8 nov 2015

Per il Ponte sullo Stretto..il perenne ripiego delle sfide prioritarie

Una sceneggiata lunga diverse decine d'anni proposta ripetutamente da chi non percepisce l'importanza delle vere innovazioni per il Sud
di vincenzo cacopardo
Le ultime notizie ci informano che Matteo Renzi assicura la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, sottolinendo però che prima bisogna pensare alle emergenze.....Come se per progetto Mose o l'Expo si sia mai prima pensato a risovere i tanti problemi del dissesto idrogeologico delle aree delle regioni del Nord!!
Il Presidente del Consiglio si riferisce agli annosi problemi incombenti come quello dell' approvvigionamento idrico che ha avuto la città siciliana nei giorni scorsi e gli altri interventi previsti anche per altre opere pubbliche. A tal proposito il premier ha indicato l'investimento di 2 miliardi nei prossimi cinque anni in Sicilia per le strade e le ferrovie...riservandosi poi..un impegno per la costruzione del ponte per portare l'alta velocità...Un premier che per il Sud persevera in un continuo riservarsi impegni! Renzi non sembra aver voglia di voler fare impegnare queste risorse tramite la solita politica regionale, poiché scoperte le corruzioni locali, intende cambiare il sistema della spesa.”In certe strutture la rottamazione è ancora poco: occorre disintegrare  e disinfettare"
Malgrado le continue dichiarazioni il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza...è sempre dedito a bloccare qualunque tipo di innovazione diretta al sud “Non bastavano i regali alle lobby delle fonti fossili e degli inceneritori, ora rassicuriamo anche chi vorrebbe guadagnare dalla realizzazione di un’opera tanto faraonica quanto inutile.”..Ma dove è posizionato questo signore che guarda sempre alla protezione di un ambiente al Sud impedendo qualunque tipo di progresso in questo territorio.. e non volgendo mai lo sguardo al Nord dove tutto per lui pare essere possibile?
L'intervento del Ministro DelRio pone un definitivo impedimento alla possibilità di poter vedere nascere quanto prima questa importante infrastruttura che(al contrario) porterebbe una serie di benefici economici in termini di impegno e riscontro turistico.. Il ministro dichiara, in perfetta analogia con il Presidente Renzi... che... pur essendovi una certa convergenza di vedute,..si deve porre l'esecuzione del ponte sullo Stretto.. solo dopo che saranno risolte altre priorità. 
Del Rio.. come tutti fin'ora hanno fatto... ci ripete la solita storia delle sfide da vincere senza le quali non è possibile procedere...e qui attacca con la solita filastrocca: "La crisi idrica a Messina, per cui il cdm ha deciso lo stato d'emergenza, la soluzione di problemi infrastrutturali, come terminare la Salerno Reggio Calabria, la linea alta velocità e alta capacità Napoli- Bari -Taranto Lecce, la Messina - Catania - Palermo, rendere i nostri porti competitivi per il Mediterraneo...E' la solita storia delle sfide da vincere senza le quali il Ponte sullo Stretto non avrebbe ragione di essere costruito! Storie che al nord non vengono mai sfiorate da valutazioni su interventi similari. 
Sarebbe al contrario più immaginabile pensare che.. proprio questa opera trainerebbe altre infrastrutture collegate (stade- ferrovie- condotte d'acqua e dissesti di ogni tipo).Se così non fosse.. sarebbe comunque uno stimolo enorme per l'economia del sud. Non si vede..poi.. per quale ragione non si potrebbe operare congiuntamente per risolvere egualmente l'insieme dei problemi. Inoltre la costruzione del ponte (come già ripetuto altre volte) dovrebbe coinvolgere sostanziosi capitali privati dei tanti interessati a poter gestire l'opera..che, viceversa, con questo andazzo.. non vedremo mai più!  Chi potrà più credere a quest'opera? 

7 nov 2015

Una nota al commento di Domenico Cacopardo sull' 'HuffPost sul caso Tavecchio


E' sempre strano percepire da parte del cugino Domenico Cacopardo, (indiscussa figura di prestigio e cultura) il non aver ancora compreso il carattere opportunistico del sindaco d'Italia- premier -segretario del partito di maggioranza- e padrone assoluto di una politica a trazione autoritaria...che nutre un'amicizia col presidente del Coni e che pare così poco attento a questi pericolosi temi discriminatori nel mondo dello sport.

Vorrei essere smentito, ma credo che una risposta positiva alla lettera di Domenico, non arriverà mai, poiché Renzi si muove solo in modo interessato, non rischiando alcunchè.. avendo già sicuramente pesato l'impegno di una simile iniziativa in attinenza con un ritorno della sua immagine. Un mondo del calcio che spesso si è mosso e si muove in modo sotterraneo con interessi che lambiscono in modo deciso il terreno della politica. 

Del resto..Renzi ha già risposto come risponde un primo ministro in politichese.. (poiché ormai esperto nelle regole del gioco)... che il potere politico non può intervenire nei confronti del mondo sportivo perché le federazioni internazionali sembrano avere delle regole precise. In proposito ha dichiarato quello che pensa: “Rispetto il mondo dello sport che deve fare le sue valutazioni, ma queste parole non le posso accettare..nè condividerle".

Ciò può bastare?
Non v'è alcun dubbio sulle discriminazioni in riferimento all'articolo 1 dello statuto sulla reiterazione di fatti messo in evidenza da Domenico Cacopardo, ma nutro molti dubbi che il presidente del Consiglio possa decidere di intervenire imponendo per decreto-legge l'inserimento di una norma a salvaguardia negli statuti sportivi per interesse pubblico al fine di rimuovere dalla responsabilità di presidente della Figc. Nemmeno il presidente del CONI Malagò..(amico dichiarato del Premier), pare poter intervenire in questa dinamica elettiva particolare. Un tema, che a detta dello stesso Malagò..non dipende da lui, ma da chi vota un soggetto nell'assemblea.

Se vi è un modo di intervenire..in considerazione delle continue esitazioni di Renzi su un decreto del suo governo, è proprio quello dell'ambito politico parlamentare... con una normativa adatta allo scopo, spinta da qualche leader di Partito che ne senta la necessità e che percepisca meglio e più del premier l'entità ed il pericolo di tali continue esternazioni discriminatorie.
vincenzo cacopardo



Perché Renzi resta in silenzio sul caso Tavecchio?
(Dai commenti originali e le analisi in tempo reale a cura delle firme dell'HuffPost )

Dunque, Renzi se l'è incartate e non ha più parlato. S'è incartato le discutibili parole di Carlo Tavecchio su ebrei e gay, e l'inaccettabile e infondata dichiarazione di impotenza di Giovanni Malagò, contestabile e contestata alla luce degli statuti di Coni e Federcalcio.

L'art. 1 del vigente statuto dispone: "Il Coni inoltre assume e promuove le opportune iniziative contro ogni forma di discriminazione e di violenza nello sport". E l'art. 5, comma 2, lettera e-ter (il consiglio) "... delibera, su proposta della giunta nazionale, il commissariamento delle Federazioni sportive nazionali o delle Discipline sportive associate, in caso di ... gravi violazioni dell'ordinamento sportivo da parte degli organi direttivi ..." e non c'è dubbio che il presidente della Figc con proprie dichiarazioni razziste abbia messo in atto un comportamento discriminatorio in violazione dell'art. 1.

Non un unico fatto, ma una reiterazione di fatti tale da qualificare un comportamento razzista.Certo, il diritto non è scienza matematica e si possono trovare tecnici della materia capaci di sostenere le tesi più paradossali. Ma il fatto concreto è che lo statuto del Coni prevede la possibilità di commissariare e che l'unico vero problema tecnico è quello di adottare un provvedimento ben motivato, soprattutto sul fronte dell'interesse pubblico sportivo a rimuovere dalla responsabilità di presidente della Figc un personaggio che ripropone ogni piè sospinto dichiarazioni razziste e antigender ("Le calciatrici tutte lesbiche"). Ma gli statuti di Coni e Federcalcio riservano un'altra inaccettabile sorpresa: manca una norma sulla necessità che i dirigenti sportivi rispondano pienamente ai requisiti di onorabilità (e mancanza di precedenti penali) in uso ormai in tutte le organizzazioni di interesse nazionale.

Ci sarebbe quindi molto da fare e da fare bene, se il presidente del Consiglio decidesse di intervenire magari imponendo per decreto-legge l'inserimento di una norma del genere negli statuti sportivi.

Il silenzio di Renzi, dopo l'iniziale indignazione, non è un buon segno, ma non vogliamo mettere il carro davanti ai buoi: aspetteremo ancora un po' per vedere se e come reagirà.

6 nov 2015

Un “Masterplan”..organizzativo per il mezzogiorno..


...non ancora definito nella progettualita infrastrutturale...
di vincenzo cacopardo

Sembra che Renzi...quando non trova soluzioni ed idee soddisfacenti si rifuggia nelle consuete espressioni in inglese..Come per le riforme sul lavoro..definite “Job's act” ..sull'annoso problema del Mezzogiorno se ne esce con un “Masterplan”..Il suo esternare in modo eclatante lo slang britannico...gli serve per nascondere evidenti difficoltà.

Per questo decantato “Masterplan” sembrano non mancare le risorse (ma forse le più importanti idee congeniali) Tra Fondi strutturali (FESR e FSE) 2014-20 pari a 56,2 miliardi di euro, di cui 32,2 miliardi di euro europei e 24 miliardi nazionali, cui si aggiungono fondi di cofinanziamento regionale per 4,3 miliardi di euro, e Fondo Sviluppo e Coesione, per il quale sono già oggi disponibili 39 miliardi di euro sulla programmazione 2014-20, stiamo parlando in totale di circa 95 miliardi di euro a disposizione da qui al 2023 per politiche di sviluppo.
Ma saranno tutti realmente disponibili per il sud?

Pare vi sia la volontà di mettere in gioco nel solo 2016 investimenti per oltre 11 miliardi di euro, di cui almeno 7 per interventi nel Mezzogiorno... Tali risorse saranno essenziali anche per mobilitare capitali privati, nazionali e internazionali, che vogliano cogliere le opportunità di crescita del Mezzogiorno...In questa ottica, vista anche la possibilità di mobilitare capitali privati, non si capiscono per nulla le perplessità sulla partecipazione alla costruzione del Ponte!

Naturalmente la politica di Renzi ha sempre giocato sugli investimenti in genere e non si è fin'ora soffermata su un preciso piano di sviluppo studiato dal sua governo in favore di una ricerca effettiva delle infrastrutture di cui il sud necessita.. vogliamo quindi sperare che il Governo interverrà organizzando e guidando quella Cabina di RegiaStato-Regioni al fine di collocare le risorse in modo da ottimizzare le sinergie con i Fondi strutturali su programmi operativi nazionali e regionali validi.

Il piano di intervento per il sud potrà avere (forse) i fondi da qui al 2023... (tempi che con molta probabilità saremo abituati a vedere allungarsi)....ma come verrano usati? Dovrebbero essere diretti attraverso un minimo di progettualità e di metodologia oltre che di coesione...individuando le necessarie infrastrutture primarie necessarie. Secondo i piani..la Cabina di Regia.. si avvarrà del Dipartimento per le politiche di coesione e dell’Agenzia per la coesione territoriale delle cui strutture si sta accelerando il completamento.

Cabina di Regia, Dipartimento e Agenzia..dovrebbero lavorare a stretto contatto con le amministrazioni centrali e con quelle regionali e locali per dare impulso all’azione amministrativa e per rimuovere ostacoli procedurali e accelerare i processi di autorizzazione. Ma qui nasce spontanea una domanda, poiché si pone il problema di una collaborazione attiva delle amministrazioni regionali e locali..soprattutto in concomitanza con i pasticci che potrebbero sorgere dopo le riforme che vedono alcune regioni reagire e determinare un vuoto politico non esattamente in grado di offrire la giusta collaborazione...Il problema del sud non sta solo nelle risorse, ma soprattutto nel metodo più coerente e giusto di un progetto valido per dar vita alle essenziali infrastrutture.

post correlato: ricerca di uno studio in favore dell mezzogiorno







Lagalla.... figura della provvidenza per un nuovo centrismo

di vincenzo cacopardo
Si continua con la proposta delle figure e si trascurano i programmi... Come  si lavorasse con l'unico scopo di far muro al nuovo movimento di cui si ha paura... senza pensare alle idee ed a ciò che alla regione veramente serve. L’ultimo annuncio..pare essere l'innaturale espediente di tutti coloro che nell'isola sono ancora legati al passato di una vecchia democrazia cristiana che non potrà più ritornare.

La proposta che sembrerebbe prendere corpo è quella che vede il PD legato allo storico e vecchio centrismo ed alla corrente che in Sicilia vive ancora in seno ad una sopravvisuta area berlusconiana. Una sorta di Partito della Regione ..una invenzione localizzata del tanto declamato Partito della Nazione. Non c'è più cosa inventarsi.. e la paura del “mostro 5Stelle” induce a tattiche di vecchia matrice pur di mantenere il potere. A capo di questo espediente politico si fa il nome dell'ex rettore dell'universita Roberto Lagalla come prossimo presidente della Regione . Una candidatura forse prestigiosa, ma..che in realtà.. non nasce, né come candidatura del PD, né come candidatura di Forza Italia, ma come un nuovo espediente degli ex democristiani dell'isola.

Con tutto il rispetto che si deve portare al noto professore..non può essere di conforto constatare come si pensi di portare ancora avanti una pseudo politica locale attraverso queste strategie legate a percorsi innaturali..tenuti insieme attraverso l'immagine di un affermato professore. Non è certo Lagalla che può bloccare il successo di questo pretestuoso proposito dei Partiti che lo propongono, ma l'idea di far muro attraverso un sistema ormai vecchio e defunto che lega di tutto e di più in un pasticcio politico che non è altro che un disegno che ha già portato.. con la stessa esperienza del governo Crocetta.. una inconcludente politica solo carica di ricatti... Se Lagalla può essere una figura nobile..non lo è di certo l'effimero progetto...Tutti i vecchi Partiti sembrano costretti a lavorare su proposte legate alle figure.. trascurando un effettivo e più interessante progetto per lo sviluppo dell'isola al fine di bloccare l'avanzata di un nuovo Movimento che, nel bene o nel male, attrae un evidente scontento sociale...

La logica conseguenza di una politica riformista nazionale che attraverso il suo combinato..stravolge una più utile politica a beneficio di accordi innaturali e contraddittori che genereranno ulteriori anomalie. La nuova legge elettorale Italicum dimostra con evidenza i suoi negativi risvolti persino nelle periferiche regioni. Con l’attuale formulazione della legge, infatti, se non si raggiunge il 40 per cento, le prime due forze politiche sono costrette al ballottaggio. Una legge proposta con presunzione dalla ministra Boschi..la quale non ha mai dimostrato un vero intuito politico legato alla cultura storica del nostro Paese, ma che ha marciato dritta con presunzione ed assolutismo verso una sorta di americanizzazione della politica..condita da una approssimativa semplificazione.


Intanto Renzi non ha nessuna voglia di mandare la Sicilia al voto per paura di una evidente sconfitta e farà di tutto per coltivare giochini e giochetti..pur di mantenerne il controllo... ed il Parlamento siciliano approverà di certo il Bilancio 2016 che presenterebbe uno spaventoso ‘buco’ di 3,3 miliardi di Euro.

5 nov 2015

L'inopportuno colpo basso di Mineo..che aiuta il Premier

di vincenzo cacopardo
Il colpo basso di Corradino Mineo non fa che aiutare il premier poiché tende ad entrare in modo biasimevole in una sfera di pertinenza privata che non concerne il suo operato. 
Non appaiono eleganti le dichiarazioni del senatore Corradino Mineo che... se da un lato aveva dimostrato coraggio e fermezza nel fuoriuscire dal suo gruppo in seno al PD, con tali esternazioni di natura privatisitica.. legate ad altra natura..non rende forza alla propria immagine di serio giornalista e buon politico.

Un'altro insensato favore reso ad un premier che in realtà per la sua determinazione e risolutezza non appare in reale balia di alcun personaggio femminile, ma anche qualora lo fosse..non vi sarebbe alcun bisogno di metterlo in evidenza con tale astio. Questi irragionevoli veleni agevolano ancora di più l'opera del primo ministro... poiché non toccano per niente il suo vero operato, ma tendono immotivatamente a screditare la sua individualità in un gioco che sicuramente non merita e non meritano nemmeno i cittadini attenti alla politica governativa.

Renzi è sicuramente un ambizioso, determinato e tracotante.. spesso pieno di sé... spesso arrogante nel suo modo di proporsi ed imporsi, e deve essere criticato per la sua attività politica tutta diretta verso una pericolosa semplificazione ed una opportunistica fretta...Dichiarare in tono quasi meschino che sia subalterno ad una donna bella e decisa con allusioni a qualche ministra (che in realtà appare più legata ai sogni di un insensato sistema di cambiamento) non merita alcuna considerazione e ritorna come un boomerang a sfavore di tutti coloro che intendono giudicare con puntualità ed analisi la sua stravagante e singolare opera di cambiamento.  

La finanziaria e la ricerca del consenso..



di vincenzo cacopardo
Ormai è fin troppo evidente!... Il governo centrale procede nella sua opera di simulazione dell'abbassamento delle tasse rifacendosi sulle Regioni e sui Comuni. Cercando in tutti i modi di imporsi agli occhi dei cittadini come il primo governo che abbassa le tasse..quando rimane di tutta evidenza il giochino di demandare ad altri tutte le problematiche derivanti da questa insensata manovra.

Con la nuova finanziaria..la strategia di Renzi è quella di voler apparire la sua opera governativa aperta in direzione di un abbassamento delle tasse... di simulare un realtà di defiscalizzazione, quando al contrario si tende a scaricare in periferia il nodo del problema: Si obbligano le regioni e gli enti locali ad attuare ulteriori balzelli senza i quali le stesse amministrazioni non avrebbero alcuna possibilità di sopravvivere.

Tutto troppo facile!..Tanto da non lasciare tranquilli sindaci e governatori che reagiscono con forza a tali provvedimenti. Una manovra in deficit quella di una finanziaria che non lascia scampo alle amministrazioni locali e soprattutto a quelle meno avvantaggiate del Sud.

Con l'attuale legge di stabilità.. il governo mette a disposizione dell’economia 26,5 miliardi di euro, ma 14,6 sono proprio quelli che appartengono al deficit riguardo ai vincoli di bilancio per via di una maggiore flessibilità chiesta all' Europa. La risposta a questa domanda resta nelle parole tanto approssimative..quanto preoccupanti del premier che afferma che al deficit si provvederà nel tempo... Forse Renzi pensa che il tutto possa aggiustarsi con le nuove clausole che Bruxelles potrebbe concedere all’Italia riguardo agli immigrati. Ma anche se si riconoscerà lo sforzo fatto dalla nostra Nazione in tal senso ..la disponibilità a favore non potrà essere oltre i 3 miliardi. Insomma..un'altra serie di pasticci che mettono in sicura confusione i conti da sempre sconclusionati di un Paese come il nostro...Un dato è certo: Questa manovra ..è chiaramente in deficit e va ad ingrossare un debito già pesante!


La strategia di Renzi, appoggiata dal ministro Padoan, resta sopratutto quella di ridurre le tasse sulla casa per rendere felici una gran parte dei cittadini ed accaparrarsi un evidente consenso (come fatto per gli ottanta euro)..Il tal modo però condanna le amministrazioni locali le quali ritorneranno a castigare ancora una volta gli stessi cittadini ..Un giro dell'oca inevitabile quando le coperture sono quelle che conosciamo. In realtà14,6 miliardi su 26,5 totali - serviranno di fatto per annullare le cosidette clausole di salvaguardia, cioè quel dispositivo punitivo che fa scattare di più imposte e accise (Iva e benzina) qualora vengano a vìolarsi precisi impegni di bilancio.

Una nota all'editoriale di Salvatore Tramontano sul Giornale

Il commissariamento voluto da Renzi.. evidenziato in questo editoriale dal giornalista Tramontano.. è una realtà che si aggiunge alle tante critiche già espresse in questo blog: L'operato di un premier che si è sempre mosso con il metodo assoluto di chi, non trovando alternative valide e sicure, ha sempre finito col porre in campo soluzioni analoghe.Il sindaco d'Italia usa burocrati, magistrati, revisori dei conti e tappabuchi, in mancanza di alternative valide all'interno della sua compagine..anche perchè non ha saputo rottamare come si era proposto sin dall'inizio. In realtà il giovane e furbo Premier ha paura di chi si muove accanto e si fida persino poco della politica che lui stesso ha preteso.
Quando la democrazia finisce in soffitta, arrivano i prefetti..scrive giustamente Tramontano..Una realtà alla quale non è difficile dar conto!..Renzi ha rivoluzionato la politica in senso aggressivo e bellicoso.. creandosi amici..ma anche tanti nemici. Una metodologia che la politica non perdona! ...Un premier che ha disgregato e non aggregato, rendendo all'interno delle istituzioni autentiche contrapposizioni violente. 

Quel senso della democrazia a cui il giornalista fa riferimento.. sarebbe stato assai utile per un'opera di aggregazione fondamentale in un dialogo che sembra ormai definitivamente interrotto. La strada dei burocrati non è certo un successo per chi continua ad imporsi in tono tanto determinato ..irrispettoso e cattedratico... non rendendo merito ad una politica che si vorrebbe corretta e popolare e meno omologata in tal senso.
Di sicuro una ulteriore sconfitta della classe dirigente politica.
vincenzo cacopardo


Dall'Italia dei prefetti al Partito della Nazione, la marmellata di Renzi

"Se Renzi sta commissariando l'Italia, con uomini catapultati dall'alto, con questa fissa della task force straordinaria di burocrati, magistrati, revisori dei conti e tappabuchi, significa che la politica è un bluff"

Quando la democrazia finisce in soffitta, arrivano i prefetti. Questi servitori dello Stato saranno anche bravi ed efficienti, come Tronca spedito da Milano a Roma, ma rappresentano un sintomo di un male che non va sottovalutato. Se Renzi sta commissariando l'Italia, con uomini catapultati dall'alto, con questa fissa della task force straordinaria di burocrati, magistrati, revisori dei conti e tappabuchi, significa che la politica è un bluff. È solo parole, battute da sit-com con risata preregistrata, carosello pubblicitario e presa per i fondelli. Significa che la politica non fa il proprio mestiere. È fallita e soprattutto non sceglie e non fa scegliere. I prefetti sono una sospensione della democrazia, sono il segno che la crisi morale, economica e istituzionale è così incancrenita che serve il dictator dell'antica Roma repubblicana. È la più classica sconfitta di una classe dirigente. Non solo, però. È anche un atto di sfiducia verso gli italiani. È come dire: noi abbiamo fallito, ma voi non avete voce in capitolo, perché la retorica del popolo sovrano è una bufala. Niente elezioni, niente voto, nessun controllo.
Il capostipite di questa Siberia, di questo congelamento della democrazia è stato il presidente poco emerito Giorgio Napolitano. È stato lui il maestro della sfiducia al popolo. Renzi segue la sua lezione. La conseguenza di tutto questo, al di là delle buone intenzioni dei prefetti, è l'omologazione. Si fa passare l'idea che l'amministrazione di una città non sia più una questione di scelte e di costi sociali, ma basta applicare il manuale del bravo amministratore statale. Come se su ogni questione, dai tram alla gestione dei campi profughi, non ci sia una scelta politica, una visione del mondo, una destra o una sinistra. L'inganno è questa finta neutralità. Così anche i potenziali candidati sindaci si presentano come «super partes», come personaggi senza partiti. Negli ultimi giorni lo abbiamo sentito dire anche per le candidature nelle grandi città: né destra, né sinistra. Quello che non si dice, però, è che lo Stato in questo gioco è Renzi. È lui che alla fine muove i fili, ma non ci mette la faccia. È comodo, perché in questa marmellata nessuno si assume responsabilità. Non c'è scelta, non c'è voto, non si paga pegno, non rischia nessuno. Chi perde è solo l'Italia. Siamo in pratica tutti prefetti. Tutti neutri, tutti statali, tutti grigi, tutti indeterminati, tutti Ponzio Pilato, tutti cittadini onorari del Partito della nazione. In pratica siamo tutti un po' Renzi.
Salvatore Tramontano


Milano: possibile centro di vecchie strategie centriste..

Vecchie astuzie e continue scaltrezze politiche.
di vincenzo cacopardo 
Con l'ombra del nuovo "partito della Nazione"..Renzi.. in un certo senso.. non fa che formalizzare una rottura con una parte del suo Partito.. rimettendo in gioco tutti coloro che, nell'ambito della poco affidabile politica, si muovono per ricercare nuovi spazi pur di restare
attaccati alla comoda poltrona parlamentare.
Se Denis Verdini, pare aver creato un gruppo autonomo che al Senato continua a dare aiuto alla maggioranza...in NCD si rimane sospesi senza alcuna vera idea in proposito.. tranne quella di dare una mano al nuovo governo Crocetta in Sicilia garantendosi così una certa tenuta. Nel Partitino di Alfano.. che sembra ormai essere ridotto in briciole, pare viversi tanta agitazione: Se da un lato il leader, con l'ingresso nella giunta siciliana.. garantisce a Renzi una tenuta del governo in quel territorio per salvaguardarlo da una sicura vittoria del Movimento 5Stelle..da un altro lato Il ministro degli interni non riesce a digerire facilmente la politica del premier in un persistente rapporto osmotico con il Pd..Un rapporto difficile che non potrebbe continuare e che col nuovo partito della Nazione dissolverebbe del tutto NCD...
Così... mentre si pensa a riunire un po' tutti in un unico calderone per poter far muro contro il Partito di Grillo che alza di continuo l'asticella sui consensi ...sono in tanti ad affrettarsi in manovre strategiche al fine di salvaguardare la propria poltrona per tutto l'arco della legislatura. Con il progetto del Partito della nazione si creano continue manovre e si scatena anche un certo panico, di sicuro aumenta la confusione!..Vi potrebbero essere ricadute a livello nazionale o salti di qualità...dipende da come si affronterà questa nuova iniziativa. C'è chi vede in ciò una rottura netta con il passato e chi vede consolidare lo schema di un Pd a trazione centristra nel cui calderone vi sarebbe di tutto e di più...In realtà nulla di veramente nuovo..anzi..un costante dejavu! In questo quadro sembrerebbe essere ormai Milano il nuovo laboratorio politico del cosiddetto Partito della nazione.
Tutto ciò non può di certo creare tanta fiducia.. poiché nell'idea edificatrice di un simile Partito non vi è proprio nulla di esclusivo.. nè tantomeno frutto di una particolare ricerca per una politica veramente innovativa. Un disegno politico che persiste pericolosamente sul richiamo alle due grandi città messe volutamente a paragone: Adesso che si è buttata giù la politica Romana (demolita dai noti fatti del malaffare locale) si esalta una possibile politica Milanese facendola apparire come il nuovo laboratorio politico del futuro (volendo dimenticare come anch'essa sia stata colpita da altrettanti episodi di malaffare) . Questo Paese non finisce mai di stupire sulle invenzioni strategiche di nuove possibili iniziative in ambito politico che rasentano il ridicolo..
Dopo l'esaltazione delle figure..si prosegue esaltando o dileggiando le città a convenienza...dimenticando costantemente l'essenziale importanza di programmi utili proposti attraverso le valide idee.  

lettera aperta del consigliere Cacopardo al presidente del Consiglio

Tavecchio... e le sue esternazioni razziste e antigender

"Signor presidente del consiglio, Matteo Renzi, è davanti agli occhi di tutti lo spettacolo indecoroso offerto agli italiani dal presidente della Federcalcio Tavecchio che persiste in esternazioni razziste e antigender, a dimostrazione di una scelta infelice della cordata dominante il mondo calcistico che lo designò e lo elesse.
Il presidente del Coni Malagò dichiara che non può farci niente, perché il razzismo e le espressioni antigender non costituiscono presupposti idonei a consentire il commissariamento.
Non gli creda, signor presidente del consiglio.
L’abbiamo dimostrato ieri che le motivazioni connesse al razzismo bastano a sostenere la decisione di commissariare. Non una ma dieci Federcalcio.
Ma tant’è: le relazioni tra Malagò e Tavecchio (e protettori) debbono essere tali da non poter essere scalfite nemmeno dalle indecorose parole di quest’ultimo.
Ora, visto che lei, a detta della stampa, vorrebbe fare qualcosa per mettere fine allo sconcio morale, le suggerisco di adottare «un trattamento» dei suoi per il dossier sport.
Ieri, ho rivelato che nelle norme statutarie non ce n’è una che riguardi l’onorabilità dei dirigenti sportivi. Un settore, lo sport, nel quale il civismo e la trasparenza dovrebbero essere la specchiata regola di tutti. Invece no. Tranquillamente, i pregiudicati possono presiedere società sportive e fare affari, compreso quello lucroso (e ignorato dal fisco) della compravendita di giocatori su mercati esteri, magari con la collaborazione di noti mediatori paraguayani et similia.
Oggi, lei ha fior di consiglieri, capaci di mettere in carta in due minuti la proposta che le formulo: faccia adottare dal consiglio dei ministri un decreto-legge con il quale dà 60 giorni al Coni e alle federazioni sportive per inserire nei loro statuti norme sull’onorabilità, la trasparenza e l’assenza di precedenti penali per tutti i dirigenti sportivi e delle leghe. Qualcosa di simile alla 231. Per chi non lo facesse, nomina di un commissario governativo ad acta.
Incontrerebbe di sicuro l’ostilità di pregiudicati e delinquenti, ma l’appoggio degli sportivi veri che sono tanti. E dissiperebbe ogni scetticismo sulla candidatura olimpica che, per molti, è la triste (e, tentativamente, lucrosa) ripetizione dell’esperienza Italia ’90.
E lei che ha strumenti informativi istituzionali, si faccia fare un «check» approfondito, senza cancellature, dei personaggi che premono intorno a lei per le Olimpiadi. Così, tanto per avere un’idea dei loro trascorsi civili, politici e imprenditoriali. E penali. E allontani chi ha da nascondere molto o qualcosa.
Solo così potrebbe parlarsi serenamente di Olimpiadi, di campionati, di Federcalcio. Giacché, con l’obbligo dell’onorabilità dei dirigenti sportivi, molti ingombranti personaggi dovrebbero sloggiare.
Non faccia la figura del compagno di merende e di viaggi di Giovanni Malagò accettando in silenzio le sue esternazioni.
È il momento che lei costringa tutti ad aprire le finestre e a rinnovare l’aria."

Domenico Cacopardo

4 nov 2015

Una nota di merito al successo del nuovo Movimento regionale "Insieme si può"

Un movimento che marcia spedito nell'isola verso naturali consensi
di vincenzo cacopardo
Nel cammino dei molteplici movimenti alla ricerca di una platea..dei tanti che si muovono in una disperata ricerca di progetti... tra i molti che esaltano la loro politica attraverso l' immagine di predominanti figure. …. “Insieme si può..è di sicuro uno dei più interessanti poiché anche finalizzato e compiuto nella sua nobile opera di costruzione verso il cambiamento della deficitaria politica nella nostra isola.
Interessante il progetto perchè parte da un'idea semplice, ma nello schema assai innovativo. Finalizzato.. perchè il suo messaggio è diretto prevalentemente nell'ambito di una politica connessa al territorio regionale, Compiuto..perchè è colmo di un sentimento autentico verso il rispetto che si deve alla propria terra siciliana.
L'idea interessante è proprio quella incentrata sui valori esistenti nel territorio regionale : Valori che non permangono solo culturali ed artistici, ma anche naturali.. come lo spettacolare ambiente che circonda questa terra ricca di sole ,il suo mare e le sue incantevoli coste, il fantastico variopinto paesaggio..Il tutto non slegato dai gustosi frutti che rende: dal prodotto agricolo locale, quello ittico e quello artigianale..Insomma.. da tutto ciò che caratterizza il territorio.. compresa la letteratura, la poesia, il teatro e la musica . 
Questi valori locali sono quelli attraverso i quali ci si deve muovere per ricercare i giusti principi: Anzichè partire dai principi (com'è d'uso per la vecchia politica dei grandi partiti) per poi cercare di determinare i valori finendo col generare continue anomalie.. “Insieme si può” ..parte proprio dai valori stessi del proprio territorio per definirne i principi essenziali. Il fine è quello di un utile riscontro con un' agenda politica che possa proteggere l'economia locale nel rispetto del proprio territorio...essenziale per l'intero sviluppo.
Una strada più conforme e convincente anche se parecchio impegnativa. La strada maestra per una nuova cultura del rispetto per i valori della nostra terra non potrebbe che scaturire in positivi risultati, poiché solo proteggendo i frutti,l'ambiente, la cultura, l'arte e la natura stessa del nostro territorio, potremo renderci forti, ma anche infondere vera speranza al nostro vivere sociale..dando linfa e motivazione ai tanti giovani.
Insieme si può” intende proteggere ciò che giorno per giorno pare perdersi senza speranza nella profonda nebbia di un endemico cinismo .



3 nov 2015

La paura del terzo incomodo..

La paura spinge ad un ritorno al centro...
di vincenzo cacopardo

C'è chi asserisce che nell’intervista concessa a Repubblica da Giorgio Napolitano il 31 ottobre, l’ex capo dello Stato(da sempre mentore del nuovo premier) abbia affermato cose che aiutano a spiegare la confusione attuale che regna nel campo di una sinistra ormai in mano a leader che di sinistra non hanno più nulla. Destra e sinistra si dovrebbero diversificare ed identificare per riferirsi ad anime sociali o a classi, e tutelarne gli interessi in ogni luogo, a cominciare da quelle istituzionali. Oggi..tutto pare cambiare e persino in seno ai Partiti sembra regnare una gran confusione.

Mentre un tempo.. una certa cultura sociale ci insegnava a dividere gli uomini di sinistra, da quelli di destra..una società dei ricchi divisa da quella poveri, i borghesi, gli operai, i contadini, i proletari ed i capitalisti, restando ognuna legata ad una ideologia politica legata ai rispettivi Partiti... oggi tutto appare diverso!. La società si è trasformata e la divisione si è resa più netta tra chi ha e chi non ha... costruita su bisogni reali e meno fondata su problematiche ideologiche.

La “grande novità” che oggi salta agli occhi sembra essere quella di chi pretende di dare una sistemazione al recente processo che ha visto tanti politici salire sul carro del vincitore confluendo nell'assoluto Renzismo. Qualcuno.. come l'attuale premier.. si appresta a somministrarci una grande ammucchiata sotto il nome di Partito della Nazione..Se poi sia stato lo stesso Napolitano a spingere Renzi all'idea di costruire un tale Partito proprio in difesa delle tante problematiche nascenti con un contesto territoriale in gran confusione ..questo non importa. Quello che conta per chi vuole governare è che si possa rimanere uniti per fini politici speculativi ai quali potremmo anche fornire le dovute esegesi.

Le spiegazioni potrebbero essere solo di interesse : Dopo le riforme costituzionali volute dal giovane sindaco d'Italia..ed il combinato con la nuova legge elettorale..adesso il punto per Renzi è quello di scongiurare una possibile vittoria del mov.5 Stelle. Nella partita che si voleva bipolare (destra-sinistra) adesso entra il terzo incomodo ( inatteso ed imprevisto fino a poco tempo da parte dello stesso premier)..Si tende quindi verso un Centro per arginare il cammino di un nuovo Movimento di rottura col passato di una politica che persevera con l'invenzione del nuovo Partito della Nazione..come dire: la paura fa novanta..e ci si deve inventare qualunque cosa pur di governare!

Se poco tempo prima era essenziale dividere in due posizioni la politica..adesso sembra più importante confluire al centro in difesa dell'incomodo Movimento di Grillo! Quali alti valori da parte di chi dimostra di manovrare unicamente per ostacolare ogni senso democratico per puro opportunismo! 

Cosa sarà mai questa nuova invenzione politica?. Una forma moderna di nazionalismo?...un concetto  di nuova identità nazionale od una tetragona concezione opportunista per richiamere l'attenzione dei cittadini all'ovile?..Un pensiero politico pesino poco conforme ad i fini stessi di una unione Europea...Se poi si voglia dire che a Renzi intenda prendere questa strada poichè ritiene che non importi essere di destra o di sinistra e che tutto deve farsi in ragione del bene del proprio Paese, rimane il fatto che ha usato in modo alquanto ipocrita la palestra di un Partito di sinistra come trampolino di lancio della sua ambiziosa manovra in barba allo stesso Partito ormai in preda alla confusione e quasi nel baratro di una evidente disgregazione. ..Tipico di chi non dimostra alcuna sensibilità per il suo stesso Partito che gli ha reso sicura popolarità!Ma anche colpa di chi lo ha lasciato fare senza limiti..

Dopo aver distrutto in questi venticinque anni il vecchio partito moderato DC... lo si tende a far rinascere in un momento storico che dovrebbe guardare avanti con nuovi progetti politici più innovativi. Come sempre avvenuto in questo Paese..che non ricerca e studia mai nuove forme politiche più costruttive e funzionali e che viaggia in continuo ritardo accodandosi esclusivamente a modelli esterofili..per salvaguardare un unico principio di governabilità..dopo aver fallito l'inutile strada di un decotto bipolarismo, si mira ancora una volta a ricostruire un granitico Centro...

Quanta fantasia!

Non vi è altra ragione di inventarsi un simile espediente, se non quello di dare più forza ad un mero principio di potere. Comprova evidente di una misera politica priva di nuove ed utili idee.



Nuovo articolo di Domenico Cacopardo sul commissario Cantone

Un vecchio adagio, del tutto ignorato ai nostri giorni, diceva più o meno così: «È meglio tacere e lasciare negli ascoltatori il dubbio, piuttosto che parlare e dire sciocchezze.»
Basta aprire un qualsiasi giornale di quelli che si ritengono attenti ad alcuni personaggi o si propongono di promuoverli in vista di chissà quali prospettive future per leggere ogni giorno un florilegio di citazioni, il cui peso e il cui valore non vengono mai valutati prima di andare in pagina.
Beneficiario e vittima di un simile trattamento è Raffaele Cantone, commissario anticorruzione, candidato a sostituire Roberto Saviano nel ruolo di «guru» tuttologo con una speciale tendenza a insegnare la morale e il diritto (che, per Cantone a differenza di Saviano, è roba propria) a tutti. In specie a coloro che rivestono significative responsabilità o che sono chiamati a risolvere problemi particolarmente difficili.
Ci vengono in mente due recenti esternazioni del commissario anticorruzione. La prima riguarda i pubblici funzionari. Secondo il nostro «esperto», tra di essi ci possono essere persone oneste, ma non fanno carriera. Una sciocchezza concettuale che diffama decine di persone dello Stato che hanno svolto e svolgono compiti di vertice in modo inappuntabile, senza cedere di un millimetro alle eventuali sirene del malaffare. Purtroppo, il fatto che si tratti di un magistrato penale (aduso alla autoreferenzialità) fuori ruolo influisce sulla sua capacità di misurare le proprie parole («refrain yourself») e lo spinge a sparare sul mucchio.
Cantone, commissario anticorruzione, faccia i nomi e non si comporti come colui che, guardando dal buco della serratura una camera da letto, ritenga che la vita sia solo fornicazione. Ci sono stati pubblici funzionari che, per la loro dirittura morale e amministrativa, hanno perso la vita per mano di mafiosi e delinquenti vari.
Fra l’altro, una dichiarazione quale quella attribuitagli sui dirigenti pubblici ne stimola l’ostilità in un momento in cui ci dovrebbe essere la massima collaborazione tra di loro e il commissario. Un commissario che, difficilmente, aggiusterà il tiro, viziato com’è dall’essere protetto e coccolato dall’informazione. Un atteggiamento accettabile, quando il giudice parla per propria scienza e coscienza.
La seconda uscita di Cantone riguarda il rapporto tra Milano e Roma. Intendiamoci, personalmente ammiro Milano e i milanesi. Da Roma, me ne sono andato nel 2005 per la crescente invivibilità della città, per l’abbandono del centro-storico e il degrado costante di zone cruciali, frutti avvelenati di un’amministrazione, quella di Veltroni, attenta alle cose che gli facevano immagine, indifferente ai fatti di tutti i giorni, quelli che rendono meno difficile la vita dei cittadini.
Ma formulare un paragone secco tra Milano e Roma, dichiarando che a Roma non ci sono gli anticorpi di rifiuto e ostacolo della criminalità è un’altra sciocchezza a ruota libera, che incide, almeno per me, sull’opinione che m’ero fatta di Raffaele Cantone. Di sicuro si considerava e si considera «troppo demiurgo», «troppo risolutore» della vicenda corruzione nel contesto nazionale, a dispetto della sottovalutazione del diritto amministrativo e del procedimento amministrativo, chiavi queste per una prevenzione veramente risolutiva, e della sopravvalutazione delle proprie funzioni e dell’onniscienza dei propri collaboratori.
Su un punto mi preme richiamarlo.
Una sciocchezza pappagallescamente ripetuta da quel grande pensatore che è il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, endocrinologo.
Si tratta della demonizzazione del «massimo ribasso», il sistema che affida i lavori pubblici al migliore offerente cioè a colui che offre il prezzo minore. Perché questo metodo funzioni occorre che si verifichino una premessa e una condizione. Da quando, con la regionalizzazione, lo Stato ha abolito il Genio civile e distrutto gli uffici tecnici dell’amministrazione dei lavori pubblici, non si elaborano più progetti esecutivi come si deve. Le progettazioni sono approssimative e si ricorre troppo spesso all’appalto concorso o all’offerta prezzi per sopperire alle carenze progettuali. Non è una deficienza casuale né un destino cinico e baro. È una scelta dolosa scientemente operata (dai due principali agenti del procedimento, la politica e l’imprenditoria di rapina) per provocare costosi aggiustamenti in corso d’opera, dai quali trarre extrautili illeciti.
La condizione per rendere il massimo ribasso praticabile e utile, è imporre cauzioni integrali a copertura del valore dell’intera opera da eseguire (così si fa nei «tender» internazionali indetti da Paesi nei quali non si tollera il «bashish» cioè la mazzetta). Cauzioni bancarie a prima chiamata moralizzerebbero gli appalti e anche il sistema imprenditoriale, giacché escluderebbero i soggetti che concorrono (e magari vincono con ribassi demenziali) solo per poter poi «sistemare le cose» con la costosa protezione del politico di turno e l’acquiescenza di qualche corruttibile funzionario.
Concetti questi, di difficile comprensione per un endocrinologo, ma di sicuro alla portata del dottor Raffaele Cantone.
Un vero passo innanzi, quindi, sarebbe rappresentato dalla valutazione della qualità delle progettazioni, non lasciandosi tirare per la giacchetta delle urgenze, ma rispettando i tempi tecnici per la definizione di progetti veramente esecutivi.
Nel clima delle dichiarazioni a ruota libera, sembra trovarsi a proprio agio l’esimio prefetto Francesco Paolo Tronca. Si tratta di un prefetto di carriera prefettizia e quindi attrezzato dal punto di vista amministrativo. Coopererà con un prefetto di provenienza Polizia, come Franco Gabrielli che, sul Giubileo, potrà far valere competenze specifiche.
Tralascio le accuse rivolte a Tronca dall’Unità di Concita de Gregorio, mai contestate da una querela, ma sulle quali sarebbe opportuna una sua parola di chiarimento. Non voglio farmi influenzare da pregiudizi. Mi faccio però influenzare dal pacco di luoghi comuni che Tronca ha riversato su Roma e Milano.
Il modello Milano, a mio modo di vedere e con riferimento all’Expo, si basa su due circostanze precise: la presenza di un galantuomo come Giuliano Pisapia e la collaborazione di una squadra di tecnici che, alla fine, ha compiuto il miracolo. Il resto, da Paolo Glisenti in poi, e con l’esclusione di quel grande manager che è Lucio Stanca, impedito di operare, è meglio dimenticarlo: liti da cortile e ripicche intorno alla guida dell’operazione. Per il resto, la città e i milanesi, che godono di uno specialissimo «drive», hanno subito in misura rilevante i danni prodotti dalla corruzione che ha colpito soprattutto l’istituto Regione, ma non ha tralasciato, in passato e di recente, la sanità. E non sono stati immuni dalle infiltrazioni mafiose, ‘ndranghetiste e camorriste: basta chiedere in procura o in questura.
Roma, da questo punto di vista, presenta una sola diversità importante: è la sede dell’amministrazione statale e, come tale, meta di tutti coloro che intendono ottenere qualcosa dal sistema. Ed è questo l’elemento più inquinante, rispetto al quale non è possibile organizzare alcuna civica risposta.
Ma Roma è anche la sede di decine di istituzioni civiche, laiche e religiose, che danno un esemplare contributo alla convivenza cittadina. Le più recenti vicende hanno messo in rilievo un sistema corruttivo nato e sviluppatosi intorno alla macchina comunale: i romani ne sono stati vittime. Non complici.
A questo punto, non è prevedibile che aria tirerà in Campidoglio dall’insediamento di Tronca. C’è da sperare che, al di là delle dichiarazione roboanti, il commissario si occupi di ripulire la macchina municipale e di amministrare, ben sapendo che non bastano sei mesi e un Giubileo in corso per il risanamento burocratico e lo svolgimento di una normale campagna elettorale.
E, comunque, prima di parlare e togliere ogni dubbio sulla propria saggezza, è meglio per tutti riflettere, tacere e operare con serietà.
Domenico Cacopardo