7 dic 2013

Cambiare in meglio si può..



GUARDARE AVANTI VERSO NUOVI PERCORSI Istituzionali
di vincenzo cacopardo

Essere contro il sistema non vuol dire essere estremisti ed eversivi!
Ogni ideologica cognizione, riguardo al percorso della Politica, si e ormai formata in ognuno di noi, ma quello che conta oggi sono soprattutto le idee ed il metodo con cui si mettono in atto.

Nel mio percorso di vita, per rendere valido ogni progetto, ho colto l'Importanza che può assumere la separazione delle problematiche, accorgendomi di quanto necessario può essere il metodo. Un costante lavoro di ricerca di divisione che mi ha indotto a scorporare le varie esigenze ed i differenti compiti, per poter meglio raggiungere un risultato costruttivo. Un criterio di ricerca per rendere maggior funzionamento ed innovazione ad ogni progetto, ma anche un metodo..alla base del quale, la separazione dei singoli elementi del problema, portano ad un riscontro positivo del risultato finale.

In base a ciò .. credo che uno schema Istituzionale per  funzionare in modo corretto in politica.. potrebbe esistere .. se lo si volesse ricercare senza restare chiusi nel ristretto campo o nel solco già scavato dal vecchio sistema: Nuove concezioni che potrebbero ottenere l'attenzione ed il consenso di tanti .. ed in cui pochi avrebbero da ridire se nella ricerca di una soluzione si potessero riscontrare meno compromessi ed inciuci tra il ruolo dei Partiti con il ruolo governativo.

Per quanto riguarda la politica ed i suoi sistemi elettorali, sono sempre stato propenso in direzione dei sistemi proporzionali e cioè quelli che riescono ad offrire una maggiore partecipazione e più voce ai cittadini e non può che meravigliarmi la grande percentuale di forze politiche portata verso sistemi maggioritari e collegi chiusi che, di norma, tendono a restringere i contorni ed arginare ogni consenso.. costringendolo di forza.

Se il desiderio di costoro è quello di voler ingabbiare una libera democrazia in un sistema ristretto, la reazione sarà, sempre la crescita di Movimenti come il 5stelle. Movimenti supportati da un popolo che ha già dato una secca risposta a questi improvvisati sistemi bipolari costruiti senza una base: Le limitate contrapposizioni (destra-Sinistra), non hanno mai tenuto in considerazione alcune logiche culturali ormai da tempo innovate.

Al di là di queste vecchie e stantie ideologie che ci condizionano e ci penalizzano enormemente, esistono delle esigenze precise che non si possono sottacere in riferimento ai metodi con i quali si continua a procedere. Per un vero politico la voce dei cittadini dovrebbe rendersi libera potendo sostenere le posizioni più varie e disparate, ma questo, oggettivamente, pone la conseguenza di una difficoltà nella costruzione di ogni governabilità.

Siamo, quindi, Tutti convinti che la governabilità sià utile al fine di rendere sicurezza e stabilità al Paese, ma non possiamo non esserlo anche nella visione di una interpretazione della politica che si vorrebbe più libera e dinamica.

"Qualunque sistema odierno Che pretendesse di assumere in sé il pluralismo di una politica di base e di dialogo ed una governabilità stabile, non potrà che trovare enormi difficoltà per il contrastante aspetto derivante dalla diversa funzione di queste due azioni che, al contrario, possono favorire i soliti penalizzanti compromessi ".

Ed ecco la ragione più che evidente delle dovute esigenze che necessitano per poter lavorare in modo costruttivo senza porre ostacoli ... I Due poteri (che, in realtà, rappresentano due esigenze) non riescono più a lavorare in sinergia. La Logica dovrebbe, quindi , richiamarci ad un equilibrio e ad una attenta riflessione. Un'ottica diversa...più consona ad un percorso innovativo di maggior funzionamento.

Questa Importante premessa...dovrebbe oggi portarci alla ricerca di uno studio organizzativo che potrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione dei ruoli e delle competenze.

Oggi il Sistema parte dal basso verso l'alto, ritorna in basso filtrando tra le Camere per pura ratificazione e senza un vero funzionamento democratico escludendo ogni diritto di vera partecipazione del cittadino. Un domani potrebbe partire dal basso ed arrivare in alto in due diverse fasi elettorali (Legislativa di Ricerca ed Amministrativa di Governo). Un Esecutivo, potrà amministrare in modo pratico, fattivo e funzionale, offrendo più stabilità al governo, mentre un'altra Azione costruttiva potrà salire verso l'alto in modo dinamico con un Indirizzo politico di merito spinto dalle continue proposte dei legislatori in contatto con le " officine di Ricerca dei Partiti "e con i cittadini. Potra essere la vera politica a Guidare il governo attraverso una decisa spinta costruttiva.

Secondo questa logica, infatti, il voto politico dovrebbe essere il più ​​possibile libero, il che significa che i Partiti  potrebbero essere tanti e liberamente fondati nel territorio con un loro preciso statuto ed una loro differente politica. E, proprio per questo, sarà sempre indispensabile rinnovare e fornire regole più decise ai Partiti, senza le quali, sarà inutile procedere verso una vera linea di cambiamento.

Nella fattispecie Il Nostro "bicameralismo" potrebbe favorirci, poiche Le due Camere potrebbe agevolmente ed in modo sinergico, assumere i dovuti compiti con relativi ruoli separati.

Una Camera politica che dovrebbe guardare all' obiettivo   di un programma voluto dai Cittadini e guidato aai Partiti.
-Una Camera amministrativa dovrebbe occuparsi della natura Amministrativa degli atti senza l'ausilio dei Partiti


vincenzo Cacopardo

Le disperate opportunità del furbo Cavaliere


Nell’attesa delle motivazioni della Consulta circa la nuova sentenza relativa al sistema elettorale, (per la quale non si capisce a fondo l' intervento avvenuto dopo diversi anni) Berlusconi sembra imboccare la strada di un surreale populismo, come fosse l’ultima spiaggia di un cavaliere, offeso dalla mancanza di una grazia non richiesta, da parte del Capo dello Stato.

L’intervento della Corte Costituzionale.. evidenziato sulle liste bloccate ed il premio di maggioranza, suona non del tutto corretto per i molti addetti ai lavori e qualcuno sostiene che la stessa Corte, invadendo un campo prettamente politico (un campo che invero sembra non esistere), voglia indirizzare le istituzioni in un percorso diverso da quello voluto in questi ultimi anni, poiché non prevalgono più i presupposti di un duopolio.

In questi ultimi anni il movimento di Grillo ha scompigliato i programmi di chi avrebbe voluto ingessare la politica nel ristretto campo del bipolarismo ed in più, con una prossima ulteriore scissione del PD, portata dalla probabile vittoria di Renzi nella segreteria, i giochi potrebbero diventare assai più difficili, andandosi a formare una ulteriore forza nello scacchiere di una politica più libera, ma difficilmente sicura nel compito di una governabilità.

Questa motivazione, quindi, da più forza alle voci che gridano ad un intervento ostentatamente politico della Consulta ed in questo frangente, Berlusconi, da furbo e pragmatico negoziatore, pur di restare nei giochi, corre in direzione delle truppe grilline, cavalcando la nuova onda del populismo.

Si dice d’accordo a ragionare con Renzi persino sul nuovo modello elettorale da studiare per il futuro, trovandosi naturalmente in linea con un sistema tipo quello spagnolo, bipolare col maggioritario che tanto comodo fa a Matteo Renzi. Nel contempo, in sintonia con il movimento pentastellato su una assurda richiesta di “impeachment” in direzione del Colle, I’intancabile vecchio leader del nuovo partito forzista, si mette in contatto diretto con "l'ideologo" grillino Paolo Becchi, riconoscendosi anche pronto ad impostare un discorso su una legge elettorale di impianto proporzionale. Nel ripristino del Mattarellum, Berlusconi sembra intravede dei vantaggi: non prevedendo coalizioni, potrebbe esprimere un sentimento contro l’euro da, sfruttare per il nuovo partito.

Insomma… il cavaliere pur di non restare disarcionato, si muove in direzioni di diverse opportunità. Avevo già scritto nei miei precedenti post la somiglianza di queste due forze politiche unite dalla voce disperata delle piazze che urlano troppo e con estrema euforia in direzione di idoli e non valutando le conseguenze estreme, a volte disperate, di un'antipolitica non costruttiva.
vincenzo cacopardo  









Un nuovo appunto di Domenico Cacopardo

L’ultimo giro di domenico Cacopardo


Domenica 8 si corre l’ultima batteria per l’elezione del segretario del Pd. L’esito è scontato: il vincitore si chiama Matteo Renzi. È assistito dal tifo di tanti giovani, di molti vedovi della Democrazia cristiana e di quelli che ritengono che, con lui, la sinistra italiana abbia realipossibilità di conquistare la maggioranza elettorale e di governare il Paese senza i problemi, le debolezze e le contraddizioni del passato. Le questioni che Renzi affronterà sono tante e difficili. Le prime saranno l’affluenza alle urne, che si annuncia modesta, e il mantenimento della maggioranza accreditatagli dai sondaggi(oltre il 60%). Un margine sufficiente da non gettare ombre sulla sua leadership.

Già il 9 dicembre cominceranno lesemifinali: il nuovo segretario trasformerà il Pd in un’organizzazione liquida priva delle brigate di addetti che ora la manda avanti.L’idea è interessante e intende spazzare via l’apparato exdemocristiano ed excomunista che è il padrone del partito e, soprattutto, del suo posizionamento nel Paese, a partire dai rapporti economici, facilmente immaginabile dopo la vicenda Monte dei Paschi di Siena. Ma il partito liquido, in fondo, è un nonpartito nel quale il disciolto apparato potrebbero trovare mille possibilità di manovra e occasioni per rendere virtuale la leadership del novello segretario.
Ciò non accadrà a una sola condizione: che il peso, il prestigio, la capacità di iniziativa di Renzi siano in grado di realizzare in lui la sintesi necessaria per governare le complesse realtà regionali e comunali e per vincere le elezioni. Insomma, una specie di Berlusconi di centro e un po’ –solo un po’- di sinistra. L’ossessione del cavaliere sarà sostituita dalla gioia di avere in casa propria l’uomo della rivincita (un simil Berlusconi senza peccato) attesa 20 anni.
Peraltro, se Renzi prenderà sul serio in mano il partito ci saranno molti mal di pancia: il Pd è un compromessino(storico) tra un pezzo di Democrazia cristiana e di Pci. Il collante è la difesa dei due apparati e dei concretissimi interessi di cui sono portatori.
La democrazia competitiva di Renzi passerà sopra le loro teste senza provocare reazioni? 
È difficile da credere: potrebbe accadere ciò che spesso accade in questi tornanti della storia. Una scissione, con i tutori dell’ortodossia (gli stessi Cuperlo e Civati, in qualche modo, lo sono) da una parte e l’armata, largamente maggioritaria, dei renziani dall’altra.
Si aprirebbe, però, lo spazio per un partito socialdemocratico che ci renderebbe simili agli altri paesi dell’Unione europea.
C’è poi il nuovo ostacolo rappresentato dalla sentenza di incostituzionalità del porcellumcon riferimento all’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera che per il Senato– alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e alla presentazione liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza. La decisione della Corte costituzionale obbligherà Renzi a fermarsi e ad aspettarne le motivazioni: non è chiaro, infatti, se sia stato dichiarato incostituzionale tout court il principio maggioritario o se questo sia, a particolari condizioni, agibile.
Le elezioni, tanto sperate da Renzi, Grillo e Berlusconi sfumano: la politica si impantanerà nella ricerca di una soluzione al problema della legge elettorale. Nei prossimi mesi, assisteremo, quindi, a continue fibrillazioni: c’è da sperare che il nuovo segretario del Pd, investito da una rilevante responsabilità, passi dai toni tambureggianti al raziocinio occorrente nei momenti difficili, nei quali più che le sciabolate, servono le attente tessiture di rapporti e di soluzioni.
Ovviamente, il disprezzato Alfano diventerà (lo è già) insostituibile. Sul tavolo, dunque,avremo il budino Renzi: e il budino si giudica dopo averlo assaggiato. Ogni giudizio è rimandato.

6 dic 2013

OMAGGIO A NELSON



Omaggio ad un uomo leader del movimento anti-apartheid che ebbe un ruolo determinante nella caduta di tale regime. Morto a 95 anni è stato un simbolo per tutto il paese africano. Un paese che non può che esprimergli gratitudine ed un profondo rispetto. Per la sua grande umanità riconosciuta, il suo popolo, con affetto gli ha sempre dedicato il soprannome di Madiba, (popolare nomignolo all'interno della propria etnia di appartenenza).

Sappiamo che Mandela, per le sue lotte per la libertà, ha passato in carcere gran parte degli anni dell’attivismo antisegregazionista e, dopo lunghe e durature battaglie, fu eletto Presidente nelle prime elezioni multirazziali del Sudafrica nel 94, mantenendo la suddetta carica fino al 99. Ma già dal 41 si era incamminato nel lungo percorso di lotte verso la libertà.

Un uomo che ha creduto fino in fondo ai suoi principi prendendo a cuore il destino del suo Paese, contro le profonde ingiustizie di una politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnìa bianca nel dopoguerra e che ha infuso, con grande saggezza, uno spirito di ribellione profondo in tutta il continente africano.

Una figura che dovrebbe essere da esempio per tutte le Nazioni del mondo, sopratutto per i giovani che guardano al futuro, poiché ha anteposto i nobili principi di libertà ed il rispetto per gli uomini, ad ogni altro interesse.

vincenzo cacopardo

5 dic 2013

LA CONSULTA PONE UN FRENO ALLA POLITICA


MGO chiede a Vincenzo Cacopardo cosa pensa della sentenza della Corte Costituzionale

La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge del 2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza, sia per la Camera dei deputati che per il Senato della repubblica, alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla camera, 340 seggi e, al Senato, il 55 per cento dei seggi assegnati a ciascuna regione. La corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali ‘bloccate’, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”.

-Per fare chiarezza, occorre riepilogare brevemente come funzionano i due sistemi :
-Il porcellum è un sistema proporzionale con liste bloccate. L'elettore non può esprimere preferenze e i candidati vengono eletti secondo l'ordine di presentazione in base ai seggi ottenuti dalla singola lista. Vi sono poi le soglie di sbarramento che sono previste per la Camera sono su base nazionale: il 10% del totale dei voti validi per le coalizioni e il 2% per le liste che ne fanno parte; il 4% per le liste che si presentano al di fuori di una coalizione.  Al Senato queste soglie di sbarramento operano su base regionale: 20 per cento per la coalizione che abbia al suo interno almeno una lista che abbia raggiunto il 3%; 8% per le singole liste; 8% per le liste che fanno parte di coalizioni che non hanno raggiunto il 20%
Sono anche previsti premi di maggioranza così ripartiti alla coalizione di liste (o alla lista non coalizzata) più votata, qualora non abbia già conseguito almeno 340 seggi, è attribuito un premio di maggioranza tale da farle raggiungere il numero di seggi in questione, mentre  per il Senato è previsto un premio di maggioranza volto ad assicurare almeno il 55 per cento dei seggi regionali alla coalizione . Questo meccanismo frena l’ opera di stabilità di una maggioranza con la conseguenza che può determinarsi una maggioranza diversa da quella formatasi alla Camera. 

-Il Mattarellum è un sistema misto, che prevede l'elezione del 75% dei parlamentari con collegi uninominale e il 25% con sistema proporzionale. Mentre alla Camera, per la parte maggioritaria viene eletto il candidato che ottiene più voti. Nel proporzionale, dove non si esprime la preferenza, accedono alla suddivisione dei seggi le liste che hanno raggiunto la soglia di sbarramento del 4%. 
Al Senato i tre quarti dei seggi vengono assegnati col sistema maggioritario, in collegi uninominali, a maggioranza semplice e a turno unico, esattamente come alla Camera. Per il restante quarto dei seggi, si applica il metodo proporzionale ai gruppi di candidati collegati, all'interno dei quali vengono eletti i candidati sconfitti nell'uninominale meglio piazzati. Queste le essenziali differenze che distinguono i due metodi per le elezioni di cui tanto si parla.

-Nell’attesa che la Corte Costituzionale esprima le sue motivazioni sui due punti essenziali messi in evidenza ( liste bloccate e premio di maggioranza) su di una sentenza che, di colpo, pone il dubbio di una incostituzionalità dell’attuale Parlamento e sulle leggi varate dal 2005 fino ad adesso, possiamo esprimere alcune valutazioni. Se dobbiamo esprimerci in senso più oggettivo sulle regole di questi sistemi elettorali, non possiamo, però, estraniarci dallo scopo che essi devono avere per rendere forza ad una politica governativa più sicura.

-Ma la sicurezza non si potrà mai determinare attraverso la chiusura di un sistema che deve.. di logica.. offrire più libertà all’espressione di un libero consenso per i cittadini. Voglio dire… che il vero problema non sta tanto nelle liste bloccate, che potrebbero anche essere inserite in una percentuale da stabilire, ma deve essere colto alla fonte.. e cioè da una primaria riforma dei Partiti che dovrebbe con maggior attenzione immedesimarsi sul vero scopo dell’art. 49 della Costituzione, mettendo mano ad una legge che ridefinisca il ruolo ed i caratteri sostanziali d’uno statuto democratico dei partiti nell’ottica di un futuro e cioè.. nella visione di un riavvicinamento con i cittadini al fine di sostenere anche una possibilità delle tanto famigerate liste bloccate.

-Si deve comprendere che una libera preferenza, potrebbe anche condizionare un’attività di Partito togliendogli l’essenziale valore e lo scopo della sua funzione, soprattutto se tale preferenza è rappresentata da una figura in un territorio in cui la fa da padrone in forza delle proprie risorse o di ingiuste, se pur non evidenti, prevaricazioni… Meglio quindi impegnarsi in un’opera di rinnovamento dei partiti attraverso regole più chiare e definite che possano controllare le figure e l’operato da loro svolto.

-Veniamo..dunque..a ciò che potrebbe significare per il futuro l’inserimento di una nuova legge elettorale. 

-Si parla di un ritorno al Mattarellum, e questo, in via teorica, potrebbe lasciare ancora spazio al sistema proporzionale, se non fosse che figure politiche come Renzi ed Alfano..come lo stesso Berlusconi, aspirando a rinforzare la logica-illogica di un bipolarismo, potrebbero, prendere la palla al balzo, spingendo per l’eliminazione di quel restante 25%.. in favore dei collegi uninominali. Ciò anche per tentare di frenare l’ascesa di un  Movimento come il 5stelle che oggi rappresenta proprio un ostacolo al tentativo di riaprire definitivamente la strada ad un sistema duopolico.

-Ma ormai.. il Movimento di Grillo è consolidato sul territorio, godendo di un consenso pieno che qualsiasi sistema elettorale non può arrestare.. e questo, forse, anche grazie ad un Porcellum che gli ha consentito di formare liste bloccate potendo così manovrare con maggior comodo i suoi  affiliati.

-Un serio dubbio rimane, però, fondato..quando si pensa all’importanza di una politica di base attiva e di contatto con i cittadini sostenuta dai tanti Movimenti oggi esistenti nel territorio. Essi rappresentano una linfa importante per la politica….e se la politica monolitica bipolare di chi intende rafforzarla, spinta dal desiderio di dare una governabilità stabile e sicura (sebbene priva di vero fondamento) insisterà su tale percorso con la forza di un maggioritario duro, molti di questi movimenti potrebbero scomparire.

-Temo, quindi, anche una scomparsa di Movimenti attivi come MGO, che seguo con interesse e passione nel percorso di una cultura in direzione dei giovani e di tutti coloro che amano una politica pulita e funzionale…..

-Il vero problema, per dirla come Berlusconi…(che come tutti sanno non posso stimare politicamente, ma che in questo mi trova d’accordo), ..è quello che i cittadini non sanno votare bene!...Questo non per le assurde ragioni che definisce lo stesso Berlusconi, ma perché non si immedesimano esattamente sull’essenza dei problemi…non distinguendo e finendo col fare di tutta l’erba un fascio..non soffermandosi sull’importanza della voce dei piccoli Movimenti che, nella loro maggiore libertà di pensiero, portano avanti i messaggi più utili di una popolazione con la quale si scambiano e si integrano quotidianamente.

-Questa è anche la ragione per la quale, un mio studio teorico, (irrompendo un po’ alla Grillo contro i vecchi obsoleti schemi),  pone altre alternative come quella di una divisione più netta dei ruoli della politica (Parlamentare di base ed amministrativa di governo).. perfino in termini di differenti elezioni, per dare un taglio alla spaventosa anomalia, madre di tutte le altre anomalie, che genera gli ovvi conseguenti compromessi. Ma noi.. pedissequamente e con ostentata esterofilia, sembriamo impegnati a seguire solo i vecchi modelli. 


-Occorre comunque favorire e non imporre nuovi modelli al sistema! Questa è la ragione per la quale la politica dovrebbe, di dovere, ricercare con più attenzione le soluzioni e non predisporsi solo verso effimeri vantaggi in favore di una (a volte infondata) governabilità!           

Liste bloccate e Partiti da rinnovare

QUELLA STRANA INERZIA DEI PARTITI....

Bisogna intendersi una volta per tutte!
Il voto di preferenza non risolve alcunché…anzì potrebbe peggiorare le cose se non si provvede a regolare il sistema dei Partiti!

Chi oggi intende esporsi in una campagna elettorale, (sistema maggioritario o proporzionale che si voglia) aspirando ad una propria preferenza, non dovrebbe mai convincere il consenso in termini di immagine e di chiacchiere, ma in base ad un preciso ed utile programma di ciò che intende proporre.

La preferenza su una figura è, quindi relativa e persino non del tutto attendibile, se non sotto il controllo di una organizzazione partitica, poiché si potrebbe facilmente prestare al gioco della simulazione: Una forte capacità di risorse o una dialettica comunicativa allettante, potrebbero con facilità condurre fuori strada una buona parte di cittadini che, poco consapevoli, cascherebbero nell'usuale tranello dell'inganno. 

Ma è pur vero che ciò potrebbe accadere anche in seno ad i Partiti, qualora venissero manipolati da chi detiene esose risorse e potere, se si esitasse ancora nel processo di una seria riforma dei loro statuti.  

Il compito della ricerca del programma deve per logica appartenere ai Partiti! Se guardassimo con una visione più aperta e libera verso la logica delle soluzioni, ci potremmo accorgere di quanto i Partiti debbano potersi rinnovare ed essere regolati per la ricerca dei programmi attraverso un contatto più diretto con i cittadini, al fine di fungere da filtro per la determinazione di figure più valide da sottoporre all’esame di una campagna elettorale.

In tal modo.. pur restando un voto di preferenza, anche basato su liste bloccate, vi sarebbe sicuramente una cernita ed un controllo più appropriato fondato su un livello di merito, di integrità e di capacità della personalità politica da eleggere.

Questo è quello che oggi non sembra volersi fare, spingendo, invece, in direzione di una più comoda legge elettorale, proprio perché non si vogliono andare a toccare le regole e le più comode posizioni dei Partiti…veri padroni assoluti di una politica che sembra non voler cambiare! 
vincenzo cacopardo        

interessante nota di Domenico Cacopardo

La nuova ossessione 
di domenico Cacopardo

I brividi d’una nuova ossessione percorrono la schiena dei militanti puri e duri del Pd: si chiama Matteo Renzi e porta con sé, molti degli incubi che ogni notte Silvio Berlusconi scatenava nei loro sonni.
Non c’è discussione: Renzi piace agli italiani. Parla bene e non dice nulla di divisivo. Formula affermazioni ovvie e buoniste (“Più lavoro”) che tutti sono pronti a sottoscrivere. Liquida l’Europa con molte battute che suscitano applausi. E, messo (raramente) alle strette da qualche giornalista impertinente, se ne esce con risposte d’ordine generale. È di sicuro il giovane più attraente che ci sia nel mercato politico e ha eccellenti possibilità di vincere le elezioni.
Domenica sarà eletto segretario del partito: da quel momento iniziano dure tappe di montagna. Nella prima affronterà la questione del controllo del partito. Un cimento difficile, visto che il Pd è un compromessino storico tra exDc ed exPci tenuti insieme dalla necessità di difendere il potere (tanto) rimasto dopo lo scaravoltone del ’92.
Renzi vuole smantellare l’attuale organizzazione a favore del cosiddetto partito liquido. Cosa abbia in mente è chiaro: azzerare il corpo dei gerarchetti e rimanere sul terreno solo lui, con i suoi fiduciari.
Gli apparatikni resisteranno sino a quando non risulterà, per loro, più utile abbandonare la presa e trincerarsi nella ridotta preparata da Ugo Sposetti, l’ultimo amministratore dei Ds. E da qui si divideranno ulteriormente: alcuni con Vendola; altri tenteranno di rifare in Italia un partito socialdemocratico come c’è negli altri paesi europei.
Superate, se le supererà, le difficoltà domestiche, Renzi dovrà affrontare quelle esterne: Letta e Napolitano. Infatti, essenziale per la riuscita del suo piano è che si arrivi al più presto alle elezioni, in modo che Letta non si consolidi tanto da diventare così forte da tagliargli tra un anno e mezzo la via del governo. L’attesa, le beghe e le risse, infatti, logorerebbero il giovane leader e complicherebbero il suo percorso. Le più recenti notizie su un’intesa Renzi-Letta sembrano più legate alle imminenti primarie che sostanziali. Anche se le aperture sulla legge elettorale potrebbero essere la svolta tanto attesa.
Il vero ostacolo, però, è il presidente della Repubblica.
Dal 1946 a oggi, nessun presidente ha mai esercitato tanto potere –incontrollato- come Giorgio Napolitano. Neanche Gronchi che, nell’impossibilità di formare una maggioranza, nominò Fernando Tambroni primo ministro, affrontando, per il voto favorevole dei fascisti, la piazza.
Il potere assoluto è un onere che porta a commettere errori rilevanti, come, è accaduto a Napolitano.
Esposto patologicamente con il governo attuale (e col precedente) non può cedere agli ultimatum di Renzi e dargli le elezioni (che vogliono anche Berlusconi e Grillo).
Indicare il vincitore nella possibile contesa tra presidente e leader del Pd, è, oggi, impossibile. Certo, se Renzi ce la facesse, saremmo alla tappa conclusiva (poi inizierebbe un’altra ‘corsa’). Per sdrammatizzare, ma non tanto, una leggenda siciliana: quando morì Gelone, sanguinario tiranno di Siracusa, la gente, festante, si riversò nelle vie. In un angolo, però, una vecchina piangeva in modo irrefrenabile. Le domandarono: «Non sei felice della morte di Gelone?»
«Sì. Lo sono, ma penso a chi verrà dopo di lui.»


4 dic 2013

La democrazia partecipata di Beppe Grillo



GRILLO CONTINUA A FARE FORZA SULLA PIAZZA

La nostra Nazione ha il serio compito di cambiare un sistema politico malato che…per anni, ha vissuto nella noncuranza di una indispensabile innovazione. Ma l’azione del cambiamento, con la consueta logica che ci appartiene, non sembra mai prendere le strade necessarie ed un Paese sfinito come il nostro, rischia di procedere senza mezze misure.

Bisogna mettere mano ad una trasformazione del sistema che tocca un’infinità di punti delicati che sarebbe davvero impensabile poterlo fare in una logica senza equilibrio, ed in certi casi, le piazze assumono un ruolo assai limitato al relativo compito: I cittadini …guidati dall‘enfasi estremizzata dei movimenti di piazza, forse poco consapevoli dei pesanti possibili risvolti…. ritengono che possa essere semplice portare avanti una vera metamorfosi di cambiamento, inasprendo in modo eccessivo il processo di ribaltamento dell’intero sistema.
Grillo sembra lavorare in favore di questo pericoloso processo, ma se cambiare per migliorare è di sicuro opportuno, distruggere per ricostruire…risulta assai azzardato!

Come in ogni cosa, un cambiamento deve comportare un’azione di rinnovamento attraverso un’attenta analisi di quello che potrebbe essere ancora giusto mantenere…da ciò che deve essere rimosso. Per un efficace azione di cambiamento necessita, quindi, la ricerca delle modifiche attraverso un profondo esame ed uno sguardo verso l’innovazione.

Un ribaltamento inasprito da un consenso euforico delle piazze, al contrario… rischia un totale sovvertimento  di tutto ciò che è stato fatto senza tenere conto di esperienze, circostanze e condizioni positive espresse in favore della società dalle quali potrebbero ricavarsi ulteriori idee…il chè rappresenta un’azione assolutistica e poco democratica che non potrà mai guardare obiettivamente verso una logica costruttiva.
L’impulso e la esasperazione delle problematiche esistenti accompagnate dalla forza populista delle piazze, sfoga inesorabilmente nell’esasperata condotta dei cittadini che non potranno mai interpretare un vero “cambiamento” in relazione con una dialettica di riflessione costruttiva, ma soltanto basandosi su percezioni irrazionali incoraggiate dall’incitamento.

Bisognerebbe che Grillo, Casaleggio ed i suoi adepti, riflettessero profondamente su ciò. Tanti dei partecipanti non riescono ad avvertire la concezione di una vera democrazia di partecipazione.  Quella di Grillo è solo un’adesione formale ad una democrazia partecipata, poiché un vero dialogo non esiste.  Interviene solo lui provocando grandi entusiasmi per il cambiamento e poi… nessun metodo veramente costruttivo per la ricerca del nuovo. 
E’ chiarissimo il suo progetto di distruzione come sono completamente oscure e poco delineate le sue proposte: Quella che si potrebbe definire come un'incompleta politica “positivamente contraria, ma oggettivamente insoluta”.

Inoltre.. Beppe Grillo, nella sua comunicazione, sembra cavalcare l’onda di un leaderismo d’immagine che non lo differenzia tanto (se non per la lotta contro il sistema) da quello di Berlusconi, non risparmiando urla per incitare il suo popolo.
Si potrebbe anche sostenere che a Grillo manca ciò che ha Renzi.. ed a Renzi.. ciò che possiede Grillo: l’uno contro il sistema ma senza esprimere un metodo funzionale…l’altro in un percorso di idee più chiare.. ma nel ristretto e limitato campo di un vecchio sistema. 

Una cosa però risulta evidente: Se Grillo venisse a mancare.. il suo movimento scomparirebbe nel breve giro di pochi mesi!


Bisognerebbe che il suo popolo si convincesse del fatto che un cambiamento pur essendo necessario …non potrà mai essere ricercarlo attraverso una spinta emozionale delle piazze o attraverso una dubbia democrazia partecipata.
vincenzo cacopardo

3 dic 2013

Nuovo commento del consigliere Domenico Cacopardo

Costituzione usata non attuata

Che la Costituzione sia spesso usata per imbrogliare gli italiani non sorprende, ormai, più di tanto.
A cominciare dalla premiata (troppo) compagnia di giro che fa capo a Stefano Rodotà e a Gustavo Zagrebelsky, che ogni giorno si riempie la bocca delle meraviglie della Costituzione, dimenticandone le contraddizioni, l’impronta statalista, voluta da democristiani e comunisti, per finire con i seguaci del comico Grillo, che, mentre dichiarano di difenderla, palesemente ne violano l’art. 49 (il Movimento 5Stelle non ha statuto democratico ed è di proprietà di 3 persone, Grillo, il nipote e il commercialista).
Oggi, finalmente, qualcuno si accorge che il referendum del 1993, nel quale il 90,30% dei votanti si espresse contro il finanziamento pubblico dei partiti, è stato aggirato con le leggi 10 dicembre 1993, n. 515, 2 gennaio 1997, n. 2 e 6 luglio 2012, n. 96. La procura regionale Lazio della Corte dei conti ha infatti prospettato al tribunale l’esigenza che la questione sia sottoposta alla Corte costituzionale, nutrendo molti e motivati dubbi sulla legittimità del sistema.
La prima di queste leggi, all’art. 9, ribadisce, pochi mesi dopo il referendum, il diritto dei partiti al rimborso elettorale (governo Ciampi nel ’93, in piena Tangentopoli); la seconda abbandona la vecchia terminologia e affronta il finanziamento pubblico, disciplinando i contributi privati da Irpef(la foglia di fico), ma stabilendo un cospicuo intervento dello Stato sotto l’ipocrita formula del rimborso; la legge 6 luglio 2012, n. 96, infine, riduce l’importo della contribuzione statale.
Deve essere ora approvata dal Senato la nuova legge che abolisce il finanziamento con un decalage di due anni, introdotto nella speranza che la maggioranza che emergerà nel 2015 possa reintrodurlo (questa è un’illazione, certo, ma, visti i precedenti …) e inserisce la certificazione dei bilanci dei partiti. Manca del tutto l’attuazione dell’art. 49. Se questo aspetto non viene definito, il malcostume non può che continuare.
Del resto, mentre il passato più remoto è stato approfondito nel contesto di Mani pulite, nella seconda Repubblica, a parte le vicende dei singoli, il campo della corruzione politica è tutto da arare. Sono completamente da scrivere pagine di chiarimento su clamorose vicende dal caso Monte dei Paschi di Siena, il più grande scandalo bancario della storia d’Italia, le cui connessioni politiche (c’è qualcuno che può credere che si sia trattato di una vicenda ristretta a pochi individui senza la copertura del padrone della città, il Pd e l’exPci?), sembrano seppellite nei meandri di piazza del Campo, al caso Parmalat, il cui titolare Callisto Tanzi era stato coccolato dalla corrente di Base della Dc e protetto da un sistema bancario fortemente legato alla fazione stessa, a quelli più piccoli e ancora da scoperchiare. E, al riguardo, si parla molto della Cassa di risparmio di Spoleto, mattone importante del potere umbro. Per il vero ci sarebbe da spiegare come e perché il servizio ispettivo della Banca d’Italia non si sia mai accorto di nulla.
Mario Monti, nella propria indipendenza, ha promosso, segno che non c’erano dubbi sul suo precedente operato, la titolare del servizio, Anna Maria Tarantola, alla presidenza della Rai, dove opera, come si può vedere, in modo incisivo e determinante.
Ci sono voluti vent’anni perché la procura della Corte dei conti decidesse di intervenire. Ora tocca alla Corte stessa. Se farà ciò che è giusto, per la Corte costituzionale, nonostante una maggioranza politicamente orientata, sarà difficile eludere il problema e, al massimo nel 2015, dovremmo avere una pronuncia di illegittimità.
Se qualche altra procura fosse parimenti solerte, potrebbe avviarsi anche il procedimento sull’elusione del referendum sulla privatizzazione della Rai e potremmo assistere a una decisione della Corte costituzionale anche in questa materia.
Vivaddio, la magistratura supplisce la politica, rivendica diritto di vita e di morte sugli uomini politici, si occupi anche dei presupposti, delle premesse del malcostume e del rispetto della volontà degli italiani!
È evidente che la normativa in materia di finanziamento pubblico aveva vari punti deboli. Il primo, naturalmente, era ed è la mancata attuazione del referendum. Il secondo era il modo in base al quale venivano erogati i finanziamenti: autocertificazioni. Chi poteva fidarsi delle autocertificazioni dei parlamentari e dei partiti? Nessuno, tranne i lor signori medesimi che, alla Camera e al Senato, approvavano i rendiconti e rendevano esigibili i rimborsi. Il terzo punto debole è il ribaltamento del sistema sui consigli regionali, provinciali, comunali e, dove ci sono, circoscrizionali. Talché l’ultimo dei componenti dell’ultimo dei consigli non solo riteneva e ritiene giusto dichiarare che l’acquisto delle sue mutande è da rimborsare dallo Stato, ma pretende(va) il diritto di rifiutare qualsiasi controllo. La sua firma e quella del suo capogruppo certificavano che le spese erano connesse all’attività politica.
L’assenza di controlli esterni, però, era legittima, secondo le leggi vigenti, solo per i parlamentari e quindi, dobbiamo rinunciare a chiedere loro i danni: e, nel prossimo futuro,  aspetteremo il testo finale della legge per capire come funzionerà la certificazione.
La giustizia, in ogni caso, s’è mossa, ma con incerto destino finale. Infatti, c’è chi sostiene –e non del tutto a torto- che quando i quattrini arrivano nelle casse dei partiti (associazioni non riconosciute) perdono il carattere pubblico e diventano spendibili secondo i regolamenti delle medesime associazioni.
Questo deriva -lo ripetiamo perché è il nodo del problema- dalla mancata attuazione dell’art. 49 della Costituzione con una legge che definisca i caratteri minimali e sostanziali d’uno statuto democratico dei partiti.
Riuscirà Matteo Renzi a realizzare la riforma che aspettiamo? Non c’è che da dubitare e, con sano scetticismo, sperare.

2 dic 2013

Si riaccende l'illusione di un bipolarismo

NUOVI LEADERS.....STESSI SLOGAN 

Pensavamo che questi slogan appartenessero ormai ad una passata politica!
A sentire la comunicazione politica di Alfano con i continui attacchi …sembra che nulla sia cambiato e che l’attuale formula governativa non possa più sopravvivere ad uno stato di sopportazione arrivato ormai al limite.

Quelle di Alfano sono le parole che accentuano le contrapposizioni di odio e rinforzano il disperato desiderio di un bipolarismo che ha, come fine primario, il compito di abbattere il nemico e non la logica costruzione di una politica utile per le indispensabili riforme.

E così..il nuovo centrodestra, “non volendo piacere ad una sinistra”, pone il pretesto che “le intese larghe possano diventare chiare”. La solita solfa di una destra che si pone come unico fine quello di combattere e sconfiggere la sinistra… e viceversa.
Per Angelino Alfano..dunque..nulla sembra cambiato e l’esperienza disastrosa del recente passato, non pare averlo toccato.

Dall’altro lato della barricata…un Renzi che ormai, dopo la fuoruscita di Berlusconi, preme su Letta dovendo, invece, meditare con più attenzione ad un suo possibile flop, dopo la possibile vittoria della segreteria. L’ambizioso “rottamatore”, con l’uso di altrettanti slogan, ma con una dialettica più moderna, sembra proiettato verso un proprio successo d’immagine e meno in direzione di una logica politica di Partito che dovrebbe vedere partire dal basso e con meno presunzione.. la ricerca di una vera democrazia.

La nostra società continua inerme a seguire gli odierni sviluppi, proiettandosi inverosimilmente nelle figure di questi leaders della politica, non comprendendo e non immedesimandosi in un sistema più nuovo che possa identificare e dare più forza ad un programma di sviluppo e di crescita del loro paese.... Viene ormai attirata ed affascinata dagli slogan studiati per dare forza ad una propria immagine…motti, sempre più spesso, di natura calcistica: Siamo ormai al paradosso di una cultura del calcio che detta il suo sapere e le relative cognizioni strategiche alla politica!!

Un fatto è comunque certo:…in questa assurda lotta di potere, nessuno dei due duellanti sembra voler più sostenere una politica delle larghe intese, né potrà mai riuscire a mettere mano alle indispensabili riforme politico-istituzionali più funzionali, continuando invece a seguire i vecchi metodi con i quali ci si potrà  solo illudere di innovare: nuova legge elettorale, senza procedere ad una prioritaria riforma dei Partiti... bipolarismo ad ogni costo senza aver percepito i guasti già prodotti nel recente passato..e così via…

Se è comunque chiaro che per volontà dell’Europa, questo governo (in prossimità del semestre europeo), è difficile che possa cadere, è anche vero che, nel nostro Paese, si sta determinando una ulteriore lotta di potere politico costruita prevalentemente su un nocivo leaderismo.

Si procede quindi, con la usuale insensibilità politica e con una perseveranza senza precedenti, ad umiliare una democrazia popolare pur di esaltare la predominante figura dei leaders, si simula con ostinazione il percorso di uno Stato democratico a danno di un Paese che pare non comprendere.

Bisognerebbe meditare profondamente in proposito…. 
vincenzo cacopardo

interessante lettera di Paolo Speciale

RIFORME? SI, GRAZIE

Diversi autorevoli editorialisti dei principali quotidiani sottolineano in questi giorni la necessità di passare alla fase “esecutiva” delle famigerate riforme.
Riforme che difficilmente non riguarderanno la struttura costituzionale e che quindi necessiteranno di doppia deliberazione, specialmente per quanto riferibile al sistema giudiziario.
A questo proposito, dice Piero Ostellino dalle colonne del “Corriere della Sera” che la degenerazione di un sistema istituzionale reso di fatto anacronistico e desueto ha trasformato il Parlamento in organo mero esecutore delle sentenze della magistratura. Un Parlamento addirittura “terrorizzato”da un potere giudiziario sempre più prorompente dal 1992 in poi ,che determinò addirittura la impulsiva ed affrettata populistica –seppure fittizia – abolizione della immunità parlamentare.
Dunque una magistratura social-comunista contro il (libero) liberalismo attribuito prima di altri ai politici, nella misura in cui questi ultimi, con l'avvento del berlusconesimo, (eviteremo qui infatti il suffisso “ismo” per non incorrere in svariate ed errate interpretazioni sulle nostre posizioni), coincisero sensibilmente.
Una miscela esplosiva che ha infiammato sinora un improprio dibattito politico tra:
§      -una sinistra che ha accolto nella sua ala più centrista tanti ex democristiani, a corto di idee e quindi non competitiva, che ha trovato un insperato alleato nell'esercizio dell'azione penale-giudiziaria di una magistratura più o meno consapevole di operare sconvenientemente nella sfera dei consensi creando non solo di fatto – come è puntualmente avvenuto – un vero e proprio partito;
§     -una destra già debole e praticamente fusasi con il berlusconesimo - salvo il tentativo di resistenza finiana molto tardivo e quindi punito dagli elettori- anch'essa recettrice di tanti ex democristiani e che, con il Cavaliere “dux” nel senso proprio del termine “condottiero”, ha fatto essa stessa uso dell'azione giudiziaria persecutrice elemento portante della propria ideologia;
§       -un centro che stenta a ritrovare la propria identità, penalizzato da un elettorato troppo attento alla spettacolarità di Renzi o di Berlusconi, ridotto indegnamente ad opera di leaders dall'opportunismo prevalente a ruota del carro dei più forti, rimasto solo a reclamare un utile ritorno ad un sistema proporzionale troppo presto demonizzato da un bipolarismo populista ed esterofobo.
Sono le anomalie che hanno caratterizzato gli ultimi vent'anni della storia d'Italia e dalla quale ormai da troppo tempo diciamo un “basta” che però“non basta” più.
Dicemmo già in precedenti considerazioni condivise che è tempo di osare, è tempo di approfittare del particolare momento di crisi per alzare la testa in Europa, per avviare un concreto e scadenzato percorso parlamentare di riforme istituzionali nei settori economico, giudiziario ed elettorale, anche facendo a meno di un moderatismo che ha già esaurito, in questa fase, il proprio importante ruolo come in ogni democrazia degna di questo nome.
Un amico con cui spesso mi confronto mi ribadiva qualche giorno fa la necessità di rinunciare per sempre alla anacronistica distinzione geografica delle aree degli emicicli parlamentari e che anche parlare di “centro”o di naturale periodica ri-convergenza verso di esso significhi legittimare ancora la presenza di una destra e di una sinistra.

L'esecutivo Letta a nostro avviso e di fatto oggi, dopo una opportuna verifica parlamentare, può e deve osare di non perdere più tempo, prima di tutto perchè è praticamente un monocolore, poi anche perchè è la prova vivente del naturale ritorno al proporzionale, quale espressione che riteniamo di maggiore rispetto delle minoranze, laddove si possa intervenire modificando quelle caratteristiche che in passato ne hanno determinato l'unico limite tangibile, la instabilità degli esecutivi.