Pare
tutto semplice da parte di chi guarda con approssimazione a favore
della politica del sindaco d'Italia...sebbene qui (come in altri
casi), non si tratta di essere contro le riforme, ma di criticarne il
metodo ed il merito stesso. In questa ottica rimane retorica la frase del consigliere Cacopardo relativa alle sfide.. “Non c’è
mediazione tra coloro che, con qualche errore, affrontano le sfide
del presente e del futuro e coloro che, per ignavia, conservazione e
paura, quelle sfide intendono disertarle". Una frase che dà forza
al comodo metodo con il quale si tende a tagliare ogni ragionamento
ed ogni naturale critica riguardante la politica del nostro Paese.
Fin
troppo riduttiva e conveniente anche la frase «I filosofi hanno
tentato di interpretare il mondo. Ora si tratta di cambiarlo.» Che
vorrebbe genericamente far intendere l'utilità di poter cambiare..subito e con i fatti.. ciò che la filosofia tende a voler limitare con il
pensiero. Ma non è proprio questo il senso e l'interpretazione che
vi si dovrebbe dare.. poiché i concetti filosofici tendono comunque ad imprimere forza alle analisi che rappresentano di sicuro la base più
sicura per ogni percorso di sano cambiamento.... Ma sarebbe inutile
perdersi in questi concetti senza tener conto dell'argomento trattato
da Domenico in riferimento alla riforma della scuola.
Sappiamo
che “Invalsi” è l’Ente di ricerca dotato di personalità
giuridica che ha raccolto, in un lungo e costante processo di
trasformazione, l’eredità del Centro Europeo dell’Educazione
(CEDE)... istituito nei primi anni settanta del secolo scorso. Sulla
base delle vigenti leggi, che sono frutto di un’evoluzione
normativa sempre più incentrata sugli aspetti valutativi e
qualitativi del sistema scolastico, l’Istituto si muove in tal
modo: -effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze
e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta
formativa con l’obiettivo
generale di verificare in che misura i quindicenni scolarizzati
abbiano acquisito alcune competenze giudicate essenziali per svolgere
un ruolo consapevole e attivo nella società e per continuare ad
apprendere per il resto della loro vita.
Ma
per loro natura i test tendono a sopravvalutare un concetto
nozionistico rispetto ad un ragionamento...(ogni dato più di un
processo...ogni numero rispetto ad una competenza)... Esistono abilità
personali che i test non possono misurare, proprio per la loro natura
rigida e standardizzata. I test non misurano la capacità di
riflessione critica, la capacità di esporre il pensiero, il livello
di partenza e quello di arrivo, la partecipazione. Calcolano solo
l’acquisizione di una serie di informazioni circoscritte e
limitate, stimolano una frammentazione della didattica che potrebbe
risultare ovvia. Insomma..potremmo affermare che mortificano gli sforzi per arrivare alla
conoscenza come conquista di un gruppo e non esaltano le attitudini
personali.. tendendo solo ad una competizione. Un certo concetto
qualitativo e personale si potrebbe perdere poiché non verrebbe più
stimolato. ...Se questa per Domenico è solo filosofia spiccia..per
qualcun'altro potrebbe rappresentare qualità e prerogativa..
Il
vero problema di questo tipo di test è sapere cosa esattamente
misurano: Se controllano il grado di apprendimento di quello che è
stato insegnato e se ciò è connesso al pensiero di ognuno.. o solo costruito sulla
prontezza delle risposte. Se.. cioè.. diventa più importante
imporsi attraverso una bella figura con risposte che in se rimangono
asettiche e prive di una personale analisi...Come si fa, dunque, a non percepire quanto renzismo esiste in questo metodo?..Come si fa a non comprendere come la sua stessa cultura politica segue un identico percorso tendente a concentrare ed a massimizzare senza una partecipazione di pensiero più distinta?
E'..
quindi.. logico porsi delle domande in proposito?
Nessuno vuole
spendersi per partito preso contro Renzi e il suo governo. Non è
sempre per ignavia, conservazione e paura, che si intendono disertare
le sfide, ma perchè a volte queste potrebbero mortificare la qualità
di un certo sviluppo e certe potenzialità nascoste nel Paese.. per
dare maggiore spazio ad un insensato appianamento .
Vincenzo
cacopardo
Abbiamo assistito,
inorriditi, alla politica degli scudi umani utilizzata da
rivoluzionari e terroristi in ogni parte del mondo, a partire dalla
rivoluzione algerina.
Ma ora, rimaniamo
indifferenti rispetto al fenomeno che si sta manifestando in casa
nostra. Anzi, giornali, radio e televisioni danno all’evento grande
risalto senza esercitarsi minimamente in una valutazione critica,
utilizzandolo anche (in prima fila, come sempre La7 di Mentana e
compagnia cantante) come strumento di minaccia e di attacco al
governo della Repubblica.
Parliamo
dell’annuncio, formulato dalle centrali sindacali, di un blocco dei
prossimi scrutini scolastici di giugno: un vero e proprio abuso nei
confronti dei ragazzi, dei nostri figli e dei nostri nipoti, nelle
mani di insegnanti somari e irresponsabili, incapaci di fornire
quell’esempio di dirittura morale che ogni società civile pretende
dai suoi docenti.
Non contenti di
essere partecipi e, in gran parte, responsabili della disoccupazione
giovanile per insuperabili carenze formative (una disoccupazione ben
più alta di quelle, per esempio, tedesca e polacca, stati che
portano all’età lavorativa gente reduce da studi severissimi e con
formazione tecnica utile per l’inserimento nel sistema produttivo),
gli insegnanti usano la loro posizione di potere nei confronti degli
studenti per renderli complici di un disegno concepito contro di
loro, contro le loro attese, contro il futuro della Nazione. A favore
solo di ignavi e pelandroni, capaci, mercé l’atteggiamento dei
loro docenti, di essere per questa via uguali agli studiosi e ai
solerti.
Una vera e propria
follia, consumata con l’aiuto di un mondo sindacale rimasto all’età
della pietra e sostenuta, appunto, dai media, esclusivamente in odio
alle iniziative di Renzi e del suo governo.
La cosa più
inaccettabile è la posizione di alcune minoranze del Pd, che
gongolano delle difficoltà del disegno di legge sulla scuola,
dimenticando la lezione di una personalità importante nell’Italia
del dopoguerra: Palmiro Togliatti. Nel 1951, in un memorabile
articolo di fondo su L’Unità, scrisse che il compito dei giovani
era di studiare e di studiare seriamente per prepararsi ad affrontare
la vita e, secondo la sua dottrina, le sfide rivoluzionarie che
avrebbe comportato.
Insomma, la
sinistra pura e dura è per la scuola seria e selettiva, in modo che
dia alle nazioni persone mature capaci di dare un contributo allo
sviluppo della società e al suo mutamento.
Va poi ricordato
che oggi la selezione è effettuata dalle aziende e dallo Stato
(concorsi) mediamente a 28 anni invece che, come giusto, molto prima,
nei banchi delle scuole medie superiori prima o al momento di
ingresso nelle università.
Un’altra pretesa
avanzata dagli insegnanti ha natura immorale: quella di non essere
giudicati né da un preside, né da una commissione, né da un
soggetto terzo, come accade con le prove Invalsi (modulo Ocse).
Rifiutando ogni
valutazione, gli asini si affiancano ai purosangue da corsa, in una
sorta di generale «simme tutt partualli» (siamo tutti aranci)
secondo il detto settecentesco napoletano che indicava come la feccia
intendesse farsi uguale ai migliori esponenti della società.
La battaglia
mediatica in corso, tuttavia, è condotta con strumenti e armi
altamente squilibrate a disfavore del governo, di chi vuole la
riforma e delle famiglie consapevoli che dalla riforma i loro figli
hanno tutto da guadagnare.
Per un riflesso
condizionato, tipico dell’informazione italiana non legata
all’etica dell’approfondimento, della terzietà di chi vuole
capire, ma succube di un macabro condizionamento ideologico (quel
condizionamento che fa celebrare nelle televisioni come un eroe un
satrapo sanguinario e violento come Fidel Castro), uno schieramento
massiccio, che copre tutto l’arco dei media, compresi quelli che
per malinteso «perbenismo» mettono sui due piatti della bilancia le
opinioni degli uni e degli altri mistificando i termini del
problema, si sta spendendo contro Renzi e il suo governo. Oggi per la
scuola. Ieri per l’Italicum o il «job act».
E se una critica
c’è da fare al «premier» è quella di avere sopravvalutato le
proprie capacità comunicative e sottovalutato l’alleanza dei
conservatori che da destra a sinistra, comprendendo gli inconsapevoli
seguaci di Grillo&Casaleggio, lo combattono. Anche la sua
esibizione davanti alla lavagna è stata un errore: facilmente, è
stata trasformata in satira, in stupido dileggio, anche da alcuni
studenti malamente influenzati e non edotti dei contenuti della
riforma.
Il coro che s’è
levato nel Pd per trattare, se accolto, porterà il governo alla
sconfitta, la prima di una serie fragorosa.
Non ceda, Renzi,
ora che ha ragione. Studi l’irremovibilità di Bettino Craxi di
fronte alle pressioni di democristiani e socialisti (da Amato a Gino
Giugni) perché rinunciasse al taglio della scala mobile (S.
Valentino 1984).
Sia irremovibile:
non fermi il processo riformista. E non accetti che rimangano
comodamente accucciati nello schieramento di chi vuole le riforme
coloro che delle riforme sono nemici. «Per la contraddizione che nol
consente».
Non c’è
mediazione tra coloro che, con qualche errore, affrontano le sfide
del presente e del futuro e coloro che, per ignavia, conservazione e
paura, quelle sfide intendono disertarle.
Come scrisse Carlo
Marx nel 1845 nell’undicesima tesi su Feuerbach: «I filosofi hanno
tentato di interpretare il mondo. Ora si tratta di cambiarlo.»
Domenico Cacopardo