L’occasione era lì, sul tavolo, e nessuno se n’era accorto.
Cogliendola, Renzi è diventato in pochi mesi l’unico leader politico in campo. Certo, ci voleva una dose elevata di cinismo per liquidare due volte Enrico Letta, da premier e da candidato a un incarico europeo, e per aprire un dialogo sin qui solido con l’excavaliere Berlusconi, sfidando tutti i malpancisti del Pd e del radicalismo tradizionale (Sel&c).
Anche la sfida a un principio mai violato dagli excomunisti e dal neonato Pd –mai nemici a sinistra- viene lanciata e vinta: il principale nemico, la Cgil, è boccheggiante e il Sel si è, di fatto, dissolto inducendo il suo leader Vendola a lasciar trapelare un possibile trasferimento in Canada.
La capacità comunicativa del premier ha monopolizzato l’attenzione degli italiani sul suo progetto di riformismo movimentista, nel senso che, al di là dei contenuti, spesso modesti e contraddittori, sembra che la società politica sia impegnata in un sforzo epocale di rinnovamento.
Il cambiamento che c’è stato è proprio Renzi: ha conquistato la ribalta, mentre scomparivano per consunzione tutti gli altri protagonisti degli ultimi vent’anni di storia nazionale.
Anche le dimissioni di Errani contribuiscono al rafforzamento del giovane fiorentino, giacché, con l’uscita di scena del presidente dell’Emilia-Romagna, si spappola il sistema doroteo di potere qui costruito a suo tempo dal Pci e rimasto in vita sino a ieri. Viene meno l’unica forza residuale di Bersani, la sua personale ridotta alpina.
Vedremo ora un qualche altro rampante renziano (Reggi?) occupare l’exCremlino bolognese a ulteriore gloria del capo.
Rimane in campo Grillo.
I continui annunci di riforme approvate (mancano oltre 800 decreti per renderle operative) pongono al comico genovese un dilemma: partecipare o contestare? Posizioni alternative che determinano una letale incertezza di linea. Il grosso del Movimento sembra affascinato dall’idea di contrastare totalmente il nuovo corso, l’ebetino che ne è l’interprete e le alleanze del Pd con Forza Italia, con il Nuovo centro-destra e con tutti gli altri gruppi molecolari.
Non sono, però, da sottovalutare gli altri, gli interpreti del partecipare. Si tratta, in primis, di Di Maio, dal visus entrista che ricorda gli juppini milanesi di craxiana memoria, pronto a una carriera nella terza Repubblica che solo l’eccesso di ambizione può distruggere, e di Casaleggio.
Dalla loro, il senso di responsabilità che vieta di disertare la stagione del rinnovamento, anche anagrafico, della Repubblica e il ricambio quasi totale del personale politico, oggi moralmente più presentabile del passato. Non ci sono, per ora, scheletri negli armadi dei Renzi e dei suoi. Di scheletri si potrà parlare solo tra alcuni, non pochi, anni.
A questo punto, tra entristi e contestatori, non importa chi prevarrà: importa che, in questo magico momento, Matteo Renzi ha ai suoi piedi la parte più razionale e meno irresponsabile dei 5Stelle. Basta dare la sensazione di correre. Non parlare dei guai reali. Non sbagliare una mossa, nascondendo le insormontabili difficoltà europee e le insufficienze del cerchio magico sotto una spessa coltre di belle parole, che suonino bene negli orecchi degli italiani.
La strada è spianata.
Si!..dare la sensazione di correre ...ma con la seria eventualità di finire contro un burrone..e senza altre via d'uscita!...
Il magico momento.. stigmatizzato dal cugino Domenico è tipico del pensiero degli italiani..ed anche il lato razionale è il risultato di una riflessione condizionata quasi per partito preso, da coloro che interpretano la politica in termini fin troppo machiavellici..trascurando valori, funzioni, metodo ed altro.
Ma si! Che importa qualunque cambiamento arrivi ...purchè arrivi!
Seguiamo dunque questo mutamento ormai trasportati dall'ultimo frammento di speranza e senza guardare verso altre alternative...non avendo altre figure capaci di indicarle.
Si dice che Renzi abbia avuto il merito di saper comunicare e l'intuito di aprirsi un varco al momento giusto ....Dunque non essendovi altre alternative ed in considerazione che la strada è ormai spianata..si muove sicuro senza che nessuno possa interrompergli il percorso.... Nè.. vi è una opposizione seria che possa mettere in discussione il merito stesso delle sue assolute riforme.
Di sicuro, oome afferma Domenico, nell'intraprendere questa strada, vi è stata fortuna..ma per quanto riguarda l'intuito ..non ne sarei tanto convinto in considerazione della straripante ambizione che tende ad accecare ogni sobria forma di arguzia.
Il determinismo tende ad offuscare ogni necessaria umiltà...tanto quanto l'ambizione potrebbe non permettere di intuire i seri pericoli.
Siamo qui ..quasi immobili..ad aspettare gli esiti futuri...
vincenzo cacopardo