17 ago 2020

UN MOVIMENTO COSTRETTO A DIVENTARE PARTITO

 

Senza le necessarie riforme istituzionali.. credere nel cambiamento rimarrà sempre un'illusione!
di v cacopardo

Era più che logico che sarebbe finita così!
Nel mio blog già da molto tempo si era posto il problema riguardante il Mov 5 Stelle che pian piano si sarebbe dissolto trasforamandosi. Una trasformazione in realtà non desiderata, ma costretta e persino condizionata dalla presunzione e dalle troppe leggerezze. Tuttavia non è proprio questo mutamento a porre i tanti dubbi sulla opaca identità di un Movimento apparsa fin dall'inizio bizzarra e non precisamente conforme con un percorso di funzione politica di innovazione.
Non vi è mai stata una vera innovazione quando dietro il vestito che ne camuffava la stessa identità si nascondeva una organizzazione verticistica tipica delle strutture assolute e di comando che ha preteso di operare in modo alquanto altezzoso attraverso tagli lineari e un ipermoralismo esasperato. Appresso una buona parte del popolo che vi aveva creduto poiché speranzoso di un cambiamento..ha perso ogni orientamento!
Adesso che il Movimento voluto da Grillo si trasforma in Partito (poichè non ha altre alternative) perdendo quei principi di base che dovevano rappresentare la vera metamorfosi di una vecchia politica, tutto viene rimesso in gioco e lo stesso cittadino..cessato l'entusiasmo.. potrebbe smettere di credervi.
Il M5Stelle lo ha voluto fare lo stesso non curandosi della sua struttura: Ha preteso di governare senza aver costruito nel tempo una forte base organizzativa al suo interno, né ricercando le giuste primarie riforme. Ha pensato di basare fin troppo i suoi principi su quel forzato moralismo senza nemmeno avere la forza numerica necessaria per imporlo. Qualunque tipo di eccesso non paga mai!Pian piano è stato costretto a cambiare una serie di regole al suo interno che, volente o dolente, gli costeranno un mucchio di consensi.
Chi vorrebbe dare un consenso al di fuori delle vecchie forze politiche del passato..rimane ancora alla ricerca di una nuova forza che rispetti i primari bisogni: Un Partito che possa davvero rappresentare l'innovazione...senza compromessi, senza conflitti, senza moralismi esasperati, ma con un vero progetto di innovazione attraverso le riforme istituzionali di cui questa nostra politica avrebbe bisogno: Il successo di un partito politico non si può inventare, non può identificarsi solo nella prepotenza di voler dimostrare la capacità..o l'incapacità di saper governare, ma quello di costruire una base forte di edificazione basata sul principio di funzionamento e quindi sulle primarie riforme istituzionali, poiché mancando queste, nessun altra di queste forze potrebbe essere capace di governare un paese come il nostro. Da troppo tempo in proposito gli interessi personali prevalgono su l'interesse sociale del paese Italia ed i cittadini perseverano nel votare male o distratti.

22 lug 2020

PREMIER E GOVERNO VINCONO IN EUROPA



di v. cacopardo

E' adesso?

Adesso non vi possono più essere pretesti: Aziende, commercianti e cittadini lavoratori non possono più attendere!

Come possiamo biasimare l'impegno del nostro Presidente del Consiglio che, malgrado i problemi inerenti la sua difficile composizione di maggioranza piena di incomprensioni e maldestre prese di posizioni, è riuscito a portare in porto una vera e propria vittoria in seno all'Europa. Si tratterebbe di un traguardo storico che prevede un indebitamento comune per rilanciare una crescita dell'intera comunità.

Hanno vinto l'impegno e la caparbietà di chi vi ha creduto!

La manovra del Recovery Fund sarà di 750 miliardi: 390 di contributi a fondo perduto e 360 di prestiti. Di questi per il nostro paese 80 a fondo perduto e 129 in prestito. Si sono decisamente accorciate le distante tra le posizioni dei paesi dell'Unione. L'Italia ne esce meglio di come si potesse pensare a dispetto di una opposizione perennemente alla ricerca di pretestuose posizioni e disfattiste considerazioni.

Tuttavia adesso il lavoro più difficile rimane quello di saper apprestare un piano certo e sicuro sull'uso di queste risorse nei tempi più veloci..ma anche qualitativamente utile in vantaggio di una alquanto difficile crescita. Malgrado si sia già cominciato... conosciamo bene le problematiche burocratiche che impediscono uno svolgimento più spedito e veloce, ma non possiamo non rendere merito ad un vantaggio recuperato grazie all'impegno di un Presidente del Consiglio tanto amato da alcuni.. quanto detestato da altri che gli attribuiscono con troppo astio ritardi ed incompetenza. 

Certo pensare che dei 750 miliardi in gioco ..quasi il 30% vanno al nostro paese e di questi il 40% rimane a fondo perduto, non può essere di certo un caso, ma il risultato di un lavoro al quale si è creduto e per il quale si è combattuta una dura dialettica con i paesi più ricchi. Ciò nonostante il lavoro più difficile comincia proprio adesso e si definisce in uno scrupoloso impegno a vantaggio della nostra Nazione.. poiché.. proprio in questa fase si combatte una difficilissima lotta contro il tempo. Adesso non vi possono più essere pretesti: Aziende, commercianti e cittadini lavoratori non possono più attendere!

4 lug 2020

LE NUOVE GEOMETRIE POLITICHE

(post del 2013- riproposto)
di vincenzo cacopardo
Quello che oggi non si riesce a scorgere nel nostro Paese, è una profonda ricerca di cambiamento verso un modo di far politica che non può più funzionare. Dalle attuali forze oggi impegnate, si coglie  l’assoluta mancanza di proposte innovative sulle riforme istituzionali, suggerite attraverso una nuova forma mentis, che dovrebbero poter sostituire il percorso di una mentalità ancora incollata a vecchie procedure anticostruttive.
                                                                          

Credo che ciò dipenda prevalentemente da una incapacità di immedesimarsi in una vera costruzione del nuovo in termini di idee, ma anche nel non comprendere che il vecchio modo di ragionare e di muoversi, non potrà più farci crescere. Anche le idee dovono potersi rinnovare spinte dalla logica di una continua innovazione sociale. 
Chi è in grado di poter vedere in un’ottica innovativa la funzione di una politica più attiva per la nostra società, potrebbe meglio accorgersi di quanto importante sia ragionare con un’apertura mentale disposta in favore di un sistema alternativo che possa condurci avanti. Non si deve mai dimenticare un passato storico che ha segnato un percorso, ma farne esperienza.. per mettere in atto una vera trasformazione in termini di efficienza ed utilità e ciò può avvenire solo con la forza di una ricerca su basi teoriche attraverso uno studio di ricostruzione funzionale di quella che potrebbe definirsi come una "NUOVA GEOMETRIA DELLA POLITICA" 


“posizionamento dei poteri”

Nel 700 un brillante magistrato di nome Charles de Montescquieu con “lo spirito delle leggi”, attribuì alla separazione dei poteri il concetto di libertà, precisando l’importanza del loro reciproco equilibrio. Questo importante personaggio scrisse che il potere legislativo e quello esecutivo non potranno mai essere accomunati sotto un’unica persona o corpo di magistratura,  e  neanche quello giudiziario potrà essere unito agli altri due poteri: i magistrati non possono essere contemporaneamente legislatori e coloro che applicano le leggi. Così, ovviamente i legislatori non possono essere contemporaneamente giudici. 
Per Monteacquieu l'arte di creare una società e di organizzarla compiutamente, era l’arte più alta e difficile, in quanto da essa dipendeva il benessere necessario allo sviluppo di tutte le altre arti. Indubbiamente egli pose le fondamenta per le regole di una politica che ebbe grande influenza sulla costituzione francese e americana e sulla quale si sono via via costruite le basi delle democrazie moderne, tra cui la nostra. Ciò che manca in questi suoi studi è il rapporto tra il parlamentare ed il legislativo (oggi fusi insieme in modo alquanto conflittuale) relativo alle moderne democrazie.

La logica di Montescquieu è ancora valida rispetto alle democrazie moderne che operano attraverso “i poteri” dello Stato, ma oggi, nel disperato bisogno di un percorso di revisione della democrazia moderna, non ci si può basare su questo modello in modo circoscritto e pragmatico senza apportarvi innovazione: se si vuole costruire qualcosa di più funzionale, la prima forma che deve sparire è proprio l’idea di “potere” che..forse, potrebbe legarsi soltanto a quella che ogni cittadino esprime attraverso un proprio voto di rappresentanza  in Parlamento.

Il “potere” esecutivo, che oggi rappresenta il complesso delle attività volte a dare attuazione alle leggi dello Stato e che ha anche funzioni distinte in attività politiche e in quelle amministrative, non dovrebbe rappresentare una forma di “POTERE”, ma essere classificato come un “organo”. Così come il potere giudiziario, che di per sé è già un “ORDINE”, secondo la dicitura espressa dai padri costituenti nella Carta costituzionale..ma che, per una serie di circostanze, ha finito con lo sfociare in un potere.  

Credo che molti cittadini si domandino oggi, se possano ancora esistere concetti fondati su una divisione Destra-Sinistra, e se la vita politica, malgrado sia sempre stata segnata da un percorso ideologico costruito attraverso questa dialettica, possa continuare a contribuire positivamente in favore di un funzionamento sociale. Politici e politologi di tutto il pianeta fanno ancora credere che possano esistere questi percorsi anche perchè, questa suddivisione, continua a dar loro la possibilità di esprimersi in una vecchia logica al fine di poter restare incollati agli interessi che un sistema può offrire. 

Di certo oggi, non si dovrebbe più discutere in termini di destra e sinistra, ma solo di bisogni per la società... e questo conduce automaticamente alla ricerca di un nuovo sistema: -Che possano esistere ideologie diverse nel nostro pensiero, è più che legittimo sebbene, in un contesto di moderna politica, si dovrebbe lavorare per un processo di crescita e di benessere in favore di una società con maggiore sinergia, seppure nel contesto di idee diverse.


Una nuova politica dovrebbe spingersi a vedere la sua capacità funzionale non più nella classica visione di una linea di divisione che contrapponga una Destra e una Sinistra, ma in quella più moderna di una linea che divida, in modo equilibrato ed efficace, la funzione Governativa da quella Parlamentare.
                                                                                  

La visione futura di una politica moderna potrebbe vedere la determinazione di un unico vero "POTERE" al centro con ai lati un ordine giudiziario ed un organo governativo operanti in parallelo per competenza. 

      ORGANO GOVERNATIVO---POTERE PARLAMENTARE—ORDINE GIUDIZIARIO

Naturalmente il vero ed unico potere rimane quello parlamentare che dovrebbe dirigere e guidare l’indirizzo politico: Costruito con la forza del pensiero dei cittadini e con l’apporto di chi deve operare da tramite per costruire in modo fattivo questo legame attraverso un programma: cioè i Partiti (solo se opportunamente revisionati e regolamentati da chiare normative)

Il posizionamento del potere Parlamentare include di per sè anche il bisogno di un’aula sulla quale dibattere in termini di normative, formando maggioranze e minoranze solo in relazione a scelte di metodo: Bisognerebbe lavorare perchè il programma discusso e voluto dai cittadini..riesca ad essere anteposto a qualunque scelta e rappresentare il presupposto ideativo essenziale del percorso politico del Paese. Tutto ciò anche in considerazione delle regole economiche imposte dall'Europa, dove può ricercarsi e trovare spazio un percorso di metodo più adatto.   

Oggi occorre essere funzionali per far sì che un sistema trovi una corrispondenza verso l’utilità di un servizio che si deve alla società che si amministra. La parola “funzionalità”, è sinonimo di efficienza ed innovazione e la ricerca di un giusto posizionamento dei compiti dovrebbe essere affrontato in una ottica più moderna e costruttiva poiché, la funzione dei singoli elementi, ha un’importanza predominante sulla evoluzione stessa della società.


Bisognerebbe guardare oltre e lavorare… in direzione di uno studio organizzativo che possa basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro e dei relativi ruoli.

19 giu 2020

DI BATTISTA E LA CRISI DEL MOVIMENTO


di vincenzo cacopardo

Si riaffaccia Di Battista, come se la sua figura fosse la soluzione di un Movimento che di errori ne ha commessi tanti: Poche idee, molte delle quali confuse e strampalate o inneggianti un moralismo sfegatato pieno di rabbia e pochi veri ideali capaci di portare un vero cambiamento alla politica...Questo si è visto in questi anni di governo!
La loro nascita fin dal principio sembrava potesse portare quel cambiamento desiderato contro la politica del passato che in realtà stava avviando il Paese allo sfascio: Se la loro irruzione nella politica era riuscita a ribaltare il tavolo di una politica vecchia, non è mai riuscita a farne nascere una nuova e veramente innovativa. Un Movimento guidato da poche figure volute dal capo assoluto Grillo che ha finito sempre col decidere tutto senza un vero riscontro con un dialogo che in ogni organizzazione di questo tipo dovrebbe potersi sostenere.

Di Battista, si era astutamente messo da parte.. presentandosi oggi con idee.. alcune delle quali valide ..ed altre molto meno fattibili, tuttavia.. malgrado ogni sforzo quello che non vuole capirsi in questo Movimento è proprio il suo deficit di base, è la mancanza di una struttura politica che possa offrire, a chi la condivide, voce in modo più democratico. Non serve oggi al Movimento un uomo di governo, manca un leader di Partito più aperto al lavoro di sostegno organizzativo: Un errore che vi è sempre stato fin dall'inizio, fin da quando il Movimento.. galvanizzato da un ampio consenso.. non ha voluto comprendere l'importanza di una struttura politica di base sulla quale costruire fondamenta ed una forte identità. Non sarebbe mai bastata una ambigua piattaforma con una richiesta di un si od un no per cambiare le cose!..Ormai da tempo il gioco sembra essere scoperto e questo Movimento malgrado l'impegno di alcuni.. è destinato a cedere parecchio consenso.

Sono mancate e mancano ancora le idee di base sulle riforme istituzionali necessarie e fondamentali per poter veramente cambiare il senso di una politica in favore di una innovazione che porterebbe maggiore efficacia ad una politica che si desidera costruttiva nel suo funzionamento: E' mancato il senso della ricerca..quello di una politica di prevenzione e di lungimiranza per rendere maggiore forza, sicurezza ed equità sociale.. per costruire quel terreno fertile attraendo i giovani verso una politica nuova che riguarda un futuro ancora molto incerto.

Si sono invece incoraggiate politiche di sostentamento dimenticando quelle di una ricrescita. Si è attuato un chiaro sostentamento verso le classi più svantaggiate facendole passare per un futuro di lavoro assai difficile da riscontrare: il reddito di cittadinanza è ormai una prova inconfutabile di tutto ciò.. poiché.. pur sostenendo la povertà.. non è per niente riuscito ad offrire il lavoro necessario che si era prefissato offrire. Certe politiche.. in realtà.. non potranno mai risuscire a costruire alcun futuro verso la crescita! Sarebbe bastato fermarsi al sussidio..di certo necessario!

Per il futuro di questo Movimento ormai in caduta.. occorre un leader che si occupi della sua struttura organizzativa e non la fatua continua ricerca di un uomo di comando per il Paese! La strada è in discesa nei consensi..e la ripresa per il Movimento è assai ardua!
Se DiBa crede di essere capace cerchi di rimettere in piedi il suo Movimento! Pensi prima alla riorganizzazione di una struttura politica in forte crisi.. prima di proporsi come una delle tante figure nuove per le idee del Paese.

11 giu 2020

REGOLARE LA POLITICA ATTRAVERSO APPOSITE RIFORME



di vincenzo cacopardo


Chi ha le risorse per una comunicazione, riuscirà sempre ad imporsi contro chi non potrà mai averle per esporre le proprie idee! Se non si riforma adeguatamente prevarrà sempre una deviante comunicazione e resteranno soffocate e precluse possibili nuove proposte!

Un’assurda contraddizione di cui il cittadino non si accorge poiché pervaso da un odio nei confronti di una generica politica che nel passato ha divorato risorse alla società. Tuttavia rimangono ancora posizioni che alcune forze politiche odierne appoggiano per interesse, tendenti ad incancrenire una vera politica democratica facendo forza sulla emotività e sull’ignoranza del cittadino comune.
Se la legge elettorale rimane un mezzo complementare per determinare una maggioranza, i Partiti restano sicuramente decisivi per la ricerca di un percorso innovativo della politica.

Il mio pensiero vede fondamentali alcune riforme con adeguate regolamentazioni da studiare (quella sui ruoli: attraverso la ricerca del loro giusto funzionamento privo degli evidenti conflitti- quella sulle candidature: attraverso specifiche primarie che tengano in conto un programma e delle idee –quella sul finanziamento dei partiti: che dovrebbe essere pubblico, ma adeguato alle spese documentate attraverso un severo controllo).

Una primaria regolamentazione dei Partiti risulta comunque prodromica a queste riforme.. poiché la stessa Costituzione Italiana riconosce il loro basilare ruolo  quando con l’art. 49, afferma che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale». Tuttavia in ciò non si è mai evidenziato un vero e completo disciplinamento di queste organizzazioni di cui si avrebbe oggi fondamentale bisogno




5 giu 2020

STORIA ED ETEROGENESI DI UN SISTEMA ELETTORALE


Il Rosatellum ..meglio definito“antipentastellum”...aveva come scopo  una governabilità diversa: Era quello di escludere i nuovi arrivati e restare ancorati ad interessi partitici di parte, ha invece ottenuto un risultato contrario sfociando sulla relativa operativa dell'attuale governo di cui tanti si lamentano

di vincenzo cacopardo

La principale domanda alla quale dovrebbe trovarsi una risposta è quella del perchè l'allora PD di Renzi.. abbia optato per questo sistema elettorale malgrado lo stesso non avrebbe risolto il problema di una governabilità certa. La risposta non può che essere una sola: Perchè questa legge serviva a Renzi per salvare la sua immagine e la sua forza in politica.
D'altronde chi poteva più fare affidamento su un ex premier che dopo il disastroso risultato al referendum costituzionale non avrebbe potuto trovare altra possibilità di percorso politico in una prossima legislatura senza la forza dei suoi fedeli parlamentari rieletti? E chi.. se non lui da segratario..con questa legge..avrebbe deciso i futuri candidati? ..E quanti di questi avrebbero fatto opportuno uso del paracadute sul proporzionale?

E' indubitabile pensare che l'ex premier non avrebbe ottenuto il comando del Governo, ma in tal modo.. avrebbe di certo avuto la possibilità di sostenere una propria forza politica più che una sicurezza sulla sua stessa candidatura.

In sostanza la legge elettorale voluta da Renzi (da cui nasce l'incerto governo attuale) gli avrebbe consegnato un Parlamento in cui i due terzi (2/3) sarebbero stati scelti dai capi dei partiti! La conseguenza sarebbe stata che la nuova legge elettorale avrebbe reso difficile per il M5S, avere degli eletti nei Consigli uninominali non facendo ricorso alle alleanze.

Al di là del comodo uso della fiducia che si tende di continuo a giustificare con la sfrontata retorica de ” il meno peggio”, quello che inquietava era il fatto che Renzi.. con quel sistema elettorale.. avrebbe potuto usare (per non dire abusare) della posizione di forza in seno al suo Partito di maggioranza per manovrare i Parlamentari garantendogli di fatto la possibilità di un nuovo seggio. Infatti sul sistema elettorale i colleggi erano decisi dal governo. In questo modo era abbastanza facile credere che l'altezzoso leader fiorentino avrebbe avuto ogni possibilità di costruirsi una personale forza politica anche al di fuori di ogni suo impossibile premierato..

Anche per questo il desiderato ricambio all'interno delle Aule Parlamentari non poteva avvenire! Sarebbero rimasti seduti gli stessi..i quali..ancora volta per effetto di una nuova sentenza della Consulta (di là da venire) sarebbero persino stati dichiarati ancora una volta illegittimi. Ma che importava?. ( dato ormai per scontato che questa politica si continua a sostenere per anni sulla forza di un principio detto “di continuità” che potremmo meglio definire “di comodo” che mette la stessa Consulta nella incongruenza delle sue decisioni)
Si è sempre usato e abusato della politica in forza di principi che dovrebbero essere considerati di “limite” o di “confine” e non certo una consuetudine: -Era facile pensare che col nuovo sistema lo scopo della governabilità non esulasse per nulla dal voler ricostruire il consueto compromesso di una coalizione tra i Partiti contrapposti lasciando fuori i 5stelle.

Questa in breve la storia della nascita di un sistema elettorale in gran parte proporzionale studiato per far fuori i nuovi arrivati pentastellati e che al contrario e' riuscito a farli emergere più del dovuto. Sono passati anni..ed ancora si gioca con la politica dei sotterfugi e delle subdole manovre..per finire con i soliti risultati illogici e discordanti.
Una sorta di eterogenesi dei fini di una politica decadente dove un furbo ex premier fiorentino ha operato per puro personale opportunismo..e continua a farlo.. con le condizioni che modificano gli utili obiettivi di una buona politica di innovazione.


25 mag 2020

La debolezza dei poteri ( di Paolo Speciale)



In questo attento articolo l'amico Paolo spiega la sua analisi sulle riforme mancate della giustizia. A suo dire persino negate..anche se auspicate, che provocano un inarrestabile conflitto..non aiutando il percorso di una sana giustizia...inficiando la certezza del diritto ed in qualche modo.. responsabilizzando la politica.   
La vicenda che riguarda le intercettazioni “sfuggite” nel corso di un’inchiesta e che ha reso pubblici alcuni apprezzamenti poco diplomatici da parte di esponenti del mondo giudiziario contro l’ex ministro Salvini ripropone nel modo peggiore l’irrisolto fisiologico contrasto tra i principali attori della vita istituzionale del nostro Paese.
Ed il puntuale diffuso appello che ne è conseguito è quello di attuare al più presto adeguate riforme che possano rendere più sicuro ed efficace l’esercizio delle rispettive funzioni a ciascuno attribuite in assoluta autonomia ed indipendenza. Le “ennesime” riforme, tutte annunciate, tutte auspicate, tutte negate. Negate a chi le vuole veramente, a chi tiene parecchio alla tenuta del sistema, nella consapevolezza che la precarietà degli equilibri tra le fondamenta di esso stesso non ha mai portato nulla di buono, specie in alcune fasi temporali il cui ricordo è meglio mantenere solo per fini storici. E purtroppo non è sufficiente neanche lo straordinario permanere della efficacia e della attualità del nostro testo costituzionale a contrastare quella che preferiamo chiamare, realisticamente, la “debolezza” dei poteri.
Debolezza costituita dalla presa d’atto di quella vulnerabilità che lede l’autorevolezza ed il prestigio stesso dei soggetti coinvolti e dell’Autorità impersonale che incarnano, dando seguito ad un quasi naturale desiderio di prevaricazione reciproca, che annulla con modalità praticamente algebrica il ruolo di ciascuno.
Il caso più comune è quello che vede l’infausto quanto sinora inevitabile conflitto tra potere giudiziario e potere politico, laddove per quest’ultimo vale la pena di unificare la componente legislativa con quella esecutiva. Nel caso specifico, vi è un magistrato- già indagato e sospeso per presunte irregolarità commesse nell’esercizio delle sue funzioni nonché ex componente del CSM – che “giudica”, con termini ben lontani dai codici vigenti, un ministro – ora anch’egli non più esercente la sua funzione pubblica – conferendo telefonicamente proprio con il collega togato che lo sta inquisendo.
Ma, al di là di questo recente episodio, potremmo citare tutti gli innumerevoli simmetrici tentativi di “controllo” da posizione privilegiata di membri del Governo o del Parlamento su magistrati, soprattutto del settore requirente.
Valutando quello che si può ormai definire un vero e proprio fenomeno connesso alla natura dell’uomo che viene chiamato a ricoprire una pubblica carica, in termini politico-filosofici possiamo dire che il criterio “homo homini lupus” non ha tempo.
Ma qui ed ora è meglio lasciare isolata questa dissertazione teorica, ritornando al problema reale da risolvere. Quam remedium? L’appello al Capo dello Stato è certamente legittimo ed adeguato; e tuttavia diventa improprio quando esso ha più l’aria di una critica che attiene alla politica contingente o, peggio, di un richiamo nei confronti di quest’ultimo alle sue responsabilità.
Qualche ultima considerazione: la politica, male necessario della democrazia contemporanea, gioia e tormento di chi la esercita sia di chi la subisce che di chi se ne avvantaggia, è una sorta di piovra che contrasta essa stessa la separazione dei ruoli e dei poteri. Lo confermano le annunciate dimissioni della “componente” ANM (Associazione Nazionale Magistrati) del Consiglio Superiore della Magistratura. Infatti, si potrà far notare legittimamente ai magistrati che le correnti politiche all’interno del loro organo di autogoverno sono già di per sé qualcosa che ne altera profondamente la natura istituzionale?
Estendendo la “quaestio”, al solo fine di indurre a comune riflessione in attesa del prossimo scontro, come rendere formalmente e sostanzialmente indipendente il “giudiziario” Pubblico Ministero dall’”esecutivo” Ministro della Giustizia ?
Atteso che i magistrati dovrebbero rispondere solo al CSM, come si inquadra coerentemente e con autorevole certezza del diritto la prevista attività ispettiva esercitabile dal Ministro sopracitato? E ancora: perché si ripete spesso puntuale il reclamo della titolarità di una inchiesta da parte di magistrati e procure ordinarie allorquando la competenza di inquisire un membro dell’Esecutivo nell’esercizio delle sue funzioni è manifestamente da attribuire al Tribunale dei Ministri?
E’ la “debolezza” dei poteri (sic!).
Paolo Speciale


15 mag 2020

PENSIONI BASSE: DA SEMPRE FUORI DA OGNI RIFORMA E DECRETO


di vincenzo cacopardo

E' difficile credere in un vero impegno da parte delle forze politiche verso coloro che avrebbero bisogno di un aiuto da parte dello Stato per affrontare i momenti più difficili come quello della epidemia in corso.

Per non di meno.. il problema che qui si affronta non rimane legato al momento epidemico ..quanto alla costante incuria verso una definitiva e valida manovra necessaria per tutti coloro che percepiscono un introito tale da non garantirgli più una qualunque vita sicura. Il caso in questione comporta centinaia di migliaia di persone: uomini e donne ultra sessantenni che vivono di pensione non avendo una propria abitazione e quindi costretti ad adattarsi con le poche risorse della sola pensione..molti dei quali vincolati necessariamente ad impegnarsi in altri piccoli lavori.


LE PENSIONI SOTTO I LIMITI DELLA VIVIBILITA'
Come vivere con queste pensioni?: Potremmo porre il caso di tantissimi con una pensione di 1000 euro che.. prima dell'entrata dell'euro rappresentava una buona pensione di quasi 2milioni di lire: Si poteva vivere discretamente prima del duemila, era una pensione discreta che con la tredicesima permetteva a chi la percepiva la possibilità di un viaggio extra, o il ricambio dell'auto attraverso lunghe rateizzazioni...Con quella pensione si provvedeva al pagamento dell'affitto.. le spese per alimentarsi, le bollette etc. Non si era per nulla benestanti, ma appena..appena disposti verso una vita serena..seppur con pochi capricci in più.
Sappiamo che, oltre alla mazzata dell'Euro, con la legge Fornero del governo Monti.. molte di queste pensioni subirono l'arresto non rapportandosi con gli effettivi interessi di crescita e calcolati esclusivamente col sistema contributivo. Ma sappiamo anche che i contributi pagati negli anni precedenti avevano una consistenza ben diversi se calcolati successivamente in euro.
Volendo fare (come si suol dire) i conti della serva: -Se rapportiamo la stessa pensione ad oggi in euro ad una singola persona che vive in affitto..ci accorgiamo delle enormi difficoltà che condizionano la sua stessa sopravvivenza. - Oggi la pensione di 1000 euro viene ridotta di circa 100 euro dalle tasse (tra quelle dello Stato, della Regione e quelle Comunali). Al netto 900 euro anche pagando un affitto basso di euro 350(per altro difficile da trovare) più 50 di spese condominiali, lascerebbero a chi la percepisce 500 euro ai quali togliendo in modo stretto 120 euro di bollette gas ed elettriche..lascerebbero al pensionato appena 380 euro con i quali deve arrangiarsi per alimentarsi, pagare una assicurazione auto, spese telefoniche.. comprare un minimo di abbigliamento.. spese lavaggi biancheria,..a questi potremmo aggiungere una serie di spese extra... ma indispensabili..dalla tassa della immondizia.. alle spese per la logica pulizia della casa e la cura di se stesso Insomma..impossibile andare avanti e tutti lo sanno... soprattutto quando si vorrebbe fare un abbonamento a sky ...o a qualche palestra per mantenere sano il corpo.. o peggio quando costantemente arriva il guasto imprevisto!..Per non parlare poi delle indispensabili cure ed i medicinali per la propria salute!

Tra chi percepisce una pensione di 750 euro e chi 1000 vi sono milioni di persone molte delle quali sole.
E' inutile pensare di farcela con la sola pensione, quindi nell'allungarsi della vita, molti di questi pensionati devono per forza continuare a muoversi attraverso lavori saltuari per poter integrare la propria pensione con piccole entrate indispensabili(sempre che la salute glielo permetta). Aprire una Partita IVA porrebbe tante altre difficoltà rischiando di accumulare le entrate nell'incertezza di un lavoro non stabile e sicuro, e persino di pagare ulteriori tasse. Questa realtà viene scartata dalla visione di una politica che continua a non considerare questi fatti con l'evidenza necessaria...e cioè identificando l'extra delle entrate di questa categoria di pensionati come necessarie, ma per tutti invisibili..quindi occulte..mentre da un'altra parte si vorrebbe sconfiggere ipocritamente il nero. Ne consegue da parte di uno Stato.. la negazione assoluta di una realtà..unita ad una indifferenza ..alla quale non si intende porre alcun rimedio.

Quello che non si riesce a comprendere di tutto ciò è:

1) il fatto che su queste pensioni basse si debbano ancora pagare ritenute.

2)Ancora più grave rimane il fatto che lo stesso Stato omette di fare una netta differenza tra chi possiede una abitazione e chi no. Andando in tal modo a non contribuire maggiormente sulla base della pensione di coloro che, avendo queste entità pensionistiche, sono anche costretti a pagare un affitto.(valutazione che si sarebbe dovuta porre anche nel contesto di un reddito di cittadinanza)

Il decreto odierno per contrastare gli effetti economici dovuti dalla epidemia.. ha dimenticato completamente questa categoria di pensionati..la politica non li ha mai considerati prima nella logica di un contesto sociale normale.. ed ha continuato a non considerarli anche in questa fase emergenziale in cui è venuto a mancare loro alcuna possibilità di lavoro extra per compensare le loro entrate.

7 mag 2020

MEMORIA ED IPOCRISIA DELLA POLITICA


Sarebbe il caso di rileggere la storia in rapporto al sistema elettorale oggi in atto:- da chi a quando fu approvato.
di vincenzo cacopardo
Nel 2017 le posizioni nel Partito democratico erano variegate a seconda dell’area di appartenenza: Per i renziani..ad esempio.. vi era la necessità di
poter apportare alcune modifiche all’Italicum. Ma vi erano anche altre proposte tra cui quella di un Bersanellum o di un nuovo Mattarellum della minoranza dem e la proposta Italikos dei Giovani turchi.
Per il M5S era già da tempo depositata in Parlamento una proposta, denominata il Democratellum, un sistema proporzionale corretto. Dopo la vittoria dei No al referendum, però, chiedevano l’immediato ritorno alle urne, proponendo di votare con l’Italicum per la Camera ed il Consultellum, leggermente modificato, per il Senato. Sappiamo che il Movimento di Grillo era stato contrario alle coalizioni, ma è importante precisare che il M5s era per il sistema proporzionale con possibile premio di maggioranza alle determinate condizioni che rimanesse contenuto.
Anche Forza Italia dell'eterno Silvio Berlusconi aveva rilanciato un sistema proporzionale simile a quello tedesco. Di certo per FI nel ballottaggio previsto dall’Italicum vi erano alcuni punti critici da modificare. Il partito azzurro era tendenzialmente contrario ad un sistema maggioritario con collegi uninominali e vedeva invece di buon occhio un sistema che favorisse le alleanze e non un listone unico, per evitare il prevalere di Salvini.
Vi era poi la Lega Nord che, pur affermando di voler andare subito a elezioni con qualunque legge elettorale, avrebbe amato un sistema proporzionale puro che non favorisse imbrogli e compromessi. Per Roberto Maroni sarebbe andato bene un sistema uninominale con collegi, ovvero una sorta di Mattarellum.

Infine Per Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia era comunque necessario tornare subito alle urne, con qualsiasi legge, partendo anche da quello che era in atto, facendo le opportune modiche all’Italicum, potendo adeguare il sistema al Senato e mettendo il premio di maggioranza alla coalizione.

Insomma... ognuno aveva la sua visione, più volte confusa ..tuttavia al momento di operare una scelta..si approvò il Rosatellum. Rosato era ed è rimasta figura politica legata a Renzi..il quale era appena uscito da una tremenda sconfitta sul referendum.
Di fatto votarono si alla legge i partiti della maggioranza PD e Alternativa-Popolare, oltre a Forza Italia Lega Nord e ALA-Scelta Civica, il gruppo del senatore Denis Verdini. Hanno votato contro Movimento 5 Stelle, Articolo 1-MDP e Sinistra Italia-Possibile.
Il Rosatellum non andava giù al Movimento 5 Stelle, si pensava studiato per ostacolare la loro ascesa poiché prevedeva collegi uninominali (dove vanno bene i candidati forti e conosciuti sul territorio, di cui il Movimento non disponeva) e poi perché incentivava le coalizioni, che lo stesso Movimento non ha mai voluto fare. La legge fu abbondantemente criticata perché non prevedeva le preferenze, cioè non si poteva scegliere il nome del parlamentare a cui destinare il proprio voto.

Oggi si sentono discorsi più disperati che disparati su questo sistema elettorale votato democraticamente, da parte di soggetti oggi in minoranza parlamentare!.. Sono chiacchiere su un sistema elettorale che lasciano sbigottiti per l'ipocrisia e la mancanza di memoria: L'impianto della legge, identico.. a meno di dettagli.. alla Camera e al Senato, si configura come un sistema elettorale misto a separazione completa: Ma il 61% dei seggi (rispettivamente 386 e 193) viene ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento nazionali.
Forse non è ancora chiaro che questo sistema (a differenza di un sistema bipolare fondato su prevalenza maggioritaria) consente ad un governo di restare in carica fino a quando non è più sostenuto da una maggioranza. Ma c'è di più:- Tale maggioranza può anche trasformarsi nel corso della sua governabilità, poiché se uno dei partiti di maggioranza decidesse di abbandonare il governo potrebbe essere rimpiazzato da un altro partito che ne condividesse il programma politico. Naturalmente il programma rimane e deve indicare una direzione guida che spetta al partito di maggioranza relativa eletto nel 2018 al quale il Presidente della Repubblica ha conferito incarico.
Quando oggi, la Lega si oppone al sistema elettorale fingendo di non ricordare il voto in favore del proporzionale, si dimostra ancora più ottusa ed ipocrita di quanto non appaia il suo leader in certe manifestazioni... oltre a ciò, è persino risibile sentire ancora il coro di frasi su un premier non votato...mettendosi in tutta evidenza l'ignoranza da parte di coloro che, non avendo buona conoscenza dell'ordinamento, parlano a vanvera sconoscendo totalmente le regole guida della nostra Costituzione in ordine all'articolo 92 .