di vincenzo cacopardo
Dopo i fatti della Grecia e le continue critiche all'Europa da parte di molte forze politiche, diviene opportuno poter riflettere su alcuni punti:
Dopo i fatti della Grecia e le continue critiche all'Europa da parte di molte forze politiche, diviene opportuno poter riflettere su alcuni punti:
Quando si guarda a questa comunità europea non si può non
riscontrare l'assurdo processo con il quale si è proceduto.. e non
si può nemmeno far finta di non osservare l'aspetto sociale
attraverso il quale ci si sarebbe dovuti muovere con maggior
cautela al fine di poter dar vita ad una interazione più solida ed
utile.
Ricordiamoci
che.. Georg Simmel, già nella seconda metà dell'ottocento, fu il
primo che oltre ad interessarsi dal punto di vista sociologico dei
fenomeni legati ai grandi agglomerati metropolitani, si soffermò
sullo studio delle forme dell'interazione, analizzando con impegno
gli effetti sociali del progresso e della modernizzazione. Riguardo
ai condizionamenti culturali, fu il primo a sostenere la necessità
del superamento della psicologia individuale in quanto l’uomo
andrebbe compreso come essere sociale: gli individui con la loro
attività comune creano la realtà oggettiva delle forme culturali,
ma sono pure il prodotto di queste forme, nel senso che creano
automaticamente uno spirito “oggettivo”...A guardare l'andamento
odierno..viene da domandarsi a che sono serviti gli studi di tale
illustre sociologo.
Insomma..per
Simmel, la realtà sociale, non veniva intesa come realtà autonoma
rispetto agli individui, né come somma di individui. Egli affermava
che l’attenzione è sempre attratta, non tanto dalla società come
situazione comune, quanto piuttosto da ciò che differenzia gli
individui l’uno dall’altro. La solidarietà, la sottomissione, la
superiorità, la concorrenza, sono tutte forme di sociazione che noi
possiamo e dobbiamo riscontrare prescindendo dal loro realizzarsi in
unità sociali concrete e specifiche. L'ambiente perfetto per questa
società fu, per lui, la grande città, ma il suo argomento potrebbe
essere anche indirizzato a quelle forme più vaste che vedono
nell'itegrazione sociale ogni sforzo per unire diversi popoli: L'uomo
diventa un piccolo ingranaggio rispetto all'enormità di tutto il
sistema, ed è costretto ad aumentare la sua attività per adattarsi
ai veloci cambiamenti tra sensazioni esterne ed interne.
Ricollegandosi
a Simmel, Max Weber riprendeva la discussione del metodo sociologico
sulle scienze che si occupano di fatti concreti che possono avere una
loro legittimità. Weber non credeva ai valori universali ed in tal
senso, per lui, la sociologia deve circoscrivere il suo compito al
rapporto tra valore ed azione che ne discende o azione che al valore
si riferisce.
Le
analisi metodologiche di Weber sfociarono nella costruzione della più
nota tra le teorie sociologiche, la costruzione del “tipo ideale”.
Noi, ad esempio, definiamo una classe, il potere, la burocrazia, ma
in realtà non esistono classi, potere, burocrazia: esistono singoli
esseri umani, singoli e specifici poteri, singoli burocrati. Con la
teoria dell'azione sociale e della relazione, Max Weber introduce,
con Simmel, uno spostamento della sociologia: Il soggetto diventa
fondamentale e lo diventa in relazione all'altro uomo. La società
non è un blocco in cui il singolo ha scarsa importanza: esiste
essenzialmente nei rapporti tra i singoli.
In
ciò si inquadra anche il particolare spirito che ogni attività
politica deve avere verso il funzionamento di ogni società
civile...ed a questo si sarebbe anche e soprattutto guardare per
meglio edificare un più sano ed equilibrato progetto europeo.
La
cultura dei rapporti sociali deve, quindi, essere tenuta in alta
considerazione da chi opera in politica, poiché sia le azioni che i
comportamenti nei rapporti restano i valori fondamentali su
cui poggia il sostegno della collettività e la sua crescita. La
cultura deve orientare i comportamenti e le azioni nei rapporti
sociali. Politica e sociale, in tal senso, non possono che vedersi
unite nel rapporto per un sano sviluppo del Paese...ed, a maggior
ragione, quando il fine vuole essere una unione di Paesi.
E’,
quindi, fondamentale l’odierno compito della politica che,
attraverso una programmata regolamentazione, riesca ad offrire
modelli più funzionali per la sicurezza, proiettandoci, non soltanto
verso l’Europa, ma in una casa comune dove possano sposarsi e
convivere diverse culture. Persino riguardo all’economia avanzata
ed alla inarrestabile recessione di questi ultimi tempi non si è
voluto affrontare il problema in termini di prevenzione per porre in
tempo le opportune regole e promuovere azioni di contenimento. Il
processo di unificazione dell’Europa, ha finito col fare uso solo
di principi regolati da una economia globale succuba di una finanza. Questi principi, basati
su valori imposti da un mercato sempre più competitivo, sembrano gli
unici a guidare una unificazione che si evidenzia abbastanza precaria
per le logiche differenze etnico culturali delle diverse comunità.
Un
processo di unificazione forse non prematuro rispetto ai tempi, ma
sicuramente anticipato nelle procedure che ha sottovalutato la
sicurezza di alcune popolazioni.