L’8 ottobre è stata una giornata di successi per Matteo Renzi. Impegnato su due fronti, quello europeo e quello domestico (il Senato), ha riportato un ampio riconoscimento e la conferma della fiducia al suo governo sul provvedimento più contestato, il «jobs act».
Ci sarà tempo per fare le pulci agli orientamenti espressi a Milano, soprattutto da «frau» Merkel e sul testo della legge che delega al governo il compito di adottare i decreti di riforma. Fra l’altro, c’è da attendere il passaggio dalla Camera dei deputati, dove la maggioranza Pd è ampia, ma è più ampio il numero del malpancisti.
In politica, attività nella quale eccelle il nostro «premier», la vittoria è stata completa.
Convocati all’ultimo momento (per difetti organizzativi e decisionali), i capi di governo dell’Unione con Barroso e Van Rompuy si sono presentati in massa e hanno discusso a porte chiuse sul tema della disoccupazione. Cosa si siano detti non è dato puntualmente sapere, ma si sarà trattato dei soliti generici discorsi, sulla base dei «papers» presentati dagli «sherpa» e delle note italiane. È risultata più importante la successiva conferenza stampa, alla quale la cancelliera tedesca non aveva promesso di partecipare. Invece, c’era. Tutti attendevano le sue parole: ha elogiato Renzi e il «jobs act», ma stuzzicata sulla decisione della Francia di non rispettare il limite di deficit del 3% sino a tutto il 2017, e sulle esigenze di flessibilità per consentire investimenti per la ripresa dell’occupazione, ha detto solo ciò ch’era lecito aspettarsi. Il «Fiscal compact» non si tocca e la flessibilità possibile è quella prevista all’interno dello stesso trattato. In soldoni poco o niente.
Rimane quindi da compiere un difficile pezzo di strada: la legge italiana di stabilità e il suo complicato esame da parte dell’Unione che si concluderà a fine mese con le decisioni della Commissione uscente. Nulla è scontato … tuttavia, ora l’Italia ha maggiori carte da giocare visto che si pone in condizione mediana rispetto all’estremismo di Hollande e la rigidità Nord-europea.
La forbice dell’Unione si muoverà all’interno di due possibilità: l’approvazione di questa legge, ipotesi remotissima, e la decisione di regalarci tre commissari. Quest’ultima idea è stata contestata, ma, in realtà, quello che con più probabilità si annuncia è una «non» approvazione parziale accompagnata da un’agenda di riforme con relativo cronogramma e da una squadra di «vigilantes» sull’azione del Paese. Non c’è da essere pessimisti: se l’Unione ci aiuterà ad approvare le leggi di cui abbiamo bisogno, ben venga.
In queste ore si mena scandalo per i 93.000 giovani emigrati, soprattutto nel Regno Unito: ma questo è il segno che il risanamento compiuto dalla Thatcher e proseguito da Blair, ha avuto successo, dando una memorabile spinta all’economia britannica. Quindi è lecito un po’ di ottimismo. Dopo sangue e lacrime arriverà il sereno.
Lo spettacolo offerto dal Senato è stato penoso: l’autolesionismo dei 5 Stelle virulento. Politicamente un appoggio a Renzi. Anche Berlusconi, votando no, gli ha dato una mano.
La partita non è finita: ma la «leadership» di Renzi, riaffermata, gli consente di procedere nel tentativo di riformare l’Italia.
In questo scritto, il cugino Domenico Cacopardo, non pone alcuna critica al metodo con il quale si è proceduto al Senato e cioè... alla delega in bianco del Parlamento nei confronti di chi non potrebbe occuparsi di legiferare per suo conto, attraverso un voto di fiducia alquanto discutibile.
Nessun riferimento... tranne che alla motivata manifestazione dei 5S e Lega nord (seppur discutibile in termini di modi e rispetto)...ma sicuramente reattiva ad uno strano modo di procedere. Mi domando se sia lecito, in un sistema democratico parlamentare come il nostro, imporre simili deleghe in bianco, e non permettere alcuna reazione in proposito.
Appare davvero strano sottolineare vittorie simili da parte di chi continua ad imporre di continuo e con estrema sicumera fiducie a pie' sospinto...troppo facile e molto dispotico (soprattutto se le deleghe sono in bianco)... il metodo al quale nessun presidente di Aula si oppone in modo critico...Per il cugino, che pare volutamente omettere dal dialogo alcuni articoli della Costituzione, sembra molto più importante il pragmatico risultato del merito...dimenticando qualsiasi accenno sulla prassi che al Senato si è portata avanti.
Se l'ottimismo deve costruirsi mettendo sotto le scarpe la Costituzione..sarebbe più opportuno dirlo ad alta voce o specificare meglio se esistono i presupposti di metodo per i quali il governo abbia potuto agire secondo questa strada che invero...appare calpestare ogni compito legislativo che, di norma, compete alla Camera parlamentare.
vincenzo cacopardo