7 gen 2014

BIAGIO RUSSO COLLABORATORE DI VOCENUOVATV DIALOGA CON VINCENZO CACOPARDO



I temi odierni della politica visti da Vincenzo Cacopardo
intervista del gennaio del 2014

Incontriamo chi ama la politica attraverso la ricerca e la cultura mettendo in dubbio i sistemi rigidi del bipolarismo e l’attuale funzionamento dei Partiti.



“Vincenzo Cacopardo designer, nasce a Palermo nel 1948. Ha vissuto, studiato e lavorato a Milano e Roma. Non ha mai esercitato alcun ruolo attivo in politica. Una breve apparizione negli anni novanta nella qualita' di responsabile della cultura e dell'informazione per l'UDR in Sicilia. Nel 1999 ha pubblicato un libro “La politica ed il cambiamento”nel quale pone l’importanza del bisogno di un vero cambiamento in favore della politica. Attualmente vive in Sicilia e si diletta alla ricerca e lo studio della cultura politica con particolare attenzione a quella della nostra nazione”. Ideatore di un blog dal nome “Libero studio per una nuova cultura della politica”.

Vincenzo possiamo parlare con lei..  di politica odierna..in generale?
Certo!..sono lieto di farlo senza riferimenti ai personaggi oggi presenti alla ribalta della politica..e questo non perché io voglia criticarli, ma per evitare inutili pettegolezzi simili a quelli che girano di continuo nei Social. Gradirei esprimermi più come appassionato ai temi importanti.. che alle figure.. anche perché mi sembrano più interessanti e utili.

Può..allora.. dirci cosa la spinge a questi studi?
Più che studi forse bisognerebbe parlare di ricerca ..io non credo che ci sia tanto da meravigliarsi in quanto la politica, che può trasformarsi anche in qualcosa di veramente ignobile …. in realtà è il contenuto di arte e scienza. L’arte di saper ricercare le idee e regolarle attraverso un dialogo e la scienza nel saperle mettere in atto. Quando oggi si parla di politica si fa sempre riferimento al potere, agli inciuci, alla gestione amministrativa delle istituzioni, ai Partiti corrotti..etc, ma mai a quella fondamentale azione di costruzione che deve essere condotta attraverso la ricerca. Quando, come me, non si pretende di aver trovato una soluzione qualunque e ci si impegna in una ricerca per dare sfogo al pensiero ed alle idee, la politica assume una caratteristica diversa…diventa una  vera forma di passione!

Ci può dire…quali sono i risultati di queste sue ricerche?
Se sapessi di avere risultati assoluti o risolutivi.. non sarei dove sono ..nè quello che sono! La mia caratteristica.. alquanto rispettosa.. nell’affrontare queste impegnative tematiche, condiziona il mio modo di pensare e mi colloca in una posizione di teorico che insegue gli ideali di un sistema che potrebbe non essere più un paradigma certo. Il “cambiamento”, di cui io ho prematuramente  parlato nel mio libro nel 99, assai prima della comparsa di personaggi come Grillo, è per me un risultato da raggiungere con logica idee e metodo… facendo un indispensabile uso dell’equilibrio… Impossibile pensare di raggiungerlo secondo una strada esterna e demagogica, ma agendo solo all’interno dello stesso sistema. Per fare questo..occorrono di certo le teorie e la dovuta ricerca per portarle avanti… Vorrei far comprendere a chi ancora oggi reputa la politica una dottrina alla quale assuefarsi…che nulla potrà essere praticato in direzione di una vera innovazione, senza una necessaria base teorica che predisponga allo studio di nuove idee. L’errore che abitualmente si pratica… da parte di chi si propone in politica..è quello di pretendere di poter affrontare un cambiamento senza uno studio di ricerca propedeutico edificato su base teorica… Procediamo... costantemente.. verso la pratica... senza un adeguato percorso di analisi teorica che, partendo da un'idea, individui una strada più logica e meno rischiosa.

Quale dovrebbe essere.. secondo Vincenzo Cacopardo… il percorso più corretto ?
L'assunto sembra chiaro:..-Non vi potrà mai essere una pratica.. senza un anteposto studio teorico! Questo, per la politica, è uno dei problemi che pone ancora argine alla possibile soluzione di una solida governabilità. Gli attuali contenitori di consensi…ossia i Partiti odierni, non sembrano guardare in direzione di questa ottica, affrontando le relative problematiche con estrema superficialità e con proposte immediate e spesso avventate che…nel tempo..si dimostrano non utili…né tantomeno...efficaci.

Ma secondo lei.. non è più importante e prioritario dare un governo sicuro al paese?
Vede..questo argomento mi stuzzica non poco!...E’ proprio il tema fondamentale della politica di questi ultimi anni!..E’ la dimostrazione di quanto la politica non vuole far uso della necessaria cultura pur di raggiungere un qualsiasi risultato in proiezione di una stabilità…una stabilità che non riuscirà mai a trovare e che si inseguirà all’infinito in quello che, oggi, appare come il pericoloso gioco che finirà col rompere un legame con un vero sistema democratico.

Cosa intende dire?
La governabilità deve essere vista come un fine!..Nessuno potrà mai pretendere di imporla in un sistema di democrazia..poichè se il percorso per raggiungerla deve essere imposto da una procedura sempre più ristretta e non ricavata da una base più forte..il risultato sarà sempre quello dei compromessi e dei ricatti…insomma… in un concetto di vera democrazia, è solo illusorio… pensare che si possa sostenere una governabilità, imponendola attraverso la logica dei modelli costretti e diretti dall’alto!.. Vi è un bisogno di costruirla dal basso per rendergli quell’appoggio essenziale che le dia più forza e sicurezza!  In quest’ottica ho sempre pensato che dovrebbero essere proprio i Partiti a condurre il percorso di costruzione di base di una governabilità attraverso il dialogo con i cittadini e non… portare avanti sistemi elettorali chiusi come il maggioritario e formule come il bipolarismo che tendono ad ingabbiare la politica e le rispettive idee.

Come mai lei non condivide il sistema bipolare ormai consolidato negli altri Paesi?
Nessun politico si esprime in profondità sull’incomprensibile sistema che ha provocato vent’anni di confusione ed inerzia della politica del nostro Paese e che ci ha portato allo stato in cui oggi siamo!  Dopo le cruente contrapposizioni…si costruiscono oggi incoerenti composizioni governative estranee ad ogni logica che si voleva bipolare.  Chi ha dunque sbagliato?....Sbaglio adesso io?…Sbaglia forse oggi.. un Capo dello Stato che si trova..contro ogni sua volontà, in una situazione di dover risolvere le innumerevoli problematiche di inefficienza del quadro politico esistente per dare più sicurezza al paese?...O hanno invece sbagliato, nel passato.. tutti quei Partiti che hanno optato per un rigido sistema costruito sugli illogici compromessi di un pensiero edificato sulle estreme contrapposizioni? Si è parlato di posizioni politiche costruite, in questi lunghi anni, attraverso una ideologia che spingeva… nelle due rigide polarizzazioni... Due poli che hanno generato un’incomprensibile limitazione del pensiero politico e che hanno rafforzato sempre più una radicalizzazione delle figure.

Lei rimprovera una certa classe politica per aver dato corso a questo sistema?
L’avere portato avanti un simile sistema per lungo tempo… senza alcun metodo e per un restrittivo bisogno di operare una qualunque governabilità…la dice lunga sulla incapacità dei tanti che hanno voluto intraprendere questa attività per il piacere di accomodarsi in una poltrona col beneficio di una lauta ricompensa. Da una conciliazione negata, poichè  costretta dai principi del sistema bipolare...siamo arrivati all'odierna ricerca di una illogica, ma necessaria mediazione..per evitare il disastro politico del nostro Paese! Come si spiega tutto questo?.. Vengono spontanee due osservazioni:- o la classe politica ha errato nel passato ..o sta commettendo l'errore adesso con una svolta inconsueta!... Sembra, in ogni caso, assai  grave...tacere l’errore commesso nel passato, nascondendosi dietro un bisogno di aver dovuto seguire un modello assai avanzato dei Paesi democratici a noi vicini e lo è ancora di più insistere come oggi si cerca di fare.
                                                                                           
Mi pare di aver capito che lei non ama questi sistemi perché li vede troppo semplificativi..giusto?
Sistemi maggioritari, bipolarismi affrettati ed addirittura bipartitismi, non possono che accentuare il distacco con i cittadini,  rischiando di costruire un autentico solco che separa sempre più il Paese da una vera politica. Oggi…si tende a partire dalla base assoluta di una nuova legge elettorale che vuole immaginarsi rivolta al miglioramento di un buon iter istituzionale quando, per evitare fini personali o di potere, sarebbe più utile costruire regole a difesa di questo stesso iter. Assistiamo, oggi, a scontri politici riformisti basati su scelte che non promuovono idee veramente innovative e sembra che, per la nuova tendenza alla semplificazione, si voglia metaforicamente tagliare il nodo del problema per non scioglierlo. Per far ciò, si fa riferimento e ci si accosta ai processi politici evoluti delle altre Nazioni prendendo ad esempio i loro sistemi.

Lei parla proprio di un chiaro fallimento, ma tanti paesi.. dove regna la democrazia.. usano questo modello..
Il fatto che lo si usi in altri Paesi che hanno avuto un’altra storia ed una cultura ben diversa dalla nostra… non giustifica la scelta! L’aver diviso in modo secco il pensiero e la stessa cultura politica a metà.. dopo oltre cinquanta anni di politica moderata, ha finito col generare un mucchio di contraddizioni. Un sistema sempre più compromesso da logiche posizioni di convenienza ed illogiche posizioni di convivenza…. ed ecco che, la vera funzione politica parlamentare, assume troppo spesso un ruolo secondario in uno scenario che appare sempre più quello di alcune grandi società per azioni dove le assemblee contano sempre meno e dove il potere della maggioranza viene costruito attraverso logiche di spartizioni…non c’è dunque da meravigliarsi di quello che accade ogni giorno!

Pensa che il bipolarismo..in un certo modo.. possa aver frenato le riforme?
Negli ultimi vent’anni si è dato corso all’inerzia di un sistema bipolare senza alcuna ricerca delle indispensabili  riforme e senza la giusta valutazione di una funzione politica che potesse dare maggiore sfogo ad una governabilità forte costruita dalla base…si è solo costruita e rafforzata una politica delle figure..come si fa a non accorgersene?.. Sono anche propenso a credere che l’ingresso in Europa abbia costretto.. non poco.. l’azione politica delle Nazioni che ne hanno fatto parte…e quindi anche la nostra….obbligandole ad un necessario ordine politico per una più efficace e sicura posizione in seno alla stessa Comunità. 

Lei pensa che ci sia stata una naturale spinta da parte dell’unione Europea verso questi sistemi?
Non proprio una spinta voluta, ma un condizionamento.. che ha finito con l’incidere molto più sulla governabilità…che sulla politica nel suo complesso, una governabilità che si è sempre desiderata stabile come presupposto essenziale per una più ricercata “unione di economie”. Ma il vero disastro nasce dalla mancanza di una nuova disciplina dei Partiti..

Cosa intende dire?
Questi contenitori di consensi dovrebbero oggi trasformarsi in contenitori di idee..La politica che oggi si nasconde dietro il fallimento di questi Partiti.. che in modo alquanto sprovveduto hanno optato simili scelte senza una dovuta ed essenziale ricerca costruita sulle analisi storiche del passato…non potrà non rendersi responsabile…né potrà liberarsi facilmente dei Movimenti come quelli di Grillo, che ne rappresentano un’evidente reazione.

Quindi..lei vede prioritaria una riforma dei Partiti?
Sicuramente!.. poiché sembra essersi ormai rotto quel raccordo che teneva uniti, nei valori, i due poteri…Guardi..noi viviamo in uno Stato parlamentare e questo basterebbe per porre l’importante azione della Camera come centralità dalla quale dovrebbe dipendere ogni regola ed ovviamente l’indirizzo culturale ed economico del nostro Stato democratico. I ruoli legislativi, quindi, non possono che essere primari e propedeutici a quelli amministrativi. Quel raccordo tra il potere esecutivo e quello parlamentare... oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia dello stesso principio di democrazia costituzionale. I due ruoli non riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico che li sottomette al proprio interesse.

Cosa non la convince in tutto questo…non crede che debbano coesistere questi due poteri?
Coesistere si!...ma non possono più operare assieme.. devono lavorare per ruoli indipendenti. Io credo che occorra ricercare un nuovo sistema basandosi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro…Le faccio un esempio che potrebbe farla riflettere:.. Vi sono temi che seguono il percorso di una società che avanza come ad esempio: Unioni civili…omosessuali..liberalizzazione delle droghe…temi sull’immigrazione…etc..che devono essere affrontati preventivamente e sicuramente attraverso una azione politica di base con i cittadini, poiché guardano all’indirizzo di una società che cresce di continuo…Ora.. lei pensa che questi temi possano appartenere solo ad un esecutivo?..Ed..al contrario..si può mai pensare che ogni volta che si pongano tali questioni, debba essere messo in crisi un governo?

Come si dovrebbe procedere..per non mettere in crisi una attività governativa?
So bene che la politica per muoversi deve far uso delle istituzioni e  queste non possono non essere riviste e rinnovate seguendo un cambiamento imposto da una società… come so.. anche.. quanto possa sconvolgere oggi un cambiamento così radicale.. tanto da separare i ruoli ma, credo che questa trasformazione appare oggi suggerita dai tempi e da una esigenza legata al mutamento dei valori che impongono tutto ciò, per una logica  difesa di un efficiente sistema democratico. Il vero problema è nel trovarne il modo,.. in un meccanismo come il nostro che appare tanto bloccato nei cambiamenti, quanto fermo nella ricerca e nel metodo delle nuove idee…. Ma ritengo, soprattutto.. che la responsabilità del programma deve essere prevalentemente dei cittadini.. attraverso il contatto con i propri Partiti …ed ecco la ragione per la quale devono essere debitamente riformati da regole più consone e funzionali al loro scopo.

Quali, secondo lei …le linee di principio da seguire per la politica nel futuro?
Il percorso del futuro dovrebbero essere imperniato su una ricerca in direzione di un funzionamento della politica…  un vero funzionamento che potrà anche assecondare e rafforzare un percorso di integrità morale. Un futuro che deve poter vedere un’attività lavorativa esecutiva nel governo separata da un’altra ben diversa, nella costruzione di quella che.. io definisco.. una fase induttiva di costruzione.. e questo potrà avvenire solo se i Partiti riusciranno ad essere disciplinati in modo funzionale ad una politica di base e non rinchiudendo la voce dei cittadini attraverso i sistemi ristretti del bipolarismo ed ingannandoli..così.. in una falsa democrazia.

Un’ultima domanda: pensa che dovremmo restare nella comunità europea e nell’euro?
Questa sembra la domanda più attuale  in un contesto odierno che vede da un lato una politica assai populista e demagogica volersi staccare dal cordone ombelicale che sta sacrificando la nostra economia e... dall’altro chi crede che senza questa unione il nostro paese potrà solo affondare…. Chi pensa che l’Italia odierna possa venir fuori da un contesto economico e politico Europeo...non fa che illudersi, poiché ormai siamo del tutto integrati col sistema Europa e la Comunità internazionale dovrebbe servirci per sostenere uno sviluppo più equilibrato e sicuro nel nostro stesso territorio…. Anche se non si riesce a comprendere.. perché abbiamo dovuto pagare un conto così salato per sentirci Europei.…e pur dando a questo interrogativo la logica spiegazione di tutti quegli errori commessi in entrata…io credo che il risultato di questa nostra integrazione si vedrà nel lungo tempo e potrà essere di migliore qualità.. solo se la nostra politica verrà riformata e se sarà capace di proteggere la cultura e le principali qualità del nostro Paese…

Lei pensa che il percorso sarà ancora lungo e difficile?
E’ una lotta durissima..è inutile negarlo!... vorrei non crederlo!.. Una lotta la quale lascia quasi intravvedere un disegno voluto dai potentati e da certe lobbyes…che sembrano favorire un percorso di sofferenza e di ristrettezza dell’economia, al fine di una voluta eliminazione dei ceti più deboli!.. Un atroce disegno, quasi esoterico.. forse costruito ad arte per via della sempre più grande sovrappopolazione che invade il mondo..  Se così fosse…sarebbe un disegno spaventoso che potrebbe vedere persino alcuni paesi forti.. in testa.. ad assecondarlo!..




Lasciamo Vincenzo Cacopardo... col quale ci ripromettiamo avere un prossimo incontro sull’ interessante dialogo di una politica vista in termini più funzionali ed  innovativi.

intervista condotta da Biagio Russo collaboratore di vocenuovatv

5 gen 2014

Francesco…un Papa che sorprende ed accende gli animi


Sono in tanti quelli che oggi restano perplessi ed un po’ incerti sulla valutazione da dare al nuovo Pontefice.. In realtà il Papa gesuita sembra molto di più assomigliare ad un semplice Pastore francescano ed io credo che la sua figura odierno sia sicuramente il risultato di un cambiamento voluto dalla stessa Chiesa che pare aver percepito l’importanza di una guida simile a quella umana di Cristo, giusto per il difficile momento storico che attraversa il mondo intero. Il nuovo Papa tocca l’animo umano…è inutile negarlo… e lo fa parlando anche di speranza, esponendosi meno ad una funzione di venerazione nei confronti del Creatore….ed ecco che il mondo, raggiunto da una prevalente sensibilità umana, si risveglia in una speranza…e nel desiderio di costruire un futuro attraverso l’amore verso il prossimo.

Nel primo Angelus del nuovo anno.. ricollegandosi alla piaga della pedofilia ed al lavoro fatto dal suo predecessore Benedetto XVI..Bergoglio afferma:”Tutti siamo peccatori, ma non tutti siamo corrotti”. Con questa frase.. Papa Francesco dà..ancora una volta.. esempio di una forte umiltà..autodefinendosi  in qualche modo.. anche egli.. un peccatore, ponendosi in mezzo al suo popolo di cristiani con l’innata semplicità che lo caratterizza,  mettendo in evidenza la sostanziale differenza con il grave peccato della corruzione.  

Invocando la pace il Pontefice, puntuale nei confronti di una politica quasi irreale, indica un necessario impegno verso l’economia.. che non può solo ridursi a uno scrupoloso  meccanismo privo di aspirazioni. Secondo Bergoglio non si deve dimenticare “la dimensione spirituale dell’uomo" Se manca la visione di Dio…manca ogni realistica visione terrena  ed ogni attività umana diventa più povera…non è dunque strano vedere oggi tanta gente sfruttata a beneficio di altri. Il costante richiamo alla politica è evidenziato nel suggerimento verso uno spirito di fraterna carità che deve mettersi in luce tra gli uomini e senza il quale la stessa politica e l’economia non potranno mai ottenere un risultato di sviluppo integrale e di pace…

A tal proposito approfondisce il tema delle violenze del mondo evidenziando il bisogno di un impegno comune..parla si solidarietà ed accenna ad una “fraternità, come fondamento e via per la pace”, ma anche di rispetto nell’accettare le diversità.

Un Papa che continua a sorprenderci nella sua guida che sembra persino voler aprire la strada ad un nuovo percorso della politica..Un Pontefice che guarda al futuro con fiducia e speranza, ma che si confronta con l’umiltà di chi sa di essere.. anche lui.. uomo tra gli uomini.

vincenzo cacopardo

una chiosa sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo

Scoppiettii d’inizio d’anno di domenico Cacopardo

Matteo Renzi è il nuovo che avanza. Per il Pd, un leader giovanissimo, già celebrato dalla grande stampa internazionale, molto lontano dalla storia e dalla cultura del partito, una specie di capitano di ventura rinascimentale che ha appreso l’uso delle armi da un maestro quasi ineguagliato, Silvio Berlusconi. Quando parla ha il diritto di essere ascoltato. Quindi, occorre ragionare sul suo 2 gennaio, espresso da un vivace scoppiettio di proposte: tutte contenute in un’intervista al Fatto quotidiano e in una lettera ai partiti.
La lettera ai partiti prospetta –per la nuova legge elettorale- tre soluzioni (che i Pd accettano in via preventiva). Ben diverse tra loro, vanno dal modello spagnolo, al Mattarellum e al modello doppio turno di coalizione in uso per i sindaci. L’ultima, buttata là senza enfasi particolare, sembra la preferita. C’è un solo ma: essa postula un cambiamento costituzionale. Il sindaco d’Italia, infatti, cosa sarà: presidente della Repubblica o presidente del consiglio? Viene spontanea una domanda: se n’è reso conto?
Segnala poi la riforma delle regioni con la necessaria attenuazione dei loro poteri e la trasformazione del Senato in camera delle autonomie, precisando che ai futuri senatori, scelti in ragione del ruolo che avranno nelle regioni, non spetterà alcun compenso. Il nuovo Senato, quindi, non avrebbe nemmeno il potere di stabilire un rimborso spese. A questo punto non sarebbe meglio un’abolizione? E, poi, gli attuali senatori sono disposti a votare il proprio suicidio?
A questa lettera, in un’intervista, il sindaco di Firenze aggiunge un trattamento privilegiato per singoli provvedimenti al Movimento Cinque Stelle. Di per sé, un’idea del genere l’aveva avuta Bersani: sappiamo com’è andata a finire. I 5Stelle sono un gruppo antisistema e non collaboreranno mai a progetti di riforma che possano depotenziare le contestazioni che percorrono il Paese. E, in effetti, la reazione di Grillo s’è attenuta al noto copione.
Peraltro, il sindaco di Firenze non si pone il problema di quali forze politiche può coagulare intorno al suo programma. Ed è facile immaginare quanto le parole del segretario Pd siano state sgradite da Alfano, risospinto verso Berlusconi, diventato cointerlocutore privilegiato.
Ci sono poi le unioni civili: esse possono fare saltare il banco, cosa, oggi, irrealistica.
L’ultima idea dell’intervista è rivolta a Enrico Letta e consiste nel suggerimento di ‘scartellare’ il limite del 3% di deficit ammesso dall’Unione europea.
Questa storia del 3% metteil premier(che dissimula il proprio dissenso con una dichiarazione positiva) in gravi difficoltà:egli sa bene che una semplice, flebile decisione di superamento del 3% provocherebbe una tempesta finanziaria nei confronti dei titoli di Stato italiani, allargando lo spread e volatilizzandone i valori. Le banche italiane, che hanno nei caveau montagne di titoli a valori di libro, registrerebbero imponenti minusvalenze, tali da risospingerle in zona default.
Se Renzi è un giovane vivace, di sicuro non si presenta come persona equilibrata e riflessiva. Sembra spesso un provinciale dalla parlantina sciolta, senza visione dell’interesse nazionale e della delicatezza dei rapporti istituzionali.
Anche il lasciare agli altri la scelta del sistema elettorale, appare un escamotage propagandistico. Il Pd, partito di maggioranza molto relativa nel Paese, e di maggioranza assoluta, per effetto del Porcellum, alla Camera,non può comportarsi come il cliente di una mensa che accetta le pietanze che altri gli cucineranno. Deve prendere in mano il menu e assumersi la responsabilità di scegliere e di prospettare soluzioni.
Insomma, tutti gli scoppiettii del 2 gennaio sono bombette. Non appaiono il nuovo che avanza né la messa in moto della politica e dei politici. Le linee sono confuse e difficilmente percorribili.
L’ex concorrente alla Ruota della fortuna deve rendersene conto: è entrato in serie A, dove il gioco è difficile e oggi ha in palio il futuro dell’Italia. Se nessuno dei suoi predecessori è riuscito a realizzare le riforme che servono (osteggiate, peraltro, da un gruppo di vanitosi vegliardi) una qualche ragione ci deve essere. Dall’esame di questa ragione, Renzi dovrebbe cominciare. 



Credo, come ho già avuto modo di postare sul mio blog, che il personaggio sia troppo proiettato in avanti per via di una ambizione che pare condizionarlo un po’ troppo. 
L’analisi di Domenico, come al solito.. sempre puntuale, pone le difficoltà che dovrà affrontare il giovane sindaco di Firenze il cui primo impedimento sta proprio nella sua raffigurazione assai leaderistica in seno al Partito e negli importanti temi che dovrebbero essere da lui gestiti e portati avanti con discrezione ed altrettanta umiltà. 
Se Renzi pensa di poter trovare le soluzioni della nostra politica nella ristretta ottica di una legge elettorale, senza spingersi..nelcontempo...ad una vera riforma di ristrutturazione dei Partiti..compreso il suo, non potrà mai riuscire in un risultato positivo di vero cambiamento. Il suo compito principale dovrebbe essere quello di immedesimarsi in uno studio di ricerca essenziale per trasformare gli attuali contenitori di consensi.. in contenitori di idee: Un disegno difficile e non pertinente alla mire dell’ambizioso rottamatore! 

La battaglia odierna è quella con il popolo di Grillo che, (come ben specifica Domenico in questo suo scritto) non potrà mai rendersi aderente ai suoi progetti, in quanto il M5stelle.. guarda, in modo instabile, ad una rottura col sistema esistente..avendolo ampiamente dimostrato in diverse occasioni. 
Altri problemi per Letta ed il suo governo che avrebbero, forse, desiderato maggior attenzione sul modo di procedere del giovane segretario!
vincenzo cacopardo   

3 gen 2014

Nuova annotazione del Consigliere Domenico Cacopardo

La discontinuità necessaria
 di domenico Cacopardo

Non torneremo sulla legge di stabilità e sull’elenco dei futili, inaccettabili motivi per i quali lo Stato ci metterà le mani in tasca per toglierci una parte crescente del frutto del nostro lavoro. Né torneremo sull’immoralità di colpire in via preferenziale i pensionati: una categoria a impatto zero. Né sull’immoralità di quei giornalisti che, in cerca di facile plauso, scrivono di ‘pensioni d’oro’ senza distinguere tra quelle che sono frutto di anni di attività e quelle che sono frutto di privilegio. Queste ultime sono una ristrettissima platea, nella quale svettano Giuliano Amato, oggi beneficato di un ennesimo stipendio dal presidente della Repubblica, e Carlo Azeglio Ciampi, titolare di una pensione, questa sì d’oro, della Banca d’Italia da sommare al compenso di senatore a vita. O i tanti funzionari di Camera e Senato che, nominati consiglieri di Stato o della Corte dei conti, incassano una sontuosa pensione e lo stipendio non infimo di magistrato (livello Cassazione), non applicandosi a loro il principio di continuità previdenziale tra ‘impieghi’ statali.
Tutti questi soggetti sono protetti dal ‘sistema’ che vede suoi esponenti nei luoghi cruciali del governo.
La discontinuità di cui c’è urgente necessità riguarda l’azione quotidiana di governo. Il presidente del consiglio sa bene quali siano i buchi neri. Li ha toccati con mano in questi mesi con lo spettacolo indecoroso offerto dal ministro dell’economia –ciò che si è visto non s’era mai visto in tutta la seconda repubblica (con Dini, Barucci, Ciampi, Amato, Visco, Tremonti, Siniscalco, Padoa Schioppa, Grilli)-. O con i pasticci della Cancellieri alle prese ora con una discutibile riforma della legge penale, sui cui contenuti ci soffermeremo presto. Anche Zanonato e Giovannini sarebbero in bilico, a detta dei bene informati.
Come sempre, un rimpasto è un percorso che di rado ha una via d’uscita. Letta intende governare ancora e perciò lo teme come anticamera per l’anticipato decesso del governo.
Anche se il boy scout fiorentino –già concorrente alla Ruota della fortuna- preme in questa direzione mosso da evidenti ma intempestivi interessi, il presidente del consiglio, per ora, muoverà i propri pezzi sulla scacchiera per andare avanti con il materiale che ha, realizzando, però, una stretta presa su ogni uomo del governo, e un monitoraggio reale per evitare erronee vie d’uscita alla Cottarelli. I problemi dovrà affrontarli direttamente, in prima persona, evitando deleghe a persone che non potranno onorare la fiducia riposta in loro.
Solo il cambio di passo di Letta potrà avviare il processo di sintonizzazione tra la compagine governativa e il Paese, ben più importante di quello con il neosegretario del Pd.
Il premier, per come lo conosciamo, lo può fare, ma dovrà metterci la faccia sino in fondo. L’unico modo per cercare di vincere la vitale partita. Vitale per lui e, soprattutto, per gli italiani.




2 gen 2014

La dura analisi del sondaggio CISE proposta da Vincenzo Emanuele

Il governo, l’economia, l’Europa: un’Italia pessimista e (sempre più) euroscettica

Un’Italia fiaccata da oltre 5 anni di crisi economica, pessimista sul futuro, sempre più scettica sul processo di integrazione europea e sull’opportunità di rimanere nella moneta unica: è questa l’immagine del nostro paese che emerge da alcune domande testate nell’indagine Osservatorio Politico CISE del dicembre2013.
Innanzitutto è stato chiesto ai nostri intervistati di fornire un giudizio retrospettivo sull’economia e, in particolare, sulla situazione economica in Italia nel corso dell’ultimo anno. Come era lecito attendersi, per 4 elettori su 5 del nostro campione di circa 1500 intervistati la situazione economica nel corso dell’ultimo anno è peggiorata, per il 18% è rimasta uguale al passato e solo il 3% giudica la situazione economica molto o abbastanza migliorata. I giudizi non variano di molto se incrociamo questa domanda con il voto alle coalizioni, dividendo tra elettori di centrosinistra, centrodestra, centro (gli ex elettori della coalizione guidata da Monti), Movimento 5 Stelle e area dell’astensione. Notiamo un maggiore pessimismo da parte degli elettori del centrodestra e del M5S, per l’85% dei quali la situazione economica è peggiorata nell’ultimo anno, mentre gli elettori di centrosinistra e di centro mostrano una percezione leggermente più positiva della situazione.
I giudizi si differenziano maggiormente allorché si passa da un giudizio retrospettivo ad una valutazione prospettiva dell’andamento dell’economia. Chiedendo agli intervistati come sarà la situazione economica del paese nei prossimi 12 mesi, la sfiducia e il pessimismo continuano a prevalere, dal momento che la maggioranza relativa dei rispondenti (39%) prevede un peggioramento dell’economia italiana e un ulteriore 37% prospetta un mantenimento delle condizioni attuali. Rispetto alla domanda precedente, però, il giudizio è assai meno netto, dal momento che emerge anche circa un quarto del campione che si aspetta un miglioramento della situazione economica nel corso del prossimo anno. Il giudizio sul futuro dell’economia italiana sembra essere piuttosto condizionato dalla propria appartenenza politica. In particolare si individua una linea netta che separa l’area di governo dalle opposizioni: gli elettori di centrosinistra e di centro, i cui partiti compongono la maggioranza che sostiene il governo Letta sono di gran lunga più fiduciosi rispetto agli elettori del centrodestra (la stragrande maggioranza dei quali votano Forza Italia e Lega Nord e quindi si collocano all’opposizione) di Grillo e agli astenuti. Solo il 15% degli elettori del M5S prevede un miglioramento della situazione economica, contro il 37% di quelli del centrosinistra. Allo stesso tempo, gli elettori del centrodestra sembrano i più pessimisti: la metà di loro ritiene che l’economia peggiorerà ulteriormente. Si tratta di una percentuale più che doppia di quella mostrata dagli elettori di centrosinistra (22%).  


Questi sondaggi, dai quali si evince l’incredula possibilità di ripresa da parte dei nostri cittadini, dimostrano chiaramente lo stato di profondo buio in cui e calato il Paese da quando è entrata la nuova moneta. Se per il processo dell’economia relativo all’anno passato vi era un profondo pessimismo, per il prossimo futuro..il pessimismo si trasforma in un cinismo che sembra impadronirsi di ogni possibile forma di entusiasmo. Quanto.. poi.. all’elettorato riferito a chi oggi governa, non può che restare fiducioso nella prospettiva di un possibile miglioramento, poiché..se non lo fosse.. rimarrebbero assai poche le speranze per quella parte dei cittadini che ancora vive nella aspettativa di un cambiamento.  
Ma se il giudizio sul futuro dell’economia della nostra Nazione viene condizionato in modo così evidente dalla propria appartenenza politica, non può sembrare conforme, né fedele ad una specifica realtà.
Veramente difficile oggi credere ad una crescita e questi sondaggi lo dimostrano in pieno!..In teoria si può  affermare che una delle principali cause della povertà sia dovuta alle banche, ma ciò non sempre rispecchia la realtà, anche perché le motivazioni dei fenomeni come la povertà sono molteplici e molto più legate a cattive scelte politiche. Tuttavia non v’è dubbio che l’azione degli istituti bancari continua ad influenzare notevolmente determinati processi come l’inflazione. Il problema principale sta nel fatto che la politica non si è mai veramente interessata a regolamentare il sistema finanziario e bancario.
vincenzo cacopardo




1 gen 2014

NAPOLITANO… TRA EQUILIBRI E SAGGEZZA



Il nuovo anno delle riforme… saranno giuste?

Il 2014 sarà l’anno in cui dovremmo avere le prove evidenti dell’atteso cambiamento della politica e di una più utile attività governativa nel nostro Paese. Malgrado ciò, per tutti coloro che mi hanno seguito con attenzione in questi ultimi mesi nel blog, restano profonde le mie perplessità legate alla difficoltà di individuare quello che potrebbe essere un vero percorso innovativo dettato da una "forma mentis" del tutto nuova che possa mirare a riforme più utili e non ricercate in favore di una qualunque stabilità.

Si vedranno in atto le strategie del governo Letta e si coglieranno le iniziative politiche del giovane Renzi in seno al suo Partito: Capiremo meglio se il personaggio di questo nuovo anno sarà più predisposto a dare forza politica all’attività governativa attraverso risolutive proposte di riforme utili o assai più proiettato verso un suo personale successo come premier.

Se la mia sensazione è quella di non credere tanto a questo tipo di cambiamento suggerito da vecchi schemi e da modelli da dover modificare in anticipo, come già avrete intuito dai miei post, lo è ancora più forte.. il non confidare in quel cambiamento del sindaco di Firenze, in quanto ricercato e gestito attraverso sistemi che tendono ad imprigionare dall’alto il dialogo fondamentale che deve partire dalla base degli stessi Partiti.

Nonostante ciò dovremo dare fiducia alla freschezza giovanile di queste figure.. ed il 2014 sarà protagonista di un cambiamento generazionale che non è detto riesca ad indicare una vera ed utile metamorfosi di cui il Paese necessita. Lo stesso dicasi dell’attuale premier Letta che, pur dimostrandosi figurativamente più statista, sembra seguire i percorsi di una politica retta da equilibri sempre appartenuti al passato, districandosi, se pur abilmente, in una forma che non può oggi rappresentare l'immagine di alcun cambiamento.

In questo quadro, la figura del nostro capo dello Stato, malgrado la venerabile età, sembra assumere le connotazioni di un Presidente quanto mai opportuno che…dimostrandosi saggio ed in favore di un equilibrio oggi utile al Paese,  si propone in un’azione spronante in direzione delle indispensabili riforme. Qualunque forza politica volesse oggi denigrarlo e criticarlo per i suoi, quanto mai lontani, abusi od illeciti di potere, non potrà mai sostenere tali accuse, poiché Napolitano è stato il primo Presidente della storia della nostra Nazione.. riconfermato volutamente dalla volontà di una politica ridotta al collasso dagli inciuci e dai compromessi insiti in un'incapace classe dirigente dei Partiti.

Credere nelle riforme?..ognuno di noi può sperare come meglio crede! Ma se dette riforme non prevedono una trasformazione attraverso un’azione guidata dal basso per la urgente disciplina e regolamentazione dei Partiti..sarà arduo e difficile ogni vero cambiamento!

Cambiare è metodo.. non solo affermazione delle idee!  La natura vincente di un cambiamento non risiede solo in un ricambio generazionale. Napolitano pur nella sua anacronistica figura, rappresenta..in qualche modo..e più di altri.. l’importanza fondamentale di un equilibrio e della saggezza.
vincenzo cacopardo 



UNA NOTA PER I MIEI LETTORI

…Ai miei lettori.. che ringrazio e verso i quali spero poter offrire nuovo dialogo e sintonia in questo nuovo anno… esprimo la mia gratitudine ed il desiderio di continuare ad interessarli nella lettura di argomenti aperti ad una nuova ricerca. La ricerca di una nuova cultura della politica non deve mai trovare ostacoli e deve restare libera…deve  essere vista come una continua speranza per chi l’affronta con interesse e passione.. restando fedele ad un principio di equilibrio e disponibile a qualunque confronto.  
Libero studio… nelle libere idee…

vincenzo cacopardo




  

31 dic 2013

Figure predominanti nella difficile ricerca di una democrazia


LEADERS E RUOLO DEI PARTITI



Credo che ancora molti cittadini non afferrino l’importanza di un sistema più utile ed efficace per una indispensabile convivenza: c’è chi pensa che quello in cui viviamo è sicuramente il miglior sistema di democrazia e c’è chi, invece, non vede speranze di nuovi percorsi, altri...più furbi, non riuscendo a percepire l’importanza del significato, vivono pensando che questo modello possa offrire una più comoda possibilità di accaparrare  diritti non rendendo alcun dovere. 

Una cosa è certa!...Se non salvaguardiamo il giusto modello di democrazia, l’alternativa non potrà che essere un regime più duro!…Ma un vero modello di democrazia non potrà mai essere slegato da un principio di equilibrio tra diritti e doveri, come non potrà mai sopravvivere a qualunque forma di mitizzazione e di assolutismo.“La democrazia deve.. perciò..essere percepita come un cammino verso la ricerca oggettiva del bene comune e rappresentare una sicurezza per tutti attraverso l’impegno di tutti”.

Oggi dovrebbero essere gli stessi Partiti a ricercare per infondere i principi più giusti ed efficaci. I loro componenti dovrebbero lavorare come un unico motore restando quanto più equiparati tra loro. La sfida interna di ogni Partito dovrebbe basarsi sulla qualità e sull’apporto delle idee fra tutti i membri, ma nella realtà attuale vi è sempre un leader di partito che condiziona o viene condizionato da legami che vanno dall’interesse per l’immagine, alla esaltazione dialettica e comunicativa o, addirittura, da legami e rapporti costruiti con una certa classe dirigente.
Questa premessa introduce un tema sull’importanza delle stesse figure politiche che oggi dovrebbero sostenere un ruolo efficace per riformare un assetto istituzionale ormai obsoleto. Sebbene sia indispensabile la ricerca di figure capaci.. è anche necessario che queste siano disponibili ad un reciproco rapporto di collaborazione attraverso una attenzione diretta ai meriti di ciascuno. In questa logica la forma leaderistica, se non condotta con comprensiva collaborazione, rischia di divenire limitativa riguardo alle idee dei tanti e frustrante rispetto ai meriti.

In verità, soprattutto in una politica di Partito, dovrebbe definirsi, con maggior equilibrio, una più utile “leadership”...al fine di condurre in direzione di un risultato più conciliante…non rischiando di circoscrivere il pensiero incondizionato su un’unica figura e spronando lo stesso gruppo ad una ricerca più attenta e fattiva. 

Al contrario che nella ricercata logica collaborativa di una leaderschip,  ogni figura solitaria di leader nei Partiti tende a dare vita ad ulteriori leaders informali che, collocandosi in posizioni diverse…contribuiscono alla definizione di correnti.. in un gioco di potere che produce confusione, perdita di direzione e vera mancanza di ricerca delle idee.

Se è facile poter vedere una figura di leader in campo amministrativo, sembra assai più difficile poterlo immaginare in un campo politico di ogni Partito che, per logica, dovrebbe solo ricercare una libera dialettica ed uno scambio culturale esente da ogni vincolo di figura predominante. 
vincenzo cacopardo  

30 dic 2013

Il lungo solco di una democrazia compiuta


                                                       
 
Quella visione assoluta della politica
di vincenzo cacopardo

Quale è la ragione per la quale oggi tante persone non individuano l’importanza di un cambiamento della politica? Quale la ragione dei tanti ancora appesi alla retorica ed assoluta visone di una politica anacronistica delle contrapposizioni ideologiche ancora legate ad una passata cultura formatasi negli anni? 

Capita ancora oggi di incontrare chi pensa di essere comunista nel senso Marxista del termine.. o Fascista, ancora fedele ed addirittura.. aspirante ad un regime legato alla figura di Mussolini.

Al di là di tali figure storiche che hanno fatto il loro tempo, non si può che restare impressionati da un pensiero politico che non può più appartenere a questo secolo. Una concezione che da una parte denota un non voler vedere oltre.. attraverso la capacità di impegnarsi in una visione contemporanea della vita con l’occhio di chi percepisce il continuo bisogno di un cambiamento e l’importanza di una vera democrazia e… dall’altro.. il rifiuto di una modernità che per certi versi, non lascia intravedere spazio al benessere collettivo di una società più sana.

Occorre, perciò, fare una piccola analisi storica di queste due fondamentali concezioni: 

Il termine "comunismo" comparve attorno agli anni Trenta del diciannovesimo secolo inizialmente come sinonimo di "socialismo". Sappiamo che Marx, nel pieno 800, partendo dalla filosofia di Hegel e dal socialismo francese, sviluppò la sua critica rivoluzionaria della società moderna.  Il socialismo caratterizzato dalla messa in discussione del principio di proprietà, portò al rifiuto dell'individualismo liberale, cambiando radicalmente la società. 
Vi fu prima un ribaltamento politico affermato dalla rivoluzione Francese che mise in discussione l’area sociale come conseguimento di un obiettivo di giustizia. Il termine comunista perse il suo significato specifico nella seconda metà dell'Ottocento, e venne ripreso da Lenin per distinguere il socialismo rivoluzionario da quello riformista. Oggi si indicano con questo termine le teorie socialiste del filosofo tedesco Marx, ma anche quelle derivate da un certo superamento del capitalismo…anzi quasi come un disprezzo verso tale sistema.

Per quanto concerne l’altra visione, anch’essa superata, del fascismo, né conosciamo fin troppo la storia ed i tristi risvolti di cui è stata vittima la nostra Nazione. Una ideologia sorta in Italia nel ventesimo secolo per principale iniziativa di Benito Mussolini e poi diffusasi, sebbene in modo diverso, in altri stati europei Un movimento principalmente nazionalista e totalitario, ma anche anticapitalista. Una  ideologia definita  allo stesso tempo rivoluzionaria e reazionaria. La teoria ideologica del fascismo, oltre che da Mussolini, fu elaborata dal filosofo idealista Giovanni Gentile e rappresentata persino in testi teorici fondamentali. Ma nel fascismo.. la figura influente..è stata quella di Friedrich Nietzscke, poiché egli fu il vero filosofo che Mussolini studio a fondo venendone ammaliato dalla sua dottrina del “superuomo”.  Secondo questa ideologia, ogni Nazione sarebbe una comunità nella quale si richiede una forte dirigenza, come identità collettiva giustificando la violenza come componente essenziale del risultato. L’ideologia fascista ha, dunque, sempre posto un rifiuto netto ad ogni forma di individualismo!

Ciò detto.. e messo in evidenza con l’apposita analisi delle due differenti ideologie, non si può che restare sorpresi e stupiti dai tanti ancora bloccati ed appesi per assolutismo a simili concezioni politiche e sociali. Concetti che hanno fatto il loro tempo contribuendo a favorire massacri e riducendo ogni azione in favore delle idee per uno sviluppo sociale.. La domanda da porsi è sicuramente quella di non riuscire a capire come, ancora oggi, possa  reggere questo “modus pensandi” ormai arcaico e non più rispondente ai fenomeni globalizzati di una moderna società che deve solo guardare verso la ricerca di una democrazia più completa.
Ma se a queste analisi sulle ideologie noi aggiungiamo il forte peso della liberalizzazione di un mercato spinto da un eccessivo capitalismo, non facciamo che acutizzare lo stesso modo di pensare di chi, in termini assoluti, ritiene che ogni sistema necessiti di estremismi ed eccessivi radicalismi.
L’opera di costruzione di una democrazia compiuta.. è un solco lungo e duro da arare ma bisogna anche crederci!  



29 dic 2013

Un commento all'ultima nota del Consigliere Cacopardo

Equilibrio o egemonia
di domenico cacopardo

Partiamo da lontano, dalla guerra dei trent’anni (1618-1648) che sconvolse l’Europa, impegnandola in un modo totale per l’affermazione di alcune egemonie, prima fra esse quella degli Asburgo sulla Germania (fallita da Carlo V), quella della Spagna sulla Francia e, a seguire, sui Paesi Bassi. La pace di Westfalia nel 1648 pose fine al conflitto, stabilendo un principio di equilibrio al quale avrebbero dovuto adeguarsi le nazioni del Continente.
La storia di questi tre secoli e mezzo ha dimostrato che, quando l’equilibrio è turbato, l’Europa è precipita in guerre disastrose: Luigi XIV, Napoleone, Bismark e la Prussia (premessa della Prima guerra mondiale), Hitler.
Dopo il 1945, alcuni leaderilluminati, il francese Schuman, il tedesco Adenauer, il belga Spaak e l’italiano De Gasperi videro che la ricostruzione e lo sviluppo pacifico avrebbero potuto consolidarsi con processo unitario verso la federazione europea. Nel 1954 fu tentata la via della Ced, comunità di difesa, caduta per la feroce opposizione dei comunisti italiani, per la fragile volontà della Democrazia cristiana, e per la permanente idea di grandeur francese.
Il passo fondamentale avvenne a Maastricht, con l’istituzione della moneta unica, l’euro, premessa per l’unione politica. La concorrente determinazione delle nazioni trovò un decisivo sostegno nelle necessità della Germania, impegnata nel processo di riunificazione nazionale.
Poi, un infelice quinquennio di Romano Prodi, per gli addetti ai lavori un pessimo presidente, determinò l’autolesionistica apertura dell’Europa a una decina di altre nazioni, determinandone la paralisi decisionale, oltre a incontrollati flussi migratori. 
Questa lunga premessa serve a fare il punto sull’Unione –e sull’Italia- all’alba del 2014. È evidente l’egemonia tedesca e la fine dell’Europa equilibrata, la cui necessità era emersa nel 1648 e che è ancora oggi valida. Come sempre, in questi casi, le responsabilità vanno equamente attribuite. Prima di tutto alla Francia, che da contrappeso e fattore di equilibrio, s’è giustapposta alla Germania, contando sulla propria posizione di ‘primo alleato’. Dopo Mitterand, Chirac e Sarkozy (Hollande inesistente) hanno abbandonato il ruolo storico e si sono adeguati ai voleri della cancelleria tedesca. Quanto a noi, abbiamo cessato di fare politica estera nel 1992. Siamo stati in balia di noi stessi e delle tempeste nazionali, titubanti tra una supina accettazione dei voleri germanici e timidi tentativi di agganciare la Spagna a un carro che non aveva nessuna chance di partire. Emblematicoil velleitariotentativo di Prodi di definire un patto di unità d’azione con il premier iberico Aznar, sdegnosamente respinto dall’interessato. Imbarazzanti, poi, gli eurocrati alla Mario Monti, asserviti alle decisioni di burocrazie ottuse e irresponsabili.
Nessuno dei protagonisti della politica italiana degli ultimi vent’anni s’è mai posto il problema del ruolo e del futuro dell’Italia nel contesto internazionale e, quindi, si è chiesto su quali alleanze contare. Unica eccezione Massimo D’Alema che, da presidente del consiglio, riportò il Paese al centro delle relazioni transatlantiche ed europee e, da ministro degli esteri, ci consegnò la funzione di pivot nella stabilizzazione del Sud-Libano.
Oggi l’Europa è in crisi politica, una crisi profonda, forse irreversibile, determinata dalla conquista egemonica tedesca che identifica gli interessi dell’Unione con quelli specifici della Germania. Una situazione che non può durare in un continente squassato dai movimenti populisti a sfondo fascista che imperversano e crescono ovunque. La strada tracciata –dell’omologazione sociale ed economica alla potenza dominante- comporta prezzi che pochi possono pagare. Di certo non l’Italia costretta dal Fiscal compact ad avere un surplus di 50 miliardi di euro l’anno per vent’anni a partire dal 2015 (l’impegno suicida fu firmato da un sorridente Mario Monti).
Nessuna delle ricette messe in campo funziona e può funzionare: l’austerità uccide la crescita; l’allentamento dei parametri uccide i mercati finanziari; il fiscal compact uccide gli stati.
Il dilemma è avanti a noi: priorità all’Unione o all’euro? La scelta che trova sempre maggiori consensi nella cultura politica europea è: salvare l’Unione. Per farlo, occorre cioè tornare all’equilibrio continentale ed eliminare l’egemonia di uno Stato.
Altrimenti, l’inarrestabile Germania finirà per distruggere l’Europa.L’ha già tentato neglidue ultimi conflitti.
Giorgio Napolitano, che è uomo più concreto di quando si immagini, abbandoni la retorica europeistica e affronti, finalmente, la realtà dei fatti.Senza idee né peso il fiorentino neo leader dei Pd, la partita cade nelle mani di Enrico Letta: oggi dunque, il premier Letta deve assumere su se stesso la questione e non recedere da una via di difesa dell’Italia e dell’Unione europea. Essere un nuovo De Gasperi, non un cedevole Quisling italiano. Costi quel che costi. Qualche veto italiano può correggere la rotta. O fermare la nave prima che il ciclone l’investa. 



Condivisibile come sempre questo pensiero del cugino Domenico Cacopardo. Da quando iniziai a scrivere in questo Blog, mi sono ripetuto centinaia di volte sul tema dell’equilibrio. 
Per la verità la mia prima pagina “About” propone l’immagine di una bilancia (aequus-libra) ossia lo strumento che simboleggia il bilanciamento come principio astratto essenziale….come simbolo sul quale si dovrebbe lavorare e sul quale si pone ogni possibile futuro della società politica mondiale.

Nella vita politica la parola“democrazia” è in stretta connessione con la parola“equilibrio” per la determinazione delle scelte di una vera società civile, nell’azione politica, risulta essenziale per la ricerca delle formule da adattare a qualsiasi riforma. Il principio dell’equilibrio è sicuramente valido in ogni campo, ma rimane particolarmente fondamentale per ciò che  riguarda la creazione di quelle riforme che rappresentano la base fondamentale del percorso di ogni politica...Nella giustizia, pare essere una esigenza, peraltro contraddistinta da una emblematica bilancia in perfetta simmetria,  un baluardo da proteggere ad ogni costo,mentre in politica, sembra assumere un aspetto di minore importanza.
Come si fa dunque a non intuire l’importante costruzione di una vera innovazione del sistema politico senza un preciso uso dell’equilibrio! La mitizzazione delle figure, una certa politica servile, la mancanza delle idee ed un dialogo scomposto basato sulle accentuate contrapposizioni...hanno ridotto il dialogo della politica ad una dialettica che non lascia intravedere alcun senso dell’equilibrio per la definizione delle scelte che, oggi, appaiono condotte solo attraverso le cattive abitudini "del troppo o del nulla”...."dell'assai o del poco".

Fatta questa premessa e guardando alla formazione dell’Europa, ogni critica espressa dal cugino Cacopardo è esatta. Tuttavia sembra ormai chiaro che il nostro Paese avrebbe dovuto entrarvi con una diversa valutazione dell'euro in rapporto alla lira e sicuramente con un impegno verso la nostra economia definito da accordi più studiati e precisi.. al fine di non sottoporci ad una concorrenza che ancora ci penalizza in modo illogico. Chi pensa che l’Italia odierna possa venir fuori da un contesto economico e politico Europeo...non fa che illudersi, poiché ormai siamo del tutto integrati col sistema Europa! Ma la Comunità internazionale dovrebbe servirci per sostenere uno sviluppo più equilibrato e sicuro nel nostro stesso territorio.
La domanda odierna… assai usata da chi sostiene un certo populismo.. è quella di non riuscire a comprendere.. perché mai abbiamo dovuto pagare un conto così salato per sentirci Europei.. non ricevendone in cambio una vera utilità…E’ un interrogativo logico che si può spiegare principalmente per via di quegli errori commessi in entrata…ma che potrà trovare quanto prima una risposta se anche la politica del nostro Paese riuscirà veramente a cambiare. Io credo che il risultato di questa nostra integrazione si vedrà nel lungo tempo e potrà essere un risultato di migliore qualità solo se la nostra politica verrà riformata e se sarà capace di proteggere la cultura e le variopinte bellezze del nostro Paese.

La lotta oggi è durissima e sembra quasi insormontabile lasciando intravvedere.. quasi..un disegno voluto dai potentati e da certe lobbyes…che sembrano favorire un percorso di sofferenza e di ristrettezza dell’economia, al fine di una voluta eliminazione dei ceti più deboli. Un atroce disegno forse costruito ad arte per via della sempre più grande sovrappopolazione che invade il mondo..  Se così fosse…sarebbe un disegno spaventoso che potrebbe vedere persino la Germania in testa.. ad assecondarlo!


Certo questa egemonia del paese più forte a cui fa riferimento il cugino Domenico.. messa in relazione ad una precisa mancanza di equilibrio nell’opera di costruzione di una unità europea, non può che farci riflettere su una condotta che potrebbe figurarsi quasi diabolica oltre che anticostruttiva. 
vincenzo cacopardo