono. Discorso a parte merita Fabrizio Ferrandelli, cui si deve riconoscere il coraggio di essersi dimesso da deputato regionale e di affrontare le piazze siciliane con un invidiabile entusiasmo.

Ma lui, mentre sto scrivendo, è ancora de iure e de facto nel PD ed è lì, quindi, che si dovrà candidare rischiando, alla squagliata della neve, di vanificare gli sforzi finora compiuti. I partiti, con le loro regole finalizzate all'autoconservazione appaiono irredimibili; al massimo, se hai un seguito, puoi imbastire l'ennesima corrente entrando in contraddizione. Inoltre, il PD lo candiderebbe a Sindaco di Palermo? A presidente della Regione? Ho fondati dubbi, anzi, sarebbero capaci di lasciarlo fuori financo dalla corsa per un semplice seggio all'Ars, dove, nella migliore delle ipotesi, mesto ritornerebbe dopo aver sbattuto la porta.

Per concludere, se coloro che potrebbero dare molto insieme si limiteranno a compiere una seppur brillante battaglia personale non approderemo ad alcun porto. E a vincere saranno i soliti noti, con annesse clientele, che avremmo voluto (e dovuto) mandare a casa.
Pippo Russo




14 mar 2016

La lunga via del cambiamento in Sicilia

di vincenzo cacopardo


Il lavoro dell’Assemblea regionale siciliana, viene ancora rinviato al 15 marzo, , dopo appena un’ora di lavori. Rimane ferma in commissione Bilancio anche la discussione del ddl che contiene le norme stralciate dalla Finanziaria.
Crocetta.. tra una promessa e l'altra.. pare navigare a vista.. malgrado le sue continue dichiarazioni su una bonifica di tutta la pubblica amministrazione. Con la solita comunicazione eclatante... parlando del quotidiano Libero che ha pubblicato in prima pagina il titolo: ‘Condannati per mafia assunti come forestali dallo Stato’, risponde che non permetterà più che un giornale del Nord, invece di esaltare il lavoro del suo governo.. scriva di mafiosi e piromani assunti nella forestale, sottolineando l'opera di una regione che, in linea con il suo popolo, cerca in tutti i modi di allontanarsi da un imbarazzante passato: I forestali in Sicilia sono 24 mila, ne sono stati licenziati 66..forse altri verranno messi fuori, ma il problema resta difficile anche perchè nel passato gli stessi Partiti hanno abusato per proprio comodo di queste generose assunzioni.
Difficile sgretolare quel muro che vede ancora nei Partiti consolidati nel territorio siciliano vecchie logiche che perseverano massacrando sempre più lo sviluppo dell' isola. L'arduo compito dei nuovi Movimenti è quello e mobilitarsi per sconfiggere una mentalità politica costruita su interessi in favore di questi vecchi e radicati Partiti, un impegno che li obbliga ad uno sforzo immane per due ragioni precise: L'una... per via del fatto che chi è già dentro il sistema politico del territorio resta avvantaggiato in quanto detiene da tempo le leve del potere avendo appreso meglio come usarlo, l'altra.. poiché da parte degli stessi cittadini vi è una gran disaffezione verso la stessa politica.. tale da renderli ormai estranei da ogni interesse.

La via del cambiamento politico per la Sicilia rimarrebbe quella affidata al Movimento più grosso in termini di consensi ossia il Mov 5Stelle. Una organizzazione politica che parrebbe muoversi verso il sociale per promuovere onestà ed equità. In realtà per quanto riguarda la nostra Regione poco si è ancora visto da parte dei pentastellati! In termini teorici quello che si propone il Movimento di Grillo può essere giusto, ma dovrebbe essere accompagnato oltre che da un programma adeguato anche da figure rappresentative capaci di saper amministrare. Tuttavia in mano a questo Movimento restano legate le sorti di una rottura verso il passato che ancora nell'isola vede personaggi incollati a logiche democristiane, centriste e di sinistra lontane nel tempo, ma che continuano ad operare usando voti per sostenere a piacimento maggioranze equivoche che stanno riducendo l'isola nel disastro.. rendendola schiava di una politica centralista imperativa ed a volte autoritaria.

Possiamo augurarci che i tanti movimenti oggi cresciuti nell'isola possano in qualche modo legarsi, anche solo in termini di tempo, di opportunità e di interesse al più grosso Movimento ..trascinando la Sicilia fuori da questa orbita sgradita per chi davvero ama questa terra.