27 giu 2013

PDL..quale futuro...senza Berlusconi?

La sentenza del Tribunale di Milano..spinge tutto il PDL a fare quadrato intorno al  sommo leader…Chiunque di loro si presenti davanti in una trasmissione televisiva, non può fare a meno di esternare il grande imbroglio costruito ad arte contro Silvio Berlusconi per eliminarlo dalla scena politica. Ma ancora di più.. (..poco manca che si arrivi al pianto..) si stringono in questo dolore quando si accenna al futuro del loro Partito, perchè meno importano le idee politiche e l'avvenire..se si rischia di perdere la indispensabile presenza del grande Capo…  Può mai essere questo il funzionamento di un Partito?
Dice bene la Puppato..quando tocca tale argomento scottante in riferimento al PDL: L’evidenza viene sottolineata, di fatto, dalla mancanza di una sola personalità in seno a questo Partito, capace di avere un proprio pensiero sganciato da quello del loro eterno leader.
Al di là di come possa pensarla Silvio Berlusconi..(pensiero sul quale non è mia abitudine ostentare critiche), appare evidente la mancanza di un essenziale pluralismo sulle idee e nei concetti all’interno di un Partito  che in sé dovrebbe rappresentare una efficiente organizzazione di persone associate che perseguono comuni finalità. Caso veramente unico nella storia, questo gruppo di persone riunite, in modo permanente, per sostenere idee e progetti, finisce solo con fare cerchio attorno al padre padrone, non esprimendo mai un proprio pensiero che non sia guidato o suggerito dal grande capo in persona. In tal modo finisce la vera funzione di un Partito che dovrebbe al contrario garantire scontri dialettici al fine di raggiungere posizioni collegiali.
Ma ciò non basta..poichè  il Cavaliere..provvisto di enormi risorse..tende a condizionare chiunque si avvicini al suo progetto (persino idealmente) ed anche non volendo, finisce col condizionare irrimediabilmente l'ambizione di qualunque futuro aderente.
Tutti …da Alfano..a Gasparri, dalla Santanchè..alla Gelmini, da Bonaiuti…a Capezzone, sembrano abbindolati ed ammaliati dal fascino del grande venditore di sogni.. facendo costantemente muro in difesa di ogni piccolo atto contro il leader…poco importa poi se il Partito esprime o no progetti e idee valide: Una ulteriore convalida di un “Partito azienda” in cui.. il massimo dirigente ordina e tutti eseguono. 
A riprova di tutto ciò, nel prossimo futuro, pur di dare continuità al  Berlusconismo...si vorrebbe proporre il nome della figlia Marina, senza che nessuno riesca ad opporsi offrendo il proprio pensiero per l'innovamento futuro del Partito.

Da un altro lato, il PD… Partito sicuramente diverso… dove la dialettica si esprime anche troppo.. fino quasi a rompere un indispensabile equilibrio e si lotta costantemente nel gioco estremo del leaderismo, si è sempre attaccata la figura di Berlusconi... assai poco sulla reale capacità politica e fin troppo sui conflitti…dimenticando l’errore passato di non aver dato corpo ad una adeguata legge.

Il gioco di questa inutile politica persevera…poiché, anche a causa di un bipolarismo che ha contribuito a dare più forza a queste forme di antagonismo, il picconamento sull’avversario continua ad esprimersi con l’acredine, col rancore e con l’astio.. non più su una reale capacità delle proprie idee e dei progetti.  
vincenzo Cacopardo

Berlusconi e la costante logica del paradigma aziendale

Sembrerebbe che il Cavaliere voglia riprendere in mano la struttura del nuovo Partito, ispirandosi al passato modello di “Forza Italia”. Si presume un rivoluzionamento ma, ovviamente...ci si ispirerà al modello aziendale di cui Berlusconi è molto esperto. Una struttura snella, senza tessere e sedi locali, senza coordinatori regionali (sostituiti parrebbe da manager locali ben radicati sul territorio che avrebbero anche il compito di procacciare risorse per il Partito in vista del taglio dei finanziamenti pubblici), capace di autofinanziarsi, e priva di ogni gerarchia, quindi con Berlusconi come assoluto “deus ex machina” del partito.
Il popolo sciocco ha voluto e vuole ancora dare il taglio al finanziamento pubblico e favorirà sempre di più queste pseudo strutture politico manageriali  
Per ovvie opportunità, nel nuovo Partito, vi potrà essere una figura che affianchi il Cavaliere, un coordinatore che vada a sostituire un'altra figura, quella del segretario del partito Angelino Alfano…oggi Ministro. Si prevede, forse, una figura femminile che possa offrire un’immagine positiva verso il mondo politico. …Non era difficile intuire una simile scelta vista la totale sottomissione psicologica e mentale di quel mondo femminile che gira intorno al grande “mito Silvio”
Le indiscrezioni sono ancora tante ed imprecise, ma una cosa pare sicura: la volontà di Silvio Berlusconi di riprendere in mano la gestione del Partito che lui stesso ha fondato nel 1994 e di riaffermare dopo due anni la sua indiscussa leadership. Berlusconi parrebbe voler restare fino alla sua morte naturale…come l’assiduo rappresentante di una politica anti sinistra del nostro Paese e come è logico intuire, nessuno in seno a qualunque struttura di Partito lui volesse edificare, gli potrà mai fare muro contro.
La sua forza, rappresentata dalla potenza economica che lo circonda, il suo carisma nel trascinare il popolo in una battaglia contro la sinistra, la sua tempra ancora vigorosa, non consentono a nessuno all’interno della sua struttura politica, di opporsi in termini dialettici e di pensiero…poiché ciò che conta in questa struttura sarà sempre un modello sociale condotto con l’assoluto pragmatismo di una logica aziendale.

post correlato: Quale futuro senza un vero cambiamento?

vincenzo cacopardo

25 giu 2013

La retorica incessante di un cavaliere disarmato…


E così…come previsto, Silvio Berlusconi è stato condannato a sette anni per entrambi i reati contestati: concussione per costrizione e prostituzione minorile. Il Cavaliere e' stato anche interdetto a vita dai pubblici uffici. Una pena più alta: sette anni, contro i sei richiesti dall'accusa. Sembra anche che i giudici abbiano disposto la trasmissione degli atti alla Procura affinché valuti le presunte false testimonianze rese da alcuni testimoni nel corso del dibattimento. 
Le parole di risposta di Berlusconi suonano dure poiché:.. a suo dire, nei fatti non c'era davvero nessuna possibilità di condannarlo ed invece è stata emessa una sentenza incredibile e di immensa violenza con lo scopo di eliminarlo politicamente. Il Cavaliere si è addirittura espresso con affermazioni retoriche alquanto spropositate parlando di un’offesa a tutti quegli italiani che hanno creduto in lui. Ha parlato di continua persecuzione e della sua vita in un Paese che poi.. in modo alquanto contraddittorio.. reputa libero e giusto.
Si può capire l’umore di un uomo che ha lottato con fervore per quei principi (alquanto dubbi)..che lo hanno portato a capo di una politica in cui è sempre apparso in assoluto il padre padrone del suo Partito e, malgrado si possa cercare di analizzare con un occhio più obiettivo la vita di un leader che ha cercato in tutti i modi una assurda difesa morale su precisi aspetti della vita pubblica, non si riuscirà mai a comprendere la perseveranza di un tale atteggiamento talmente ostinato.. quanto caparbio.
Tornando al caso,  secondo l'accusa, Silvio Berlusconi avrebbe ospitato Ruby ad Arcore in diverse occasioni nel 2010 ed avrebbe avuto con la minorenne diversi incontri sessuali.
Ruby si è spesso contraddetta ripetendo davanti ai magistrati di non aver mai avuto rapporti sessuali con Berlusconi, sebbene...durante alcune conversazioni telefoniche abbia affermato di  spogliarsi e di fare sesso. 
Al di là dei regali e delle notevoli somme di denaro (che potrebbero anche non essere state rese per le prestazioni sessuali), ed in relazione alla acquisizione dei verbali degli interrogatori resi e della sua testimonianza al processo parallelo a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti (per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile), non ci si può esimere dall’approfondire un argomento che rappresenta di per se il punto fondamentale del reato di induzione:  è sufficiente che il soggetto passivo sia una persona minore di anni 18 inserita in un luogo in cui si esibisce... meno conta se nel luogo essa  faccia sesso con chi la ha invitata: Non si pone mai il serio dubbio che il reato si potrebbe compiere influendo sulla minore attraverso una componente psicologica  e quindi non  a tutela della libertà psicofisica del minore… intesa come diritto ad una crescita fisica, psichica, spiritualve, morale e sociale secondo i canoni di un naturale sviluppo.
Tralasciamo poi, certi aspetti morali e di sicurezza, di grande rilevanza.. che vedono un primo ministro esposto a rischi per la sua stessa sicurezza e per quella che dovrebbe rendere al paese da lui governato: Sappiamo tutti che egli poteva essere sottoposto a ricatti estremi che avrebbero compromettere l’intera sicurezza del Paese.

Cosa vogliamo di più?...fare apparire un tale politico come la vittima di un sistema o succube di reati tra l'altro consolidati dal suo stesso governo?
vincenzo Cacopardo

La posta di Paolo Speciale

Summum ius summa iniuria? di Paolo Speciale

L'odierna sentenza di primo grado del Tribunale di Milano che infligge al Cavaliere sette anni di reclusione e la perpetua interdizione ai Pubblici Uffici, pur nella sua indiscussa legittimità, purtroppo non fa che riproporre drammaticamente – anche perchè riferita ad un capo di imputazione scabroso e disagevole – ogni evidente ed innegabile attinenza tra il potere politico-elettivo e quello giudiziario.
La materia in questione, molto complessa, riguarda la tutela dell'autonomia ed indipendenza del potere giudiziario da ogni altro potere. Ma cosa si intende per autonomia e/o per indipendenza? Senza correre il rischio di incappare in argomentazioni considerabili empiricamente antitetiche diciamo subito che non esiste affatto una reale indipendenza di ciascuna delle tre funzioni pubbliche principali dalle altre due. E la superiore giurisdizione costituzionale stenta da un ventennio a questa parte a trovare la soluzione al rompicapo sul quale il re di Arcore ha astutamente fondato e geneticamente caratterizzato la propria dottrina politica. Verità storica e non già fantasia delirante è infatti la intrinseca possibilità non già dell'errore giudiziario puro, ma dell'esercizio del potere requirente e giudicante talvolta viziato da contingenti quanto evidenti incompatibilità che non a caso sfuggono ad una pubblica opinione dominante purista e goffamente convenzionale, che considera la possibile riforma del sistema giudiziario solo il pretesto strumentale per renderlo ancora più vulnerabile.
Dall'altro lato, come immaginare un potere esecutivo non soggetto e quindi non dipendente da quello legiferante e di controllo costituito dal Parlamento? E quest'ultimo non è anch'esso soggetto, di fatto, ad un potere di inquisizione divenuto per consuetudine condanna definitiva e quindi limitazione del diritto a ricoprire cariche pubbliche conferite dalla base popolare? Per non parlare della Suprema Corte, nominata per un terzo dei suoi componenti dal Parlamento in seduta comune.
Interdipendenza reale dunque, tra i poteri, e non presunta.
Si dirà giustamente che altre sono le priorità in questo momento di crisi che ha visto addirittura nascere un governo di ampia convergenza. Ma se proprio da questo governo venisse trattata siffatta controversa materia se non altro per ricondurre la lotta politica democratica sui giusti binari della competizione ideologica e progettuale nell'interesse della comunità invece che su improbabili avalli o meno di legittimità di impedimento che – comunque – vanno parimenti garantiti?


                       - Una domanda alla politica disattenta

24 giu 2013

le discordanze di un Paese senza equilibrio

Nel nostro Paese si continua con durezza e senza alcun equilibrio a valutare  in un'unica cerchia.. le figure politiche alla ribalta.
Da un lato.. Silvio Berlusconi… il personaggiopolitico  più coinvolto in inchieste e procedimenti giudiziari. (In tanti suoi sostenitori affermano che si tratta di un perseguitato a causa del ruolo che esercita in politica. Altri contestano che il Cavaliere, se innocente.. debba dimostrarlo senza ricorrere a leggi ad personam). Fino ad oggi l’ex presidente del Consiglio ha avuto l’indubbio vantaggio di essere a capo del governo mentre si celebravano alcuni dei suoi processi e sono in molti a credere che questa circostanza, non comune ad altri imputati, gli ha permesso di approvare leggi dirette a tutelarlo da pronunce a lui sfavorevoli
Da un altro lato…la ministra per le Pari Opportunità Josefa Idem.. che sceglie di fare chiarezza in conferenza stampa a Palazzo Chigi sulla vicenda del mancato pagamento dell'Imu. Una storia che negli ultimi giorni ha scatenato discussioni e polemiche.
La neo ministra rivendica la sua carriera e i successi ottenuti con fatica nello sport che l'hanno spinta a delegare le questioni amministrative, fiscali e edili per le quali non riteneva di avere la competenza. Non si conoscono ancora bene i fatti ma sembra di capire che ci siano state alcune irregolarità e ritardi quando ancora non era nell’esecutivo. Accuse che comunque paiono leggere se non addirittura inconsistenti.
Al di là della brutalità e l’inaudita violenza delle accuse e delle parole dette contro la neo ministra (che evidenziano un’intollerabile clima di inciviltà verbale) i fatti che coinvolgono le due differenti figure politiche disegnano un quadro che è l’espressione poco equilibrata della vita politica della nostra Nazione: 
Queste irragionevoli discordanze…finiscono sempre col mettere a confronto ed in modo avventato una passata figura politica coinvolta in una serie enorme di processi giudiziari (tutt’ora osannata da una grossa parte del paese)… ed una più giovane ministra che, per una piccola sciocchezza della quale sembra anche non essere nemmeno responsabile…viene accusata con brutalità e condannata a prescindere. un’illogico criterio di valutazione che mette in evidenzia un insensato giudizio suggerito proprio dalla mancanza.di equilibrio

Queste differenze di valutazione ingigantiscono i problemi della politica e non rendono mai giustizia alla sua. rilevante funzione.     
vincenzo cacopard

22 giu 2013

Il coraggio di cambiare



Già da parecchi anni analizzo il cammino di una politica che stenta a dare forza ad un processo funzionale ed istituzionale del nostro Paese. Da quando scrissi il mio piccolo libro “La politica ed il cambiamento” nel quale avevo già messo in evidenza tutte le difficolta' di un sistema bipolare troppo anticipato nei tempi, rispetto ad una Repubblica edificata sul centrismo democristiano, sono passati ben quattordici anni. Nel trascorrere di questi, ho approfondito con l’esclusivo senso della passione che mi avvince, la possibilità di altri percorsi più inerenti al processo di una veloce modernizzazione. Sono idee teoriche poste come ricerca per il riscontro di un alternativo sistema che, da troppo lungo tempo, si basa sulle ormai poco costruttive posizioni antitetiche sinistra –destra.

Questa è la ragione per la quale mi son sentito fortemente attratto dalle parole del Senatore Monti che, con sorpresa ha toccato un campo sul quale ho svolto con attenzione le mie analisi. 
Nel mio studio,…ho ricercato una strada verso un progetto di innovazione della politica rivolto verso una specializzazione dei ruoli (induttivi-deduttivi) dove la parola chiave dovrebbe essere “funzionalità”, come sinonimo di efficienza ed innovazione ma anche intesa come teoria secondo la quale, la funzione di ognuno, ha una importanza predominante sulla evoluzione stessa. Uno studio che dovrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro.

La evidente dicotomia che scaturisce in un sistema come il nostro, che per Costituzione rimane di principio Parlamentare, fa si che possano automaticamente sorgere contrasti i quali, non favoriscono lo sviluppo naturale di una vera politica costruttiva. Quella simbiosi politica evidenziata nel Diritto Costituzionale, affinché ambedue i poteri potessero camminare in sinergia, per far sì che si costruissero assieme leggi, programmi e relative mansioni amministrative, si è persa poiché vittima della mancanza di valori fondamentali ormai spariti. Alcuni programmi esposti in sede di elezioni vengono esclusi o non inseriti nei tempi dovuti, altri, scaturiscono in un gioco di condizionamento in corso d’opera che ne cambia il senso e la volontà espressa in un primo momento. Il risultato di tutto ciò è sempre un brutto ed inaccettabile compromesso. Da qui l’esigenza di dover distinguere i ruoli persino in termini di carriere.

Credo che la politica non possa avere solo un sintetico senso del governare, in quanto essa racchiude in se i contenuti di teoria e pratica, di arte e scienza, di idea e funzionamento. La politica rimane arte nel principio consistente la ricerca delle idee, nel confronto con i cittadini, nella mediazione, diventa scienza nell’esercizio della sua funzione amministrativa legata allo sviluppo costruttivo della società. Ecco perchè, la necessità di determinare e distinguere i differenti ruoli.

In base a questo concetto, si pone anche quello che potrebbe oggi apparire come un paradosso e cioè: Chiunque, motivato da una capacità creativa, geniale ed intuitiva, potrebbe essere in grado di saper creare iniziative politiche idonee e funzionali alle esigenze,  anche se solo in termini teorici. ( Le capacità di chi esercita questo ruolo appaiono  essere prevalentemente di inventiva il che comporta sicuramente quell’intuito e quella sensibilità per certi versi vicina alla capacità creativa di un artista in senso lato. Sebbene costoro, devono sempre avere una buona conoscenza dell’aspetto sociale ed istituzionale del paese in cui si vive).

Ben diversa rimane l’attività di chi deve predisporsi per una amministrazione in termini di conoscenza e quindi anche di esperienza per la soluzione di un processo costruttivo e di un buon funzionamento: Chi amministra deve avere un ruolo determinato e diretto verso la conoscenza scientifica di ciò che si deve con efficienza realizzare.

In base a ciò.. sembra, quindi, più che necessario dover guidare un processo di modernizzazione della politica che parta dai principi di una giusta funzione della dottrina. Un percorso più efficiente che possa esser costruito col dialogo ed insieme ai cittadini, ma che possa anche definire un ruolo amministrativo più concreto e sicuro.

Un rivoluzionario cambiamento che potrà vedere anche territorialmente competenze diverse lasciando alle regioni una politica di indirizzo seguita dai ruoli parlamentari ed ai comuni (che necessitano prevalentemente di strutture e servizi).. un’unica politica seguita dai ruoli amministrativi.


Percorsi innovativi per il cambiamento

L’idea di poter dividere in modo più deciso le funzioni del potere legislativo da quello esecutivo, affidando ruoli separati per tutto l’arco della legislatura, non è sicuramente gradito alle forze politiche odierne: Il fatto di non poter dare contestualmente voce ed esecuzione alle loro azioni, li vedrebbe sottoposti in uno strano compito che non riuscirebbero a percepire positivamente. La maggioranza di loro si opporrebbe di certo ad una idea simile, ritenendo impossibile creare un ambito in cui chi governa e decide un programma, non viene contestualmente inserito in quella opera di costruzione delle leggi, essenziale per la determinazione progettuale di ciò che si vuole realizzare. Rimane comunque, il fatto che proprio ”un programma”, in via preventiva, non può non essere  vagliato, discusso, partecipato ed infine votato dagli stessi cittadini.

La visione odierna è certamente legata ad una condizione che lega in modo assiomatico il compito del politico nel suo genere: Una concezione che parte dal principio che chi governa, oltre a decidere, deve essere in grado di definire le normative. Un concetto legato ad una politica determinata nel passato, in cui si aveva una visione alta dei suoi valori, suggerendo costituzionalmente un armonico raccordo tra i due poteri, al fine di una costruzione più utile e corretta.

Ed è proprio questa la base di partenza sulla quale si potrebbe porre qualche riserva, poiché non è detto che, oggi, questa procedura possa essere quella giusta per determinare la funzionalità e la concretezza delle proposte. Anzi, partendo dall’alto, ogni proposta, finisce spesso con l’essere bloccata o distorta in via parlamentare. Al contrario, poi, attraverso la molteplicità dei decreti o le richieste di fiducia, si svilisce notevolmente il lavoro dei parlamentari.

Nel sistema che ancora oggi si vuole di democrazia, si è ormai creata una anomalia di chi governa in contrasto con chi legifera. Tanto estesa e ricca di compromessi, questa anomalia, determina una apparente e, non più realistica organizzazione democratica. La vera democrazia soffre e porta il cittadino ad una  possibilistica visione futura di un sistema più duro e deciso, ma almeno più stabile, assai vicino ad una dittatura. Nel nostro sistema di democrazia parlamentare, si pretende oggi, una più stabile governabilità e, a volte, irragionevolmente, non si accetta che chi governa si possa sottoporre al consenso di un’aula parlamentare.

Appare logico, quindi, che a difesa dell’istituzione democratica del Paese, si debba assolutamente limitare il campo dei compromessi, cambiando radicalmente alcuni principi che partono dallo stesso testo della Costituzione.  Sembra fondamentale seguire un iter di metodo facendo partire le proposte dalla base logica di chi fa ricerca proponendosi attraverso il dialogo col cittadino, ossia il vero politico parlamentare, eletto nella propria comunità. Proposte che poi, supportate nel merito e nella determinazione, in un percorso esecutivo, possano essere affidate ad altri.

Sappiamo quanto possa sconvolgere oggi un cambiamento così radicale tanto da separare i ruoli anche in termini di carriere ma, credo che questa trasformazione appare oggi suggerita dai tempi e da una esigenza legata al mutamento dei valori che impongono tutto ciò, per una logica  difesa di un efficiente sistema democratico. Il vero problema si pone, invero, nel trovarne il modo, in un meccanismo come il nostro che appare tanto bloccato nei cambiamenti, quanto fermo nella ricerca e nel metodo delle nuove idee. Ma quali potrebbero invece essere, in alternativa, le trasformazioni possibili, se non quelli di condurci matematicamente verso duri sistemi di dittatura?

Per ovviare a questi, bisognerebbe salvare le regole principali su cui si basa una sana democrazia e cioè; quella di partire da una base del consenso espressa dai cittadini, non tanto per le candidature, ma soprattutto per il programma.

Se muore un Governo, se ne fa un altro, ma se dovesse morire un Parlamento, sarebbe la fine di una democrazia. Quindi il primario lavoro di chi vuole operare nel campo della politica costruttiva, dovrebbe essere quello di lavorare bene per un sistema di democrazia moderna e di attualità oltre che funzionale.

Ecco la ragione per la quale la responsabilità del programma deve essere prevalentemente dei cittadini attraverso il contatto con i propri Partiti (debitamente riformati da regole più logiche e funzionali). Il problema delle candidature rispetto all’importanza del programma risulta secondario e sicuramente più legato a precisi meriti amministrativi.  Potremmo quindi affermare che proprio per salvaguardare le decisioni dei cittadini, l’idea di ciò che si vuole realizzare, ossia la progettazione di base del programma, dovrebbe non essere affidata ad un Governo, ma alle decisioni degli stessi cittadini. Al Governo dovrebbe essere affidato il compito di eseguire il programma deciso per consenso dai cittadini, come esecutore razionale che può, forse, partecipare nel metodo, ma non entrare nel merito, se non per motivi particolari. 

Alla classe politica parlamentare, dovrebbe invece spettare il compito di analisi e studio della ricerca in rapporto con i cittadini per avviare e definire lo stesso programma.

Per conservare i valori di una sana democrazia nel nostro Stato, questo deve sicuramente rendersi confederato, ma deve poter crescere attraverso un programma suggerito dai Partiti ispirato ed espresso attraverso il consenso dei cittadini, i quali non potranno in seguito lamentarsi delle scelte volute dalla loro stessa maggioranza. Si tratta quindi di coinvolgere i cittadini soprattutto sul tema del programma, studiato in partecipazione con i Partiti, più che sul voto da dare ai singoli politici parlamentari. Come, al contrario, a chi dovrà amministrare, sarebbe più logico dare un consenso per le qualità e le capacità al di là del programma che dovrà eseguire.

Abbiamo oggi uno Stato democratico repubblicano, ammantato di  falsa democrazia ma, in realtà, costruito su una oligarchia dei Partiti che, un domani, dovrebbe  trasformarsi in uno Stato democratico federato edificato sul programma dei cittadini. Per i ruoli amministrativi si potranno persino ricercare due figure, l’una in ruolo di verifica della linea di governo, l’altra in un ruolo tecnico per le normative di metodo per lo svolgimento del programma. Ambedue avranno un compito di costruzione operativa e di controllo.


Per definire bene e con logica un percorso costruttivo, occorrono però regole chiare anche sulla divisione dei poteri, al fine di poter trovare una giusta sintesi funzionale costruita su elementi culturali che abbiano un’importanza predominante sulla evoluzione stessa della politica. Uno studio organizzativo che, come già suggerito, non potrebbe non basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro.

vincenzo Cacopardo
              

18 giu 2013

Si chiude un inganno...si apre una farsa...



  Un mio post del 04/dic/2012  Grillo…un’occasione sprecata

“Si..un vero peccato!...: il movimento di Grillo presagiva un vero cambiamento nel sistema politico del nostro Paese ma, con le sue assurde procedure che da un lato mettono limiti sulla data di iscrizione e dall’altro circoscrivono, anzi pongono un netto argine al dialogo, sembra che si arresti definitivamente ogni speranza…
Di certo l’entusiasmo del cambiamento e la sconfitta del giovane Renzi, aiuteranno i consensi ma, il movimento, sarà destinato a perdere pezzi durante il percorso del lavoro che dovrà svolgersi nel Parlamento…
Non si è mai capito,…anche in considerazione delle notevoli richieste espresse nel blog del movimento 5stelle, da parte di tantissimi iscritti,…l’assoluto silenzio del Grillo (contrariamente spesso logorroico) e dello staff che lo collabora…Perché mai…non approcciarsi al dialogo? Perché mai…non predisporre utili dibattiti?
Grillo ritiene, quindi, di poter procedere alla elezione delle primarie in seno ad un movimento composto da figure sconosciute che dovrebbero votare candidati che nemmeno si conoscono e peraltro nemmeno valutabili sulle capacita di pensiero e di idee, riconoscibili solo per un documento inviato, attraverso il quale se ne può riscontrare un’opinabile l’integrità. …Secondo il suo pensiero è meglio procedere per questa strada poiché, così, non si rischierebbe di inquinare un certo processo di crescita che solo lui può e deve determinare.
Grillo e Casaleggio potranno ritrovarsi così una vera “corte”  pronta ad ubbidire per il solo fatto che, essendo stati eletti, saranno del tutto compensati e soddisfatti. Uno strano modo di interpretare la politica che di per sé dovrebbe basarsi sullo scambio e sulla costruzione reciproca delle idee e del pensiero.
Un vero peccato…dunque…così operando…non si può che stare alla porta ad osservare il sicuro declino di un movimento che aveva sicuramente messo in moto gli animi più predisposti al cambiamento ed alla innovazione, un movimento che marcerà quantitativamente forte verso un Parlamento e che si ritroverà qualitativamente inefficace nell’opera di costruzione…ma sicuramente dispotico nel metodo e nella gestione”. 

E così...siamo giunti oggi alla ridicola farsa di un'assemblea dei parlamentari del M5S che vota sull'espulsione della senatrice Adele Gambaro, rea di avere espresso opinioni in contrasto con quelle di Beppe Grillo dopo l’esiguo risultato racimolato alle ultime elezioni amministrative. In questo caso nessuna diretta streaming per seguire l’assemblea.

Nell'assemblea vi sono raccolte cordate composte dai fedelissimi di Grillo, che non ammettono alcuna critica al supremo capo; Una sostanziosa parte rappresentata dai dissidenti  fermamente contrari all'espulsione della Gambaro che rivendicano la libertà d’opinione ed infine.. i mediatori che vorrebbero rinviare la discussione per non dividere il Movimento.

La logica domanda che tutti a questo punto potremmo porci, è quella di non capire per quale ragione queste assemblee non si siano mai volute tenere ante candidature e non post.elezioni.. Insomma…. come già evidenziato nel mio commento sopra richiamato del 4 dicembre dello scorso anno…sarebbe stato molto più logico conoscere meglio il pensiero di costoro prima di una loro candidatura in modo da non portarli alla cieca verso una elezione poco convincente per lo stesso percorso di questo Movimento. Come si può oggi pensare di dirigere un pensiero quando prima non si è nemmeno fatto lo sforzo di conoscerlo?

Siamo quindi arrivati allo scontato resoconto di un Movimento che si è voluto costruire senza alcuna logica dibattimentale.. come era scontato si arrivasse. Queste odierne ridicole manovre del Movimento non potranno che aggravare il  quadro politico nazionale ma ciò che è tristemente penoso è proprio l’idea di una mancata occasione del cambiamento da parte di chi non ha mai avuto la minima idea di cosa significhi costruire un dialogo

                        La retorica allargata del Grillo     
                        Grillo...consapevole incantatore
                       Grillo..e il difficile completamento delle sue idee
              Grillo ...e la scomoda posizione 
vincenzo Cacopardo