LA VITTORIA DI PIRRO di Domenico Cacopardo
Un buon
giocatore di scacchi valuta almeno tre mosse, sue e degli avversari. Berlusconi
non l’ha fatto e si è lanciato nella campagna elettorale con l’entusiasmo di un
neofita e con la sapienza mediatica di un esperto di comunicazioni di massa. Ne
pagherà le conseguenze.
Purtroppo
per lui, aveva davanti a sé una sola opzione: quella di conquistare al Senato
(e per questo non s’è candidato alla Camera, dov’era prevedibile, in base al
Porcellum, una maggioranza bulgara del Pd) un numero di seggi sufficiente a
impedire a tutti gli altri di dichiarare la sua ineleggibilità e di dare
l’autorizzazione all’arresto nel caso che qualche ufficio giudiziario l’avesse
chiesta.
La
missione, nonostante l’inattesa rimonta, è fallita.
Nelle
prossime settimane, Silvio Berlusconi sarà dichiarato ineleggibile da una
maggioranza composta da senatori del Pd e del Movimento 5Stelle, sulla base di
un antico impedimento legale alla sua elezione, sempre evocato e mai portato a
conclusione. Si tratta dell’art. 10 della legge 30 marzo 1957, n. 361 che
dispone, fra l’altro, l’ineleggibilità dei concessionari dello Stato. E le trasmissioni
televisive sono concessioni pubbliche.
In
passato, la Camera
dei deputati non ha mai proceduto nella direzione dell’ineleggibilità per la
maggioranza ostativa del centro-destra o per considerazioni di opportunità
politica, legate alle dimensioni del consenso popolare ottenuto dal cavaliere.
Oggi, non
è più così: il Pd e il Movimento 5Stelle voteranno l’ineleggibilità e
Berlusconi sarà dichiarato ineleggibile e, quindi, estromesso dal Senato. E non
importa se formalmente il cavaliere ha dismesso tutte le cariche societarie,
importa solo la proprietà di Fininvest e della controllata Mediaset.
E non
potrà ricorrere ad alcuna istanza superiore, visto che il giudizio
sull’eleggibilità è manifestazione di una potestà esclusiva del Senato, non
censurabile in nessuna sede ulteriore.
Ad
aggravare la posizione di Berlusconi, c’è la dichiarazione del capo gruppo di
M5S, Crimi secondo cui i grillini sono pronti a votare l’ineleggibilità e anche
l’arresto di Berlusconi qualora i giudici lo chiedessero.
L’aggravante
non è la dichiarazione, ma il fatto che essa apre uno spiraglio nei rapporti
Grillo-Bersani: se Bersani non riuscisse a formare un governo per l’ostilità
dei grillini, sarebbe facile sostenere nella prossima e imminente campagna
elettorale che, in questo modo, Grillo ha salvato il nemico pubblico n. 1,
Berlusconi.
Paradossalmente,
l’ineleggibilità sarà per il cavaliere una via d’uscita meno traumatica
dell’altra, l’arresto.
Poiché è
evidente che un minuto dopo sarebbe in balia delle procure, ma è altrettanto
chiaro che, se non vuole conoscere dall’interno il sistema carcerario italiano,
Berlusconi ha la possibilità di eclissarsi legalmente un minuto prima di essere
dichiarato decaduto dal suo seggio senatoriale.
Certo, si
può eclissare anche se, dopo l’insediamento del Senato e la costituzione delle
giunte e delle commissioni, prima che inizi la discussione sull’eleggibilità,
arrivasse una richiesta di arresto e quest’ultima fosse discussa subito.
Quest’ultima
possibilità è molto concreta e potrebbe concretizzarsi a Napoli. Qui la Procura marcia spedita e
ha chiesto il processo immediato per la corruzione del senatore Di Gregorio.
Poiché l’arresto preventivo può essere disposto in tre casi (pericolo di fuga,
inquinamento delle prove e reiterazione del reato), chi potrebbe contestare ai
pubblici ministeri partenopei la possibilità che Berlusconi tenti di comprare
qualche neoeletto in via di sbandamento?
Per
questo, la presunta vittoria di Berlusconi è una vittoria di Pirro e gli sforzi
di Alfano e sodali sono solo commoventi tentativi di evitare la dissoluzione
della sua creatura politica e il “rompete le righe” che affollerebbe gli uffici
del partito di Monti e donerebbe a Bersani l’alibi di un accordo senza la
destra becera, ma con il centro ragionevole.
Ecco,
l’errore della mossa: Silvio Berlusconi ha calcolato la discesa in campo e la
rimonta. Non ha calcolato cosa sarebbe potuto succedere se la rimonta si fosse
rivelata insufficiente.
P.s.: non
c’è nessun golpe nello scenario che abbiamo illustrato. Tutto avviene nella
piena legittimità democratica, per la quale la legge è uguale per tutti. Anche
per LUI.