25 gen 2014

breve commento al nuovo articolo del Consigliere Cacopardo...

Marò.. ostaggio degli indiani di domenico Cacopardo

Quanto sta accadendo a Salvatore Girone e a Massimiliano Latorre, i marò italiani in attesa di processo, ci aiuta a capire che non solo in Italia le istituzioni operano tra contraddizioni quotidiane. In India ne soffrono l’azione giudiziaria, di polizia e di governo.
Ricapitoliamo.Il 15 febbraio 2012, al largo (acque internazionali) di Kerala nel mare Arabico, la nave Enrica Lexie dell’Aframax incrocia un natante con 5armati che danno l’impressione di prepararsi a un attacco. La zona è critica per le frequenti apparizioni di pirati. Sulla Lexie ci sono alcuni componenti del Nucleo militare di protezione (NMP) della Marina Militare. La sensazione dell’imminenza di un’aggressione spinge i marò italiani a esplodere tre serie di colpi di avvertimento.
Muoiono due indiani, Ajesh Pin e Valentine, imbarcati su un peschereccio che non è detto sia la medesima minacciosa imbarcazione avvistata dalla Lexie.
La Guardia costiera indiana ordina di raggiungere il porto di Kochi. Consultato l’armatore, il comandante, pur essendo in acque internazionali e avendo, quindi, il diritto di proseguire la navigazione, aderisce all’ordine, vira e attracca in porto. Un grave errore del quale dovrebbe essere chiamato a rispondere, insieme all’Aframax in sede civile e al Registro Navale.
A Kochi, dopo una breve inchiesta, i marò italiani, che si dichiarano innocenti,sono arrestati e inizia, sulla loro pelle,un storia lunga due anni.
C’è un fatto, non contestabile né contestato, alla base della vicenda: l’incidente è accaduto in acque internazionali e la giurisdizione è italiana.
Dal punto di vista indiano, invece, la vicenda è sì avvenuta in acque internazionali, ma nella cosiddetta ‘fascia contigua’ in cui vigerebbe, senza riconoscimento Onu, una giurisdizione locale, obbligata a chiarire i termini della vicenda e, quindi, a sottoporre i responsabili a processo.
Vanno qui ricordate le polemiche (soprattutto da parte militare) che accompagnarono la decisione del ministro della difesa La Russa di dotare di presenze militari–senza garanzie specifiche sul comportamento dei civili in comando- le nostre navi mercantili in viaggio in mari pericolosi. La caccia, tuttavia, ad assegni integrativi dei magri stipendi convinse lo Stato maggiore della Marina a non insistere nelle perplessità e ad accettare i nuovi compiti assegnati.
La seconda questione riguarda l’‘impegno indiano di‘non permettere’ una condanna a morte dei marò.
Un ‘impegno’ preso per buono con faciloneria dal governo Monti, visto che in ogni ordinamento fondato sulla separazione dei poteri un commitment del genere è scritto sull’acqua. Questa considerazione avrebbe dovuto spingere il governo italiano e, segnatamente, i ministri tecnici Terzi e Di Paola a non rispettare l’obbligo di ritorno in India in occasione del breve viaggio dei marò in Italia per il Natale 2012. Dichiarando che i marò sarebbero tornati in India solo dopo che una sede internazionale avesse stabilito la giurisdizione indiana, avrebbero dovuto iniziare una vertenza in sede Onu, con eccellenti carte da giocare.
Ma le esigenze dell’industria della difesa, troppo legata alle autorità militari, indussero il governo a sacrificare la libertà dei nostri fucilieri di Marina.
Di recente, l’autorità giudiziaria indiana ha confermato di non ritenersi vincolata da nessun impegno a non infliggere la pena di morte. La polizia sta definendo un atto di accusa paradossale: pirateria. La situazione è a questo punto.
Realisticamente, le prospettive non sono incoraggianti, anche se, alla fine, potremo avere una pena detentiva scontabile in Italia.
È evidente che non ci sono gli strumenti politici o militari per esercitare una reale pressione sugli indiani. Possiamo solo e subito rivolgerci all’ONU (il Segretario generale ha già risolto problemi del genere), a un tribunale internazionale e all’Unione europea.Ci vorrebbe un autorevole ministro degli esteri.
Già. Ma c’è qualcuno a capo della Farnesina?


Vero e sconcertante ciò che sottolinea il cugino Cacopardo! Se resta veramente incomprensibile l’assurdo comportamento del nostro Governo rispetto alle due figure sacrificate, rimane ancor più sconvolgente il prevalente coinvolgimento dell’industria della Difesa che, con l’insensata scelta di far prevalere altri interessi, ha messo a rischio la vita dei due fedeli Marò. Il Governo, non impedendo quel ritorno in India, ha finito con l'aumentare un pericolo che oggi sembrerebbe palesarsi peggiore. Una ennesima anomalia di un sistema politico ormai alla deriva che espone ad imprudenti rischi il nostro Paese!
Possiamo solo sperare sul Governo attuale..che pur non apparendo sufficientemente robusto, né autorevole.. sembra aver visto la ministra Bonino dialogare per un impegno con i ministri delle Finanze e del Commercio indiani. L’India pare aver assicurato la promessa a far sì che il loro governo decida sui marò entro il 3 febbraio. Naturalmente non si può che vivere con angoscia il tempo che resta.. e non si può che restare vicini ai nostri valorosi militari.
vincenzo cacopardo






Interessante nota di Domenico Cacopardo sul giorno della memoria..

PUBBLICHIAMO QUESTO RICHIAMO AD UN TRAGICO PASSATO...ESPOSTO IN MODO ELOQUENTE DA DOMENICO CACOPARDO..AFFINCHE’, COLORO CHE L’HANNO VISSUTO, POSSANO MEGLIO SPIEGARLO AI NOSTRI GIOVANI.

Voi che vivete sicuri/Nelle vostre tiepide case,/Voi che trovate tornando a sera/Il cibo caldo e visi amici:/Considerate se questo è un uomo/Che lavora nel fango/Che non conosce pace/Che lotta per un pezzo di pane/Che muore per un sì o per un no./Considerate se questa è una donna,/Senza capelli e senza nome/Senza più forza di ricordare/Vuoti gli occhi e freddo il grembo/Come una rana d'inverno./Meditate che questo è stato:/Vi comando queste parole./ Scolpitele nel vostro cuore/Stando in casa andando per via,/Coricandovi alzandovi;/Ripetetele ai vostri figli.
Con questi versi, Primo Levi (19191987),partigiano, chimico e scrittore arricchisce il proprio romanzo “Se questo è un uomo”, dedicato alle atrocità vissute durante il fascismo. Dal 1943 prigioniero dei nazifascisti e, nel febbraio del 1944, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreoScampato al lager e tornato in Italia, ha documentato le non immaginabili sofferenze sue e dei suoi compagni di prigionia a futura memoria.

Le generazioni che si sono succedute dal 1945, non hanno avuto conoscenza di ciò ch’erano stati il fascismo e il nazismo. Di quanto la dignità umana fosse calpestata ogni minuto di ogni giorno, di quanto dolore fosse dispensato a chi era contrario ai regimi o, semplicemente, ebreo, zingaro od omosessuale. A un livello poco meno infimo erano collocati gli slavi, usati come schiavi nelle officine e nelle fattorie della grande Germania.

L’Italia seguì l’esempio del regime tedesco e adottò, nel 1938, leggi razziali scritte sul criminale esempio d’Oltralpe e aggravate durante il periodo della Repubblica sociale.
La loro applicazione venne, in qualche caso, mitigata dalla popolazione, incapace delle crudeltà ch’esse comportavano.
Questo atteggiamento, però, non fu così generale e unanime come ci si sarebbe aspettato. Molti, per interesse, approfittarono della situazione, impadronendosi di aziende di proprietà ebraica. La casa editrice Treves, una delle più importanti della nazione, venne rilevata da Aldo Garzanti che ne assorbì il catalogo  e le diede il proprio nome.
Le confische di beni ebraici si susseguirono a ritmo serrato. Nulla venne risparmiato. E, nel ’43, iniziarono i rastrellamenti.

La più ampia comunità ebraica è quella di Roma: qui il destino si compie il 16 ottobre 1943. Raccontiamo brevemente la storia: qualche giorno prima, il 26 settembre, due esponenti dell'ebraismo sono convocati dal comandante della polizia tedesca, il maggiore delle SS Herbert Kappler, che chiede la consegna entro 36 ore di cinquanta chili d'oro, in cambio della vita di 200 ebrei romani.
L'oro viene trovato, i tedeschi sembrano placati, gli ebrei si tranquillizzano. Tra il 29 settembre e il 13 ottobre i tedeschi penetrano negli uffici della comunità e asportano documenti e libri antichi.
Poi, all'alba del 16 ottobre, circondano il Ghetto di Roma e irrompono nelle case strappando uomini, donne, anziani e bambini dalle loro abitazioni, caricandoli sui camion e portandoli a palazzo Braschi e in una caserma di via della Lungara. Dopo qualche giorno gli oltre mille ebrei catturati nella razzia vengono gettati su treni e avviati a Fossoli e da qui ad Auschwitz, dove, quasi tutti, vengonocondotti, appena scesi dai treni piombati, alle camere a gas e uccisi con lo Ziklon C. Alla fine, a Roma gli ebrei deportati saranno 2091, su una comunità molto più ampia, dispersasi nelle campagne, rifugiatasi nelle case di amici ‘gentili’ (cioè non ebrei), nascostasi in istituti religiosi, compreso il Vaticano. Qui, era l’Oratorio di San Pietro, in Largo del Sant’Uffizio (ora via Paolo VI), la porta d’ingresso nella salvezza. L’Oratorio era un luogo di raduno di giovani, ma soprattutto di assistenza agli indigenti: colonne di persone in attesa di un pasto si assiepavano sul marciapiedi sul quale si affaccia l’imponente portone della sacra temuta congregazione. Per ordine personale di papa Pio XII, alcuni prelati erano pronti ad accogliere i perseguitati razziali e politici che riuscivano a raggiungere quel luogo, superando la vigilanza delle polizie politiche che imperversavano nella capitale. Venivano in parte sistemati nel Vaticano medesimo o trasferiti, con mezzi dello Stato pontificio, in strutture religiose di Roma e del Lazio.
Circa 9000 furono gli ebrei italiani deportati in Germania. Di essi quasi 8000 non fecero ritorno.
Questa la macabra contabilità italiana d’una tragedia che attraversò l’Europa, dalla Francia alla Russia provocando tra i 5 e i 6 milioni di vittime. A esse vanno aggiunti i caduti in operazioni belliche (almeno 25 milioni), i prigionieri di guerra deceduti nei campi di concentramento, le vittime civili delle truppe tedesche e italiane nei Balcani, in Grecia e in Russia.

Perché la tragedia non venga dimenticata e perché sia comunicata alle generazioni post-belliche, è stata istituita la Giornata della memoria, che si celebra il 27 gennaio di ogni anno, nell’anniversario della liberazione del campo di Auschwitz-Oświęcim da parte delle truppe sovietiche.
In tutto il mondo, questa memoria è tenuta viva, non tanto per se stessa, quanto perché, attraverso la conoscenza, si riscaldino le coscienze e si impedisca, così, il ripetersi del razzismo e delle sue feroci, inumane conseguenze.



24 gen 2014

La voce dei piccoli Movimenti nell'odierno scenario politico



INSENSATO SMINUIRNE IL VALORE..

Con la nuova legge elettorale voluta e determinata dalle forze politiche, oggi asservite ad una logica che non intende modificarsi, difficilmente i piccoli Partiti e la grande partecipazione dei tanti piccoli Movimenti, potranno vedere una loro presenza diretta nella politica del futuro.
Quale potrebbe essere il nuovo percorso per i tanti Movimenti oggi esistenti nel Paese, nati opportunamente per dare vita ad un cambiamento sociale voluto da tanti cittadini delusi dalla politica sottomessa all’esigenza di una economia ormai globalizzata?  
Costoro..al momento... non possono che accodarsi ad una partecipazione dialettica nel percorso di rottura del vecchio sistema politico voluto dal più grande movimento 5Stelle. Se Grillo e tutto il suo popolo oggi appare nella veste donchisciottesca di chi spara a zero su tutto il fronte della politica azzardando proposte un po’ avventate e demagogiche, è anche vero che.. senza il suo intervento.. nulla sarebbe mai cambiato. Il suo merito rispetto ad una rottura col passato resta sicuro..molto meno il suo programma per la ricostruzione…ma la sua opera di demolizione sembra fare ancora presa su molta parte della popolazione. Grillo gioca sul sentimento..sull’orgoglio..sul rigore morale..sui valori del cittadino…e questo non può che continuare a giovargli!... Sebbene io creda che lo zoccolo duro del suo consenso sia quasi definito.

Ma non fanno di meno tanti altri piccoli Movimenti che lavorano con costanza per dare un loro contributo...persino su un piano più concreto!..Un lavoro ideativo di ricostruzione del sistema.. seguito e potenziato dalla passione e la volontà…nella ricerca di proposte più utili al suo funzionamento, sia istituzionale che riguardante il lavoro e l’economia. Un valore aggiunto che vede, oggi, la partecipazione dei tanti giovani che vi credono.. sani portatori di idee innovative. 
Per non venire annullati da coloro che pensano che i piccoli Movimenti portino solo scompiglio e fastidio ad un sistema che si vuole a tutti i costi assoluto nella sua governabilità..sarebbe più che mai utile un’operazione di strategica resistenza, attraverso il continuo supporto di utili proposte. 
Seppur arrestati da una legge elettorale tendente a frantumarne la presenza, il lavoro politico svolto da questi piccoli contenitori di consensi, rimane oggi essenziale per poter dare corso ad una utile innovazione! La forza dei piccoli Movimenti…non potrà che infondere linfa utile a quella base della politica che.. per logica.. deve restare libera nel suo pensiero. ..Altra cosa rimane una governabilità!
vincenzo cacopardo

23 gen 2014

MATTEO..PIU’ RESTAURATORE..CHE ROTTAMATORE


di vincenzo cacopardo
Quando con il Congresso di Vienna nel 1814, il processo  di ristabilimento del potere dei sovrani assoluti in Europa, voluto dalle grandi potenze di Austria e Russia e i Regni di Prussia e Gran Bretagna, prese corpo e fu definito "Ancien Règime”, cominciò un periodo definito di  “Restaurazione”. Nel senso più comune il termine “Restaurazione” era inteso come movimento reazionario che avrebbe voluto avversare le idee di innovazione portate dalla rivoluzione francese. Una manifestazione prettamente politica che andava estendendosi in termini culturali e persino filosofici con la forza dell’idealismo. Nel Congresso si erano messe a confronto, (come del resto anche oggi), due posizioni politiche contrapposte: il voler conservare... ed il voler progredire attraverso un compromesso col passato storico. Nell'età della Restaurazione si avanzava con una nuova concezione storica che smentiva quella degli illuministi basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la ragione.
Se nel periodo della Restaurazione si cercava di cancellare tutto ciò che era accaduto dalla Rivoluzione a Napoleone…oggi, dopo il fallimento di un percorso della politica basato su un sistema bipolare ed il deleterio risultato reso dal compromesso politico tra le due forze precedentemente opposte, si guarda, allo stesso modo, in direzione di un “cambiamento” come reazione ad un passato, ma tenendo in poca considerazione le esperienze già maturate .
La nostra ricerca di cambiamento in riferimento al periodo della Restaurazione può farci intuire il ripetersi, (sebbene in modo non uguale) di alcuni percorsi storici. Oggi si pretende questa svolta come reazione ad una politica che nell’ultimo ventennio non ha saputo costruire riforme e dialogo col cittadino, il quale, con le ultime manifestazioni di piazza, sotto la guida di Beppe Grillo, pare aver intrapreso, in modo più soft, la sua piccola rivoluzione francese.
Il neo imperatore della politica..Matteo Renzi.. appare oggi più un “restauratore” che un vero “rottamatore” proseguendo in un’opera di ristrutturazione del sistema connessa a quella che nel passato pretendeva di passare come opera in favore di una visione progressista. La sua attività politica appare sempre più decisa..anzi “decisionista” e suona un pò come reazionaria rispetto ad una sua prima volontà di voler procedere verso un cambiamento di certe figure, non guardando con la dovuta attenzione alla riqualificazione di un utile impianto politico istituzionale.



22 gen 2014

Un commento sulla critica di Giovanni Sartori all’Italicum



«Un pasticcio su un pasticcio su un pasticcio». Giovanni Sartori, il decano e più autorevole dei politologi italiani, boccia senza appello la riforma elettorale avanzata da Matteo Renzi sulla base della «piena sintonia» con Silvio Berlusconi.

Lei non è mai stato tenero con la riforma renziana. Ora la bocciatura è totale. Anche con il doppio turno eventuale?
«Sicuro. Intanto partiamo dal nome: Italicum è ridicolo. Le definizioni Mattarellum e Porcellum le ho inventate io ma perché erano i nomi degli autori di quei meccanismi elettorali. Italicum invece ricorda un treno, o giù di lì. Anche perché allora la Germania dovrebbe chiamare il suo sistema elettorale Alemanicum, l’Inghilterra Anglicum, gli Stati Uniti... boh è più difficile. Ma insomma ci siamo capiti».

Veniamo al merito. Le piace il doppio turno eventuale?
«Posso dirle? Questo Italicum annovera una serie di toppe messe l’una sull’altra, tutte sbagliate. Da tempo sostengo che è falso che il maggioritario determini il bipartitismo nel nostro Paese».

Va bene. Le chiedevo del doppio turno: la convince la soglia del 35 per cento per accedere al ballottaggio che assegna il premio di maggioranza?
«Ma no, la verità è che il maggioritario rinforza un doppio turno che c’è ma non produce un doppio turno che non c’è. E infatti il Mattarellum ha prodotto una quarantina di partiti, alcuni composti da un persona sola. Quanto al premio di maggioranza che scandalizza tanti, ricordo che quando la Dc provò ad inserirlo nel 1953 su impulso del presidente del Senato, Meuccio Ruini, le sinistre gridarono alla legge truffa. Ma in quel caso il premio scattava per un partito che aveva già avuto il 50 più uno dei voti! Dunque nessuna truffa: ingrandiva la maggioranza che però aveva già dimostrato nei numeri di essere tale. Ora invece si stanno inventando sistemi che trasformano la minoranza in una maggioranza: si ripete, seppur in maniera più blanda lo concedo, la truffa di prima. Un meccanismo demenziale, come diceva il mio amico Giovanni Spadolini».

Peraltro la Corte Costituzionale aveva già bocciato il premio del Porcellum perché assegnato a chi aveva preso percentuali troppo basse.
«Ma per carità, lasciamo stare la Corte che non c’entra nulla. A parte che sono arrivati con quattro anni di ritardo, il che è ridicolo. Ma poi la legge elettorale è una legge ordinaria, non materia costituzionale: che c’entra la Consulta, perché è intervenuta?».

Andiamo avanti. Cos’altro non le piace dell’Italicum?
«Be, ci sono un bel po’ di stravaganze. Io ho sempre sottolineato che il doppio turno funziona se i partiti si presentano da soli e non in coalizione. In modo che ogni forza politica deve presentare il suo candidato migliore per accedere al secondo turno: davvero così si offre all’elettore la possibilità al secondo turno la possibilità di scegliere, e di dare un preferenza non manipolabile; e nella mia ipotesi al secondo turno ne passavano quattro. Invece nell’Italicum i partiti che vanno da soli vengono penalizzati con soglie di sbarramento fino all’8 per cento mentre chi si coalizza viene premiato. Una assurdità che va contro ogni logica».

Ecco appunto: le preferenze. Renzi non le contempla e, d’intesa con Berlusconi, prevede liste bloccate seppur in formato mignon. La convince?
«Ma no, è una truffa anche questa. La verità è che le preferenze non hanno mai funzionato. Favorivano le manipolazioni: al Sud, per esempio, spesso erano gestite dalla mafia. La libertà dell’elettore, così come è stata concepita, è un po’ una truffa. Invece un doppio turno come lo concepisco io consente una scelta vera e non manipolabile da parte dell’elettorato».




Come era scontato.. anche il politologo più anziano ha colto gli aspetti poco convincenti della proposta di Renzi sulla nuova legge elettorale.
In ogni riforma elettorale.. uno dei problemi più importanti sembra essere quello delle preferenze e.. se è vero come afferma Sartori che specie al sud potrebbero essere gestite dalla mafia…è pur vero che, venendo a mancare un finanziamento pubblico ai Partiti, ciò finirebbe col non sostenere coloro che avendo grandi capacità e passione verso la politica, verrebbero messi da parte dagli stessi Partiti poiché non portatori di risorse….Insomma..senza un finanziamento pubblico ( almeno limitato alle reali spese di una campagna elettorale) si darebbe solo spazio a quella politica incentrata sulla forza finanziaria dei pochi.
Ma l’aspetto più importante.. per me.. rimane il fatto di voler rincorrere l’inutile ricerca di una governabilità col presupposto di una legge elettorale che costringe sempre di più il dialogo col cittadino. Per rispondere meglio al pensiero di Renzi: Bisogna capire… se è più giusto ricercare un sistema elettorale che fornisca una governabilità senza il ricatto dei piccoli Partiti, o una legge che favorisca i piccoli Partiti..senza l’insensata costrizione di una governabilità!
Se è vero che in democrazia vince chi ottiene più consensi..è anche vero che per ottenere i consensi..occorre più democrazia…Non è solo una questione di una vittoria…ma di come si ottiene tale vittoria..altrimenti suona come la consueta vittoria di Pirro!
Entrando nel tema prettamente politico…alla stessa maniera potremmo affermare che in politica non si tratta solo di cosa fare ..ma di come poterla fare per metterla in atto. Per quanto attiene questo punto.. ad esempio..se qualcuno oggi, pur nelle sue grandi capacità conoscitive ed armato della più grande volontà, volesse procedere per rendere  sicura e stabile una possibile governabilità, potrebbe esporsi in continuazione, in percorsi non del tutto conformi ad una democrazia..e ciò perché il sistema, ancora malato ed intriso di burocrazia, non glielo permette… Più facile sarebbe se, al posto si una democrazia, vi fosse un regime forte ed assoluto…

Ma se vogliamo restare ancorati ad un sistema di libera democrazia, la ricerca di una legge elettorale non potrà mai prescindere da quelli che sono i punti focali sui quali lavorare al fine di renderla più utile e sostenibile e.. proprio questo.. dovrebbe condurci ad una riforma prioritaria che guardi ai Partiti…. una riforma alla quale, nessuno oggi, sembra volersi interessare.
vincenzo cacopardo

21 gen 2014

L’ambiziosa “governabilità” di Matteo Renzi



La nuova proposta dell’ambizioso sindaco di Firenze guarda principalmente a rendere forte il suo progetto di governabilità.
Il neosistema elettorale deciso da Renzi in comunanza con Berlusconi, si definisce attraverso un proporzionale con premi di maggioranza e  soglie di sbarramento in circoscrizioni provinciali e con un possibile doppio turno.
Al nuovo sistema a cui lo stesso Renzi ha dato il nome di ITALICUM non ha aderito il Movimento 5S…Il testo non è ancora definito ,ma secondo molti oramai dovrebbe essere il futuro sistema elettorale che potrebbe portarci a votare alla prossima tornata delle politiche.
Vorrebbe apparire simile.. ma con tutt’altro fine.. a quello spagnolo, poiché sembra doversi prestare alle esigenze dei Partiti. Se è vero che i seggi saranno assegnati su base proporzionale in base ai voti ricevuti favorendo in parte i Partiti più piccoli è anche vero che le soglie di sbarramento ne precluderanno ogni possibile avanzamento. Si parla del 5% per i Partiti in coalizione e l’8% per i Partiti non coalizzati.
Se noi partiamo da una base teorica di circa 30 milioni di votanti (per via della grande astensione).. su oltre 50 milioni di aventi diritto, possiamo dedurre che per poter fare parte di una coalizione occorrono circa un milione e mezzo di voti…mentre per poter superare la soglia dell’8% un Partito che non volesse coalizzarsi avrebbe bisogno di circa duemilioni e mezzo di voti. Sono soglie decisamente alte che non aiutano una democrazia e che tendono a costruire coalizioni prestabilite non sempre utili. 
Ma se addirittura guardiamo la soglia imposta del 12% per quanto riguarda le coalizioni, potremmo accorgerci come questa appaia legata ad interessi voluti dai Partiti più grossi. Se, infine, la mettiamo in relazione con la soglia di coalizione del 5%, non si capisce bene perché due Partiti che potrebbero entrarvi portandola al 10%.. non potranno mai coalizzarsi. 
  
Se per quanto riguarda le liste bloccate si fa un piccolo passo avanti limitandole e le circoscrizioni aumentano dando più apertura e respiro ad un certo consenso allargato, il premio di maggioranza del 18% la dice lunga sulle mire di Renzi che deve trovare a tutti i costi una maggioranza per la sua governabilità. 

Si parte da un presupposto, già strategicamente valutato, del 35% che porterebbe la coalizione vincente al 53% …in alternativa un doppio turno. Accederebbero al secondo turno i due Partiti o le coalizioni più votate al primo turno, e il vincente otterrà un premio di maggioranza tale da arrivare al 53% dei seggi. 
Potremmo avere una governabilità stabilita soltanto da poco più di una decina di milioni di preferenze!.. Bisogna avere il paraocchi per non riuscire a comprendere che tutto ciò è studiato ad arte per ingabbiare il consenso dei cittadini a puro beneficio di una governabilità voluta dai pochi!…..

Questo per quanto riguarda la Camera!…ma per il Senato... dove il sistema ha sempre previsto votazioni a base regionale? Bisogna quindi cancellare di colpo il bicameralismo perfetto prima ancora di una legge elettorale…occorre sopprimere il Senato promuovendo una ulteriore e non facile riforma che Renzi in qualità di uomo delle decisioni dell’anno farà insieme ad un Berlusconi.. condannato per frode ed in attesa delle pene accessorie spettanti. Come reagiranno i Senatori in carica…quando si attuerà tutto ciò?.. e..ci piacerebbe anche  conoscere la fine che faranno i senatori a vita… 

Detto ciò.. non possiamo esimerci da una analisi critica riguardante il perenne inseguimento verso questa illusoria “governabilità”

A differenza di un governo sicuro…la governabilità ha sempre rappresentato la generica possibilità di poter governare! La governabilità è una indicazione verso un’ opportunità di governo…ma non è la forza di un governo o di un esecutivo che si rileva per l’indiscussa e pragmatica azione di riuscire ad operare nei fatti. La differenza…dunque.. si evidenzia proprio dalla condizione e l’opportunità di poter riuscire ad operare. Non a caso…oggi sentiamo parlare solo di governabilità, poiché riesce sempre più difficile poter riscontrare una sicura forza di governo in un sistema di democrazia reso sempre più complesso e complicato dalla mancanza delle adeguate riforme.

Oggi si discute su questa nuova legge elettorale, partendo dal principio che il 50% dei cittadini potrà disertare le urne e si studia con spudoratezza un sistema che, prevedendo ciò, possa rendere ugualmente sicuro il percorso di una governabilità. Invece di porsi il problema secondo il quale la gente non desidera dare un suffragio..poichè isolata da un vero dialogo con la politica, si continua ad operare per la costruzione di una ipotetica governabilità prevedendo assurdi e giganteschi premi di maggioranza.

La logica impone alcune domande: Come si può pretendere di trovare una affermazione nel contesto di un’elezione, quando non si riesce a costruire il modo logico con cui si deve ricercare il consenso? Come può mai essere amministrato un Paese se…lavorando costantemente verso l’occasione di una generica governabilità…non si pone in primo piano la ricerca della determinazione di un governo edificata sulla base di una logica democratica? Il “fine governativo” ed una “governabilità” sono cose ben diverse.. che si distinguono proprio sulla base di una ricerca!..

Per quanto riguarda il politico Matteo Renzi, oggi tanto spocchioso quanto ambizioso, sembra appartenere a quella categoria di toscani boriosi e sicuri di se che pensano di essere la migliore espressione del Paese Italia, la più furba e la più colta. Nella qualità di  amministratore di una città, Renzi, difficilmente  riesce di comprendere le logiche politiche di base che devono accompagnare un percorso di democrazia in favore dei cittadini. E’ sicuramente più amministratore che politico. La cadenza un pò yankee, di stampo Veltroniano, pare costruirgli positivamente le sembianze di quel leader  che oggi molti desiderano. Il suo pragmatismo è come quello di chi, dedito ad  amministrare,.. tende a ottimizzare in senso assoluto. La sua continua serie di slogan ingannevoli richiama l’attenzione dei tanti che oggi vedono in lui una certa immagine del Berlusconismo di sinistra. Dovremo ancora aspettare..poichè i risultati politici di questa sua ambizione verso una governabilità forzata, li vedremo sicuramente fra qualche anno..alla resa dei conti!
vincenzo cacopardo


20 gen 2014

Vecchie logiche e mancato funzionamento della politica

Il precedente post del cugino Cacopardo, inserito nella bacheca del mio Forum, mi spinge ad una nuova analisi  breve, ma approfondita sul mancato funzionamento dell’asseto istituzionale della nostra politica. Quali sono le ragioni di un mancato funzionamento del sistema?..Quali i principali motivi di una sua mancata azione positiva per la costruzione di un vero cambiamento?
Io credo che il problema non sia di natura elettoralistica, né di scelta delle figure!
Uno dei problemi è di ordine rappresentativo e tocca da vicino la base essenziale del nostro ordinamento politico istituzionale, un argomento che riguarda l’assetto della gran parte delle moderne Costituzioni: La divisione dei poteri. 
La tesi di Montescquieu, ancora valida rispetto alle democrazie moderne che operano attraverso “i poteri” dello Stato, nell'odierno bisogno di un percorso di revisione della democrazia, non può più basarsi su una  logica in modo così circoscritto e pragmatico. La prima forma che dovrebbe sparire è proprio l’idea di valutare come “poteri” i compiti della politica (legislativo-esecutivo). L’unico potere potrebbe, in realtà, solo legarsi a quello del cittadino ed alla sua rappresentanza in Parlamento.

Vi è poi un secondo motivo di ordine istituzionale strettamente legato a quello precedente… che riguarda il perenne compromesso che viene a formarsi tra il ruolo delle forze legislative del parlamento con quelle governative. 
Occorre certamente una divisione dei ruoli più netta al fine di tagliare il cordone ombelicale che li lega insieme. Un conflitto che permane costantemente allorquando, gli stessi, eletti in Parlamento, assurgono alla carica di ministri o sottosegretari, assumendo di fatto un ruolo esecutivo che influenza in modo definitivo il lavoro dello stesso gruppo parlamentare di loro riferimento. Anche qui, una certa consociazione trova forza e si alimenta giacché gli interessi sono estremamente forti ed i ruoli politici vengono espressi nella comune casa di un Partito.

Si potrebbe azzardare che tale motivo è di per sè sufficiente ad individuare una ulteriore anomalia anche rispetto ad una Costituzione che, da un lato vorrebbe identificare due poteri con ruoli ben diversi (esecutivo e parlamentare) e dall’altro, non pone sufficienti e chiare limitazioni a questa separazione di compiti, destinando, in modo troppo sintetico, la guida e l’indirizzo della politica dello Stato all’esecutivo.

Infine un terzo e fondamentale argomento di tipo strutturale/organizzativo ed è quello che dovrebbe intuire, con maggior sapienza, chi oggi opera per un sistema che si vorrebbe ad ampio raggio di democrazia: La riforma dei Partiti per una definitiva affermazione dei programmi sulle figure dei leaders. Ogni Partito o movimento sembra succube di un leader o vive col fine di ricercare una figura predominante che possa in qualche modo rappresentare la guida o, persino, il nuovo profeta del momento, quando al contrario, dovrebbe ricercare un programma e seguire questo attraverso un dialogo diretto con i cittadini. Questa è la vera ragione per la quale sono proprio i Partiti a dover essere riformati con un fine preciso di portare avanti le suddette linee di programma senza la deviante figura di leader che può influenzare il percorso di costruzione che necessita essenzialmente di un impegno e di una profonda dialettica con la società civile.
Oggi.. nè Renzi, (malgrado il suo intercalare forbito ricco di espressioni super moderne) ..nè altre forze politiche... riescono a percepire l'importanza di una ricerca verso tali linee di percorso, guardando esclusivamente ad impadronirsi di un potere che altrimenti risulterà sempre effimero ed instabile.
vincenzo cacopardo



L'analisi di Domenico Cacopardo.. con un breve commento

La strada è tutta in salita
di domenico cacopardo
Lasciarsi andare all’entusiasmo per il passo avanti compiuto sabato con l’incontro Renzi-Berlusconi è sbagliato.
Dopo avere tuonato contro D’Alema, origine di tutti i mali del Pd, il neosegretario ne ripercorre la strada, tentando di avviare una stagione di riforme istituzionali in partnership con colui che, dopo la condanna, a Porta a Porta, bollò con un prematuro “Game over”.
Vediamo brevemente qual è l’accordo sulla legge elettorale: un sistema di base proporzionale, corretto da un premio di maggioranza che scatta per chi supera il 35%, conferendogli il 55% dei seggi. Nelle circoscrizioni elettorali, piccole (alla spagnola), saranno presentate liste bloccate di pochi candidati. Gli sbarramenti per l’accesso al Parlamento sono due: il 5% per chi fa parte di una coalizione (‘decesso’ di Sel) e dell’8% per chi si presenta da solo (‘decesso’ del movimento di Monti&c).
Salvo le improbabili sorprese che potrebbero emergere oggi nella direzione del Pd, il sistema immaginato presenta due profili di incostituzionalità. Il primo è la soglia del 35%: è troppo bassa per soddisfare i criteri stabiliti dalla Corte costituzionale. Il secondo è la conferma dell’abolizione del voto di preferenza che espropria l’elettore del diritto di scegliersi il proprio rappresentante.
Il Senato (secondo punto d’accordo) sarà sottoposto a revisione costituzionale, diventando assemblea di rappresentanti delle regioni senza particolari poteri. Non sarebbe meglio abolirlo del tutto, dando dignità costituzionale alla Conferenza Stato-Regioni?
L’ultimo elemento dell’accordo è la riforma del titolo V della Costituzione, quello malamente modificato da Bassanini con pochissimi voti di maggioranza nello spirare della legislatura 1996-2001. Si andrà verso un serio ridimensionamento dei poteri regionali, eliminando ogni potere di interdizione.
È anche continuato l’inutile e controproducente maltrattamento di Enrico Letta, estromesso da ogni discorso sulla trattativa e posposto ad Angelino Alfano, tenuto al corrente in tempo reale.
Si tratti di arroganza e/o di progetto politico, il comportamento di Matteo Renzi è comunque un gratuito schiaffo in faccia al premier. Al momento giusto ne pagherà il prezzo.
Il primo ostacolo sulla sua strada è il Pd. Oggi si verificherà in direzione (un organismo eletto a misura del nuovo segretario) quanto vasto sarà il dissenso, prima di tutto politico, per il recupero alla visibilità istituzionale di un Silvio Berlusconi non più senatore e prossimo alla difficile esperienza dei servizi sociali. Sul merito, la minoranza del suo partito insisterà sul doppio turno (sistema francese) che sembra più lineare e meno incostituzionale del progetto Renzi/Berlusconi.
Per il momento -qualche mese-, non sembra realistica la scissione. Tuttavia, il fronte di fuoco che Renzi intende aprire potrà mettere insieme la massa critica di dissenso necessaria per un divorzio.
L’altra difficoltà è rappresentata da Berlusconi e dal suo furbesco gestire il day by day. Non c’è nessuna garanzia che, al momento opportuno, il cavaliere non si sfili, lasciando il giovane fiorentino con un pugno di mosche in mano.
Infine, ma si tratta del primo dei problemi, ci sono il governo ed Enrico Letta. Non c’è nessuna garanzia che il giorno dopo l’approvazione della nuova legge elettorale, Matteo Renzi & Silvio Berlusconi non stacchino la spina per andare a un confronto elettorale. E ci sono scarse probabilità che il patto di governo in via di gestazione contenga tutte le riforme che Renzi pretende. Né, allo stato, sembra possibile il rimpasto che rilancerebbe il ruolo del presidente del consiglio.
La furbizia di Matteo Renzi (manifestatasi anche nella scelta del negoziatore Roberto D’Alimonte, un costituzionalista molto accreditato al Quirinale) non è sufficiente a definire una prospettiva attendibile. Anche se il passo di sabato è importante, le incognite andranno dissipate una per una: non basterà la parlantina per farlo, ci vorranno idee e intelligenza politica. 


L’analisi di Domenico,  giornalisticamente indirizzata verso le ipotetiche visioni del futuro  del Paese, coglie di fatto le varie problematiche legate fra loro sui possibili futuri scenari politici. Ma nella sostanza pratica … la domanda da porsi è una: Quanto può pagare oggi questa furbizia in politica?
Oggi la politica non necessita di furbizia, ma di veri politici capaci di saperla fare funzionare. Domenico mi solletica proprio sul commentare in proposito al mancato funzionamento.

Io credo che il problema non sia di natura elettoralistica e che non si fondi sul fatto che possa essere meglio un semipresidenzialismo o un bicameralismo..o ancora..un sistema francese..spagnolo o tedesco. Vi sono alcuni argomenti in politica che dovrebbero essere affrontati con priorità… motivi che frenano nel Paese e l’evoluzione stessa di una moderna politica… poiché non permettono di intraprendere un percorso più utile a beneficio di una società che si vuole davvero democratica. 
Per poterli risolvere, non possiamo  appellarci ai furbi e nemmeno agli incompetenti che oggi sembrano infilarsi ovunque. Oggi.. nè Renzi ..nè altre forze politiche riescono a percepire le indispensabili linee di indirizzo di cui il Paese avrebbe bisogno, guardando esclusivamente ad impadronirsi di un potere che in realtà risulterà sempre più effimero ed instabile. Se anche Letta potesse procedere nel suo percorso governativo in questo stato precario, a volte sottomesso a quelli che il cugino Cacopardo definisce come schiaffi da parte del giovane segretario, sarà pur sempre un percorso ostacolato da una naturale instabilità… dovuta all’evidente mancato funzionamento delle logiche di base che si devono alla politica. 
vincenzo cacopardo

19 gen 2014

L'Italia cambia in peggio!...

ISP-ALIANO O ITA-GNOLO...SARA' SEMPRE UN INGANNO.
C’era d’aspettarselo!…Un altro passo avventato di Matteo Renzi!
Non è tanto il fatto che abbia incontrato Berlusconi, che di per sé la dice lunga sulla coerenza del giovane politico toscano, ma per l’intesa avvenuta in favore un sistema elettorale che insiste col premiare un bipolarismo, pur non essendovi più le basi di un duopolio . Era ovvio che i due leaders optassero per favorire la propria immagine ed il loro potere politico attraverso l’uso di sistemi sempre più chiusi alla voce dei piccoli partiti e movimenti che oggi alzano la voce in nome di una integrità morale e di un cambiamento che pretende nuove riforme più innovative ed utili.
Il richiamo al modello spagnolo sembra l’ulteriore farsa per mascherare il vero scopo che è proprio quello di ingabbiare in modo soft una democrazia ed aggirare la sentenza della Consulta. Se poi vogliamo credere che, allargando un premio di maggioranza od uno sbarramento e persino le liste bloccate, ci si possa paragonare ad un modello spagnolo…allora, come qualcuno diceva…anche gli asini volano!.. Piacerebbe anche sapere quale fine potrà fare il Senato…
Iniziare un percorso guardando sempre dall’alto non aiuta nemmeno il più tenace degli arrivisti! Renzi, che di ambizioni ne coltiva tante, mancando di quell’intuito che potrebbe essergli davvero utile, non percepisce l’importanza di un metodo secondo il quale, il primo lavoro di chi.. come lui.. vuole posizionarsi comodamente in una poltrona di comando, dovrebbe mirare a tenerne salde le gambe attraverso una riforma disciplinare dei Partiti che oggi appaiono i peggiori contenitori di idee in favore della politica.

Avremo forse un nuovo modello elettorale? “Ispa-liano” o “Ita-gnolo” farà il pari al Porcellum! E daremo anche una ulteriore opportunità al Cavaliere. In questo drammatico quadro, c’è un Grillo che potrà ridersela e che vedrà salire il proprio consenso!
vincenzo cacopardo

ESTEROFILIA E GLOBALIZZAZIONE…


di vincenzo cacopardo

L’esterofilia e la globalizzazione..quanto possono nuocere alla nostra qualità? Una domanda sulla quale dovremmo immedesimarci con estrema attenzione!.. 

Non v’è dubbio che la globalizzazione abbia influito su un certo appiattimento dell’economia di un paese come il nostro.. che ha dovuto pagarne i conti per via di un meccanico processo di svalutazione del prodotto, finendo col metterci in una ricorrente competizione..persino sleale. In sostanza..se l’Italia, come è sempre risultato evidente..ha posseduto una marcia in più dovuta alla sua innata creatività, l’azione di allargamento del mercato globalizzato, non le ha di certo giovato, poiché ha continuato a spingerla nel gioco perverso di quella produzione tendente a privarla delle sue particolari attitudini.

La natura..il gusto…la sua cucina..il design..la moda e la particola ingegnosità nell’affrontare il progresso, avevano sempre posto il nostro Paese in uno stato di vantaggio rispetto alle altre Nazioni, ma è proprio l’attuale processo di globalizzazione che sembra averlo condannato!.. 
Lo scopo di chi ha a cuore il sostegno di una crescita del nostro mercato dovrebbe essere quello di poter sostenere un percorso di qualità diverso ed unico! L’accostamento a certe scopiazzature, che sembrano persino imposte, seguendo modelli e paradigmi delle altre Nazioni, difficilmente potrà aiutarci per superare una crisi... che non pare essere di solo stampo economico ....ma anche concettuale: Più ci si avvicina ai modelli provenienti dall’esterno, maggiore sarà la perdita dei valori all’interno del nostro Paese..e più difficilmente vi sarà una ricrescita qualitativa.

Il nostro Paese rischia di perdere ogni percezione di quelle caratteristiche che le appartengono di natura, come per quello che riguarda la produzione industriale, anche per la politica ed in tutte le tematiche di tipo sociale, sembra ormai avere la dannosa tendenza a copiare modelli provenienti dall’esterno senza seguire, attraverso le note capacità, quella che è sempre stata per propria natura, la propria creatività....Mai ...come oggi...serve più creatività che certi insensati tecnicismi!
Creare..però.. non significa solo disegnare prototipi innovativi nel campo dell’industria, ma anche riuscire nello studio di un modello sociale e politico che, con la naturale forza delle nostra genialità, potrebbe risultare unico, lungimirante e piu' funzionale che negli altri Paesi. 
Nessuna nostra politica odierna parla, oggi, in termini di qualità e di idee ed anche il nostro sistema economico tende a marciare e vivere cinicamente di riflesso ad un’economia globale forzata da una primaria esigenza di produzione: Un percorso che dovrebbe essere dettato da idee che siano il risultato di una ricerca culturale profonda e poste in proiezione con maggior ottimismo e senza inutili scopiazzature. 

Il nostro Paese potrà riuscire a venir fuori dalla odierna sfida dei mercati economici solo attraverso una strada che possa metterlo in giusta competizione con gli altri paesi. Una competizione che oggi si può vincere solo con un percorso basato sulla creativita' anche per quanto riguarda la politica e le sue istituzioni da riformare. L’esterofilia pare averci condizionato ed inglobato.. sembra tanto cresciuta.. quanto più si è andato incontro ad un processo di globalizzazione. Ha danneggiato il nostro modo di pensare e di riflesso continua a deteriorare una nostra innata qualità! 

Se può essere vero che ogni interscambio culturale risulta utile per la stessa interazione fra i Paesi del mondo, non è detto che si debba soggiacere di continuo ai modelli usati nelle altre nazioni che, anche storicamente, potrebbero aver vissuto in un contesto culturale del tutto differente.




La posta di Paolo Speciale

NON SOLO MARKETING di Paolo Speciale


In un tempo di grandi speranze che segue a quello della sparizione di ogni certezza come non guardare con fiducia – si spera ben riposta – ad un concreto accenno di grande intesa per il varo del progetto di una nuova legge elettorale?
La Suprema Corte, nel dichiarare la non conformità alla magna charta del nostro modo- sino all'ultima consultazione efficace– di esercizio della espressione più nobile della democrazia quale è il voto, si era affrettata, in ossequio aduno dei tanti princìpi di “statica garanzia strutturale” presenti nei nostri codici quale la indefettibilità del Parlamento e della funzione legislativa svolta, a dichiarare la legittimità delle Camere fino alla indizione di nuove elezioni. Ma ha anche contestualmente – e perentoriamente – dichiarato, in assenza di futura normazione in materia, la “naturale” legittimità del sistema cosiddetto proporzionale puro, in quanto vessillo basilare della liceità e validità del suffragio popolare.
E' l'evoluzione dei sistemi e il parallelo sviluppo della filosofia della politica che determina la pari legittimità dell'alternativo criterio “maggioritario”, che così si istituzionalizza anche in Europa quale antidoto – come affermato oggi dallo stesso Renzi – avverso la minaccia ricattatoria delle piccole formazioni partitiche che determina la instabilità degli esecutivi.
Renzi non può però permettersi di non comprendere la priorità di avversare anche la pericolosa deriva del leaderismo ammaliatore che tanti danni ha arrecato nell'ultimo ventennio al nostro sistema, contribuendo non poco alla odierna –non edificante - accezione della politica, complice la crisi economica internazionale e gli scandali connessi ad una irresponsabile – e reiterata nel tempo - gestione delle risorse pubbliche, che ha reso ingravescente una collettiva situazione di disagio sinora opportunamente non degenerata.
Il rispetto delle minoranze, prima ancora che delle opposizioni laddove le prime possano costituire forza di maggioranza e le seconde possano essere costituite anche da grandi partiti, va garantito sine die.
Non siamo convinti affatto del princìpio del governo del più forte “tout court”. Siamo convinti sostenitori del princìpio secondo cui vanta piena legittimità di azione un governo che consti di ogni rappresentanza che, unita ad altre in forza della condivisione di un programma di legislatura, sia soggetta all'unica coazione normativa che riteniamo necessaria per la stabilità, quella di non potere ritirare la propria delegazione dall'esecutivo, concorrendo operosamente all'attuazione dell'indirizzo politico scelto, affidando al costante confronto e dialogo ogni diversa interpretazione delle strategie da attuare nella guida di un Paese che ha tanto bisogno della Politica Vera, non del vero marketing.


Quelle che scrive l’amico Paolo sono considerazioni profonde di chi guarda, come me, alla politica nella sua azione primaria. Purtroppo sono davvero pochi i lettori in grado di immedesimarsi su questi specifici argomenti! La maggior parte si occupa di problematiche specifiche: Sanità, scuola, azioni amministrative locali, diritti, territorio, legalità…etc. Non che questi non siano temi necessari ed importanti, ma difficili da risolvere se prima non si identifica un vero funzionamento da cui dipende tutto. Capire in profondità l’importanza propedeutica di un’azione della politica, senza la quale nulla potrà mai risolversi se non si definisce una giusta azione di governabilità stabilita secondo una migliore partecipazione democratica
v.cacopardo



16 gen 2014

Renzi...e i poteri forti..

NEMO PROPHETA IN PATRIA
Chiunque oggi, capace di offrire alla politica innovazione attraverso una migliore funzionalità del sistema con la forza di progetti più utili alle istituzioni…non potrà mai avere spazio per poterli esporre, né la forza dei mezzi adatti che oggi detiene solo chi ha grandi risorse e potere. 
Se oggi Matteo Renzi viene osannato, è solo perché lo vuole un certo potere non visibile.. che promuove le figure e muove le sue marionette in un palcoscenico in cui sembra essere il vero padrone assoluto. E’ del tutto evidente che il personaggio sia stato volutamente pompato! Per i suoi possibili legami con quei poteri  e i suoi interessi per definire meglio la propria forza in seno ai grandi gruppi imprenditoriali del paese.. il giovane politico, pur nell’apparente  immagine del nuovo, sembra adeguarsi e procedere secondo le regole di un vecchio sistema. Renzi… per la sua innovazione.. preferisce guardare al potere e non alla funzionalità di un sistema!
Inutile farsi illusioni!.. . Il giovane politico  è sempre apparso esaltato dai media.. pur nella sua indubbia capacità dialettica che ha finito col convincere anche i suoi diretti sponsor.
La sua entrata in scena è apparsa spinta da una stampa al servizio di quei poteri forti che conducono la regia stessa della grande commedia italiana nel mondo… Una volontà individuata nel contesto di un fenomeno che pare muoversi in ambito internazionale e che determina ogni assetto nel grande scacchiere politico sociale. La prova di tutto ciò sta proprio in una scontata politica ridotta a pura governabilità, condotta con estrema vigore e succube di un nocivo leaderismo che pone le figure al di sopra dei fondamentali programmi, non guardando mai alla base essenziale del rafforzamento di una democrazia.
D’altronde…ogni potere forte.. non può che temere la crescita di una democrazia, non può che ostacolarla, poiché porrebbe problematiche su quegli equilibri sociali che finirebbero con l'impedire la loro forza dominante.
La stampa e i Media, al loro servizio, vivono in questo teatro e collaborano nel plaudire irresponsabilmente, a volte persino ignorando quanto possa nuocere al nostro Paese.. l’inconsistente ascesa di nuove figure a scapito delle necessarie riforme per un funzionamento del sistema istituzionale. Il vero potere resta nell’ombra… nascosto, assecondando una politica di competizione e di scontro.. contribuendo alla esaltazione di autentici scenari amplificati che possano distrarre l’attenzione della popolazione e favorire la più comoda formazione sub culturale di una politica da gossip.

vincenzo cacopardo