19 apr 2016

Un commento critico all'articolo di Domenico Cacopardo sul referendum

Quella retorica sui principi..che riduce ogni beneficio sui valori...
di vincenzo cacopardo

Non pare perdere occasione il cugino Domenico nell'esprimere tutto il suo entusiasmo a beneficio di una politica governativa..osannando in un crescendo rossiniano...il falso cambiamento voluto dal giovane premier. Domenico Cacopardo accenna ad un braccio di ferro come spinto da una parte della popolazione e non, al contrario, stimolato di proposito dal capo del governo in una sfida sulla sua personale figura. In realtà.. di recente.. non sembra vi siano state consultazioni simili che abbiano superato su base nazionale il 50% e quando si parla del 32,15% dei votanti per un quesito per molti versi secondario, non si può restare apatici circa la rappresentanza di coloro che si sono diretti alle urne.
Mi pare del tutto risibile leggere su questo articolo di Domenico Cacopardo di una corrente principale che corre nell'alveo riformista”: Se questo è quello che viene definito il vento del riformismo..siamo davvero messi bene!

Apprezzo la scrittura dei romanzi di Domenico, ma da tempo non riesco a comprendere come si possano affrontare questi temi con lo spirito delle uniche logiche di un sistema che guarda solo e semplicemente ai profitti.. in dispregio ad ogni principio di democrazia.. e dimenticando ogni altro valore che la società dovrebbe costruirvi attorno. La sua maniera assai pragmatica di scrivere di politica..ricca di una reale visione ai limiti del cinismo è proprio ciò che oggi si vuole combattere per definire al meglio un cambiamento che guardi all'equità ed ai suoi valori connessi: E' proprio il grande difetto di anteporre ogni principio (tra l'altro vecchio) per poi contrapporlo a qualsiasi valore utile alla definizione di un vivere comune più armonico!

Il caso del referendum sulle trivelle (dall'esito di certo scontato) ha però dimostrato come oltre tredici milioni di persone che hanno votato SI..non possano non contare nulla! Inoltre vorrei fare notare ai tanti che non sono andati al voto.. che questo referendum avrebbe potuto avere una sua logica se considerato per regioni...Insomma..se una regione è invasa dalle trivelle mentre un'altra non le ha..è chiaro che la consultazione assume un carattere diverso per il riscontro stesso di un quorum. Vi è poi il problema riguardante le royaltys..che ..come si è detto.. in parte vanno alla regione di pertinenza..e questo sposta automaticamente l'interesse sul relativo territorio!

La battaglia politica finisce col divenire in realtà anche una battaglia per la tutela di interessi economici. Non è dunque esattamente spiegabile la ragione per tutelare gli interessi delle compagnie.. evitando di immedesimarsi anche a difendere gli interessi degli enti locali che concedono i loro territori alle compagnie. Si entra inevitabilmente sull'argomento del guadagno dello Stato, delle Regioni e dei Comuni dalle attività di estrazione di gas e di petrolio. (Per l’Italia siamo ad un’aliquota del 7% per le estrazioni di petrolio in mare e del 10% per l’estrazione di gas che vengono però pagati solo se la produzione annuale supera le 50.000 tonnellate per il petrolio e gli 80.000 metri cubi per il gas). Grazie a queste franchigie impianti “poco produttivi” diventano convenienti perché poi la società produttrice può rivendere il prodotto “a prezzo pieno” La Stampa, a tal proposito, ha scritto che, “nel 2015 su un totale di 26 concessioni produttive solo 5 di quelle a gas e 4 a petrolio, hanno pagato le royalties. Tutte le altre hanno estratto quantitativi tali da rimanere sotto la franchigia e quindi non versare il pagamento a Stato, Regioni e Comuni”.Gli eventuali proventi delle royalties vengono quindi ripartiti.. facendoci capire come le pretese delle diverse Regioni di avere una voce in capitolo non sia del tutto infondata, anche perché lo Sblocca Italia prevede che le Regioni che autorizzano attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi vengano in parte esentate dal patto di stabilità.

Un referendum definito male e senza una logica che ha finito col testare un chiaro malumore verso il governo...Un' errore quello di averlo ridotto in una lotta pro o contro Renzi!..Una lotta sicuramente voluta dal premier e non come afferma Domenico, sostenuta dai tanti giornalisti che, per spirito di servizio, hanno messo in luce le distonie di un sistema ricco di conflitti ed anomalie.

Non si può ridurre la questione attraverso il titolo di Una dura sconfitta per le regioni” poiché si continua a ripetere il solito errore della incongruente antitesi senza entrare nel merito di una discussione che invade mille problematiche come quelle ambientali, di salute e di vera resa economica dei territori. Se c'è qualcuno che ha sempre inteso porre la questione come un braccio di ferro è stato proprio il nostro Premier Renzi che, con la solita determinazione e la saccenteria che lo accompagna, continua costruire muri di separazione nel proprio Paese che occludono ogni scambio politico più fattivo.

Ma si resta più impressionati dalle tante figure di intellettuali che gli vanno appresso per un assurdo principio pragmatico e per porre ostacolo contro chi nel merito e nel metodo chiede maggior equilibrio e più attenzione verso il futuro della società e che con disprezzo viene anche definito detrattore. Tutto ciò si nota nel tono di questo articolo di Domenico che... con forte carica di astio..(di certo immotivata)... si accanisce contro Mentana, Travaglio, Scansi, Casaleggio ed Emiliano. Con chi.. per un verso od in un altro.. ha tutto il diritto di rappresentare meglio i contorni non volutamente definiri della questione e di esprimere la sua posizione in proposito.


Una dura sconfitta per le regioni

"Sempre impegnate contro tutte le iniziative produttive"

di domenico Cacopardo

L'Italia è un bel Paese nel quale le istituzioni hanno toccato il punto più basso della loro storia. La Banca d'Italia non solo è esautorata, ma, con la perdita di prestigio, paga anche una situazione bancaria nella quale, evidentemente, la vigilanza non è riuscita a impedire i disastri e le malversazioni di cui siamo stati attoniti spettatori.
La magistratura è ai limiti della considerazione dei cittadini italiani e rialza leggermente il basso gradimento di cui gode solo quando affronta, a torto o a ragione, il mondo della politica.
La situazione è tanto deteriorata che, rinunciando al senso della storia e a essere partecipi del processo di trasformazione innescato nella società che, di sicuro, toccherà i privilegi e i privilegiati, i magistrati hanno eletto alla presidenza della loro associazione Pier Camillo Davigo per un impossibile ritorno al passato. Tanto che questo magistrato al culmine della carriera invece di prospettare una strada per dare ai processi tempistiche europee, si è scagliato contro la prescrizione, ipotizzando in modo implicito procedimenti che possano durare ancora di più di quanto durano adesso. Un modo inaccettabile di tenere sotto scacco la società civile.
Ci domandiamo perché l'economia non riparte e perché la crisi continua, senza osservare il ruolo devastante delle regioni che, con normative restrittive e ricattatorie, pongono ostacoli ad attività ovunque favorite e promosse. La stessa protervia di Michele Emiliano (un magistrato regalato alla politica) che, ignorando lo stato dei depuratori pugliesi, se l'è presa con le piattaforme che danno un modesto contributo alla nostra bolletta energetica, dimostra come un vecchio modo di fare politica, legato ai privilegi delle vecchie Nomenklature continui a pretendere un ruolo cancellato dalla Storia. Emiliano, la cui ostensione e le cui prestazioni televisive hanno sfavorito la causa referendaria, non vede il «game out» e rifiuta di ammettere la sconfitta, immaginando fantascientifici scenari di rivincita
Ma gli sconfitti più sconfitti sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle la cui attrattiva crolla nel momento in cui sembrava avessero raggiunto il massimo splendore, tanto da farli definire dai sondaggisti delle parrocchiette televisive (antiRenzi) possibili antagonisti di Renzi nel ballottaggio che dovrebbe esserci dopo la prima fase delle elezioni politiche. Il 28/29% di cui erano stati, falsamente, accreditati si sfarina all'interno della sconfitta referendaria. Non impareranno la lezione, vittime come sono di un sistema fondato su un dittatore indiscusso, Grillo, e sul suo braccio destro (o principale decisore?) scomparso in questi giorni e surrogato per via ereditaria (gli affari della ditta di famiglia) da Davide Casaleggio. Fanno una figura barbina gente come Travaglio e lo speciale protetto della zarina de La7 (che, per ovvi motivi, non nomino) Scanzi: probabilmente abbracciando la causa NoTriv hanno rallentato per qualche giorno l'inesorabile caduta del loro giornale. Ma, a furia di distribuire tossine, la gente si stanca e trova gli antidoti.
Risalta, nel panorama, Giorgio Napolitano, un politico non immune da critiche anche fondate, ma uomo coraggioso che, di fronte alla pusillanimità di tanti personaggi istituzionali, ha avuto il coraggio di parlare con chiarezza esprimendo le proprie opinioni. Se ci fate caso, coloro che non aderivano al fronte referendario erano soggetti a una generale damnatio, manifestazione contemporanea di intolleranza e di fascismo.
Due considerazioni finali sul referendum: la prima è che il fronte referendario ha perduto la partita. La stragrandissima maggioranza degli italiani ha mostrato disinteresse e contrarietà, indiscutibile dato politico.
La seconda è che questo è un Paese povero, senza risorse naturali, che ha inventato la propria ricchezza sulla trasformazione. Da molti anni, hanno avuto voce in capitolo coloro che auspicavano (e hanno attuato) una legislazione restrittiva, soprattutto le Regioni che hanno imposto una marea di condizioni e di balzelli (metodo ricattatorio i cui scopi sono immaginabili) tanto gravi da spingere coloro che avrebbero voluto investire nella loro Nazione a espatriare. La crisi occupazionale nella quale versiamo e della quale non si vede soluzione, si fonda su un clima generale delle istituzioni pubbliche contrario alle attività produttive. Le ultime perdite (la più grande ed eclatante, la siderurgia) aggiungono migliaia di lavoratori all'elenco dei disoccupati senza una prospettiva di rioccupazione. E lo scandalo maggiore è la bieca acquiescenza del sindacato votato ad appoggiare una normativa impeditiva, piuttosto che a sostenere le esigenze dei produttori di fronte alla mano pubblica votata alla rapina.
In questo contesto, va ricordato al presidente Mattarella che lui, proprio lui, deve porsi il problema di uscire dalla mediocrità, cercando di farsi coraggiosamente interprete del popolo italiano e delle sue pulsioni riformiste. Cambi squadra e cerchi qualcuno che sia capace di accendere di passione e di contemporaneità i suoi discorsi, abbandonando la retorica veterodemocristiana e i toni da sagrestia per riprendere la strada percorsa da alcuni presidenti del passato, tra i quali voglio ricordare Saragat, Cossiga e Napolitano. Non cito Pertini, non per dimenticanza, ma perché lo considero espressione consunta della peggiore retorica e incapace di interpretare il suo ruolo per quello che era (il New York Times, in occasione della sua visita negli Usa lo dipinse allo stesso modo in cui aveva dipinto Leone: una macchietta). Leggere le memorie di Antonio Maccanico per comprendere. Gli altri, a parte De Nicola ed Einaudi che appartengono all'archeologia della Repubblica –personaggi ammirevoli e disinteressati-, non meritano una citazione essendo stati mediocri nella vita politica e nell'esercizio delle loro funzioni istituzionali.
Domenica, 10 regioni hanno voluto giocare a braccio di ferro con gli italiani. Nelle urne hanno sonoramente perduto. Oggi è un altro giorno, non piove e si consolida la speranza che il cambiamento prosegua per la sua impervia via. Grideranno a più non posso i parassiti che sin qui hanno prosperato. Ma la corrente principale del fiume corre nell'alveo riformista.
Per il momento due sole calde richieste al premier Matteo Renzi: parli di meno e meno a casaccio. Rifletta di più. La seconda: allontani dal video la signora Serracchiani che fa più danni di Bertoldo a ogni apparizione. Grazie.















18 apr 2016

Un processo già in essere...


...che necessita di grande equilibrio
di vincenzo cacopardo

Solo chi è abbastanza folle da credere di poter cambiare il mondo, lo cambia davvero” Non vi è certo bisogno di attaccarsi a questa frase di Steve Jobs (figura di grandi vedute innovative) per immedesimarsi in quello che occorre per rinnovare davvero un sistema politico come il nostro che fa acqua da tutte le parti! Un sistema reso volutamente incancrenito e bloccato da false ideologie proprio per volontà di chi potrà sempre tirarle fuori a piacimento.. trovando in queste.. un facile appoggio per contrapporsi per puro scopo di opportunismo …..

L'idea odierna delle grandi potenze economiche è chiara e semplice! ..E' quella di chiudere in tutti i modi ogni porta ad un vero cambiamento della politica... ma anche quella di infondere una certa paura a coloro che un vero cambiamento lo vogliono! Si devono a tutti i costi sostenere le due aree ideologiche: Quella più liberale ed aperta ad un capitalismo contro quella che si ama definire una moderna socialdemocrazia.Ma in realtà per cambiare il modo di far politica occorre ben altro!

Non è certo per difendere in toto il metodo del nuovo Movimento di Grillo, ma è sicuramente un pensiero per mettere un accento su l'unica possibilità che oggi ha un Paese di voltare pagina. La politica odierna, rimasta quasi paralizzata dall'ascesa di un Movimento che intende rompere il massiccio muro di una mentalità politica basata ancora sulle poco utili contrapposizioni ideologiche, oggi traballa facendo forza su personaggi dotati di comunicazione faziosa che ostentano determinismo e loquacità: Una politica che vacilla ed in tutti i modi tenta di arrestare il crescente apprezzamento verso chi ha ancora la volontà di esporsi, seppur in modo a volte non del tutto consono, ad un diverso modo di interpretare i bisogni di equità ed i principi di una moralità.

E' il terzo incomodo contro cui i vecchi Partiti ormai cercano di coalizzarsi per paura di perdere il controllo su un sistema che in realtà fa loro tanto comodo! Un Movimento che irrompe con vigore ..forse in modo non proprio corretto al suo interno, ma sicuramente in favore del cittadino frustrato ed offeso dall'arroganza delle vecchie organizzazioni politiche che oggi cercano in tutti i modi di sopperire agli errori con altri errori. Mentre un tempo.. una certa cultura sociale ci insegnava a dividere gli uomini di sinistra, da quelli di destra..la società dei ricchi divisa da quella poveri, i borghesi, gli operai, i contadini, i proletari ed i capitalisti, restando ognuna legata ad una ideologia politica collegata a sua volta ai rispettivi Partiti...oggi tutto appare diverso!. La società si è trasformata e la divisione si è resa più netta tra chi ha e chi non ha...costruita più su bisogni reali e meno fondata su problematiche ideologiche.

Qualcuno.. come l'attuale premier.. si appresta a somministrarci una grande ammucchiata sotto il nome di Partito della Nazione.. Quello che conta per chi vuole governare è che si possa rimanere uniti per fini politici speculativi..Fini per i quali potremmo anche fornire le dovute esegesi. Le spiegazioni potrebbero essere solo di interesse: Dopo le riforme costituzionali volute dal giovane sindaco d'Italia..ed il combinato con la nuova legge elettorale..adesso il punto per Renzi è quello di scongiurare una possibile vittoria del Mov.5 Stelle.

Nella partita che si voleva bipolare (destra-sinistra) è ormai entrato il terzo incomodo inatteso ed imprevisto..Si tende quindi in tutti i modi verso un Centro per arginare il cammino di un nuovo Movimento di rottura col passato di una politica che persevera con l'invenzione del nuovo Partito della Nazione..come dire: ci si deve inventare qualunque cosa pur di governare! Se poco tempo prima era essenziale dividere in due posizioni la politica..adesso sembra più importante confluire al centro in difesa dell'incomodo Movimento di Grillo! Quali alti valori da parte di chi dimostra di manovrare unicamente per ostacolare ogni senso democratico?

La società procede nel suo cammino nella salvaguardia di un sistema che oggi non produce più giustizia..né equità, ma solo precise ricchezze a favore di chi il sistema stesso pretende di sostenerlo in forza di proprie risorse ed a proprio beneficio. Ma in questo cammino non ci si accorge che tutto non potrà durare in eterno e che se si vuol star sicuri bisogna che un vero cambiamento prenda corpo dalla stessa politica. Una politica che non potrebbe che esplicarsi in due momenti: due fasi storiche che includono il primo momento di rottura ed un altro.. di ricostruzione.

Non si può certamente pensare di rompere e ricostruire contemporaneamente..Quello che oggi sicuramente occorre è lo spazzare via il concetto insito nella politica odierna di immaginare di poter governare come principio e non come un fine!... Di pretendere di costruire dall'alto un sistema di comando fingendo di aggrapparsi ad un concetto di democrazia inusuale e persino ipocrita...Un modo di pensare e governare poco adatto ad una società che per via dei social e di internet...si è ormai resa informata e non potrà più sottostare ai dictat di un sistema politico sostenuto in modo assai difforme e lontano dalle logiche di una democrazia...E' solo questione di tempo ..ma il processo di un cambiamento reale sembra già aver preso inizio!


Trivelle: un esito scontato!


Nel paese dell'indolenza e delle contraddizioni
di vincenzo cacopardo
Non può ravvisarsi alcuna meraviglia sulla mancanza del quorum sul referendum...Era più che previsto che in moltissimi non sarebbero andati alle urne: Il Paese continua a capire poco e soprattutto non riesce facilmente ad entrare nel merito. Il Nord, sulla fascia adriatica, convive felicemente con le piattaforme entro le dodici miglia...e per fortuna la nostra Sicilia è intaccata solo in piccola parte.. nella parte di fronte ad Augusta. Nella speranza di non assistere ad ulteriori sorprese!

La giornata particolarmente bella in tutta l'Italia non avrebbe favorito mai un impegno verso le urne e parecchi cittadini (soprattutto quelli dei no) ..hanno preferito disertare a favore di qualche bella passeggiata. Ha influito fortemente anche un'unica giornata di votazione..Tuttavia non sarebbe stato immaginabile il raggiungimento del quorum in un Paese che per indolenza, non avrebbe mai avuto volontà di affrontare tale quesito..Al contrario si sarebbe anche potuto raggiungere il quorum persino con una disttesa vittoria dei NO! ..Un confronto che in realtà non vi è stato..proprio perchè non avrebbe mai fatto comodo ad un governo talmente impelagato!

Ma è anche possibile che altre novità..nel Paese dell'incoerenza e delle meraviglie,arriveranno: Adesso che l'ostacolo del referendum è passato..potrebbero rivelarsi nuove sorprese..La politica governativa di questo esecutivo non è immune da ulteriori reazioni!

Risibile il commento di un Premier che non manca mai di tacere di fronte all'evidenza di una grossa parte della popolazione che è andata al voto per il SI.. ed un'altra che si è astenuta solo come atto di principio per contrasto! Renzi continua a spaccare il Paese facendo forza sulla poca conoscenza dei cittadini e su contrapposizioni generiche che tanto piacciono alla gran parte del Paese che ignora e che osserva la politica dalla platea di uno stadio.

Al di là di ogni considerazione di merito..nel caso che ha visto un referendum non potersi esprimere in pieno..è soprattutto l'osservazione di metodo che più mi piace mettere in evidenza!... Per replicare nello stesso tono del Premier si potrebbe ribattere che quello che è successo in questa consultazione.. è simile a quando in una partita di calcio.. la squadra che non vuole il raffronto fugge e si dilegua ..lasciando in campo solo la squadra pronta a battersi..in tal modo evitando ogni disputa avendo già in mano, in modo persino inusueto, il comando della classifica: E' di sicuro la strada della paura..non certo quella di saper affrontare un tema con equilibrio e senso sociale!..Una replica che somiglia tanto al suo rimprovero in Parlamento in riferimento al recente abbandono dall'Aula in occasione voto per le riforme costituzionali.

15 apr 2016

SICILIA: Terra dimenticata da una politica che non comprende...



Patrimonio di “bellezza” contro il“male"che attanaglia l'isola



Monasteri..Chiese..Castelli ed una infinita quantità di opere d'arte straordinarie..Nella ricerca di queste meraviglie ci si accorge come la nostra isola appare un museo a cielo aperto e quanti splendidi edifici non conosciamo bene..Un patrimonio inestimabile.. in buona parte non protetto e conservato, ma soprattutto non valorizzato in modo opportuno. Una ricchezza che ci appartiene ed attraverso la quale dovremmo impegnarci a far crescere la nostra particolare terra.   

 
E' compito nostro far conoscere queste bellezze attraverso la diffusione, ma è soprattutto dovere di una funzionale e costruttiva politica valorizzarne i contenuti artistici ed accompagnare l'isola verso quel riscatto e quella crescita che meriterebbe... La regione resta ancora un miscuglio di incompetenze politiche amministrative che la costringono nel ristretto confine che non merita.

Una terra che appare essere il regno dell'incompetenza e dei tanti che ne approfittano. Cascano ponti e chiese,.. si sbriciolano edifici di grande pregio e spettacolarità senza alcuna attenzione a preservare e rendere proficuo questo enorme patrimonio di bellezze.

E' la bellezza il suo vero patrimonio! La bellezza contro il male della prepotenza di quella mentalità cinica e di mafiosità che solo l'arte e la cultura possono contrastare!
vincenzo cacopardo






Responsabilità e giusta comunicazione di un sindaco


Responsabili del funzionamento di una città...o paladini della legalità?..

di vincenzo cacopardo

C'è un punto di mediazione tra legalità e illegalità? E c'è un compito preciso che guida la strada di un amministratore sindaco?
Questa potrebbe anche rimanere una domanda non priva di fondamento che tanti italiani si pongono esaminando la situazione della nostra giustizia riguardo alle norme che regolano gli atti illeciti: Oggi molti atti amministrativi tendono a sfuggire all'antinomia legalità-illegalità...così come, in modo difforme, vi sono amministratori che continuano a porsi come paladini della legalità...perseverando nell'affermare che sarebbe per loro indispensabile lavorare per combattere contro di essa ed ogni mal costume..ma privandosi, nel contempo, di mettere mano alla funzionale determinazione dei servizi occorrenti alla propria città.

Potrebbe sembrare una delle tante dissertazioni sterili..così come potrà apparire una pretestuosa critica nei riguardi di alcuni sindaci del nostro Paese seduti nella loro poltrona a pontificare sul tema della legalità per aumentare il consenso sulla propria immagine e, con tale ripiego, finire col non operare mettendo a frutto le necessarie opere utili ai servizi per la loro città.

Al di là di una evidente assenza da parte del governo nell'ambito della mancanza delle risorse da destinare verso il meridione..quando proprio al Sud.. alcuni sindaci delle città più in vista.. sentenziano che il primo loro compito è quello di eliminare la illegalità e che, proprio per ciò, non risulta conveniente mettere mano a piani infrastrutturali per i servizi della città ( che potrebbero contribuire a far crescere la corruzione), non fanno che spingere verso il rifiuto da parte dei stessi cittadini di tutto ciò che riguarda il rispetto per la legalità e la propria legittimazione...sortendo, quindi, un effetto contrario,,

In questi casi l'illegalità si scatena quasi nella naturale reazione (non giustificata, ma resa conseguenziale) contro chi.. spesso nella qualità di amministratore incaricato di far funzionare il corretto ordine dei servizi, pensa di poter imporsi come il paladino di una morale. Ma proprio per questa reazione la sua morale non potrà mai imporsi, quando al contrario.. dovrebbe potersi affermare rendendo agevole il funzionamento dei servizi utili ai cittadini.

La legalità è sicuramente un principio sul quale lavorare, ma è sopratutto un valore da ricercare. Poiché, se è vero che senza un principio di legalità non cresce sviluppo, è anche vero che senza un funzionale sviluppo dei servizi non potrà mai affermarsi un giusto processo di legalità. Per un vero amministratore, quindi, il funzionamento del sistema dei servizi della città dovrebbe essere visto come un principio fondamentale anteposto a quello della legalità. Un pensiero che non può essere interpretato in modo diverso se non attraverso un’ottica che tende a porre la legalità come il fine costruttivo di un valore ed il funzionamento del sistema come mezzo essenziale per dare corpo allo stesso principio. Il tema resta comunque difficile da affrontare soprattutto con chi, in questi anni, del termine legalità ne ha fatto abbondantemente uso al fine di costruirsi una propria immagine.

Il caso di Orlando sindaco di Palermo (che con enfasi afferma nel suo slogan che “lui il sindaco lo sa fare”), rimane uno dei casi più emblematici di ciò che si vorrebbe asserire. Con tutto il rispetto per la sua figura, non è oggi più sopportabile questo perdurante atteggiamento contro la generica disonestà..Il voler impartire lezioni di legalità ostentando la sua integrità morale..quando nel contempo non si promuovere uno sviluppo in favore del funzionamento dei necessari servizi, è fuori dal contesto di una realtà odierna ..e persino imbarazzante!

Sarebbe più utile partire da un principio che pone la legalità come “il fine” di un obbiettivo di un sindaco, invece che innalzarlo come l’importante vessillo di una battaglia o come mezzo per la conquista di un consenso. In questo caso..la pretesa di una “legalità”, per quanto giusta possa essere in linea di principio, non potrà che camminare di pari passo con il buon funzionamento di una città che si amministra… …Insomma: non si potrà mai pretendere dai cittadini il vero rispetto per la propria città quando la stessa, mal funzionante, finisce col non offrirti gli adeguati servizi..sopratutto in un Paese dove non vi è più alcun rispetto per la giustizia: Spesso alcuni cittadini, non protetti nei loro diritti, sono costretti a difendersi con qualche piccolo atto illecito dalle indifferenti istituzioni che non lasciano loro alcuna alternativa...E sappiamo come dall'illecito all'illegalità il passo può essere anche breve!

Dovrebbe essere proprio il funzionamento dei servizi a dover offrire maggior consapevolezza da parte dei cittadini responsabilizzandoli e rendendoli più interessati attraverso il beneficio stesso di un servizio pubblico funzionante...frenando l'incedere verso quel disinteresse che spesso può portare dall'illecito al più sgradevole atto di illegalità.

Al di là del tema della legalità, la comunicazione investe indiscutibilmente tutti i campi in cui la politica dialoga e conversa: Una politica che rischia di esprimersi in modo poco chiaro e disordinato prescindendo da una visione più logica ed obiettiva. E’ ovvio quindi, che anche la comunicazione politica deve avere, per ogni suo argomento, un determinato segmento ed un conseguente posizionamento poiché, chi comunica per ricercare e costruire, non può esprimersi o posizionarsi similmente a chi opera per amministrare.



14 apr 2016

Referendum: L'autocrazia che definisce una comoda governabilità



A ottobre l'importante referendum in materia costituzionale: In realtà l'arrogante progetto di una politica che mira a sostenere ancora questo insensato sistema politico
di vincenzo cacopardo

Cosa vuol dire cambiamento… quando con tanta forza si vogliono imporre riforme additando chi non le condivide come un anti riformista? Cosa significa cambiare in meglio..quando si tende a voler escludere la voce dei tanti opponendovi una fermezza ed una determinazione che poco si sposano con una politica che si dovrebbe democratica? Ed infine..come si può pretendere una collaborazione da parte dei cittadini..quando saranno proprio loro gli eterni esclusi da un qualunque consenso sulle regole del gioco di cui tanto parla Matteo Renzi?

Quando il furbo premier, continuando a parlare con slogan e con adulazione verso i cittadini, predica in favore delle riforme costituzionali, sembra sottovalutare l’importanza di una utile funzione che la politica deve avere per raggiungere il risultato primario del suo stesso compito: Qualunque riforma, se non coerente ed utile allo scopo, non potrà che risultare superflua se non addirittura ritorcersi contro il funzionamento delle stesse istituzioni..potendo persino.. arrecare maggiori danni.

Tutte le riforme del superbo sindaco d’Italia sono studiate ad arte per chiudere definitivamente la strada ad una politica più libera nel pensiero e questo.. proprio per salvaguardare una governabilità sicura: Sostenere che cambiare è necessario operando in tal modo chiudendo le strade ad una vera rappresentanza democratica..è sicuramente peggio che non cambiare!

Perciò quando Renzi con estrema furbizia recita la solita ramanzina “chi è col cambiamento è con lui e chi non è con lui non vuole il cambiamento” ...non fa che prendersi gioco dei cittadini agendo su due punti che lui stesso conosce bene : L'uno quello di fare forza sull'ignoranza dei tanti che non riescono ad approfondire e comprendere l'argomento delle riforme costituzionali facendosi abbindolare dai termini “semplificazione e risparmio”, l'altro è la poca volontà di volersi recare alle urne per un ulteriore referendum.

Il suo processo di rinnovamento è simulato.. vestito di in una falsa democrazia, ma in realtà autocratico unicamente in favore di una governabilità..quando tutti dovremmo comprendere che governare è un logico fine e non potrà mai essere anteposto come assoluto principio: Si chiude definitivamente la strada ad una ricerca della politica dettata dai tanti movimenti oggi in essere e ad una innovazione dinamica che ogni politica libera nel pensiero dovrebbe rispettare. Non è difficile prevedere come ogni principio simile finirà col soffocare le idee per poi scoppiare per effetto di una cultura che non potrà più ammettere imposizioni assolute così poco democratiche.

É possibile che in tal modo la vittoria per Renzi potrebbe essere totale.. grazie soprattutto alla mancanza di una vera conoscenza sull'argomento da parte di tanti cittadini.. Se. la sua riforma passerà..il caos si rivelerà solo dopo qualche mese e cioè quando finalmente tutti si potranno rendere conto con i fatti in quale trappola si è cascati. Cambiare è più che necessario, ma fingere di cambiare simulando in peggio od in modo illogico, creerà maggior danno al processo di crescita dell’intero Paese e non darà più spazio alla forza delle idee.


13 apr 2016

ADESSO..IN TANTI LO ELOGIANO

"riesce difficile cogliere un certo encomio da parte di altre forze politiche e di una certa stampa che fino ad ieri non consideravano..anzi dileggiavano Casaleggio definendolo falso innovatore..irresponsabile, despota e tiranno". 
di vincenzo cacopardo   
Che strano Paese il nostro! Senza equilibri e senza una capacita di critica seria! Per molti che oggi osannano Casaleggio, vi sono altri che fino a prima lo avevano canzonato definendolo despota ed autocrate. Si parla adesso di glorificazione e poi di una successione da affidare al figlio.
L'amico fedele di Grillo ispiratore del Movimento 5 Stelle se ne andato prematuramente lasciando al figlio il compito di seguire il percorso da lui stesso iniziato.: Una strada non facile che non sappiamo ancora come sarà in grado di proseguire. Resta il fatto che il Movimento perde una figura importante e da oggi sarà impegnato a seguire il suo percorso con la forza delle proprie gambe.
Anch'io nel passato ho criticato il Movimento nella sua conduzione ..Ho sempre apprezzato 5Stelle sul piano della rottura verso il cambiamento, ma onestamente non mi è mai riuscito comprendere come si possa costruire una democrazia diretta attraverso i computers quando il principio stesso di democrazia deve supporre dialogo e scambio continuo. ..Nè tantomeno la scelta di figure amministrative ricavate senza una analisi precisa delle competenze...Insomma... se ho sempre apprezzato l'idea della rottura verso un nuovo sistema, non sono mai riuscito a percepire il metodo alquanto strano della sua organizzazione all'interno.
Sulla figura di Casaleggio..però ..non conoscendolo..non mi sono mai soffermato in una vera critica..tranne qualche divertente metafora legata anche al suo amico Grillo...Certamente non mi sono mai permesso di essere offensivo pur non condividendo certi metodi..Ne ho apprezzato l'impegno senza mai mitizzarne la figura. Ma quello che oggi si manifesta sotto gli occhi del Paese è l' indiscutibile ipocrisia da parte di buona parte della classe politica e della stampa...nell'osannare la sua figura come innovatore della politica.. quando fino ad ieri..è rimasto spesso vittima di una perpetua critica.
Credo che la nostra democrazia non possa che rimanere indiretta per via delle necessarie aule Parlamentari e dell'abbondante numero dei cittadini esistenti. Condivido i Social poiché ispiratori di un certo dialogo indispensabile come apertura verso la conoscenza..apprezzo la lotta condotta dal Movimento 5Stelle, ma credo che formare un Partito per renderlo una vera officina di idee occorra soprattutto una conoscenza diretta ed un vero dialogo tra le figure. Se qualcosa deve cambiare bisognerebbe muoversi verso una seria riforma sui Partiti (art.49) e sulla differenziazione dei ruoli politici. Per il resto tutto deve essere affidato ad una costante ricerca e ad un dialogo più diretto tra i loro componenti ed i cittadini.
Comprendo il momento difficile delle giovani figure politiche emergenti in seno al Movimento unendomi al loro dolore, ma mi riesce difficile cogliere un certo encomio da parte di altre forze politiche che fino ad ieri non consideravano..anzi dileggiavano Casaleggio definendolo falso innovatore..irresponsabile, despota e tiranno.    

un commento su una nota di Domenico Cacopardo..

Domenico Cacopardo scrive  su referendum trivelle e tenore politico

Nel paese dei fuor d'opera il presidente della Corte costituzionale si ritaglia il tempo per recitarne uno del tutto inappropriato. Anche errato. Sostiene Paolo Grossi, già professore ordinario di storia del diritto italiano, nominato giudice costituzionale da Giorgio Napolitano, che il cittadino italiano deve votare nel prossimo referendum del 17 aprile, il cosiddetto Notriv.
In realtà, il cittadino ha diritto di votare e di non votare e di queste opzioni si è sempre servito in passato. La opinione si può legittimamente esprimere con il voto o con l'astensione che diventa opportuno esercizio delle proprie facoltà quando si ritiene che la mobilitazione degli elettori favorevoli al quesito referendario sia tale che solo il non raggiungimento del quorum può scongiurarne il successo. Quindi, per Paolo Grossi, non solo un fuor d'opera, ma anche un'asserzione erronea e un ingiusto intervento a gamba tesa sul referendum in corso di celebrazione.
Continua poi Domenico Cacopardo descrivendo il tenore politico vissuto in questi giorni dal premier scrivendo:
Visto che, per ora, ha perso il controllo dei fattori del potere, deve ricostruire, senza impazienze, il proprio blocco sociale (anche la conservatrice burocrazia romana gli è nemica: passata dal Movimento Sociale al Pds nelle sue varie successive declinazioni, oggi deve ancora trovare un efficiente riferimento politico, visto il riformismo (sgangherato in materia, appunto di apparati dello Stato) dell'attuale governo. La sensazione generale negli ambienti che contano è di una forte perdita di affidabilità del Renzi primo ministro, giudicato incapace di realizzare ciò che ha promesso a tutti.
Quindi, invece di rilanciare, dovrebbe dedicarsi alla ritessitura dei rapporti (gli imprenditori che si è portato a Teheran come gli altri che lo hanno accompagnato nelle varie gite all'estero possono portargli, al massimo, il loro voto personale e, in qualche caso fortunato, quello delle loro mogli, compagne o amanti), un'operazione contraria al suo temperamento superficiale e guascone, la cui gestione dovrebbe affidare all'unica persona dell'inner circle capace di farlo e alla grande, Maria Elena Boschi (non a caso individuata da iene e avvoltoi come l'obbiettivo primario della guerra al primo ministro). Altrimenti, il destino che –è evidente- gli si è girato contro, assumendo le fattezze dei magistrati di Potenza, di Pier Camillo Davigo e di una serie di personaggi rimessi improvvisamente in gioco, potrebbe procurargli, a partire dal referendum NoTriv,quella battuta d'arresto che avrebbe lo stigma di una imminente sconfitta definitiva.
domenico cacopardo


Quando Domenico Cacopardo affronta un argomento che comprende la società... si tira spesso fuori da ogni più obiettivo commento in favore di quella popolazione che soffre.... restandone più in superficie. Si immedesima nella retorica logica delle regole (anche se queste in atto possono non essere eque e giuste)... bloccandosi nei limiti ed in favore di quei principi assoggettati ad un sistema e contro chiunque cerchi di cambiarli. Quello che al contrario una politica innovativa dovrebbe fare è un lavoro per cambiare queste incomprensibili regole: Molte di queste non dovrebbero più perdurare se nel contesto sociale si riscontrano continue anomalie e disuguaglianze!

Per quanto attiene al referendum delle trivelle non è tanto importante ciò che afferma l'uno o l'altro, ma rimane di tutta evidenza che vi è una forte contraddizione quando un Premier durante un intervento alla Camera sulla questione del voto per le ignobili riforme costituzionali afferma con enfasi che “chiunque può dire che non è d'accordo su tutto o su niente, votare a favore o contro, ma scappare dal dibattito e' indice di poverta' sui contenuti”...per poi invitare i cittadini a dileguarsi da un referendum che rappresenta un dibattito democratico popolare...

Bisognerebbe prima mettersi d'accordo! Cercando di comprendere meglio quale strano modo di muoversi vi è in una figura politica di premier che comunica con un evidente indice di convenienza ed opportunismo! Assai meno importa se poi certe regole possano o no regolare la facoltà ad voto referendario!

Al di la della fantastica visione di immaginare la pupilla Maria Elena Boschi ancora circondata da avvoltoi e iene.. Domenico, nella qualità di alto magistrato, dovrebbe intuire più di altri e con maggior sensibilità il contesto di queste riforme costituzionali... anche in considerazione del suo trascorso in politica che lo ha visto più volte a capo dei gabinetti di alti ministeri. Strano anche che non si accorga dei tanti che oggi...a cui sono stati sottratti propri risparmi,  a causa di un sistema malato, soffrono per l'incapacità di chi.. con supponenza... persiste in un percorso talmente iniquo e poco edificante..Domenico Cacopardo non potrebbe che criticare certi atteggiamenti che dimostrano pochissima umiltà e scarsissimo senso sociale.
vincenzo cacopardo




12 apr 2016

Il Premier in Aula..contrattacca..

La corsa di Renzi...nell'aula semideserta 
di vincenzo cacopardo

Il Premier.. come è d'uso fare..intende correre !
Il forrest Gump della politica incalza e riprende l'argomento scottante delle riforme costituzionali in un'Aula.. in cui sono presenti solo una parte dei rappresentanti della maggioranza, con le opposizioni che hanno deciso di lasciare l'emiciclo. Non è facile valutare l'uscita dalla Camera durante il discorso del Premier ..certo è uno dei tanti modi per sottolineare il dissenso verso un governo che in questi ultimi mesi ha lavorato ai limiti dei conflitti attraverso una politica fin troppo arrogante.

Il sindaco d'Italia legge i venticinque punti sui quali intende entrare nel merito delle riforme. Durante l'intervento si percepisce la consueta abilità nel rigirare a proprio favore punto per punto.. sottolineando.. persino con una certa aria di vittimismo.. la mancanza di un'etica politica nell'abbandono di un Aula Parlamentare da parte delle opposizioni. Il Premier ha dato sfogo sui punti a suo dire criticati da quelli che ripetutamente definisce i “detrattori del rinnovamento”: Il suo discorso in Parlamento ha visto iniziare la sesta e ultima lettura;"Uno puo' dire che non e' d'accordo su tutto, o su niente, votare a favore o contro, ma scappare dal dibattito e' indice di poverta' sui contenuti". Questo il suo sfogo in tono di rimprovero."Per la prima volta la classe politica mostra il meglio di se stessa riformando se stessa. Si è lavorato in modo molto significativo ci sono state 173 sedute al 7 di aprile”

Matteo Renzi naturalmente parla senza interlocutori..ma nel suo discorso si riscontrano evidenti travisamenti..ben nascosti dalla sua accattivante comunicazione. E' vero che la Costituzione prevede che le Camere su proposta del Presidente della Repubblica possono affidare anche ad un non eletto il compito di primo ministro, ma è altrettanto vero che per il delicato compito di riformare una Costituzione occorre una seria Costituente.. ed è di sicuro assai imbarazzante che possa farlo un governo che ha acquisito, in modo discutibile, una maggioranza attraverso una legge elettorale distorta bocciata dalla Consulta. Non occorre una mente eccelsa per comprendere quanto delicato possa essere un compito di tale fatta..soprattutto in un momento in cui le Camere raccolgono anche alcune figure politiche poco affidabili che saltano da un banco all'altro per puro opportunismo. Nascono perciò serie incomprensioni dovute dalle decisioni della stessa Corte sul fatto che tale anomalia possa non comportare in sé un ostacolo...(come dire: è tutto sbagliato ma si può proseguire persino dando sfogo in modo anomalo ad una delicatissima riforma costituzionale)..Qualcosa che poi nel tempo non può che generare confusione e naturali attriti.Quello che.. in realtà.. ancora oggi rimane difficile da comprendere è il silenzio del Capo dello Stato, nella qualità di garante, sul metodo con il quale si è proseguito.

La strenua difesa di Renzi in questo argomento la dice lunga sulla presunzione di poter andare avanti come un treno in barba a principi che cozzano in modo naturale con qualsiasi altro principio democratico. Ma come sappiamo il premier quando viene attaccato contrattacca finendo persino col poter dare insegnamenti sul termine democrazia. Sentir parlare di democrazia da parte di chi se ne è sempre preso gioco è difficile da digerire persino all'interno del suo Partito...E' forse un principio democratico affidare la gran parte delle norme per le riforme alla fiducia?...Se ne contano una infinita serie, ma con grande abilità il Premier nel discorso alla Camera non le enuncia..

"La riforma e' stata fatta in modo affrettato? Se il referendum andra' come io auspico, saranno passati esattamente 30 mesi e migliaia di emendamenti. Non si ricorda nella storia costituzionale un dibattito cosi' lungo, prolungato, mai tanti relatori e interventi come in questa discussione”. Non si ricorda e non si potrà mai ricordare perchè ciò che sta avvenendo non è per niente consueto. Riformare una Costituzione non è un gioco! Vi entrano regole che non appartengono alle parti..il governo è perciò l'ultimo degli organi che ne potrebbe far parte. Non è quindi soltanto questo spirito di cambiamento approssimativo quello che oggi colpisce ..ma anche il metodo usato con la pretesa di poter stravolgere una Camera e l'assetto politico territoriale del Paese con l'esperienza ed il fallimento di un bipolarismo alle spalle che ha visto degenerare i fondamenti di una politica parlamentare.

Lo spirito e la logica vorrebbero che si osservasse e si modificassero alcune parti della Costituzione in un contesto di visione di insieme dei suoi principi che pone la democrazia al suo centro come assoluto valore primario. Se quello che conta è correre e riformare tanto per riformare i risultati si riscontreranno ben presto. Questo appare il vero limite del Forrest Gump della pseudo politica odierna...Non resta che attendere la discussione in Aula e soprattutto i risultati del prossimo referendum.

11 apr 2016

Tra conflitti e ruoli associati.


"Allo stato delle cose i due ruoli operano insieme nella totale confusione in un gioco di compromessi continui che generano solo anomalie."
di vincenzo cacopardo

Gli ultimi avvenimenti che hanno visto il governo Renzi scosso dal caso che ha determinato le dimissioni della ministra Guidi è sicuramente emblematico dei tanti conflitti che si possono generare per via degli eterni compromessi che vengono a determinarsi tra i ruoli...Il problema non investe soltanto la ministra in questione per le incaute telefonate, ma il ruolo stesso del Premier e della ministra Boschi..

E' ormai noto come il compagno della Guidi abbia automaticamente generato un conflitto a causa del suo stretto rapporto con la ministra e del particolare ruolo che esercitava. Il caso successivamente si è aperto a dismisura coinvolgendo un alto ufficiale ed altri personaggi più o meno inseriti nel settore e già sotto inchiesta da parte della magistratura.. La ministra Boschi è stata subito coinvolta politicamente, malgrado nessuna indagine a suo carico: E' entrata nella faccenda giusto per il ruolo che le compete nella qualità di ministro per i rapporti col Parlamento e quindi impegnata nel diritto-dovere di dare il proprio consenso sulle normative da proporre ed i relativi emendamenti da avanzare.

Ma andiamo ai fatti:Nel 2015..mentre in commissione Bilancio al Senato si discute della legge di Stabilità, i rappresentanti del governo, presentano un emendamento, perfezionato con un ulteriore sub emendamento. Il testo viene approvato in commissione per poi essere discusso in aula. Ma come ormai tutti sappiamo..l'emendamento viene inserito nell'intero testo della Stabilità trasformatosi in un maxi emendamento..tra l'altro votato in Senato attraverso le consueta fiducia. In teoria tutto normale poiché l'emendamento in questione trattava di una misura che inserisce opere relative al trasporto e allo stoccaggio di idrocarburi tra le infrastrutture alle quali si applicano procedure autorizzate in deroga...

Se entra in scena Maria Elena Boschi è per il fatto che il maxi emendamento per prassi viene predisposto dal ministro per i Rapporti per il Parlamento, su cui ricade la responsabilità del testo e degli altri emendamenti inseriti.. Trattandosi di Stabilità, poi, una valutazione spetta anche al ministero dell'Economia e alla Ragioneria generale. Ma non si può nemmeno escludere che Tempa Rossa sia un progetto strategico per il Paese che prevede molti occupati nel Mezzogiorno e che il provvedimento sia stato inserito soprattutto per scopi di interesse economico e occupazionale.

Rimane tuttavia politicamente imbarazzante agli occhi di tutti il dialogo avvenuto al telefono tra la ministra Guidi ed il suo compagno che denota un interesse personale e che genera un ben visibile conflitto di interessi. Ma quali veramente possono essere questi interessi e se ve ne siano altri che toccano le sfere personali di altri politici..non è dato..ne' difficilmente si potrà sapere. Sarà solo la magistratura a dirimere la faccenda ove vi fossero da parte della Boschi o da parte del premier prove di interesse per agevolare qualcuno o eventuali conflitti. Quello che più può interessarci in questa sede è il dato politico.

Questa storia denota e mette in risalto sicuramente una delle più grandi anomalie esistenti nella politica della nostra Repubblica..ciò che un tempo nessuno avrebbe potuto mai prevedere per via dei due differenti ruoli (parlamentare-esecutivo) che pur lavorando e tenendosi insieme... nel passato venivano sostenuti da valori insiti nelle figure politiche di un tempo...valori che via via si sono persi con disprezzo per interessi di di parte e di potere. Oggi, con la politica che si muove con ricchi premi ed in base a concetti maggioritari che determinano un forte potere a beneficio del governo, parlare di ministero dei rapporti col Parlamento, significa solo imporre per via governativa gli ordini di un Premier ad un'aula deputata invece a dover normalizzare democraticamente. ..Insomma è chiaro che la forza di un qualsiasi ministro che ha in mano una delega dei rapporti col Parlamento significa per lo più mantenere ed usare un potere di maggioranza imponendo alla stessa Camera tutto ciò che più può far comodo ad un governo e quindi (ipoteticamente non escludendo) anche possibili interessi personali.

Per dirimere tutto ciò sarebbe più opportuno separare meglio i ruoli lasciandoli indipendenti.. se pure al fine di realizzare un fine di collaborazione: Se l'attività governativa trae fondamento dagli interessi personali dei Partiti.. il pasticcio persevera ed i conflitti persistono... come al contrario, il Parlamento dovrebbe solo avere un dialogo con i Partiti legandolo ai bisogni dei cittadini..senza interferire sugli organi del governo. Allo stato delle cose i due ruoli operano insieme nella totale confusione in un gioco di compromessi continui che generano solo anomalie.

Nella fattispecie..se la Boschi, come ministro, operasse in una attività di governo limitandosi ed eseguire su una base di normative dettate da un'assemblea parlamentare.. senza poter entrare nel merito di specifici emendamenti..non verrebbe mai coinvolta in alcun possibile conflitto. Come del resto chi esercita un ruolo di Premier non potrebbe mai e poi mai intercedere nelle funzioni normative del Parlamento che spettano solo ai Partiti..Meno che mai quando questo Partito lo elegge a segretario attraverso la forza di una maggioranza ricavata politicamente in modo illegittimo. Anche qui in teoria tutto regolare ...se non fosse che è proprio il dato politico a subirne le conseguenze!